"Every meal is a lesson learned". The Victorian saying warns of the risk of punishment that every guest constantly incurs. These sanctions often relate to the way in which one approaches, one selects, one handles the cutlery on the table. Indeed, the construction of the ideal guest, of his way of being with others and of behaving in relation to food, often and above all involves being a "model user" of table service. We will analyze this aspect from the images and speeches posted on the Windsors' Twitter account, the official websites of the Royal Family and the manners manuals they sponsor. Each of these supports manifests an aspect of the subjectivity of the ideal guest as a model-user of the cutlery: territorial, rational and temperate, he is a true political model of individuality. ; « Every meal is a lesson learned ». Le dicton victorien prévient du risque de sanction que tout convive encourt constamment. Ces sanctions portent souvent sur la manière dont on s'approche, on sélectionne, on manie les couverts sur la table. En effet, la construction du convive-idéal, de sa manière d'être avec les autres et de se comporter par rapport aux aliments, passe souvent et surtout par le fait d'être un « usager-modèle » du service de table. Nous analyserons cet aspect à partir des images et des discours diffusées sur le compte Twitter des Windsor, les sites officiels de la famille royale et les manuels des bonnes manières qu'ils sponsorisent. Chacun de ces supports manifeste un aspect de la subjectivité du convive idéal en tant qu'usager-modèle des couverts: territorial, rationnel et tempérant, celui-ci est un véritable modèle politique de l'individualité.
Le rapport "Notre avenir à tous" (1989) exprime, en définissant le « développement durable », un souci d'harmonisation des rapports entre les nations qui était déjà présent dans la charte (1945) des nations unies prônant, de son côté, la paix internationale. Ce rapport marque pourtant un tournant stratégique: l'invitation à un mode de vie partagé passe cette fois par un « retour à la nature ». Il semble que la nature y acquière la valeur d'un impératif urgent, tout en faisant problème. En effet, en lisant le rapport, on s'aperçoit que cet appel à la nature est loin d'être univoque. Malgré ses apparences, la rien n'est plus instable que le concept de nature. L'analyse montre que le champ sémantique couvert par ce terme ne cesse de changer selon qu'on parle de pays industrialisé ou de pays en voie de développement, selon qu'on prenne en considération la valeur économique, esthétique ou humanitaire. plus on descend dans le détail du document, plus la nature y paraît fragmentée. Comment rassembler les peuples sous les auspices de la nature, alors que la nature elle-même se présente comme multiple ? Aucun diplomate ne peut travailler sans un accord préalable sur un minimum de notions communes. le concept de nature, si saturé de non-dits et de contradictions, ne semble pas fournir une telle base. L'analyse des isotopies et des narrations auxquelles « la nature » donne lieu dans ce document permettra, peut-être, d'expliciter des virtualités de concepts qui se révèleront essentielles à la discussion. Nous voudrions donc rendre un « supplément de discutabilité » au concept de nature afin d'en optimiser la valeur diplomatique. C'est en se liant à ce projet politique que la sémiotique devient, dans tous les sens, une « sémiotique durable ».
Il progetto di ricerca L'Europa della cultura. L'uso dei fondi Strutturali nei musei italiani vuole indagare l'impiego dei fondi europei alla cultura in ambito museale nel nostro Paese. Dopo aver definito il concetto di cultura per l'Unione europea ed averne descritto lo scenario dei principali finanziamenti ad essa dedicati nelle ultime due Programmazioni, la ricerca mira a capire quanto e come in Italia, i fondi europei alla cultura siano investiti in un'ottica di valorizzazione e innovazione del sistema museale. L'attuale Programmazione europea 2014-2020 vedrà la sua reale conclusione non prima del 2023, anno entro il quale i finanziamenti potranno essere spesi, ragione per cui la ricerca analizza il fenomeno relativamente alla più recente Programmazione conclusa, 2007-2013, che ha visto l'impiego dei finanziamenti cessare a dicembre 2015 ed alcuni progetti ancora in fase di completamento. L'utilizzo dei fondi alla cultura per attività inerenti alla progettazione museale sarà così indagato attraverso un'analisi sul territorio nazionale, circoscritta ad un arco temporale di 10 anni dal 1 gennaio 2007 al 31 dicembre 2016, ovvero a cavallo tra le ultime due Programmazioni. Ipotesi Lo scopo della ricerca è quello di capire se e come i fondi Strutturali e di Investimento (SIE) della scorsa Programmazione 2007-2013 siano stati impiegati per progetti di natura museale, in quali regioni d'Italia e per quali scopi in particolare, ordinaria gestione o innovazione? Ma lo studio è volto a capire anche in quali ambiti della progettazione museale (innovazione tecnologica, allestimento, restauro infrastrutture, comunicazione o nuove realizzazioni…) sono stati sfruttati i finanziamenti europei, con quale impatto socio-economico sul territorio e se gli interventi realizzati rispettano obiettivi e priorità dei Regolamenti che istituiscono i fondi. Metodologia A partire da un quadro teorico e giuridico sul complesso sistema dei fondi europei alla cultura, il progetto si concentra sui fondi Strutturali e sul Fondo Coesione e Sviluppo 2007-2013, fondi indiretti dell'Unione europea e gestiti dalle amministrazioni regionali. La ricerca analizza, su scala nazionale, l'impiego di tali finanziamenti per progetti e attività museali e studia, infine, alcuni case studies particolarmente significativi, best e worst pratices. Per rispondere alle domande iniziali che muovono il lavoro, sono stati impiegati gli strumenti dell'analisi sia quantitativa che qualitativa (semiotica). La metodologia di ricerca ha seguito tre fasi principali, correlate e articolate ciascuna in precisi interventi di studio e di analisi. La prima fase, più teorica, è stata dedicata allo studio del panorama dei fondi europei diretti e indiretti alla cultura, ovvero alla descrizione di quei programmi che prevedono finanziamenti per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. Relativamente ai fondi indiretti sono stati descritti: i fondi Strutturali, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e Fondo Sociale Europeo (FSE); il Programma operativo Nazionale Cultura e Sviluppo e il Fondo di Sviluppo e Coesione. Rispetto ai fondi diretti è stato descritto il programma Europa Creativa, ed il programma Horizon 2020 relativamente alle Societal Challenges 5 e 6 previste nel terzo pilastro "Europe in a changing world – inclusive, innovative and reflective societies". In questa prima parte del lavoro è stata ricostruita una mappa dei finanziamenti esistenti, descrivendone, da un punto di vista diacronico, anche l'evoluzione. La seconda fase è il cuore della ricerca quantitativa, caratterizzata da raccolta e analisi dei dati. Sono stati reperiti e analizzati in questa sede i dati sui progetti e le attività museali realizzate grazie all'impiego dei fondi Strutturali tra il 2007 e il 2016. I dati raccolti sono stai elaborati ed interpretati attraverso strumenti di analisi statistica. Dalla descrizione delle distribuzioni di frequenza del fenomeno lungo tutto il territorio nazionale è risultata una chiara visione del dettaglio di ogni singola regione. Per raggiungere lo scopo della ricerca è stato necessario integrare l'analisi quantitativa con un'analisi semiotica, a cui è stata dedicata l'ultima parte del lavoro. La selezione delle regioni sulle quali focalizzare lo studio semiotico è dovuta ai risultati ottenuti grazie all'analisi quantitativa dei dati reperiti. Sono state scelte per l'analisi semiotica, infatti, quelle regioni, nel Centro Italia, che meglio rappresentano l'andamento del fenomeno su scala nazionale, comprendendo casi di eccellenze ed esempi di cattiva gestione. La terza ed ultima fase è dedicata allo studio semiotico dei musei nati o rinnovati grazie all'impiego dei fondi europei nelle regioni del Centro Italia selezionate in seguito ai risultati dell'analisi quantitativa. Con l'analisi semiotica dei casi specifici si completa la ricerca, rendendo conto non solo di quanto e dove siano impiegati i fondi europei per i musei in Italia, ma anche di cosa si realizzi e si comunichi attraverso questo impiego. Gli strumenti dell'analisi semiotica hanno permesso infatti di studiare la comunicazione interna dei musei e di descrivere il senso dei progetti museali, realizzati grazie all'impiego dei fondi Strutturali e del fondo di Coesione 2007-2013, sotteso al linguaggio sincretico di allestimenti e architetture; e di capire se e come questi progetti abbiano degli impatti socio-culturali sul territorio circostante, nell'ottica di una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva auspicata dall'Unione europea. Conclusioni A conclusione dello studio è emerso che, se i fondi alla cultura che i musei hanno impiegato nella scorsa Programmazione sono stati utilizzati nel rispetto di obiettivi e priorità dei Regolamenti europei, molto spesso essi sono serviti a sopperire alla carenza di risorse nazionali. Ovvero i Fondi SIE sembrano essere impiegati più per tutelare e non per innovare, il patrimonio museale nazionale. Quanto emerso dall'analisi è lo specchio, purtroppo, di una grave situazione in cui il patrimonio museale nazionale versa da molto tempo e per questo al centro delle più recenti politiche nell'ambito. Tuttavia, anche se la ricerca mostra ancora solo pochi tentativi riusciti, a conclusione di questo lavoro è evidente come i musei nati grazie al FESR 2007/2013 possano contribuire ad arricchire la panoplia delle funzioni che l'ente museale è chiamato ad assolvere, mostrando come sia possibile una loro ricombinazione anche alla luce di nuove politiche non più solo nazionali ma anche comunitarie.
L'ipotesi benjaminiana di una lingua adamitica e della possibilità di recuperare quell'originario linguistico attraverso la traduzione viene messa a confronto con la lettura di Derrida e di Zumthor, nel tentativo di leggere nell'episodio biblico di Babele l'espressione di un ethos comunitario recuperabile proprio attraverso il lento lavoro di traduzione. Il paradigma traduttivo diventa quindi la sfida della convivenza e la felicità della traduzione (Ricoeur)il motore di una politica dell'amicizia e dell'accoglienza (Derrida).
A strange obsession for truth seems to define the present time: injunction to truth-telling, call to being authentic, fear of the fake are some of the features characterizing practices and rethorics of our living together. The realm of politics appears to be a privileged ground to this end, being able to grasp the symptoms diffused in the everyday life and configure them into steady models of behaviour through the effectiveness of its (self)representations. This paper aims to address the rhetoric pervasiveness of the concept of truth by inquiring the semantic field deployed by neologism "truthiness" and its Italian translation "veracità", tentatively defined as a "natural" truth that presents itself without mediation or filters and keeps together diverse phenomena, from popular wisdom to food wholesomeness. As a matter of fact, the need for witnessing one's genuine and truthful being seems to be the recurrent feature in several cultural expressions of the present time, as well as in the subsequent subjectivation processes. The goal of the paper is thus to analyse this "aesthetics of truthiness" to outline its specific enunciative strategies that testify how the matter of post-truth should be addressed primarily in terms of behaviours instead of knowledge.
In a global context in which society has become spectacle, everything turns into representation (Debord 1967). The phenomenon of nation-states fortification emerges in a problematic way with respect to the neoliberal capital-work relationship (Mezzadra e Nielson 2013). The need to build walls, in fact, is a mode of representation that is exploited for a strategic construction of alterity. The aim of this research is to highlight the "naturalization" of stereotyped imagery, prompted by mediatic and political discourses concerning the migratory phenomenon. Starting from a recognition of the critical thinking of scholars such as Michel Foucault and Louis Marin, the goal of this paper is to take stock of the relationship between the concepts of ideology, representation and power in a border crossing context. By combining the theory of arts with a semiotic approach, I will focus on the specific case of the practice of artivism as counter-narratives, realized by the street artist JR on the border between Mexico and the United States. This case study is recognizable as a syncretic work developed in two phases. The first is attributable to the piece Giants. Kikito - Border Mexico (2017) that JR created after the executive order signed by Donald Trump to complete the construction of the wall; the second consists of an artistic practice which is rather recognizable as an ongoing performance: Migrants. Picnic across the border (2017). The importance of reading these two works in dialogue with each other lies in the intrinsic power of the images (Bredekamp 2010). In fact, the effects of meaning underlying the project, want to undermine the idea of the wall as a self-legitimizing object of the "natural world". The issue of the critical construction of the gaze, that is to say of a point of view, is the key to understand the semiotic efficacy of artistic work in analyzing social discourses. Thanks to JR's work it will be possible to reveal the construction and remodulation of the concept of otherness. The latter is in fact based on a specular principle (Stoichita 2014) whereby the encounter between two entities is both proof of the other and strengthening of the same.