Culture et imperialisme
In: Rivista di studi politici internazionali: RSPI, Band 68, Heft 2, S. 317
ISSN: 0035-6611
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In: Rivista di studi politici internazionali: RSPI, Band 68, Heft 2, S. 317
ISSN: 0035-6611
This essay analyzes the relationship between the processes of exclusion in the United States of America that motivated the recent massive protests under the banner of Black Lives Matter and the US's international role in maintaining the unipolar social order. Losurdian analyses of colonialism and racial despecification are tied to the formulation produced on race relations and social stratification by the Brazilian sociologists Octavio Ianni and Florestan Fernandes. The study also presents some possible interpretative parallels between class structures and their connections with racism in Brazil and the United States. As we will show, there is a significant approximation between the authors in their approach to the issue of racism. For Ianni, imperialism extends internally to the dominant nation so that the same fundamentals which govern external economic and political relations also manage internal political and economic ties. Therefore, economic-social and political development within the metropolis is also unequal. This process, which he called "internal colonialism", is based on racist conceptions against part of the population, as Togliatti pointed out when he wrote that «the Liberal doctrine is based on a barbaric discrimination between human creatures». According to Losurdo, «beyond the colonies, such discrimination also spreads in the capitalist metropolis itself, as shown by the case of Black Americans, largely deprived of fundamental rights, discriminated against and persecuted» We start from the observation that the difficulties currently experienced by the United States, whose world hegemony is in decline, are also expressed at the national level by the deepening of internal colonialism and the re-emergence of racist movements on the American political scene. Based on this research, we highlight the strength of Losurdo's interpretation concerning the centrality of the fight for recognition as a real and effective manifestation of the class struggle in contemporary times. Racism; Class Struggle; ...
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This paper connects two critical paradigms: the model of the mythological machine developed by Furio Jesi and the ideology of the venezianità that has been investigated, with respect to the Fascist period, by Mario Isnenghi. In the early 20th century, the myth of the Serenissima plays a key role both in the works of Gabriele D'Annunzio and in the movies inspired by them. This paper focuses on a relevant example taken from such cinematography (La nave, 1921), but it also extends the analysis to other sources, like the glossy magazines and the historical studies printed in Venice during the Ventennio. By projecting the Venetian past onto the Fascist present, these publications offer a rhetorical cloak to disguise the financial and military ambitions of the rising Venetian bourgeoisie. This paper makes use of the conceptual tools elaborated by Jesi in order to dissect this mythology. The goal is to outline a specific variant of the myth of Venice, whose sources do not belong to the 16th-century vulgate, that is the most famous version of the myth. Such sources date back to the second half of the 17th century instead, when the wars against the Turks nurtured a warlike and individualistic rhetoric, both in public celebrations and in typography. The ideas and the narrative that germinated in the Baroque era, as well as the names of the doges and the captains from that time, can be found both in the works of Gino Damerini, a central figure in Venetian cultural life during the Ventennio, and in the verses written by D'Annunzio to celebrate the Italian war in Libya (Merope, 1912). ; L'articolo mette in comunicazione due paradigmi critici, l'uno teorico e l'altro storiografico: da una parte il modello della macchina mitologica elaborato da Furio Jesi, dall'altra l'ideologia della venezianità studiata, in relazione al Ventennio fascista, da Mario Isnenghi. Le proiezioni mitologiche della Serenissima vengono alimentate, nel primo Novecento, dalle opere di Gabriele D'Annunzio e, più in generale, dal dannunzianesimo cinematografico, di cui si indaga qui un caso specifico (La nave, 1921); ma la ripresa, a fini propagandistici, del mito di Venezia è un fenomeno trasversale, che interessa tanto le riviste patinate quanto gli studi storici, garantendo un paludamento retorico agli interessi, finanziari e militaristi, della nuova borghesia in ascesa. Adoperando gli strumenti concettuali approntati da Jesi, l'articolo si impegna a sciogliere questa mitologia in senso diacronico. Si delinea così una variante specifica del mito di Venezia, le cui fonti non appartengono alla più celebre vulgata cinquecentesca, ma risalgono invece alla seconda metà del Seicento, quando le guerre contro i Turchi favoriscono, tanto nelle celebrazioni pubbliche quanto in tipografia, l'emergere di una retorica bellicosa e individualista. Le idee e le narrazioni germinate in epoca barocca, come pure i nomi dei dogi e dei capitani che di quella stagione furono i maggiori interpreti, si ritrovano puntualmente sia nell'intensa attività pubblicistica di Gino Damerini, uno dei più importanti intellettuali della Venezia fascista, sia nei versi con cui D'Annunzio celebra la guerra di Libia (Merope, 1912).
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After the First World War, Italian freemasonry had to reconcile masonic universalism with patriotic demands. The nationalistic turning point, marked by the Grand Master Ernesto Nathan (1917-1918), widened the gap of the vexata quaestio "cosmopolitanism/nationalism" by introducing imperialistic tendencies. Thus, distancing itself from the thinking of Mazzini and the values of the Risorgimento which had been professed and defended until the first decade of the 20th century. The support for the Dalmatian annexation policies became a key issue in order to understand the nationalistic evolution of the Grand Orient of Italy during the war and its aftermath. ; La Prima guerra mondiale mise la massoneria italiana di fronte al difficile compito di conciliare l'universalismo libero muratorio con le esigenze patriottiche. La svolta 'nazionalista' impressa dalla gran maestranza di Ernesto Nathan (1917-1918) ampliò ulteriormente la forbice della vexata quaestio "cosmopolitismo/nazionalismo" introducendo delle derive imperialiste, che segnarono un definitivo distacco dal pensiero mazziniano e dai valori risorgimentali professati e difesi almeno fino nel primo decennio del Novecento. Il sostegno alle politiche di annessione della Dalmazia divenne la cartina al tornasole per comprendere l'evoluzione nazionalista del Grande Oriente d'Italia durante il conflitto e nell'immediato dopoguerra. ; La Prima guerra mondiale mise la massoneria italiana di fronte al difficile compito di conciliare l'universalismo libero muratorio con le esigenze patriottiche. La svolta 'nazionalista' impressa dalla granmaestranza di Ernesto Nathan (1917-1918) ampliò ulteriormente la forbice della vexata quaestio "cosmopolitismo/nazionalismo" introducendo delle derive imperialiste, che segnarono un definitivo distacco dal pensiero mazziniano e dai valori risorgimentali professati e difesi almeno fino nel primo decennio del Novecento. Il sostegno alle politiche di annessione della Dalmazia divenne la cartina al tornasole per comprendere l'evoluzione nazionalista del Grande Oriente d'Italia durante il conflitto e nell'immediato dopoguerra.
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A metà del '700 la scena politica internazionale era caratterizzata da almeno tre macroordini regionali, l'Asia orientale, il mondo islamico e la regione europeo-cristiana (Aydın 2019), e da diversi sistemi di rete intercontinentali strettamente interconnessi sul piano diplomatico, commerciale, normativo e conflittuale (Subrahmanyam 2019). Ognuna di queste aree geo-culturali presentava al suo interno diversi regni e imperi in cui l'ordine politico e le relazioni internazionali non erano regolati da princìpi immutabili e fissi, ma si basavano su una certa vivacità degli scambi e delle interazioni. Niente preludeva a quella trasformazione politica del mondo che avrebbe creato, nel giro di un secolo, un nuovo ordine mondiale imperiale eurocentrico altamente integrato, a seguito della spinta determinata dal processo di industrializzazione europeo.
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A collection of papers read on various occasions. ; Includes bibliographical references. ; Mode of access: Internet.
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In: Storia urbana 20
In: Dialoghi / Istituto italiano di scienze umane
In: Quaderni di testi evoliani 39
In: Storia politica 39
In: Primo piano