L'articolo si propone di illustrare i risultati della nuova politica in materia di coltivazione di piante di coca promossa a livello nazionale e internazionale da Evo Morales, presidente della Bolivia dal 2006, che ha distinto l'uso della pianta e delle sue foglie, da una parte, per scopi legali nel rispetto delle tradizioni e della cultura nazionale e dunque da valorizzare e proteggere e, dall'altra parte, per scopi illegali/illeciti e quindi da proibire e punire. ; The article aims to illustrate the results of the new policy of coca plants' cultivation which Evo Morales – President of Bolivia since 2006 – has promoted at national and international level. The new framework distinguishes the use of the coca plant and its leaves between a legal and an illegal use. The former is linked to the local traditions and cultures and shall be therefore promoted and safeguarded. The latter concerns the exploitation of coca plant and leaves for illicit purposes and it is therefore banned and punished.
La tradizione manoscritta del volgarizzamento del «Liber de doctrina dicendi et tacendi» di Albertano da Brescia La tesi affronta lo studio della tradizione manoscritta di tre versioni anonime italiane (tra cui due inedite) del volgarizzamento del De doctrina dicendi et tacendi (1245) di Albertano di Brescia (inizio del XIII secolo - Brescia, 1270 ca.). L'opera del giudice bresciano è un trattato retorico e morale che ha goduto di immediato successo e diffusione nel Medioevo, sia in Italia che in Europa, come dimostrano le sue numerose traduzioni in diverse lingue romanze. Tra queste, il primo volgarizzamento a noi noto è quello attribuito ad Andrea da Grosseto, che tradusse i trattati morali di Albertano nel 1268, in Francia, imitato, a distanza di pochi anni, dal notaio pistoiese Soffredi del Grazia. Tra le altre versioni, ne ricordiamo anche una fiorentina (della fine del XIII secolo), una pisana (1287-8) e tre volgari anonime, di cui due pubblicate per la prima volta in questa sede. Ad oggi, il quadro della tradizione manoscritta del "Liber de doctrina dicendi et tacendi" rimane poco chiaro. Già Segre e Marti, nel 1959, sottolineavano che gli studi sui rapporti tra i vari volgarizzamenti del lavoro di Albertano erano insufficienti. In particolare, l'assenza di una distinzione tra le diverse redazioni italiane e, soprattutto, di un'edizione delle versioni anonime fondata su criteri scientifici ha a lungo impedito il confronto con le altre versioni italiane ed europee. La prima metà di questo lavoro si propone di inquadrare le versioni italiane del trattato nel loro contesto storico e di commentarle dal punto di vista culturale, letterario e linguistico. Nell'introduzione ai testi si è tentato, per quanto possibile, di tracciare un quadro del Fortleben europeo dell'opera di Albertano. L'indagine si è soffermata, in particolare, sulla traduzione del trattato ad opera di Brunetto Latini; la collazione tra la versione francese del "Liber" inglobata nel "Tresor" e i volgarizzamenti toscani evidenzia errori e innovazioni comuni, che suggeriscono l'esistenza di una parentela. Dal punto di vista letterario, questo lavoro considererà lo sviluppo dei temi del silenzio e della consolatio come possibili remedia per sanare il conflitto interiore dal trattato di Albertano fino alle opere di Petrarca. Dal punto di vista linguistico, si valorizzerà l'imprescindibile contributo dei volgarizzamenti del "Liber" alla fondazione della prosa italiana, paragonabile a quello dei tre Canzonieri della lirica delle origini, che ha segnato l'inizio della nostra tradizione poetica. La seconda parte di questa tesi è dedicata allo studio della tradizione manoscritta del volgarizzamento del trattato, che ha permesso di arricchire il censimento del 2011 di tre nuovi manoscritti e di ricostruire le relazioni stemmatiche tra i suoi testimoni. Lo studio dei testi trasmessi da questi manoscritti ha permesso di rischiarare alcune zone d'ombra riguardanti i rapporti che intercorrono tra le versioni volgari, e di identificare almeno tre diverse versioni anonime: la «Vulgata», una versione abbreviata, trasmessa da ventinove manoscritti, che privilegia il messaggio morale e gnomico del trattato a discapito della precettistica retorica; l'«Integrale», una versione completa più fedele alla fonte latina, testimoniata da cinque manoscritti; la «Composita», apparentemente più tarda rispetto alle precedenti, trasmessa anch'essa da cinque testimoni. Per ogni versione si è tracciato uno stemma codicum e pubblicato un testo rappresentativo, al fine di fornire un'analisi linguistica necessaria a stabilire le relazioni che collegano queste versioni tra loro e, se possibile, la loro origine. ; The manuscript tradition of the «Liber de doctrina dicendi et tacendi» by Albertanus of Brescia in the Italian vernacular This thesis deals with the study of the manuscript tradition of three anonymous Italian versions (including two unpublished) of the vulgarisation of the De doctrina dicendi et tacendi (1245) by Albertanus of Brescia (beginning of the 13th century - Brescia, around 1270) and aims to publish the critical edition of these versions. The work of the Lombard Judge is a rhetorical and moral treatise that has enjoyed immediate success and diffusion in the Middle Ages, both in Italy and in Europe, as it can be proved by its many translations into several Romance languages. Among them, the first vulgarisation that we know is the one attributed to Andrea da Grosseto, who translated the moral treatises of Albertanus in 1260, in France; his work was followed by another translation, accomplished by the notary of Pistoia Soffredi del Grazia. Among other translations, we also recall one Florentine version (late Thirteenth century), one pisane (1288), and three anonymous vulgar versions, two of which published here for the first time. Previously, the framework of the manuscript tradition of the "Liber de doctrina dicendi et tacendi" was very nebulous. As already pointed out by Segre and Marti in 1959, studies concerning the relations among the various Italian vulgarisations of Albertanus's work were insufficient. In particular, the absence of a distinction between the different Italian versions and, especially, of an edition of the anonymous ones, based on scientific criteria, has long prevented comparisons with other Italian and European versions. The first part of this work aims to frame the Italian versions of the treatise in their context and to comment on them from the cultural, literary and linguistic point of view. In this introduction to the texts, an attempt has been made to bring together the results of the inquiry into the European heritage of Albertanus's book, related to the popularisation of Latin and French rhetorical and moral treatises. The comparison also concerned the translation of the treatise by Brunetto Latini. The collation between the French version of the Liber included in the Tresor and the Tuscan vulgarisations highlighted common errors and innovations, which suggest the existence of a relation. From the point of view of the literary heritage, this work will examine the themes of silence and consolatio considered as possible remedies to heal the inner conflict, from Albertanus's treatise to Petrarch's works. From a linguistic point of view, the indispensable contribution of the vulgarisations of the "Liber" to the founding of the Italian prose, comparable to that of the three Canzonieri, which marked the beginning of the vulgar poetic tradition, will be highlighted. The second part of this thesis is devoted to the study of the manuscript tradition of the vulgarisation of the treatise, which allowed to enrich the 2011 census with three new manuscripts and to reconstruct the stemmatic relations among its witnesses. The examination of the texts has led to clarify areas of shadow concerning the relations among the vulgar translations and to identify at least three different anonymous versions: the «Vulgate», a shortened version, transmitted by twenty-nine manuscripts, which privileges the moral and gnomic message to the detriment of its rhetorical content; the «Integral», a complete version more similar to the Latin text, testified by five manuscripts; the «Composite», apparently subsequent to the previous ones, also transmitted by five witnesses. For each version, a stemma codicum was drawn and a representative text was published, in order to carry out a linguistic analysis necessary to establish the relations which connect these versions and their origin. ; La tradition manuscrite du « Liber de doctrina dicendi et tacendi » d'Albertano da Brescia dans les vulgaires italiens Cette thèse porte sur l'édition et l'étude de la tradition manuscrite des trois rédactions (dont deux inédites) de la « vulgarisation » (« volgarizzamento ») du De doctrina dicendi et tacendi (1245) d'Albertano da Brescia. L'oeuvre du Juge lombard est un traité rhétorique et moral qui a connu un immédiat succès de public au Moyen Âge, à la fois en Italie et en Europe, comme le prouvent ses nombreuses traductions dans plusieurs langues romanes. Parmi elles, la vulgarisation la plus ancienne que nous connaissons est celle attribuée à Andrea da Grosseto, qui traduisit les traités moraux d'Albertano en 1268, en France ; son travail fut suivi par celui du notaire de Pistoia Soffredi del Grazia, qui prépara une seconde traduction. Parmi les autres traductions, nous rappelons également une version florentine (fin du XIIIe siècle), une pisane (1288, transmise par le manuscrit connu comme « Bargiacchi »), et trois rédactions vulgaires anonymes, jusqu'à aujourd'hui inconnues, dont ce projet vise à publier les textes. Auparavant, le cadre de la tradition manuscrite de la vulgarisation du Liber de doctrina dicendi et tacendi était peu clair. Comme l'avaient déjà souligné Segre et Marti en 1959, les études concernant les relations entre les vulgarisations italiennes de l'oeuvre d'Albertano étaient insuffisantes. En particulier, l'absence d'une distinction circonstanciée entre les différentes rédactions et, notamment, d'une édition des rédactions anonymes fondée sur des critères scientifiques a longtemps empêché la comparaison avec les autres versions italiennes et européennes. La première partie de ce travail vise à resituer les versions italiennes du traité dans leur contexte et à les commenter du point de vue culturel, littéraire et linguistique. Dans cette introduction aux textes, on a essayé de réunir les résultats de l'enquête sur la fortune européenne du livre d'Albertano, mise en rapport avec les vulgarisations du latin au français de traités rhétoriques et moraux, parmi lesquelles la traduction du "De doctrina" peut s'inscrire. La comparaison a concerné aussi la traduction du traité faite par Brunetto Latini. La collation entre la version française du Liber de doctrina dicendi et tacendi comprise dans le "Tresor" (II, LXI-LXVII) et les vulgarisations toscanes a mis en relief des fautes et des innovations communes, qui laissent supposer l'existence d'une parenté. La présence, dans l'oeuvre de Brunetto, de choix lexicaux et de syntagmes absents dans le texte latin et cependant repérables dans une version toscane du traité est une nouveauté très intéressante. Sur la base de ces leçons alternatives, on a pu bâtir un raisonnement génétique et postuler un lien entre la version de Brunetto et la traduction effectuée par Andrea da Grosseto. Du point de vue de l'héritage littéraire, on examinera les thèmes du silence et de la consolatio considérés comme de possibles remèdes pour guérir le conflit intérieur, à partir du traité albertanien jusqu'à Pétrarque. On analysera d'abord les similarités et les différences entre les approches des deux auteurs du conflit intime : d'une part, un projet pédagogique qui s'adresse aux citoyens de la ville, de l'autre, la quête de l'ataraxie et de la solitude, à l'abri des dangers que la ville et sa perniciosa occupatio peuvent présenter, avec la seule compagnie des grands hommes du passé, interlocuteurs privilégiés d'un méditatif silentium animi. Sous l'aspect linguistique, le dernier chapitre de la première partie mettra en évidence l'apport indispensable des vulgarisations du Liber à la fondation de la prose italienne des origines, surtout du côté lexical, comparable à celle des trois Canzonieri qui marquent le début de la tradition poétique vulgaire. La deuxième partie de cette thèse concerne l'étude de la tradition manuscrite de la vulgarisation du traité, qui a permis d'enrichir le recensement du 2011 avec trois nouveaux manuscrits (dont un, le manuscrit MA 465 de la Bibliothèque Angelo Mai de Bergamo, bilingue) et de reconstruire les relations stemmatiques parmi ses témoins. L'examen approfondi des textes a permis d'éclaircir certaines zones d'ombre qui concernent les rapports entre les rédactions vulgaires et d'identifier au moins trois versions anonymes différentes : 1) la « Vulgate », une version « abrégée », transmise par vingt-neuf manuscrits, dont celui du Collège d'Espagne de Bologne n'avait jamais été recensé auparavant. Il s'agit d'une version qui privilège le message moral et gnomique au détriment de son contenu rhétorique, en flattant le goût médiéval pour la brièveté et la condensation aphoristique. 2) L' « Intégrale », une version complète et plus fidèle au texte latin, dont nous avons cinq manuscrits.3) La « Composite », remaniement transmis par cinq témoins, apparemment plus tardive et caractérisée par l'attribution de certaines citations à des auctoritates différentes de celles utilisées dans le texte-source latin. Cette version garde seulement le prologue et le premier livre du traité : la deuxième partie du texte semble provenir de Liber de Amore et Dilectione Dei d'Albertano, mélangé avec le Liber de doctrina et d'autres sententiae. Enfin, la structure cicéronienne des circumstantiae locutionis (bien qu'annoncée dans le prologue et présente dans le modèle latin) disparaît complètement dans cette rédaction. Pour ce qui concerne cette version, le recensement a été enrichi d'un autre témoin, le ms. 1004 de la Bibliothèque Universitaire de Padoue. Pour chaque version, on a essayé de tracer un stemma codicum en choisissant un certain nombre de loci critici, à partir desquels on a pu effectuer une collation de tous les témoins et publier au moins un texte représentatif, afin d'effectuer une analyse linguistique, textuelle et macrotextuelle nécessaire pour établir les rapports qui lient ces versions et, si possible, leur origine.
2007/2008 ; La vita in Europa è diventata con ogni anno che passa più florida, più soddisfacente e pacifica grazie ad un forte impegno degli stati europei e grazie alla creazione di un'entità politica ed economica unica al mondo: L'Unione Europea. La creazione di un mercato unico, di una moneta unica, di una cittadinanza e di un'identità europea, di una strategia comune contribuiscono al raggiungimento degli obbiettivi comuni come quello di far diventare UE l'economia più competitiva al mondo ed un levato benessere dei suoi cittadini . Un contesto multiculturale, in cui la diversità e le lingue rappresentano un nostro vantaggio, mentre le nostre vite vengono guidate dai principi importanti come ad esempio l'uguaglianza tra le persone a prescindere dalla razza, etnia, genere, religione oppure orientamento sessuale. L'Europa di oggi è per tutti noi sinonimo di cooperazione, democrazia, rispetto dei diritti, modernizzazione e prosperità. L'appartenenza all'Unione Europea significa automaticamente la libera scelta di condividere valori e principi comuni, mentre l'istituzione di una cittadinanza europea ha messo la persona al centro delle azioni comunitarie. L'identità europea, anche se ancora un concetto ambiguo, si rivela assolutamente indispensabile per incrementare la legittimità ed il buon funzionamento dell'Unione Europea. Oltre la stabilità politica, economica e militare, l'UE deve ai suoi cittadini una vita dignitosa in cui la libertà, solidarietà, giustizia ed eguaglianza sono principi validi ed attivi. Nel contesto di un quadro legislativo che promuoveva la non-discriminazione e l'eguaglianza , l'adozione della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea ha creato per tutti i cittadini europei la garanzia di un insieme di diritti e libertà fondamentali . Viene naturale a pensare che di questi diritti usufruiscono indistintamente tutti coloro che risiedono sul territorio dell'Unione Europea. Tuttavia, circa dieci milioni di persone per di più cittadini europei, vengono ogni giorno privati di questi diritti, vittime della discriminazione, dell'indifferenza e della più estrema povertà. Il numero elevato potrebbe far pensare che si tratta della popolazione di un intero stato membro come Austria, Bulgaria, Portogallo, Belgio oppure la Svezia. In realtà si tratta della più grande minoranza europea: i rom. Oggi chiamati rom, nel passato conosciuti come zingari, un popolo con una storia triste e difficile, vittime sempre di qualche ingiustizia: esclusione, isolamento e diffidenza dopo l'arrivo in Europa dal nono al quindicesimo secolo; schiavitù per centinaia di anni nel medio evo; deportati o sterminati durante la Seconda Guerra Mondiale; vittime dell'assimilazione forzata nel periodo socialista; in preda alla disperazione, alla discriminazione e alla povertà al giorno d'oggi. Non appartengono a nessuno stato e non hanno mai rivendicato niente, nessuna pretesa territoriale o di altro genere. Contenti di vivere nelle loro comunità, senza mischiarsi con gli altri, in armonia e serenità con le popolazioni che li ospitano. Con gli ultimi allargamenti, l'Unione Europea ha aperto le frontiere a più di 100 milioni di persone tra cui circa otto milioni di etnia rom. L'attribuzione del recente concetto di una "vera minoranza europea" riflette sia il carattere transnazionale sia il suo ruolo importante nel processo d'integrazione nell'Europa dell'Est. C'è uno stretto rapporto tra il processo di allargamento, d'integrazione nell'Unione Europea e le politiche per le minoranze. Anche se lo status di paese candidato oppure membro, è condizionato dall'adozione delle politiche e norme legislative verso la minoranza rom, in pratica poco è stato fatto per un concreto miglioramento delle condizioni di vita dei rom. Il profondo incremento della povertà dei rom nel periodo post-socialista nei paesi est e centro europei, ha portato all'interno dell'Unione tutti i problemi che esso comporta. Dispersi in tutta l'Europa, i rom non hanno un paese di origine e non sono nemmeno mobilizzati dal punto di vista politico ciò che li rende assolutamente dipendenti dalle politiche statali. I rom si trovano in un circolo vizioso dovuto alla interconnessione delle varie difficoltà che si può sintetizzare come segue: povertà – discriminazione - scarsa preparazione scolastica e professionale - povertà. Sono vittime della discriminazione in tutti i settori: istruzione, lavoro, abitazioni, giustizia, salute, mentre la popolazione maggioritaria manifesta nei loro confronti un atteggiamento di esclusione ed allontanamento come conseguenza dei vari pregiudizi. Accusano frequentemente il fatto di essere stigmatizzati e le loro tradizioni, costumi e caratteristiche culturali non vengono riconosciute. La discriminazione nell'ambito dell'istruzione e dell'occupazione è la causa principale della situazione precaria delle comunità rom e del vicolo cieco da cui non riescono ad uscire. Gli elementi responsabili delle difficoltà riscontrate della minoranza rom sono intercollegate ed interdipendenti , generando cosi l'impossibilità di integrarsi senza un impegno esterno congiunto tra le varie autorità. La questione rom, soprattutto nel contesto della nuova configurazione dell'UE, è diventata un problema europeo se non uno dei problemi più gravi dell'Unione Europea a livello sociale. Già dal 1993 l'argomento è stato formalmente individuato come europeo tramite la Risoluzione 1203 del Consiglio dell'Europa che ha dichiarato la popolazione rom una "vera minoranza europea". Gli standard di vita dei rom sonno diventati un segnale d'allarme dal punto di vista umanitario ed hanno sollevato preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani. In aggiunta all'aspetto morale ed umanitario, le difficoltà delle comunità rom generano problematiche a livello sociale ed economico. Pertanto la questione deve interessare sia gli stati nazionali, membri e candidati, sia l'Unione Europea nel suo intero in quanto la disoccupazione e la povertà a lungo termine, nel futuro metterà a repentaglio la competitività. Inoltre nei paesi dove i rom costituiscono popolazioni considerevoli ed in continua crescita, la loro emarginazione ed esclusione minaccerà la stabilità e la coesione sociale . La presente tesi propone due ipotesi riguardo all'argomento trattato: Il problema rom, nell'attuale contesto dell'Unione Europea allargata e beneficiaria dei vantaggi della libera circolazione, è diventato un problema transfrontaliero, lo spostamento dei rom da un paese ad altro alla ricerca di una vita migliore generando seri problemi sia per le stesse comunità rom sia per i paesi ospitanti. Di conseguenza, la questione oltrepassa il livello nazionale presentandosi con un'evidente dimensione europea, richiedendo un approccio diverso da parte dell'Unione Europea che dovrebbe avere un ruolo attivo con delle azioni pratiche, in sostanza un ruolo che va oltre il coordinamento e le raccomandazioni. data la complessità del problema e la profonda diversità tra i rom e le popolazioni maggioritarie ma allo stesso tempo anche tra le varie comunità rom, si rivela un'incompatibilità tra queste due società; questa incompatibilità, generata dalla diversità e dalla presenza delle problematiche specifiche , porta a vari difficoltà come la discriminazione, razzismo, scarse opportunità, povertà. Si sostiene quindi la necessità prima di tutto di un intervento di natura educativo, rivolto ugualmente agli individui rom che ai non rom. L'approccio deve essere vincolante quasi coercitivo previsto dalla legge in tale maniera da imporre la frequentazione della scuola ai bambini rom, limitando le loro tradizioni quando si tratta di violazioni della legislazione in vigore . Dall'altra parte le autorità e le istituzioni – media compresi – devono sensibilizzare la popolazione non rom fornendo un'immagine reale della situazione di questa minoranza e fornendo un tipo di educazione civica che promuove principi come l'eguaglianza, la non discriminazione e la solidarietà. La situazione della minoranza rom è un argomento complicato, complesso ed allo stesso tempo molto controverso. Per poter offrire delle soluzioni e delle raccomandazioni, si deve innanzitutto comprendere ed analizzare. In questo senso, la presente tesi ha fissato una serie di obiettivi elencati di seguito: I rom si devono conoscere. Chi sono i rom, da dove vengono, quali sono le loro tradizioni, che tipo di vita conducono, quali sono le loro condizioni di vita sono domande a cui tanti di noi non sanno rispondere. Abbiamo un'immagine in cui prevalgono gli stereotipi ed i pregiudizi. La distanza sociale imposta dalle popolazioni maggioritarie è indiscutibilmente collegata anche ad una paura di fronte a queste comunità in pratica ignote. Quindi, in queste circostanze, un quadro descrittivo dei rom e delle loro problematiche risulta assolutamente indispensabile. Si intende di presentare sia un quadro della storia dei rom, sia una descrizione delle loro tradizioni insistendo però sulle attuali condizioni di vita delle comunità rom residenti nei paesi membri. La questione rom ha superato i confini nazionali. I problemi dei singoli paesi membri sono oggi affrontati a livello comunitario in virtù di una politica comune basata sull'unità e sulla solidarietà. Sia per la gravità della situazione, sia per le sue elevate dimensioni, la questione è diventata una vicenda europea. Dunque si intendono individuare gli aspetti e le conseguenze transfrontaliere dell'argomento focalizzando una significante attenzione sulle responsabilità ai vari livelli. Gli impegni non mancano. È importante avere un quadro completo delle iniziative e degli impegni che sono stati fatti, principalmente per poter identificare che cosa delle misure prese non ha funzionato, oppure cosa ha funzionato meglio. Di conseguenza, per i motivi suindicati, ma anche per facilitare la formulazione delle raccomandazioni conclusive, si intende provvedere ad una comprensiva presentazione degli impegni dei governi nazionali, dell'Unione Europea, delle organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative e delle stesse comunità rom. È inoltre necessaria un'analisi storica delle politiche destinate ai rom durante la storia. Sono state adottate delle leggi. Dunque si desidera fornire una panoramica sulla legislazione in vigore in modo da diffondere i diritti umani e delle minoranze, ed allo stesso tempo i doveri delle autorità. Un piccolo contributo alla raccolta dei dati. Uno degli ostacoli più gravi nella gestione della problematica rom è costituito dalla mancanza dei dati. Pertanto uno degli obiettivi principali della tesi è di fornire più informazioni possibili sulla questione in modo da poter facilitare le future ricerche nel campo. I rom sono vittime dei pregiudizi e degli stereotipi. Si elaborerà una ricerca che intende da una parte identificare i pregiudizi e gli stereotipi che la popolazione maggioritaria associa più frequentemente ai rom, e da un'altra parte identificare la presenza degli atteggiamenti discriminatori. Un altro obiettivo è di analizzare le particolarità delle comunità rom oppure delle loro problematiche nei principali paesi europei dove risiedono importanti popolazioni di quest'etnia. La minoranza rom è stata dichiarata in assoluto la più povera e vulnerabile dell'Europa. Le problematiche collegate all'etnia rom sono le più svariate e per di più interconnesse tra di loro. Sebbene tradizionalmente e storicamente una delle popolazioni più povere dell'Europa, l'ulteriore collasso della qualità della vita dei rom ha portato ad una situazione insostenibile senza precedente. Dopo la caduta dei regimi socialisti, le condizioni di vita dei rom sono peggiorate in modo allarmante ed i loro diritti sono stati sempre più spesso violati attirando l'attenzione della comunità internazionale ed europea. La povertà dei rom, paragonabile alle comunità del terzo mondo, è strettamente correlata con altre difficoltà che loro affrontano: le lacune in materia di istruzione, la disoccupazione, mancanza di abitazioni ed assistenza sanitaria. I rom hanno un limitato accesso al mercato di lavoro dovuto principalmente ad una scarsa preparazione e poi anche all'isolamento geografico ed alla discriminazione. I bassi livelli di istruzione sono da una parte anche loro dovuti ad un elevato livello di discriminazione nelle scuole e di negazione della loro cultura ed identità. Da un'altra parte, lo scarso accesso ai servizi pubblici, l'emarginazione geografica e l'impossibilità di sostenere le spese scolastiche influiscono altrettanto negativamente l'istruzione dei rom. Il circolo vizioso in cui i rom si trovano intrappolati inizia con la povertà e discriminazione, continua con la scarsa istruzione, la disoccupazione chiudendosi sempre e sfortunatamente con povertà e discriminazione. È ovvio che le comunità rom devono affrontare un complesso processo di modernizzazione attraverso un cambiamento culturale e con l'utilizzo indispensabile degli strumenti come l'istruzione e la formazione professionale. L'emancipazione delle comunità rom deve inoltre garantire ai bambini un'istruzione di qualità ed alle donne l'indipendenza economica. L'intervento, pur coordinato ai livelli istituzionali, deve assolutamente coinvolgere i rappresentanti della minoranza rom senza i quali, il dialogo tramite i rom e i gadje, risulta impossibile. L'accesso all'istruzione ed alla formazione deve tradursi in un obbligo legale in modo che le generazioni rom future ma anche quelle di oggi possano beneficiare di un'educazione, formazione pari al resto delle popolazioni. Dall'altra estremità si trova l'atteggiamento discriminatorio delle popolazioni maggioritarie che ostacola in pratica ogni tentativo di integrazione dei rom al loro interno. In questa direzione sembra sia nata una "coalizione" tra i cittadini, i media e le autorità con lo scopo di segregare e mantenere in condizioni disumane i rom cioè milioni di persone diverse. Una "coalizione" del genere rende impossibile ogni progetto di inclusione dei rom. La colpa è sempre attribuita alla scarsa volontà e coinvolgimento della popolazione rom nel processo integrativo. In pratica, dato l'alto livello della discriminazione di cui sono vittime i membri delle comunità rom, l'integrazione fallirebbe pur avendo la certezza della buona volontà. Dovrebbe istaurarsi un processo di conciliazione mediato dalle autorità pubbliche in cui i lo scopo è di assumere i valori comuni e di educare i rom ed i non rom a come convivere in maniera armoniosa. La presenza degli stereotipi e dei pregiudizi nei mezzi di comunicazione di massa aumenta ingiustamente l'intolleranza e la discriminazione perciò dovrebbe essere regolamentata tramite un efficace intervento legislativo. Inoltre, la creazione dei corsi di educazione civica nelle scuole e delle campagne mediatiche risulta assolutamente necessaria per sensibilizzare i "gadje" sui diritti umani e delle minoranze, far conoscere le vere problematiche rom e generare un'educazione che promuova la tolleranza e l'uguaglianza. La diversità – valore centrale dell'identità europea - deve essere più di un concetto espresso a livello europeo. Deve essere vista per quello che è veramente: una fonte di ricchezza di cui possiamo beneficiare tutti al di là della razza, religione, appartenenza etnica o orientamento sessuale. L'integrazione dei rom deve prevedere una vera e propria convivenza tra questi e le società maggioritarie evitando completamente formule di tipo segregatorio. Il modello di vita europeo, basato sui nostri valori comuni, per poter essere assunto deve essere prima di tutto conosciuto quindi i rom devono essere ammessi nelle scuole, nelle classi con tutti gli altri bambini, negli ospedali nelle stanze insieme ai pazienti romeni, italiani, oppure slovacchi, devono lavorare negli ambienti lavorativi di tutti noi e devono condividere gli spazi per il tempo libero come tutti gli altri cittadini europei. Finche saranno isolati, esclusi continueranno a vivere in condizioni di estrema povertà guidati dai costumi inadeguati al giorno d'oggi. La difficoltà della problematica è generata proprio della convinzione di infallibilità di ogni parte – i rom ed i non rom – e di come far comprendere l'inattendibilità dei propri atteggiamenti. In una situazione in cui tutti pensano di avere ragione e tutti pensano di essere vittime, l'educazione è l'unica strada per una convivenza serena basata sui valori e principi comuni. ; XX Ciclo