'Conventional' models of how the field of international political economy should engage with ethics have proposed or assumed the normative primacy of ethical principles and often sought to add reliable empirical economic analysis so that political perspectives on economic systems, institutions and practices can result. James Brassett and Christopher Holmes (2010) have criticized such approaches for overlooking the potentially violent character of ethics as a constitu- tive discourse like any other. The present article defends the conventional method against Brassett and Holmes's critique. Focusing especially on Thomas Pogge's ethics of world poverty as Brassett and Holmes's main conventionalist target, the article argues that: (i) Brassett and Holme s's understanding of 'ethics' is seriously inadequate; (ii) Pogge's 'negative duty not to harm' principle should be maintained against Brassett and Holmes's troublingly 'political' account and facile relativist critique of Pogge's ethics; (iii) Brassett and Holmes, while conceivably critical of Pogge's global level reformist solution as superficially 'neo liberal', cannot see that their own arguably valuable proposal of radical local forms of 'resistance' can coherently complete Pogge's poverty ethics and thus confirms, rather than undermines, the conventional method. Ultimately, Brassett and Holmes's post structural attempt risks being 'violent' itself for implying a renewed international moral skepticism.
This PhD thesis investigates the role of the reduction of fiscal autonomy and uncertainty in the allocation of resources in driving the behaviour of Italian municipalities in non-autonomous regions and of the central government. Focusing on the uncertainty of grants to compensate the abolition of the property tax on main dwellings, we construct a regression discontinuity (RD) and regression kink (RK) design to test how the behaviour of municipalities changes depending on whether they are in a "bad" state (when they manage fewer resources after property tax reform) or in a "good" state (when they manage more resources after property tax reform), and also in light of the "partisan effect" (the mechanism that allows central governments to allocate more resources to the lower layer of government politically aligned with it). An empirical analysis of Italian municipalities suggests that: 1. Municipalities acted differently in terms of waste tax implementation. Their behaviour depended on the benefits or costs they assumed af- ter the abolition of the property tax on main dwellings: in particular municipalities that suffered a loss of resources increased the waste tax more; 2. Property tax reform led to an imperfect substitution between the prop- erty tax on the main dwelling and the waste tax, with a consequent loss in equality; 3. Despite the weakness of the ex-post control and the absence of pun- ishment for lying municipalities concerning the definition of a compen- satory grant may allow the presence of a weak "partisan effect", the reform of the main dwelling property tax was transparent in resources allocation.
C'è oggi un'evidenza scientifica condivisa del fatto che il comportamento dell'uomo è il principale responsabile dei cambiamenti climatici in atto. Le emissioni di gas serra, che sono la causa del riscaldamento globale, sono in rapida crescita, tanto che, in assenza di misure correttive, si prevede che il riscaldamento della Terra possa superare i 5° entro la fine del secolo rispetto all'età pre-industriale, con conseguenze estremamente pericolose per l'ambiente e per l'uomo. La c.d. Stern Review, autorevole pubblicazione commissionata dal governo britannico e dedicata ai profili economici del cambiamento climatico, prevede per un aumento della temperatura attorno a 5°C, una perdita di produzione globale superiore al 10%. Ma tale cifra è destinata a salire se si considera che eventi climatici estremi come inondazioni, siccità e uragani diverranno molto più frequenti, con evidenti ripercussioni sull'ecosistema e sulla salute umana. Risulta dunque necessario ridurre drasticamente la produzione di gas-serra, la cui fonte principale deriva dall'utilizzo dei combustibili fossili. Il modo economicamente più efficiente consiste nel rendere effettivo il principio secondo cui "chi inquina paga", stabilendo un prezzo comune a livello internazionale. Tecnicamente, tale risultato può essere ottenuto istituendo una tassa sulla produzione dei gas-serra (c.d. carbon tax), o creando un mercato dei diritti d'emissione (cap-and-trade system). Ciascuno di questi due metodi ha punti di forza e di debolezza. Gli sforzi della comunità internazionale per fronteggiare il cambiamento climatico si sono finora orientati sul cap-and-trade system, ed hanno prodotto come risultato più importante il Protocollo di Kyoto ('97). Questo è il primo accordo internazionale che pone degli obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni per quei Paesi sviluppati che lo hanno ratificato. Tuttavia, l'entità della diminuzione da esso stabilita è decisamente insufficiente rispetto alle esigenze ambientali. Inoltre, il mancato coinvolgimento degli Stati Uniti e dei Paesi emergenti ne limita profondamente la portata. Nella prassi poi, la maggior parte dei paesi membri del Protocollo è lontana dal centrare i target di contenimento. La necessità di costruire un regime internazionale in grado di superare le debolezze di Kyoto e di prevenire le conseguenze più disastrose del cambiamento climatico si scontra con le grandi difficoltà di raggiungere un accordo tra i Paesi che tenga conto delle responsabilità storiche delle emissioni. Dal punto di vista politico, la situazione è aggravata dalle caratteristiche fisiche del fenomeno: dal momento che le sue conseguenze più pericolose si produrranno solo nel lungo periodo, i governi in carica non sono incentivati a intervenire in modo risoluto. A ciò va aggiunto che la tutela dell'ambiente ha le classiche caratteristiche del bene pubblico: ciascun Paese ha quindi un forte incentivo a comportarsi da free-rider, in modo da trarre beneficio dai sacrifici altrui senza cooperare. Ciononostante, ci sono segnali che inducono ad un moderato ottimismo sull'esito dei negoziati futuri: l'opinione pubblica si sta progressivamente sensibilizzando al problema, il che pone un potenziale stimolo ai governi. Inoltre diversi Paesi hanno annunciato obiettivi di stabilizzazione delle emissioni in modo unilaterale. In particolare, l'Unione Europea, che finora è lontana dall'obiettivo di Kyoto, ha fissato una serie di target molto ambiziosi da raggiungere entro il 2020. Inoltre essa ha istituzionalizzato un mercato dei diritti di emissione di gas serra Questo impegno, se mantenuto, rappresenterebbe un potente messaggio verso quei Paesi che finora sono stati i più riluttanti a intervenire, e potrebbe avvicinare la soluzione di uno dei più grandi problemi di azione collettiva delle relazioni internazionali contemporanee. Per quanto riguarda il settore privato, la probabilità che esso sarà influenzato dal cambiamento climatico sembra molto elevata. Tuttavia, il livello di tale influenza dipenderà in misura cruciale da una serie di fattori, il più evidente dei quali è il settore industriale. Tutte le imprese saranno interessate, con diversa intensità, da spinte di natura reputazionale e competitiva. Le utilities, le industrie energetiche, minerarie, metallurgiche e manifatturiere saranno quelle maggiormente toccate dagli aspetti regolativi, mentre i settori assicurativo, farmaceutico ed edilizio saranno i più interessati dalle conseguenze fisiche del fenomeno. Le imprese destinate a trarre beneficio dal cambiamento climatico sono quelle che riusciranno ad anticiparne le principali conseguenze per la propria industria, adattando in modo compatibile la strategia di sviluppo.
For all governments, economic outcomes are crucial to gaining support and legitimacy, but they are even more important in a one-party state, as the lack of growth and economic well-being puts the entire political system at risk. Thus, economic development is essential for the survival of the regime paradigm itself. Since the founding of the People's Republic in 1949, the CCP (Communist Party of China) had to confront the reality of a backward and war-torn economy and the need to build the entire missing industrial base. From the very beginning, Chinese Marxism was plagued by a key problem: the lack of industrialization, which Marx and Engels thought was precisely the starting point of the revolutionary activity. While establishing relations with the Soviet Union, the CCP accepted the Leninist version of Marxism, arguing that an effective industrial sector must be built before making the revolution. How to fabricate the entire missing industrial base and a proletariat of significant size thus became the focus of the CCP's reflections and strategies. The consequences of this have indeed bolstered many of the key divisions within the CCP ranging from roughly its inception to the era of reform. This article argues that for the CCP, Marxism has always been a means to the ultimate goal of China's economic development. Since Marxism teaches to seek truth in facts, it must be applied to the different circumstances of China. In the Maoist period, since underdevelopment posed an existential threat to the CCP government, the class contradiction had to be addressed. In the Deng era, the identification of what represented the "primary contradiction in Chinese society" was necessary for "loserless" growth. Finally, Xi Jinping is more concerned about the contradiction between unbalanced growth and adequate development, to meet the needs to improve the quality of life of the population. Indeed, Xi Jinping clearly reveals two starting points of the Party that governs the People's Republic of China: Marxism-Leninism and the historical conditions (and wisdom) of China. In the difference in emphasis on being more "communist" or more "Chinese" we also find evidence of change and continuity in the political economy of the CCP. ; Per tutti i governi, i risultati economici sono cruciali per ottenere sostegno e legittimità, ma sono ancora più importanti in uno stato a partito unico, poiché la mancanza di crescita e di benessere economico mette a rischio l'intero sistema politico. Pertanto, lo sviluppo economico è essenziale per la sopravvivenza del paradigma di regime stesso. Dalla fondazione della Repubblica popolare nel 1949, il Pcc ha dovuto affrontare la realtà di un'economia arretrata e dilaniata dalla guerra e la necessità di costruire l'intera base industriale mancante. Fin dall'inizio, il marxismo cinese è stato afflitto da un problema chiave: la mancanza di industrializzazione, che Marx ed Engels pensavano fosse proprio il punto di partenza dell'attività rivoluzionaria. Mentre stabiliva relazioni con l'Unione Sovietica, il Pcc accettò la versione leninista del marxismo, sostenendo che un settore industriale efficace dovesse essere costruito prima di fare la rivoluzione. Come fabbricare l'intera base industriale mancante e un proletariato di dimensioni significative divenne così il fulcro delle riflessioni e delle strategie del Pcc. Le conseguenze di ciò hanno infatti rafforzato molte delle divisioni chiave all'interno del Pcc che vanno grosso modo dal suo inizio all'era delle riforme. Questo articolo sostiene che per il Pcc il marxismo è sempre stato un mezzo per raggiungere l'obiettivo finale dello sviluppo economico della Cina. Poiché il marxismo insegna a cercare la verità nei fatti, deve essere applicato alle diverse circostanze della Cina. Nel periodo maoista, poiché il sottosviluppo rappresentava una minaccia esistenziale per il governo del Pcc, la contraddizione di classe doveva essere affrontata. Nell'epoca di Deng Xiaoping, l'identificazione di ciò che rappresentasse la "contraddizione primaria nella società cinese" era necessaria per una crescita "senza perdenti". Xi Jinping, infine, è più preoccupato per la contraddizione tra crescita squilibrata e sviluppo adeguato, per soddisfare le esigenze di miglioramento della qualità della vita della popolazione.Xi, infatti, rivela chiaramente due punti di partenza del Partito che governa la Repubblica popolare cinese: il marxismo-leninismo e le condizioni storiche (e saggezza) della Cina. Nella differenza di enfasi sull'essere più "comunisti" o più "cinesi" troviamo anche prove di cambiamento e continuità nell'economia politica del Pcc.
ABSTRACT Discussions about image and branding policies are usually placed in the framework of "place marketing" and marketing literature helps in defining the features, components and main characters of image and of its relationship with local identity. We suggest, however, that managing images is also a political process with significant impact in supporting and shaping the scenario (perceptions and expectations) for innovation and economic policies. The argument is supported by two different and complementary case studies from Tuscany (Italy). The first one discusses the case of areas that show a divergence from the dominating pattern of social and economic development in the region. It is shown that "managing otherness" is more than a communication problem and may reveal underlying ambiguities: at the same time, a request for supporting structurally disadvantaged areas and the affirmation of an alternative identity and of alternative development patterns. The second case study shows a different kind of "otherness", concerning new industries and emerging social groups. Discussion shows that the branding process may imply a competition between images in order to control the representation of the past, present and future of an area. This competition aims at influencing the policy agenda by manipulating the gaps between image and identity.
This article traces the formation of a new discipline -- international political economy (IPE) -- in terms both of concepts & theoretical debates, & of the social process of its institutionalization, as shown by journals, textbooks, course offerings, & Internet Websites. In its first part, this article presents some well-known definitions of IPE & illustrates different types of theory. Special attention is given to Robert Gilpin, because of the importance of his work & the evolution of his thinking about IPE. In the second, the 30-year life of IPE is analyzed to identify the most important events leading to the creation of a new field of social research: the organization of conferences in the early 1970s; the publication of important books written by unorthodox economists like Kindleberger & Hirschman; & theoretical debates. The work of R. W. Cox, which is related to the "Gramscian turn" in international relations, is a particular focus of attention. Finally, the consequences of the "Fourth Debate" on positivism in international relations are considered in terms of the connection of IPE with constructivism, historical sociology, & the "cultural turn" in the social sciences. The third part shows how the debate on IPE has moved from being fully internal to (American) political science, to include general concerns about the social sciences at the beginning of the 21st century. An extensive bibliography follows. 210 References. Adapted from the source document.
This bio-bibliographic note presents the main aspects of the economic formation of the author, of the relations with important Italian and foreign economists, of the essential traits of his research on economic policy, the theory of economic growth and development, comparative economic development, labor economics. All this is accompanied by elements of contemporary economic history and by analyses and reflections, in a comparative context, on economic development trends and policies regarding the Italian and European economies, the United States, Germany and the main Asian economies: China, India, Japan, Indonesia and South Korea. The general conclusions are that without sufficiently inclusive and sustainable economic policies any economic development process tends to deteriorate or implode and that economic long-run trends are strongly interwoven to the evolution of historical, institutional, social and political phenomena. ; Questo saggio bio-bibliografico presenta gli aspetti principali della formazione economica dell'autore, dei rapporti avuti con noti economisti italiani e stranieri, della maturazione della sua ricerca su temi relativi alla politica economica, alla teoria della crescita e dello sviluppo economico, agli studi di sviluppo economico comparato ed alla economia e politica del lavoro. Tutto ciò è accompagnato da elementi della storia economica contemporanea della seconda metà del secolo XX e dei due primi decenni di questo secolo e da analisi e riflessioni, in ottica comparativa, sulle politiche e le tendenze di sviluppo dell'economia italiana e di quella europea, nonché alle fasi di crescita o di crisi economica degli Stati Uniti, della Germania e delle maggiori economie dell'Asia. Le conclusioni generali sono che senza una politica sufficientemente inclusiva e sostenibile ogni processo di sviluppo economico tende nel lungo o lunghissimo periodo a deteriorarsi o implodere, e che i mutamenti economici di fondo sono strettamente intrecciati con l'evoluzione della storia, delle istituzioni e dei fenomeni politici e sociali.
The paper starts from the ascertainment of the existence of a moral disposition for which there are crimes that must be punished with imprisonment. This disposition is hegemonic today. It is therefore one of the many elements that make up ideology, common sense and popular culture. We will try to contribute to the explanation of this moral disposition through the categories of political economy and moral economy. From a critical perspective, it is a matter of understanding what makes the condition of a human being reduced to captivity tolerable, for the common sense.In other words, why the intolerable becomes tolerable. ; L'articolo parte dalla constatazione dell'esistenza di una disposizione morale per la quale esistono dei reati che vanno puniti con l'incarcerazione. Questa disposizione è oggi egemone. Si tratta dunque di uno dei tanti elementi che costituiscono l'ideologia, il senso comune e la cultura popolare. Si cercherà di contribuire alla spiegazione di questa disposizione morale attraverso le categorie di economia politica e di economia morale. Da una prospettiva critica, si tratta di comprendere che cosa rende tollerabile, per il senso comune, la condizione di essere umano ridotto in cattività: perché, insomma, l'intollerabile diventa tollerabile.
This paper investigates the empirical properties of simple interest rate rules that embed either "backward" or "forward" interest rate smoothing. Such interest rate rules can be rationalized as the operative reaction functions used by central banks pursuing monetary policy and financial stability targets. We explicitly consider the implications of banks' risk management practices for monetary policy and we derive interest rate rules by modeling the desire of the central bank to stabilize different definitions of the "basis" risk as a contribution to financial stability. ; This paper investigates the empirical properties of simple interest rate rules that embed either "backward" or "forward" interest rate smoothing. Such interest rate rules can be rationalized as the operative reaction functions used by central banks pursuing monetary policy and financial stability targets. We explicitly consider the implications of banks' risk management practices for monetary policy and we derive interest rate rules by modeling the desire of the central bank to stabilize different definitions of the "basis" risk as a contribution to financial stability. ; Invited Submissions