In questo quadro un progetto sensibile, attento e misurato può svolgere la propria parte. Questo volume, esito di un'attività di ricerca centrata sulle politiche e sui progetti di riqualificazione e rigenerazione portati avanti nelle città europee che meglio hanno saputo interpretare e dare seguito al tema centrale del rapporto tra spazio vissuto e benessere, ha l'ambizione di proporsi come punto di riferimento su un argomento che sarà necessariamente al centro delle nostre riflessioni nel prossimo futuro. [Testo dell'editore]
Il secondo convegno nazionale suI personalismo si e svolto nei giorni 8-9-10 gennaio, a quattro anni di distanza dal I convegno, a Teramo, cittadina abruzzese che comincia a proporsi come "centro di riferimento del personalismo comunitario" a livello Europeo, come hanno confermato i politici presenti (" n Centro di ricerche personaliste -ha sottolineato l'on. Aiardi- vuole sviluppare anche dopo il convegno questa pista di ricercasu persona e post-liberismo, caratterlzzandosi come centro che privilegia il rapporto tra cuItura ed etica dei comportamenti"). ; N/A
L'obiettivo di questo studio è quello di individuare quali furono le strategie che i Sauli di Genova – una delle numerose famiglie di mercanti-banchieri che giunsero a Roma tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento – misero in atto per ottenere visibilità, prestigio e bona fama alla corte del papa, per proporsi come finanziatori del pontefice e della Chiesa, per allargare con profitto i propri orizzonti d'investimento, per estendere la propria influenza politica, economica e sociale, per affermare la propria "cittadinanza" all'interno della cosiddetta "repubblica internazionale del denaro e del credito".
La memoria vuole evidenziare come la politica che una nazione adotta sul patrimonio storico, ed in particolare sulle aree urbane, se adeguatamente correlata agli aspetti della Conservazione, della Valorizzazione, della Fruizione etc., puà migliorare, anche in modo significativo, lo sviluppo economico di un territorio che spesso, essendo depositario di specifiche caratteristiche, è Patrimonio non soltanto del singolo paese ma dell'intera Umanità. Una città accessibile a tutti i fruitori, dal turista, allo studioso, al portatore di handicap, etc., puà divenire fattore trainante di uno sviluppo culturale ed economico del territorio stesso. Per raggiungere questo scopo occorre proporsi l'obiettivo di offrire strutture, percorsi e attrezzature che ne consentano la piena godibilità a tutti, nel rispetto del contesto.
La denuncia pubblica degli abusi è una forma molto speciale di controllo organizzativo dalla straordinaria forza di contrasto della corruzione per la qualità delle informazioni che è in grado di fornire e per la capacità di contenere dall'interno gli abusi. In questo articolo vengono presentati i fattori personali, organizzativi, giuridici, sociali, politici e culturali che influenzano le decisioni di denuncia nelle organiz- zazioni e alcune proposte legate alla realizzazione di un programma di formazione alla denuncia pubblica degli abusi. L'autore sostiene che la formazione su materie come queste non dovrebbe proporsi di tradur- re in azione un atto assolutamente straordinario e indesiderabile nella vita di una organizzazione bensì limitarsi a formare coscienze e creare potenzialità nelle persone.
International audience ; L'organismo urbano di Rodi custodisce un'eredità storico-architettonica piuttosto ricca, dovuta al succedersi di diverse dominazioni portatrici ciascuna di una propria politica urbana. L'articolo propone uno studio dell'organismo urbano di Rodi attraverso la lettura tipo-morfologica delle fasi evolutive della città, dei suoi elementi tipici-atipici, delle sue polarità e dei suoi percorsi a partire dal periodo bizantino fino alla dominazione ottomana. Una lettura a partire dalle stratificazioni urbane più recenti si rivela importante non solo per la comprensione della città antica ma anche in vista dell'attuazione di interventi progettuali più consapevoli, siano essi azioni sull'esistente o progetti del nuovo. Entrambi, infatti, devono saldarsi alla realtà urbana preesistente ed inserirsi come ultimo passaggio di un processo di appropriazione della storia del sito attraverso la lettura delle sue fasi urbane, e proporsi come momenti operativi di conoscenza.
International audience ; L'organismo urbano di Rodi custodisce un'eredità storico-architettonica piuttosto ricca, dovuta al succedersi di diverse dominazioni portatrici ciascuna di una propria politica urbana. L'articolo propone uno studio dell'organismo urbano di Rodi attraverso la lettura tipo-morfologica delle fasi evolutive della città, dei suoi elementi tipici-atipici, delle sue polarità e dei suoi percorsi a partire dal periodo bizantino fino alla dominazione ottomana. Una lettura a partire dalle stratificazioni urbane più recenti si rivela importante non solo per la comprensione della città antica ma anche in vista dell'attuazione di interventi progettuali più consapevoli, siano essi azioni sull'esistente o progetti del nuovo. Entrambi, infatti, devono saldarsi alla realtà urbana preesistente ed inserirsi come ultimo passaggio di un processo di appropriazione della storia del sito attraverso la lettura delle sue fasi urbane, e proporsi come momenti operativi di conoscenza.
The aim of this study is to identify what were the strategies that the Sauli of Genoa – one of the several merchant-banking families who arrived in Rome between late fifteenth and early sixteenth century – implemented to gain visibility, prestige and bona fama to the court of the Pope, to serve as lenders of the Pope and the Church, to profitably expand their investment horizons, to extend their political, economic and social influence, to assert their "citizenship" in the so-called "international republic of money and credit". ; L'obiettivo di questo studio è quello di individuare quali furono le strategie che i Sauli di Genova – una delle numerose famiglie di mercanti-banchieri che giunsero a Roma tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento – misero in atto per ottenere visibilità, prestigio e bona fama alla corte del papa, per proporsi come finanziatori del pontefice e della Chiesa, per allargare con profitto i propri orizzonti d'investimento, per estendere la propria influenza politica, economica e sociale, per affermare la propria "cittadinanza" all'interno della cosiddetta "repubblica internazionale del denaro e del credito".
Il contributo indaga il ruolo dei Minori nella pacificazione della civitas. Il carisma dei frati minori si presentava come antidoto allo scandalum e premessa alla riammissione della cittadinanza all'interno del circuito della fides. Tale speciale attitudine, che sin dalle origini fu utilizzata dai testi francescani per comprovare la santità dei fratres, viene ricondotta alla loro capacità di proporsi come efficaci mediatori civici pur costituendo un gruppo religioso, poi un Ordine, il cui tratto di identificazione era dato dall'inferiorità ecclesiologica e sociale (minoritas). Le ragioni di un simile atteggiamento vengono ricondotte alla capacità politica dei Minori di sperimentare la propria prossimità al potere ecclesiale e cittadino raccordandola con la sperimentazione del perimetro della civitas, evidente sin dall'ubicazione dei primi insediamenti: sotto il profilo sociale, tale sperimentazione si tradusse in un contatto con i pauperes, i marginali e gli infami. I Minori divennero in tal modo un elemento di composizione di poli sociali distinti, riuscendo a mediare il rapporto tra fama e infamia, tra potentes e pauperes.
The author wishes to introduce a new interpretation of art.19 par.2 of the ICC Statute. By virtue of this reading, a sensitive distinction is drawn between States Parties and not Parties to the Rome Statute as far as the procedural phase of challenges to the jurisdiction of the Court and admissibility of the case is concerned. These two categories of States can indeed rely on different jurisdictional links in order to challenge under art.19, and eventually a radical separation need to be conceived as to the procedural faculties and duties provided for in the Statute, and particularly in art.19 par.2, in favour and against these two families of States. It is a matter of strategic-political importance, as evidenced in the concluding remarks. The interpretation, founded on a series of legal arguments, intends to prove, in the end, that equating the rights of States Parties with those of non-Party ones, with non corresponding obligations for the latter, is very dangerous for the interest of the Court's functionality and above all it is likely to discourage States to accede to the Rome Treaty.È ipotizzabile una nuova interpretazione dell'art. 19 c. 2 dello Statuto della Corte Penale Internazionale. Attraverso una lettura alternativa a quella tradizionalmente proposta, una sensibile differenza è tracciabile tra le due categorie di Stati ivi previste (gli Stati Parte e gli Stati non-Parte allo Statuto di Roma) per quel che attiene alla proponibilità delle cd. "challenges" (eccezioni o opposizioni, letteralmente "sfide") alla giurisdizione della Corte e alla ammissibilità del singolo caso. Deve proporsi una radicale differenziazione tra queste due famiglie di Stati con riguardo alle facoltà e ai doveri procedurali previsti nello Statuto, ed in particolare nell'art. 19 c. 2. Come evidenziato nelle conclusioni, si tratta di una questione di importanza strategica. L'interpretazione, fondata su una serie di argomenti giuridici, mira a dimostrare, in ultima analisi, che parificare i dirittti degli Stati Parte con quelli ...
Il libro contiene riflessioni sui rapporti fra legge e giudice, e cioè sull'applicazione e interpretazione della legge da parte della giurisprudenza. La relazione che oggi intercorre fra il potere legislativo e l'ordine giudiziario denota, infatti, una profonda trasformazione, relegando il primo ad un ruolo sempre più marginale e assegnando al secondo una posizione di netta primazia. Di qui, gli interrogativi sulla portata e sul senso del principio di separazione dei poteri, sulla nozione di Stato di diritto, nonché sull'attualità di valori quali la democrazia rappresentativa, l'uguaglianza e la certezza del diritto. Il volume si propone di registrare e indagare un fenomeno, sempre più diffuso negli ultimi tempi, consistente nella tendenza espansiva della magistratura giudicante, la quale mira silenziosamente ad appropriarsi di terreni appartenenti alla potestà riservata alla legge, così dequotandola, in ragione della sua non infrequente disapplicazione o, peggio, dell'impiego di tecniche e strategie 'manipolative', volte cioè ad ascrivere al testo dell'enunciato legislativo significati ad esso non ascrivibili ed anzi con lo stesso incompatibili. Viene, altresì, offerta al lettore un'analisi critica di alcune pronunce giudiziali, che esprimono in modo significativo l'atteggiamento creazionista esibito dal corpo giurisdizionale statale, in un contesto che spazia dal diritto pubblico al diritto privato. Il volume intende, pertanto, proporsi come veicolo di diffusione di una cultura basata sul riconoscimento di precisi confini, o sul rispetto di limiti insuperabili, allo svolgimento del ruolo attivo e propulsivo di quell'interprete qualificato cui conviene il nome di giurisprudenza, e così sollecitare un rinnovato dibattito sulle idee stesse di legge, giurisdizione e giustizia.
Non c'è forma che si trasformi. È una formulazione emblematica che ha dato slancio all'attività di studio e didattica che ha visto impegnati gli studenti del Laboratorio_5 nell'arco degli ultimi anni e che ha trovato nella struttura urbana di Palermo un significativo campo d'indagine progettuale. Si è voluto, infatti, orientare l'attenzione verso la realtà della città siciliana, in particolare in aree poste lungo i margini del suo centro storico, per affermare la necessità - ancora una volta - di una operazione decisa, capace di proseguire in quella ricca e articolata "metamorfosi". Per secoli, infatti, Palermo ha registrato una sequenza di sovrapposizioni e inserimenti che hanno avuto la forza di fare dialogare il "vecchio" con il "nuovo", il paesaggio con la città, attraverso azioni virtuose, attente interpreti delle istanze della modernità. Si è avviato quindi un'azione attraverso l'attività di progettazione del Laboratorio con la consapevolezza che questo rappresenta oggi, più che mai, un nodo disciplinare, politico, culturale e sociale di grandissima problematicità, spesso carico di pregiudizi di cui pensiamo di poter comprendere l'origine e le ragioni. Sappiamo, con grande chiarezza, che la discussione e il confronto fra architetti e istituzioni, in particolare quelle preposte alla tutela del patrimonio storico e ambientale, ha alimentato da decenni polemiche, a volte pretestuose. Il caso di Palermo rappresenta certamente la cartina di tornasole di un clima culturale che continua a segnare lo sviluppo spesso incerto e contraddittorio delle città italiane. L'obbiettivo quindi del Laboratorio è stato quello di proporsi come campo di azione per verificare modalità d'intervento misurate e attente, ma capaci di farsi interpreti dei nuovi bisogni.
Il contributo indaga il ruolo dei Minori nella pacificazione della civitas. Il carisma dei frati minori si presentava come antidoto allo scandalum e premessa alla riammissione della cittadinanza all'interno del circuito della fides. Tale speciale attitudine, che sin dalle origini fu utilizzata dai testi francescani per comprovare la santità dei fratres, viene ricondotta alla loro capacità di proporsi come efficaci mediatori civici pur costituendo un gruppo religioso, poi un Ordine, il cui tratto di identificazione era dato dall'inferiorità ecclesiologica e sociale (minoritas). Le ragioni di un simile atteggiamento vengono ricondotte alla capacità politica dei Minori di sperimentare la propria prossimità al potere ecclesiale e cittadino raccordandola con la sperimentazione del perimetro della civitas, evidente sin dall'ubicazione dei primi insediamenti: sotto il profilo sociale, tale sperimentazione si tradusse in un contatto con i pauperes, i marginali e gli infami. I Minori divennero in tal modo un elemento di composizione di poli sociali distinti, riuscendo a mediare il rapporto tra fama e infamia, tra potentes e pauperes. ; The contribution analyses Minor Friars' role in pacifying the civitas. Minor Friars' charisma appeared as an antidote to scandalum and a preliminary to the readmission of the townspeople inside the circuit of the fides. This particular disposition, which was used by Franciscan texts since the beginning to substantiate the fratres' sanctity, is connected to their capacity to offer themselves as successful civic mediators, even though they were a religious group, then an Order, whose distinguishing feature consisted in their ecclesiological and social inferiority (minoritas). The reasons for such an attitude can be traced back to Minor Friars' political ability to try out their closeness to the ecclesial and urban power connecting it to the experimentation of the perimeter of the civitas, which was patent even from the location of the first settlements: from the social viewpoint, this experimentation expressed itself in contact with the pauperes, the marginal and the wicked. Thus, Minor Friars became an element of composition of different social poles managing to mediate the relation between fama and infamia, between potentes and pauperes.
Il dossier documentario relativo al gruppo familiare di Totone di Campione (721-874) costituisce uno dei gruppi più interessanti di carte altomedievali italiane relative ai secoli VIII-IX. Seppur noto, anzitutto grazie a un vecchio studio di C. G. Mor (Per la datazione di un documento campionese del secolo VIII, in "Archivio storico della Svizzera italiana", 2 (1928), pp. 121-129) e poi soprattutto attraverso le analisi di Gabriella Rossetti (I ceti proprietari e professionali: status sociale, funzioni e prestigio a Milano nei secoli VIII-X. L'età longobarda, in Atti del X Congresso Internazionale di studi sull'alto medioevo, Spoleto 1986, pp. 182-207; Il monastero di S. Ambrogio nei primi due secoli di vita: i fondamenti patrimoniali e politici della sua fortuna, in G. Picasso (a cura di), Il monastero di S. Ambrogio nel Medioevo, Milano 1988, pp. 20-34), che privilegiano tuttavia gli aspetti relativi alla storia delle istituzioni nel passaggio tra età longobarda ed età carolingia, questo gruppo di carte si pone come utile punto di partenza per una riflessione su un'ampia serie di problemi che, se osservati su una scala regionale, possono non solo proporsi come verifica di interpretazioni più generali ma anche come strumento per proporne di nuove. Il dossier si compone di 22 carte, articolate in due parti: le prime 14, tutte conservate in originale, sono relative all'azione di membri del gruppo familiare di Totone (721-799), le rimanenti 8 si riferiscono invece alla chiesa familiare di S. Zeno di Campione e alla sua gestione da parte della basilica e poi monastero milanese di S. Ambrogio, a cui lo stesso Totone la donò nel 777.
Europa fonte di benefici o entità che impone vincoli? Sogno romantico o progetto concreto, capace di assicurare crescita e benessere? Quale che sia la lettura che i cittadini danno dell'Europa, un fatto è certo: essa entra nel dibattito pubblico con una forza e una invadenza inedite. Ed entra anche nelle campagne elettorali. Con ogni probabilità, infatti, mai nessuna elezione nazionale è stata dominata dal tema Europa come quella che ha portato al rinnovo del Parlamento italiano nel febbraio 2013. In un precedente studio (Belluati, Serricchio, 2014) è stata posta in evidenza la circostanza che più o meno tutti i grandi organi di informazione nazionali, notoriamente restii a ospitare le tematiche europee, soprattutto nelle prime pagine, vi abbiano invece dedicato grande attenzione durante quella campagna elettorale. Secondo alcuni commentatori, tra cui Lucia Annunziata, direttore dello "Huffington Post Italia", l'Europa è stata al centro del dibattito elettorale soprattutto perché Monti, l'uomo dell'Europa per eccellenza, ha deciso di candidarsi in prima persona, svestendo i panni di tecnocrate e indossando quelli di politico. Da qui la strategia del pdl (e della Lega) di attaccarlo, soprattutto in virtù della (presunta) forza che gli derivava dalla sua credibilità internazionale (ed europea) e il mini-tour europeo di Bersani per proporsi come alternativa credibile e alla ricerca anche di una legittimazione tra i principali leader europei, Merkel e Hollande in testa. Sullo sfondo, naturalmente, il tema strisciante della pesante crisi economica e delle risposte, deboli, carenti o addirittura mancanti: e qui l'Europa è chiamata piuttosto direttamente in causa da imprenditori politici come Grillo e quindi da formazioni di estrema destra, oltre che dalla Lega. In definitiva, le elezioni nazionali del 2013 hanno inaugurato una (lunga) stagione politica in cui l'Europa è davvero posta, forse per la prima volta, al centro del dibattito e della contesa elettorale; una stagione proseguita poi con una serie di tappe in cui le elezioni europee del maggio 2014 e l'inizio del semestre di presidenza italiano, il 1° luglio del 2014, rappresentano gli snodi cruciali.