Homelessness in Italia: biografie, territori, politiche
In: Povertà e percorsi di innovazione sociale. Teoria e ricerca 5
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In: Povertà e percorsi di innovazione sociale. Teoria e ricerca 5
In: Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano 3
In: Veröffentlichungen der Unabhängigen Expertenkommission (UEK) Administrative Versorgungen vol. 5
In: Public History of Education. Teorie, esperienze, strumenti
In this years, historical witnesses of the Resistenza movement are dissolving. In this context where historical knowledge is facing with a growing crisis, how can we stimulate young generation's interest twoards the Resistance movement? The paper tries to answer to this request. Particularly, we are going to propose two hypothesis for didactical work. Firslty, deepening studies about the men and the women who faced with unexpectable choices; secondly, the analysis of places known by students but not appreciated in their historical meaning. In this way, we can approach people to history.
In: Lavoro e società 80
In: Il flauto magico 6
L'obiettivo di questo lavoro è lo sviluppo di una riflessione sulla tematica della violenza dispiegatasi nel corso della Resistenza italiana, tra settembre 1943 e maggio 1945, limitatamente al solo campo partigiano. Per far questo, mi sono avvalso, come supporto irrinunciabile, di alcuni testi di autori, quali Luigi Borgomaneri, Manlio Calegari, Claudio Pavone e Santo Peli, che hanno scritto a proposito di tale questione. Dopodiché, ho stilato una serie di biografie, i cui soggetti sono stati portatori di armi e di morte nel suddetto periodo, e, in molti casi, hanno elaborato testimonianze a posteriori a riguardo. Nel primo capitolo, ho descritto sotto vari aspetti il fenomeno del gappismo, riconoscendo nella guerriglia urbana, per la frequenza con cui sono state compiute uccisioni mirate, ad personam, a sangue freddo e per la condizione di isolamento che ha privato i combattenti di un quanto mai utile sostegno morale e psicologico, una delle forme più dure e drastiche di lotta. Ne ho, dunque, delineato le principali caratteristiche, le finalità che hanno portato alla sua nascita, le problematiche organizzative ed etiche che sono state affrontate, le azioni più significative e discusse, e, attraverso l'enunciazione delle sue fasi cronologiche e dei suoi momenti più sintomatici, il modo in cui il gappismo si sia andato a inserire nella, ben più ampia, storia resistenziale. Il secondo capitolo è dedicato alla ricostruzione di alcuni profili biografici, finalizzata a formulare un ragionamento sulla significatività degli ambienti familiari e sociali, come pure di certi incontri, esperienze e trascorsi, per l'assunzione di determinate scelte in direzione antifascista e antitedesca, e per la maturazione di una disponibilità individuale all'utilizzo della violenza. Nella selezione delle figure di cui ricomporre il background, ho cercato di ricomprendere più situazioni e opzioni possibili, includendo persone di estrazione sociale sia proletaria che borghese, operai e studenti, con età diverse e differenti gradi di politicizzazione. Allo stesso modo, delineando i loro percorsi e le zone in cui sono andati ad operare, ho tentato di andare a toccare le principali città dell'Italia centro-settentrionale in cui la vicenda gappista si è manifestata, così da avere un quadro sufficientemente esauriente anche a livello geografico: ciò è valso per Torino e Milano tramite Giovanni Pesce, per Genova con Giacomo Buranello, per Firenze con Bruno Fanciullacci, per Roma con Rosario Bentivegna, Mario Fiorentini e Franco Calamandrei, per Bologna e l'Emilia-Romagna attraverso le esperienze di Renato Romagnoli e Ilio Barontini. Nel terzo capitolo, partendo dalla specificità di questi ritratti personali, ho riportato la questione su un piano più generale, allo scopo di produrre una serie di considerazioni riguardanti il tema della violenza ed il modo in cui, su tale argomento, i protagonisti, che di essa hanno fatto impiego in prima persona in ambito resistenziale, si sono espressi.
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«A multiplicity of languages and cultures has entered the Italian school environment»: that is what is written in the introduction of the Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione (MIUR, 2012, p. 8). The ministerial document, which forms the framework for school curricula, describes the de facto multilingual situation which can be observed in all kinds of educational environments and in communities. In infancy educational services and in schools, the presence of girls and boys who practice another language at home has long been widespread and on the increase. After describing the pluralistic linguistic repertoires featured in schools, the essay presents some evidence collected in two kindergartens in Milan, as part of a training course. Teachers were invited to use a map of intra-family communication during interviews with foreign parents, in order to outline the children's language biographies, and to know the strategies and choices of the family. In the second part, the focus will be on some autobiographical fragments taken from literary texts in which the authors highlight the stages and steps they have gone through in their history of native bilinguals. Finally, a review of the legislation dealing with the themes of mother tongues, multilingualism and linguistic diversity in childcare and schools is presented. ; «Una molteplicità di lingue e culture è entrata nella scuola italiana. L' intercultura è già oggi il modello che permette a tutti i bambini e ragazzi il riconoscimento reciproco dell'identità di ciascuno»: così si legge nella parte introduttiva delle Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione (MIUR, 2012, p. 8). Il documento ministeriale, che fa da cornice ai programmi scolastici, descrive la situazione multilinguistica di fatto che si osserva nei luoghi educativi per tutti e nelle comunità. Nei servizi educativi per l'infanzia e nelle scuole, la presenza di bambine e bambini che a casa ...
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In: Ex Africa 1