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Frontiera Amazzonia: viaggio nel cuore della terra ferita
In: Collana Vita di missione
In: Nuova serie
Amazzonia indigena: 2007, resoconti di ricerca sul campo
In: Laboratorio di ricerca sul campo 11
Idrocarburi e aree ad alta diversità culturale e biologica: un'analisi geografica in Amazzonia
Le operazioni di esplorazione ed estrazione di idrocarburi in diversi contesti geografici sono ampiamente documentate tra le attività antropiche di maggiore impatto sui sistemi socio-ecologici e sul cambiamento climatico, cosi come è riconosciuta la necessità di politiche più efficaci e l'uso di tecnologie più pulite. Lo studio presentato in questo contributo mira a: 1) analizzare e mappare le interazioni tra le attività legate agli idrocarburi e le aree che presentano un'elevata diversità e sensibilità culturale e biologica; 2) Discutere proposte di criteri geografici per individuare aree unburnable, ovvero dove lasciare gli idrocarburi sottoterra. La metodologia si basa sulla costruzione di un geodatabase open source dell'area di studio, che corrisponde all'Amazzonia dell'Ecuador e alla Region amazzonica di Loreto in Perù, area riconosciuta per la sua elevata diversità ecologica e culturale. È stata condotta un'analisi in ambiente QGIS delle sovrapposizioni tra gli aspetti socio-ecologici (aree protette, territori indigeni) e le attività di esplorazione e produzione di idrocarburi (riserve, blocchi, pozzi, oleodotti), oltre alla revisione di documenti scientifici e non su questi aspetti. Alcuni risultati dell'analisi GIS mostrano che quasi l'intera area di studio fa parte della provincia geologica del Putumayo-Oriente-Marañon, con una stima di 7290 milioni barili di petrolio equivalente sottoterra, dove le concessioni di idrocarburi coprono il 33% della superficie e si trovano circa 1780 pozzi. Le aree protette ricadenti nelle concessioni risultano essere il 18% e importanti sono anche le sovrapposizioni con i territori indigeni, evidenziando così l'urgenza di politiche più efficaci per garantire la sostenibilità ambientale e sociale e la definizione di criteri geografici per individuare aree unburnable.
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LA SELVA INSTABILE. INTERPRETAZIONI INDIGENE E USI LOCALI DELLA SCIENZA GENETICA NELL¿ALTA AMAZZONIA PERUVIANA
The purpuse of my thesis is to identify the ways in which genetic studies (Sandoval et al., 2016, Barbieri et.al 2017) can relate with social, political and cultural life of the indigenous Kichwa people of San Martín district, in the Amazon forest. When geneticists return the results of their investigations to indigenous populations, they interact with traditional pre‐existing interpretative schemes. So these studies can become part of some political arenas, confirming or rejecting the origins of myths. In San Martín, biomolecular investigations generated an interesting debate: the results, produced through the analysis of mtDNA and Y chromosome, refuted the traditional Kichwa myth. The goal of my ethnographic study is, therefore, to investigate the interaction between Kichwa people and geneticists: this specific ethnographical exemple can remark how some considerations on the constitution of corporeity, human beings, memory and history can be observed starting from a new point of view: the encounter between two different ways of conceiving the human being. First of all, my study wants to define deoxyribonucleic acid as a "tool" capable of shaping the symbolic world of the human being, not as a predetermined natural element. Kichwa indigenous people of the Peruvian Amazon Forest have been facing, for several years, a territorial conflict due to the establishment of a Regional Conservation Area on their homelands. In order to question the legitimacy of native claims, the Regional Government of San Martín puts forward the hypothesis of the Andean kichwa migration. On the other hand, several NGOs hope to help this native people, using biomolecular investigations that scientifically certify its Amazonian origins and, consequently, its ancestral relationship with the surrounding territories. However, the natives seem lukewarm to the uncritical acquisition of a strategic discourse based on the rhetoric of 'temporal primacy' and continue to consider their own territorial claims using a "relational model" of the environment (Ingold, 2000). Thus, despite having assimilated an ancestral-genetic discourse, they reshape it in light of a native conception of territory. The latter, far from being considered an inheritance transmitted from one generation to the other, is seen as a complex network of present and active relationships between the living, the dead and medical plants. This ethnographic case highlights a big misunderstanding about the concepts of "ancestry" and "territory" whose meaning, in the native sphere, overcomes limits imposed by national jurisdiction and legal terminology. Kichwa population, far from uncritically importing the western category of "genetic inheritance", demonstrates great creativity reshaping and relating it to the indigenous conception of "territory" and "history". The myth about Kichwa andean origin and biomolecular studies represent, for any Western reader, two opposite alternatives. But, for a part of Kichwa population, these two different narratives of the past are not mutually exclusive. The last goal of this research is there to identify elements of indigenous ethnophysiology, which allow them to accept the coexistence of two self-excluding representations of the past.
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Dottrina e pratica del Santo Daime. Una forma di nuova spiritualità tra Amazzonia e Europa
Il Santo Daime è una dottrina nata in Amazzonia, il cui fondatore è un lavoratore nelle piantagioni di gomma, di origini africane. Il sacramento della dottrina è l'ayahuasca, bevanda ottenuta dalla prolungata bollitura di una foglia e una liana della foresta con effetti allucinogeni, utilizzata da migliaia di anni dai nativi per scopi medico-magico-religiosi. I riti di Santo Daime si svolgono disciplinatamente in un grande salone, osservando regole nella disposizione dello spazio e delle persone quasi militari. Anche la componente cristiana nella dottrina è molto forte. L'assunzione durante le cerimonie dell'ayahuasca, chiamata Daime o Sacramento, è assimilabile per i modi a quelli dell'eucaristia. Nella prima parte della tesi ho cercato di contestualizzare la religione daimista, partendo dalla spiegazione di cosa sia una religione sincretica e cercando di riassumere storia e funzioni del sincretismo religioso. Sono passata poi a descrivere il generale risveglio dell'interesse per il sacro che negli ultimi trenta anni ha caratterizzato il mondo Occidentale, partendo da osservazioni riguardanti l'Europa in generale, per terminare con la particolare situazione italiana. Mi ha interessato cercare di capire il perché ci fosse questa grande spinta verso una nuova religiosità e perché avessero successo certe dottrine piuttosto che altre. Porto poi l'esempio, infatti, della New Age, che costituisce un tipo de nuova religiosità molto rispondente al bisogno occidentale di sacro. In seguito ho analizzato la dottrina del Santo Daime partendo dalle sue origini storiche di culto sincretico -quindi dalla fusione di riti afro-brasiliani con quelli amerindiani- portando esempi di altri culti sincretici nati in Brasile come l'Umbanda. Ho ripercorso le biografie dei fondatori della dottrina e delle sue due principali scissioni, raccolto informazioni sull'ayahuasca, la bevanda sacra, partendo dalla sua analisi come psichedelico, la cui funzione e fruizione è legata a determinate variabili, per arrivare al suo utilizzo nelle correnti religiose enteogenetiche. Ripercorrendone quindi la storia e descrivendone modi d'uso e preparazione, effetti e funzioni. Infine si trova una descrizione degli aspetti specifici delle cerimonie daimiste: come l'organizzazione degli spazi, le danze, i canti e la descrizione dei differenti riti. Prima di concludere ho voluto inserire una piccola parte dedicata a dei testi che ho trovato che sono piuttosto critici nei confronti della dottrina daimista, per poter osservare anche un punto di vista differente. Nella seconda parte della tesi parlo più specificamente della mia esperienza in Brasile e ad Assisi, riportando alcune interviste che ho potuto fare con dei fedeli della dottrina. È una parte più soggettiva nella quale descrivo molte mie impressioni che spero non siano considerate in ogni caso come dei giudizi. Descrivo la situazione del Santo Daime in Europa e in Italia soprattutto dal punto di vista legale, avendo avuto non pochi problemi riguardo all'uso del sacramento. Infine ho inserito, come nella prima parte, un'intervista a un prete cattolico che è stato in missione nell'Acre, ancora con lo scopo di guardare da un altro punto di vista alla dottrina del Santo Daime.
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Studi sul lavoro coatto contemporaneo: critica delle definizioni correnti e studio di caso in Amazzonia orientale brasiliana
In: Scienze sociali
Ownership and Nurture: Studies in Native Amazonian Property Relations
The first book to address the classic anthropological theme of property through the ethnography of Amazonia, Ownership and Nurture sets new and challenging terms for anthropological debates about the region and about property in general. Property and ownership have special significance and carry specific meanings in Amazonia, which has been portrayed as the antithesis of Western, property-based, civilization. Through carefully constructed studies of land ownership, slavery, shamanism, spirit mastery, aesthetics, and intellectual property, this volume demonstrates that property relations are of central importance in Amazonia, and that the ownership of persons plays an especially significant role in native cosmology.
Questioning common conceptualizations of the "Amazonian frontier"
The hypothesis supported by this paper is, in regional studies, that the common characterization of Amazonia as a frontier should be deeply revised. This territory has been part of the capitalist world system form more than five centuries and may be better be conceived and interpreted as a composition of enclave environments, economies and ecologies, whose relationships to external political and socio-economic powers is deep-rooted and far less fragile than the frontier usage implies. Methodologically, the analysis focuses on socio-territorial literature about Amazonia and about Amazonian territorial constructions highlighting those many factors that seem to contribute to the continued plausibility of the frontier notion. Principal results are related to the construction of a critique to the sense and fertility of the concept of 'frontier' in territorial planning and administration practices in contemporary Amazonian territories. Keywords: frontier; Amazonia; coexistence; socio-spatial processes; coloniality ; L'ipotesi sostenuta in questo articolo è che negli studi urbani e sociali l'immagine comune dell'A-mazzonia come 'frontiera' dovrebbe essere radicalmente messa in discussione. Questa regione fa parte del sistema di scambi capitalistico da oltre cinque secoli e può essere meglio interpretata come una composizione di più ambienti, economie ed ecologie, le cui relazioni con poteri politici e socio-economici esterni sono molto meno fragili di quanto l'uso del concetto di frontiera implica. Metodologicamente, il discorso è costruito a partire da una rilettura critica degli studi socio-territoriali amazzonici ragionando su quei particolari elementi che insistono sull'utilizzo del concetto di frontiera. I risultati principali sono legati alla costruzione di una critica al senso alla fertilità del concetto frontiera nelle pratiche di governo e pianificazione territoriale nei territori amazzonici contemporanei. Parole chave: frontiera; Amazzonia; coesistenza; processi socio-spaziali; colonialità
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