Dottorato di ricerca in Diritto dei mercati europei e globali. Crisi, diritti, regolazione ; Il presente lavoro affronta il tema delle trasformazioni del diritto penale economico indotte dalla recente crisi economico-finanziaria, con l'intento di evidenziare come e in quale misura il contesto di crisi abbia influito sulle decisioni (legislative e giudiziarie, politiche e tecniche) di gestione, tramite pena, dei conflitti sociali. Passando per lo studio dei rapporti che storicamente intercorrono tra crisi e diritto, l'analisi si è sviluppata attraverso una sistematizzazione per tipologia dei fenomeni criminali associati alla crisi economico-finanziaria. Lo studio della risposta punitiva ai vari comportamenti criminali legati alla crisi, ossia i comportamenti crisis-related (le frodi finanziarie che s'inseriscono nella spiegazione multifattoriale della crisi), i comportamenti compulsati dalla crisi (in particolare, i reati d'obbligo in materia fiscale) e, infine, quelli incentivati (criminalità organizzata e criminalità del profitto in senso ampio) dalla crisi stessa, ha fatto emergere una caratterizzazione altamente congiunturale dell'intervento penalistico, segnato da un generale riorientamento dal fatto al fenomeno. Il lavoro ha altresì preso in esame, per operare un confronto e saggiarli nel contesto d'interesse, alcuni paradigmi penalistici di "crisi" già reperibili in dottrina (segnatamente, il diritto penale di transizione, d'eccezione e di lotta), anch'essi caratterizzati da congiunturalità e orientamento al fenomeno, finendo tuttavia col constatarne l'incapacità di spiegare compiutamente le torsioni subite dal diritto penale economico in relazione al fenomeno della crisi attuale. ; The aim of the present work is to analyse the impact of the latest global financial crisis of 2007-09 on the economic criminal law. In particular, I investigate whether and how the context of crisis has affected the various (legislative and judicial, political and technical) justifications behind the use of penalty as a tool to manage social conflicts. To this end, the analysis suggests a classification of the unlawful phenomena associated with the economic-financial crisis by making use of a criminological systematization. The use of penalty is thus observed as responding to criminal behaviours which are either crisis-related (financial frauds included in the multifactorial explanation of the crisis), crisis-compelled (in particular tax crimes) or, finally, crisis-incentivized (organized crime and "profit" crime in the broad sense). From this standpoint, criminal intervention shows a highly conjunctural characterization and appears to be much more phenomenon-oriented than fact-oriented. In the final part of the thesis, some classical criminal law paradigms of crisis were tested within the framework of the economic crisis (namely, the "transitional justice", the "criminal law of exception" and the "criminal law of fight" paradigms), also characterized by conjuncturality and orientation to the phenomenon. However, none of them seems able to fully explain the torsions undergone by economic criminal law in relation to the experience of the crisis.
La crisi pandemica ha portato molti osservatori a ipotesi paradigmatiche di cambiamento in campo culturale. Il saggio cerca di ricercare la fattibilità giuridica e normativa, de iure condito, di tali scenari futuri. In primo luogo, rileva che tale cambiamento consentirebbe l'applicazione dei principi europei e costituzionali di sussidiarietà orizzontale e verticale, nonché il rilancio delle politiche territoriali e integrate, in particolare quelle di natura culturale. Infine, vengono posti al vaglio possibili strumenti di governance partecipativa delle politiche di gestione culturale del territorio, quali fondamenti di comunità. Certamente bisognerà approfondire meglio le premesse, le analisi e le tesi dell'argomento qui esaminato. Gli eventi futuri possono indicare se le attuali premesse sistemiche e macroeconomiche incerte legate alla situazione di emergenza fossero corrette. Date queste premesse, si è cercato di fornire soluzioni attuabili nel quadro delle coordinate offerte dall'attuale ordinamento per rispondere con tempestività ed efficacia "alle sfide del cambiamento". The pandemic crisis led many observers to paradigmatic hypotheses of change in the cultural field. The essay tries to research the legal and regulatory feasibility, de iure condito, of such future scenarios. Firstly, it notes that such change would allow the application of European and constitutional principles of horizontal and vertical subsidiarity as well as the revitalization of territorial and integrated policies, in particular, those of cultural nature. Finally, possible participatory governance instruments of territorial cultural management policies, as community foundations, are placed under scrutiny. Certainly, the premises, analyzes and theses of the topic here examined will need to be better explored. Future events may indicate whether the current uncertain systemic and macro-economic premises linked to the emergency situation have been correct. Given these premises, the attempt was to provide feasible solutions within the framework of the coordinates offered by the current legal system in order to respond promptly and effectively "to the challenges of change".
La tesi mira a dimostrare l'esistenza di un principio di solidarietà nel diritto dell'Unione europea e, in particolare, nella nuova disciplina relativa alle modalità di gestione delle crisi bancarie. La tesi si articola in quattro capitoli. Il primo capitolo ricostruisce, dal punto di vista storico-filosofico, la nascita del termine 'solidarietà'. Questa analisi si è rivelata necessaria per comprendere la matrice ideologica che ha spinto il legislatore europeo ad adottare certe scelte normative in materia di solidarietà. Il secondo capitolo è dedicato all'esame delle disposizioni che nei trattati richiamano la nozione di 'solidarietà'. Il terzo capitolo affronta il problema di come originariamente il principio di solidarietà sia stato applicato nella legislazione secondaria relativa alla gestione dei dissesti bancari. Il quarto capitolo mira invece a verificare come sia stato declinato il principio di solidarietà nella nuova disciplina (Dir. sui DGS, Dir. BRRD, Reg. sul SRM), entrata in vigore tra il 2015 e il 2016, che ha introdotto innovativi strumenti di gestione delle insolvenze bancarie. In conclusione, la tesi tenta di dimostrare come anche in questo rinnovato quadro giuridico, conformemente a quanto statuito nei trattati, il principio di solidarietà sia stato attuato entro limiti ristretti e ben definiti. Gli interventi solidali di cui sopra sembrano, infatti, attivarsi solo in presenza di gravi difficoltà, che nel settore bancario si identificano nei pericoli di instabilità finanziaria che possono derivare dalla crisi anche di un singolo intermediario; viceversa, la 'regola' continua ad essere la non-solidarietà, come confermato dall'introduzione del bail-in che impone agli azionisti e ai creditori della banca di contribuire con i propri fondi all'assorbimento delle perdite e a ricapitalizzare l'ente in misura sufficiente per ricondurlo alla sua normale viabilità. ; The thesis is intended to demonstrate the existence of a principle of solidarity in the new European legal framework, i.e. the European Banking Union, which has laid down innovative tools in order to best manage the banking crises. This work is divided into four chapters. The first chapter aims to retraces which are the various nuances that characterize the semantics of this concept; this operation served to seize the ideological matrix that has led the European legislator to adopt certain legal provisions in terms of solidarity. The second chapter is devoted to the assessment of the provisions of the Treaties which refer to the concept of solidarity. The third chapter aims to ascertain how the principle of solidarity was originally applied in the secondary legislation concerning the management of bank failures. Chapter four, finally, analyses how it is declined the principle of solidarity in new legislation (DGS Directive, BRRD Directive, SRM Regulation), which came into force between 2015 and 2016 and has introduced innovative methods to manage the resolution of a bank with a capital shortfall. In conclusion, the thesis tries to prove that also in this renewed legal framework, in accordance with the Treaties, the principle of solidarity has been implemented within narrow and well defined limits. Indeed, both in the Treaties and secondary legislations, the 'rule' continues to be the non-solidarity; by contrast, the 'exception' continues to be the solidarity as confirmed by the new tools introduced, which could be activated by the competent authority only in presence of serious difficulties in the banking sector.
UID/FIL/00183/2019 ; Marxist internationalism was grounded in the cosmopolitan scope of capitalism, on the interdependences it created between national economies, and on the belief that it would collapse under its own contradictions. While the rst two tenets maintain their validity, the latter currently does not rests on a convincing scienti c basis. ere is nevertheless ample scope for positively retrieving the internationalist idea with practical implications, as shows the example of macroeconomic cooperation within the European Union. European integration is stuck on the cliff of a new mercantilism. Member states see European economy as the theatre of a competition between national economies, each seeking to maximize exports and to gain new market shares. Relations of economic power model the political relations among partners, design hierarchies, and result in economic and cultural hegemonies. On the eve of World War I, the socialist front broke on the political and cultural response to economic nationalism, mercantilism, and militarism, splitting between those who aligned with national interests and those who remained true to internationalism, from the vantage point of which nation- al con icts mirrored radical class con icts. e dilemma that confronts the present-day left is similar, and a consistent part of it is tempted to answer the continental crisis taking a clear step away from internationalism. Sovranism, i.e. unwinding European integration in the hope to take back national sovereignty, in particular, goes along with scepticism or open hostility to the common currency. Sovranist claims rest, however, both on a radical misappreciation of the factors that weighted on the eurozone crisis and on a defensive, rather than a progressive, attitude towards supranational integration. Rather than being an alternative to nationalist mercantilism, these claims are no more than its ip side. e present contribution defends these theses through an analysis of the main fault lines of the eurozone's current political constellation. It highlights the shortcomings of the sovranist conception of international economy and shows how a truly internationalist response that promotes further European integration, instead of fighting it, is both viable and realistic. A newly reconsidered internationalism would widen the scope for national political autonomy if it manages to turn the European integration process from a system of antagonistic interdependence into a system of true international cooperation. ; publishersversion ; published
This paper aims at exploring how and to what extent the International Organizations are able to deal with the international spread of the COVID-19 pandemic. Firstly, the WHO's normative background, concerning the socalled International Health Regulations (2005) and the powers of the Director General, will be assessed. Secondly, an analysis relating to the initial measures taken by the WHO in order to manage the uncontrolled spread of the virus will be proposed. It will be argued and stressed that the States did not comply with these measures, insofar as they perceived them as ineffective to slowing the worldwide contagion down. Ultimately, the paper will focus upon the United Nations Security Council's missed opportunity to uphold, from the very beginning, the WHO in its efforts to cope with the COVID-19 pandemic, underlining the differences between the Ebola crisis in 2014 and the current pandemic.
Il presente contributo muove da una riflessione sulle misure che garantiscono la prosecuzione dei lavori parlamentari durante le emergenze e, nel caso di specie, come la crisi sanitaria provocata dal virus COVID-19 ha inciso sulle attività dei Parlamenti degli Stati interessati dal contagio. Lo studio muoverà dall'analisi delle soluzioni messe in campo dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica italiani per poi vagliare le ipotesi, alternative a quest'ultime, ventilate nel dibattito dottrinario in atto. Si analizzerà come il Parlamento ed il Governo spagnolo abbiano impiegato – per la gestione della crisi sanitaria – strumenti che, sconosciuti all'ordinamento italiano, potrebbero essere dallo stesso imitati. ; The present paper is an investigation on the measures taken by the Parliament of the States affected by the virus COVID-19 to continue performing their tasks during this public health crisis and any future emergency. The study has its roots in the analysis of the solutions suggested by the Camera dei deputati and the Senato della Repubblica of the Italian Republic, from which it moves towards the investigation of alternative answers brought into being by the legal doctrinaire discussion. Furthermore, in the study, there will be a focus on how the Spanish Government and Parliament have been employing – in order to manage the crisis – some instruments that are nonexistent in the Italian set of laws but that may serve as a model for Italy.
The singular causal link among natural events (the magnitude-9 earthquake and the resultant tsunami of 11 March 2011), technological disaster (the meltdown of three of the six nuclear reactors at the Fukushima Daiichi nuclear power plant in the following days) and its human and environmental consequences, makes the Japanese case complex and, at the same time, paradigmatic of how post-disaster contexts can become an arena for competing perceptions, narratives and memories of the tragedy. The situation in post-disaster Fukushima is complicated by differentiated risk perceptions and socio-economic conditions which lead individuals to find different solutions to manage their fear, and by debatable measures of evacuation, relocation and support that contribute to sharpening divisions and tensions within local communities and families, and even among "forced" and "voluntary" evacuees. In such a fragmented situation, there are women who denounce the insufficient information on radiation and the government's nuclear policy and response to the nuclear crisis; demand guarantees for the health and safety of their children and communities, and adequate supports and compensations; and reaffirm the centrality of the nuclear disaster in national political agenda and identity. They contribute to re-build their communities, to create resilient society, and to make Fukushima a little less surreal.
The middle of the 15th century was a complicated period for the Crown of Aragon and especially for Barcelona: Alfonso V was engaged in the Italian wars, particularly against Florence and Milan, Genoa and Venice; the Kingdom of Naples had been annexed to the Crown, and required major efforts for its maintenance; at the same time, from the Catalan capital, demands for a "democratic" opening of the Council of Hundred were coming, which led to an evident internal instability, partly resulted from a proven monetary crisis and from the scarce capacity to manage the economy. Despite this, merchants, ship owners and bankers continued to advance their economic interests in the Mediterranean, even using institutions with a corporative nature, such as the Consulate of the sea. By analysing some registers containing protests of bills of exchange managed by the notary of the Consulate of Barcelona, an attempt will be made to highlight the evolution of Catalan mercantile-financial networks, particularly along the route to Southern Italy. The study will not analyse the technical use of the instrument of exchange, its aim will be bringing to light the strategies and protagonists in the process of insertion of mercantile and financial capital in Italy during the reign of Alfonso the Magnanimous and especially during the war against Florence. With this approach, the names of those people who were the protagonists of the large, daily movements of money between the political and commercial centres of the Catalan-Aragonese Commonwealth will emerge. An initial reconstruction of their activities and movements will be attempted, as well as connections with the most important operators in the European financial system, i. e. the Tuscans. ; La metà del secolo XV fu per la Corona d'Aragona e specialmente per Barcellona un periodo complicato: Alfonso V era impegnato nelle guerre italiane, in particolare contro Firenze e Milano, Genova e Venezia; il Regno di Napoli era stato annesso all'Unione, e richiedeva sforzi importanti per il suo ...
Fondata nel 1908, la Società Teatrale Internazionale (STIn) nasce con lo scopo di superare la crisi del teatro lirico attraverso una rivoluzione secondo criteri "industriali" dei modelli ottocenteschi di produzione, riunendo intorno a un capitale imponente, organizzato in una società anonima per azioni, i principali protagonisti della scena teatrale dell'Italia liberale (in primis Pietro Mascagni, gli editori Edoardo e Renzo Sonzogno, l'agente Walter Mocchi, il soprano Emma Carelli). Attiva fino al 1931, la società verrà liquidata dal Governatorato fascista di Roma, che diventato azionista nel 1926 troverà nella STIn – e nel teatro di sua proprietà, il Costanzi – un banco di prova privilegiato per sperimentare le riforme del mondo teatrale teorizzate dal regime. La Società Teatrale Internazionale riveste un'importanza notevole per la storia del teatro musicale sia per la rinomanza dei direttori, degli organizzatori e degli artisti coinvolti nel progetto, sia per l'importanza dei teatri a essa collegati. Caso assai raro nella storia del teatro italiano, le vicende della STIn possono essere ricostruite attraverso l'archivio societario, conservato presso l'Archivio Storico Capitolino di Roma e il cui ordinamento ha preso avvio in seguito alla presente ricerca. Lo studio dei documenti societari, integrati da ricerche presso gli archivi dei teatri in cui la STIn svolse la propria attività, consentono di ricostruire dall'interno, attraverso un caso di studio particolare ma significativo, un periodo cruciale per la storia del teatro italiano, toccando anche vari snodi di interesse internazionale. Tra gli episodi più rilevanti - qui ricostruiti attraverso numerosi autografi inediti - l'esperienza di Pietro Mascagni come organizzatore e direttore di teatro e le vicende distributive di Isabeau e del Piccolo Marat. The Società Teatrale Internazionale (STIn) was founded in 1908 by key protagonists of the operatic scene, including Pietro Mascagni, Emma Carelli, Walter Mocchi and the publishers Sonzogno. The Società aimed to tackle the crisis consuming the operatic world by renewing the system of production, taking inspiration the financial and managerial methods of the new American industry. STIn was founded as a limited company and an examination of its organisation reveals a lot about the idea of "industrial theatre". In its first season STIn purchased the Teatro Costanzi, the greatest opera house in Rome, and therefore had control of one of the most important opera houses in Italy. However, the operation was unsuccessful and the company was involved in a crisis which will lasted until the 1920s. In 1926 the fascist government of Rome became STIn's majority shareholder and it used the Teatro Constanzi to experiment with its theatrical politics. This book reconstructs the entire activity of the Società Teatrale Internazionale using a significant amount of hitherto unexplored sources. These include the company archive held in the Archivio Storico Capitolino in Rome and the theatre archives of the cities where the company developed its business. The key discovery of this research is that these documents allow us to reconstruct the activity of Pietro Mascagni as a theatre manager and trace the productions of Isabeau and Piccolo Marat by using many unpublished documents written by the composer himself.
La tesi di dottorato di Bruno Brancati concerne il ruolo delle corti nella crisi economica europea, con particolare attenzione alle decisioni relative ai diritti sociali. La tesi principale della ricerca è che, in questo particolare momento, il diritto pubblico europeo richiede un'espansione del ruolo delle corti. Infatti, l'autorità del diritto in Europa è in crisi, perché i confini tra i poteri nazionali e sovranazionali sono incerti. Questo contesto richiede un'espansione della "cultura della giustificazione". "Cultura dell'autorità" e "cultura della giustificazione" sono entrambe necessarie. La prima si concentra sull'autorizzazione ad agire dei vari attori. La seconda si concentra sulle ragioni sostanziali delle decisioni. Quando l' "autorità" è in crisi, l'espansione della "cultura della giustificazione" diventa molto importante, ed anche il ruolo delle corti. La "giurisdizionalizzazione" della crisi economica è un fatto, come dimostrano decisioni quali quella sull'ESM e il Fiscal Compact del Tribunale costituzionale tedesco (settembre 2012) o la decisione n. 187 del 2013 del Tribunale costituzionale portoghese, vertente su alcune misure di austerità. Il primo capitolo della ricerca spiega la tesi principale e la struttura del lavoro. Nel secondo capitolo è illustrata la prospettiva dei "conflitti d'autorità". Il costituzionalismo democratico nazionale e il diritto sovranazionale condividono un orizzonte ideale, ma nella storia della loro relazione è possibile distinguere due fasi: quella della "divergenza" e quella della "convergenza". Il diritto nazionale e quello sovranazionale si sovrappongono, e questa sovrapposizione innesca conflitti, perché essi sono diventati simili, ma non identici. Casi come Viking e Laval sono emblema di un importante conflitto tra queste due sfere. Nel terzo capitolo si può vedere che il livello nazionale e quello sovranazionale si intrecciano nella governance economica e finanziaria. Lo spazio per le valutazioni discrezionali in quest'area incrementa le incertezze dei confini tra i due livelli. Nel quarto capitolo, viene presentato il ruolo del rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell'Unione europea nella prospettiva dei "conflitti d'autorità" e viene considerato il caso OMT. Poi, il capitolo si concentra sui rapporti tra diritto nazionale e diritto sovranazionale nelle "giurisprudenze costituzionali della crisi" portoghese e italiana. Nel quinto capitolo sono stati presentati alcuni argomenti classici, usati contro la giurisdizionalizzazione dei diritti sociali: legittimazione democratica, policentricità, expertise, flessibilità. Le relazioni tra il giudice ed il legislatore in quest'area sono spesso problematiche ed il controllo di proporzionalità può essere molto utile da questo punto di vista. Esso può rispettare la sfera legislativa, ma può anche essere molto pervasivo. Nel sesto capitolo, sono considerati alcuni modi di fare uso del controllo di proporzionalità nella giurisprudenza costituzionale della crisi italiana e portoghese. Le due Corti costituzionali si sono confrontate con la questione dell'equa distribuzione dei sacrifici, ma non sono state sempre persuasive. In altre decisioni, la mancata ricezione di adeguate giustificazioni del sacrificio di un diritto ha giocato un ruolo importante. Allocando l' "onere della giustificazione" sul legislatore, il giudice riconosce i suoi deficit, ma svolge anche un controllo molto efficace. Il settimo capitolo si concentra sulla limitazione degli effetti delle decisioni di incostituzionalità. Questa tecnica è molto utile, a causa della policentricità dei casi riguardanti l'allocazione delle risorse. Sia la Corte costituzionale italiana che il Tribunale costituzionale portoghese sono stati criticati per l'uso di questa tecnica. Inoltre, la giurisprudenza della crisi fornisce un'altra indicazione: il giudice può essere molto efficace se le sue decisioni sono pronunciate subito dopo l'adozione della misura. L'ottavo capitolo contiene le conclusioni del lavoro. La crisi mette alla prova le costituzioni, e le costituzioni appaiono "minimalizzate". Esse riescono a limitare la durezza della politica di austerità, ma non possono stravolgerla. Esse potrebbero perfino legittimarla, addomesticandola. Nella giurisprudenza della crisi, le corti corrono il rischio di perdere la propria legittimazione. La proporzionalità è una tecnica che può enfatizzare la discrezionalità del giudice. L'allocazione di un onere di giustificazione sul legislatore può limitarla, senza eliminarla. La limitazione degli effetti temporali della decisione comporta il rischio di politicizzazione del giudice, ma questa tecnica è molto utile in tempo di crisi, perché consente al giudice di adottare un' "etica della responsabilità". Tuttavia, l'adozione di una tale etica deve rispettare le regole che disciplinano il processo davanti alla corte costituzionale e deve essere controllata da un rigoroso ragionamento giuridico. Bruno Brancati's Phd thesis concerns the role of courts in the European economic crisis, with particular attention paid to decisions related to social rights. The main claim of the research is that, in this particular moment, European public law requires an expansion of the role of courts. In fact, the authority of law in Europe is in crisis, because the boundaries between national and supranational powers are uncertain. This context requires an expansion of the "culture of justification". "Culture of authority" and "culture of justification" are both necessary. The first one focuses on the authorization to act of the various actors. The second one focuses on the substantive reasons in support of the decisions to be taken. When the "authority" is in crisis, the expansion of the "culture of justification" becomes very important, and the role of the courts too. The "judicialization" of the economic crisis is a fact. Decisions such as the one about ESM and Fiscal Compact of the German Constitutional Court (September 2012) or decision n. 187/2013 of the Portuguese Constitutional Court, about austerity measures, demonstrate that. The first chapter of the research explains the main claim and the structure of the work. In the second chapter the perspective of the "conflicts of authority" is illustrated. National democratic constitutionalism and supranational law share an ideal horizon, but in the history of their relationship it is possible to distinguish two phases: a phase of "divergence" and a phase of "convergence". The national law and the supranational one overlap, and this overlapping triggers conflicts, because they have become similar, but not identical. Cases such as Viking and Laval are emblematic of an important conflict between these two spheres. In the third chapter one can see that the national level and the supranational one interweave in the economic and financial governance. The space for discretionary evaluations in this area increases the uncertainties of the boundaries between the two levels. In the fourth chapter, the role of the preliminary ruling question sent to CJEU is presented in the perspective of the "conflicts of authority" and the OMT case is considered. Then, this chapter focuses on the relationships between national law and supranational one in the Portuguese and Italian "crisis constitutional case law". In the fifth chapter, some classical arguments, used against the judicialization of social rights, are presented: democratic legitimacy, polycentricity, expertise, flexibility. The relationships between the judge and the legislature in this area are often problematic and proportionality review can be very useful in this respect. It can respect the legislative sphere, but can also be very pervasive. In the sixth chapter, some ways of making use of proportionality review in the Portuguese and Italian crisis constitutional case law are considered. The two Constitutional Courts have faced the issue of the fair distribution of sacrifices, but they have not always been persuasive. In other decisions the failure to receive adequate justification of a sacrifice of a right played an important role. By allocating the "burden of justification" to the legislature,, the judge recognizes its deficits, but also plays a very effective control. The seventh chapter focuses on the limitation of the effects of the decisions of unconstitutionality. This technique is very useful, because of the polycentricity of the cases regarding the allocation of resources. Both the Portuguese and the Italian Constitutional Courts have been criticized because of the use of this technique. Then, the crisis case law provides another insight: the judge can be very effective if its decisions are delivered soon after the adoption of the measure. The eighth chapter contains the conclusions of the work. The crisis represents a test for constitutions, and constitutions appear "minimized". They manage to limit the hardness of the austerity policy, but they cannot upset it. They could even legitimize it, by taming it. In the crisis case law, the courts run the risk of losing their legitimacy. Proportionality is a technique that can emphasize the discretion of the judge. The allocation of the burden of justification to the legislature can limit it, without eliminating it. The limitation of the temporal effects of the decision involves the risk of politicization of the judge, but this technique is very helpful in times of crisis, because it allows the judge to adopt an "ethics of responsibility". Yet, the adoption of such an ethics must respect the rules that regulate the trial before the constitutional court and must be controlled by a rigorous legal reasoning.
La questione della decadenza dello Stato acquisisce particolare rilevanza nella filosofia politica moderna. Nelle loro opere Hobbes e Spinoza esaminano le cause che possono condurre alla dissoluzione dello Stato, con il proposito di introdurre dei rimedi per salvarlo dalla rovina, o almeno per ritardarne il crollo. Prendendo spunto dalla riflessione di Machiavelli sul "ritorno ai principi", la ricerca si concentra sull'analisi degli interventi politici, introdotti e suggeriti da Hobbes e Spinoza, per prevenire la diffusione delle ribellioni, la costituzione delle fazioni e, più in generale, per sradicare le cause che conducono lo Stato sull'orlo della crisi. In questa indagine assume una notevole rilevanza lo studio delle strategie elaborate dai pensatori per garantire stabilità alle istituzioni statali e per eliminare i motivi di discordia e di conflitto. Mentre non può esservi alcun controllo sulle invasioni straniere, le cause interne della decadenza devono essere, entro un certo limite, previste e anticipate, in modo da evitare l'impatto potenzialmente distruttivo sullo Stato. Il lavoro si conclude con la messa a fuoco delle analogie e delle differenze tra le elaborazioni politiche di Hobbes e di Spinoza, uniti dallo sforzo di identificare i germi della dissoluzione situati all'interno dello Stato, al fine di rimuoverli. Anche se non riescono a rendere lo Stato eterno – quest'operazione non è possibile dal momento che nulla di quello che fanno i mortali può essere immortale – tentano di organizzarlo affinché duri il più a lungo possibile. The question of the decadence of the State acquires a significant value in modern political philosophy. In their works Hobbes and Spinoza investigate the causes that may lead to the dissolution of the State, with the purpose to introduce remedies to save the State from its ruin or at least to delay its fall. Starting from Machiavellian "return back to the principles", this research focuses on the political interventions, which are introduced and suggested by these philosophers, to prevent the State from the spread of rebellions, from the proliferation of factions and, in general, to eradicate the causes that lead to the crisis of the State. In this study, it is extremely significant the analysis of the strategies, which are developed by these philosophers, to grant stability to the political institutions and to eliminate conflicting causes. While there cannot be any control over foreign invasions, the internal causes of the decadence should be foreseen to a certain extent, to avoid potentially destructive impact on the State. This work ends by focusing analogies and differences between the political theories by Hobbes and Spinoza. Their similar effort is to identify the seeds of the dissolution within the State in order to remove them. Even if they do not manage to make the State eternal – it is not possible since nothing that mortals make can be immortal –, they try to organize it with the purpose to last as long as possible.
Il primo capitolo di questo lavoro è dedicato all'opera svolta dagli amministratori locali e da un ente governativo come la Camera di commercio per arrivare a decifrare le effettive caratteristiche del quadro locale dal punto di vista economico, sociale, della percezione e del significato che assumono i consumi e gli spazi urbani ad essi dedicati. La caratteristica più originale rilevata dagli amministratori (che contano tra le proprie fila studiosi come Ardigò, Zangheri e Bellettini) è quella di una notevole omogeneità politica e culturale del quadro sociale. E questo, nonostante le massicce immigrazioni che sono, in proporzione, seconde solo quelle di Milano, ma per la stragrande maggioranza provenienti dalla stessa provincia o, al massimo, dalla regione e da analoghi percorsi di socializzazione e di formazione. Fondando essenzialmente su questa omogeneità (capitolo secondo), gli enti bolognesi cercarono di governare la trasformazione della città e anche l'espansione dei consumi che appariva colpita da eccessi e distorsioni. Facendo leva sulle pesanti crisi del 1963-1965 e del 1973-1977, gli amministratori locali puntarono ad ottenere la propria legittimazione fondandola proprio sui consumi, sulla base di una precisa cognizione del nuovo che arrivava, ma schierandosi decisamente a contenerne gli effetti dirompenti sul tessuto locale e indirizzando gli sforzi acquisitivi dei bolognesi sulla base di una temperante razionalizzazione nutrita di pianificazione urbanistica. Ritardi, spinte dal basso, ostacoli burocratici e legislativi resero questi percorsi difficili, o comunque assai poco lineari; fino a che l'ingresso negli anni Ottanta non ne modificò sensibilmente il corso. Ma questo, allo stato attuale delle conoscenze, è già tema per nuova ricerca. Il terzo capitolo è dedicato alla visualizzazione cartografica (GIS) dell'espansione degli spazi commerciali urbani durante le fasi più significative del miracolo. ; The first chapter of this work deals with the actions carried on by local Administrators and a governmental board, the Chamber of Commerce, in order to understand the real characteristics of the local situation from an economic and social point of view and evaluate the perception and meaning of consumption and of urban areas involved. The most original aspect pointed out by the Administrators (eminent scholars such as Ardigo', Zangheri and Bellettini) is the great cultural and political homogeneity of the social scene. Despite the massive immigration, proportionally second most important only after Milan, but mainly coming from the same province or, at most, from the region and with similar social and development experience. Starting from this homogeneity (second chapter) the Boards of Bologna tried to manage the town transformation and the increase of consumption s, which sometimes seemed to be distorted and excessive. Working on the big crisis of 1963-1965 and 1873-1977, local administrators tried to obtain their legitimization grounded on consumption, aware of the new trend arriving, but deeply concerned to limit the breaking effects on the local fabric and to address the gaining efforts of "Bolognesi" by a governance fed by city planning. Delays, common claims, law and burocratic obstacles made this way really hard and not linear up to the '80s, when the trend changed. The third chapter visualizes the map of the expansion of commercial areas during the most important boom phases, by using GIS.
La presente ricerca si propone di esaminare l'evoluzione del principio di solidarietà interstatale nell'ambito della politica di asilo europea. L'attuazione di tale principio è stata invocata in occasione dei recenti flussi migratori, composti principalmente da persone bisognose di protezione internazionale, che hanno sovraccaricato la capacità di accoglienza di alcuni Paesi euro-mediterranei. Il SECA si è dimostrato fragile e inadeguato, principalmente a causa della mancanza di coordinamento interstatale e di sostegno ai Paesi di primo asilo in difficoltà. E' emersa pertanto con chiarezza la necessità di tradurre in concreto il concetto di burden-sharing, favorendo una più equa ripartizione intra-europea degli oneri e delle responsabilità in materia di asilo. In primo luogo, la ricerca delinea il concetto di "burden-sharing", inteso come declinazione del principio di solidarietà e finalizzato a realizzare un'equa distribuzione dei rischi e dei costi tra i membri di un gruppo per il raggiungimento di un obiettivo comune. In particolare, si approfondisce il dibattito sviluppatosi su tale principio in diverse aree del diritto internazionale e i meccanismi adottati per renderlo operativo. Quindi si analizza la natura e il contenuto del principio di solidarietà nell'ambito del diritto dell'Unione Europea, percorrendo le fasi principali dell'evoluzione della politica europea di asilo e esaminando il diritto primario e secondario dell'UE rilevante. Particolare attenzione è dedicata al sistema Dublino, la cui analisi è incentrata sul principio di mutua fiducia, in base al quale si presume che tutti gli Stati membri sono rispettosi del divieto di refoulement e quindi si considerano reciprocamente sicuri. Infine, si esamina la risposta dell'EU all'emergenza umanitaria provocata dalla guerra in Siria al fine di stabilire se l'attuale politica di asilo europea rappresenta una concreta espressione del principio di solidarietà o se, al contrario, l'Unione Europea abbia scelto di percorrere la strada opposta a quella tracciata da tale concetto. ; The principle of solidarity among EU Member States and its expression through the fair sharing of responsibility represent one of the constitutive elements of the Common European Asylum System (CEAS) and, more generally, of the European Union idea. Nevertheless, this principle has not found an effective implementation in European policies yet. The aim of this research is to argue, firstly, that the application of the principle of burden-sharing is a condicio sine qua non for the effectiveness of the CEAS as well as a way to ensure the commitment to international human rights standard. Moreover, it seeks to demonstrate the inefficiency of the instruments adopted so far by the European Union to enhance intra-EU solidarity. The first part analyses the role of the principle of "burden-sharing" in international law and, in particular, its application in security law, environmental law and refugee law. The second chapter examines the legal nature and the content of the principle of solidarity in EU law, identifying its role in primary and secondary law and describing its evolution in the European asylum policy. The third chapter addresses the major dysfunctions of the Dublin System, which allocates to Member States the responsibility for asylum claims examination. In particular, it describes the consequences of this deficiency, such as the difficulties in assuring the respect of fundamental rights standards, and in complying with the duty to gather fingerprints by the Member States situated at the EU external border. Finally the research analyses the instruments adopted by the EU in order to manage the current "refugee crisis", such as the EU-Turkey agreement, the emergency relocation mechanisms and the hotpost approach. ; Le flux massif des réfugiés provenant de la Syrie a pris au dépourvu la capacité d'accueil de certains pays euro-méditerranéens, et mis en relief l'absence de solidarité et de partage équitable de responsabilités entre les États de l'Union européenne. En premier lieu, cette étude définit le concept de "burden-sharing" entendu comme une mesure concrète de solidarité à réaliser à travers la distribution des risques et des coûts parmi les membres d'un groupe pour la réalisation d'un objectif commun. Après avoir analysé l'évolution de ce principe dans le droit international, on évalue sa mise en oeuvre dans l'ordre juridique de l'Union européenne, notamment, dans le Système Européen Commun d'Asile (SECA) consacré par l'article 80 TFUE. En analysant le system Dublin et les réponses les plus actuelles à l'émergence syrienne on conclut que l'Union européenne est encore loin de la complète réalisation du principe du burden sharing.
mercato del credito nelle Regioni esercita una funzione rilevante per il progresso armonioso dei territori di riferimento. Anche la Costituzione assegna al servizio del credito un ruolo di promozione dello sviluppo economico. Le Regioni, sia a statuto speciale sia a statuto ordinario, intraprendono delle azioni in tal senso, considerando il nesso di strumentalità tra le materie del credito e le materie di competenza regionale. Con la crisi economica che ha colpito i mercati internazionali e nazionali è emersa, in modo ancora più evidente, la necessità di una riflessione e di una proposta sul ruolo che il soggetto pubblico può svolgere per la crescita del sistema economico, con una crescente rilevanza e criticità del ruolo della finanza pubblica chiamata sia a contribuire allo sviluppo economico che a risanare i bilanci pubblici. In questo contesto assumono rilevanza le iniziative promosse dalle Regioni nel settore del mercato del credito. Tra gli strumenti a loro disposizione ci sono le società finanziarie regionali, soggetti partecipati dalle Regioni attraverso le quali queste ultime, molto spesso, gestiscono i fondi di garanzia costituiti proprio a servizio del credito. L'interesse per queste società, dunque, scaturisce dalla necessità delle Regioni di promuovere iniziative per lo sviluppo socio-economico del proprio territorio, anche attraverso questi soggetti, sovente creati con apposite leggi regionali e che sono lo strumento per l'attuazione delle politiche economiche e finanziarie delle Regioni e rappresentano un sistema alternativo al credito ordinario. Si tratta di soggetti che attualmente sono al centro di un importante processo di riordino, ex art. 106 del Testo unico bancario, in relazione al tema dei controlli da parte della Banca d'Italia. Inoltre, la materia è interessata dalla riforma delle società partecipate pubbliche prevista dalla legge delega 7 agosto 2015, n. 124: nella sua versione preliminare, il decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175 "Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica", se non fosse stato opportunamente emendato, avrebbe potuto avere un impatto negativo proprio sulle società finanziarie regionali e sulla loro operatività. Obiettivo del presente capitolo è analizzare tali tipologie di società partecipate pubbliche, indagando sui vari modelli operativi e sul loro ruolo di attori dello sviluppo nel panorama creditizio regionale in un'ottica di governo multilivello, mettendone in luce l'aspetto giuspubblicistico e la collocazione nel contesto della forma di stato regionale e della regolazione economica. ; The regional credit market plays a major role in the harmonious progress of the reference territories, and the Constitution also assigns credit to the role of promoting economic development. The Regions, both by special statute and by ordinary statute, undertake such actions, taking into account the link between instrumentalities and matters of regional competence. With the economic crisis affecting the international and national markets, the need for a reflection and a proposal on the role that the public bodies can play for the growth and development of the economic system emerged even more clearly, with growing relevance and criticality of the role of public finance called to contribute to economic development and to the rescue of public budgets. In this context, the initiatives promoted by the Regions in the credit market are relevant. Among the tools at their disposal are the regional finance companies, which are participants in the Regions and through which the latter, very often, manage the guarantee funds set up in the service of credit. The interest for these societies, therefore, derives from the need for the Regions to promote initiatives for the socio-economic development of their territory, even through these bodies, often created by specific regional laws. They are the instrument for the implementation of economic policies and financial services of the Regions and represent an alternative system to ordinary credit. These entities are currently at the center of an important reordering process, ex art. 106 of the Consolidated Law on Banking, in relation to the subject of controls by the Bank of Italy. In addition, the reform of the publicly-owned companies, led to the approval of the Legislative Decree No. 175/2016, "Consolidated Law on Publicly-Owned Companies". If its preliminary version was not been appropriately amended, it could have had a negative impact on the regional finance companies and their operation. The aim of this chapter is to analyze these types of publicly-owned companies, investigating the various operating models and their role as actors of development in the regional credit landscape in a multilevel governance perspective, highlighting the public-sector aspect and its location in the context of the form of regional status and of the government of the economy.
RIASSUNTO TESI Il concetto della performance, della sua misurazione, gestione e controllo, accanto a quelli di efficienza, trasparenza, accountability e responsabilità, rappresentano gli elementi fondanti la dottrina del New Public Management e in quanto tali sono stato oggetto di studi accademici e analisi da parte dei professionisti del settore pubblico. La crisi economica dei primi anni '90, le sue implicazioni e le conseguenti tensioni politiche hanno aumentato l'interesse dei governi e parlamenti italiani, che si sono susseguiti, sulle problematiche dell'aumento incontrollato della spesa e del debito pubblico. La conseguenza immediata di questa nuova attenzione, anche per le nuove esigenze di bilancio derivanti dal processo di adesione all'Unione Europea, è stata un incremento della produzione legislativa. In questo contesto gli interventi legislativi, a partire in primo luogo dalla legge n. 142 del 1990, hanno avuto tutti il medesimo filo conduttore, ovvero l'obiettivo di realizzare in concreto il disegno costituzionale di articolazione del governo centrale nei suoi livelli territoriali, quali Comuni, Province e Regioni (queste ultime previste successivamente nel 1970, operative con il d.P.R. n 616/77). I governi e i parlamenti hanno incentrato la loro azione legislativa su interventi finalizzati a favorire il decentramento amministrativo e l'autonomia locale, dapprima solo statutaria e regolamentare, poi anche impositiva, finanziaria e gestionale. L'attenzione nei confronti della programmazione dell'attività amministrativa locale, e successivamente anche sulle prestazioni pubbliche, è aumentato contestualmente al crescere delle esigenze informative dei cittadini sulle modalità di utilizzo delle scarse risorse pubbliche (derivanti in grande parte dal gettito fiscale), al fine di poter garantire i servizi essenziali alla collettività. Gli organi di indirizzo politico – amministrativo orientano la gestione tramite il complesso di decisioni ed azioni organizzative che seguono le linee di indirizzo generali (D.Lgs 165/2001), la definizione di piani, programmi e direttive generali. L'oggetto della Legge n. 150 del 2009 (c.d. riforma Brunetta) è la performance della pubblica amministrazione, la performance organizzativa ed individuale dei dipendenti pubblici. Quest'ultima in particolare è un tema sensibile nel dibattito pubblico, spesso con un'accezione negativa nell'opinione pubblica. A seguito dei più recenti interventi in materia di armonizzazione contabile, si è ritenuto fosse necessario e interessante avviare una riflessione sul complessivo sistema di programmazione e controllo della performance negli enti locali allo scopo di sviluppare un modello della performance integrato. In questo senso, la presente tesi di dottorato si è concentrata sugli strumenti a disposizione degli enti locali italiani per la programmazione, la misurazione e la gestione della performance, partendo dai primi dettati legislativi in materia di programmazione e controllo, analizzando successivamente quanto introdotto dal D.Lgs 150/09 e più recentemente dal D.Lgs 118/2011, al fine di giungere allo sviluppo di uno strumento che rispondesse alle principali esigenze informative in materia di performance della PA locale. A questo scopo, inizialmente è stata effettuata un'analisi della letteratura, il più completa possibile, sul concetto della performance e della sua misurazione, sottolineando i benefici e gli effetti inaspettati delle misure di performance, i limiti e la differenze esistenti tra misurazione e gestione della performance. La trattazione successivamente si concentrerà sull'illustrazione dei concetti di indicatori e misure di performance, dal punto di vista delle caratteristiche e differente principali, oltre che dell'utilità, dei possibili usi ed utilizzatori dell'informazione di performance (ad esempio: decision-makers, politici e cittadini). L'analisi del background teorico sarà finalizzata alla descrizione del complessivo contesto del tema della performance tramite i) il contesto internazionale del settore pubblico e ii) le dinamiche della performance delle pubbliche amministrazione. Il contesto specifico di rifermento è quello degli enti locali italiani, 1) descritto nei suoi aspetti normativi e dottrinali in termini di programmazione, performance, pianificazione e gestione della performance nonché di armonizzazione contabile e di controllo, con particolare riferimento ai controlli interni, e 2) analizzato con riferimento a principi, criteri, obiettivi e strumenti pluriennali ed annuali che ogni ente è tenuto e può utilizzare per poter al meglio pianificare, programmazione e controllare le proprie prestazioni di breve, medio e lungo termine. Una volta delineato il background teorico si procederà alla descrizione di un'ipotesi di piano integrato della performance, sotto il punto di vista del processo di sviluppo e degli strumenti, con l'evidenziazione di punti di forza, possibili benefici, ma anche dei limiti e delle questioni non affrontate o che rimangono senza una risposta efficace. A titolo di approfondimento verrà presentato un caso di studio per evidenziare come un sistema integrato di performance possa essere considerato un sistema di governance amministrativa. La definizione del modello è stato guidata da due principi guida: i) semplificazione del contesto e ii) riduzione della complessità degli strumenti. Il tutto, in una prospettiva di possibile futura applicazione pratica all'interno degli enti locali italiani di piccole dimensioni. Tali enti sono caratterizzati da strutture organizzative con un minor grado di complessità, minori risorse economiche, finanziarie, strumentali ed umane, rispetto ad enti di maggiori dimensioni. Per queste ragioni, questi enti rappresentano un miglior contesto in cui adottare uno strumento di pianificazione e programmazione semplice e chiaro che possa aggiungersi agli altri adempimenti previsti per legge, senza appesantire troppo la gestione amministrativa. Se da un lato il modello proposto ha il vantaggio di riunire in un unico documento gli elementi di pianificazione e programmazione della performance strategica con collegamenti chiari e diretti ai documenti di programmazione pluriennali dell'intera attività amministrativa degli enti (DUP) e a quelli di gestione amministrativa e di bilancio (PEG), dall'altro potrebbe incorrere nel rischio di recepimento dello stesso come mero elemento formale, senza un'utilità sostanziale. Lo strumento ipotizzato permette, da un lato, di rispondere a quanto previsto dalla riforma del 2009 e con i dettati derivanti dal processo di armonizzazione contabile, ma, dall'altro, potrebbe contribuire a creare confusione, soprattutto all'interno di quegli enti locali con competenze limitate e risorse inadeguate all'utilizzo di strumenti innovativi per la gestione strategica e dell'intero ciclo di programmazione e controllo A questi punti possono e devono essere aggiunte riflessioni in merito alle modalità di trasmissione, gestione e comunicazione dell'informazione di performance oltre che di conciliazione e sintesi con i processi di decentramento amministrativo, di sviluppo ed affermazione dell'autonomia locale, nel nuovo quadro dei vincoli finanziaria, economici ed istituzionali nazionali e comunitari. THESIS SUMMARY Performance, performance measurement, management and control, alongside the concepts of efficiency, transparency, accountability and responsibility are considered the basis of New Public Management by both scholars and practioners of public sector. The economic crisis at the beginning of the 90's, its implications and political tensions have increased the concern of Italian governments and parliaments (over the years) on uncontrolled growth of public expenses and public debt. An increasing legislative provision on local government dynamics and principles was a consequence of this concerning, amplifying also by the new European Union's budget procedures and needs. The State organization in different levels of government as stated by the constitutional prevision was the focus of main legislative measures (starting form the law no. 142/1990) . In particular Italian local governments are articled in three different levels: Municipality, Provinces and Regions (last are stated in 1970 but became operating with the republican president decree no. 616/77). Moreover governments and parliaments focused their attention on the promotion of administrative decentralization and local statutory, regulative, fiscal, financial and management autonomy. The focus on local government planning activity and performance increased as well as the attention on citizens' informative needs about the use of scarce public resources in order to guarantee the public services. Decisions and actions of the political and administrative bodies followed the general guidelines (legislative decree 165/2001), plans and programs. The object of the Law no. 150 of 2009 (Brunetta Law) is public administration performance, organizational and individual performance of public employees. The public performance is often a sensitive issue in the public debate and generates negative point of views. The last regulation on accounting harmonization generates i) a rethinking process about the overall local governments performance programming and control systems ii) to develop an integrated system to satisfy informative needs on local public administration performance. The present PhD thesis's focused on Italian local governments tools and procedures to i) program, ii) measure and iii) manage the performance by the analysis of the legislative provisions until the last legislative decree 150/09 and the legislative decree 118/2011. First, a full literature review about performance meanings and performance measurement has been carried out. This work highlighted the benefits and the unexpected effects of the performance measures, their limitations and the existing differences between performance measurement and management. Then, concepts of indicators and performance measures are introduced, their principal features and differences, utility and possible uses and the users of performance information (e.g. decision makers, politicians, citizens). The presentation of the theoretical background will be aimed to describe the overall context of performance issue through, i) the international context of public sector and ii) the local public administration performance dynamics. The specific context of this dissertation will be the Italian local government focusing on 1) the description of legislation and doctrine for the programming, planning and management of performance, as well as the accounting harmonization and internal controls and 2) the analysis of local governments' principles, criteria, aims and tools for long and short term performance planning, programming and controls. The next section will be dedicated to describe an hypothesis of integrated performance plan, its development process and tools, its strengths and weaknesses, and the non-addressed and unresolved issues. Further a case study is presented in order to highlight how an integrated performance system can be considered as an administrative governance system. The overall analysis is guided by two principles: i) context simplification and ii) tools' complexity reduction. The future perspective of its practical application is represented by small local governments, characterized by lower complexity and economic, financial, instrumental and human resources than larger ones. For these reasons small governments are better context to apply a new simple tool in addition to the traditional legislative fulfillments without increasing the administrative complexity. Elements of performance planning and programming and their connections with the others multiannual programming, budgeting and management documents (Single Programming Document: DUP, Executive Management Plan: PEG) are included in one single document. However, this system can be seen as another mere formality, without substantial benefits. It meets the aims of the 2009 reform and the principles of the accounting harmonization but it can also create confusion, in particular for local governments with limited skills and inadequate resources to use innovative tools of strategic governance, programming and control. Finally, it will be presented a reflection about systems of performance information transmission, management and communication and the settlement between decentralization processes, development and statement of local autonomy, national and European economic-financial constraints.