Tortura, modernità e democrazia
Bolzaneto, Abu Grahib, Guantanamo: luoghi in cui la tortura è riemersa nel "civile"occidente contemporaneo. A perpetrarla sono i rappresentanti di uno Stato che si definisce "di diritto": uno Stato la cui giustificazione ultima è la difesa e la protezione dei diritti inviolabili degli individui. La tortura, lungi dall'essere scomparsa, dunque permane come tecnica di potere nei moderni stati democratici. Essa non solo persiste come dato di fatto. Al contrario, negli ultimi decenni sono riemerse giustificazioni della tortura come pratica legale e legittima per garantire la sicurezza dello Stato. Di fronte a queste nuove giustificazioni della tortura è oggi più che mai importante lasciarsi guidare dall'esperienza storica piuttosto che da ipotetici scenari futuri e, seguendo l'amonimento della studiosa statunitense Judith Shklar, fondare la difesa dei diritti sull'assunto, "ampiamente giustificato da ogni pagina di storia politica, che alcuni rappresentanti del potere statale si comporteranno regolarmente, su piccola o grande scala, in modo illegale e brutale, a meno che non venga loro impedito di farlo".