Le libertà economiche in internet: competition, net neutrality e copyright
In: Diritto e policy dei nuovi media 4
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In: Diritto e policy dei nuovi media 4
In questo lavoro si è cercato di sostanziare una forte posizione di critica nei confronti del modo con cui è stata tradizionalmente disegnata ed attuata la politica per la concorrenza, ed in particolare quella antitrust, nella maggioranza dei paesi avanzati, in considerazione del ruolo cruciale che tale intervento normativo è in grado di svolgere nel promuovere la competitività internazionale delle imprese e del sistema produttivo nazionale nel suo complesso. Disegnare ed attuare in modo appropriato la politica per la concorrenza è, infatti, il primo indispensabile passo da compiere per consentire alle imprese nazionali di operare in un ambiente realmente concorrenziale che potrà stimolare in modo adeguato la loro efficienza produttiva (interna e dinamica) e, di conseguenza, accrescere la loro competitività su i mercati internazionali. In particolare, l'intento è dimostrare come una politica per la concorrenza che vuole realmente promuovere e tutelare in modo corretto ed efficace il suo benefico operare in un'economia di mercato per quello che essa effettivamente è, ossia un processo dinamico di rivalità tra le imprese che genera innovazione agendo in un contesto in continuo mutamento, e pertanto incerto, che essa stessa contribuisce a modificare, dovrà avere quale suo elemento fondante la salvaguardia della loro libertà di entrata e di uscita dal mercato, piuttosto che basarsi, come tradizionalmente è avvenuto, su parametri quali la loro dimensione e il loro numero. Si è cercato di trovare adeguato sostegno e conferma a questa tesi, non solo nella moderna teoria economica della concorrenza, ma anche nella pratica antitrust, con riferimento sia alla concreta impostazione ed attuazione della politica per la concorrenza da parte di specifici paesi (Germania), sia ai provvedimenti adottati dalle autorità preposte per risolvere specifici casi antitrust nazionali e non (caso Aprilia - Piaggio, caso Heineken - Birra Moretti, caso Microsoft, ecc). ; In this work an attempt has been made to substantiate a strong critical position towards the traditional way of planning and implementing competition policy in the majority of advanced economies, in consideration of the crucial role that such a policy can play in promoting international competitiveness of national firms and production system. Properly planning and implementing competition policy is, in fact, the first necessary step that should be undertaken in order to consent national firms to work in a milieu which is actually competitive and able to adequately stimulate their productive efficiency (internal and dynamic) and, as a consequence, to increase their competitiveness in the international markets. In particular, this work intends to show how a competition policy– aiming at actually promoting and protecting in a correct and effective way its beneficial effects in a market economy in its real meaning, that is as a dynamic process of rivalry among firms generating innovations and acting in a continually changing, and thus uncertain, context– should have as its cornerstone the safeguard of their freedom to enter (and go out of) the market, rather than to be based, as traditionally occurs, on parameters such as their dimension and number. An adequate support and acknowledgement to this thesis has not only been searched in the modern competition theory, but also in the antitrust practice, with regard both to the real-world design and implementation of competition policy by some specific countries (Germany) and to the measures adopted by the antitrust authorities in order to solve specific antitrust cases, national or not, (Aprilia – Piaggio case, Heineken – Birra Moretti case, Microsoft case, etc.).
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Utilizzando un approccio asciutto, pragmatico e basato su un uso estensivo di dati economici e valutativi, la tesi si ripropone di analizzare gli strumenti di elaborazione delle politiche pubbliche adottati in ambito comunitario nella definizione del mercato interno dell'energia. In particolare, oggetto di analisi è il modello reticolare proprio della governance orizzontale di grandi temi macroeconomici, applicato all'evoluzione da ERGEG (gruppo europeo dei regolatori per il gas e l'energia elettrica, 2003) a ACER (Agenzia per la cooperazione dei regolatori in materia di energia, 2009). Conformemente alla sua natura empirica, più che ricostruttiva, l'elaborato è suddiviso in tre macro-aree concettuali. 1. Reti amministrative e governance multilivello Questa prima sezione mira ad analizzare, partendo dalla rilevante letteratura italiana (inter alia, Cassese, Merusi, Perulli) e straniera (inter alia, Borzel, Schneider) il concetto di "rete" di autorità amministrative (indipendenti), che interagiscono tra di loro in un contesto orizzontale e paritetico. Si sostiene che l'emersione giuridica della rete amministrativa rappresenti il sovvertimento della struttura piramidale della sovranità, e che dunque quello di rete, proprio per questa sua natura innovativa e flessibile, che prescinde anche dai tradizionali confini dello Stato-nazione, sia un valido strumento di policy making in ambito sovranazionale, da utilizzare nella regolamentazione dei fenomeni macroeconomici. 2. Rilevante background economico per la definizione del mercato interno dell'energia La seconda area concettuale della tesi è incentrata sulla fissazione di alcuni dati rilevanti in campo prettamente economico, la cui osservazione è imprescindibile ai fini di una corretta valutazione degli strumenti di policy making a disposizione del legislatore europeo nella definizione normativa del settore energetico. In particolare, si osserva la natura e struttura del mercato al dettaglio di gas ed energia, nonché la volatilità del prezzo (e le sue componenti pre- e post-imposta) per l'utente finale (famiglia/settore industriale). In buona sostanza, si sostiene la necessità di implementare una migliore integrazione transfrontaliera nel contesto europeo, attraverso lo sviluppo di un mercato concorrenziale. 3. ERGEG e ACER: reti di regolamentazione nel settore dell'energia a livello europeo Il terzo capitolo rappresenta il cuore della tesi: dopo aver gettato le basi e amministrativistiche e economiche per un'analisi del ruolo del regolatore nel mercato interno dell'energia, si tratta infine di applicare le nozioni rilevanti al contesto scelto quale case study. Più nel dettaglio, dopo alcuni necessari cenni storico-evolutivi (First Energy Package), ci si è soffermati sul rapporto tra ERGEG, vera rete, paritetica, tra regolatori europei (Second Energy Package), e ACER, Agenzia istituita nel 2009 (Third Energy Package) che pare inglobare, all'interno del suo Board of Regulators, la precedente istituzione (ERGEG). Da questo confronto si traggono alcune conclusioni sorprendenti, dal punto di vista di analisi delle politiche pubbliche. In primo luogo, si sottolinea come l'ACER, tra i cui obiettivi spicca la liberalizzazione e l'integrazione del mercato interno dell'energia, costituisca un dichiarato tentativo di formalizzare quel coordinamento informale e reticolare proprio dell'ERGEG. Di quest'ultima istituzione si recepiscono i fallimenti, centralizzando la gestione del mercato interno dell'energia in un'Agenzia che, nei suoi pochi anni di vita, si è già dimostrata caratterizzata da forti elementi verticistici che contraddicono la sua natura di "network agency", come emerge dall'analisi di alcune dinamiche di governance interna all'Agenzia. In secondo luogo, si sottolinea come l'ACER, che in quanto Agenzia può essere ritenuta accountable sia legalmente che politicamente (a differenza dell'ERGEG), rappresenti in realtà il fallimento del policy – making ex ante da parte della Commissione, che è priva di poteri diretti in materia energetica. Di conseguenza, le principali politiche pubbliche in questo settore vengono ad essere definite da strumenti eterogenei, relativamente ai quali la Commissione europea ha competenza ed expertise; il riferimento precipuo è al diritto della concorrenza. Su questo punto, pare dunque possibile affermare che non vi è una vera e propria elaborazione delle politiche pubbliche ex ante mediante l'ACER, quanto piuttosto ex post grazie alla normativa antitrust. Infine, si dà conto di una interessante e recentissima giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea che pare sovvertire la consolidata dottrina Meroni, relativa al divieto di delega di policy-making ad organi terzi rispetto alle istituzioni comunitarie. Qualora in effetti tale divieto fosse sovvertito, si aprirebbero interessanti filoni di ricerca in ambito ACER per la definizione autonoma di politiche pubbliche in campo energetico.
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Negli ultimi anni le istituzioni e la regolamentazione hanno svolto un ruolo sempre più importante nell'analisi della crescita economica. Tuttavia, non è facile interpretare le istituzioni e gli effetti dei regolamenti sulla crescita attraverso indicatori che tendono a "misurare" le istituzioni. Lo scopo di questa ricerca è analizzare la relazione di lungo periodo tra la crescita economica e la regolamentazione e il ruolo della regolamentazione antitrust sulla crescita economica. La stima econometrica dei modelli di crescita con la concorrenza e gli indicatori di potere di mercato si base su un dataset appositamente costruito che copre 211 Paesi, su un arco temporale massimo di 50 anni (da 1960 a 2009). In particolare, cerchiamo di identificare un quadro analitico volto a integrare l'analisi istituzionale ed economica al fine di valutare il ruolo della regolamentazione e, più in generale, il ruolo delle istituzioni nella crescita economica. Dopo una revisione della letteratura teorica ed empirica sulla crescita e le istituzioni, vi presentiamo l'analisi dell'impatto normativo (RIA) in materia di concorrenza, e analizziamo le principali misure di regolamentazione, la governance e le misure antitrust. Per rispondere alla nostra domanda di ricerca si stimano modelli di crescita prendendo in considerazione tre diverse misure di regolamentazione: la Regulation Impact (RI), la Governance (GOV), e la libertà economica (LIB). Nel modello a effetti fissi, RI, gli effetti della legislazione antitrust sulla crescita economica sono significativi e positivi, e gli effetti di durata antitrust sono significativi, ma negativi. Nel pannel dinamico, GOV, gli effetti dell'indicatore di governance sulla crescita sono notevoli, ma negativo. Nel pannel dinamico, LIB, gli effetti della LIB sono significativi e negativi. ; During last years institutions and regulations have played an increasingly and important role in the growth economic analysis. However, it is not easy to interpret the institutions and regulations effects on growth using indicators which tend to "measure" institutions. The purpose of this research is analyse the long-run relationship between economic growth and regulation, and the role of antitrust regulation on economic growth. Our econometric estimation of growth models with competition and market power indicators based on an expressly conceived dataset including 211 countries, over a maximum period range of 50 years (from 1960 to 2009). In particular, we try to identify an analytical framework aiming to complement the institutional and economic analysis in order to assess the regulation role and more generally, the role of institutions in economic growth. After a theoretical and empirical literature review on growth and institutions, we present the Regulatory Impact Analysis (RIA) on competition, and we analyse the main regulation, governance and antitrust measures. To answer our research question we estimate several growth models considering three regulatory measures: Regulation Impact (RI), Governance (GOV), and Economic Freedom (LIB). In the RI fixed effect model, the effects of antitrust legislation on economic growth are significant and positive, and the effects of antitrust duration are significant but negative. In the GOV dynamic panel, the effects of governance index on growth are significant but negative. In the LIB dynamic panel the effects of LIB are significant and negative.
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In: Italian Political Science Review: Rivista italiana di scienza politica, Band 34, Heft 2, S. 223-247
ISSN: 0048-8402
The creation of an efficient Common Market has been, & for many aspects still is, the main goal of European regulation. Until the Single European Act, European regulation was mainly implemented through judicial policies, but during the 1990s the development of regulatory reforms called the EU for moving to a new form of regulation: administrative regulation. Today, in fields of policy like monetary policy, competition policy, telecommunication policy, & energy policy, the EU is called to implement European rules in a permanent, focused, sustained, & homogeneous way. Transnational networks made of national independent regulatory agencies have been created in order to achieve an efficient & effective regulation. Agency theory gives theoretical support to the creation of transnational regulatory networks. Nevertheless, an empirical analysis of successes & failures proves that institutional design of the network (independence, communication, & coordination) is only one out of four factors that can determine efficiency & effectiveness of European administrative regulation. The other factors are: the level of political support of the policy, the quality of European rules, & the structure of the policy field (fragmentation rather than the presence of one dominant powerful actor). Thus, in order to evaluate the probability of success or failure of transnational regulatory networks agency theory must be integrated in substantial ways. 3 Tables, 38 References. Adapted from the source document.
In: Collana Analisi
La ricerca indaga le relazioni che si sono instaurate nel corso degli anni tra il principio di legalità, inteso nella sua declinazione di principio di funzionalizzazione, e principio di concorrenza nell'ambito delle società per la gestione dei servizi pubblici locali. Più precisamente, lo scopo del lavoro è valutare le evoluzioni di tale rapporto, dal momento in cui gli enti locali sono stati ufficialmente autorizzati a costituire società per la gestione dei servizi pubblici locali nel 1990. Lo stimolo a sviluppare queste considerazioni trova la sua ragione nelle pressioni provenienti dalle istituzioni europee, che hanno gradualmente imposto una qualificazione prettamente economica ai servizi a favore della collettività, ritenuti un ambito in cui possa naturalmente imporsi una competizione economica tra operatori economici, indipendentemente dalla loro natura giuridica. Il problema del vincolo funzionale nella partecipazione in società degli enti locali è certamente l'oggetto principale del lavoro. Tuttavia, la questione non può essere analizzata separatamente dalle politiche di dismissione promosse dal legislatore nell'ultimo decennio. L'obiettivo principale delle riforme avviate è stato quello di frenare la proliferazione di società costituite dagli enti locali, così da garantire sia un risparmio di risorse pubbliche sia una maggiore facilità per gli imprenditori privati ad affacciarsi su mercati tradizionalmente appannaggio delle amministrazioni. Stona però con le intenzioni il fatto che gli obblighi ex lege di cessione delle partecipazioni azionarie detenute dagli enti locali non siano stati generalmente imposti per le società di gestione dei servizi pubblici (resi in favore della collettività), bensì per quelle che svolgono servizi strumentali (in favore dell'amministrazione stessa). La scelta appare contraddittoria, in quanto il distacco tra vincolo funzionale e partecipazione degli enti locali nella compagine societaria si ravvisa in particolar modo nel primo dei due moduli menzionati. Si assiste dunque ad una frammentazione del principio di legalità. ; The aim of this research is the analysis of the relationship between competition and legality – meant as the obligation for public bodies to act respecting the public interest established by the law – in local public services companies. In particular, the purpose is to focus on the evolution of such a relationship, become increasingly important in last years because of the possibility established for local bodies (in 1990) to select companies holding to carry on services for the community. The EU institutions have had a great influence on the issue due to the gradual qualification of public services as an economic activity regulated under the rules of the competition system. Therefore, EU institutions have required that both public and private traders must equally compete in this market, regardless of the scope of their activity and judicial nature. The obligation for local bodies to act under the public interest established by the law – although they behave as private actors establishing a company – is certainly the core of the research. Nevertheless the topic should be analysed at the same time considering the recent policy developments established by the law, which have been imposing local bodies to dismiss the shares they hold in their own companies. The goal is to get a relevant public founding savings and to make the entrance of private undertakings in this market easier. The scope of application of the legislation in force, which is limited to local companies directly offering their services to the holding public bodies, but not to the territorial community, seems to jeopardize the fragile balance between legality and competition in the public services market. The consequence is that the principle of legality is vanishing in local public services companies.
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In: Rivista italiana di politiche pubbliche, Heft 2, S. 69-92
ISSN: 1722-1137
In: Il politico: rivista italiana di scienze politiche ; rivista quardrimestrale, Band 60, S. 293-311
ISSN: 0032-325X
Examines strategies embodied in Jacques Delors' 1993 white paper on growth, competitiveness, and employment; European Union. Summary in English.
The Southern Caucasus is a power competition arena, a regional chessboard where the challenge posed by the Russian Federation to the US primacy is both reflecting and being played out. The resulting fluid and uncertain regional competitive scenario impinges upon local actors' foreign policy by restricting their freedom to maneuver. That is, the increasing Russian-US strife requires minor powers to make a clearer "battlefield choice" which, in turn, reinforces the trend towards regional and sub-regional strategic polarization. However, by deepening its "balanced" course of foreign policy, Azerbaijan seems to offer an exception to this trend. Starting from the features of the regional power competition, the article aims to highlight the essential characteristics of Azerbaijan's "balanced" foreign policy, demonstrating how the increasing power resources translated into greater resilience to environmental conditioning and into increasing margins of regional influence.
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In: Collana storica della Banca d'Italia. Contributi volume 13
In: Italian Political Science Review: Rivista italiana di scienza politica, Band 37, Heft 2, S. 207-232
ISSN: 0048-8402
The research is focused on the origin and the structure of the European party systems in long-standing democracies and in post-communist countries. Considering the differences between the western frozen party systems and the eastern unfrozen party systems, we propose a framework of analysis based on the theoretical and conceptual linkage between genetic approach and spatial theories of competition, identified in the normative component of a cleavage. At first, we propose some operational criteria to distinguish the dimensions of competition from the dimensions of identification through the use of the manifesto project surveys. Then, through the data of an expert survey and of some recent electoral mass surveys, we empirically test a set of propositions concerning, on the one hand, the congruence between party policy positions and party-voters policy positions and, on the other hand, the level of correlation between parties positions on different issue dimensions and their placement on the left-right axis.
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The need for an urgent application of a common transport policy in view of pursuing the European economic integration is denied by no-one, Naturally, this policy cannot account for the modalities and potential of the transport sector. Hence, a number of problems arise with reference to the harmonization of the rides on competition, as well as the need for the restructuring of national transport systems; on the other hand, there is the need to adapt infrastructures to traffic requirements. Notwithstanding, at present, there still seem to be much uncertainty and severe delays in adopting adequate community transport policy measures. Hence, there is a distinct impression that decision makers are less and less inclined to press for a common transport policy. One therefore cannot help but wonder: what has happened to the idea of a common transport policy?
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