Architettura residenziale sostenibile
In: A 08, Ingegneria civile e architettura 403
1208 Ergebnisse
Sortierung:
In: A 08, Ingegneria civile e architettura 403
In: Rassegna di architettura e urbanistica anno 57 (maggio-agosto 2022) = Numero 167
Lo studio propone l'indagine e la lettura di un ambito del "Rione San Giuseppe - Carità " di Napoli, in particolar modo riferito all'intervento di Risanamento e ai progetti realizzati con il piano regolatore della città avveratisi negli anni trenta del secolo XX°. Il linguaggio architettonico è quello proprio del periodo fascista e si inserisce nel programma edilizio promosso dal Regime che trasformerà significativamente il "Rione", incluso nel quartiere San Giuseppe e in pieno centro storico. Quella realizzata è un'architettura propagandistica che trova nell'immagine di edifici monumentali, dal grande carattere scenografico, la risposta al volere del Governo Centrale. Lo studio parte da una lettura degli elaborati grafici redatti nell'ambito dei vari concorsi promossi per i diversi edifici che andranno a delineare e disegnare la Piazza Matteotti, già Piazza della Regia Posta, per giungere alla lettura dei luoghi compiuta attraverso il rilievo architettonico. Cinque gli edifici rilevati e dei quali si è condotta un'analisi dei caratteri costitutivi e compositivi. Autorevoli e illustri architetti, del panorama nazionale italiano, furono impegnati e coinvolti nella progettazione dei Palazzi Istituzionali previsti. Artefici dell'immagine dei luoghi furono gli architetti Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi, Ferdinando Chiaromonte, Marcello Canino, Camillo Guerra e Alessandro Carnelli. ; The study proposes the survey and a reading carried out in relation to an area of the "Rione Carità" in Naples, in particular referring to the recovery work and to the projects carried out with the development plan of Naples which took place in the 1930s°. The architectural language is characteristic of the fascist period and is part of the building program promoted by the regime that will significantly transform the "Rione", included in the San Giuseppe quarter and in the historical center. The one realized is a propaganda architecture that finds in the image of monumental buildings, with a great scenographic character, the answer to the will of the central government. The study starts from a reading and an analysis of the graphic works realized in the context of the various competitions promoted for the different buildings that will delineate and design the Piazza Matteotti, formerly Piazza della Regia Posta, to arrive at the reading of the places through architectural survey. ; Facultad de Arquitectura y Urbanismo
BASE
In: Momenti di architettura moderna
In: Quaderni 10
Fra la prima età del Liberty in Sicilia, interamente dominata fino allo scadere del primo biennio del XX secolo dalla figura di Ernesto Basile (Palermo 1857-1932), e la sua lunga ultima stagione, caratterizzata da epigoni (divenuti poi del tutto impermeabili al "nuovo") e anonimi progettisti e decoratori, si svolgono i due decenni della fase di maggiore incidenza di questa tendenza stilistica nel processo di rinnovamento dei centri urbani siciliani (e in maniera più circoscritta anche di ambiti suburbani e rurali); è un periodo che vede come protagonisti lo stesso Basile, i migliori esponenti della sua "scuola" (sia quelli provenienti dalla Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri ed Architetti dell'Ateneo di Palermo sia quelli del Corso Speciale di Architettura del Regio Istituto di Belle Arti, sempre di Palermo) e un novero di architetti, ingegneri e geometri, attivi in tutta la Sicilia, autonomi (rispetto ai codici basiliani) o solo occasionalmente impegnati ad operare in chiave Liberty (talvolta influenzati dai "modi" formali di Basile, talvolta ecletticamente ricettivi di altre tendenze continentali, prevalentemente d'oltralpe); fra questi ultimi emergono Vincenzo Alagna, Emanuele Arangi, Gaetano Avolio, Paolo Bonci, Filippo Cusano, Saro Cutrufelli, Francesco Donati Scibona, Michele La Cavera, Paolo Lanzerotti, Filippo La Porta, Fabio Majorana, Tommaso Malerba, Salvatore Mazzarella, Giuseppe Manzo, Salvatore Marascia, Giuseppe Nicolai, Giuseppe Piccione, Francesco Paolo Rivas, Achille Patricolo, Giovanni Pernice, Giovanni Tamburello, Nicolò Tripiciano, Gaetano Vinci, Antonio Zanca. Si trattò di un'eccezionale proliferazione di realizzazioni proprio nel campo della produzione edilizia (ancor più che nelle arti figurative), verificatasi in gran parte del territorio dell'isola. Il protrarsi decisamente fuori tempo massimo della fortuna di quest'esperienza ha la sua manifestazione più eclatante nelle derivazioni di provincia prevalentemente influenzate dalla "cellula" propulsiva dell'Arte Nuova palermitana attivata da Ernesto Basile (a meno di Messina, per la cui ricostruzione il filone della "maniera" di Basile dovette fare i conti con i nuovi equilibri nazionali delle forze finanziarie, e dell'area di Siracusa, orientata ad un ubertoso florealismo dovuto alla esemplare direzione, di orientamento boitiano, del piemontese Giovanni Fusero della locale Regia Scuola d'Arte Applicata all'Industria). Ma non bisogna dimenticare che in Sicilia continua ad operare con grande qualità, quantomeno fino alla prima guerra mondiale, un irriducibile filone tradizionalista, del tutto impermeabile alla linea estetica modernista (ma anche alle sue derive di "consumo") e tuttavia portatore di specifici valori culturali; ne sono paladini Carlo Sada e i suoi bravi epigoni in area catanese e Giuseppe Damiani Almeyda con i suoi più validi allievi (fra cui Nicolò Mineo e Antonio Zanca) attivi a Palermo come del resto anche Francesco Paolo Palazzotto, una delle personalità più interessanti del tardo eclettismo italiano. È questa l'altra tendenza rispetto all'idea di Basile di coinvolgere artisti, progettisti e intellettuali in un'azione culturale collettiva tesa al raggiungimento di una "via latina" del programma di generale "riorganizzazione del visibile" propugnato dalla migliore cultura modernista internazionale. Un proposito che Basile, soprattutto a partire dal 1905, riesce a perseguire anche a livello regionale (e non solo) grazie alla presenza di significative figure della sua "scuola" nelle più dinamiche realtà urbane dell'isola: a Palermo con Ernesto Armò, Salvatore Benfratello, Enrico Calandra, Giuseppe Capitò, Salvatore Caronia Roberti, Giuseppe Di Giovanni, Salvatore Li Volsi Palmigiano, Antonio Lo Bianco, Giovan Battista Santangelo, Pietro Scibilia; a Catania con Francesco Fichera; a Messina con Camillo Autore e poi con Enrico Calandra (raggiunto successivamente da Giuseppe Samonà, anch'egli allievo di Basile ma della sua ultima stagione di docenza); a Caltagirone con Saverio Fragapane; a Licata con Filippo Re Grillo; a Trapani con Francesco La Grassa. Alcuni degli allievi di Basile operarono, con successo, anche in ambito continentale: Leonardo Paterna Baldizzi fu tra i primi a realizzare opere Liberty a Roma e a Napoli; sempre a Roma , oltre allo stesso Basile (che realizza significative architetture, fra cui l'ampliamento di Palazzo Montecitorio, la palazzina Vanoni, la villa di Rudinì e il Gran Cafè Faraglia), opera lungamente Francesco La Grassa; a Milano è attivo, per un periodo della sua carriera professionale, Giuseppe Di Giovanni; a Reggio Calabria e dintorni svolge parte della propria attività Camillo Autore; a Pisa si trasferisce per lungo tempo Salvatore Benfratello quale cattedratico del locale Ateneo. Le migliori espressioni dell'arte e dell'architettura (e principalmente di quest'ultima) del periodo Liberty in Sicilia sono conseguenza di un dialogo a distanza con correnti internazionali (ma solo se ritenute affini) instaurato dall'alveo di una locale tradizione di ricerca del nuovo (ne è esemplificativa l'eredità dell'eclettismo sperimentale di Giovan Battista Filippo Basile, padre di Ernesto, e le sue ascendenze, fino a risalire al periodo neoclassico, con il fondatore della cultura architettonica innovativa d'età contemporanea in Sicilia, Giuseppe Venanzio Marvuglia). Allo stesso modo l'intera società siciliana della fase finale della Belle Èpoque e dei primi Anni Ruggenti si sente depositaria di solide tradizioni ottocentesche. Una consapevolezza, questa, che contraddistingue i pur diversi modi di operare: nel campo imprenditoriale, con l'ultima generazione dei Florio e dei Whitaker, e con i Chiaramonte Bordonaro, i D'Alì, i Favitta, i Lanza di Scalea, i Lombardo Gangitano, i Majorca di Francavilla, i Manganelli, i Sanderson, i Tasca, i Trabia, i Verderame, ma anche con nuovi imprenditori, come Amoroso, Averna, Biondo, Castellano, Ducrot, Favara, Finocchiaro, Orlando, Pecoraino, Rutelli, Sandron, Sangiorgi, Scaglia, Utveggio, Velis coscienti della propria appartenenza ad una classe sociale dalla quale la collettività si aspettava molto. Sono soprattutto i Florio con Ignazio e la consorte Franca Iacona di Notarbartolo, contessa di San Giuliano, (coppia dotata, oltre che di una incalcolabile fortuna, di opportuni fascino, buon gusto e physique du rôle) e con Vincenzo, fratello minore del primo (tombeur de femmes e prototipo dello sportman di quegli anni), a fare della modernità una propria cifra distintiva. I Florio perseguono, infatti, una precisa "politica dell'immagine" (da qui il legame con Basile, con il mobiliere Ducrot, con pittori come De Maria, Cortegiani, Gregorietti, e con scultori come Civiletti, Ximenes e Ugo); tutte le loro azioni sociali (da quelle mondane a quelle filantropiche, da quelle promozionali a quelle politiche), il loro apparire, il loro intessere rapporti economici ma anche "diplomatici" (come nel caso dei reali d'Inghilterra, di Russia e di Germania) riflettono l'ideale di porsi come modello di una nuova Sicilia che, non più semplice fornitrice di materie prime, si proponeva nel nuovo circuito delle aree emergenti (pur con il permanere di drammatiche sperequazioni e sacche di miseria) come esportatrice di prodotti finiti e, quindi, anche di nuovi modelli comportamentali. Fra gli artisti, pittori come Abate, Catti, Cercone, Cortegiani, De Gregorio, De Maria Bergler, Di Giovanni, Enea, Gregorietti, Liotta Cristaldi, Lentini, Leto, Lojacono, Mirabella, Reina, Spina, Tomaselli, Vetri, Vicari, e scultori come Balistreri, Civiletti, Costantino, Delisi, Gangeri, Garufi, Geraci, Moschetti, Nicolini, Ragusa, Rutelli, Trentacoste, Ugo e Ximenes traghettano felicemente, anche se con disomogenee intensità e motivazioni, le loro precedenti esperienze nell'alveo della tendenza modernista, senza tuttavia rimanerne coinvolti fino in fondo (a meno di un circoscritto periodo artistico del nucleo riunitosi nel "cenacolo di Basile", formato da De Maria, Enea, Geraci, Gregorietti, Rutelli, Ugo e Ximenes). Altrimenti pittori come Corona, De Francisco, Rizzo, Terzi, Trombadori e scultori come Campini, D'Amore, Li Muli muovono solo i primi passi in ambito modernista per poi maturare significativi percorsi in altre direzioni della cultura artistica novecentesca. Alla compagine di intellettuali, artisti, imprenditori, statisti, scienziati e pensatori va aggiunta, infine, quella delle maestranze specializzate, che negli opifici e nelle miniere, così come nei cantieri edilizi e nelle botteghe artigiane dettero un contributo determinante allo sviluppo e alla fisionimia moderna della società siciliana di quel periodo a cavallo fra Ottocento e Novecento. Dunque, anche in considerazione della débâcle, avviata nella tarda fase dell'età giolittiana e drammaticamente maturata durante il Ventennio fascista, della propositività economica della Sicilia e quindi del conseguente declino della sua "società civile", era inevitabile una massiccia dispersione dei "documenti" (nell'accezione più ampia del termine) relativi alla cultura modernista in Sicilia; una condizione che nei tre decenni successivi alla Ricostruzione andrà drammaticamente di pari passo con indiscriminate manomissioni (soprattutto negli interni) e demolizioni che hanno pervicacemente aggredito l'integrità di un patrimonio culturale davvero considerevole.
BASE
El pie de impresión consta en colofón ; Sign.: [] 4 , [estrella] 6 , 2[estrella] 4 , A-Z 4 , 2A-2F 4 , 2G 6 ; Anteportada ; Portada calcográfica arquitectónica ; Las ilustraciones son grabados calcográficos
BASE
In: Zukunft: die Diskussionszeitschrift für Politik, Gesellschaft und Kultur, Heft 11, S. 39
ISSN: 0044-5452
In: Zukunft: die Diskussionszeitschrift für Politik, Gesellschaft und Kultur, Heft 11, S. 12-13
ISSN: 0044-5452
In: Zukunft: die Diskussionszeitschrift für Politik, Gesellschaft und Kultur, Heft 11, S. 18-19
ISSN: 0044-5452
In: Zukunft: die Diskussionszeitschrift für Politik, Gesellschaft und Kultur, Heft 11, S. 32-33
ISSN: 0044-5452
In: Zukunft: die Diskussionszeitschrift für Politik, Gesellschaft und Kultur, Heft 11, S. 46-47
ISSN: 0044-5452
Gli edifici della modernità in Sicilia formano una suggestiva corona che guarnisce l'isola sui tre lati. La modernità disegna il perimetro della Sicilia, aprendone i confini ad un respiro di internazionalismo e attualità. Nell'architettura, tra la metà dell'Ottocento e il periodo compreso tra le due guerre del secolo scorso, si registra una notevole circolazione di idee, di manualistica, di costanti confronti e aggiornamenti. Una tensione che viene coinvolta nel complessivo raggelamento dei portati del Movimento Moderno che interviene tra gli anni '50 e '60. Si chiude un ciclo felice, gli elementi della modernità si appannano, a partire da uno dei contenuti più essenziali dell'architettura: le regole nobili del progetto. Alle questioni relative alle regole può essere utilmente riferita la dicotomia tra gravità e leggerezza. L'architettura, per sua ineluttabile natura, pesa sul mondo in cui è fondata, l'appartenenza al suolo è una regola connessa al suo essere. Il restauro del Moderno deve comprendere ad un tempo le questioni legate alla sopravvivenza delle singole opere assieme alla riorganizzazione di ampie parti di città contemporanea. Occorre la capacità di reagire in modo idoneo al consumo, tecnico e materiale, dell'edilizia, assieme ad un'idonea maturazione di apparati cultuali, politici e imprenditoriali. Occorre inoltre avere una visione chiara, operativa, dei diversi livelli di interazione fra la città, il territorio e l'economia attraverso fattivi coordinamenti entro cui l'architetto è una figura importantissima, ma non l'unica. Il restauro, del Moderno in particolare, non può non coincidere con il progetto, un progetto che valuti la qualità e le regole di ogni specifica architettura, definendone creativamente nuovi destini e procedimenti riabilitativi in grado di restituirle alla vita dell'oggi. Emerge con evidenza la capacità che questi edifici possiedono, di predisporsi, anche con modificazioni leggere, ad usi contemporanei e ad una rinnovata presenza che ne restituisca il loro valore alla società, come permanenza distintiva e culturale del proprio essere. Gravità e leggerezza: nella forma dell'architettura, nel progetto di architettura.
BASE
In: Rivista di studi politici internazionali: RSPI, Band 61, Heft 1, S. 19-27
ISSN: 0035-6611
In: http://mdz-nbn-resolving.de/urn:nbn:de:bvb:12-bsb11224105-5
di Gabriello Busca Milanese ; Volltext // Exemplar mit der Signatur: Augsburg, Staats- und Stadtbibliothek -- 4 Stw 246
BASE
Ragionare sul rapporto tra architettura e paesaggio comporta alcune difficoltà, essendo quest'ultimo gravato da parecchi equivoci e fraintendimenti. I più importanti di essi, a mio parere, hanno origine negli anni Sessanta del Novecento, quando gli ambientalisti - per primi - incominciarono a parlare di paesaggio all'interno di un movimento che aveva il suo centro nella denuncia dei danni prodotti, al pianeta, dalla deforestazione piuttosto che dalle emissioni industriali o dalle alterazioni idrogeologiche o dall'uso di pesticidi etc. Negli anni Settanta quel movimento, con una spinta ideologica analoga e con una forte componente di opposizione al modello di sviluppo dominante, si trasformò in un vero e proprio partito - in genere denominato dei Verdi con varie accezioni locali - il quale iniziò, nel bene e nel male, a condizionare la politica e a pervadere la cultura degli stati occidentali. In questo clima, le trasformazioni derivate dall'attività edificatoria umana (dalle grandi infrastrutture alle espansioni urbane, ai nuovi monumenti - l'arco di pertinenza, cioè, dell'architettura e dell'ingegneria civile) rientrarono senza appello nella categoria dei danni; quindi, in tutto ciò che era considerato antagonista, nemico, anche del paesaggio. Non solo: l'aver introdotto la nozione di paesaggio in un contesto di tutela e protezione dei fenomeni e dell'ambiente naturali ha fatto si che esso fosse confuso, concettualmente e lessicalmente, con natura ambiente e territorio; e, di conseguenza, considerato estraneo agli studi e alle ricerche di competenza degli architetti, a meno che non riguardassero sperimentazioni come Drop City (Colorado, USA 1965) dove vennero usati, per la costruzione dei Dodecahedral Domes in un insediamento alternativo, materiali alternativi (di riciclo o provenienti da discarica).
BASE