Open Access BASE2018

Povertà e Valutazione delle Politiche: Metodi Tradizionali e Nuovi Approcci

In: https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11272017-093037/

Abstract

La valutazione delle politiche pubbliche è un ambito di ricerca nel quale si è sviluppata una metodologia ben definita nel tempo. La tecnica della differenza nelle differenze, il propensity score matching e altre strategie valutative più e più complesse dal punto di vista econometrico compongono complessivamente un supporto metodologico atto a ottenere il miglior controfattuale possibile in qualsiasi tipo (o quasi) di situazione. Allo stesso modo, nello studio della povertà e delle politiche di contrasto di questo fenomeno si è consolidato nel tempo un comune approccio che coincide con quello definito dall'Eurostat a livello europeo oppure dall'Istat in Italia. La presente tesi di dottorato muove dall'applicazione di alcuni dei metodi tradizionali appena descritti e tenta di introdurre dei nuovi approcci da attuare sia nella valutazione delle politiche pubbliche sia nell'analisi della povertà. La tesi si sviluppa in quattro capitoli. Nel primo capitolo, seguendo un approccio più "tradizionale", viene valutata la capacità dei trasferimenti monetari dei diversi sistemi europei di welfare di raggiungere i soggetti in condizioni di povertà transitoria o persistente. Tramite l'applicazione di un modello probit bivariato su dati EU-SILC, emerge che al 2014 permangono in Europa delle forti differenze nei tassi di inclusione dei poveri nei trasferimenti sociali tra i sistemi di welfare, ma si rileva una comune tendenza ad escludere certe categorie di poveri (stranieri, lavoratori autonomi, occupati) rispetto ad altre (disabili, minori). Nel secondo capitolo viene usato un modello di analisi cognitiva, denominato Elaboration Likelihood Model (ELM), per spiegare quanto consciamente i lavoratori italiani del settore privato abbiano scelto, a seguito della riforma del sistema pensionistico complementare del 2007, di trasferire i contributi futuri del proprio TFR in un fondo pensione. Basato sui dati dell'Indagine della Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie, lo studio rileva che solo una piccola parte dei lavoratori ha deciso in maniera pienamente consapevole. Inoltre, si osserva che non solo la cultura finanziaria ha giocato un ruolo rilevante nel processo decisionale, ma anche e soprattutto le abilità cognitive individuali e taluni elementi contestuali, quali i sindacati e i datori di lavoro. L'analisi ad oggetto del terzo capitolo vuole mettere in discussione il presupposto, comune nelle politiche pubbliche di contrasto alla povertà, secondo il quale aiutare le persone in difficoltà finanziaria a transitare fuori dallo stato di povertà sia sufficiente a risolvere il problema sociale. Infatti, abbandonare la condizione di scarsità di reddito spesso non si traduce automaticamente in un cambiamento della propria percezione di povertà. L'obiettivo dello studio è quindi testare se e con quale intensità l'esperienza di una condizione di scarsità reddituale nel passato incide sulla valutazione personale della fragilità finanziaria nel tempo. In base alle elaborazioni svolte sui dati panel EU-SILC, sembra che le persone con esperienze di povertà tendano a percepirsi finanziariamente più fragili rispetto a chi non ha vissuto momenti di scarsità in passato, anche a parità di reddito familiare. Infine nel quarto capitolo, attraverso dei recenti modelli econometrici (c.d. Recentered Influence Function (RIF) regressions), viene valutato l'impatto dello schema di panel ruotato adottato da Eurostat nell'indagine EU-SILC nella stima dei principali indicatori di povertà e disuguaglianza. L'analisi sui dati trasversali EU-SILC 2014 mostra che lo schema di costruzione del campione ha un effetto significativo su tutti gli indicatori, anche tenendo conto delle caratteristiche socio-demografiche delle famiglie e delle principali caratteristiche del campionamento.

Themen

Sprachen

Italienisch

Verlag

Modena & Reggio Emilia University

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