Abstract Scientific discoveries that provide strong evidence of antitumor effects in preclinical models often encounter significant delays before being tested in patients with cancer. While some of these delays have a scientific basis, others do not. We need to do better. Innovative strategies need to move into early stage clinical trials as quickly as it is safe, and if successful, these therapies should efficiently obtain regulatory approval and widespread clinical application. In late 2009 and 2010 the Society for Immunotherapy of Cancer (SITC), convened an "Immunotherapy Summit" with representatives from immunotherapy organizations representing Europe, Japan, China and North America to discuss collaborations to improve development and delivery of cancer immunotherapy. One of the concepts raised by SITC and defined as critical by all parties was the need to identify hurdles that impede effective translation of cancer immunotherapy. With consensus on these hurdles, international working groups could be developed to make recommendations vetted by the participating organizations. These recommendations could then be considered by regulatory bodies, governmental and private funding agencies, pharmaceutical companies and academic institutions to facilitate changes necessary to accelerate clinical translation of novel immune-based cancer therapies. The critical hurdles identified by representatives of the collaborating organizations, now organized as the World Immunotherapy Council, are presented and discussed in this report. Some of the identified hurdles impede all investigators; others hinder investigators only in certain regions or institutions or are more relevant to specific types of immunotherapy or first-in-humans studies. Each of these hurdles can significantly delay clinical translation of promising advances in immunotherapy yet if overcome, have the potential to improve outcomes of patients with cancer.
Il pesante condizionamento imposto allo studio della storia degli ultimi 20 anni del I secolo dal "revisionismo" d'età traianea ha per molto tempo reso assai difficoltoso comprendere gli equilibri e le dinamiche politiche che caratterizzarono il regno di Domiziano e quello di Nerva. Ancor oggi, molti pregiudizi permangono, e se la figura e l'operato dell'ultimo flavio sono parzialmente stati rivalutati da più di mezzo secolo di storiografia, resiste piuttosto tenacemente la vulgata di una sostanziale discontinuità politica tra il regno del figlio di Vespasiano e il principato di Nerva, spesso ancora interpretato nell'ottica piuttosto ideologica di un progresso verso il raggiungimento del virtuoso equilibrio tra imperatore e Senato, che si realizzerà pienamente sotto l'Optimus Princeps e i suoi successori. Il presente lavoro naturalmente cerca di porsi come ennesimo contributo alla demolizione di un'impostazione ormai clamorosamente sconfessata dai fatti. E' anzi proprio in ragione della manifesta continuità politica e amministrativa tra le due esperienze che ho voluto allargare il campo d'indagine relativo alla lotta per il potere in età domizianea anche al biennio di Nerva. Se quest'ultimo rappresenta l'occasione di emersione di conflitti e alleanze altrimenti difficilmente individuabili in una fase di cui R. Syme lamentava la pressoché assoluta inintelligibilità, allo stesso tempo tali fenomeni trovano le loro radici proprio in età flavia. Il medesimo processo osmotico si ravvisa nella stretta interrelazione tra gli esordi della dinastia fondata da Vespasiano e l'età neroniana. Dall'analisi di entrambe queste "propaggini" storiche emergono importanti informazioni sulla composizione di gruppi, e sull'estrazione di personaggi che animarono la politica imperiale per circa un trentennio, e che gettarono le basi per l'affermazione della dinastia antonina. A rischio di privilegiare un'ottica teleologica, va sottolineato che i principati di Domiziano e Nerva sono accomunati proprio dal fatto di aver costituito le fasi di incubazione e di emersione del network su cui si sarebbe retto il potere imperiale per più di un secolo. Come abbiamo visto, è probabile che l'evoluzione e l'estensione delle sue ramificazioni e della sua influenza abbiano determinato conseguenze importanti sull'andamento delle vicende politiche di quegli anni, e inciso in maniera spesso decisiva su alcuni passaggi chiave. La crisi dinastica che sembra caratterizzare l'intero corso del principato domizianeo, viene risolta in via definitiva solo con l'adozione di Traiano, a conclusione della reggenza di Nerva. Il personale politico che gestisce il brusco passaggio del settembre 96, è lo stesso che poco più di un anno dopo vedrà nell'adozione del consolare di Italica il coronamento dei propri sforzi. Non è escluso, poi, che dietro ai due rapidi avvicendamenti ai vertici del governo imperiale si possa ravvisare una continuità di strategie, come immaginò, qualche anno fa, R. Syme , attraverso una suggestiva analogia tra l'alacre attività diplomatica degli alleati di Traiano e le trame del prefetto del pretorio Aemilius Laetus, poco meno di un secolo dopo: quest'ultimo, regista della congiura contro Commodo, fu abile a nominare rapidamente un candidato plausibile e popolare, non inviso al Senato, Pertinace (allora Praefectus Urbi), mentre, nello stesso tempo, il suo candidato reale, Settimio Severo, veniva assegnato a un comando chiave, quello della Pannonia; forte del supporto decisivo delle legioni danubiane, il generale africano conquistò poi il potere. E' forte la tentazione di individuare simili sviluppi per il biennio 96 – 98. Infine, le correnti di opposizione filosofica al dispotismo di Domiziano, che avevano riacquisito vigore negli ultimi anni dell'età flavia, ebbero un ruolo non trascurabile nei conflitti che dilaniarono il Senato nel corso del principato di Nerva, arrivando anche a presentare un proprio candidato alla successione: se il biennio nerviano risulta argomento così articolato e complesso, e apparentemente contraddittorio, ciò si deve in parte anche all'interferenza, nella lotta per l'imperium, di questo "terzo polo". Sulla base di queste premesse, è chiaro che l'interpretazione della storia politica del regno di Domiziano non possa fare a meno di quella che ne è, a tutti gli effetti, un'appendice, ma che, per la sua natura di momento storico non soggetto a una forza egemone, e, di conseguenza, non completamente banalizzato da un "pensiero unico", offre spiragli e "corsie alternative" all'indagine. Uno degli effetti più sgradevoli, benché necessari, della vulgata antidomizianea trasmessa dalla tradizione ai moderni consiste proprio nella naturale reazione che questa suscitò nei ricercatori che si dedicarono al principato dell'ultimo flavio. In pratica, ancora in tempi recenti, la finalità principale di molte ricerche è stata quella di rivalutare l'operato di Domiziano, confutando, punto per punto, l'opera consapevole di denigrazione postuma messa in atto da intellettuali e storiografi dell'antichità. Ciò ha prodotto indubitabilmente degli effetti positivi, riequilibrando il giudizio storico su Domiziano, e sottolineando la sostanziale continuità di pratiche e di scelte strategiche, in ambito politico e amministrativo, con i sovrani successivi. Contemporaneamente, nel tentativo di render giustizia a una figura storica oggetto di una secolare campagna di diffamazione, tale impostazione ha, in taluni casi, ecceduto in senso opposto, non riuscendo a riconoscere le ragioni di un fatto che resta comunque incontestabile, ovvero la sua caduta, o addirittura trasformando Domiziano stesso in una vittima del conservatorismo senatoriale . Mi sono dunque chiesto quale (o quali) fattore potesse aver contribuito in maniera sensibile alla rovina dell'ultimo flavio; in età moderna non sono mancate le suggestioni in questo senso: dall'ormai esausto e meccanico schema del conflitto tra tirannide liberticida e senato, all'intervento di una componente di matrice giudaica; dalle reazioni delle classi elevate alla rapacitas di Domiziano, all'opposizione ai tentativi di riforma in senso dirigista ed efficientista dell'amministrazione e del governo dell'Impero. Ciascuna di queste proposte manca però di un adeguato supporto documentario, oppure tende a generalizzare un fenomeno di cui restano scarsi indizi, che non autorizzano l'elaborazione di teorie sistematiche . Piuttosto negletto dalla ricerca moderna, perlomeno in relazione all'ultimo flavio, mi è parso invece un aspetto, che abitualmente riveste una certa importanza nella biografia di ogni imperatore, ovvero quello rappresentato dalla questione dinastica e dalle prospettive di successione. Certo, manca a un'indagine di questo genere l'essenziale supporto di un'opera storica dello spessore e dell'intelligenza politica degli Annales, che ha fornito un contributo essenziale alla comprensione delle altrimenti inesplicabili dinamiche di corte del principato giulio – claudio. Eppure, indizi dell'attenzione e delle aspettative che Domiziano e la sua corte nutrivano verso la nascita di un erede maschio, e di una successione in domo, non mancano: non soltanto nelle evidenze numismatiche ed epigrafiche d'inizio regno, ma anche nelle oscillazioni della relazione con la moglie Domitia Longina, e nei riflessi che tali oscillazioni ebbero sull'armonia e sulla stabilità dei rapporti tra il flavio e la classe dirigente. Non è impossibile che sia stato proprio questo elemento ad avvelenare il clima politico sin dagli esordi. Era d'altronde un fatto assolutamente noto che i Flavi fossero votati al principio ereditario: Vespasiano doveva almeno in parte ai suoi due figli l'opzione in suo favore quale candidato alla porpora espressa da Licinius Mucianus e dagli altri componenti delle Partes Flavianae; egli stesso si trovò poi a fronteggiare, se dobbiamo credere alle fonti, un numero considerevole di congiure proprio a causa della risolutezza con la quale perseguiva la successio in domo. Il padre di Domiziano però, cresciuto e formatosi politicamente negli ambienti della corte giulio – claudia, e in particolare (almeno per qualche tempo) all'interno dell'influente circolo di Antonia Minore, ne ereditava la concezione di principato senza possedere gli stessi requisiti di nobiltà. Questa particolare condizione, oltre alle ben note conseguenze sul piano della condotta istituzionale (che si traduceva nel tentativo di legittimazione attraverso il monopolio delle magistrature più importanti), produsse un effetto secondario, al momento forse inevitabile, visto a posteriori, rovinoso. La necessità di ridurre al minimo i rischi di usurpazione, amplificati dalla relativa modestia sociale dei propri antenati, spinse i Flavi a limitare l'estensione e la ramificazione del proprio network familiare , proprio al fine di evitare che un matrimonio legittimasse le aspirazioni di un capax imperii. La dimensione e la gravità dell'errore emerge dal confronto con la politica dinastica di Augusto, il quale però poteva vantare la discendenza da una delle famiglie più nobili della Roma repubblicana: sin dal principio, il fondatore dell'Impero aveva proceduto alla più ampia cooptazione di gentes patrizie (reintegrando anche i discendenti del suo storico rivale, Marco Antonio), avvicinandole il più possibile, attraverso alleanze matrimoniali, alla Domus Augusta, al duplice scopo di garantire la ricomposizione politica, e di alimentare il ricambio generazionale. La stessa attitudine alla ricomposizione del ceto dirigente caratterizzò gli esordi della dinastia flavia, ma ne influenzò solo in minima parte la politica matrimoniale. Le conseguenze di questa impostazione emersero durante il principato di Domiziano. Questi, non solo dovette affrontare le difficoltà legate all'assenza di discendenti maschi, ma, in un certo senso, contribuì ad accentuarle, facendo giustiziare l'intera linea maschile del ramo familiare discendente dallo zio Flavius Sabinus. E' intuitivo come ciò, a un certo punto del regno, potesse autorizzare legittime aspirazioni da parte di chi, pur non essendo imparentato coi Flavi, vantava nobili origini. Ad aggravare questa situazione, contribuì un secondo fattore di considerevole rilevanza, ovvero l'imponente dote di relazioni "eccellenti" e influenti (nonché di pericolose prossimità con insigni esponenti dell'opposizione stoica), che Domitia Longina ereditò dal padre Domitius Corbulo, e che non mancò di condizionare sistematicamente gli equilibri interni alla corte e interferire nelle strategie di orientamento dinastico dell'imperatore. Abbiamo visto come il matrimonio tra Domiziano e Domitia Longina avesse suggellato un'alleanza politica, che aveva portato all'affermazione delle Partes Flavianae, alla conquista del potere per Vespasiano e i suoi figli, e garantito considerevoli vantaggi in termini d'immagine, di governabilità, e di durata della nuova compagine. Essa però imponeva probabilmente anche seri condizionamenti all'arbitrio dei regnanti: uno di essi poteva essere proprio il rispetto, a tutti i costi, del vincolo nuziale stesso, e del suo fine precipuo, ovvero la nascita di un erede maschio, nel quale confluissero le linee dinastiche di entrambe le famiglie (Flavi e Domitii), insieme alle rispettive clientele. Proprio il "fallimento" di tali aspettative, almeno in due casi (il primo, con la morte di Flavius Caesar, all'inizio del regno; il secondo, meno documentato, intorno all'anno 90, in seguito a un aborto di Longina), scatenò altrettante crisi; la prima di esse, che vide probabilmente la contrapposizione a corte di un "partito" di Domitia Longina e di un'opzione interna alla casata flavia (che individuava in Iulia la sposa ideale per l'imperatore e che spingeva per l'unificazione della linea dinastica), e che si risolse con la reintegrazione dell'Augusta, suggerisce una duplice riflessione: innanzitutto essa rappresenta un ottimo esempio di come il processo di revisione storica successivo alla morte del tiranno abbia avuto gioco facile a determinare un appiattimento della dialettica politica interna alla corte domizianea a una dimensione frivola e scandalistica, indispensabile per offrire materia prima alla vituperatio, anche, crediamo, grazie alle peculiari caratteristiche della comunicazione in una corte imperiale, per sua natura indiretta, ambigua e inintelligibile ai più, facilmente equivocabile col banale pettegolezzo; tuttavia, va comunque constatato che le dicerie che fornirono l'alimento all'opera di diffamazione dell'ultimo flavio scaturirono dal contesto della corte domizianea, e colà trovano la loro ragion d'essere e le loro motivazioni occulte. Su di essi si costruì poi il processo di revisione storica successivo, ma ciò non toglie nulla al fatto che esistessero già (in forma diversa probabilmente) durante il principato di Domiziano. Non è dunque, a mio giudizio, un esercizio completamente inutile lo sforzo esegetico compiuto su certo genere di fonti: i rumores riportati, in sostanza, testimoniano l'esistenza di un piano occulto, probabile scenario di un conflitto tra forze contrastanti, miranti ciascuna a esercitare pressione sul princeps e a condizionarne le scelte. Questo ci conduce al secondo punto: la vittoria diplomatica conseguita da Domitia Longina con la sua reintegrazione, e i fatti che l'accompagnarono, rivelano il peso e l'influenza degli alleati dell'Augusta; tra essi, emergono T. Aurelius Fulvus e Q. Iulius Cordinus Rutilius Gallicus, luogotenenti del padre di Longina in Oriente, componenti, assieme a Sex. Iulius Frontinus, di quel "gruppo corbuloniano", che si fece garante dell'alleanza che generò le Partes Flavianae; e L. Iulius Ursus, all'epoca ancora prefetto del pretorio e probabile adfinis della dinastia regnante. Questo sodalizio, formato da uomini di provata esperienza, appartenenti alla generazione precedente a quella di Domiziano, e che quindi non dovevano la loro ascesa sociale al princeps, rappresenterà (con la sola eccezione di Rutilius Gallicus, morto probabilmente nel 91) il nerbo della diplomazia politica che gestirà il duplice avvicendamento ai vertici del governo imperiale tra il 96 e il 97. E' significativo notare, a questo proposito, che l'imponente network di amicitiae e di relazioni familiari al vertice del quale questi personaggi si trovavano e che, come abbiamo visto, gravitava attorno ad alcune familiae novae emergenti di origine per lo più provinciale (ispano – narbonense, dovremmo dire), ovvero gli Aelii, gli Ulpii, gli Annii, i Calvisii Rusones, e i ricchissimi Curvii fratres, aveva visto rinsaldare i suoi nodi, per il tramite di eclatanti alleanze matrimoniali, ben prima della caduta di Domiziano. Ciò implica che, al momento della seconda fase di crisi dinastica del principato, successiva al 90, questa rete di relazioni doveva già essere attiva, e poteva dunque aver influito sul processo di deterioramento dei rapporti tra il princeps e la classe dirigente. La probabile emarginazione di Domitia Longina infatti, all'indomani del fallimentare esito della maternità cui fa cenno Marziale , alienò definitivamente a Domiziano l'appoggio del cospicuo blocco di potere che spalleggiava l'Augusta; l'isolamento dinastico dell'imperatore è peraltro confermato indirettamente dall'analisi della lista dei consolari che congiurarono contro di lui e che furono quindi giustiziati : dei 14 condannati a morte, di cui 13 consolari, 8 erano sicuramente patrizi. Quindi capaces imperii, secondo l'abituale metro di valutazione degli antichi. Lo erano in misura maggiore dal momento che, all'interno di questo gruppo, almeno 6 personaggi potevano vantare relazioni di parentela o di stretta amicizia con i Flavi (Flavius Sabinus, Arrecinus Clemens, M'. Acilius Glabrio, Aelius Lamia, Flavius Clemens, C. Vettulenus Civica Cerialis), uno, ovvero Salvius Otho, era nipote di un ex imperatore, e l'ultimo, Salvidienus Orfitus, era imparentato con l'imperatrice. E' ragionevole supporre che la maggior parte di costoro sia stata coinvolta all'interno di piani cospiratori allo scopo di garantire una credibile candidatura alla porpora. Inoltre, fatta eccezione per Arrecinus Clemens e Flavius Sabinus, ed escludendo i due eversori militari, tutte le altre vittime delle rappresaglie domizianee si concentrano dopo il 90/91 d.C. A mio avviso, ancora una volta il comune denominatore della maggior parte di queste calamitates potrebbe farsi risalire al problema della successione. La presenza di tanti capaces imperii non si spiega in altro modo se non alla luce della ridotta disponibilità di plausibili successori all'interno della casata flavia; e un sovrano senza successori era esposto a un costante rischio di cospirazioni. Alla luce di questi elementi è assai agevole comprendere la chiosa di Svetonio alla notizia della esecuzione dell'ultimo adfinis, e potenziale erede, di Domiziano, ovvero Flavius Clemens, giustiziato nel 95 dopo aver appena deposto i fasces : quo maxime facto (scil. Domitianus) maturavit sibi exitium. A questo punto è forte la tentazione di individuare una stretta relazione tra il progressivo estinguersi delle opzioni dinastiche di Domiziano e la ricomparsa sulla ribalta dell'alta politica, all'indomani della morte del despota, e dopo qualche anno di salutare ritiro, di Sex. Iulius Frontinus, Iulius Ursus, Domitius Tullus, T. Aurelius Fulvus. Questi politici navigati, esperti diplomatici, influenti uomini di potere, erano attratti dalla prospettiva di inserire il network di interessi che rappresentavano nel vuoto lasciato dai Flavi. Non è anzi escluso che essi abbiano cercato di accelerare la caduta di Domiziano , o comunque che non abbiano ostacolato la creazione di una fronda antitirannica, di una coalizione di forze attorno ai circoli di opposizione e, soprattutto, attorno a Domitia Longina, l'imperatrice ripudiata, erede della dote morale del padre, Domitius Corbulo, martire egli stesso del dispotismo. Emerge ancora una volta la centralità dell'Augusta, come soggetto politico di considerevole influenza, e, almeno nella fase finale del principato domizianeo, come punto di riferimento dell'opposizione al marito. Una certa tradizione letteraria, da Dione a Procopio, e una considerevole serie di documenti epigrafici e archeologici, conferma l'ottima reputazione, se non addirittura la venerazione di cui godette la donna dopo la morte di Domiziano, sorprendenti ove si pensi che quest'ultimo fu oggetto della più implacabile abolitio memoriae che la storia imperiale ricordi . La fine di Domiziano, al pari di quella di Nerone, fu dunque il risultato di una convergenza di interessi e soggetti molto differenti tra loro, temporaneamente coalizzati dall'obiettivo della rimozione di un nemico comune. Non casualmente, H. Castritius ha associato il ruolo di Domitia Longina, quale catalizzatore del dissenso, a quello della figura e poi della memoria di Ottavia . La composita alleanza tra epigoni dei martiri stoici, elementi del patriziato, componenti del gruppo corbuloniano, ebbe breve durata: sin dal principio, la reggenza di Nerva è caratterizzata da una estesa conflittualità all'interno del Senato e della classe dirigente. Il princeps è peraltro in una posizione di estrema debolezza: il suo ruolo di garante istituzionale, frutto di un faticoso compromesso, lo condanna ad un'equidistanza molto facilmente assimilabile all'isolamento; d'altronde la precarietà del suo mandato, la sua condizione di reggitore dell'Impero ad interim, era talmente palese da indurlo addirittura a pronunciarsi su di essa . In verità Nerva era un uomo piuttosto compromesso con Domiziano, e questo non mancò di essergli rinfacciato . Un sovrano tanto delegittimato non può che far presupporre che alle sue spalle infuri la battaglia per la successione. In tal senso, uno degli scopi di questo lavoro è consistito nell'individuare tracce o indizi di una continuità di strategie da parte del medesimo gruppo di potere in occasione dei due avvicendamenti ai vertici del governo imperiale tra il settembre 96 e l'ottobre 97. Ben poco è possibile dedurre dagli scarni resoconti delle fonti circa l'assassinio di Domiziano (né avremmo mai sperato di ricavare da essi molto più che banali aneddoti); assai più significativa l'invadente presenza dei futuri artefici dell'adozione di Traiano in ogni iniziativa del neoinsediato governo di Nerva: Sex. Iulius Frontinus divenne curator aquarum nel 97, e contemporaneamente, insieme a L. Iulius Ursus, presiedette la commissione finanziaria istituita dall'anziano princeps. La notizia è tanto più sorprendente ove si consideri che tale attivismo faceva da contraltare alla totale inerzia politica durante gli ultimi anni di regno di Domiziano. T. Aurelius Fulvus, se ancora vivo, doveva avere sovrinteso alla Praefectura Urbi nei giorni del complotto contro l'ultimo flavio, e molto probabilmente deteneva ancora la carica. Ritengo poi che i consolati iterum del 98 siano in buona parte stati decisi da Nerva: se così fosse, il grande onore tributato a Frontinus, Ursus, e Domitius Tullus, si spiegherebbe a fatica se non in relazione a meriti particolari nell'insediamento al potere del senatore di Narni, e in tutto ciò che lo precedette. Infine, nell'eventualità, molto probabile, a giudizio di molti, che Traiano fosse stato assegnato alla Germania Superiore nell'autunno del 96, si avrebbe un'importante conferma del fatto che i suoi alleati, sin dall'inizio del principato di Nerva si avvantaggiassero di una considerevole supremazia strategica sui possibili concorrenti. Questo naturalmente non poteva spiegarsi che con un primato in termini di potere, influenza, ricchezza. Il cosiddetto "circolo di Traiano" rappresentava, come abbiamo visto, il vertice di una rete di relazioni e interessi imponente; essa sarà la base della futura dinastia antonina. Artefici o meno della caduta di Domiziano, saranno i componenti più anziani di questo network, ben insediati a capo delle catene di comando del principato di Nerva, a sovrintendere al passaggio di consegne tra l'anziano princeps e il legato della Germania Superiore, operando i necessari avvicendamenti in alcuni officia strategici del Reno, e, per un altro verso, vigilando nella capitale , affinché tutto procedesse secondo i piani. Componeva questa task force diplomatica, oltre ai già citati Frontinus, Ursus, T. Aurelius Fulvus, Cn. Domitius Tullus, anche, con tutta probabilità, L. Licinius Sura, del quale si sono cercate di mettere in luce in particolare le virtù "civili": amante della mondanità, infaticabile tessitore di relazioni, fine politico, il braccio destro di Traiano sembra assai più facilmente assimilabile a un Mecenate che a un Agrippa. Per questa ragione, ritengo che il suo decisivo contributo al senatore di Italica debba essere collocato nel contesto di febbrile attivismo diplomatico che ebbe come scenario Roma, e non la provincia . A trarre profitto da questa operazione sarebbero poi stati i membri più giovani di questo blocco di potere, appartenenti alla generazione di Traiano (e di Domiziano), o di poco più anziani: Q. Glitius Atilius Agricola, Q. Sosius Senecio, L. Iulius Ursus Servianus, Sex. Attius Suburanus, A. Cornelius Palma Frontonianus, per citare i più importanti. Naturalmente, questa operazione di "insediamento" al potere non avvenne senza contrasti. Il principale ostacolo all'affermazione di Traiano e dei suoi alleati, era costituito dai politici più legati al passato regime, la cui influenza si era conservata pressoché intatta: lo dimostra ad esempio il fatto che la scelta del successore di Domiziano fosse ricaduta su Nerva, uomo dalle evidenti inclinazioni filodomizianee. Il presidio dei vertici del governo imperiale rappresentava un presupposto fondamentale per esercitare il patronato e attivare canali di promozione e di cooptazione clientelare: era evidente che tale posizione di privilegio non poteva essere amichevolmente condivisa. Inoltre, la factio filodomizianea poteva contare sulla rivalutazione della memoria dell'imperatore ucciso, aspetto che sin dall'inizio incontrò il favore dei soldati, legionari e pretoriani. Coerente con tali premesse, la candidatura di un vir militaris, di un uomo che aveva condiviso, sul campo, trionfi e rovesci di Domiziano, conosciuto e rispettato dalle truppe, ovvero M. Cornelius Nigrinus Curiatius Maternus. Come ha ben evidenziato K.H. Schwarte , è in questo "bipolarismo" di fondo che trova la sua ragion d'essere l'offensiva, politica e giudiziaria, contro delatori veri o presunti di Domiziano e uomini compromessi con il passato regime; tra i protagonisti di questa campagna lo stesso Plinio, e, ovviamente, i componenti delle correnti di opposizione alla tirannia di ritorno dall'esilio (Iunius Mauricus in primis). Risulta chiaro, dunque, come i processi politici e gli attacchi agli uomini compromessi con il regime domizianeo durante il regno di Nerva avessero una mera utilità politica: quella cioè di legittimare un "passaggio di consegne", una "successione" altrimenti priva di fondamento giuridico o dinastico; questo è tanto più vero ove si consideri che tale istanza veniva avanzata in diretta e contemporanea concorrenza con un'altra rivendicazione, a suo modo uguale e contraria: quella cui si accennava in precedenza, assai ben descritta dallo Schwarte, fatta propria dai politici e dai viri militares più legati e più compromessi con il passato domizianeo. Ambedue gli schieramenti, in breve, sostenevano una propria "candidatura" al sommo potere. In tale prospettiva, sia detto per inciso, va dunque forse interpretata la successiva campagna "revisionista", che ebbe in Plinio il suo primo interprete e che determinò una consistente mistificazione della realtà storica di quel biennio: essa ebbe origine proprio dalla necessità politica contingente alla lotta per la successione, nacque nella sua forma proprio come rivendicazione politica della legittimità di una candidatura su un'altra, non fu il risultato meccanico di una rilettura inventata di sana pianta post eventum; e peraltro l'elaborazione di una versione addomesticata degli avvenimenti rappresentava una necessità avvertita anche da quanti avevano sostenuto il candidato sbagliato, o si erano mantenuti neutrali; tutti accomunati dall'unica esigenza di dimenticare in fretta e rimanere comunque sul carro dei vincitori. Tali considerazioni mi consentono una breve, ma essenziale, divagazione: è in questo contesto di conflitto politico che va collocata l'emarginazione, o la rimozione, di alcuni personaggi, sin troppo compromessi con il passato regime. L'analisi prosopografica di politici e viri militares vicini a Domiziano ha messo in evidenza, per alcuni di essi, questa circostanza . Ciò naturalmente non presuppone in alcun modo una generale strategia di ricambio nel governo dell'Impero; il principio di continuità amministrativa e di personale tra i regni di Domiziano e Traiano proposto da Waters rimane ancora validissimo. Ciò premesso, affermare che l'avvicendamento ai vertici dell'establishment, avvenuto a cavallo del regno di Nerva, non abbia prodotto delle vittime (in senso metaforico, s'intende), significa misconoscere le più basilari regole del realismo politico. K. Ströbel ha opportunamente parlato, a questo proposito, di "Entdomitianisierung", con esplicito riferimento a ben noti, e analoghi, fenomeni moderni: porre il problema della maggiore o minore compromissione con il tiranno in termini prosopografici non ha alcun senso, dal momento che risulterà evidente che, in tale prospettiva, tutti risultano compromessi, in quanto tutti debitori all'imperatore della propria ascesa sociale. Secondo le "regole d'avanzamento" universalmente accettate, ciascun senatore era in grado di comprendere, in linea di massima, fino a dove avrebbe potuto arrivare; e in generale l'intervento del princeps era rivolto a promuovere degli avanzamenti, assai di rado ad ostacolarli. In questo senso, molti dei componenti della classe politica che si affermerà con Traiano, a partire dall'imperatore, potevano tranquillamente dire di non aver goduto del particolare favore di Domiziano; medesime rivendicazioni potevano venire dai diplomatici di lungo corso, rimasti ai margini dell'alta politica negli ultimi anni di regno del figlio di Vespasiano. Peraltro, il confronto tra la composizione del consilium principis d'età domizianea con quello di Traiano, dimostra che una certa discontinuità (dipendente, va riconosciuto, anche da cause naturali) in effetti vi fu. Tornando all'analisi delle vicende dell'anno 97, si è poi evidenziata l'esistenza di un "terzo polo", oltre a quelli testé descritti. Esso prende le mosse dai circoli d'opposizione filosofica, che, negli anni della svolta autoritaria di Domiziano, avevano riacquisito vigore, e che, dopo l'assassinio del despota, vivevano in senato un'ultima stagione di grande attivismo politico e di accresciuta popolarità; l'offensiva politica e giudiziaria contro gli uomini più compromessi con il passato regime, non fece che amplificarne ulteriormente le ambizioni. L'esito piuttosto insoddisfacente dei processi, e, allo stesso tempo, la percezione della finalità strategica di quest'operazione (la candidatura di un uomo meno compromesso con Domiziano), determinarono probabilmente la deriva "estremistica" di questo soggetto, che provò ad approfittare della debolezza di Nerva: questa, a mio giudizio, la sostanza politica della congiura di Calpurnius Crassus Frugi. E' questo un episodio abitualmente trascurato dagli studiosi, in quanto considerato marginale; recenti studi hanno però dimostrato che esso fu tutt'altro che sottovalutato da Traiano: la durezza delle sanzioni a carico del ribelle, stabilite a correzione della precedente, lieve pena, imposta da Nerva, è rivelatrice dell'entità della minaccia percepita dai nuovi signori di Roma. Prima di concludere, va infine chiarito un ultimo punto. La confutazione della tradizionale immagine dell'Optimus Princeps come vir militaris determina importanti conseguenze anche nella ricostruzione degli avvenimenti che portarono alla sua adozione. Egli non può più essere considerato, con buona pace di R. Syme , come il naturale candidato dei comandi provinciali, l'espressione di un pacifico compromesso fra capi militari, l'adozione del quale placò di conseguenza ogni tumulto e sventò qualsiasi rischio di sollevazione. L'ascesa alla statio principis di Traiano dovette dunque essere assai più complicata e irta di ostacoli di quanto le fonti contemporanee ce la presentino; soprattutto, la storia di quei mesi deve essere interpretata rivalutando la dialettica dei rapporti di forza tra le aspirazioni dei legati provinciali, le istanze dei legionari, e la regia occulta delle diplomazie senatoriali attive nell'Urbe . In definitiva, il blocco di potere a sostegno di Traiano si avvaleva di una certa supremazia, in termini politici e strategici. Eppure non era egemone. La scarsa reputazione di Traiano presso le legioni; i malumori dei soldati, piuttosto facilmente riscontrabili in Mesia e sul Reno, probabili in Pannonia; i rumores provenienti da Oriente; le pericolose oscillazioni di Nerva verso la factio filodomizianea; la presenza di preoccupanti fattori di interferenza nella lotta per la successione, come la congiura di Calpurnius Crassus Frugi, che aveva anche pericolosamente evidenziato la debolezza di Nerva; tutti questi elementi convinsero gli alleati di Traiano che la posizione strategicamente favorevole di quest'ultimo poteva non essere più sufficiente. In questa logica, una forzatura, che mettesse una volta per tutte fine ad ogni dubbio, poteva essere una soluzione contemplabile. Ma un azzardo del genere poteva essere prerogativa solo di chi conservava il controllo del "gioco", e poteva permettersi di correre un rischio "calcolato". La sollevazione dei Pretoriani, sobillati da Casperius Aelianus, va letta, a mio giudizio, in quest'ottica: ovvero come una provocazione diretta a forzare Nerva all'adozione di Traiano. Un'interpretazione del genere, peraltro, delinea un quadro politico più coerente delle ipotesi finora proposte; chiarisce i dubbi circa la condotta successiva di Casperius Aelianus, di Nerva e di Traiano; motiva la freddezza dell'adottato verso l'adottante. In conclusione, quindi, la cosiddetta adozione, secondo questa del tutto ipotetica ricostruzione, sarebbe una vera e propria usurpazione "mascherata", messa in atto da un gruppo di potere ramificato e forte (i cui elementi più in vista si trovavano tutti a Roma in quel periodo), contrapposto a interessi non convergenti coi propri, ma non abbastanza importanti da scatenare una guerra civile, una volta vistisi minacciati: si potrebbe dire che la strategia dei diplomatici alleati di Traiano avesse messo in scacco tutti gli altri possibili concorrenti; ma una volta constatato poi il rischio che la situazione sfuggisse di mano, essi avevano finito con l'optare per una forzatura, che poteva avere senso solo a condizione di un controllo quasi totale della situazione. L'atto iniziale della dinastia antonina, che ha suggerito ad alcuni moderni l'enfatica definizione di "Adoptivkaiser", fu dunque, nella migliore delle ipotesi, una forma subdola di coercizione. Se tale ipotesi fosse attendibile, cadrebbe anche l'ultimo pilastro di una costruzione che ha ben poco di storico e molto di ideologico. Nella lunga storia dell'Impero romano, l'unico criterio di successione dotato di una qualche legittimità, e rispettato dalle forze che via via si contendevano il potere, fu quello dinastico. Domiziano pagò, a dispetto di ogni infingimento retorico o ideologico sul dispotismo, una fallimentare politica dinastica; i successori di Nerva, pur privi di eredi diretti, si trasmisero tutti il potere in ossequio alla consanguineità ; Marco Aurelio, unico ad avere figli, nominò disinvoltamente, seppur in condizioni di emergenza, il proprio figlio Commodo quale successore. Il nuovo gruppo dirigente che si raccolse attorno ai principes antonini, si dimostrò ben consapevole di questa imprescindibile condizione, e formò una rete compatta e estesa di relazioni e alleanze familiari, tale da garantire la successione all'interno di essa, fenomeno che è in parte fattore fisiologico di condotta delle famiglie romane, ma che poi diverrà anche una strategia consapevole da parte del potere (si pensi al complicato sistema di adozioni incrociate imposto da Adriano ad Antonino Pio), così come a suo tempo aveva cercato di fare Augusto, e che invece mancò completamente nei piani di successione dei Flavi. Ad essi d'altronde era ben nota l'unica, possibile alternativa, ovvero la conquista violenta del potere. Questa, sin dall'inizio, era stata la reale natura del principato: come ebbe a scrivere R. Syme , in fondo, "il principato nacque dall'usurpazione".
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TRADE UNIONS AND THE INDUSTRIAL CRISIS, . . 178 [Honorable Mention Reddig Oratorical Prize ] CHARLES W. HEATHCOTE, '05. "ATTACK ON FORT SUMTER," 182 "Scio." "THE SAME OLD STORY," • . 184 "AEIEIE." EDITORIALS 185 EXCHANGES 187 ^— .,." *M\ i l62 THE MERCURY. "YANZIE MAY." BY "FLORENCE EDNA." ,nk S, among the gorge's of the old Catoctin Mountains, ■" *" Rushing swiftly onward, to the dark Monocacie, In deep pools, or shallows, more magnificent than fountains Made by mortal man, can ever be. Onward, always onward, through its strange mysterious turnings Goes the mountain brook ; so Destiny, Shapes the courses of men's lives despite their yearnings, For the great unknown—Posterity. Thus, the darkest pools are ''lives of great men," Cutting deep upon the rocks of time, And the laughing shallows, lives of light men, Passing o'er them with a joy sublime. What then, shall we call those quiet places Where the water, gently flowing through, Leaves green moss, and rock-fern, living traces, Of the wondrous work it has to do? Caxi ye give no name for humble beauty? Yet, the lives of many men to-day Are but answers to the calls of duty, Such, the life of one—old "Yanzie May." ********** Just a simple "swamper " youth was Yanzie, When, with honest eyes of dusky brown, He went forth, to woo the beauteous Nagel, Fairest of all maidens in the town. " He will never win her," quoth the gossips, "Handsome lovers hath she by the score. She has answered every one with scorn-lips, Master her? can he, than these, do more? " But e'en Gossip can not close the heart-gates, ^ When the tiny god, with arrows bright, Bars the entrance for each one whom Love hates, Sends his wounded favorite, through—to light. THE MERCURY 163 '> So, in gloaming days, when Indian Summer Painted far and near, the country-side, Yanzie, in his lonely mountain cabin, Called her "Nagel May," his " bride." ******** * On the mountain summit with the snow-flakes, Two long winters passed them quickly by, Like short summers seemed they free from heart-aches Then, as Summer dies, did Nagel die. * * * * * * ^ * * * * Did he yield him to his maddening sadness, When to-night so swiftly turned his day, Lead a hermit life among the mountains, Caring not what fellow-men might say ? No, as years rolled on, whene'er in sorrow, Men below him in the valley lay, To them went, on many a brighter morrow, " Old man of the mountains," "Yanzie May." Through his simple days of noble living, From the prime of youth, to good old age, He, himself, to others gone, and giving, Passed the life of Old Catoctin's Sage. " Passed"—and now the ruined mountain cabin Is a symbol of his stay on earth ? Nay, far rather is the mountain brooklet Saving thirsty lands from curse of dearth. For, as long as men who are unselfish Live with us, and from us pass away, As the mountain waters, never failing, So, will live the " life of Yanzie May." 1 ■ wmgmm *M 164 THE MERCURY. ONE—AND HIS CALL. {Reddig Oratorical Prize Oration.) A. L. DIIXBNBECK, '05. EVER throughout the centuries that are gone when mankind in a crisis of state, or church, or liberty has stood in sore and direful need of a leader forth he has stepped upon the field of action and nobly and bravely directed the forces of righteous-ness with the pen or with the sword. Of such—heroes we must call them—the names of some have been sung in rhyme and legend and story and others by imposing masses of granite or marble have been immortalized in the hearts of their countrymen. It is true that these to a very large extent have gone to their graves with but a faint idea of the esteem in which they were held by their fellows. And of still others it must be said they died " unwept, unhonored, and unsung." Strange that the laurel wreath of meed and praise be thus withheld from the living brow of the worthy and the dead form be buried amid flowers and highest eulogies fall on the deaf ears of death. Biographies of the dead have their use, yet it were better that those worthy of the praise of their fellowmen should reap the reward of appreciation and esteem while living. God always furnishes the man to meet the call of the hour. Every clean minded and thoughtful citizen of our republic has long seen and bitterly deplored certain existing evils in our political system. Partisanship has its followers so fervid that love of party has supplanted love of country; lust for office has made positions of trust—the free gifts of a people—objects of purchase and barter; and the shameful use so often made of them has made the words of the honest Lincoln "agovern-ment for the people and by the people " a mocking paradox. Even the royal right of franchise—an American privilege fought and died for in the past—has lost its value in the sight of many. When the civil officers of a nation reach such a climax no one dare say the nation is not in deep need. Such has been the need of our land for some time past—a need so pressing it THE MERCURY. I65 •would seem that the spirit of right and freedom could voice its heartful desire in no better words than Holland's " God give us men ; a time like this demands Strong minds, great hearts, true faith and ready hands ; Men whom the lust of office does not kill. Men whom the spoils of office cannot buy, Men who possess opinions and a will, Men who have honor ; men who will not lie." And the spirit of our fathers cried not in vain. Lo! from our best and bluest blood came one to meet the need and throw a life filled with honest effort into the breach Theodore Roosevelt. Born of an aristocratic Knickerbocker family, for eight gener-ations resident in our great and stirring metropolis, and which ■contributed to the cause of liberty, philanthropy, and industry ■many of its sons, he is the composite product of this sturdy age, worthy of his ancestral name. As an infant and youth he was a puny, sickly child giving dittle promise of the amazing vigor of his later life. His father, who was a strict disciplinarian, early taught him to " do things for himself" and to keep body and mind active. This good advice, closely followed at the Long Island homestead, on the Western plains, in every position he has occupied, has made him the man of vigorous body and keen mind he now is. There is certainly nothing superhuman about him, and there is no doubt that much of the splendid personality which at-tracts and charms those who are thrown in close contact with it has been the outgrowth of his own development and tre-mendous working power. Call him what they may—opportunist, crest of a wave, Rough Rider—they cannot blot out the fact that he is the man for the needful occasions. Without a doubt fortune has smiled upon him, although very often her smiles were hidden by the cloud of disappoined im-mediate personal ambitions. He failed to become Asst. Secre-tary of State and became Civil Service Commissioner instead; he failed to realize his hopes on the Police Board and became Assistant Secretary of the Navy; he was compelled to reluc- T\l> I66 THE MERCURY. tantly accept the Vice-Presidency and become the nation's-head. There is a strangeness in his career which to the thoughtful is really wonderful. Nevertheless, the opportunity always found him prepared. What are the traits in his character that make him so clearly the fulfillment of the nation's need ? First of all he is honest— honest in thought, honest in deed, honest in peace, honest in battle, honest in his speech and dealing—honest everywhere and honest to the backbone. Politicians and wire-pullers find him such ; his constituents have found him such ; his colleagues have found him such ; his enemies admit it. Did he not say to you on yonder rostrum a half-month ago "as courage is the cardinal virtue of a soldier, so is honesty the basic principle in civic life ?" This is the mainspring of his-wonderiul popularity. And going arm in arm with his unswerving honesty is the proven courage of the man. It required courage to face un-flinchingly the hot fire of Spanish bullets ; it required courage to face the wounded grizzly in our western hills. It required courage of a higher kind when, as a stripling out of college, the youngest member in the New York Assembly, he boldly stood before them and denounced his party leaders as rascals. It required more of that courage when the jeers and threatened ruin of his political life, and the waves of denunciation came to his ears. They called him a youth and a fool but he knew he was right and by his honesty, energy and courage won his fight in Albany against robbery and competition until the State from end to end rang with his name. It required courage and honesty combined to face the bribery and red- tape, of precedent when as Civil Service Commissioner he purged the system of its corruption. It required both as Police Commissioner of New York City to battle with the agents of the liquor traffic and dive keepers and Tammany until that debauched depart-ment was cleaner. He believed that his appointment of the Anthracite Coal Strike Commission would be his political deathblow, nevertheless because much suffering was imminent he did what to him seemed right. THE MERCURY. 167 He believes in the people, especially the the masses, as no other man has ; he has had no end to gain, no ax to grind, no machine to build up. Why then his strenuous executive ac-tivity? The one incentive—the best and noblest man can rind—honesty and fair dealing in the administration of govern-ment. With no selfish aims, with high ideals, with love for the people, abiding honesty and courage, it is not strange after all that he has become the peoples ideal—the very Appolo of our vigorous American manhood. Whether as soldier, public officer, or as private citizen, we view the life and character of Theodore Roosevelt, there is nothing but good with a deep and wholesome motive back of it, in the example set before us. To us then, that example of him who has so gallantly volunteered to lead the way against negligence, corruption and incompetency in public places should appeal in strongest terms. Altho he is there "trying" as he styles it, " to do something worth while, there is the same need calling us. He is calling to us to come and fight in the battle of truth and right. Will we listen to his call ? The world to-day needs men of action, men of work, men who struggle among their fellows for the improvement of the race—men who are true agents of the upward, onward march of progress. The world needs men not prophets—men of moral strength, of mental and physical health, of honesty of purpose, of truth well-spoken, of good deeds well done. May the God of the nations grant that as each of the com-ing years of this young century becoming old, rings in the new year it may " Ring out false pride in place and blood, The civic slander and the spite ; Ring in the love of truth and right, Ring in the common love of good." M/I») wm -'.- r by the bullet what could not be won by the ballot. Perverting: the meaning of liberty, the South assumes rights and privi-leges contrary to the spirit of the Constitution, and proclaims THE MERCURY. 183 herself no longer a member of the Union ; and the hope of a peaceful secession is soon frustrated. Nerving herself for the worst, she hurls an insulting shot at the grand old flag floating over Fort Sumter. On the evening of the second day of the assault the brave little garrison is compelled to surrender, and as the sun in beauty sank in the West, so the " Stars and Stripes " were lowered from the staff; As the pale moon rose up to supplant the sun in the heavens, so the ensign of rebellion was raised over Fort Sum-ter ; and as day gives place to black night, so Peace gave way to bloody War. The rebel hosts have taken Fort Sumter, but have they con-quered ? The wires flash the wild news and the country is aroused. The call goes forth, " To arms, ye loyal sons ! To arm ! " Then loyal hearts give answer, and loyal hands grasp the sword, and beneath the old flag, with drums beating, swords flashing and bayonets glittering, forward to the front they march. Desperate is the conflict, for the destiny of a great nation hangs in the balance. It is brother in Blue against brother in Gray. But at length, after years of bloodshed and death, heaven smiles upon the Right, and to the goddess of Peace says: " Peace, thy divine wand extend, And bid wild war his ravage end." The attack on Fort Sumter has shown to the world that to pluck a single star from our national firmament is impossible; that a slave empire could not be established on American soil; that liberty and equality, the natural rights of man, are secure to all; that the " government of the people, by the people and for the people, shall not perish from the earth." But what has it cost to learn these lessons?—The lives of over one million of our dear ones—A price dear, but not too dear, for our country is now the free and common country of all, and that grand old Flag, first unfurled in Freedom's holy cause, will forever wave " over a free country and a brave people." 184 w THE MERCURY. ■THE SAME OLD STORY." "AEIEIE." HEN the Russian ships without a stand Sought out a short cut for the land, This happy message soon was sent, Which to Nick's grief a solace lent, " Our ships sank in good order." • Said he, " Kuropat-kin play a hand That soon will make those Japs disband And wish that they had learned to swim." When lo ! this message greeted him : "Retreated in good order." Then Kuropatkin thought a rest At Liaoyang would be the best Thing for his men. Around his lines He put up fences, trespass signs, Dug pits, and installed telephones. Thought he, " I'll rest my weary bones Till all those Japs are full of aches From jumping down on pointed stakes. But what would Mrs. 'patkiu say If I should come home dead some day ? I guess I'd better go to-night, And leave this long and fearful fight." So up he got and off he went, After this note to Nick was sent: "Retreated in good order." The aim to which the Japs aspire Is to sieze the enemy entire, While that of Russia seems to be, Not driving Japs into the sea, But "retreating in good order." THE MERCURY Entered at the Postoffice at Gettysburg as second-class matter VOL. XIII GETTYSBURG, PA., OCTOBER, 1904 No. s Editor-in-chief C. EDWIN BUTLER, '05 Exchange Editor C&ARLES GAUGER, '05 Business Manager A. L. DILLENBECK, '05 Asst. Business Manage* E. G. HESS, '06 Associate Editors H. C. BRILLHART, '06 ALBERT BILLHEIMER, '06 H. BRUA CAMPBELL, '06 (Exchange Editor Pro Tern.) Advisory Board PROF. J. A. HIMES, LITT.D. PROF. G. D. STAHLEY, M.D. PROF. J. W. RICHARD, D.D. Published each month, from October to June inclusive, by the join, literary societies of Pennsylvania (Gettysburg) College. Subscription price, one dollar a year in advance; single copies 15 cents. Notice to discontinue sending the MERCURY to any address must be accompanied by all arrearages. Students, Professors and Alumni are cordially invited to contribute. All subscriptions and business matter should be addressed to the Busi-ness- Manager. Articles for publication should be addressed to the Editor. Address THE MERCURY, GETTYSBURG, PA. EDITORIALS. MERCURY TO the new student, hale, hearty and fresh—and PRIZES. Gettysburg has an unprecedented number, like-wise to the alumni and friends of the college just as hale and hearty but not so fresh, THE MERCURY extends a cordial greet-ing and best wishes for your success. May you be attended with every blessing and unflinchingly grasp all noble oppor-tunites as they present themselves. And just here we would urge the new and old students to read again the statement made last year with respect to the MERCURY Prizes. Several contributions are printed in this number in competition for the prizes and others will be received and printed in the next few issues. / I* 186 THE MERCURY. COLLEGE Great has been the outward growth of the GROWTH. American Colleges in the last decade, but greater still has been their internal development, and the alumni in-terest has by no means been the smallest factor and aid in this marvelous advance. Happily we can say with all truth and ex-actness that our dear old Alma Mater has made wonderful pro-gress even in the few months which have passed since the elec-tion of our new president. So large a class of first year men Gettysburg has never before known, and the general spirit of progress, which pervades the entire college, is quite perceptible to the visiting alumnus. The enthusiasm aroused among our graduates has been marked, and it should continue to grow and increase until every son of Pennsylvania has been seized with the spirit and becomes vociferous in his praise. That this influence will react to produce greater zeal and activity, both in the college and out, cannot be doubted. If the newly awakened interest of our alumni and the untiring efforts of our worthy President have enabled us to accomplish so much within such a short time, may we not even now make this hallowed spot, known throughout the world for its acts of bravery and daring, just as famous for its educational facilities. The top of the ladder is in sight, and tho as yet far off, we have but to quicken our ardor, redouble our zeal and increase our activity to banish the difficulties and attain the goal. if LITERARY The value to the college man of membership in SOCIETIES, the Literary Societies and participation in their ex-ercises cannot be too strongly urged upon him. They supply a need which the class-room drill cannot give. They are the training-schools in the literary department of college. The measure of their success is seen in their well-stocked libraries, their well-equipped reading-room and the intelligent interest manifested in their work. It is in the society hall that the true worth of the student is shown and cultivated. It is here he puts into practice the theories learned in the class-room ; it is here he makes a personal practical application of the knowl-edge he has acquired. Especially the new men should con-sider the importance of this matter, visit the different societies, \ THE MERCURY. 187 join the society of their choice and take part in its meetings. And let us hope that the new interest shown in other lines of work this fall will also manifest itself in the Literary Societies and cause old and new members to work with greater earnest-ness and enthusiasm than has ever before characterized this ■department of college activity. " B," '06. EXCHANGES. Almost all the college monthlies which are on the desk of the exchange editor are June numbers, very few of the Sep-tember editions having as yet been issued. As a result the •exchanges contain commencement news to the exclusion of •poetry, fiction and other interesting features which go to make up a well balanced literary magazine. However many of them are very well edited and the commencement news, so interest-ing to the alumni, is presented in a very attractive form. The trend for some time past has been toward an increase in the number of pages alloted to fiction each month and it is to be hoped that this movement will not abate. Articles of a lighter vein act as a sauce so that the more serious composi-tions can be more easily digested. The June number of the University of Virginia Magazine is an admirable one in many respects, and its table of contents ■shows that the staff realize the importance of issuing a well rounded periodical. The poetical contributions are excellent and'breathe the fragrant spirit of summer. The business manager of the Lesbian Herald evidently is progressive, for a classified list of advertisers appears in the June number of that magazine. An excellent innovation it is. The Forum published 'at Lebanon Valley College shows an improvement this year, it being one of the first September numbers to arrive. It lacks an exchange department, of vital importance to every college monthly. The July number of The Phareha published by the students ■of Wilson College presents a fine appearance. Its interesting 188 THE MERCURY. contents appeals to the reader and its attractiveness is greatly enhanced by the excellent cover in which it appears. The commencement news is very well edited. The " Observations " department in the High School Argus-of Harrisburg is sprightly and original. It is an excellent high school periodical. The Yale Scientific Monthly appears \vith a particularly timely article entitled " Engineering Details of the World's Fair." The other scientific articles appearing in the magazine are presented in lucid style. Get ready for the Pen and Sword Prize Essays which will appear in the November number of the Mercury. / PATRONIZE OUR ADVERTISERS. FURNITURE Mattresses, Bed Springs, Iron Beds, Picture Frames, Repair Work done promptly. Under-taking a specialty. J» Telephone No. 97. H- IB. ZOer^cLer 37 Baltimore St. Gettysburg, Pa. THE STEWART & STEEN CO. College EngTCbueTs and (pTinteTS 1024 Arch. St., Philadelphia, Pa. MAKERS AND PUBLISHERS OF Commencement, Class Day Invitations and Programs, Class Pins and Buttons in Gold and Other Metals, Wedding Invitations and Announcements, At Home Cards, Reception Cards and Visiting Cards, Visiting Cards—Plate and 50 cards, 75 cents. Special Discount to Students. A. G. Spalding «S Bros. Largest Manufacturers in the World of Official Athletic Supplies. 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This major reference is an overview of the current state of theoretical ecology through a series of topical entries centered on both ecological and statistical themes. Coverage ranges across scales—from the physiological, to populations, landscapes, and ecosystems. Entries provide an introduction to broad fields such as Applied Ecology, Behavioral Ecology, Computational Ecology, Ecosystem Ecology, Epidemiology and Epidemic Modeling, Population Ecology, Spatial Ecology and Statistics in Ecology. Others provide greater specificity and depth, including discussions on the Allee effect, ordinary differential equations, and ecosystem services. Descriptions of modern statistical and modeling approaches and how they contributed to advances in theoretical ecology are also included. Succinct, uncompromising, and authoritative—a "must have" for those interested in the use of theory in the ecological sciences
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Frontmatter -- Contents -- Introduction -- Part One Our Founding Crimes -- Chapter 1 Blood -- Chapter 2 Eyes -- Chapter 3 Spirits -- Chapter 4 Bellies -- Chapter 5 Tongues -- Part Two Promoting Reconciliation in Nineteenth-Century America -- Chapter 6 Rousing the Conscience of a Nation -- Chapter 7 Friends of the Indian -- Chapter 8 Indian Boarding Schools -- Part Three Searching for Truth and Reconciliation in the Twenty-First Century -- Chapter 9 America's Stolen Generations -- Chapter 10 The Hardest Word -- Chapter 11 Where the Mouth Is -- Part Four A Groundswell for Reconciliation -- Chapter 12 Skulls -- Chapter 13 Bones -- Chapter 14 Hands -- Conclusion Hearts -- Acknowledgments -- Notes -- Further Reading -- Index
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Comments: 90 Pages. A summary of expanded version of a submitted and accepted research project (On "Foundations of Physics", and "the Origin of Space-Time"), Ramin Zahedi, Japan, 2012 - 2015. This article has been invited and presented at the following international conferences: -The 2016 SIAM International Conference on Mathematical Aspects of Materials Science, Philadelphia, USA, 2016. (https://www.siam.org/meetings/ms16) -The 17th International Conference on Quantum Foundations: Quantum and Beyond, International Centre for Mathematical Modeling in Physics, Engineering and Cognitive Sciences (ICMM), Linnaeus University, Sweden, 2016. (https://lnu.se/en/qb/) -The 4th International Conference on New Frontiers in Physics, CERN Organized and Supported Conference (Europe), ICNFP-2015. (https://indico.cern.ch/e/icnfp2015/) -The 2016 International Conference on Algebraic Geometry and Mathematical Physics, University of Tromsø, Norway, 2016. (https://site.uit.no/) -The XXXVII Max Born International Symposium, International Conference on Non-commutative Geometry, Quantum Symmetries and Quantum Gravity (II), Wroclaw University, Poland, 2016. (http://ift.uni.wroc.pl/~mborn37/) -The 2016 GRavitational-wave Astronomy International Conference in Paris, Institute d'Astrophysique de Paris (IAP), The University of Paris VI - Sorbonne University, CNRS, LERU, EUA, Paris, France, 'Supported by the European Union's 7th Framework Program: FP7/PEOPLE-2011-CIG,' 2016. (http://www.iap.fr/vie_scientifique/ateliers/GravitationalWave/2016/scripts/abstract.aspx) -The 22nd Internnational Australian Institute of Physics Congress (AIP), University of Queensland, Brisbane, Australia, 2016. (http://appc-aip2016.org.au) -The 21st International Conference on General Relativity and Gravitation, Columbia University, New York, USA, 2016. (http://www.gr21.org) Acknowledgements: Special thanks are extended to Prof. and Academician Vitaly L. Ginzburg (Russia), Prof. and Academician Dmitry V. Shirkov (Russia), Prof. Leonid A. Shelepin (Russia), Prof. ...
Letters, notes, a printed circular, and one receipt pertaining to the life and activites of Horace Greeley, dated from 1840 to 1872. Nearly all letters are written by Greeley; recipents include Thurlow Weed, Henry Clay, Roscoe Conkling, Andrew Johnson, Hamilton Fish, and Joshua R. Giddings. Receipt is for a subscription to Greeleys Whig newsletter ""Log Cabin,"" signed by Greeley. ; Horace Greeley (February 3, 1811-November 29, 1872) was an American politician and newspaper editor.
Background In all societies, the burden and cost of allergic and chronic respiratory diseases are increasing rapidly. Most economies are struggling to deliver modern health care effectively. There is a need to support the transformation of the health care system into integrated care with organizational health literacy. Main body As an example for chronic disease care, MASK (Mobile Airways Sentinel NetworK), a new project of the ARIA (Allergic Rhinitis and its Impact on Asthma) initiative, and POLLAR (Impact of Air POLLution on Asthma and Rhinitis, EIT Health), in collaboration with professional and patient organizations in the field of allergy and airway diseases, are proposing real-life ICPs centred around the patient with rhinitis, and using mHealth to monitor environmental exposure. Three aspects of care pathways are being developed: (i) Patient participation, health literacy and self-care through technology-assisted patient activation, (ii) Implementation of care pathways by pharmacists and (iii) Next-generation guidelines assessing the recommendations of GRADE guidelines in rhinitis and asthma using real-world evidence (RWE) obtained through mobile technology. The EU and global political agendas are of great importance in supporting the digital transformation of health and care, and MASK has been recognized by DG Sante as a Good Practice in the field of digitally-enabled, integrated, person-centred care. Conclusion In 20 years, ARIA has considerably evolved from the first multimorbidity guideline in respiratory diseases to the digital transformation of health and care with a strong political involvement.
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Der IQB-Bildungstrend zeigt: Innerhalb von sieben Jahren ist die Deutschkompetenz von Neuntklässlern auf den Stand abgerutscht, den 2015 Siebt- und Achtklässler hatten. Dafür gibt es viel mehr Jugendliche, die richtig gut Englisch können – trotz der Corona-Schulschließungen. IQB-Direktorin Petra Stanat über die Suche nach den Ursachen – und die Gestaltungsaufgaben der Bildungspolitik.
Petra Stanat ist Psychologin, Bildungsforscherin und seit 2010 Direktorin des Instituts für Qualitätsentwicklung im Bildungswesen (IQB). Foto: IQB Berlin.
Frau Stanat, nach 2009 und 2015 hat das Institut zur Qualitätsentwicklung im Bildungswesen (IQB) zum dritten Mal im Auftrag der Kultusminister die sprachlichen Kompetenzen der Neuntklässler in Deutschland überprüft. Jetzt liegen sie vor, die Ergebnisse des "IQB-Bildungstrends 2022". Sind irgendwelche Überraschungen dabei?
Für mich persönlich zum Teil schon. Ich hatte zwar erwartet, dass es wie im vergangenen Jahr im IQB-Bildungstrend für die Grundschulen auch in der neunten Jahrgangsstufe einen Rückgang in den erreichten Kompetenzen geben würde, allein schon wegen des Ausfalls von Präsenzunterricht und anderen Einschränkungen während der Corona-Zeit. In Deutsch mussten wir diesen
Rückgang jetzt tatsächlich auch feststellen, und zwar in allen drei untersuchten Kompetenzbereichen Lesen, Orthografie und Zuhören. Womit ich aber nicht gerechnet hatte: dass er in Deutsch derart heftig ausfällt. Und was mich noch mehr überrascht hat: dass die Schülerinnen und Schüler fast spiegelbildlich in Englisch so stark zulegen würden, sogar ebenso stark wie zwischen 2009 und 2015, als wir keine Pandemie hatten. Das ist ein bemerkenswerter Befund.
"Ein Lernrückstand zwischen einem und zwei Schuljahren im Vergleich zu 2015."
Wie heftig ging es denn runter in Deutsch und wie kräftig nach oben in Englisch?
In Deutsch beträgt der Rückgang zwischen den Jahren 2015 und 2022 im Lesen 25 Kompetenzpunkte, in der Orthografie 31 Punkte und im Zuhören sogar 44 Punkte. Wenn man das in Unterrichtzeit umrechnet, was allerdings in der Sekundarstufe schwierig ist, entspricht das je nach Kompetenzbereich einem Lernrückstand zwischen einem und zwei Schuljahren im Vergleich zu 2015.
Nur zur Klärung: Das heißt, heutige Neuntklässler sind in Deutsch auf dem Stand, den 2015 Siebt- oder Achtklässler hatten?
Wie gesagt: Diese Umrechnung ist aus verschiedenen Gründen nicht exakt, deshalb sollte man sie nicht allzu wörtlich nehmen, aber richtig ist in jedem Fall: Wir sprechen von einer massiven Verschlechterung der Ergebnisse in Deutsch. Umgekehrt erreichten die Schülerinnen und Schüler in Englisch im Leseverstehen im Schnitt 22 Punkte und im Hörverstehen 23 Punkte mehr, was wiederum etwa der Lernzeit von einem halben Schuljahr gleichkommt. Auch das ist erstaunlich viel. >>>
Stichproben, Risikogruppen und Länder-Unterschiede: die IQB-Ergebnisse in der Zusammenfassung
Die Ergebnisse des IQB-Bildungstrends basieren auf repräsentativen Stichproben in allen 16 Bundesländern, die insgesamt mehr als 35.000 Neuntklässler umfassten. Untersucht wurden 2022 die Kompetenzen in Deutsch, Englisch und (in einzelnen Bundesländern) Französisch, die Testaufgaben orientierten sich an den KMK-Bildungsstandards.
In Deutsch verfehlten im Kompetenzbereich Lesen fast 33 Prozent aller Schüler den Mindeststandard, der als Untergrenze für den Mittleren Schulabschluss (MSA) angesetzt wird, im Zuhören 34 Prozent und in der Rechtschreibung 22 Prozent, jeweils ein massiver Anstieg gegenüber der letzten Messung von 2015. Auch die durchschnittlichen Kompetenzen aller Neuntklässler rutschten ab, je nach Bereich um 25 bis 44 Punkte, was laut IQB-Direktorin Stanat grob dem Stoff von ein bis zwei Schuljahren entspricht. Der Rückgang betraf in unterschiedlicher Stärke fast durchgängig alle Bundesländer.
Genau umgekehrt verlief die Entwicklung in Englisch. Im Leseverstehen ging es im Vergleich zu 2015 um 22, im Hörverstehen um 23 Kompetenzpunkte hoch, wobei fast alle Länder einen positiven Trend verzeichneten. Damit setzt sich die seit 2009 beobachtete Aufwärtsbewegung fort.
Allerdings wurde die Risikogruppe derjenigen Schüler, die die Mindeststandards verfehlen, nicht in gleichem Maß kleiner, was laut IQB darauf hinweist, dass die Kompetenzsteigerung besonders bei den mittelguten und den leistungsstarken Schülern stattgefunden hat. Immer noch liegen 24 Prozent der Neuntklässler unterhalb der MSA-Mindestanforderungen für Englisch im Leseverstehen und 14 Prozent im
Hörverstehen. Immerhin: Legt man die geringeren Mindeststandards für den Ersten Schulabschluss (ESA, früher Hauptschulabschluss) an, verfehlen diese beim Lesen weniger als neun und beim Hörverstehen weniger als zwei Prozent aller Schüler.
Am besten fielen die Deutsch-Ergebnisse erneut in Bayern und Sachsen aus, die Risikogruppen waren auch in Sachsen-Anhalt sowie teilweise in Mecklenburg-Vorpommern und Thüringen vergleichsweise klein. Besonders schwach schnitten laut IQB nahezu durchgängig Berlin, Bremen und Nordrhein-Westfalen ab. Erfreulich: In Englisch gelingt es den meisten Ländern, den Anteil der Schüler unterhalb der ESA-Mindeststandards auf dem deutschen Durchschnittsniveau zu halten. Im Schnitt besonders gute Ergebnisse erreichen die Neuntklässler in Bayern und Hamburg sowie in Rheinland-Pfalz und Schleswig-Holstein. Auffällig ist, dass in Englisch wie schon 2015 die ostdeutschen Bundesländer gegenüber dem Westen schlechter da stehen als der Westen.
In der Gesamtbetrachtung beider Fächer liegen neben Bayern die Länder Baden-Württemberg und Hamburg jeweils in mehreren Kompetenzbereichen statistisch signifikant über dem Bundesdurchschnitt.
Eine gute Nachricht noch am Ende: Angesichts der aktuell sehr negativ geprägten Diskussion über den Lehrerberuf, sagt IQB-Direktorin Stanat, "hat mich der Befund erfreut, dass mehr als 70 Prozent der Lehrkräfte sagen, dass sie sehr zufrieden mit ihrer Berufswahl sind." Politik, Gesellschaft und gerade auch die Lehrerverbände müssten aufpassen, dass sie den Beruf nicht systematisch schlecht redeten, warnt Stanat.
>>> Sie geben beim Bildungstrend zusätzlich den Anteil der Schülerinnen und Schüler an, die die Mindeststandards verfehlen. Was genau bedeutet das?
Die Kultusministerkonferenz hat auf Grundlage der Bildungsstandards auch festgelegt, was Kinder und Jugendliche in bestimmten Klassenstufen mindestens können sollten in Deutsch, Englisch und anderen Fächern. Also im Sinne einer Untergrenze, die von allen erreicht werden sollte, um erfolgreiches Weiterlernen und Teilhabe zu ermöglichen. Dabei wird nach dem angestrebten Schulabschluss unterschieden. Das absolute Minimum ist der Mindeststandard für den früheren Hauptschulabschluss, der heute als Erster Schulabschluss bezeichnet wird. Den sollten wirklich alle erreichen.
Wer diesen Mindeststandard nicht beherrscht, kann nicht richtig lesen, rechnen oder schreiben?
Vereinfacht kann man das so sagen. Zumindest wird ohne das Beherrschen der Mindeststandards ein erfolgreicher Übergang in eine Berufsausbildung und gesellschaftliche Teilhabe deutlich erschwert sein. Und wir sehen, dass je nach Kompetenzbereich in Deutsch acht bis 18 Prozent der Jugendlichen dieses Minimum nicht mehr erreichen. Legen wir die höheren, aber immer noch sehr moderaten Mindeststandards für den Mittleren Schulabschluss an, verfehlen diese im Lesen und Zuhören inzwischen ein Drittel der Neuntklässler in Deutschland. In der Orthografie ist es gut ein Fünftel. Da inzwischen sehr viele Berufe den mittleren Schulabschluss erfordern, ist auch diese Gruppe zu groß und im Vergleich zu 2015 stark gewachsen: je nach Kompetenzbereich und Abschlussart um vier bis 16 Prozentpunkte – wobei die Leistungen im Zuhören besonders kräftig abgefallen sind, das war schon im Bildungstrend für die Grundschule der Fall.
"Deutlich mehr Jugendliche,
die richtig gut Englisch können."
Geben Sie bitte ein konkretes Beispiel für eine Aufgabe, die ich richtig beantworten muss, um den Mindeststandard für den Ersten Schulabschluss zu erfüllen.
Zum Beispiel lesen die Jugendlichen einen 70 Wörter umfassenden Text über die Seidenstraße, in dem wörtlich steht, dass es sich um die wichtigste Handelsroute zwischen Asien und Europa handelte. Dennoch wird zur Frage, "Was war die Seidenstraße laut Text?" nicht mit hoher Sicherheit die Antwortalternative "ein Handelsweg zwischen Asien und Europa" angekreuzt. Oder bei einer Korrekturaufgabe zur Orthografie wird in dem Satz "Das rote Auto hate das Kennzeichen MM-NB 612" nicht mit hoher Sicherheit das Wort "hate" korrigiert.
Sehen wir wenigstens umgekehrt, dass die Risikogruppen in Englisch kleiner geworden sind?
Sie sind zumindest nicht größer geworden. Die Kompetenzverbesserungen, die wir insgesamt beobachten, sind vor allem im mittleren und oberen Leistungsbereich festzustellen. Diejenigen Jugendlichen, die den Mittleren Abschluss anstreben, erreichen zu deutlich höheren Anteilen die Regelstandards und sogar die sogenannten Optimalstandards, hier sehen wir einen Anstieg in den Prozentwerten um zehn bis 14 Prozentpunkte. Anders formuliert: Im Vergleich zu 2015 gibt es heute deutlich mehr Jugendliche, die richtig gut Englisch können.
"Der Trend in Deutsch zeigt auch bei den nicht zugewanderten Jugendlichen nach unten. Es ist in der aktuellen Debatte sehr wichtig, das festzuhalten."
So erfreulich die Entwicklung in Englisch ist: Die Bildungsdebatte der nächsten Tage wird sich vermutlich um die dramatisch schlechteren Ergebnisse in Deutsch drehen. Die Kultusminister könnten sagen, schuld sei nicht die Bildungspolitik, sondern verantwortlich seien die Corona-Schulschließungen und die Flüchtlingsströme seit 2015.
Da ist ja bestimmt auch etwas dran, nur wissen wir nicht, welchen Einfluss genau Corona hatte, das können wir nicht messen. Dafür, dass die Pandemie eine erhebliche Rolle gespielt hat, spricht jedoch, dass wir in praktisch allen Bundesländern unabhängig von ihrer Ausgangslage eine deutlich negative Entwicklung beobachten. Gleichzeitig erzielten neu zugewanderte Schülerinnen und Schüler erneut signifikant schwächere Ergebnisse als der Durchschnitt, und der Anteil dieser Schülerinnen an der Gesamtschülerschaft in Deutschland ist seit 2015 um fünf Prozentpunkte auf insgesamt neun Prozent gestiegen. Wahr ist aber auch: Selbst wenn wir statistisch so tun, als hätte sich die Zusammensetzung der Schülerschaft seit damals nicht verändert, zeigt der Trend trotzdem eindeutig nach unten. Und auch bei den Jugendlichen ohne Zuwanderungshintergrund sehen wir in Deutsch einen Kompetenzrückgang, wenn auch weniger stark. Es ist in der aktuellen Debatte sehr wichtig, das festzuhalten.
Wirkt sich hier der vielerorts extreme Lehrkräftemangel aus?
Das können wir anhand unserer Daten nicht untersuchen. Eigentlich wollten wir uns ansehen, ob Schülerinnen und Schüler, die von nicht traditionell ausgebildeten Lehrkräften unterrichtet werden, weniger gute Ergebnisse erzielen. Aber diese Auswertung ist daran gescheitert, dass die Gruppe der Quer- und Seiteneinsteigenden in den sprachlichen Fächern immer noch vergleichsweise klein ist: Von den etwa 1250 befragten Lehrkräften in unserer Studie betrifft das nur 40 Deutsch- und 59 Englischlehrkräfte. Der Anteil der Berufsanfänger, die ohne reguläres Lehramtsstudium unterrichten, steigt zwar, aber auf die Ergebnisse des Bildungstrends 2022 dürfte sich das kaum ausgewirkt haben.
Eben sagten Sie, die durchschnittlichen Kompetenzen seien in praktisch allen Bundesländern gesunken, aber es gibt schon noch deutliche Unterschiede, oder?
In der Tat kann man einige Länder herausheben. Hamburg zum Beispiel, das sich in den vergangenen 13 Jahren sukzessive hochgearbeitet hat, 2009 noch zu den Schlusslichtern zählte und jetzt in Deutsch im Mittelfeld liegt, in Englisch teilweise mit an der Spitze. Und das bei einem sehr hohen Anteil an Einwandererkindern wohlgemerkt. Erstaunlich finde ich auch, dass in Baden-Württemberg in mehreren Kompetenzbereichen wieder etwas bessere Ergebnisse erzielt werden als in Deutschland insgesamt. Auf die enttäuschenden Ergebnisse früherer Bildungstrends hat dieses Land strategisch reagiert, und vielleicht zeichnet sich hier schon eine Trendwende ab. Das lässt sich jetzt aber noch nicht mit Sicherheit sagen.
"Die Dynamik in Baden-Württemberg hat mich beeindruckt. Sogar der Ministerpräsident hat sich intensiv mit den Ergebnissen beschäftigt."
Baden-Württembergs damalige Kultusministerin Susanne Eisenmann hatte die Losung ausgegeben, von Hamburg lernen zu wollen.
Eine genaue Ursache-Wirkungs-Analyse kann ich Ihnen leider nicht bieten, nur einen Eindruck: Nach Veröffentlichung des Bildungstrends 2015 bin ich sehr oft nach Baden-Württemberg eingeladen worden, und es fanden dort viele bildungspolitische Diskussionen statt, unter Beteiligung von Politik, Administration, Schulpraxis, Bildungsforschung und Verbänden. Sogar der Ministerpräsident hat sich intensiv mit den Ergebnissen beschäftigt. Man war sich einig, dass etwas passieren muss. Diese Dynamik, die unter anderem in der Gründung von zwei Instituten mündete, die Bildungsprozesse wissenschaftlich fundiert unterstützen sollen und sehr überzeugende Arbeit leisten, hat mich beeindruckt.
Beeindruckend ist allerdings auch, wie sich Länder wie Bayern oder Sachsen von Mal zu Mal weit vorn halten. Wie ist das zu erklären?
Diese Frage stellt sich bei jedem Bildungstrend, und ehrlich gestanden habe ich darauf immer noch keine guten Antworten. Ein Faktor ist sicher, dass der Anteil zugewanderter Schülerinnen und Schüler in diesen Ländern geringer ist als in vielen der anderen Länder, vor allem in Sachsen. Das sieht man ansatzweise in Analysen, in denen wir statistisch so tun als wäre die Schülerschaft in allen Ländern so zusammengesetzt wie in Deutschland insgesamt, bezogen auf den sozioökonomischen und den zuwanderungsbezogenen Hintergrund. Dann schrumpft der Vorsprung in den erreichten Kompetenzen für Sachsen und Bayern etwas, er verschwindet aber keineswegs. Es müssen also weitere Faktoren eine Rolle spielen. Vielleicht ein besonders ausgeprägter Konsens darüber, dass Lernerfolg in grundlegenden Kompetenzbereichen wirklich zentral ist und auf sich abzeichnende Probleme reagiert werden muss. Und in Bayern hatte ich immer wieder den Eindruck, dass einmal getroffene bildungspolitische Entscheidungen von einer gut funktionierenden Bildungsverwaltung umgesetzt werden und in der Praxis auch ankommen. Wenn die bildungspolitischen Entscheidungen fundiert und zielführend sind, ist das natürlich von Vorteil. Aber das sind wirklich nur Spekulationen, die auf subjektiven Eindrücken und Gesprächen basieren.
Sie haben den Einfluss der Corona-Pandemie auf den Schulbetrieb erwähnt, den teilweise viele Wochen langen Distanzunterricht zum Beispiel. Wie kann es sein, dass der in Deutsch offenbar zum Absturz beigetragen hat – in Englisch die Leistungen aber hochgegangen sind, als sei nichts passiert?
Der Anstieg der Kompetenzen war im Zeitraum von 2015 bis 2022, in dem die Corona-Pandemie lag, sogar genauso groß wie von 2009 bis 2015. Auch hier kann ich im Moment nur spekulieren, weil wir uns in Ruhe anschauen müssen, wie sich die Sprachnutzung bei außerschulischen Aktivitäten verändert hat. Denn die Annahme liegt ja nahe, dass die Schülerinnen und Schüler auf Englisch Videos und Serien anschauen, Computerspiele spielen und im Internet unterwegs sind. Und genau diese Aktivitäten dürften während der Pandemie zugenommen haben. Das könnte mit dazu beigetragen haben, dass die Schülerinnen und Schüler in diesem Zeitraum ihre englischsprachigen Kompetenzen weiter gesteigert haben.
"Guter Englischunterricht schafft die Voraussetzungen, dass die Schülerinnen und Schüler von ihrer Internetnutzung profitieren können."
Das klingt so, als sei die Zeit mit Videogucken oder Daddeln besser angelegt gewesen als mit Schulunterricht?
Das wäre sicher übertrieben. Denn natürlich braucht man einen guten Englischunterricht, der die Grundlagen dafür schafft, dass Schülerinnen und Schüler von der Internetnutzung und anderen Aktivitäten auf Englisch profitieren können. Der Englischunterricht ist heute viel kompetenzorientierter als früher. Übrigens zeigt sich in einer unserer Analysen, dass Unterricht, der fachfremd, also nicht von einer Englischlehrkraft erteilt wird, mit einem niedrigeren Leistungsniveau der Schülerinnen und Schüler einhergeht. Ein weiteres Indiz dafür, dass guter Englischunterricht wichtig ist.
Aber auch nach Ihrer Ehrenrettung des schulischen Englischunterrichts bleibt festzuhalten: Die Behauptung, viel Zeit online wirke sich automatisch negativ auf die Schulnoten aus, ist vermutlich falsch.
Eine Fremdsprache lernt man durch ihre Nutzung – so, wie man Lesen durch Lesen lernt. Und weil die Schülerinnen und Schüler unter anderem online erleben, wie wichtig gute Englischkenntnisse sind, wie viele neue Inhalte sie sich mit Englisch erschließen können, dürfte das ihre Motivation gewaltig steigern. Hierin liegt ein weiterer großer Unterschied zum Deutschunterricht, für den wir eine vergleichsweise niedrige Lernmotivation bei den Neuntklässlern finden – das Fach kann offenbar nur wenige Jugendliche für sich begeistern. Das Interesse am Englischunterricht ist viel höher ausgeprägt.
Vorhin haben Sie darauf hingewiesen, dass eingewanderte Kinder deutlich schwächere Kompetenzen erreichen als der Durchschnitt. Deutschland gilt insgesamt als ein Land, in dem die soziale Herkunft stark über den Bildungserfolg entscheidet. Spiegelt sich das auch im IQB-Bildungstrend 2022 wider?
Leider ja. Die Disparitäten haben weiter zugenommen. Die negative Entwicklung im Fach Deutsch ist bei sozioökonomisch benachteiligten Jugendlichen im Schnitt stärker ausgefallen, auch der Rückstand der neu eingewanderten Schülerinnen und Schüler hat sich vergrößert. In Englisch wiederum haben Jugendliche aus sozioökonomisch besser gestellten Elternhäusern besonders stark zugelegt, die soziale Schere geht also auch hier weiter auf. Aber ein erfreuliches Ergebnis möchte ich noch erwähnen: Jugendliche, die zu Hause nicht immer Deutsch sprechen, haben zwar Nachteile in Deutsch, aber Vorteile in Englisch. Dies bestätigt, dass sich Mehrsprachigkeit auf den Erwerb weiterer Sprachen positiv auswirken kann – der Zusammenhang hat sich auch schon in früheren Studien gezeigt.
Insgesamt aber gilt: Deutschland entfernt sich weiter vom Ziel, mehr Bildungsgerechtigkeit zu schaffen – obwohl die Bildungspolitik seit vielen Jahren das Gegenteil beschwört?
So ist es.
"Besteht tatsächlich bei allen Akteuren
Einigkeit darüber, dass es brennt?"
Bildungspolitik und Öffentlichkeit werden angesichts der Ergebnisse natürlich wissen wollen, was zu tun ist. Wie lautet Ihre Antwort?
Zunächst müssen sich alle Akteure im Bildungssystem darüber einig sein, dass diese grundlegenden Kompetenzen wirklich grundlegend sind und dass wir alles dafür tun müssen, damit die Mindeststandards erreicht und gesichert werden.
Haben wir den Konsens nicht längst?
Einen gesellschaftlichen Konsens darüber, dass Lesen, Schreiben, Mathematik wichtig sind, haben wir schon, denke ich. Auch die alten Debatten, in denen die Förderung dieser Kompetenzen und die Entwicklung sozialer Kompetenzen als Gegensatz darstellt wurden, haben wir zum Glück weitgehend hinter uns gelassen. Genauso wie die Stimmen, die Kompetenzmessungen und Sicherung von Standards als überzogenen Leistungsdruck betrachtet haben. Aber besteht tatsächlich bei allen Akteuren Einigkeit darüber, dass es brennt und wir trotz schwieriger Rahmenbedingungen dringend dafür sorgen müssen, dass wirklich alle Kinder und Jugendlichen die grundlegenden Kompetenzen erwerben, die sie benötigen, um sich gut weiterentwickeln zu können? Da bin ich mir nicht sicher.
Wie erreichen wir diese Einigkeit?
Dazu ist es unter anderem erforderlich, dass regelmäßig geschaut wird, wie sich die Kompetenzen der Kinder und Jugendlichen entwickeln, inwieweit sie besondere Förderung benötigen und ob die Förderung gegriffen hat. Stichwort "Kultur des Hinschauens" durch datengestützte Unterrichtsentwicklung, die selbstverständlicher Bestandteil von Professionalität werden muss. Das hat ein Gutachten der Ständigen Wissenschaftlichen Kommission der KMK jüngst für die Grundschule beschrieben. Oder nehmen Sie die frühkindliche Sprachförderung, die schon so lange Thema ist. Hier hat sich zwar schon einiges getan, aber von einer systematischen Umsetzung in der Fläche sind wir noch weit entfernt. Und wir müssen uns dringend mit der Frage beschäftigen, wie die Sprachförderung für Kinder und Jugendliche zu gestalten ist, die mit geringen Deutschkenntnissen ins System kommen. Hier ist in den vergangenen Jahren nach den großen Fluchtbewegungen ad hoc viel geleistet worden, aber wir werden ja weiter Zuwanderung haben und müssen diese Förderung jetzt systematischer aufsetzen und begleiten. Alles anspruchsvolle Entwicklungen, die natürlich Zeit brauchen. Aber die Ergebnisse des Bildungstrends zeigen erneut, dass wir dringend vorankommen müssen.
Bund und Länder werden auf das geplante "Startchancen"-Programm verweisen als ihren Beitrag zur Lösung der Probleme.
Das "Startchancen"-Programm ist dann eine Chance, wenn es wirklich fokussiert wird auf die evidenzbasierte Förderung grundlegender Kompetenzen in Deutsch und Mathematik. Dafür müssen Bund und Länder bei ihrer Ankündigung bleiben, die "Startchancen" wissenschaftlich begleiten und evaluieren zu lassen. Denn eines darf nicht passieren: dass das Programm in Maßnahmen zerfasert, für die es keinen soliden Grund zur Annahme gibt, dass sie wirken.
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Welche Erklärungen Politiker aus Bund und Ländern für den Abwärtstrend bei den Schülerleistungen haben – und was sie jetzt tun wollen. (13. September 2023) >>>
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El propósito de la investigación fue determinar la relación entre el estilo de liderazgo de los docentes y el rendimiento académico de los estudiantes del IV ciclo de la Facultad de Administración Hotelera y de Turismo de la Universidad Nacional de Frontera-Perú. La investigación fue de tipo analítico, ambispectivo y de diseño no experimental, transversal, correlacional. La Recolección de datos se realizó a través del uso de técnicas de observación y la encuesta, con sus instrumentos: fichas técnicas de observación y cuestionario; respectivamente. La muestra de estudio estuvo representada por 14 estudiantes. Para el análisis estadístico se empleó las medidas de tendencia central como es la media aritmética, la varianza y la desviación estándar. Además, se empleó la estadística inferencial, el coeficiente Rho de Spearman, para medir la correlación entre la variable de liderazgo del docente y el rendimiento académico de los estudiantes. Los resultados arrojaron que los docentes aplican el estilo de liderazgo democrático obteniendo en los estudiantes un rendimiento académico promedio de 13.26 como aceptable y el coeficiente Rho = -0.44 que indica la existencia de una correlación media negativa entre las variables en estudio. Palabras Clave: Liderazgo, rendimiento académico, coeficiente Rho. Referencias [1]R. A. P. Vidal, «El liderazgo y su relación con el rendimiento académico. Universidad del Bio Bio,» Chillan, 2008. [2]M. B. Castro, «El liderazgo docente y el rendimiento académico en el área de persona, familia y relaciones humanas de los alumnos en la I.E. 5117, Jorge Portocarrero Rebaza. Ventanilla, 2014,» Lima, 2015. [3]F. A. G. Contreras, . E. Navarrete Andrade y W. Suárez Amaya, «Aproximación a los fundamentos teóricos del liderazgo auténtico.,» Revista Venezolana deGerencia, vol. 22, nº 77, pp. 36-55, 2017. [4]C. Fernández y N. 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Suarez, «Desempeño docente y rendimiento académico en el área de matemáticas en la I.E. Carlos J.Arosemena Tola del cantón de la provincia del Guayas Ecuador 2018"» 2018. [36]J. L. L. Castilla, «La Enseñanza Universitaria, los Recursos Didácticos y el Rendimiento Académico de los estudiantes de la E.A.P de Educación de la Universidad Nacional Mayor de San Marcos,» 2012. [37]V. Martínez, « Factores condicionantes del rendimiento escolar y perfil de alumnos con alto rendimiento.,» Madrid. España, 1997. [38]C. Muñoz y J. Guzmán, «Calidad docente e insumos físicos de las escuelas como factores del rendimiento escolar en educación primaria.,» México, 1991. ; The purpose of the research was to determine the relationship between the leadership style of the teachers and the academic performance of the students of the IV cycle of the Faculty of Hotel and Tourism Administration of the National University of Frontera-Peru. The research was analytical, ambispective and of a non-experimental, cross-sectional, correlational design. The data collection was carried out through the use of observation techniques and the survey, with its instruments: technical observation sheets and questionnaire; respectively. The study sample was represented by 14 students. For the statistical analysis, the measures of central tendency were used, such as the arithmetic mean, the variance and the standard deviation. In addition, inferential statistics, Spearman's Rho coefficient, was used to measure the correlation between the teacher leadership variable and the students' academic performance. The results showed that the teachers apply the democratic leadership style, obtaining in the students an average academic performance of 13.26 as acceptable and the coefficient Rho = -0.44, which indicates the existence of a negative mean correlation between the variables under study. Keywords: Leadership, academic performance, Rho coefficient. References [1]R. A. P. Vidal, «El liderazgo y su relación con el rendimiento académico. Universidad del Bio Bio,» Chillan, 2008. [2]M. B. Castro, «El liderazgo docente y el rendimiento académico en el área de persona, familia y relaciones humanas de los alumnos en la I.E. 5117, Jorge Portocarrero Rebaza. Ventanilla, 2014,» Lima, 2015. [3]F. A. G. Contreras, . E. Navarrete Andrade y W. Suárez Amaya, «Aproximación a los fundamentos teóricos del liderazgo auténtico.,» Revista Venezolana deGerencia, vol. 22, nº 77, pp. 36-55, 2017. [4]C. Fernández y N. Quintero, «Liderazgo transformacional y transaccional en emprendedores venezolanos.,» Revista Venezolana de Gerencia, vol. 22, nº 77,pp. 56-74. [5]L. P. Rejas, C. Araneda Guirriman, A. Bernasconi y P. Viancos, «Liderazgo, cultura académica y calidad de las universidades: aproximación conceptual y relaciones.,» Revista Venezolana de Gerencia, vol. 23, nº 1, pp. 184 - 199., 2018. [6]L. A. Montoya, O. Luna Monterrosa, S. Navarro Lobo y B. Salas Muñoz, «Estilos de liderazgo de la alta dirección en industrias exportadoras de Barranquilla,»Revista Venezolana de Gerencia, vol. 24, nº 86, pp. 575-591., 2019. [7]D. M. E. Barbosa y A. Hurtado Ayala, «Influencia de los estilos de liderazgo en el desempeño de las empresas exportadoras colombianas,» Estudios Gerenciales, vol. 32, p. 137–145, 2016. [8]J. Zuzama, «Estilos de liderazgo según Kurt Lewin y análisis de un caso real,» 2017. [9]O. Gonzáles y L. Gonzáles, «Impacto del estilo de liderazgo del docente universitario en el rendimiento académico del estudiante,» Revista Multiciencias, vol.14, nº 04, pp. 401-409, 2014. [10]Y. Alvarado, A. T. Prieto Sánchez y D. Betancourt, «Liderazgo y motivación en el ambiente educativo universitario,» Revista Electrónica "Actualidades Investigativas en Educación",, vol. 9, nº 3, pp. 1-18, 2009. [11]G. P. Ortega, L. Guarín Herrera y G. Romo Morales, «Liderazgo transformacional en los docentes universitarios desde la perspectiva estudiantil. Estudio decaso: universidad nacional de Colombia, sede Medellín, » SABER, CIENCIA Y Libertad, vol. 10 , nº 1, pp. 203-2018, 2015. [12]G. Y. A. Tirado, «Liderazgo docente y disciplina en el aula,» Quetzaltenango, Guatemala, 2014. [13]L. K., «Experiments in social space,» pp. 71-83, 1939. [14]J. M. V. Vergés, Función directiva, España: Universitat Autònoma de Barcelona, 1999. [15]J. B. S. Reyes y . L. Barraza Barraza, «Percepciones sobre liderazgo,» Revista Ra Ximhai, vol. 11, nº 4, pp. 161-170, 2015. [16]M. Villalva y Isidro Fierro, «El liderazgo democrático: Una aproximación conceptual,» INNOVA Research Journal, vol. 2, nº 4, pp. 155-162, 2017. [17]P. L. Vera, L. R. Trelles Pozo y M. M. Mogollón Taboada, «Asertividad y rendimiento académico en estudiantes de la facultad de ciencias administrativas de la Universidad Nacional de Piura,» UCV-SCIENTIA, vol. 11, nº 1, pp. 13-20, 2019. [18]K. Perez, «Influencia de la función ejecutiva en el rendimiento académico de estudiantes universitarios. Caso Fundación Universitaria Tecnológico Comfenalco, » Revista Espacios, vol. 40, nº 8, p. 7, 2019. [19]R. A. A. Sauceda y Á. E. Rafael Sánchez, , «Estrategias de aprendizaje y rendimiento académico universitario: Una mirada desde los estudiantes de tecnológicos públicos,» Revista Venezolana de Gerencia, vol. 24, nº 87, pp. 938-953., 2019. [20]M. E. G. Salinas, «Factores Socioeconómicos y pedagógicos que inciden en el Rendimiento académico en estudiantes de la carrera de Ciencias Sociales, UNAM - CUR Matagalpa, durante el I semestre, 2008,» 2010. [21]M. J. C. López, A. Llanes Castillo, A. A. Peña Maldonado y . J. Cruz Casados, «Estrategias para potenciar el aprendizaje y el rendimiento académico en estudiantes universitarios,» Revista Venezolana de Gerencia, vol. 25, nº 90, pp. 579-594, 2020. [22]R. Martelo, I. Jiménez Pitre y P. M. Martelo, «). Incidencia de las redes sociales en el rendimiento académico de los estudiantes de la universidad de La Guajira (Colombia),» Revista Espacios, vol. 38 , nº 45, p. 24, 2017. [23]E. G. D. Caballero y A. Contreras Orozco, «Estilos de vida y rendimiento academico de adolescentes escolarizados del departamento de Sucre. Colombia,» Espacios, vol. 41, nº 11, p. 28, 2020. [24]M. Custodio, C. Espinoza , C. Baltazar, . R. Montalvo S. Ochoa y R. Peñaloza, «Rendimiento académico de estudiantes de medicina humana según modalidadde admisión en la Universidad Nacional del Centro del Perú,» Espacios, vol. 41, nº 9, p. 24, 2020. [25]M. Rezazadeh y M. Tavakoli, «Investigating the Relationship among Test Anxiety, Gender, Academic Achievement and Years of Study: A Case of IranianEFL University Students,» English Language Teaching, vol. 2, nº 4, pp. 68-74, 2014. [26]E. Coneo, C. Martínez y E. Amed, «Atención visual y auditiva y su relación con el rendimiento académico en estudiantes de secundaria,» Espacios, vol. 40, nº 19, p. 29, 2019. [27]M. Redondo y L. Jiménez, «Autoconcepto y rendimiento académico en estudiantes de secundaria en la ciudad de Valledupar-Colombia,» Espacios, vol. 41, nº9, p. 17, 2020. [28]P. Torres, «Acerca de los enfoques cuantitativo y cualitativo en la investigación educativa cubana actual,» Revista científico pedagógica, vol. 2, nº 34, pp.1-5, 2016. [29]R. Hernández, Metodología de la Investigación, México: Mc Graw-Hill, 2006. [30]S. Ross, Introducción a la Estadística. Reimpresión, Barcelona. España: Editorial Reverté S.A. , 2008. [31]J. Acuña, «Autoestima y Rendimiento Académico de los estudiantes del X Ciclo 2012 - II de la Escuela Académica Profesional de Educación Primaria y problemas de aprendizaje de la Universidad Nacional José Faustino Sánchez Carrión – Huacho.,» Huacho, 2013. [32]J. Domínguez y . C. Tamayo, «Intervenciones educativas con estrategias didácticas bajo el enfoque Sociocognitivo orientadas al desarrollo del aprendizaje en los estudiantes de Educación Básica regular de Perú.,» Chimbote, 2011. [33]F. Chávez, «El liderazgo personal e interpersonales docentes y estudiantes de enfermería de la U.N.M.S.M,» Lima, 2007. [34]A. Mondragón, «Uso de la correlación de Spearman en un estudio de intervención en fisioterapia.,» Rev. Mov. Cient., vol. 8, nº 1, pp. 98-104, 2015. [35]L. Suarez, «Desempeño docente y rendimiento académico en el área de matemáticas en la I.E. Carlos J.Arosemena Tola del cantón de la provincia del Guayas Ecuador 2018"» 2018. [36]J. L. L. Castilla, «La Enseñanza Universitaria, los Recursos Didácticos y el Rendimiento Académico de los estudiantes de la E.A.P de Educación de la Universidad Nacional Mayor de San Marcos,» 2012. [37]V. Martínez, « Factores condicionantes del rendimiento escolar y perfil de alumnos con alto rendimiento.,» Madrid. España, 1997. [38]C. Muñoz y J. Guzmán, «Calidad docente e insumos físicos de las escuelas como factores del rendimiento escolar en educación primaria.,» México, 1991.
Author's introductionOver the last 20 years, there has been a technological advance and commercial boom in genetic technologies and projects. These developments include a renewed scientific interest in the biological status and genetic constitution of race. This aspect of genetic research is of interest to sociologists and others working in the field of race and ethnicity studies. While the consensus among sociologists is that race is a social construction with no biological foundations, innovations in genetic research have pushed sociologists and other social scientists to reflect upon the ways in which ideas of biology mediate everyday understandings of race. Anthropologists, cultural geographers and sociologists have begun to study the complex and ambivalent ways in which laypeople think about the biological and genetic constitution of racial identities. Central to this area of inquiry has been analysis of laypeople's engagements with the new reproductive technologies, such as IVF. In addition, social scientists have begun to study laypeople's uses of genealogical technologies that claim to trace family ancestries, including racial descent and ethnic origins. Ultimately, such studies enable a deeper understanding of the social construction of 'race', and in the course of so doing provide an important research avenue to challenge racism.Author recommendsWade, Peter 2002. Race, Nature and Culture: An Anthropological Perspective. London: Pluto Press.In this book, Peter Wade argues that anthropological studies of kinship provide a lens to think about how ideas of nature and culture mediate the formation of racial identities. Drawing upon studies from within anthropology, Wade contends that an increasing emphasis upon the 'gene' at the everyday level does not necessarily signify a growing genetic/biological determinism in laypeople's conceptions of race and human nature. Rather, he suggests anthropological studies that explore the biological and social 'origins' of persons can be deployed to unpack 'everyday' understandings of the relationship between ideas of 'race', 'nature' and 'culture'. In his review of anthropological approaches to the study of 'race', Wade (2002, 15) writes that, 'People…move between the biological and the social, the given and the developing, the permanent and the changeable, in ways that blur the boundary between them'.Skinner, D. 2006. 'Racialized Futures: Biologism and the Changing Politics of Identity.'Social Studies of Science 36: 459–88.In this paper, David Skinner examines sociologists' and scientists' reflections on the social and ethical implications of recent research on race and genetics. He argues research on race and genetics has led to both utopian and dystopian visions of the future: 'one in which scientific racism is revived, the other in which science finally abolishes race thinking'. Skinner contends that detailed critical attention needs to be paid to existing notions of relatedness, personhood and nature/culture, to understand the implication of genetic science on racial thinking.Franklin, S. and S. Mckinnon (eds) 2001. Relative Values: Reconfiguring Kinship Studies. Durham, NC: Duke University Press.This book provides a collection of articles that represent the diversity of perspectives that constitute the 'new kinship studies' within anthropology. Chapters by Kath Weston, Charis Thompson and Signe Howell focus explicitly upon how ideas of biology, blood and culture mediate the formation of racial identities within everyday and popular discourses. In this vein, Thompson explores how kinship ideologies become reconfigured by people who take‐up the opportunities offered by the new reproductive technologies, for example, ova and sperm donation. In so doing, Thompson's study illuminates the ways in which these recent clinical practices have opened a space for anthropologists to examine how ideas about biogenetic and social relatedness within families and across generations become intersected with ideas about the inheritance of ethnic and racial identities.Wade, Peter (ed.) 2007. Race, Ethnicity and Nation: Perspectives from Kinship and Genetics. Oxford: Berghahn, New York.This book brings together a collection of essays written by scholars who worked collaboratively for 3 years exploring everyday articulations of race, ethnicity and genetics across Europe in the face of innovations in genetic science. The book draws upon a rich array of anthropological studies of 'assisted reproduction, transnational adoption, mixed‐race families, Basque identity politics and post‐Soviet nation‐building' to explore how ideas of race, ethnicity, nation and nature are lived and experienced by people within differing European social contexts.Tyler, Katharine, 2009. 'Whiteness Studies and Laypeople's Engagements with Race and Genetics.'New Genetics and Society 28 (1): 36–48.In this paper, Tyler proposes a research strategy for examining laypeople's thoughts and reflections on innovations in the science of race and genetics. While some sociologists have shown a reluctance to engage in such discussions, Tyler argues that social scientists need to take such views seriously. To do this, the paper brings together an anthropological approach to the study of scientific literacy and recent scholarship in the field of Whiteness studies. The combining of these literatures raises a set of interesting and sometimes uncomfortable questions about the ways in which social scientists and research participants contribute to the reproduction of White power and dominance in Western societies.Online materials'Ten commandments' of race and genetics issued, Science in Society http://www.newscientist.com/article/dn14345‐ten‐commandments‐of‐race‐and‐genetics‐issued.html This website describes 10 'guiding principles' for the scientific community in relation to research on race and genetics. These principles were written by a multidisciplinary group including geneticists, psychologists, historians and philosophers. At the end of the principles are reflections from readers of the New Scientist. Motherland: A Genetic Journey, BBC Documentary, Director Archie Baron; Producer Tabitha Jackson http://www.rootsforreal.com/motherland_en.php The programme analysed the DNA of 228 Black African Caribbean descent men and women living in the United Kingdom. The research participants were selected on the criteria that they had two generations of paternal and maternal grandparents that were of Black African Caribbean descent. Twenty‐six percent of the Black male participants were told that their Y chromosome, inherited through the male line, traced them back to a European ancestor. The tests also showed that mitochondria DNA that is inherited through the maternal line affiliated many of the research participants with ancestors from African tribal groups. The documentary follows the journeys of three research participants who used their newly acquired genetic kinship to interrogate either their Black/African or their White/European ancestry, depending on which aspect of their identity was important to them. In this regard, the viewer is left with the impression that an individual's DNA can be objectively coded, separated and divided into its racially distinct component parts. However, when the research participants embarked on their journeys to forgotten African and Caribbean ancestral home‐places, they unexpectedly discovered the entanglement of White and Black people's colonial histories and origins. In this way, knowledge of genetic ancestry when combined with social relationships and history can be put to work to undermine the idea of racially pure lines of descent within families.'Roots for Real, your ancestry discovered' http://www.rootsforreal.com/?gclid=CNbs86LYu5kCFQ00QwodliIP6A 'Roots for Real' is a commercial organisation that offers a DNA tracing service, as used in the BBC programme, Motherland, to the general public. Deploying an 'at home saliva test', this service promises to analyse individual's maternal and paternal ancestry, and match it with the company's database of samples from all over the world. A map is sent to the genealogist (i.e. the client) estimating the location of the client's ancestral origins. The website includes links to testimonies from people who have used this site, press coverage of this service and a description of 'ancient migrations'.'African American Lives 2' http://www.pbs.org/wnet/aalives/ This website accompanies Professor Henry Louis Gates, Jr, television series that traced famous African American people's ancestries back to slave times. The research deploys the same kinds of genealogical techniques used in the Motherland experiment, as well as archival and historical research. Gates' guests include Tina Turney, Morgan Freeman and Maya Angelou. The website provides information about the television series, video clips from the series, including interviews with famous African Americans, background on the scientific and scholastic research, and resources for people to learn more about their own family history and genealogy.'Oxford Ancestors Ltd' http://www.oxfordancestors.com/ Oxford Ancestors was the first provider of DNA‐based services in the UK. The founder is Professor Bryan Sykes, a geneticist at Oxford University. Through the use of a saliva test, Sykes claims to be able to trace an individual's European maternal ancestry back to one of seven 'clan mothers', who are ultimately all related to 'Mitochondrial Eve' the original mother. Catherine Nash has written extensively about the gendered and ethnic meanings embedded within the work of Bryan Sykes in the following article: Nash, C. 2004 'Genetic Kinship.'Cultural Studies 18: 1–33.Sample syllabusOverview of the courseThis course introduces students to the contemporary debates in the sociological and anthropological study of race, ethnicity and racism. Historical material, social theories and ethnographic studies will be used to illustrate the social construction of race and ethnicity and the reproduction of racial power in western societies.Lecture 1 – Meanings of race and ethnicityWhat is race? What is ethnicity? How do race and ethnicity relate to racism? The era post‐1945, it has been argued, marked a shift from 'biological racism' to 'cultural racism' in which culture, rather than biology, forms the reference point for defining identities previously seen as racial. We consider to what extent such a shift has actually taken place. We shall also examine the ways in which this shift corresponds with a change in social policy and academic debates from the use of the term 'race' to 'ethnicity'.Anthias, F. and Yuval‐Davis 1992. Racialised Boundaries. Routledge.Barker, M. 1981. The New Racism: Conservatives and the Ideology of the Tribe. Junction Books.Goldberg, D. T. 1993. Racist Culture: Philosophy and the Politics of Meaning. Blackwells.Malik, K. 1996. The Meaning of Race. New York University Press.Wade, P. 2002. Race, Nature and Culture. Pluto Press.Post‐race: The end of race?Lecture 10 – Interracial IdentitiesWith a marked rise in the number of children of mixed parentage, there is a growing body of literature that explores the experiences and identities of the members of interracial families. This body of literature challenges simplistic understandings of 'race', nation and culture through an interrogation of what it means to be the parent of mixed‐race children and/or to grow up and claim a 'mixed' identity.Ali, S. 2003. Mixed‐Race, Post‐Race. Berg.Alibhai‐Brown, Yasmin 2001. Mixed Feelings: The Complex Lives of Mixed‐Race Britons. The Women's Press.Brah, A. and Coombes, A. 2000. Hybridity and its Discontents. Politics, Science and Culture. Routledge (see Part 1 of this book titled 'Miscegenation and Racial Purity' that include essays by Stoler, Labanyi, Phoenix and Owen, Treacher).Frankenberg, R. 1993. White Women, Race Matters: The Social Construction of Whiteness. Routledge (chapter 5).Howell, S. 2001. 'Self‐Conscious Kinship: Some Contested Values in Norwegian Transnational Adoption', in Franklin, S. and Mckinnon, S. (eds), Relative Values: Reconfiguring Kinship Studies. Duke University Press.Ifekwunigwe, J. 1999. Scattered Belongings: Cultural Paradoxes of 'Race', Nation and Gender. Routledge.Parker, D. and Song, M. 2001. Rethinking 'Mixed Race'. Pluto Press.Root, M. (eds) 1992. Racially Mixed People in America. Sage.Tizard, B. and Ann Phoenix 1993. Black White or Mixed‐Race? Race and Racism in the Lives of Young People of Mixed Parentage. New York: Routledge.Twine, F. W. 2000. 'Bearing Blackness in Britain: The Meaning of Racial Difference for White Birth Mothers of African‐Descent Children.' Pp. 76–108 in Ideologies and Technologies of Motherhood: Race, Class, Sexuality, Nationalism, edited by H. Ragone and F. W. Twine. Routledge.Tyler, K. 2005. 'The Genealogical Imagination: The Inheritance of Interracial Identities.'The Sociological Review 53 (3): 475–94.Wilson, A. 1987. Mixed Race Children: A Study of Identity. Allen and Unwin.Zack, N. (ed). American Mixed‐Race: The Culture of Microdiversity. Rowman and Littlefield Pub.Lecture 12 – Race, genealogy and geneticsRecent research into human genetics has probed the relationship between human characteristics and the meaning of racial difference. Some social critics have warned that such research will heighten racist attitudes, whereas others argue that the new genetic research opens the way to a post‐racial future. In this lecture, we shall examine this debate and in doing so inquire into the interpretations that laypersons might hold of the relationship between race, genetics and human nature.Brodwin, P. 2004. 'Genetics, Identity and the Anthropology of Essentialism.' Pp. 116‐122 in Mixed Race Studies: A Reader, edited by J. O. Ifekwunigwe. London: Routledge.Condit, C. M, et al. 2002. 'Lay Understandings of the Relationship Between Race and Genetics: Development of a Collectivized Knowledge Through Shared Discourse.'Public Understandings of Science 2: 373–87.Cross, K. 2001. 'Framing Whiteness: The human Genome Diversity Project (As Seen on TV).'Science as Culture 10 (3).Essed, P. and D. T. Goldberg 2002. 'Cloning Cultures: The Social Injustices of Sameness.'Ethnic and Racial Studies 25 (6).Franklin, S. and Ragone, H. 1998. Reproducing Reproduction: Kinship, Power and Technological Innovation. University of Pennsylvania Press.Franklin, S. and Mckinnon, S. 2001. Relative Values: Reconfiguring Kinship Studies. Duke University Press.Gilroy, P. 2000. Between Camps: Nations, Cultures and the Allure of Race. Penguin.Haraway, D. 2000. 'Deanimations: Maps and Portraits of Life Itself.' in Hybridity and its Discontents. Politics, Science and Culture, edited by A. Brah and A. Coombes. Routledge.Inhorn, M. C. 2000. 'Missing Motherhood: Infertility, Technology, and Poverty in Egyptian Women's Lives.' in Ideologies and Technologies of Motherhood: Race, Class, Sexuality, Nationalism, edited by H. Ragone and F. W. Twine. Routledge.Marks, J. 2001. 'We're Going to Tell These People Who They Really Are,' in Relative values: Reconfiguring Kinship Studies, edited by S. Franklin and S. Mckinnon (eds). Duke University Press.Moore, D., Kosek, J and Pandian, A. 2003. Race, Nature and the Politics of Difference. Duke University Press.Nash, C. 2002. 'Genealogical Identities.'Environment and Planning D: Society and Space 20.Nash, C. 2004. Genetic Kinship. Cultural Studies 18: 1–33.Palsson, G and Haroardottir, K. E. 2002. 'For Whom the Cell Tolls.'Current Anthropology 43 (2).Reardon, J. 2001. 'The Human Genome Diversity Project: A Case Study in Coproduction.'Social Studies of Science 31 (3).Ragone, H. 2000. 'Of Likeness and Difference: How Race is Being Transfigured by Gestational Surrogacy.' in Ideologies and Technologies of Motherhood: Race, Class, Sexuality, Nationalism, edited by H. Ragone and F. W. Twine. Routledge.Steinberg, D. L. 2000. "Reading Genes/Writing Nation: Reith, 'Race' and the Writings of Geneticist Steve Jones." in Hybridity and Its Discontents. Politics, Science and Culture, edited by A. Brah and A. Coombes. Routledge.Skinner, D. 2006. 'Racialized Futures: Biologism and the Changing Politics of Identity.'Social Studies of Science 36: 459–88.Skinner, D. 2007. "Groundhog Day? The Strange Case of Sociology, Race and 'Science'."Sociology 41: 931–44.Thompson, C. 2001. 'Strategic Naturalising: Kinship in an Infertility Clinic.' in Relative Values: Reconfiguring Kinship Studies, edited by S. Franklin and S. Mckinnon. Duke University Press.Tyler, K. 2007b. "Race, Genetics and Inheritance: Reflections Upon the Birth of 'Black' Twins to a 'White' IVF Mother." Pp. 33–51 in Race, Ethnicity and Nation: Perspectives from Kinship and Genetics, edited by Peter Wade. Berghahn Books.Tyler, K. 2009. 'Whiteness Studies and Laypeople's Engagements with Race and Genetics.'New Genetics and Society, 28 (1): 35–48.Tyler, K. 2008. 'Ethnographic Approaches to Race, Genetics and Genealogy.'Sociology Compass, 2 (6): 1860–77.Wade, P. 2002. Race, Nature and Culture: An Anthropological Perspective. Pluto Press.Wailoo, K. 2003 'Inventing the Heterozygote: Molecular Biology, Racial Identity and the Narrative of Sickle‐Cell Disease, Tay‐Sachs and Cystic Fibrosis.' in Race, Nature and the Politics of Difference, edited by D. Moore, J. Kosek and A. Pandian. Duke University Press.Wiegman, R. 2003. 'Intimate Publics: Race, Property, and Personhood.' in Race, Nature and the Politics of Difference, edited by D. Moore, J. Kosek and A. Pandian. Duke University Press.
1913 UND DAS ERSTE HALBJAHR 1914 Aus meiner Dienstzeit (-) 1913 und das erste Halbjahr 1914 (Dritter Band / 1922) ( - ) Einband ( - ) Titelseite ([2]) Impressum ([4]) Inhalt. ([5]) Vorwort. (7) 1913 ([9]) Inhalt. ([10]) Charakteristik der politisch-militärischen Lage. (11) [Brief]: "Denkschrift. [Wien, am 20. Jänner 1913] (12) [Tabelle]: Drückt man die Kräfteverhältnisse in operativen Divisionen aus, so ergibt sich: (15) [Brief]: [Wien, am 25. Jänner1913] (16) Vom Jahresbeginn bis zum Wiederausbruch der Feindseligkeiten gegen die Türkei (3. Feber 1913). (18) Die Lage auf dem Kriegsschauplatz. (19) [Tabelle]: Nach den Berichten bis 10. Jänner 1913 standen um diese Zeit: (20) [Tabelle]: Bulgaren nach Bericht vom 16. Jänner: (21) [Brief]: "Sofia, am 20. Jänner 1913. (32) [Brief]: [22. Jänner 1913] (36) [Brief]:Graf Berchtold beantwortete dies wie folgt: (37) [Brief]: "Wien, 24. Jänner 1913. (37) [Brief]: "Konstantinopel, am 28. Jänner 1913. (39) [Brief]: "Bukarest, am 2. Jänner 1913. (42) [Brief]: "Bukarest, am 6. Jänner 1913. (44) [Brief]: "Bukarest, am 10. Jänner 1913. (46) [Brief]: "Bukarest, am 11. Jänner 1913. (47) [Brief]: [13. Jänner 1913] (47) [Brief]: "Marele stat Major. Bukarest, (29./11. Dezember) 12. (49) [Brief]: [15. Jänner 1913] (49) [Brief]: "K. und k. Gesandtschaft in Bukarest Militärattaché. Res. Nr. 9. Audienz beim König, Rückkehr des Herrn Filipescu von Cospoli. Bukarest, am 17. Jänner 1913. (50) [Brief]: [27. Jänner 1913] (52) [Brief]: [23. Jänner 1913] (53) [Brief]: [Bukarest, am 26. Jänner 1913] (55) [Brief]: "Valona, 7. Jänner 1913. (61) [Brief]: "London, am 28. Jänner 1913. (63) [Brief]: "Militärattaché bei der k. u. k. Botschaft in St. Petersburg. Res. Nr. 55. Streng vertraulich. Rußland und England. [St. Petersburg, am 1. Feber 1913] (65) Audienzen, politische Besprechungen in dieser Periode. (Jahresbeginn bis Ende Feber 1913). (75) Audienz beim Thronfolger Erzherzog Franz Ferdinand am 2. Jänner. (75) Gespräche mit dem italienischen Militärattaché Graf Albricci am 2. und 3. Jänner. (76) Besprechung mit Graf Berchtold am 9. Jänner. (77) Gespräch mit dem deutschen Botschafter Herrn von Tschirschky am 9. Jänner. (78) Audienz bei Seiner Majestät am 13. Jänner. (79) Gespräche mit dem rumänischen, deutschen und italienischen Militärattaché am 14. Jänner gelegentlich des Besuches bei mir. (80) Besprechung mit Graf Szapáry am 17. Jänner. (81) Audienz beim Thronfolger Erzherzog Franz Ferdinand am 21. Jänner. (81) Besprechung mit Graf Berchtold am 26. Jänner. (82) Gespräch mit dem österreichischen Finanzminister Herrn von Zaleski, anfangs Feber. (84) Audienz bei Seiner Majestät am 3. Feber. (84) Militärische Vereinbarungen zwischen Deutschland, Österreich-Ungarn und Italien, Flottenabkommen. (85) Besprechung mit dem italienischen Oberstleutnant Montanari am 4. Feber. (89) Militärische Maßnahmen in der Zeit bis 2. März 1913. (92) Operative Maßnahmen. B. H. D. (92) Besprechung mit Feldzeugmeister Potiorek am 25. Jänner. (93) Rußland. (94) Italien. . Allgemeine militärische Maßnahmen. (95) Innerpolitische Zustände. (95) Vom Wiederbeginn der Feindseligkeiten (3. Feber 1913) bis zum Bruch des Balkanbundes (28. Mai 1913). Allgemeiner Überblick der Geschehnisse. (101) Einzelheiten über die Vorgänge, Dokumente, Besprechungen. (106) Feber. (106) [Brief]: Am 3. Feber richtete ich folgendes Schreiben an Graf Berchtold. (106) [2 Briefe]: (1)"9. Feber 1913. (2)"11. Feber 1913. (107) [Brief]: "Wien, am 6. Feber 1913. (108) [Brief]: "Wien, am 8. Feber 1913. (110) [Brief]: [19. Feber 1913] (111) [Brief]: "Wien, 25. Feber 1913. (111) [Brief]: "Wien, 26. Feber 1913. (112) [Brief]: "Wien, den 8. Feber 1913. (113) [Brief]: "Denkschrift C. (Beilage zu obigem Brief.) Der Krieg mit Rußland. Wien, am 24. Jänner 1913. (115) [Brief]: "Wien, 10. Feber 1913. (117) [Brief]: "Minister des Äußern. 14. Feber 1913. (119) [Brief]: [15. Feber 1913] (120) [Brief]: [St. Petersburg, 15. Feber 1913] (122) [Brief]: "Marele stat major. Bukarest, 5. Feber 1913. (129) [Brief]: [18. Feber 1913] (130) [Brief]: [18. Feber 1913] (130) [Brief]: [7. März 1913] (131) [Brief]: [21. Feber 1913] (132) [Brief]: "Wien, 14. Feber 1913. (140) [Brief]: "Chef des Generalstabes der Armee. Nr. 31. Geheim. Berlin, NW. 40, den 10. Feber 1913. (144) [Brief]: "An General der Infanterie von Moltke, Berlin. p. t. Wien, 15. Feber 1913. (144) Bericht über eine Unterredung mit dem Chef des Generalstabes. (151) Am 26. und 27. Feber mit Erzherzog Franz Ferdinand. (155) Besprechung mit Graf Berchtold am 28. Feber. (157) März. (159) [Brief]: [7. März 1913] (162) [Brief]: Wien, am 10. März 1913. (165) Die Škodra-Affäre. (171) [Brief]: "Ad 22308/8-a. Abschrift eines Berichtes des k. u. k. Vizekonsulates in Antivari d. d. 13. März 1913, Nr. 7, an des k. u. k. Ministerium des Äußern. (171) [Brief]: "Wien, 17. März 1913. (173) [Brief]: "Wien, 19. März 1913. (176) "Grundlagen für eine Flottenaktion an der montenegrinisch-albanesischen Küste. (179) Aufgabe der maritimen Aktion. (179) [Brief]: [23. März 1913] (181) [Brief]: "Wien, 25. März. (186) [Tabelle]: Ich begründete dies mit folgender Kräftegegenüberstellung. (187) [Brief]: "Wien, am 27. März 1913. (190) [Brief]: "Wien, 28. März 1913. (192) [Brief]: [28. März 1913] (192) [Brief]: Eingetroffen 30. März, 7 Uhr nachm., vom Militärattaché in Athen. (194) [Brief]: Eingetroffen 30. März, 12 Uhr nachm. (nachts), vom Militärattaché in Belgrad. (195) [Brief]: Eingetroffen am 31. März, 3.05 Uhr vorm. (früh) vom Militärattaché in Athen. (195) [Brief]: "Wien, am 31. März 1913. (196) [Brief]: "Wien, 31. März 1913. (197) [Brief]: "Geh. Nr. 103. K u. k. Militärattaché in Belgrad. Res. Nr. 102. Politische Ansichten aus Niš. (201) [Brief]: "Wien, 11. März 1913. (213) [Brief]: "Militärattaché der k. und k. Botschaft in Tokio und Gesandtschaft in Peking. Tokio, am 18. Feber 1913. (215) [Brief]: "Konstantinopel, am 27. März 1913. (219) Militärische Maßnahmen. (224) [Brief]: "Wien, am 19. März 1913. (227) [Brief]: "Wien, am 5. März 1913. (228) [Tabelle]: Nach der Evidenzskizze vom 26. Feber befinden sich dort: (229) April (231) [Brief]: [2. April 1913] (233) [Brief]: "Wien, 2. April 1913. (234) [Brief]: "Schloß Miramare, am 4. April 1913. (236) [3 Briefe]: Indessen waren am 5. April folgende Telegramme eingelangt: (236) [Brief]: Ich sandte diese Telegramme mit folgendem Schreiben an Graf Berchtold: (237) [Brief]: "Wien, am 7. April 1913. (239) [Brief]: "Sarajevo, 12. April 1913. (241) [Brief]: "Wien, 15. April 1913. (245) [Brief]: "Wien, am 10. April 1913. (246) [Brief]: Am 11. April, abends, erhielt ich folgenden Brief Graf Berchtolds: (248) [Brief]: "K. u. k. Chef des Generalstabes. Geh. Nr. 134. Wien, am 12. April 1913. (248) [Brief]: Am 12. April war vom Militärattaché in London ein Telegramm folgenden Inhalts eingetroffen: (252) [2 Briefe]: (1)Ich sandte dieses Telegramm mit folgenden Beifügen an Graf Berchtold: (2)Am 13. April traf nachstehendes Telegramm des Armee-Inspektors und Landeschefs in Sarajevo ein: (253) [2 Briefe]: (1)Ich sandte dieses Telegramm mit folgenden Begleitworten an Graf Berchtold: (2)[16. April 1913] (254) [Brief]: [13. April 1913] (255) [Brief]: [14. April 1913] (255) [Brief]: [Wien, am 15. April 1913] (260) [Brief]: "K. u. k. Chef des Generalstabes. Nr. 139. Geh. An den Minister des Äußern Grafen Berchtold! 18. April 1913. (261) [Brief]: Ich sandte dieses Telegramm an Graf Berchtold mit folgendem Beifügen: (265) [Brief]: "Wien, am 25. April, 6 Uhr 30 Min. abends. (270) [Brief]: "Res. Gstb. Nr. 2021, vom 26. April 1913. (273) [Brief]: "Wien, am 29. April 1913. (286) [Brief]: [27. April 1913] (287) [3 Briefe]: (1)[9. April 1913] (2)Dies bewog Graf Berchtold zu folgendem Brief vom 11. April an mich: (3)Ich antwortete am 11. April: (289) [Brief]: [13. April 1913] (290) [Brief]: [Paris, am 6. April 1913] (290) Mai. (294) [Brief]: "Wien, am 2. Mai 1913. (294) [Brief]: "Wien, 4. Mai 1913. (298) [Brief]: "Res. Gstb. 2053 [2. Mai 1913] (299) [Brief]: "K. u. k. Chef des Generalstabes. Geh. Nr. 145. [Wien, am 5. Mai 1913] (299) [Brief]: "Geh. Nr. 146. Wien, 5. Mai 1913. (301) [Brief]: "Geh. Nr. 147. Wien, 6. Mai 1913. (303) [Brief]: "Geh. Nr. 148. Wien, 6. Mai 1913. (305) [Brief]: "Geh. Nr. 149. [7. Mai 1913] (308) [Brief]: "K. u. k. Militärattaché in Paris. Res. Nr. 133. Stimmungsbericht. [Paris, am 5. Mai 1913] (309) [Brief]: "Geh. Nr. 150. Wien, am 7. Mai 1913. (310) [Brief]: "Wien, 8. Mai 1913. (314) [Brief]: "Geh. Nr. 156. Wien, 12. Mai 1913. (317) [Brief]: "Geh. Nr. 155. Wien, am 12. Mai 1913. (318) [Brief]: [6. Mai 1913] (318) [Brief]: "Geh. Nr. 162. Wien, am 23. Mai 1913. (324) [Brief]: [23. Mai 1913] (326) [Brief]: "Res. Nr. 156. [Berlin, am 20. Mai 1913] (328) [Brief]: "Geh. Nr. 170 vom 26. Mai 1913. (332) [Brief]: Geh. Nr. 171. Wien, am 28. Mai 1913. (333) [Brief]: "Res. Nr. 103, geh. Bukarest, am 26. Mai 1913. (335) [Brief]: "Geh. Nr. 172 vom 29. Mai 1913. (338) Vom Bruch des Balkanbundes bis zum Eingreifen Rumäniens (10. Juli 1913). (343) Juni (343) Audienz bei Seiner Majestät am 1. Juni. (345) Audienz beim Thronfolger Erzherzog Franz Ferdinand am 4. Juni. (345) [Brief]: K. u. k. Chef des Generalstabes. Res. Gstb. Nr. 2570. [9. Juni 1913] (346) Besprechung mit dem Kriegsminister Exzellenz Krobatin am 9. Juni 1913. (349) [Brief]: "St. Petersburg, am 21. Juni 1913. (355) [Brief]: [24. Juni 1913] (362) [Brief]: "Wien, am 10. Juni 1913. (375) [Brief]: [Wien, am 11. Juni 1913] (376) Vom Eingreifen Rumäniens bis zum Frieden von Bukarest (10. August 1913) und jenem von Konstantinopel (29. September 1913). (381) Juli - August - September. (381) [Brief]: "Res. Nr. 130. Bukarest, 4. Juli 1913. (382) "Mobilisierung der rumänischen Armee. (382) [Tabelle]: Die Kriegsgliederung war: (386) [Brief]: [14. Juli 1913] (402) [Brief]: [15. Juli 1913] (404) [Brief]: [Innichen, am 28. Juli 1913] (404) [Brief]: "Innichen, 30. Juli 1913. (409) [Brief]: "Wien, 1. August 1913. (411) [Brief]: [Wien, am 16. August 1913] (411) [Brief]: [Wien, am 16. August 1913] (412) [Brief]: [Klein-Hardt, am 17. August 1913] (412) [Brief]: "Res. Gstb. Nr. 3512. [Wien, am 25. August 1913] (417) [Brief]: "Geh. Nr. 255. Wien, 6. September 1913. (420) Bei den deutschen Kaisermanövern in Schweidnitz. (6. bis 10. September). (422) [Brief]: "Res. Nr. 192. [Berlin, am 27. Juni 1913] (423) [Brief]: "Berlin, 29. Juni 1913. (424) [Brief]: "Wien, am 5. Juli 1913. (426) [Brief]: In einem Bericht vom 30. Juli kommt der k. u. k. Militärattaché in Rom auf diese Einladung zu sprechen und schreibt: (427) [Brief]: "Posen, 27. August 1913. (429) Gespräch mit Kaiser Wilhelm II. (431) Besprechung zwischen General von Moltke, General Pollio, Generalquartiermeister Graf Waldersee und mir. (432) Manöver in Böhmen. Zerwürfnis mit dem Thronfolger Erzherzog Franz Ferdinand. (434) [Brief]: "Wien, am 18. September 1913. (439) [Brief]: "Wien III/3., Belvedere. [23. September 1913] (439) [Brief]: Nach Ton und Inhalt dieses Schreibens war nun ein Rücktritt für mich ausgeschlossen. Ich antwortete: (441) [Brief]: Res. Nr. 298 vom 24. September 1913. (443) [Brief]: [27. März 1913] (449) Von den Friedensschlüssen von Bukarest und Konstantinopel bis zum Jahresende. (453) Oktober. (453) [Brief]: Am 5. Oktober langte folgendes Telegramm des Militär-Stationskommandanten in Cattaro ein: (462) [Brief]: Am 8. Oktober erhielt ich folgendes Telegramm: (462) [Brief]: Obgleich ich dieses Telegramm etwas skeptisch aufnahm, sandte ich es (8. Oktober) mit folgendem Brief an Graf Berchtold: (463) Einweihung des Völkerschlachtdenkmales in Leipzig. (467) [Brief]: "Bericht des Militärattachés in Cetinje. Zu Res. Nr. 312. [Cetinje, am 14. Oktober 1913] (471) [Brief]: "Telegramm der Generalstabsabteilung des 16. Korpskommandos Ragusa Nr. 2269 vom 17. Oktober 1913, 7 Uhr nachmittags. (472) [Brief]: "Telegramm des k. u. k. Militärattachés in Belgrad, Res. Nr. 231 vom 17. Oktober 1913 um 9 Uhr nachm. (473) [Brief]: [18. Oktober 1913] (475) [Brief]: [23. Oktober 1913] (478) [Brief]: [29. Oktober 1913] (479) November. (481) [Brief]: [Wien, am 3. November 1913] (481) [Zeitungsartikel]: Aus dem "Bukarester Tagblatt" vom 19. Oktober 1913. (483) Dezember. (493) [Brief]: "Res. Nr. 291. Konstantinopel, am 8. Dezember 1913. (496) Rückblick. (505) [Brief]: "Res. Nr. 24. Stockholm, am 1. August 1913. (508) [Brief]: "Res. Nr. 18. Stockholm, am 14. Juli 1913. (508) Wesentliche militärische Maßnahmen im Ausland. (510) [Tabelle]: Die Neuaufstellung eines russischen Korps bedingt theoretisch folgende Erhöhung des Rekrutenkontingents: (513) Militärische Maßnahmen in Österreich-Ungarn. (516) [Brief]: "Gstb. Res. Nr. 3155. [Wien, am 27. Juli 1913] (517) [Brief]: [Chotowin, am 13. September 1913] (519) [Brief]: [Wien, 22. September 1913] (520) [Tabelle]: Organisierung des Nachschubes mit Automobilen. (523) A. Friedensverhältnisse: (524) B. Kriegsverhältnisse: (525) Konkrete Kriegsvorbereitungsarbeiten 1913. (527) [Brief]: [Wien, 16. Feber 1913] (529) [Tabelle]: Die wesentlichsten Daten, auf hundertachsige Züge bezogen, waren: (530) [Tabelle]: Der auf Grund meines Auftrages verfaßte Aufmarschkalkül über die russischen Streitkräfte wurde mir am 5. März vorgelegt. Es ergab im wesentlichen: (531) [Tabelle]: Im Sinne einer solchen Rückverlegung hatte ich damals auch folgenden Aufmarsch in Betracht gezogen: (533) [Brief]: Am 6. März gab ich unter Nr. 1070 Res. Gstb. an das Eisenbahnbureau den Befehl: (533) Serbien-Montenegro (Fall B*). (535) Rumänien (Fall "Ru"). (536) Italien (Fall "J") (536) [Brief]: "Chef des Generalstabes. Res. Gstb. Nr. 4708. Reservearmee. Wien, am 24. Dezember 1913. (537) [Tabelle]: Es wären demnach aufzustellen: (538) Das erste Halbjahr 1914 ([543]) Jänner, Feber, März ([545]) Inhalt. ([546]) Vorwort. (547) Rumänien. (549) [Brief]: [7. Jänner 1914] (550) [Brief]: "K. u. k. Chef des Generalstabes. Streng geheim. Res. Gstb. Nr. 881. Nachrichten aus Bukarest. [Wien, am 18. März 1914] (557) [Brief]: "Chef des Generalstabes. Res. Gstb. Nr. 1201. [Wien, am 25. März 1914] (561) Türkei. (563) [Brief]: [2. März 1914] (568) Bulgarien. (572) Serbien. (574) Montenegro (578) [Brief]: [Wien, am 11. März 1914] (580) Rußland (582) [Brief]: "Wien, 18. Feber 1914. (584) Albanien. (585) [Brief]: "Chef des Generalstabes. Res. Gstb. Nr. 87. [Wien, am 13. Jänner 1914] (586) Epirus. (594) Deutschland. (595) Italien. (598) Konkrete Kriegsvorbereitungsarbeiten. (601) [Brief]: [14. Feber 1913] (601) [Brief]: "An: Operationsbureau mit dem Auftrag, einvernehmlich mit dem Eisenbahn-Bureau den inliegenden Entwurf durchzugehen und mir zu referieren. Wien, 9. März 1914. (605) [Brief]: "Chef des Generalstabes der Armee. Ir. Nr. 169. Persönlich. Berlin, den 13. März 1914. (609) Ergänzung zur allgemeinen Lage. (613) Unterredung mit Graf Berchtold. (615) Vorgänge im Innern. (617) Ausbau der Wehrmacht. (618) Ausbildung, Manöver, Generalsbesprechung. (619) Audienzen beim Thronfolger und Kaiser. (622) Audienz bei Erzherzog Franz Ferdinand im Belvedere am 3. Jänner. (622) Audienz bei Erzherzog Franz Ferdinand im Belvedere am 25. Feber. (622) Audienz bei Seiner Majestät in Schönbrumm am 16. Jänner 1914. (623) Audienz bei Seiner Majestät in Schönbrunn am 30. Jänner 1914. (624) Audienz bei Seiner Majestät in Schönbrunn am 24. Feber 1914. (626) Audienz bei Seiner Majestät in Schönbrunn am 10. März 1914. (627) April, Mai, Juni ([629]) Inhalt. ([630]) Vorwort (631) Rumänien. (633) [Brief]: "Z. 27/P. Bukarest, am 2. April 1914. Gegenstand: Verhältnis zu Rumänien. Geheim. (633) [Brief]: Telegramm Nr. 1 vom 6. April. (638) [Brief]: Telegramm Nr. 2 vom 7. April: (639) [Brief]: "Res. Nr. 46, geheim. Bukarest, am 14. April 1914. (639) [Brief]: [25. April 1914] (645) [Brief]: "Res. Nr. 85, geheim. [Bukarest, am 30. Mai 1914] (647) Türkei. (649) [Brief]: "Res. Nr. 108. Politische Lage des Reiches. Konstantinopel, am 13. April 1914. (649) [Brief]: "Res. Nr. 144. Politische Lage. Konstantinopel, am 13. Mai 1914. (653) [Brief]: "Res. Nr. 149. Politische Lage. Konstantinopel, am 25. Mai 1914. (656) [Brief]: "Res. Nr. 163. Politische Lage. Konstantinopel, am 3. Juni 1914. (658) Serbien. (661) [Brief]: "Res. Nr. 178. Politische Nachrichten. Konstantinopel, am 15. Juni 1914. (663) Montenegro. (663) [Brief]: "Res. Nr. 92/I. [Cetinje, am 20. Mai 1914] (664) Deutschland. (665) Besuch bei General von Moltke in Karlsbad. (667) [2 Briefe]: (1)"Karlsbad, Haus Bremen, 20. April 1914. (2)"Wien, 22. April 1914. (667) [Brief]: "Karlsbad, Haus Bremen, 10. Mai 1914. (668) [Brief]: "13. Mai 1914. (674) Rußland. (674) Frankreich. (675) England. (675) Albanien. (676) [Brief]: "Wien, am 24. April 1914, 11,50 Uhr p. m. (679) [Karte]: (686) [Brief]: "Nr. 2742. Vorgehen der Italiener in Albanien. Wien, am 15. Juni 1914. (692) Die allgemeine Lage. (694) [Brief]: "Geh. Nr. 302. Verschluß. [Wien, am 22. Juni 1914] (694) Ausbau der Wehrmacht. (697) [Brief]: "Sarajevo, Konak. [15. Juni 1914] (699) Zusammenkünfte Kaiser Wilhelms II. mit Erzherzog Franz Ferdinand. (700) Audienz beim Kaiser am 4. Juni. (700) Übungsreise, Manöver, Abreise nach Sarajevo. (702) Schlußwort. (704) Anhang (Anlage 1-10) [Die Anlagen 1 und 3 als Beilagen unter Schleife am Schlusse des Bandes] ([705]) Inhalt. ([706]) [Zeitungsartikel]: Anlage 2. Die Aussicht eines österreichisch-russischen Krieges und Rumänien.*) ([706]) [Brief]: Anlage 4. Bericht über die Wahrnehmungen bei den Manövern in Deutschland 1913. [Wien am 20. September 1913] (720) [Protokoll]: Anlage 5. Protokoll des Ministerrates für gemeinsame Angelegenheiten vom 3. Oktober 1913*) (724) [Brief]: Anlage 6. Verbalnote an die serbische Regierung vom 17. Oktober 1913. (747) [Brief]: Anlage 7. Politische und militärische Nachrichten aus Rumänien. [Lemberg, am 31. August 1913] (748) [Brief]: Anlage 8. Schreiben des italienischen Chefs des Generalstabes Generalleutnants Pollio vom 28. November 1913 an mich. (752) [Brief]: Anlage 9. Jahresdenkschrift für 1913. (754) I. Die politische Lage. (754) [Tabelle]: Operative Divisionen: (760) II. Die allgemeinen Kriegsvorbereitungen. (762) 1. Die Pflege des Geistes. (762) 2. Truppenausbildung. (764) 3. Die organisatorische Entwicklung. (766) [Tabelle]: Die dringlichsten Maßnahmen sind dabei: (766) [Tabelle]: Die beiliegende Tabelle zeigt, wie sich die Reservearmee allmählich entwickeln würde und ergibt, daß nach deren Ausbau die Landmacht (im Jahre 23-25) um (767) 4. Die materielle Ausrüstung. (768) Bewaffnung. (768) Munition. . Luftfahrzeuge. . Automobile. . Verbindungsmittel. (770) Montur und Ausrüstung. (771) 5. Die Reichsbefestigung. (771) 6. Die Bahnen. (772) 7. Die Marine. (774) III. Die konkreten Kriegsvorbereitungen. (775) [Brief]: Anlage 10. Bericht des Gesandten Grafen Czernin an den Minister des Äußern vom 11. März 1914. (781) Personenverzeichnis*) ([791]) A (793) B (794) C (796) D (797) E (798) F (798) G (800) H (801) I (802) J (802) K (803) L (804) M (805) N (806) O (807) P (807) R (808) S (809) T (811) U (812) V (812) W (813) Y, Z (814) Berichtigungen zum Ersten, Zweiten und Dritten Bande (815) Werbung ( - ) Beilagen ( - ) [Karte]: Anlage 1, Skizze A. Lage auf dem Balkan-Kriegsschauplatz Jänner 1913 ( - ) [Karte]: Anlage 1, Skizze B. Lage auf dem Balkan-Kriegsschauplatz Juli 1913 ( - ) [Tabelle]: Anlage 3. Veränderungen in den Kräfteverhältnissen der Wehrmächte infolge der in Aussicht stehenden Heeresverstärkungen ( - ) Einband ( - ) Einband ( - )
