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This article has two objectives. In the first place, it intends to show how the construction of the biomedical public discourse, shaped by the vision of virologists, doctors and epidemiologists, has become part of a broader governance device aimed at a radical restructuring of the social and productive relationships underlying our forms of life. Our central assumption intends to start from here: through a metaphor borrowed from urban geography studies we want to argue that both the Covid-19 epidemic and thepolitical management of the health emergency state are accelerating and favouring what can be called a further process of social, economic and racial gentrification of humanity. Secondly, the article intends to make a critique of the medical gaze starting from an analysis of the pandemic as a «total social fact». Attention will therefore be focused on the unequal material effects produced on the different segments of the population, not only by the social spread of the pandemic, but also by its purely medical management-codification. Particular attention will be paid here to the experience of the migrant population in Italy. The article therefore intends to highlight how the management and political governance of the pandemic in Italy do nothing but show, in other dimensions, the structural and institutional racism at the basis of what can be called «national social formation». ; Cet article a deux objectifs. En premier lieu, il entend montrer comment la construction du discours public biomédical, façonné par la vision des virologues, médecins et épidémiologistes, s'est inscrite dans un dispositif de gouvernance plus large visant une restructuration radicale des relations sociales et productives sous-jacentes à notre formes de vie. Notre principal clé de interrogation entend partir d'ici: à travers une métaphore empruntée aux études de géographie urbaine, nous voulons affirmer que l'épidémie de Covid -19 et la gestion politique de l'urgence sanitaire s'accélèrent et favorisent ce que l'on peut appeler un nouveau processus de gentrification sociale, économique et raciale de l'humanité. En second lieu, l'article entend mener une critique de la perspective médicale à partir d'une analyse de la pandémie comme « fait social total ». L'attention sera donc focalisée sur les effets matériels inégaux produits dans les différents segments de la population, non seulement par la propagation sociale de la pandémie, mais aussi par sa gestion -codification purement médicale. Une attention particu-lière sera accordée ici à l'expérience de la population migrante en Italie. L'article entend donc souligner comment la gestion et la gouvernance politique de la pandémie en Italie ne font que montrer, dans d'autres dimensions, le racisme structurel et institutionnel à la base de ce que l'on peut appeler la « formation sociale nationale ». ; Il brutale arresto della normale vita sociale imposto dalla vertiginosa diffusione globale del Covid, così come dai diversi e ambivalenti tentativi di controllo, gestione e contenimento del virus messi in pratica sia dagli stati-nazione sia dalle istituzioni globali, hanno avuto l'effetto di liberare dall'immaginario corrente i nostri interrogativi non solo sul presente, ma anche sul passato e sul futuro. Si può dire che la violenza della pandemia abbia strappato il velo del reale. Da una parte la congiuntura pandemica è un chiaro sintomo dell'insostenibilità sociale, economica, psico-ontologica ed eco-ambientale delle logiche di produzione e di accumulazione dell'attuale razionalità capitalistica globale, occorrerebbe prenderne atto; dall'altra, la stessa gestione politica del Covid, inesorabilmente investita dalla costituzione materiale e simbolica neoliberale dominante, ci sta già prefigurando, nei suoi modi di governare la crisi, ciò cui stiamo andando incontro: non una semplice restaurazione della norma pre-pandemia, bensì una sua formidabile accelerazione, un approfondimento radicale e, ci verrebbe da dire, purtroppo mortifero di buona parte dei suoi più insostenibili e distopici squilibri. Tra le molte considerazioni emerse, in modo quasi sincronico, durante il primo scoppio dello shock pandemico, Franco Berardi "Bifo" ci offre sicuramente una tra le più acute:

Secondo l'opinione dell'Autore, in una prospettiva storica, una approfondita analisi dell'evoluzione delle teorie di Cesare Lombroso smentisce ogni collegamento diretto fra la criminologia lombrosiana e il cosiddetto "razzismo scientifico" del Novecento, alla base delle politiche eugenetiche e delle operazioni di sterminio di massa dei totalitarismi europei. L'articolo evidenzia le notevoli differenze fra il darwinismo sociale di Galton e Spencer e il concetto lombrosiano di "degenerazione evolutiva", che influenzerà il modello eugenetico italiano nella prima metà del Novecento. L'Autore rievoca anche l'emarginazione della criminologia italiana durante il Fascismo, a causa della forte ostilità di settori del regime e della Chiesa cattolica nei confronti di una disciplina "materialista di ispirazione ebraica". L'origine della gerarchia antropologica delle "razze" umane va semmai ricercata proprio nella matrice illuministica della cultura europea contemporanea.

In this article the author explores the path and the evolution of race and racism studies in Italy from the early 1990s to the present day. 1990 represents a turning-point in this field of study: until then the racial question and structural racism had not represented a significant research topic within the Italian academic context. With the beginning of the new decade and under the impulse of social and cultural factors a new academic production begins, which reveals specific features and implements groundbreaking theories and methodologies from overseas. The article, therefore, aims to trace the different phases of this path, underlining the strong connection between the theoretical production and the historical, social, political and cultural context within which it is included. ; L'articolo intende rintracciare le traiettorie e gli sviluppi compiuti dagli studi su razza e razzismi in Italia dai primi anni Novanta a oggi. Il 1990 rappresenta un anno di particolare interesse, in quanto segna una svolta per tale area di ricerca: se fino a quel momento gli studi relativi alla questione razziale e al razzismo italiano si erano focalizzati sull'analisi del razzismo antiebraico, con l'inizio del nuovo decennio e sotto la spinta di una serie di fattori sociali e culturali si avvia una vasta produzione teorica che assumerà, negli anni successivi, specifiche connotazioni e che sarà in grado di recepire innovativi impulsi provenienti dall'estero. L'articolo, dunque, si propone di sistematizzare l'insieme complesso di tale produzione, rintracciandone differenti fasi ed evidenziandone il legame imprescindibile con il contesto storico, sociale, politico e culturale all'interno del quale si inserisce.

In questo contributo su Freire, si cercherà di analizzare la sua pertinenza per una educazione indirizzata verso la giustizia sociale in Europa, e precisamente nel Mezzogiorno di questo continente, ed alcuni parti del resto del bacino del Mediterraneo. E la località dove si è svolto questo convegno, nelle vicinanze di Napoli, ha offerto una cornice ideale per questo tipo di discorso. Napoli è sempre stata una città molto rappresentativa di quel Mezzogiorno a cui farò riferimento in questo contributo, anche se farò riferimento al Mezzogiorno nella sua concezione più ampia, una concezione che va al di là dei confini nazionali. ; N/A