L'Unione Europea vive oggi una situazione di difficoltà che è frutto dell' impasse subìto negli anni post Maastricht 1992. Gli anni dei Trattati hanno permesso all'Unione di poter accrescere e consolidare il proprio ruolo, in quanto organizzazione sovranazionale di Stati, sia in termini economici che politici e sociali. Tuttavia, la battuta di arresto ha comportato una serie di conseguenze tuttora in atto: l'incapacità di mettere in pratica il progetto della buona governance per sanare i deficit democratico e comunicativo; la difficoltà di riavvicinare alle proprie istituzioni i cittadini europei che, mai prima di adesso, si erano sentiti così distanti dall'Unione Europea; l'inerzia che vivono le istituzioni di fronte alla carenza di rappresentatività democratica del Parlamento Europeo. L'Unione ha dovuto impegnarsi per riformulare se stessa: ha così predisposto numerosi piani e strumenti per dare un nuova impostazione all'Europa, per rispondere alla crisi di immagine e aprirsi alla società civile. Nonostante gli sforzi, l'Unione fatica oggi a riconfermarsi quale progetto iniziale recepito in una prospettiva ottimistica. L'euroscetticismo e le circostanze esogene come la crisi finanziaria del 2008 hanno intaccato il sistema di governance, rendendo quasi impossibile per l'Unione attuare i principi espressi all'interno del Libro sulla governance, orientati alla realizzazione di democrazia partecipativa enunciata dal Trattato di Lisbona del 2009. La governance è quindi oggi un progetto ancora in fieri: è necessario che l'Unione riveda i propri meccanismi, affinché realizzi un nuovo progetto di unione politica nel rispetto dei principi di dialogo, apertura e partecipazione e smentisca il sentimento di disaffezione ed estraneità avvertito dai cittadini europei.
Con la locuzione Governance economica dell'Unione europea si intende riferirsi all'attuale assetto di poteri in materia di Politica economica diviso tra Stati membri e Unione europea. Ci riferiamo, altresì, alla disciplina adottata dagli Stati membri e dalle istituzioni dell'Unione che regola l'attribuzione delle competenze in materia, nonché le loro modalità di esercizio. Tali fonti hanno diversa natura: internazionale, dell'Unione e nazionale. Per Politica economica si intende la disciplina che studia gli effetti dell'intervento dei poteri pubblici (Stato, Banca centrale, ed altre autorità) e dei soggetti privati (imprese, famiglie,.) sull'economia, allo scopo di elaborare interventi destinati a modificare l'andamento del sistema economico a livello macroeconomico per raggiungere obiettivi prefissati. Alla luce di questa considerazione, lo studio sulla Governance economica dell'Unione europea, oggetto della nostra indagine, deve necessariamente aprirsi con l'analisi delle teorie economiche che hanno informato le scelte istituzionali, in particolare dell'Unione, e degli strumenti di politica economica ad oggi ancora in possesso degli Stati membri e di quelli ormai attribuiti alle Istituzioni europee. In tale contesto, chi scrive si è avvalso di nozioni, concetti appartenenti alla Scienza economica, strumentali alle riflessioni di carattere giuridico e istituzionale che costituiscono il principale oggetto di studio del presente lavoro. A ben vedere la cessione di sovranità nei confronti dell'Unione non riguarda la sola politica monetaria, ma anche ulteriori strumenti di politica economica. Tale circostanza porterebbe a ritenere, almeno prima facie, che i margini di manovra dei governi nazionali nella predisposizione delle proprie politiche ne escano sensibilmente ridotti, sebbene una riflessione approfondita, come vedremo, conduce ad una valutazione almeno più bilanciata riguardo l'apprezzamento delle ultime riforme. Una volta analizzato in dettaglio ognuno di tali strumenti e rilevato lo stato dell'arte, anche alla luce della portata da riconoscere alla regola d'oro, inserita in Costituzione, del pareggio in bilancio, si passerà ad analizzare le prospettive della "comunitarizzazione" del Trattato sulla Stabilità, sul Coordinamento e sulla Governance nell'Unione Economica e Monetaria, prevista all'art. 16 del Trattato stesso. Sarà preso in considerazione l'impatto della comunitarizzazione sul funzionamento del sistema dei rapporti tra Europa e Stati membri, riservando una particolare attenzione alle conseguenze che da essa potrebbero derivare sulla qualificazione e sullo sviluppo del processo di integrazione europeo. Ciò anche alla luce delle recenti novelle legislative in materia di Unione bancaria, al cui studio sarà dedicata un'apposita sezione all'interno del lavoro.
Il lavoro ha ad oggetto il tema della regolazione di Internet, affrontato sotto due aspetti intimamente legati: la governance e i diritti on line. L'Autrice si interroga sulla possibilità di immaginare il cyberspazio come un luogo scevro da regolazione e sovranità, come un ordinamento giuridico "nuovo e diverso", dunque indipendente da quello reale. Le questioni che attengono alla governance della Rete suggeriscono l'analisi di più modelli di regolazione: self-regulation, regolazione eteronoma - nazionale e sovranazionale - e co-regulation, modello figlio di un approccio multi-stakeholder. Da quest'analisi, risulta evidente la necessità di un intervento regolatorio della Rete, specie in ragione della più immediata implicazione che ne consegue: l'impatto sul grado di tutela dei diritti di libertà. Infatti, regolare Internet significa innanzitutto garantirne l'accesso, tanto al mezzo (banda larga), quanto ai contenuti. Pertanto, l'Autrice si interroga, in primo luogo, sulla possibilità di configurare il diritto di accesso a Internet come nuovo diritto sociale, come pretesa effettiva nei confronti del soggetto pubblico. In secondo luogo, si domanda se l'accesso ai contenuti immessi in Rete possa essere configurato come il nocciolo duro della libertà di manifestazione del pensiero, come tale incomprimibile in sede di bilanciamento di valori. Tale valutazione risulta preliminare alle osservazioni consegnate nell'ultima parte del lavoro, che s'incentrano sulle diverse questioni attinenti all'esercizio della libertà di manifestazione del pensiero in Rete: diffamazione, stampa e tutela del buon costume on line. L'Autrice analizza le scelte operate dal legislatore, valutando la ragionevolezza di una regolazione non sempre aderente alla realtà e suggerendo discipline orientate al rispetto dei principi di uguaglianza e certezza del diritto.
Questa tesi si propone di dibattere il significato e l'applicazione della governance alla luce dei processi di globalizzazione che, soprattutto negli ultimi decenni, hanno cambiato il volto del pianeta. Per poter analizzare questo nuova paradigma, si prendono in esame alcuni fenomeni che caratterizzano, a nostro avviso, la società attuale: prima di tutto quello dell'anarchia nelle relazioni internazionali, e il successivo disordine che continua a generare; il processo della globalizzazione con le sue conseguenze non solo sulle economie ma anche nella società e sugli individui; la "crisi dello Stato" e i nuovi attori che emergono sia "dall'alto che "dal basso" ; infine il funzionamento delle istituzioni internazionale, in primis le Nazioni Unite, a livello globale. Lo scopo è di capire, soprattutto dopo la fase di disorientamento che si è creata dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, se al giorno d'oggi esiste un modello che può porsi come forma nuova di fare politica al fine di generare un "ordine nel disordine", soprattutto alla luce della crisi del sistema democratico tradizionale. Senza dubbio, è innegabile che il mondo e i problemi globali che lo caratterizzano hanno bisogno di un diverso modello che richiede una partecipazione maggiore e promuova nuove forme di intervento nei confronti di queste problematiche globali. Può la governance, tenute presenti tutte le riserve e le ambiguità che suscita la parola e le sue applicazioni, rappresentare questo modello? In che modo può esser migliorato tanto il suo meccanismo come quello di chi (a livello istituzionale) deve farsene portavoce? A queste domande si cerca di dare delle risposte al fine di tenere vivo il dibattito su questioni di importanza e intersse globale: temi che hanno bisogno di un intervento oggi più che mai urgente. ; This thesis aims to discuss the meaning and application of governance in the light of globalization processes that have changed the face of the planet, especially in recent decades. In order to analyse this new paradigm, we ...
[ita] Questa tesi si propone di dibattere il significato e l'applicazione della governance alla luce dei processi di globalizzazione che, soprattutto negli ultimi decenni, hanno cambiato il volto del pianeta. Per poter analizzare questo nuova paradigma, si prendono in esame alcuni fenomeni che caratterizzano, a nostro avviso, la società attuale: prima di tutto quello dell'anarchia nelle relazioni internazionali, e il successivo disordine che continua a generare; il processo della globalizzazione con le sue conseguenze non solo sulle economie ma anche nella società e sugli individui; la "crisi dello Stato" e i nuovi attori che emergono sia "dall'alto che "dal basso" ; infine il funzionamento delle istituzioni internazionale, in primis le Nazioni Unite, a livello globale. Lo scopo è di capire, soprattutto dopo la fase di disorientamento che si è creata dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, se al giorno d'oggi esiste un modello che può porsi come forma nuova di fare politica al fine di generare un "ordine nel disordine", soprattutto alla luce della crisi del sistema democratico tradizionale. Senza dubbio, è innegabile che il mondo e i problemi globali che lo caratterizzano hanno bisogno di un diverso modello che richiede una partecipazione maggiore e promuova nuove forme di intervento nei confronti di queste problematiche globali. Può la governance, tenute presenti tutte le riserve e le ambiguità che suscita la parola e le sue applicazioni, rappresentare questo modello? In che modo può esser migliorato tanto il suo meccanismo come quello di chi (a livello istituzionale) deve farsene portavoce? A queste domande si cerca di dare delle risposte al fine di tenere vivo il dibattito su questioni di importanza e intersse globale: temi che hanno bisogno di un intervento oggi più che mai urgente. ; [eng] This thesis aims to discuss the meaning and application of governance in the light of globalization processes that have changed the face of the planet, especially in recent decades. In order to analyse this new paradigm, we examine some of the phenomena that characterize, in our view, society today: first of all the anarchy in international relations, and the subsequent disorder that continues to generate; the process of globalization and its consequences not only on economies but also on society and individuals; the "crisis of the State" and new actors that emerge "from above" and "from below "; finally how international institutions, and above all United Nations, works at the global level.
(Intervento al Séminaire International "Innovation et formation pour le développement humain", Camerino, 18-20 gennaio 2010, organizzato dal Comité Scientifique Inter Agences des Nations Unies pour la coopération au développement humain).* Presentato dal Dipartimento di Studi su Società, Politica e Istituzioni.
Ciclicamente, e spesso in corrispondenza di crisi o cambiamenti internazionali, il processo italiano di bilancio è stato sottoposto a riforme ispirate a benchmarks internazionali di governo della spesa. Ciò nonostante, le decisioni di finanza pubblica non sono mai diventate stabilmente «responsabili»: gruppi e territori continuano a riversare su di esse le loro domande «micro-distributive», mentre il sistema politico mantiene la tendenza a soddisfarle. L'analisi esplora le possibili cause della scarsa incisività delle riforme, e argomenta la debolezza di due spiegazioni consolidate – quella basata sulle convinzioni economiche dei decisori e quella basata sugli incentivi politici all'irresponsabilità fiscale – per concentrarsi su una terza, basata sulle occasioni di irresponsabilità. In questa chiave, a contare per la qualità della decisione di bilancio non sarebbe tanto o solo la diffusione di idee economiche, o la costruzione di un «dittatore benevolo», quanto l'incapacità della programmazione nazionale di contenere o disciplinare l'influenza delle domande micro-distributive sulla spesa. Il lavoro evidenzia inoltre come le previsioni europee del Fiscal Compact, allargando la sorveglianza multilaterale dai soli risultati contabili alle premesse delle decisioni domestiche di bilancio, intervengano esattamente sulla capacità di programmazione nazionale. Si rileva infine come la recente riforma nazionale abbia fatto proprie le prescrizioni europee, ma come questa ambiziosa trasformazione possa deragliare se, sulla falsariga delle prassi esistenti, il Parlamento continuerà a essere sostanzialmente escluso dal dialogo tecnico sulla sostenibilità della spesa. Perciò il lavoro si chiude con una rassegna di soluzioni utilizzate in altri paesi per promuovere la «proprietà politica responsabile» delle Camere sulla spesa.
The objective of the research is to analyze the functioning of the fruit and vegetables cooperatives at regional level (Emilia Romagna), with particular reference to the mutuality purpose that distinguishes them, the institutional structure and the management. On the one hand the research intends to provide a definition and an explanation of the real operation/functioning of the mechanism of the mutualism and governance and on the other hand, to study the internal managerial mechanisms and the levels of functioning of the fruit and vegetable cooperatives with the purpose to provide significant indications on their real economic performance. Following a brief analysis of the market context in which the agricultural cooperatives operate, the works will proceed with a deep analysis of a sample of cooperatives regarding the structure and the forms of organization of the members and those aspects can be connected to the following dynamics: - valorisation of the social contribution (effective levels of internal mutuality); - economic efficiency (and consequent economic-financial trends); - levels of internal efficiency and productivity. The applied methodology is based in a first phase on the reclassification, elaboration and analysis of the balance of the sample enterprises. In this phase the research will give a first insight into the economic-financial and capital investment situation of the fruit and vegetable cooperatives trying to concentrate on the implemented and on the possible financing mechanisms and on the levels of efficiency and effectiveness of the productivity achieved. Subsequently the works will proceed with the realization of a direct survey in form of questionnaires to submit to the responsible persons of the sample cooperatives, in order to highlight/emphasize the critical points in respect to the three main arguments of research: mutuality, governance, management.
Questa tesi vuole affrontare la tematica della questione alimentare, con un approccio interdisciplinare, declinandola sotto vari aspetti. In particolare, gli ambiti generali sono quelli della governance e della sovranità alimentare e verrà poi analizzato un caso di studio, frutto di un periodo di ricerca all'estero, contestualizzato nell'India contemporanea. Viene quindi analizzato il tema della governance alimentare in una dimensione storica e globale, nonché quello della sovranità alimentare sotto vari punti di vista. Quelli della sostenibilità, della biodiversità, della diversità culturale, del rapporto tra ecosistemi e sistemi sociali e della vulnerabilità alle crisi sono aspetti che attraversano il percorso di analisi. Il primo capitolo - "La governance alimentare tra concentrazione e crisi" - vuole fornire in linee generali un quadro storico e globale del sistema di produzione, distribuzione e consumo alimentare, con particolare attenzione agli aspetti che più riguardano l'evoluzione della governance alimentare globale, anche in termini di conflitto sociale. Verrà introdotta l'importanza che il cibo ricopre in molti aspetti della socialità umana e la necessità di un approccio interdisciplinare al suo studio. Poi, procedendo più o meno cronologicamente, si delineano gli eventi ed i processi storici che hanno influenzato una prima globalizzazione dei mercati alimentari e la formazione di regimi alimentari globalizzati. Vengono poi descritte le nuove dinamiche del periodo postbellico, come ad esempio lo sviluppo di economie di scala, la modernizzazione agricola e la rivoluzione verde, che videro l'emergere di un nuovo ordine alimentare basato su un sistema agricolo e su di una produzione alimentare di tipo industrializzato e ad alta intensità di capitale. In tale sistema, che fu protagonista di un progressivo processo di razionalizzazione, crescente centralizzazione e concentrazione di capitale, gli stati nazionali assunsero un ruolo di primaria importanza e accanto al modello contadino si diffuse un nuovo tipo di azienda agricola, sviluppata su modello industriale. Intanto, le politiche dello sviluppo e gli aiuti alimentari si rivolsero verso il Sud del mondo rappresentando un'importante flusso di beni alimentari che col tempo alimentarono una condizione di dipendenza dalle esportazioni. Con la crisi petrolifera del '73 e la crisi alimentare globale l'ordine alimentare postbellico fondato sugli aiuti alimentari si inceppò. La crisi del debito e l'applicazione della ricetta neoliberale rappresentò una spinta verso un nuovo ordine alimentare, che vide un più importante ruolo del settore privato e si consolidò la posizione delle grandi imprese nazionali e di una filiera alimentare industriale sempre più globalmente integrata. Una nuova architettura dell'ordine alimentare globale risultò dai processi di integrazione dei mercati internazionali e di concentrazione di potere di mercato a vantaggio dei colossi dell'agrobusiness, in particolare quelli della vendita al dettaglio. che assunsero un importante ruolo all'interno della governance agroalimentare globale: un esempio significativo si riscontra nell'ambito della food safery. Davanti ai fallimenti degli impegni presi in ambito di lotta alla fame, la comunità internazionale sostenne il bisogno di una nuova rivoluzione verde basata sulle nuove biotecnologie. La crisi dei prezzi alimentari del 2007-2008, oltre ad aver comportato un impatto significativo sulla popolazione più indigente e rivolte per il cibo in decine di paesi, comportò una serie di reazioni protettive in ambito di politica economica e l'esplosione del fenomeno del land grabbing, ma anche un processo di riforma istituzionale a livello della governance alimentare globale. Quello che è mancato in questa congiuntura, è una seria e tempestiva considerazione dei sistemi e dei modelli che contribuiscono alla produzione di diseguaglianza. L'aspetto più importante della gestione della crisi è rappresentato dal fatto che le radici che ne stanno alla base sono state non solo ignorate dai governi, quanto piuttosto rafforzate attraverso un appello ad un'ulteriore liberalizzazione dei mercati e all'utilizzo di nuove tecnologie che rischiano di produrre gli stessi risultati. Nel secondo capitolo – "Verso la sovranità alimentare" - dopo aver fornito una breve introduzione, mi concentro sulle quattro dimensioni della sicurezza alimentare, evidenziando come storicamente tale questione, in termini di presa di impegni politici, sia stata ridotta fondamentalmente a soltanto una di esse: la disponibilità di cibo. Per quanto essa risulti fondamentale, le cause dell'insicurezza alimentare sono da ricercarsi soprattutto nella dimensione dell'accesso al cibo, che dipendono da diverse condizioni strutturali e dalla dimensione dei diritti soggettivi, per cui la sicurezza alimentare può essere conseguita attraverso una strategia di lotta alla povertà che persegua un principio di democrazia economica. Altra importante dimensione è quella della misura in cui il cibo a cui si ha accesso fornisce un valore nutrizionale appropriato, considerate le problematiche sanitarie di derivazione alimentare diffusamente riscontrabili nelle popolazioni umane. Infine, la dimensione della stabilità dell'accesso al cibo introduce a un insieme di questioni attinenti alla sostenibilità, alla vulnerabilità e alla resilienza dei sistemi agroalimentari di fronte a crisi e shock improvvisi. Da questo punto di vista risulta cruciale la vulnerabilità legata a vari fattori di instabilità dei mercati quali: la dipendenza dall'utilizzo di prodotti ed energia di derivazione fossile, in termini di input agricoli, trasformazione industriale e trasporto; l'aumento del prezzo del petrolio e la produzione di biocarburanti; la pressione sulle terre derivata dall'internazionalizzazione della zootecnia industriale ed intensiva. La competizione food-feed-fuel, insieme alle dinamiche speculative finanziarie, sono infatti alla base della volatilità dei prezzi che ha determinato la crisi alimentare del 2007-2008. Per quanto riguarda la relazione tra cambiamento climatico e sistemi alimentari, il rapporto è a doppio senso. Il sistema agroalimentare globale rappresenta un grande produttore di gas serra. Allo stesso tempo, il settore agricolo risulta particolarmente vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico in termini di produttività e, sebbene a seconda comunque della collocazione geografica, rappresenta un'importante minaccia in termini di sicurezza alimentare. La diffusione del modello agroalimentare industriale è alla base di varie crisi e la sua sostenibilità discutibile. Una sua critica, sotto vari punti di vista, può prendere facilmente le mosse dalla discussione dei miti che spesso accompagnano una sua valutazione positiva. L'agricoltura è al centro del rapporto tra uomo e ambiente, rappresenta la principale attività umana nella gestione delle risorse naturali e va sempre più minacciando l'ambiente in termini di sostenibilità. A fronte di una massiccia erosione della biodiversità, a cui si lega un'erosione culturale, attraverso un approccio agroecologico, la dimensione culturale assume un'importanza fondamentale nella gestione dell'agroecosistema, non solo dal punto di vista della sostenibilità ma anche in termini di produttività, attraverso un'arricchimento dell'agrobiodiversità coltivata. Da un punto di vista ecosociologico, possiamo valorizzare in questo senso la condizione contadina, in un'ottica di contributo alla sicurezza alimentare, alla resilienza e alla sovranità alimentare. Nell'ultima parte del capitolo prendo in analisi quest'ultimo concetto, in primo luogo dal punto di vista di modello di filiera. In secondo luogo, ripercorrorrendo le principali tappe che lo hanno visto accentrare su di sé un'attenzione non solo da parte della società civile organizzata, ma anche da parte delle istituzioni internazionali. Da una dinamica di opposizione al processo di globalizzazione neoloberista, i promotori del diritto alla sovranità alimentare sono infatti riusciti a confluire in un percorso costruttivo all'interno di nuovi e coraggiosi meccanismi di governance alimentare, capaci di ampliare gli spazi di agibilità politica. Quello che risulta da questi due capitoli è un conflitto strutturale sul futuro del cibo, tra uno scenario di ulteriore evoluzione del modello produttivista tramite l'applicazione delle scienze della vita ed uno fondato sull'approccio agroecologico e sulla centralità del modello di agricoltura di piccola e media scala vocata ai mercati di prossimità. Nel terzo capitolo - "L'India e il caso Navdanya", presento uno studio di caso che prende in oggetto la realtà della Fondazione Navdanya, risultato da un periodo di ricerca in loco della durata di due mesi. Dopo una prima parte di contualizzazione storica che prende in analisi i processi che hanno interessato la situazione agroalimentare indiana, con particolare riferimento alla politica della Rivoluzione Verde, mi concentro sugli sviluppi delle campagne e della struttura di attività di Navdanya riconducibili alla promozione della sovranità alimentare. Una particolare attenzione viene data allo sviluppo e al funzionamento della rete di conservazione e scambio di sementi e di conoscenza, incentrata sul coordinamento di una rete di banche dei semi diffuse sul territorio nazionale, mettendo in luce vari aspetti che riguardano la promozione della sovranità alimentare.
Il lavoro parte con un inquadramento generale sui corpi intermedi, ossia di quelle istituzioni che si collocano a metà strada tra lo Stato e gli individui, sul presupposto che Stato e Mercato non sono esaustivi per coprire la complessità di una collettività. Si passa poi a illustrare i principali passaggi normativi e politici legati alle fondazioni bancarie, originate dalla riforma delle Casse di Risparmio e dalla privatizzazione del settore bancario Poi si fa una "fotografia" attuale dello stato dell'arte: le fondazioni sono analizzate e classificate in base ad alcuni parametri di riferimento. Lo strumento cardine per capire meglio il percorso di una fondazione è la valutazione, e su questo tema si presentano anche alcuni modelli tratti da esperienze italiane e internazionali. Si passa poi all'esame di tre casi di studio, con dati tratti da documenti ufficiali e interviste. In appendice, l'analisi dei rapporti con la Cassa Depositi e Prestiti.
Il presente lavoro si propone di indagare le conseguenze del legame tra società, organizzazioni, azioni e culture nello Stato contemporaneo, alla luce dei suoi inevitabili cambiamenti causati dal dilagarsi di fenomeni importanti e travolgenti, quali la globalizzazione e le nuove ondate migratorie. In particolare, l'attenzione verrà soffermata sulla partecipazione in quanto elemento che permetterà la sopravvivenza della democrazia attraverso il ricorso alla governance, intesa come strumento inclusivo dei diversi attori sociali.
ABSTRACT LE BIOBANCHE DI EMBRIONI. DAL DIVIETO ALLA GOVERNANCE CANDIDATA: Francesca Pepe L'obiettivo del presente lavoro è analizzare il complesso universo costituito dai trattamenti di procreazione medicalmente assistita, e il tortuoso percorso che ha condotto alla sua attuale, seppur disomogenea e deficitaria, regolamentazione. Si tratta di un argomento problematico e delicato, se si considera la grande portata degli interessi in gioco: diritti fondamentali – salute, autodeterminazione, integrità fisica, procreazione, uguaglianza, vita – degli individui coinvolti, esigenze ineludibili degli ordinamenti giuridici – salvaguardia della salute e dell'ordine pubblici – e opportunità scientificamente e socialmente rilevanti. L'analisi muove, inizialmente, dalle origini storiche dei trattamenti di PMA e dalle tappe che hanno portato alla scoperta e al perfezionamento delle tecniche tuttora utilizzate per la soluzione ai problemi d'infertilità e sterilità umana. La medicina, infatti, dai primi esperimenti di Lazzaro Spallanzani alla nascita di Louise Brown – primo essere umano nato "in provetta" – ha compiuto, nel volgere di poco più di due secoli, progressi notevoli ed inimmaginabili. Le nuove scoperte della ricerca, però, hanno imposto un adeguato, e sovente poco tempestivo, intervento normativo da parte del legislatore, al fine di prevedere una disciplina precisa e puntuale di ogni aspetto da esse coinvolto. La legge italiana n.40 del 2004 ha cercato, con alterne fortune, di disciplinare l'eterogenea materia delle tecniche di PMA in Italia. Ma, mentre la disciplina prevista a livello internazionale e comunitario apriva crescenti possibilità per i soggetti potenzialmente interessati ai trattamenti, la normativa italiana poneva ingiustificati ed illogici ostacoli all'accesso a tali tecniche. Alcuni di essi, come quello relativo al divieto di utilizzo degli embrioni per fini di ricerca medica e scientifica, permangono ancora oggi. Molti altri sono stati,successivamente, rimossi dalle pronunce della Corte Costituzionale – con le sentenze n.151/2009 e 162/2014 – e dei Tribunali Amministrativi (come la sentenza n.398/2008 del Tar del Lazio). In particolare, la dichiarazione d'illegittimità costituzionale del divieto di fecondazione eterologa, di cui all'art. 4 comma 3 della legge 40, ha messo in evidenza un altro aspetto della materia che necessita di regolamentazione: la conservazione degli embrioni. Sebbene si tratti di un elemento costitutivo della PMA che nasce molto prima della sentenza 162/2014 della Consulta – poiché la conservazione degli embrioni soprannumerari diviene possibile sin dalla scoperta delle tecniche di congelamento –, esso diventa un vero e proprio problema nel momento in cui si apre alla possibilità di donare a soggetti terzi, lecitamente e gratuitamente, i propri materiali biologici da riproduzione. Numerose sono, difatti, le implicazioni di natura etica e sociale che tale possibilità porta con sé: requisiti e condizioni per la donazione, rapporti giuridici tra donante e soggetto nato, tempi e modalità di conservazione del materiale biologico, tutela della privacy dell'individuo, modalità di prestazione e ricezione del consenso nonché caratteristiche e prerequisiti della struttura che si occupa della conservazione stessa, la biobanca di embrioni. Dopo aver esaminato la disciplina oggi prevista dall'ordinamento italiano e dalle fonti di diritto comunitario – Decisioni e Direttive del Consiglio d'Europa – sulla donazione di gameti e sulle biobanche di embrioni, la presente tesi si concentra, nella sua parte conclusiva, sulle lacune in essa ravvisabili e sulle possibilità di delineare una normativa nuova, più omogenea e flessibile, la quale, pur mettendo al centro dei suoi obiettivi la tutela dell'embrione quale entità emblematica dell'essenza umana, possa costituire un valido e funzionale compromesso tra tutti gli interessi coinvolti.
The article begins with the redefinition of complexity and risk. Indeed, phenomena such as earthquakes, pandemics, ecological emergencies, and issues related to the development of technology highlight the unique and reciprocal relationship between complexity and risk. However, modernity endeavoured to simplify complexity and to erase the connection of the latter with any issue concerning risk. Despite its negative results, whose ineffectiveness and dangerousness have at the present become unmistakably clear, the attitude in favour of simplification succeeded in becoming the forma mentis of modern science, politics, culture, ethics, etc. Yet, in the last decades a new trend seems to have arisen, namely the one focusing on the "governance" of complexity and of the related risks. If considered under a socio-political point of view, its aim is to succeed in efficiency, whilst maintaining democracy. This can be achieved through the advancement of dialogue, the appreciation of diversities, and the enhancement of pluralism. Hence, the pars construens of the article focuses on the notion of responsibility, and tries to highlight its fruitfulness for the socio-political "governance" of complexity.
The article begins with the redefinition of complexity and risk. Indeed, phenomena such as earthquakes, pandemics, ecological emergencies, and issues related to the development of technology highlight the unique and reciprocal relationship between complexity and risk. However, modernity endeavoured to simplify complexity and to erase the connection of the latter with any issue concerning risk. Despite its negative results, whose ineffectiveness and dangerousness have at the present become unmistakably clear, the attitude in favour of simplification succeeded in becoming the forma mentis of modern science, politics, culture, ethics, etc. Yet, in the last decades a new trend seems to have arisen, namely the one focusing on the "governance" of complexity and of the related risks. If considered under a socio-political point of view, its aim is to succeed in efficiency, whilst maintaining democracy. This can be achieved through the advancement of dialogue, the appreciation of diversities, and the enhancement of pluralism. Hence, the pars construens of the article focuses on the notion of responsibility, and tries to highlight its fruitfulness for the socio-political "governance" of complexity.
The article begins with the redefinition of complexity and risk. Indeed, phenomena such as earthquakes, pandemics, ecological emergencies, and issues related to the development of echnology highlight the unique and reciprocal relationship between complexity and risk. However, modernity endeavoured to simplify complexity and to erase the connection of the latter with any issue concerning risk. Despite its negative results, whose ineffectiveness and dangerousness have at the present become unmistakably clear, the attitude in favour of simplification succeeded in becoming the forma mentis of modern science, politics, culture, ethics, etc. Yet, in the last decades a new trend seems to have arisen, namely the one focusing on the "governance" of complexity and of the related risks. If considered under a socio-political point of view, its aim is to succeed in efficiency, whilst maintaining democracy. This can be achieved through the advancement of dialogue, the appreciation of diversities, and the enhancement of pluralism. Hence, the pars construens of the article focuses on the notion of responsibility, and tries to highlight its fruitfulness for the socio-political "governance" of complexity.