The Italian constitutional and legislative system has brought about a careful balance between personal liberty and public security; however, the "police- style"-oriented communication suggest that the effectiveness of this system is possible only through an action that eliminates and neutralizes any kind of deviance. Police staff members appear to be the only positive factors of social cohesion and control, and they became increasingly advertised. The result of this tendency is the common misconception of the ineffectiveness of the application of sanctions through criminal trial: the criminal sanction is applied in the latter – in virtue of the judicial tradition, constitutional basics and consistency to the European civilization – through the forms, rules and guarantees of jurisdiction. Stating that judicial power cannot effectively punish criminal acts against person produces negative consequences on the general preventive effect of those acts: if one of the deterrents to crime is the evaluation of crime consequences, the misconception of the ineffectiveness of sanctions imposed through criminal trial increases crime probability. ; L'ordinamento costituzionale e legislativo italiano realizza un attento equilibrio del rapporto tra libertà e sicurezza; ma la comunicazione comune, orientata dalla prevalenza dello "stile di polizia" tende ad affermare che esiste efficacia sistemica solo dove esiste azione neutralizzatrice-eliminatrice di qualsivoglia devianza. Gli organi di polizia vengono proposti come unici fattori effettivamente positivi di coesione e controllo sociale, e si propaganda con sempre maggiore intensità la falsa idea dell'inefficienza dell'applicazione delle sanzioni mediante il processo penale, luogo in cui si attuano - per tradizione ordinamentale, fondamento costituzionale, esigenza di civiltà europea - le forme, le regole, le garanzie della giurisdizione. Affermare che l'amministrazione della giustizia non riesce a punire efficacemente i delitti contro la persona produce effetti negativi sulla prevenzione generale di quei delitti: se uno dei fattori di controspinta alla commissione del delitto è la valutazione delle conseguenze sanzionatorie effettive, una falsa rappresentazione della realtà del sistema giudiziario, che ne proclami l'ineffettività, concorre ad aumentare le probabilità che si commettano delitti.
The exegetical investigation is devoted to the evolution of the crimen ambitus in the imperial age of ancient Rome (I-VI century AD), a period in which this political crime has largely lost its essential republican connotation, recognizable in the use, on the occasion of the popular votes of city magistrates, of electoral propaganda means against legem. The adaptation of this figure of crime to the new system of government has determined in particular its extension to the appointments of bureaucrats belonging to the imperial administration, with the aim of punishing those cases in which the settlement in an office was the result of corrupt practices (suffragia) aimed at circumventing the rules laid down for career advancement, which privileged merit, seniority and compliance with the time limits established for progression.
The crimes against religious sentiment, provided by the Italian Criminal Code, are mainly framed as "crimes of opinion". Therefore, it should be ascertained whether and how those crimes are compatible with the exercise of freedom of expression, guaranteed as a fundamental right by Art. 21 of the Italian Constitution. The paper provides an overview of the jurisprudence – of ordinary courts and the Constitutional Court – and of the legislative evolution since 1930s about the crimes against religious sentiment
La ricerca è dedicata a verificare se e come, a livello dell'Unione europea, la lotta alla criminalità (ed in particolare quella organizzata) venga condotta nel rispetto di diritti e libertà fondamentali, e se la cooperazione tra Stati membri su questo fronte possa giungere a promuovere standard omogenei ed elevati di tutela degli stessi. Gli ambiti di cooperazione interessati sono principalmente quello giudiziario in materia penale e quello di polizia, e la ritrosia degli Stati a cedere all'Unione competenze in materia si è accompagnata ad un ritardo ancora maggiore dell'emersione, nell'ambito degli stessi, della dimensione dei diritti. Ciò ha reso molto difficile lo sviluppo completo ed equilibrato di uno "spazio di libertà, sicurezza e giustizia" (art. 67 TFUE). L'assetto istituzionale introdotto dal Trattato di Lisbona e l'attribuzione di valore giuridico vincolante alla Carta hanno però posto le basi per il superamento della condizione precedente, anche grazie al fatto che, negli ambiti richiamati, la salvaguardia dei diritti è divenuta competenza ed obiettivo esplicito dell'Unione. Centrale è per la ricerca la cooperazione giudiziaria in materia penale, che ha visto la ricca produzione normativa di stampo repressivo recentemente bilanciata da interventi del legislatore europeo a finalità garantista e promozionale. L'analisi degli strumenti nella prospettiva indicata all'inizio dell'esposizione è quindi oggetto della prima parte dell'elaborato. La seconda parte affronta invece la cooperazione di polizia e quello degli interventi volti alla confisca dei beni e ad impedire il riciclaggio, misure – queste ultime - di particolare rilievo soprattutto per il contrasto al crimine organizzato. Sottesi all'azione dell'Unione in queste materie sono, in modo preponderante, due diritti: quello alla salvaguardia dei dati personali e quello al rispetto della proprietà privata. Questi, anche in ragione delle peculiarità che li caratterizzano e della loro natura di diritti non assoluti, sono analizzati con particolare attenzione. ; The research is aimed at verifying whether and how, at the EU level, the fight against crime (particularly against organized crime) is perpetuated in full respect of fundamental rights and freedoms, and whether cooperation among Member States in this field can promote high and homogeneous standards of protection. Judicial cooperation in criminal matters and police cooperation are the relevant areas of intervention, and Member States' reluctance to give competences to the Union has been accompanied with an even stronger delay in the emergence of the dimension of rights in those fields. The development of an equilibrated "area of freedom, security and justice" (art. 67 TFEU) has been therefore very difficult. The institutional framework introduced by the Lisbon Treaty and the legally binding value attributed to the Charter have put the basis to overcome the former situation, also thanks to the fact that, in the recalled fields, the safeguard of rights has become competence and objective of the Union. Judicial cooperation in criminal matters is at the centre of the research as it has witnessed, next to the rich normative production aimed at repression, the recent adoption of a series of legislative acts finalized at guarantying and promoting individual rights. The analysis of both types of instruments in the perspective individuated at the beginning of the presentation constitutes the content of the first part of the work. The second part concerns police cooperation and the intervention of the Union to confiscate properties and to hinder money-laundering - intervention particularly relevant in fighting organized crime. Those two fields of cooperation create risks especially in relation to two rights: the right to protection of personal data and the right to property. Given their peculiar characteristics and their common nature of non-absolute rights, they receive a particular focus in the analysis.
Il ritrovamento, presso l'Archivio di Stato di Napoli, dell'unico registro superstite della serie Justitiae della Cancelleria aragonese (1453-1454), ha permesso attraverso l'analisi delle denunce —reati contro l'amministrazione, contro la persona, reati di natura sessuale e contro lo stato— di ricostruire uno spaccato della società calabrese. ; The finding, in the "Archivio di Stato" of Napoli, of the only surviving Justitiae register belonging to the "Cancelleria aragonese" serie 's (1453-1454), led to insight into the Calabria society thruough the analysis of the denunciations of crimes, such as: crimes against government, administration or people and sexuals crimes.
Nell'ordinamento giudiziario penalistico a carattere prettamente accusatorio, qual è quello ancora operante in epoca medievale, la repressione del crimen calumniae e dei reati compiuti dall'accusator in sede processuale ha sempre costituito un potente deterrente contro un'utilizzazione strumentale del processo. Il Decretum di Graziano recepisce una parte fondamentale della normativa giustinianea prevista a carico di questo reato, determinando, su alcune tematiche, notevoli affinità nel pensiero dei civilisti e canonisti dell'epoca. Tale normativa prevedeva per la repressione del reato un procedimento a carattere prettamente inquisitorio: il giudice titolare del processo principale, infatti, una volta accertata l'infondatezza dell'accusa originaria poteva perseguire ex officio l'illecito di calumnia immediatamente e nell'ambito del medesimo giudizio. Quando, perciò, Innocenzo III introdurrà il procedimento inquisitorio nel processo penale canonico gli esegeti di questa Scuola ne conoscevano già la vigenza e l'utilizzazione per il particolare caso della calumnia. ; In the judicial order of criminal law of a purely accusing kind, which is still operating in medieval times, the repression of the crimen calumniae and of the offences made by the accuser in court has always constituted a powerful deterrent against an instrumental use of the trial. The Decretum of Graziano transposes a fundamental part of the law of Giustiniano envisaged for this offence, determining, on some issues, considerable affinity in the thought of the civilists and canonists of the time. This legislation provided for the repression of the offence a purely inquisitorial procedure: the judge holding the main proceedings, in fact, once ascertained that the original accusation was unsubstantiated, could prosecute ex officio the tort of calumnia immediately within the same judgement. When, therefore, Innocent III will introduce the inquisitorial procedure in the canonical penal process, the exegetes of this School already knew the validity and use for the particular case of calumnia. ; Ciencias Religiosas ; Derecho
The study focuses on the nature and discipline of administrative liability derived from crimes committed by legal entities in the Vatican system, in compliance with the commitments assumed by the Holy See on the occasion of its Monetary Agreement with the European Union (2010) for the fight against financial malfeasance at an international level. The situation is examined in its various aspects, from the particular attribution criteria to the scope of legislative application to its sanctioning protocol, coming to the conclusion that its incidence is limited in the Vatican order due to its particular characteristics as a small state devoid of a free market and private entities running financial operations. Finally, the author focuses on the argument that the introduction of this institution in the Vatican legal system would mark a reaffirmation of criminal responsibility of legal entities in the canonical system, making some critical observations and placing the institution in the context of possible signs of the principle of canonization of civil laws (can. 22, CIC). ; El estudio se centra en la naturaleza y disciplina de la responsabilidad administrativa derivada de delito de personas jurídicas en el ordenamiento vaticano, donde esta institución se introdujo en cumplimiento de los compromisos asumidos por la Santa Sede mediante el Convenio Monetario con la Unión Europea (2010) para la lucha contra los delitos económicos a nivel internacional. Se examina la institución en sus diversos aspectos, desde los criterios particulares de atribución al ámbito de aplicación de la legislación hasta su aparato sancionador, concluyendo en el sentido de su reducida incidencia en el ordenamiento vaticano debido a las peculiares características del pequeño Estado, desprovisto de un mercado libre y de entidades privadas titulares de empresas económicas. Por último, el autor se detiene en la tesis que ve en la introducción de esta institución en el ordenamiento vaticano una reafirmación de la responsabilidad penal de las personas ...
The comparative analysis revealed the difficulty in describing the so-called phenomenon of stalking, considering that the acts constituting stalking are behaviors generally and socially accepted and considered normal, whose stubborn and persistent repetition enables them to injure the freedom of self determination of the victim, its tranquility, mental and physical health. In connection with the adoption of a model that requires the generation of a specific psychological fact (event), the comparative examination showed an awareness of the difficulty of its investigation, that has led some legislators to adopt objective parameters or even problematic presumptions.In the Italian legal system the interpretation of "atti persecutori" (art. 612 bis c.p.) as a crime that needs the generation of the psychological event, which should ensure greater respect for the principle of offensiveness, could paradoxically lead to the violation of the same principle and of the principle of legality, where the investigation deals with events uncertain and particularly difficult to verify under an empirical perspective. Actually, this interpretation could allow the application of the crime against act objectively inappropriate, but that would have caused such psychological events, based on subjective interpretation of the victim; and this interpretation allows the Supreme Court to require only two acts in order to commit the crime, not taking into consideration the importance of the repetition on which the offensive capacity of this crime must be based. The interpretation of the new crime as a crime of "danger", better comply with a more objective assessment of the disvalue of conduct in respect of the principle of offensiveness and legality. ; Dall'esame comparatistico emerge la difficoltà di tipicizzare il fenomeno criminale stalking in una formula legislativa che, da una parte, sia conforme al principio costituzionale di tassatività, dall'altra, sia capace di criminalizzare la varietà delle tipologie comportamentali in cui si manifesta; nonché la difficoltà di individuare la soglia della tipicità coincidente con un'effettiva offesa dei beni tutelati, soprattutto laddove le singole condotte siano in sé lecite e socialmente adeguate, ma il loro carattere offensivo deriva solo dalla ripetizione ossessiva e caparbia, che lede la libertà di autodeterminazione della vittima, la sua tranquillità e salute psico-fisica.In particolare la scelta di adottare il modello del reato di evento – per lo più psicologico – del legislatore italiano nella formulazione della fattispecie di atti persecutori (art. 612 bis c.p.), condivisa non senza problemi da altri ordinamenti (al punto da introdurre presunzioni o parametri oggettivi per garantirne l'accertamento), si rivela problematica nella prassi giurisprudenziale sotto il profilo del rispetto del principio di tassatività e dello stesso principio di offensività che tale modello dovrebbe garantire, per la difficoltà di accertare eventi incerti e poco tassativi, anche sotto un profilo empirico criminologico; sorge il rischio di affidare l'applicazione della fattispecie all'eccessiva discrezionalità giurisprudenziale, nonché all'interpretazione soggettiva della vittima. L'interpretazione della fattispecie come reato di evento consente, infatti, alla Suprema Corte di svalutare l'elemento della reiterazione (abitualità), su cui si dovrebbe imperniare il disvalore della condotta, accontentandosi della consumazione di due soli atti. Si evidenziano i vantaggi dell'interpretazione della fattispecie come reato di pericolo concreto, anche in termini di utilità politico- criminale della sua introduzione.
Questo articolo analizza le prospettive della Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale dopo l'istituzione nel 2018 di un meccanismo di riesame preposto al suo monitoraggio. La tesi qui sostenuta è che il Review Mechanism, nonostante i suoi limiti strutturali, potrebbe potenzialmente contribuire a comprendere il funzionamento della Convenzione di Palermo sul piano pratico e rafforzare il ruolo della società civile nel contrasto del crimine organizzato transnazionale. ; This article examines the perspectives of the United Nations Convention Against Transnational Organized Crime after the creation of its Review Mechanism in 2018. This essay seeks to demonstrate that despite its structural flaws this treaty monitoring body could potentially contribute to understand the functioning of the Palermo Convention in practice, and to strengthen the role of civil society in the fight against transnational organized crime.
In December 1963 opens in Frankfurt am Main the great trial against the crimes committed in Auschwitz. It is the first public debate about the crimes of the Shoah and about the German responsibilities for the Jews massacre after the trials in Nurnberg. It concludes in August 1965. On the 19 October of the same year in 16 European theatres Peter Weiss' pièce Die Ermittlung is put on. It is a great political and media event. Is Weiss' Oratorium a documentary drama, based on the acts of the trial or better the questioning about the same idea and possibilities of the trial in so extreme facts?
This essay offers the first description and analysis of the judicial work of the Extraordinary Court of Assize of Lucca (Tuscany), which brought to trial the crimes of collaborationism with Nazi-fascists committed in the area between 1943 and 1945. The data on the activities and on trials celebrated by the court from 1945 to 1947 are given; then, particular attention is paid to a court case with a woman accused of having relations with the fascist political police, which, even though it may look like a less important case and trial, gives the opportunity to show the peculiarities and critical issues of this special judicial practice against fascist crimes and, also, the hidden importance and spreading of «secondary» collaborationism.
L'Autrice, ricostruendo le articolate fonti dell'Unione Europea in materia, approfondisce i delicati bilanciamenti tra le garanzie individuali e le necessità dell'accertamento nell'ambito della lotta alla criminalità organizzata nello spazio giudiziario europeo ; The author, reconstructing the articulated sources in this field of the European Union, explores the delicate balance between individual guarantees and the necessity of assessment of the fight against organized crime by the European judiciary.
Il presente lavoro mira ad approfondire lo studio delle fattispecie di reato in campo informatico vigenti nell'ordinamento italiano e in quello sammarinese, nonché le fonti sovranazionali di riferimento, allo scopo di individuare il contesto politico-criminale e comparatistico in cui l'aggiornamento del diritto penale dell'informatica nel codice penale sammarinese può utilmente svolgersi.Hanno collaborato al presente lavoro Cecilia Ascani, Chiara Bigotti, Giulio Vanacore. This work aims to deepen the study of the criminal offenses against computer crimes both in Italian and in the San Marino legal system. An analysis of the international sources will be also given in order to identify the policy and comparative context, in which the updating of the computer crimes legislation in the San Marino penal code can usefully take place.Cecilia Ascani, Chiara Bigotti and Giulio Vanacore contributed to this work.
Modern scholarship has usually taken for granted that in treating the crime de ambitu the Lex Coloniae Genetivae Iuliae has essentially adopted elements from the parallel Roman legislation against the electoral corruption, with no more than few superficial modifications. However, the analysis of the chapter 132 of the charter of Urso in the light of some excerpts from Cicero's Pro Murena shows that the local law profoundly innovated in respect to the central model, by introducing concepts – such as the possibility for the judges of prosecuting both the corrupters and the corrupted – that only sporadically seem to emerge in the contemporary Roman legislation de ambitu. ; Modern scholarship has usually taken for granted that in treating the crime de ambitu the Lex Coloniae Genetivae Iuliae has essentially adopted elements from the parallel Roman legislation against the electoral corruption, with no more than few superficial modifications. However, the analysis of the chapter 132 of the charter of Urso in the light of some excerpts from Cicero's Pro Murena shows that the local law profoundly innovated in respect to the central model, by introducing concepts – such as the possibility for the judges of prosecuting both the corrupters and the corrupted – that only sporadically seem to emerge in the contemporary Roman legislation de ambitu.
Tra le strategie di contrasto ai multiformi fenomeni criminosi afferenti al patrimonio culturale, riveste un ruolo cruciale l'affermarsi, a livello internazionale, del principio della responsabilità penale individuale. A fronte dell'attuale scenario internazionale, in cui i beni culturali sono stati sovente oggetto della furia iconoclasta di gruppi estremisti, la presente ricerca si propone di acclarare quale rilevanza penale sia riconosciuta dal diritto internazionale, in una prospettiva de iure condito, alla distruzione intenzionale del patrimonio culturale quand'anche questa sia svincolata dai conflitti armati. Onde risolvere tale queastio iuris, la ricerca adotta quel preciso ragionamento giuridico, sviluppato dai tribunali internazionali penali, al fine di affermare la responsabilità penale individuale per la violazione di norme internazionali. In specie l'indagine si occupa di verificare la sussistenza dei tre requisiti che, in ossequio alla giurisprudenza internazionale penale, sono necessari affinché un individuo possa ritenersi penalmente responsabile a livello internazionale per la distruzione di beni culturali: ovverosia, (a) l'esistenza di una norma internazionale che imponga un determinato obbligo di tutela dei beni culturali; (b) la produzione di serious conseguenze in seguito alla violazione della suddetta norma; (c) la generalizzata comminatoria della sanzione penale negli ordinamenti nazionali. Ciò posto, la prima parte del lavoro – avente perlopiù carattere introduttivo – è volta a fornire un inquadramento sistematico del corpus normativo posto a tutela del patrimonio culturale all'interno del sistema di garanzia dei diritti umani. In questo contesto, viene in evidenza come l'interesse del legislatore internazionale in materia si sia declinato in diversi approcci connotati, sia da una progressiva estensione della nozione di bene giuridico protetto, che dall'evoluzione della ratio di tutela perseguita. Al fine di dimostrare quanto detto, si analizza: in primo luogo il diritto internazionale umanitario, le cui disposizioni hanno riconosciuto un'immunità al patrimonio culturale nella sua consistenza materiale, salvaguardandolo dai danni, seppur collaterali, derivanti dalle ostilità armate; e in secondo luogo, la normativa di più ampio respiro che, abbracciando la più estesa nozione di cultural heritage, ha inteso la tutela del bene culturale quale componente essenziale del rispetto dei diritti umani. Una volta chiarita la genesi del sistema normativo, ci si sofferma funditus sulla evoluzione dello stesso, prestando particolare attenzione all'emersione di nuove finalità di tutela. Tramite l'analisi del law enforcement attuato dalla Corte di Strasburgo e dalla Corte interamericana dei diritti umani, in materia di diritti culturali dell'uomo, si provvede ad inquadrare gli obblighi internazionali a protezione dei beni culturali sotto la lente dei diritti umani. Passaggio, questo, che appare centrale onde comprendere la reale portata del divieto di distruggere il patrimonio culturale in qualsivoglia contesto, e non solo in quello bellico. Esaurita la trattazione concernente le norme primarie, ed individuata dunque la sussistenza di specifici obblighi internazionali, l'indagine si concentra poi sulle conseguenze scaturenti, sul piano secondario, in caso di violazioni. Avendo riguardo alle reazioni poste in essere nella Comunità internazionale, essenzialmente realizzate tramite forme istituzionalizzate, quali quelle dell'UNESCO e delle Nazioni Unite, ci si occupa di appurare il grado di gravità riconosciuto alla rottura della legalità in materia. Sicché, guardando al dato fattuale, cioè all'azione solidale ed istituzionale attuata dagli omnes in risposta alla distruzione iconoclasta, si ricostruisce la natura erga omnes del divieto di distruggere il patrimonio culturale, e più in generale degli obblighi protettivi a questo relativi. Acclarato che la distruzione deliberata del patrimonio culturale integra una violazione grave del diritto internazionale, l'ultima parte dell'indagine – che rappresenta forse quella più innovativa – è volta ad accertarne la rilevanza penale nell'ambito dei sistemi giuridici nazionali. Infine, seguendo un ragionamento induttivo, che muove quindi dalle esperienze nazionali, e che si colloca comunque in una prospettiva de iure condito, potrà evincersi l'esistenza o meno di un principio generale, comune agli ordinamenti interni, volto a responsabilizzare penalmente l'individuo per la distruzione deliberata del patrimonio culturale in tempo di pace. ; The principle of individual criminal responsibility plays a crucial role among all the different strategies to face the manifold criminal phenomena which currently undermine cultural heritage. Against the recent historical background, where the cultural heritage has been intentionally injured because of iconoclastic waves, the present research pursues a main objective, which can be summarized into the following query: is it possible to affirm the consolidation of the principle of the individual criminal responsibility vis-à-vis the intentional destruction of cultural property committed during peace time? In order to solve this question, the research follows the reasoning adopted by international criminal courts in order to affirm the principle of individual criminal responsibility for violations of international law. In particular the present work, which consists of two parts, aims to ascertain the fulfillment of the three criteria enunciated by the international criminal courts: (a) the existence of rules of international law laying down a specific obligation to protect cultural property; (b) the production of serious consequences in case of violation of such rules; (c) the generalized criminalization, into national legal systems, of a such offence. Consequently, the first part of the work – of an introductive character – is addressed to a systematic overview of the relevant legal framework, whose evolution highlights how the international tools have been characterized by either a progressive extension of cultural good notion, or an evolution of the pursued ratio legis. Therefore, the analysis takes moves from the ius in bello norms which have granted an immunity to cultural property, based on its civilian character and aiming to prevent those damages which are typically caused by armed conflicts. Finally, and especially, it considers those norms of a wider scope which – embracing the broader notion of cultural heritage – have interpreted the cultural property protection as a constituent part of the human rights protection system. Thus, addressing the attention on the most recent achievements of this evolutional process, the research turns to those legal instruments – such as Article 27 of the Universal Declaration of Human Rights (1948) and Article 15 of the International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights (1966) – whereby the international obligations related to cultural property could be interpreted as tools to defend a humankind interest, namely the peaceful enjoyment of the cultural rights: i.e. the right to take part to cultural life, as well as the right to have a cultural identity. However, the pivot of the present research is its second part, which is focused on the consequences deriving from the violations of the relevant international rules protecting cultural property and, consequently, from the cultural rights infringements. Indeed, the second part intends to establish whether the Rome Statute provisions has been overtaken by new rules of customary international law, according to which the intentional destruction of cultural heritage constitutes, besides a war crime, even a crime against humanity. To this scope, the analysis deals with the reactions that international actors have implemented for facing the iconoclasm plague. In order to ascertain the criminalization degree, the work firstly focuses on the pertinent case-law of the international criminal tribunals: indeed it is known that the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia before, and the Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia then, have already condemned the intentional attacks directed against cultural sites as crimes against humanity sub specie of persecution. Ultimately, the object of the last part is represented by the national legal systems, whereby it is given to retrace the criminal relevance degree which is recognized to the destruction of cultural heritage.