Lo scritto si propone di offrire un quadro delle principali pubblicazioni in Italia sul tema dei desaparecidos italiani in Argentina, durante gli anni della Junta Militar. Le pubblicazioni sono successive al 2000, anno in cui la II Corte d'Assise di Roma condannò sette fra ufficiali e sottufficiali per il sequestro, l'omicidio e la sparizione di sei cittadini italiani. L'autrice affronta il tema della memoria e della giustizia - argentina e italiana - che si sono dovute misurare con l'impunità diffusa in Argentina sino al 2005, e ribadisce, allineandosi con il contenuto delle pubblicazioni analizzate, la richiesta di superare e di combattere l'impunità e di rendere giustizia, sebbene tardiva e solo simbolica. Infine, ricorda l'esito del secondo processo celebratosi in Italia - il processo ESMA - conclusosi nel marzo 2007 con un'altra sentenza di condanna per i militari coinvolti, confermata in appello il 24 aprile 2008.
Lo scritto illustra le discrepanze fra la memoria istituzionale e quella collettiva in merito ai crimini commessi dal regime militare argentino dal 1976 al 1982, soprattutto con riferimento ai desaparecidos. Nel ripercorrere le tappe della transizione alla democrazia, l'impunità garantita ai militari e la ricerca di una giustizia alternativa, si giunge sino al 2006, quando sono state promosse importanti misure in merito a giustizia, verità e riconciliazione dall'allora Presidente della nazione Kirchner.
Lo scopo del presente elaborato è la proposta di traduzione in italiano di un romanzo contemporaneo dello scrittore argentino Félix Bruzzone, Los topos, che racconta la storia di un giovane, orfano di entrambi i genitori desaparecidos, e della sua ricerca del presunto fratello nato in cattività. Nello specifico, il viaggio del narratore-protagonista costituisce il tentativo, destinato al fallimento, di recuperare la sua identità perduta e costruire vincoli familiari e affettivi in una società violenta, dove la sparizione forzata, sotto altre forme, è ancora una pratica abituale. Con i suoi tratti comici e grotteschi, l'opera rivendica in modo creativo una certa indipendenza dal tradizionale discorso vittimizzante sulla memoria, sia nello sviluppo della storia che nelle strategie stilistiche e narrative. I primi tre capitoli di questa tesi inquadrano Los topos in un contesto culturale e letterario e presentano un'analisi delle ragioni dell'originalità dell'opera nell'ambito della produzione letteraria su questo tema: in particolare, nel Capitolo I vengono illustrati i fatti storici relativi all'ultima dittatura militare argentina (1976 - 1983) e le ripercussioni sociali del regime negli anni successivi; il secondo capitolo contiene un breve ritratto di Félix Bruzzone e un'intervista realizzata all'autore nel contesto di un rapporto di collaborazione e di un periodo di ricerca svolto in Argentina, che si sono rivelati fondamentali per l'interpretazione e la traduzione del testo originale; il Capitolo III è dedicato all'analisi del romanzo dal punto di vista tematico, narrativo, linguistico e stilistico. Gli ultimi due Capitoli sono relativi all'attività di traduzione dell'opera: il quarto contiene la versione italiana, proposta integralmente, mentre nel quinto vengono esaminate le strategie adottate per la risoluzione dei principali problemi traduttivi, con l'obiettivo di base di riprodurre l'apparato ritmico dell'oralità che caratterizza il testo originale.
International audience ; During the 1970s thousands of Argentinians fled their country due to harsh state repression targeting any kind of political dissidence. Italy has been a main recipient of these refugees, yet the Italian government has never legally recognized their condition as such. However, despite the lack of wel-coming policies, large sections of the Italian population mobilized to support the Argentinean exiled, building significant solidarity networks. ; Negli anni Settanta migliaia di argentini lasciarono il proprio paese per scappare dalla feroce repressione statale. L'Italia fu uno dei paesi che accolse questi esuli, anche se il governo italiano non riconobbe mai legalmente la loro condizione di esiliati. In assenza di politiche di accoglienza promosse dallo Stato, la popolazione si mobilitò per aiutare queste persone, dando vita a importanti reti di solidarietà.
International audience ; During the 1970s thousands of Argentinians fled their country due to harsh state repression targeting any kind of political dissidence. Italy has been a main recipient of these refugees, yet the Italian government has never legally recognized their condition as such. However, despite the lack of wel-coming policies, large sections of the Italian population mobilized to support the Argentinean exiled, building significant solidarity networks. ; Negli anni Settanta migliaia di argentini lasciarono il proprio paese per scappare dalla feroce repressione statale. L'Italia fu uno dei paesi che accolse questi esuli, anche se il governo italiano non riconobbe mai legalmente la loro condizione di esiliati. In assenza di politiche di accoglienza promosse dallo Stato, la popolazione si mobilitò per aiutare queste persone, dando vita a importanti reti di solidarietà.
In questo elaborato verranno messe in relazione fra loro alcune recenti tendenze volte ad ampliare le frontiere della sicurezza collettiva delle Nazioni Unite. Con la risoluzione n. 1373 (2001) il Consiglio di Sicurezza ha adottato delle misure di contrasto a un ventaglio indefinito di situazioni riconducibili al terrorismo internazionale, volte a imporre agli Stati alcune misure interne di attuazione. Questo approccio del Consiglio – c.d. "legislativo" – è stato ripreso con la ris. 1540 (2004) sulle armi di distruzione di massa e con la recente ris. 2178 (2014) sui foreign fighters. Il problema di questa impostazione risiede nella necessità di definire l'esatto margine di discrezionalità goduto dal Consiglio di Sicurezza nella determinazione di una "minaccia alla pace". La ristretta rappresentatività di quest'organo induce a ritenere che, in questa progressiva espansione del campo operativo del Capo VII, le sole maggioranze prescritte dalla Carta delle Nazioni Unite possano risultare insufficienti. Saranno quindi tracciate alcune linee guida procedurali che permettano di legittimare questo progressivo ampliamento su una maggiore inclusività del procedimento in seno al Consiglio di Sicurezza. La ris. 2177 (2014), sponsorizzata da 131 Stati, ha definito l'epidemia di Ebola una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale, confermando una funzione di health-keeper in capo al Consiglio di Sicurezza. A questa risoluzione si collegano due ordini di questioni, legati rispettivamente ai limiti posti attorno all'azione del Consiglio di Sicurezza e alla ripartizione di competenza con altri organi o agenzie delle Nazioni Unite. Questo elaborato si propone di identificare possibili soluzioni che, senza rinunciare all'efficacia tipica delle decisioni del Consiglio, non sviliscano il principio cardine del necessario consenso degli Stati, che rischierebbe di venire oscurato qualora la sicurezza collettiva si espandesse, in assenza di un consenso della comunità internazionale, oltre i limiti tracciati dalla Carta delle Nazioni Unite.