L'intervento – su un tema ampiamente studiato soprattutto negli ultimi venti anni con approcci e prospettive rinnovate - propone una riflessione sulle questioni interpretative e comparative. Francia e Italia sono tra gli ultimi paesi in Europa ad accordare alle donne i diritti politici. Il contributo cerca dunque di offrire uno sguardo alle interpretazioni sulle ragioni del "ritardo", senza indulgere su una lettura in termini di "concessione dall'alto" e di semplice percezione della irreversibilità della situazione. Se pure in quel tornante sostanzialmente dimenticati e non richiamati esplicitamente, movimenti femminili e iniziative di richiesta del voto alle donne avevano attraversato infatti almeno un secolo della storia di entrambi i paesi: dal 1848 per l'Italia, anche da prima per la Francia; e ai movimenti suffragisti si erano affiancati progetti, discussioni, passaggi parlamentari e legislativi. La riflessione è poi dedicata al decisivo coinvolgimento, in questa fase risolutiva e in entrambi i paesi, delle culture politiche di ispirazione di sinistra e cattolica, che stanno alla base delle più importanti organizzazioni partitiche di massa; a fronte di un sostanziale silenzio e assenza dalla scena politica delle culture politiche e dei partiti laici e, in particolare per quanto riguarda l'Italia, delle culture democratiche/repubblicane di origine e tradizione risorgimentale. Nella seconda parte dell'intervento il fuoco della attenzione è calibrato sull'esercizio del voto delle donne, attingendo agli studi sulla mobilitazione dell'elettorato femminile attraverso la produzione e diffusione di messaggi mirati; e sulla questione della rappresentanza femminile, ossia sui profili e sui ruoli delle donne candidate ed elette.
L arte delle gioia è stato per la sua scrittrice, Goliarda Sapienza, una sorta di libro maledetto. Dopo una gestazione di dieci anni, infatti, la scrittrice ne trascorre altri venti nel vano tentativo di farlo pubblicare, riducendosi per questa ragione alla miseria. Il romanzo viene pubblicato integralmente solo nel 1998, due anni dopo la morte della Sapienza. Il senso di estatico appagamento seguito alla casuale lettura del romanzo, la grande curiosità relativa alle sue vicende editoriali e linguistiche sono all origine di questo lavoro che non può esimersi dal volere indagare quello che pare uno degli assi portanti del romanzo: la lingua. Da qui l inevitabile necessità di analizzare le forme di questo passaggio, nel tentativo di comprenderle e darne conto. Per raggiungere tale scopo, si è deciso di dare al lavoro una struttura in sei capitoli, nel primo dei quali ci si accosta alle teorie traduttologiche dalle origini ai giorni nostri, soffermandosi con maggiore intento analitico al periodo che muove dal 1950, che segna la fase scientifica degli studi sulla traduzione. La prima parte del secondo capitolo si propone di ripercorrere le politiche linguistiche in Francia dal Medioevo in poi, in modo da poter cogliere, da un punto di vista storico, l evoluzione non solo della lingua ufficiale, ma anche delle parlate regionali. La seconda parte del capitolo affronta, di conseguenza, la questione della vitalità dei dialetti nella Francia metropolitana, andando a osservarli sia nella loro distribuzione geografica che nelle situazioni in cui oggi sono ancora utilizzati. Nel terzo capitolo, dopo aver cercato di offrire una panoramica dell impianto linguistico sul quale si è innestata la traduzione dell Arte della gioia, è il romanzo a essere oggetto di analisi. Si passano pertanto in rassegna la biografia dell autrice, la trama, i personaggi, la storia editoriale sia in Italia che in Francia, per finire con la biografia della traduttrice, Nathalie Castagné, e con una relazione, da me rielaborata e arricchita di considerazioni relative alla prospettiva della traduzione, di un incontro-intervista avvenuto a Montpellier nel giugno 2011. Nel quarto capitolo si propone un analisi sociolinguistica per dimensioni di variazione (diamesica, diastratica, diafasica, diatopica) dell intero romanzo, con particolare attenzione alla diatopia, che presenta maggiori problematiche. In questa fase si proporrà un analisi comparata del testo in italiano e in francese, in modo da evidenziare, nel passaggio da una lingua all altra, le scelte traduttive. Si terrà conto quindi delle difficoltà che tale operazione presuppone, sia per le peculiarità tipiche della lingua di partenza e di quella di arrivo, sia perché nell italiano di Goliarda Sapienza sono presenti varietà regionali che non hanno corrispettivo in francese. Da tale analisi si evince che Nathalie Castagné (escludendo il solo personaggio di Nina, per la quale utilizza una lingua popolare, resa prevalentemente tramite l argot), usa una lingua standard, che poco si discosta dall asse normativo. Nel quinto capitolo si cercherà di tracciare un quadro quanto più esauriente possibile delle variazioni stilistico-espressive all interno del romanzo L arte della gioia. Parallelamente, verranno indagate le scelte traduttive della Castagnè, che come si cercherà di dimostrare non sempre riesce a riprodurre in francese l ampia gamma di registri presenti nel testo di partenza. Il sesto capitolo prende le mosse dalla conclusione che Nathalie Castagné abbia orientato la traduzione verso una resa del francese standard. Si è cercato quindi di proporre una traduzione alternativa di alcuni passi, nel tentativo di restituire al testo originale quelle sfumature linguistiche che non sembra di poter cogliere nel romanzo pubblicato in Francia.
The article offers some thoughts on the theme of justice from "Storia della colonna infame" by A. Manzoni, which tells the death sentence of Mora and Piazza, accused of being "untori" in a seventeenth-century Milan struggling with a plague. Manzoni's narrative is of particular interest in the eyes of a criminologist for several reasons. First, the central theme of the narrative: Manzoni highlights how the judges of the seventeenth century in Milan (like those of all time, and some studies show it) aren't indipendent, they are in fact spokesmans of the culture of the moment (or power groups that represent them). Following, the setting must be recorded of great forensic interest: it speaks of a process occurred in the age of Iron (XVII century), characterized by violence, disintegration of social bonds and anomic crisis of justice. Finally, from the standpoint of "criminological narratology", we can't forget the narrative style of Manzoni, criminologist ahead of its time, denouncing the injustice mixing the likelihood language with the emotions language. The topics covered by Manzoni coincide with the center of Osservazioni sulla tortura" by Verri, fundamental work that marks the beginning of criminology. Verri demonstrates in a practical way that without the torture trial of "untori" would not have had the ending we know. But what are the mechanisms that lead to justice produce injustice? According to the author religion is not necessary to feed such "campaign of persecution" by the courts and the social group, just a general condition of social anomie and political vacuum that brings justice to perform tasks not his. The case of the Column Infamous is illustrative because during an historical period of great chaos and destructiveness justice was entrusted to none other than the additional task of administering public health. ; L'articolo propone alcuni spunti di riflessione sul tema della giustizia a partire dalla "Storia della colonna Infame" di A. Manzoni, che narra della condanna a morte di Mora e Piazza, accusati di essere "untori" in una Milano seicentesca alle prese con un'epidemia di peste. La narrazione di Manzoni risulta di particolare interesse agli occhi di un criminologo per varie ragioni. Innanzitutto il tema al centro della narrazione: Manzoni mette in evidenza come i giudici del XVII secolo a Milano (come quelli di tutti i tempi, e alcune ricerche lo dimostrano) assurgono a portavoce della cultura del momento e sono i portatori delle istanze del gruppo sociale (o dei gruppi di potere che rappresentano) da cui fanno fatica a discostarsi. In seguito va segnalata l'ambientazione, di grande interesse criminologico: si parla di un processo avvenuto nel secolo di Ferro (XVII secolo) caratterizzato da violenza inarrivabile, disfacimento dei legami sociali e di crisi anomica della giustizia. Infine, da un punto di vista di "narratologia criminologica" conta lo stile narrativo di Manzoni, criminologo ante litteram, che denuncia l'ingiustizia mescolando il linguaggio della verosimiglianza con quello delle emozioni. I temi trattati da Manzoni coincidono con quelli al centro di "Osservazioni sulla Tortura" di Verri, opera fondamentale che segna l'inizio della criminologia dimostrando in modo pratico che senza la tortura il processo agli untori non avrebbe avuto l'epilogo che conosciamo. Ma quali sono i meccanismi che inducono la giustizia a produrre ingiustizia? Secondo l'Autore non è necessaria la religione per alimentare tali "campagne persecutorie" da parte dei giudici e del gruppo sociale, è sufficiente una condizione generale di anomia e di vuoto politico sociale che porti la giustizia ad assolvere compiti non suoi. Il caso della Colonna Infame è esemplificativo poiché in un'epoca storica di grande caos e distruttività alla giustizia fu affidato nientemeno che il compito aggiuntivo di amministrare la salute pubblica.
La storia dei preti operai prese avvio durante la Seconda Guerra mondiale in Francia per opera di militanti cristiani, vescovi e sacerdoti che ritennero importante sostenere fisicamente i lavoratori che furono internati nei campi di lavoro, in seguito all'occupazione tedesca. Nel primo capitolo della dissertazione si tenta, per l'appunto, di ricostruire la genesi dell'esperienza elaborando dei materiali d'archivio relativi al caso della diocesi di Lione e nello specifico all'insediamento nel quartiere operaio di Gerland dell'equipe di sacerdoti e religiosi guidata dal vescovo coadiutore Alfred Ancel negli anni Cinquanta del Novecento. Lo sviluppo sperimentale di tale apostolato in Italia viaggiò parallelamente alla Francia ma, nel nostro territorio, assunse delle sembianze del tutto singolari. Gli anni precedenti ed immediatamente successivi al Concilio Vaticano II furono portatori di grandi novità: nonostante esistessero poderose resistenze nell'ambiente curiale, le forti personalità dei presbiteri toscani Bruno Borghi e Sirio Politi riuscirono a realizzare una forma d'apostolato nuova, totalmente immersa nella vita operaia. Nel secondo capitolo si cerca, difatti, di analizzare tale complicato radicamento dei preti operai italiani. Il terzo ed il quarto capitolo investono appieno il vivo dell'esperienza, studiando ed analizzando l'evoluzione del gruppo italiano dei PO e la sua dislocazione regionale negli anni Settanta, a partire dalla quale, l'autrice, cerca di compiere due differenti approfondimenti che, a suo avviso, simboleggiano due delle linee interpretative della vicenda, vale a dire, la "linea teologico-pastorale", espressa dal gruppo di sacerdoti provenienti dalle diocesi dell'Emilia Romagna e la "linea politica" espressa dai lombardi. Attraverso l'analisi di fonti italiane e francesi inedite – relative inoltre ad archivi privati –, alla ricognizione di svariati articoli su periodici e all'innumerevole storiografia – più cospicua in terra francese e limitata in Italia, con al vertice i lavori della professoressa Marta Margotti dell'Università degli Studi di Torino –, l'autrice cerca di compiere un'analisi complessiva di tale fenomeno, risaltando l'inclinazione politica e l'attitudine al dissenso dei PO italiani. Oltre alla riflessione inerente alla natura sacerdotale, la storia dei preti operai lascia affiorare un'acuta riflessione circa il tema della laicità e della separazione tra la sfera giuridica e quella religiosa, portata avanti con particolare costanza dal gruppo dei preti operai italiani.
International audience ; The protest against marriage for same-sex couples has opened the way for a recomposition of women's advocacy organizations. While a consensus emerged between associations and personalities committed to gender equality and gender equality policies, in other words equality policies in different areas including sexuality, this bill open the floor for a vast protest whitin righ wing parties and Catholic associations. It unified the Right within a coalition against same-sex marriage. It also provide an opportunity for conservative or Right-Wing Women to access leadership and gain visibility. The demonstrations gave way to other collective actions in which women intervened, as women, to oppose this reform and other equality policies carried out by the socialist government. By exposing the gendered rationales behind the legal definition of marriage and parenthood, the same-sex marriage reform provoked resistance and led women to reformulate the women's cause in a conservative sense. This rhetoric is not new and is not specific to France. But it is carried by a specific and unprecedented configuration. ; La contestation du projet de loi Taubira sur le mariage pour les couples de même sexe a ouvert la voie à une recomposition de l'espace de la cause des femmes. En même temps qu'il participait d'un consensus entre associations et personnalités engagées en faveur de l'égalité homme femme et des politiques d'égalité de genre, autrement dit des politiques d'égalité dans différents domaines y compris de la sexualité, ce projet de loi a décloisonné l'espace des droites en les unifiant contre le mariage homosexuel. Les manifestations ont fait place à d'autres actions collectives dans lesquelles des femmes sont intervenues, en tant que femmes, pour s'opposer à cette réforme et à d'autres politiques d'égalité menées par le gouvernement socialiste. En mettant au jour les logiques genrées qui présidaient à la définition légale du mariage et de la filiation, la réforme Taubira a suscité des résistances et ...
International audience ; The protest against marriage for same-sex couples has opened the way for a recomposition of women's advocacy organizations. While a consensus emerged between associations and personalities committed to gender equality and gender equality policies, in other words equality policies in different areas including sexuality, this bill open the floor for a vast protest whitin righ wing parties and Catholic associations. It unified the Right within a coalition against same-sex marriage. It also provide an opportunity for conservative or Right-Wing Women to access leadership and gain visibility. The demonstrations gave way to other collective actions in which women intervened, as women, to oppose this reform and other equality policies carried out by the socialist government. By exposing the gendered rationales behind the legal definition of marriage and parenthood, the same-sex marriage reform provoked resistance and led women to reformulate the women's cause in a conservative sense. This rhetoric is not new and is not specific to France. But it is carried by a specific and unprecedented configuration. ; La contestation du projet de loi Taubira sur le mariage pour les couples de même sexe a ouvert la voie à une recomposition de l'espace de la cause des femmes. En même temps qu'il participait d'un consensus entre associations et personnalités engagées en faveur de l'égalité homme femme et des politiques d'égalité de genre, autrement dit des politiques d'égalité dans différents domaines y compris de la sexualité, ce projet de loi a décloisonné l'espace des droites en les unifiant contre le mariage homosexuel. Les manifestations ont fait place à d'autres actions collectives dans lesquelles des femmes sont intervenues, en tant que femmes, pour s'opposer à cette réforme et à d'autres politiques d'égalité menées par le gouvernement socialiste. En mettant au jour les logiques genrées qui présidaient à la définition légale du mariage et de la filiation, la réforme Taubira a suscité des résistances et ...
Nel 1311, Enrico VII tenta di controllare l'Italia settentrionale ponendo propri vicari nelle città. La maggior parte degli ufficiali imperiali, tuttavia, viene scelta fra i nobili delle campagne, che non sono in grado di governare con efficacia. In particolare, a Milano e nelle città confinanti vengono posti vicari originari della Francia e della Savoia, privi di legami con il mondo comunale. Le scarse qualità dei vicari, causano tumulti e rivolte e portano alla crisi del governo di Enrico in area lombarda.
La tesi prende le mosse da una rassegna della letteratura sul ruolo della formazione continua nella realtà contemporanea, tanto nella prospettiva del contributo ai processi di sviluppo e innovazione dei sistemi produttivi, quanto rispetto alla soddisfazione delle esigenze di promozione e tutela di lavoratori che si muovono su mercati sempre più fluidi, in ragione della crescente globalizzazione e deregolamentazione dei processi economici che caratterizzano gli scenari internazionali. La ricerca si sviluppa nell ambito della seconda prospettiva analitica, a partire dall ipotesi che la compatibilità degli interessi di imprese e lavoratori in materia di formazione non sia scontata, nè riconducibile ad automatismi di mercato, ma possa essere costruita attraverso appropriati modelli di governance coerenti con gli assetti istituzionali dei contesti nazionali e locali e con i profili e gli obbiettivi degli attori coinvolti. Poichè il carattere di bene pubblico della formazione continua viene concepito come esito problematico di un processo di costruzione sociale, le domande di ricerca con cui si misura la ricerca riguardano i fattori di differenziazione ed efficacia di diversi sistemi regolativi della formazione continua, con particolare riferimento a quella rivolta ai lavoratori interinali. Per ricostruire tali meccanismi sociali si è assunta una prospettiva teorica macroistituzionalista e di political economy comparata, utilizzando una metodologia di indagine basata sull analisi comparata a livello europeo dei sistemi nazionali di regolazione della formazione per lavoratori interinali. Sono stati, così, individuati i tratti distintivi dei principali modelli nazionali, interpretandoli alla luce delle direttive della Strategia Europea per l Occupazione in materia di formazione continua. A partire da questo quadro di sfondo, l indagine si è concentrata sulla comparazione fra due casi nazionali, quello italiano e quello francese, che presentano numerosi tratti comuni, ma anche significativi elementi di differenziazione. Questi sono stati rilevati a un duplice livello: da un lato, ricostruendo il quadro normativo, i modelli di governance e i sistemi organizzativi che regolano in ciascun paese la formazione per i lavoratori interinali, con una particolare attenzione al funzionamento degli Enti bilaterali (i Fondi FAFTT-Fond Assurance Formation Travail Temporaire in Francia, Forma.Temp in Italia); dall altro, valutandone la coerenza con il profilo sociale dei lavoratori coinvolti e con le caratteristiche dei mercati del lavoro locali e nazionali, nonché la capacita di contrasto rispetto ai meccanismi di disuguaglianza sociale che differenziano la condizione dei lavoratori interinali.
La tesi inizia con la presentazione del percorso storico avviato dall'unità d'Italia in materia legislativa per quanto riguarda l'insegnamento della religione cattolica. Viene successivamente presentato il quadro europeo in cui si colloca la legislazione internazionale sui diritti umani, la libertà religiosa e l'insegnamento scolastico della religione. Sono indicati due diversi approcci al fatto religioso, esemplificati dalla scuola laica in Francia e dalla scuola biconfessionale in Germania. Vengono proposti alcuni studi sul ruolo che la sfera religiosa gioca in età infantile; segue poi una breve trattazione riguardo alla legislazione italiana in materia di insegnamento religioso. Infine sono suggerite tre esperienze, personali e non, di tre differenti progetti educativi in materia religiosa, ad esemplificazione e testimonianza di quanto sia importante prevedere nelle comunità educative l'approccio religioso.
Dottorato di ricerca in Storia d'Europa: società, politica,istituzioni (XIX-XX secolo) ; Questa ricerca ha come oggetto lo studio della repressione dell'omosessualità nei primi decenni dell'Italia repubblicana, e individua come arco cronologico di riferimento gli anni dal 1952 al 1983, ossia quelli che vanno dall'ultima fase dei governi De Gasperi fino all'avvento del Pentapartito di Giovanni Spadolini. Una vicenda, dai risvolti internazionali, che nella sola Italia ha prodotto, tra il 1952 e il 1972, in una stima per difetto, circa 20.000 schedature di omosessuali. La periodizzazione, prima ancora che agli eventi della politica italiana, è da relazionare con tutta una serie di scelte strategiche operate dai governi di quegli anni, sia in merito agli aspetti della sicurezza a livello internazionale, insite nella più ampia vicenda della Guerra Fredda, sia per quanto riguarda il controllo dell'ordine pubblico che della morale, quest'ultima ritenuta un problema per la sicurezza dello Stato. Tutelare la morale pubblica voleva dire, tutelare le alleanze nate dal Patto Atlantico; ma, la vicenda aveva riscontri istituzionali più ampi, nei quali la Nato viene solo a inserirsi. Infatti, l'intervento di quest'ultima nella gestione della vicenda riguarda solo la fase finale, tra le più intense, di un fenomeno di lungo periodo, che affonda le sue radici nella fine dell'Ottocento, permeando tutto il XX secolo fino ai giorni nostri, attraverso dinamiche politiche di carattere internazionale che coinvolgono, oltre la Nato, organismi come la Società delle Nazioni, l'Onu e l'Interpol: un progetto che finisce per ricoprire, nell'Europa tra le due guerre, un ruolo nelle logiche totalitarie e repressive del Novecento. all'interno di questa vicenda, il dibattito sulla morale pubblica ha quindi avuto non solo un suo ruolo funzionale allo sviluppo delle identità nazionali, ma è anche stato in stretto rapporto con attività istituzionali dello Stato, e la questione dell'omosessualità è parte integrante di questo percorso in quanto parte, per le Nazioni Unite, e prima di essa, per la Società delle Nazioni, di un discorso più ampio sulla repressione della prostituzione, che si trasformerà ben presto in un progetto di repressione dei comportamenti sociali; mentre per la Nato il problema si poneva essenzialmente per la tutela dei dati riservati, in ambito lavorativo, da attività di spionaggio che potessero attentare alla sicurezza dello Stato. Uno dei nodi della ricerca è la constatazione che il dibattito su temi non caratterizzati politicamente, quali ad esempio il dibattito scientifico, o il dibattito culturale su temi etici o sociali, abbia contribuito alla costituzione, nel corso del Novecento, non solo delle identità nazionali, ma sia stato colonna portante dello sviluppo dei sistemi legislativo, esecutivo e giudiziario all'interno dei singoli stati, in una rete di relazioni di carattere internazionale che, col pretesto della tutela delle donne e dei minori, aveva come obiettivo il controllo della morale pubblica e un progetto di controllo sociale ben definito, che nasce ai primi del Novecento e matura attraverso accordi di carattere internazionale, in seno alla Società delle Nazioni, per essere poi ripreso dalle Nazioni Unite nel secondo dopoguerra e condotto a compimento, dopo un breve intermezzo di gestione Nato, alla fine degli anni Cinquanta, e proseguendo, tra gli anni Settanta e i primi anni Ottanta del XX secolo, fino alla denuncia delle convenzioni da parte degli stessi Paesi che le avevano firmate. Nel primo capitolo si affronta la struttura di questa ricerca nel suo complesso, insieme agli aspetti teorici della questione e a una panoramica sulla situazione degli studi a livello nazionale e internazionale, sulle fonti utilizzate e sugli obiettivi della ricerca. Nel secondo capitolo si entra invece negli aspetti generali del fenomeno, affrontando il dibattito culturale, scientifico e politico-giuridico, prima nelle sue caratteristiche internazionali, poi concentrando l'attenzione sugli aspetti più vicini al fenomeno italiano e ai dati quantitativi. Nel terzo capitolo si passa quindi, dopo una breve riflessione sulle modalità operative della repressione, ad una analisi testuale dei casi pubblicati sulla stampa, e delle disposizioni impartite a livello istituzionale e delle attività operative delle forze di polizia. Infine, nel quarto capitolo, si affronta il caso francese, analizzando i paralleli con quello italiano. Al termine del lavoro, le conclusioni finiscono quasi per essere un capitolo a sé stante, e raccolgono quanto, per la vastità del tema, e per gli spunti e i nuovi filoni sorti nel corso del lavoro, non è stato possibile approfondire nel corso di questa ricerca: il ruolo dell'Italia nell'ambito dell'Alleanza Atlantica durante l'installazione delle basi Nato; e l'interazione, tra Stati Uniti e Paesi occidentali, relativamente al cambio di politiche e strategie internazionali; ma anche, ritornando alle convenzioni Onu e Sdn, le responsabilità delle democrazie occidentali relativamente agli strumenti di prevenzione e repressione di carattere internazionale, attuate attraverso l'Interpol. E ancora, il ruolo della chiesa cattolica nella lotta alla prostituzione, e il ruolo dei servizi informativi nella gestione degli scandali sessuali, sia per le operazioni di ordine pubblico, che per la loro interazione coi mezzi di comunicazione di massa; come pure, passando ai giorni nostri, l'attualità delle procedure di pubblica sicurezza adottate in tale vicenda, procedure che sembrano a tutt'oggi godere di credito nella gestione dell'ordine pubblico. Le ultime considerazioni sono infine dedicate ad alcune riflessioni sugli studi di genere e sul loro rapporto con la politica statale, concludendo con alcune riflessioni sull'uso e l'interpretazione delle fonti archivistiche ai fini della ricerca storica.
Oggetto della presente dissertazione è l'avvento della grande pittura decorativa barocca nell'Inghilterra di Carlo II. Si è inquadrato brevemente il contesto storico-culturale del periodo in questione: dalla fine del regno di Carlo I (1600-1649) alla restaurazione al trono di Carlo II (1630-1685) compresa la fase intermedia tra i due regni, detta del Commonwealth, che decretò un più rigido controllo delle arti. In merito all'ascesa di Carlo II, si è posto l'accento sulla volontà del sovrano di dare inizio a una nuova fase di mecenatismo, che lo vide promotore delle arti, in linea con quanto già avviato da suo padre Carlo I. In quest'ottica è risultato doveroso inquadrare il gusto che dominò durante il regno di Carlo II, individuando coloro che furono i principali artefici del patronage a corte e che contribuirono alla diffusione in Inghilterra del gusto imperante nel regno di Luigi XIV. Tra i royal favorites, si è fatto riferimento in particolare ai due ambasciatori del re: Lord Arlington e Ralph Montagu i quali, inviati in Francia da Carlo II, ebbero non solo il ruolo di intermediari politici, contribuendo alle segrete alleanze tra i due regni, ma divennero anche i promotori del trasferimento dei principali artisti francesi e italiani che, dalla Francia di Luigi XIV, lavorarono alla corte inglese. Delineato il quadro storico-culturale e individuate le connessioni alla base dei rapporti tra Francia e Inghilterra, si è sviluppato il tema principale del progetto: la nascita e la diffusione della decorazione barocca in Inghilterra e il suo legame con l'arte continentale. L'arrivo di Antonio Verrio (1636-1707) in Inghilterra è particolarmente significativo in relazione al ruolo che ebbero i suddetti ambasciatori. Invitato a trasferirsi sull'isola da Ralph Montagu, il pittore ebbe il suo primo incarico dal mecenate inglese, Lord Arlington, occupandosi della decorazione delle sue dimore, che gli consentì di entrare in contatto con il re in persona e ottenere numerosi incarichi da committenti privati e reali. Il caso di Antonio Verrio è particolarmente interessante. Il suo percorso artistico è infatti connesso da un lato al contesto italiano, che determinò la sua prima formazione, dall'altro al contesto francese dal quale, mediante il contatto con la scuola di Charles Le Brun (1619-1690), assunse quei precetti adottati nei futuri lavori in Inghilterra, che rappresentano la summa di queste esperienze nonché il corpus più cospicuo delle sue opere. Il richiamo alla decorazione di Windsor Castle, pone infine l'accento sull'apogeo della sua carriera e vuole celebrarne il nome. Particolare difficoltà si è riscontrata nella ricostruzione di alcuni lavori del pittore, le numerose lacune sono dovute alla distruzione di gran parte degli interni delle dimore da lui decorate. Un'utile fonte sono stati i diaristi e i viaggiatori dell'epoca, in particolare John Evelyn e Celia Fiennes che, attraverso dettagliate descrizioni, hanno fornito un supporto fondamentale, consentendo di dare un'idea, seppure parziale, dell'aspetto che dovevano avere questi interni. Si è voluto, inoltre, trascrivere il Testamento e l'Inventario dei Beni, entrambi documenti inediti, che il pittore fece stimare qualche giorno prima della sua morte nel 1707 e che ci consentono di delineare la posizione sociale dell'artista nell'ultima fase della sua carriera, quando continuò a lavorare per i successori di Carlo II: Giacomo II, Guglielmo e Maria, e infine per la regina Anna. L'obiettivo finale è stato quello di inquadrare, con un taglio trasversale, la figura dell'artista italiano nell'Inghilterra a cavallo tra fine Seicento e inizi Settecento. Recuperando la fitta trama di relazioni e rapporti tra coloro che prestarono servizio per Carlo II e che ebbero un ruolo decisivo - ma ancora poco indagato dagli studi storico-artistici - di mediatori culturali, si è così messa in rilievo l'esperienza di questo decoratore che, nel contesto inglese, contribuì alla diffusione di un nuovo genere, teso a celebrare i reali ma altrettanto effimero quanto le alterne sorti dei loro regni.
L'istituto del whistleblowing può essere definito come la segnalazione posta in essere da parte di un dipendente, il quale svolga la propria attività tanto in una struttura pubblica quanto privata, al fine di denunciare una condotta illecita o comunque una qualsiasi forma di irregolarità di cui sia venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro. Il presente elaborato si pone l'obiettivo di esaminare la normativa italiana di tema di whistleblowing al fine di valutarne la ragionevolezza ed eventualmente suggerire interventi migliorativi. Per fare ciò il testo è stato suddiviso in quattro capitoli. Il primo capitolo è dedicato alla corruzione, in particolare la sua definizione, l'inquadramento codicistico, cause ed effetti, occasione mancata di Mani Pulite ed i poteri acquisiti nel tempo da parte dell'ANAC. Il secondo capitolo ha ad oggetto l'evoluzione della normativa italiana in tema di whistleblowing partendo dalla l. 6 novembre 2012, n. 190, passando per le Linee guida ANAC, fino alla l. 30 novembre 2017, n. 179. Della normativa verranno evidenziati i tratti caratterizzanti e criticità. Il terzo capitolo ha un taglio comparatistico in quanto viene analizzata la disciplina in tema di whistleblowing di cinque ordinamenti: Stati Uniti, Regno Unito, Paesi Bassi, Francia e Germania. Il capitolo comprende inoltre una constatazione dei differenti approcci sul tema da parte degli Stati. Il quarto capitolo analizza gli altri strumenti di contrasto alla corruzione che discendono dalla l. 6 novembre 2012, n. 190 e il rapporto tra d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 e fenomeno corruttivo. Conclude valutando il D.d.l. relativo alle nuove misure di contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione, approvato il 6 settembre 2018 in sede di Cdm, e suggerimenti per un eventuale intervento futuro del legislatore in tema di whistleblowing.
Principle of non-discrimination on the grounds of religion in EU law and national approaches to the "neutrality" of the public employee
ABSTRACT: For the first time, the Court of Justice of the European Union has been called upon to give a preliminary ruling on prohibition on wearing visible signs of political, philosophical or religious belief imposed by a public employer, from the perspective of the principle of non-discrimination on the grounds of religion enshrine in the Council Directive 2000/78/EC of 27 November 2000 (establishing a general framework for equal treatment in employment and occupation). After a look at principles of State neutrality in France, Germany and Belgium, the paper examines this issue by taking a cue from the Conclusions presented by the Advocate General in case C‑148/22. According to the Author, national identity, to which Article 4(2) TEU refers, leaves in this particular sector a wide margin of discretion to the Member States.
SOMMARIO: 1. Notazioni introduttive - 2. La rivendicazione del diritto della dipendente comunale belga di indossare il velo islamico e l'oggetto della questione sollevata davanti alla Corte di giustizia - 3. Le peculiarità nelle declinazioni nazionali del principio di "neutralità" dei pubblici dipendenti di Francia, Belgio e Germania. La "neutralità esclusiva" francese - 4. (segue) Il caso emblematico della particolare posizione dei genitori che in Francia accompagnano i figli nelle gite scolastiche - 5. (segue) L'approccio tendenzialmente inclusivo della Germania - 6. (segue) Le incertezze interpretative riguardanti la neutralità belga - 7. La sostanziale "privatizzazione" della controversia operata dall'Avvocato generale - 8. Accezioni "forti" e "deboli" di neutralità del pubblico dipendente e il discutibile profilarsi di un loro diverso impatto sull'identità costituzionale degli Stati membri - 9. Una conclusione provvisoria.
"Genealogia" (28 p.) and "De gli stati di Francia" (140, [2] p.) have special title-pages with imprint: Venetia, B. Barezzi, 1628. ; Mode of access: Internet. ; With his Givditio politico sopra la vita di Lvigi XI.re di Francia. 1628.