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In: Ricerche. Sociologia
Il fenomeno dell'abbandono delle campagne e del pro-gressivo inurbamento della popolazione pone alle città al-cune sfide legate alla sostenibilità. Una di queste sfide ri-guarda il cibo, che da un lato deve garantire la nutrizione dei cittadini, dall'altro rappresenta un veicolo culturale per il progresso della società. Così le politiche alimentari ur-bane vanno ben oltre l'esigenza di "nutrire la città", inve-stendo l'innovazione sociale ed economica, le politiche di welfare, il governo delle aree urbane e le rappresentanze democratiche. La centralità delle città in questo contesto mette in discus-sione le politiche euro-unionali impostate a livello nazio-nale, e propone una struttura orizzontale in cui la condivi-sione delle buone pratiche è elemento chiave per riformare in modo sostenibile, equo e sano il sistema agroalimentare mondiale . Al fine di contestualizzare l'attuale stato delle politiche alimentari urbane, la prima parte dell'analisi intende con-centrarsi sull'evoluzione storica e sociale del concetto stesso di food policy nello spazio urbano, delineando gli aspetti principali delle politiche alimentari nello spazio che, come dirò, può essere definito "rurbano". Saranno poi esaminate le scelte politiche tese ad incenti-vare l'applicazione delle nuove tecnologie in ambito agri-colo per migliorare la qualità della produzione sul campo e realizzare l'agricoltura di precisione che molti studiosi considerano la "terza rivoluzione verde": sostenere l'agricoltura intelligente è il primo passo per rendere pos-sibile un sistema produttivo localizzato, a discapito del si-stema di globalizzazione avviato tra il XIX ed il XX seco-lo. Tale ultima tendenza alla localizzazione della produzione alimentare è resa evidente dalla diffusione dei prodotti alimentari locali, e dalla scelta di sostenere sistemi di filie-ra corta per quanto attiene alla produzione alimentare ur-bana, tanto a livello nazionale quanto a livello comunitario ed internazionale. Saranno oggetto dell'elaborato le speci-fiche forme dei sistemi di filiera corta: la vendita diretta, i farmers market, l'e-commerce, i gruppi di acquisto solida-li. A seguire saranno studiate le pratiche indicate general-mente con il termine di "orticoltura urbana": sin dalle loro origine queste riaffermano l'effimera divisione tra città e campagna e tendono a favorire una impostazione di base in favore della localizzazione dei prodotti, proponendosi proprio come esempio di forma di produzione alimentare nello spazio urbano/cittadino. In conclusione, l'elaborato si concentrerà sull'analisi delle forme di città sostenibili alla cui base sono dettate politi-che alimentari in cui la localizzazione della produzione alimentare completa un più ampio stile di vita alternativo al modello delle città industriali globalizzate. In questo senso sarà introdotta la pratica del consumo collaborativo come potenziale mezzo per veicolare positivamente le buone politiche alimentari a livello urbano.
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In: Quaderni di finanza 34
Agriculture was the driving force that provided the opportunity for the development of human civilisation; food surpluses made it possible to develop non-agricultural activities (priest and warrior classes) which resulted in the emergence of economic stratification continuing up till today (workers and annuitants, the rich and the poor). However, despite the fact that the means of transport are readily available, the distribution of food among all mankind is still inadequate. The European legislature in the last twenty years and the evolutionary trends of international trade have gradually marked out a declared and conscious integration between product rules and production rules, between the life cycle and the market, increasing the role of business in the creation of a regulatory and integrated model which perceives and understands the essential and growing importance attached to decisions that place a premium on environmental integrity and the correct use of natural resources. Nevertheless, climate change and the need to change the development model are moving in the direction of a drastic reduction in livestock farming in order to reduce methane and CO2 production and to the replacement of meat with laboratory products containing proteins presumably derived from meat particles that have never lived in a cowshed; to the strong revalorization of forests and their cultivation in dry or arctic areas or in very high mountains in order to trap CO2; to the development of herbaceous plants modified to produce not only carbohydrates but also vitamins and proteins. In short, we are moving towards a new agricultural revolution in which the environmental objective will also be accompanied by a productive one: man will support tree crops and some herbaceous crops, will drastically reduce animal husbandry, giving rise to a new agriculture, more efficient from the environmental point of view, but also better adapted to achieve the coupling of the first sector with the question of mankind's survival, trying to reduce its invasiveness and to rebuild the planet capable of surviving our invasive presence. ; L'agricoltura è stata il motore che ha consentito lo sviluppo della civiltà umana; attraverso i suoi surplus alimentari ha permesso lo sviluppo di attività non agricole (sacerdoti e guerrieri) e l'affermarsi di differenziazioni economiche che permangono anche oggi (lavoratori e redditieri, ricchi e poveri). Ma la distribuzione degli alimenti fra tutta l'umanità ancor ora è insufficiente, malgrado gli strumenti di trasporto disponibili. Il legislatore europeo di questo secolo e le linee evolutive del commercio internazionale hanno progressivamente segnato una dichiarata e consapevole integrazione fra regole di prodotto e regole di produzione, fra ciclo della vita e mercato, valorizzando il ruolo dell'impresa verso la costruzione di un modello disciplinare unitario ed integrato, al cui interno rilievo essenziale e crescente viene riconosciuto alle scelte di coerenza ambientale e di corretto uso delle risorse naturali. Ma i cambiamenti climatici e la necessità di cambiare modello di sviluppo comporteranno una riduzione drastica degli allevamenti per diminuire la produzione di metano e CO2, e la sostituzione della carne con prodotti di laboratorio contenenti altre proteine derivate probabilmente da molecole di carne che non hanno mai vissuto in una stalla, una forte rivalutazione dei boschi e loro coltivazione in zone aride o artiche ovvero in altissima montagna per incarcerare CO2, lo sviluppo di coltivazioni erbacee modificate per produrre non solo carboidrati, ma anche vitamine e proteine; insomma, ci stiamo avviando verso una nuova rivoluzione agricola dove allo scopo ambientalistico si affiancherà anche lo scopo produttivistico: l'uomo incentiverà l'arboricoltura e alcune coltivazioni erbacee, ridurrà drasticamente l'allevamento di animali dando origine ad una nuova agricoltura, più efficace dal punto di vista ambientale ma anche meglio adatta alla coincidenza del settore primario con la sopravvivenza del genere umano, tentando di diminuire la sua invasività e di ricostruire un pianeta capace di sopportare la nostra invasiva presenza. ; Rolnictwo było motorem napędowym rozwoju cywilizacji; dzięki nadwyżkom żywności możliwy stał się rozwój działalności pozarolniczej (duchowieństwo i wojownicy), ale pojawiły się także różnice ekonomiczne, które utrzymują się do dziś (robotnicy i rentierzy, bogaci i biedni). Dystrybucja żywności w społeczeństwie, mimo dostępnych środków transportu, nadal jest niewystarczająca. Europejskie prawo w XXI wieku oraz rozwój handlu międzynarodowego starają się pogodzić zasady dotyczące produktów i zasady produkcji, czyli cykl życia produktu i reguły rynkowe, zwiększając rolę przedsiębiorstwa w tworzeniu regulatywnego i zintegrowanego modelu, w którym coraz większą wagę nadaje się decyzjom uwzględniającym ochronę środowiska i właściwe wykorzystanie zasobów naturalnych. Zmiany klimatyczne wymuszają bowiem zmianę modelu rozwoju, polegającą na znacznym ograniczeniu hodowli w celu zmniejszenia produkcji metanu i CO2 oraz zastąpieniu mięsa produktami laboratoryjnymi, zawierającymi innego rodzaju białka, prawdopodobnie niepochodzące z żywych cząsteczek mięsa; na zwróceniu uwagi na znaczenie lasów oraz zalesiania obszarów suchych, arktycznych lub wysokogórskich w celu uwięzienia CO2; na uprawę roślin zielnych zmodyfikowanych w celu wytwarzania nie tylko węglowodanów, ale także witamin i białek. Krótko mówiąc, jesteśmy u progu nowej rewolucji rolnej, której celom środowiskowym będą towarzyszyć cele produkcyjne: ludzie skupią się na sadownictwie i uprawie roślin zielnych, a znacznie ograniczą hodowlę zwierząt, dając początek nowemu rolnictwu, bardziej korzystnemu dla środowiska, a także pozwalającemu przetrwać ludzkości i uratować planetę, narażoną na naszą inwazyjną obecność.
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Erscheinungsjahre: 2019- (elektronisch)
Il 17 febbraio 2014 a Milano, nell'ambito dell'iniziativa Slow Food for Africa, alla presenza del Direttore generale della Fao (José Graziano da Silvia) e di Cécile Kienge (allora Ministro dell'integrazione), con un folto parterre di rappresentanti africani e ben 450 sostenitori del progetto (giornalisti, imprenditori, attori, registi, fiduciari e soci Slow Food), Carlo Petrini, il presidente di Slow Food International, aggiungeva uno 0 finale al progetto "1000 Orti in Africa" ,lanciando la seconda ambiziosa fase con l'obiettivo "10.000". Dopo oltre 10 anni di impegno in Africa (a partire dal 2003), con la rinnovata campagna "10.000 Orti" Slow Food (SF) intende sviluppare, una strategia complessiva in Africa, a fronte della straordinaria biodiversità e diversità culturale del continente. In accordo con la filosofia di fondo di SF, i capisaldi sono la valorizzazione della biodiversità, la promozione del diritto alla sovranità alimentare, attraverso il recupero delle produzioni tradizionali e promuovendo il mantenimento o la riscoperta del cibo locale sul mercato, nelle case e nelle scuole. Si tratta di una strategia che oggi si basa, come vedremo, su diversi strumenti quali l'Arca del Gusto, i Presìdi, i Mercati della Terra, gli Orti e l'Alleanza Slow Food dei cuochi. Oltre a questi strumenti, la rete africana di SF, al fianco di numerose altre organizzazioni, è impegnata in diverse campagne, quali quella contro il "land grabbing", contro l'introduzione degli Ogm in agricoltura, e quelle volte a sostenere la piccola pesca, la pastorizia e le produzioni casearie a latte crudo. Come si colloca questo crescente impegno di SF in Africa all'interno della sua strategia? La realizzazione di progetti nei territori africani ha influito a sua volta nell'evoluzione politico-culturale dell'associazione? Quale rapporto tra l'approccio di SF e il variegato mondo della cooperazione internazionale allo sviluppo? A queste domande cerca di rispondere questo scritto che trae origine da una ricerca svolta all'interno del progetto europeo "4Cities4Dev" . La ricerca è stata orientata alla costruzione di un quadro di concettualizzazione teorica e di metodologia di analisi empirica delle pratiche adottate nel corso dell'ultimo decennio da SF, con particolare riferimento al contesto africano e ai Presìdi e Orti di Senegal, Costa D'Avorio, Etiopia, Kenya, Mali, Madagascar e Mauritania. Per meglio inquadrare il tema è opportuno presentare brevemente l'organizzazione, l'evoluzione della filosofia di SF e le caratteristiche salienti degli strumenti e delle progettualità che utilizza, e attraverso i quali si sta definendo e rafforzando la sua presenza nel mondo ed in particolare nel continente africano. Essi costituiscono gli elementi chiave della presenza di SF, attraverso i quali, oltre alle campagne di comunicazione, si dispiega l'azione di sviluppo, culturale e politica di quella che è allo stesso tempo un'organizzazione (che ha figliato varie organizzazioni collegate, con statuto, soci, cellule e organizzazione geografica e funzionale), una rete (delle "comunità del cibo") e un movimento che si colloca in un più ampio movimento sul cibo, a cui peraltro ha contribuito e contribuisce in grande parte con un suo peculiare approccio e filosofia, che spesso interrogano e ispirano anche coloro che non fanno parte di SF in quanto organizzazione o rete.
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Nell'ambito dei movimenti nati in risposta alla globalizzazione, Slow Food ha costruito, in circa trent'anni di attività, un esempio peculiare e di successo, incentrando la propria azione sulla difesa della biodiversità e dell'agricoltura familiare e, nel contempo, sulla formazione di un consumatore (co-produttore) maggiormente consapevole delle conseguenze delle proprie scelte. Il presente lavoro mira a fornire un contributo conoscitivo sul fenomeno Slow Food, approfondendolo sotto tre diversi aspetti: 1. Il profilo del Movimento e il suo impatto, sulla base dei riscontri della letteratura scientifica; 2. La caratterizzazione del socio Slow Food in Italia; 3. La giusta remunerazione (prezzo giusto) per gli agricoltori impegnati nella salvaguardia della biodiversità, attraverso il progetto dei Presìdi Slow Food. Il dibattito, ormai piuttosto ampio, attorno a Slow Food (capp. 1-4) ha messo in luce un movimento in crescita e in costante evoluzione, in grado di assumere un ruolo di rilievo anche a livello internazionale. Infatti, è ampiamente riconosciuto come Slow Food abbia spesso dettato tendenze che hanno finito per influenzare i consumatori, altri movimenti, ma anche ispirato iniziative a carattere imprenditoriale e, in alcuni casi, i decisori politici. Il successo di Slow Food è testimoniato anche dal fatto che questa influenza si è estesa in settori diversi da quello agroalimentare, dal turismo, all'architettura, fino all'ambito scientifico-tecnologico. Contestualmente, sono andate sviluppandosi diverse critiche al Movimento, le più importanti delle quali sono da ritenersi quelle di elitarismo, mercantilismo ma anche i rilievi relativi ai limiti organizzativi. L'indagine sul socio di Slow Food Italia (cap. 5), svolta mediante un questionario online, ha evidenziato un profilo con un'età media piuttosto avanzata, un livello di istruzione molto elevato e un'origine prevalentemente Settentrionale. Nel rapporto col cibo è emersa una forte condivisione dei valori associativi, la propensione ad informarsi attentamente sui prodotti acquistati ed a privilegiare i prodotti locali, mentre, in merito ai Presìdi Slow Food si è osservato un buon apprezzamento ma una conoscenza non sempre approfondita del progetto. Il socio Slow Food ha mostrato un orientamento aperto e progressista, attento alle esigenze degli altri, ma anche alla tradizione, mentre la propensione all'edonismo è risultata contenuta. Inoltre, è apparso evidente un atteggiamento di forte preoccupazione per il futuro della Terra e di critica al modello di produzione agroindustriale. Tutto ciò sembrerebbe sottolineare come il passaggio da movimento gastronomico ad ecogastronomico risulti pienamente realizzato, nella base associativa italiana. Lo studio sul prezzo giusto nei Presìdi Slow Food (capp. 6-9) è stato sviluppato a partire da un'indagine di campo che ha riguardato dieci casi studio italiani ed uno brasiliano. In entrambi i contesti, i risultati hanno mostrato come il percorso di valorizzazione innescato dal progetto Presìdi, anche se non sempre compiuto, abbia portato ad una più equa remunerazione del lavoro degli agricoltori familiari. Ciò, soprattutto, a fronte di una palese incapacità dei mercati convenzionali di garantire prezzi giusti per questa agricoltura. (EN) Among movements against the globalisation, Slow Food represent an unique and successful example. During approximately thirty years, it focused on the protection of biodiversity, family farming, on the training of consumers (co-producer) raising awareness about their choices. The present study work aims to improve the knowledge about Slow Food looking further into: 1. The Movement's profile and its impact on the base of scientific literature; 2. The characterization of the Slow Food members in Italy; 3. The fair remuneration (just price) for farmers involved in the protection of biodiversity, through the Slow Food Presidia project. The debate about Slow Food (chapters 1-4) highlights a growing and changing Movement able to take a major international role. In fact, it is widely recognized that Slow Food has often determined trends that influenced consumers, other movements, but also inspired entrepreneurial initiatives and, in some cases, policy makers. The success of Slow Food is also proved by its influence in other sectors out of the agri-food, such as tourism, architecture and scientific technological fields. At the same time, several critics grew up, in particular those about elitism, mercantilism, but also some related to organizational limits. The Slow Food Italy member survey (chapter 5), carried out through an online questionnaire, highlighted a profile with an advanced average age, a quite high level of education and a predominantly Northern origin. A strong sharing of the associative values, the propensity to seek carefully information about products purchased and the preference to local food was observed in relationship with food. As regard to Slow Food Presidia, a good appreciation but not always a thorough knowledge of the project was observed. The Slow Food member showed an open and progressive orientation, attentive to others, but also to tradition, while the propensity to hedonism was limited. Furthermore, an attitude of strong concern for the future of the Earth and criticism of the model of agro-industrial production was evident. All seems to underline how the transition from gastronomic to ecogastronomic movement is fully realized, in the Italian associative base. The study about the just price in the Slow Food Presidia (chapters 6-9) was carried out from a field survey that involved ten Italian and one Brazilian case studies. In both contexts, results showed that the Presidia project represent an added value resulting in a fairer remuneration for the work of family farmers. This particularly, in the face of an evident inability of the conventional markets to guarantee just prices for this agriculture.
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