Nuovo planetario italiano: geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia e in Europa
In: Nuovo planetario 1
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In: Nuovo planetario 1
In: Collana di Critica letteraria e linguistica 22
In: Rendiconti
ISSN: 1124-1667
In this paper, I set out to analyse issues of civic virtue in the context of revolution, chiefly focusing on German Late Enlightenment. As my starting-point, I take Thomas Mann's observations on political virtue, trying to reconstruct the intellectual genealogy of the values he claims to be upholding. In the ensuing sections I therefore discuss Johann Gottfried Herder's and Friedrich Gentz's take on political virtue in the aftermath of the French Revolution. The coalescence of 'virtue and terror' provides the fil rouge of my enquiry.
none ; TESI DI DOTTORATO ; É difficile negare che la hadāthah, concetto proveniente da una cultura diversa rispetto a quella arabo-musulmana e che rappresenta una sfida morale e materiale, ad oggi rappresenta una vera e propria problematica in Marocco e negli altri Paesi arabo-musulmani. Molte sono le istituzioni che s'impegnano nel divulgare il fenomeno soprattutto in campo letterario, investendo ingenti capitali e risorse umane ma, sebbene il materiale prodotto sulla hadāthah letteraria marocchina sia di notevole eterogeneità, non si è mai pensato di fornire una rappresentazione storica completa del fenomeno stesso. Molto spesso sono state tralasciate le circostanze che hanno portato alla sua nascita e l'indagine su cosa abbia reso così difficile individuare le caratteristiche che differenziano la hadāthah marocchina da quella di altri Paesi arabi; ciò non ha permesso di chiarire se e in che modo il fenomeno abbia innescato o meno un meccanismo di convivenza con l'Islam. Inoltre, risultano ancora oscuri i motivi che hanno spinto i letterati marocchini, i poeti in particolar modo, a ricercare il rinnovamento della produzione letteraria e a rivolgersi, come il resto dei poeti arabi di differente provenienza, al modello e allo stile della poesia occidentale anziché ai versetti coranici ritenuti da sempre l'espressione più eloquente della lingua araba. Infine, la poesia marocchina moderna non è mai stata esaminata quale fonte storica per far luce su una parte di storia marocchina, essa non è mai stata utilizzata quale punto di riferimento da cui attingere alcuni aspetti storici, politici e religiosi, e su cui basarsi per studiare anche quegli elementi quasi utopici del cordone ombelicale che lega letterati marocchini a personaggi, a luoghi e a città mediorientali e con particolare significato di appartenenza spirituale, culturale e storica, come Fez e Gerusalemme. Per tali motivi, spero che questa ricerca, pur nei suoi limiti, possa dare l'avvio a ulteriori studi che riescano a colmare il vuoto avvertito in ...
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In: Laboratoire italien, Heft 12, S. 153-167
ISSN: 2117-4970
In: Quante storie
In: Studi e ricerche sull'università
In: Studi e testi 55
In: Guide di cultura contemporanea
In: http://hdl.handle.net/2027/chi.087708655
Fold. tables (xx p.) inserted between p. 116 and 117. ; Mode of access: Internet.
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Il forte aumento del numero di periodici e di vari prodotti di stampa in generale all'inizio del XX secolo in Ungheria fu il risultato di quel complesso processo di modernizzazione economica e sociale che si verificò dopo il Compromesso (Kiegyezés, Ausgleich 1867) e la conseguente nascita della Monarchia austro-ungarica. La frenesia di informazioni fresche in politica ed economia e di notizie sensazionali diedero vita a centinaia di giornali e riviste. La letteratura accompagnava i cambiamenti sociali e politici e, sotto diversi aspetti, li prevedeva. Nel 1908 nacque a Budapest, non certo senza precedenti, una delle riviste letterarie più longeve, «Nyugat» (Occidente, 1908-1941) che fu particolarmente fertile nel primo decennio. Diede spazio alle aspirazioni della maggior parte degli scrittori e a una ricerca letteraria originale. Oltre al ben noto profilo letterario modernista, la rivista aveva anche una "vena politica" che finora ha avuto poca attenzione da parte degli studiosi. Il presente contributo intende focalizzarsi sui discorsi politici di «Nyugat» e sul rapporto che si delinea tra letteratura e politica sulle pagine di questo periodico. Nell'epoca da noi presa in considerazione ebbe luogo la Prima guerra mondiale che portò alla dissoluzione dell'Impero austro-ungarico e al drastico ridimensionamento territoriale dell'Ungheria i cui effetti si percepiscono chiaramente ancora oggi. Osserveremo come, dopo un primo momento di entusiasmo, nell'ambiente della «Nyugat» si leva alta la condanna della ferocia della guerra.
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Il mito di Atlantide è stato studiato moltissimo nel corso del tempo, da un punto di vista storicoantropologico, politico, letterario. L'esempio del rinnovato interesse, dei nostri giorni, può esser trovato nel sistematico e recente commento di Nesselrath1, che ha il pregio di mettere in fila le discussioni della critica moderna sui temi centrali del Crizia. Eppure, lo studioso che voglia accostarsi all'analisi di Atlantide si trova, almeno ad un primo e superficiale contatto, quasi spiazzato di fronte alla costruzione che Platone ci offre. L'interpretazione che proveremo a dare nel corso di queste pagine, trova la sua base in una considerazione sul ruolo della poesia nella città ideale, presente all'interno degli stessi dialoghi platonici. Nel famoso passo del X4 libro della Repubblica, in cui si discute del compito dell'epica nel quadro educativo fin qui delineato, Socrate afferma questo: εἰδέναι δὲ ὅτι ὅσον μόνον ὕμνους θεοῖς καὶ ἐγκώμια τοῖς γαθοῖς ποιήσεως παραδεκτέον εἰς πόλιν5. Se, cioè, Omero e la lirica costruiscono una poesia addolcita e che crea piacere all'interno della città, questa non è, secondo Platone, la poesia che deve avere statuto educativo nella città ideale che ha costruito. Allo stesso tempo, in un periodo successivo, il contributo della Poetica di Aristotele è indicativo del dibattito affrontato da Platone. Nel IV capitolo, lo Stagirita parafrasa le parole platoniche della Repubblica: διεσπάσθη δὲ κατὰ τὰ οἰκεῖα ἤθη ἡ ποίησις: οἱ μὲν γὰρ σεμνότεροι τὰς καλὰς ἐμιμοῦντο πράξεις καὶ τὰς τῶν τοιούτων, οἱ δὲ εὐτελέστεροι τὰς τῶν φαύλων, πρῶτον ψόγους ποιοῦντες, ὥσπερ ἕτεροι ὕμνους καὶ ἐγκώμια6.
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