European Union recognizes the need of migrants for a dignified life, in which they can exercise the fundamental right to education and work. For this reason, among the pedagogical and didactic tools aimed at reconstructing professional biographies often fragmented and made untraceable by the devastation of wars and famines, the European Union recognizes and promotes, today, the portfolio of skills as a tool for recognizing qualifications. and professional qualifications. In this context, the University of Bari has fielded significant pilot experiences. In this case a research project will be presented, still in progress, in which University of Bari is involved together with the Universities of Akureyri (Iceland), Copenhagen (Denmark) and Patras (Greece). It is called "APELE - Accreditation of Experiential Learning Experiences". Through this Project we intend to answer important research questions including: How do the processes of continuous training change over the time of Mediterranean migrations? How does school and professional training change for migrants who arrive in Italy without the possibility of demonstrating their previous school and work training? How does citizenship education change in a logic of proximity to migrants, with their fundamental rights to education and health? How to train in intercultural dialogue and planetary citizenship in the European Union, involved by an epochal migration of peoples? ; Il presente contributo si propone di tratteggiare, nelle sue linee fondamentali, la valenza pedagogica del Portfolio delle competenze in quanto strumento di promozione della dignità e del benessere individuale e sociale dei migranti in Europa e, nella fattispecie della presente trattazione, in Italia. Sarà presentato, in tale contesto, un Progetto di ricerca, tutt'ora in fase di svolgimento, in cui è coinvolta l'Università di Bari assieme alle Università di Akureyri (Islanda), Copenhagen (Danimarca) e Patrasso (Grecia), dal titolo "APELE – Accreditation of Experiential Learning Experiences". ...
During the past few years a majority of the European Union's members of highlighted the fundamental importance of lifelong learning and informal as well as non-formal learning in relation with capabilities (experiential learning). Furthermore, all these types of learning take place without and in addition to learning produced in formal education and training system. This widely-shared interest gave rise to an increasingly high number of political and practical educational initiatives, thus determining a transition from anexclusive experimental stage to that of actual policy implementation. This paper examines the identification, characterisation and acknowledgement of informal learning and capability: it is therefore possible to propose eventual guidelines for the achievement of practical and shared European solutions. ; Nel corso degli ultimi anni, la maggior parte degli Stati membri dell'Unione Europea ha sottolineato l'importanza fondamentale dell'apprendimento permanente e rispetto ad esso alla formazione non formale e informale collegato alle esperienze capacitanti. Apprendimento, quindi, che avviene al di fuori e in aggiunta a quello generato nell'istruzione e nella formazione istituzionale.Questo grande interesse ha portato a un crescente numero diiniziative a carattere politico e pratico, determinando così uno spostamento della questione dallo stadio puramente sperimentale a quello d'attuazione iniziale. Nel presente articolo si vagliano caratterizzazioni, identificazione e stato di pratiche di riconoscimento dell'apprendimento non istituzionale e capacitante in funzione di possibili indirizzi per giungere a soluzioni pratiche comuni europee efficacemente applicabili.
This article explores the educational potential of Mixed Reality (MR), and the pedagogical value of immersive virtual technologies in cultural education. Immersive universes represent a powerful educational frontier for the art world. They are learning tools with the potential to revolutionize artistic dissemination, providing it with an unprecedented experiential value. Nowadays, our cognitive systems perceive the digital dimension as part of our alphabet. The mathematical language that encodes computer vision, and defines the logic and genetics of digital images, can be seen as a physiological connection between the individual's mind and the virtual landscapes in which he navigates. The flow through which the imagination builds worlds that we can inhabit, and in which we can learn. MR - located in the middle of the spectrum between VR and AR - offers a seamless fusion of real and virtual. A world in which computer graphic images are hybridized into reality, surrounding objects and being animated by the individual. This technology, on which the startup Magic Leap is working, opens art education to a new world where the public can dive into the panorama of art, experiencing a real sensory dialogue between reality and imagination, building new frontiers of emotion and knowledge. This article offers an overview of the possible intersections between this technology and museum education, with a focus on the pedagogical value that immersive universes have to the cognitive systems of digital natives. ; Questo articolo esplora le potenzialità epistemologiche della Mixed Reality (MR) ed il valore culturale e strategico che l'utilizzo delle tecnologie virtuali immersive può avere nell'educazione museale. Parte dall'esigenza dei musei di confrontarsi con le innovazioni tecnologiche e guidare la transizione mediale contemporanea, per diventare luoghi in cui la cittadinanza culturale viene costruita in un dialogo attivo con il panorama cognitivo dei nativi digitali. Approfondisce il potenziale esperienziale ed informativo delle tecnologie immersive, argomentando la profonda interdipendenza dei sistemi cognitivi con un ambiente mediale diffuso nell'era della computer vision. In questo scenario l'MR - collocata a metà dello spettro tra VR e AR - offre una fusione tra reale e virtuale senza soluzione di continuità. Un mondo nel quale le immagini in computer graphic sono ibridate nella realtà, circondano gli oggetti e si lasciano animare dall'individuo. Questa tecnologia apre l'educazione museale ad un mondo nel quale il pubblico può sperimentare nei panorami dell'arte, vivendo un vero e proprio dialogo sensoriale tra la realtà e la propria immaginazione, costruendo nuove frontiere dell'emozione, e del sapere. Una prospettiva cui i musei hanno l'opportunità di prendere parte, democratizzando così la transizione digitale ed insieme reinventando le frontiere della conoscenza.
La presente ricerca si è proposta di evidenziare le strategie di integrazione ovvero le pratiche di cittadinanza adottate in favore di un particolare segmento dei fenomeni migratori internazionali attuali: quello dei minori stranieri che soli varcano le frontiere del nostro paese alla ricerca di generiche migliori condizioni di vita. La conoscenza del loro patrimonio culturale e l'analisi delle procedure di accoglienza e di integrazione adottate nelle società di accoglienza, rappresentano una sfida stimolante nella prospettiva della disciplina antropologica, da sempre considerata la scienza 'dell'altro' e della 'differenza culturale' (Callari Galli, 2005). In generale, l'importanza di tale studio è resa evidente certamente dai numeri sempre più consistenti di minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro paese, ma ancor più dalla necessità di ridefinire le strategie dell'integrazione sociale complessive se non si vuole alimentare quella che già dagli anni 70 è stata definita da alcuni criminologi come una "una bomba sociale a scoppio ritardato" (Bovenkerk 1973, cit. in Barbagli 2002, p. 31); tanto è la posta in gioco. Sebbene la letteratura sulle seconde generazioni e in particolare quella sui minori stranieri non accompagnati sia ormai cospicua tanto in Italia quanto a livello internazionale, mancano ancora monografie antropologiche su singole nazionalità immigrate soprattutto che siano capaci di accedere, investigare ed indagare il controverso universo emozionale dei minori. La presente ricerca nasce dall'esigenza di colmare questo gap esperienziale assumendo come protagonisti una frangia specifica della categoria minorile: i giovani di origine marocchina che si innescano su uno specifico segmento delle attuali tratte migratorie transnazionali, l'asse Khourigba – Roma. In accordo con le recenti acquisizioni degli studi antropologici (Persichetti, 2003; Riccio; 2007; Capello, 2008) si è ritenuto inoltre opportuno procedere con uno studio multisituato capace di ricomprendere al suo interno i due aspetti del binomio migratorio: il contesto di partenza e quello di arrivo dei giovani migranti. "Prima di diventare un immigrato, il migrante è sempre innanzitutto un emigrato" scrive il sociologo algerino Abdelmalek Sayad (2002) intendendo con tale affermazione che emigrazione ed immigrazione sono due facce della stessa realtà. Uno studio dei fenomeni migratori cioè dimentico delle condizioni di origine si condanna ad offrire degli stessi solo una versione parziale e connotata etnocentricamente. L'etnografia, iniziata nel 2006 e terminata nel 2008, è stata quindi integrata da due viaggi in Marocco con l'intenzione appunto di cogliere quella parte di vissuto fatto anche di suoni, colori, immagini altrimenti non "accessibile" e non "trasmissibile" nel solo contesto di accoglienza. Chiaramente si è fatto largo uso di metodologie qualitative (osservazione partecipante, focus group, interviste in profondità) in quanto maggiormente adatte ad indagare in profondità le complesse dinamiche caratterizzanti i vissuti esperienziali; a cogliere le sfumature di contesto e di restituire per queste stesse ragioni un quadro vivo e frastagliato fuori da logiche pre- costituite. La restituzione delle testimonianze raccolte - grazie a un capillare lavoro di conoscenza della realtà romana dell'immigrazione e a un 'patto' etnografico molto forte intrattenuto con i giovani testimoni nonché con gli operatori che in molte occasioni se ne fanno carico - fa risaltare gli aspetti non solo politico-culturali della questione, ma anche l'intreccio di emotività e fragilità che si cela al centro della loro condizione di minori non accompagnati. La particolare condizione di vulnerabilità di cui sono vittima deriva certamente da una condizione giuridica fortemente "incerta", ma anche dal doppio ruolo sociale che il minore straniero non accompagnato assume su di sé: come "minore" è soggetto di un tradizionale percorso pedagogico, come "straniero" è un pericolo per l'ordine pubblico. La tutela "naturale" viene in questo modo costantemente infranta o finisce per dissolversi in uno spazio che non può essere indirizzato o controllato su logiche o prassi proprie dell'ordine nazionale. Soggetto "anomalo" e "sovversivo"quindi, il minore straniero non accompagnato, spesso relegato negli ambiti bui e marginali delle metropoli odierne, con la sua stessa presenza pone seri interrogativi rispetto alla capacità della nostre società di accoglienza di produrre coesione sociale e di riformulare le regole del gioco di un sistema che sia realmente inclusivo delle parti. Adolescenti (e) immigrati la cui vita si svolge su rotte transnazionali. Il loro percorso è intessuto di piccole casualità - incontri, parole, piccoli gesti - che ne determinano l'intrigo. Sono storie fatte di alternanza di successi e sbandamenti, integrazione e devianza, intreccio di trame che si snodano sul confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Minori al "bivio", dunque, qualcuno dice, "tra integrazione e rimpatrio". Questi giovani, figli di una diaspora migratoria che ha tessuto legami sociali internazionali in vari continenti, tendono a pensarsi come cittadini del mondo e possono immaginare il loro futuro in Italia, nel paese d'origine, così come in un altro luogo, conoscono la fatica dell'adattamento, e stanno imparando a gestirlo; sanno che la loro "differenza", le loro conoscenze di un'altra lingua, cultura e religione, il loro aspetto, le loro esperienze non sempre facili di socializzazione, potranno rivelarsi un limite o una risorsa. E' questa nuova consapevolezza che si sta faticosamente facendo strada oggi tra le coscienze a far sperare oggi in un destino per loro diverso da quello vissuto dai loro coetanei delle banlieues francesi o delle inner cities britanniche, dove l'essere cresciuti in quartieri in cui problemi sociali e esistenziali simili tendono a sovrapporsi, ha portato molti giovani a sentirsi collettivamente parte di una generazione tradita e sacrificata, maturando così rancore sociale e desiderio di imporsi, attraverso un'identità fiera o desiderosa di ricreare una sua purezza. La scommessa di una integrazione sociale riuscita per i giovani stranieri cresciuti nel nostro paese, ma ancora più per i minori stranieri non accompagnati, si gioca essenzialmente quindi nelle reti dell'assistenza sociale e quindi nella scuola. Tale scelta pur essendo molto lontana dal conseguimento degli obiettivi economici, e quindi dall'ottemperamento del mandato migratorio, consente di rivendicare principi e ragioni di "somiglianza – uguaglianza" con i compagni di scuola autoctoni; confronto prima pressoché impossibile data la clandestinità cui sono di sovente costretti i minori stranieri non accompagnati e la peculiarità del tipo di lavoro svolto dai marocchini, quello ambulante, per sua natura itinerante e fortemente stigmatizzato dall'opinione comune. Nonostante le evidenti lacerazioni che questa scelta comporta in termini di: rottura con vecchi schemi di comportamento; ridefinizione dei ruoli all'interno della famiglia, nell'ambito societario di arrivo, così come in quello di appartenenza; riapporpiazione della propria identità, questa strada sembra a tutt'oggi l'unica in grado di preservare questi giovani migranti o di stornarli dal destino di devianza e marginalità che spesso si apre loro come scelta obbligata. La ricerca consta di due parti: la prima rende conto della letteratura in materia di seconde generazioni e la seconda restituisce i risultati dell'etnografia. In particolare il primo capitolo affronta i termini generali della questione con l'intenzione di chiarire i diversi misunderstanding che costellano il dibattito in materia di immigrazione attraverso una lettura critica della letteratura nazionale e internazionale. Il secondo e il terzo capitolo si occupano rispettivamente della normativa europea e italiana. Quanto al primo contesto sono evidenziate le diverse pratiche adottate in materia di ingresso dei minori stranieri non accompagnati all'interno dei confini di alcuni Paesi membri di vecchia e nuova immigrazione (Francia, Inghilterra, Germania, Belgio e Spagna) e posti in luce i gaps presenti così come le falle del sistema; quanto al contesto italiano, si mettono in rilievo le criticità che gli apparati giuridici presentano rispetto a una realtà concreta del fenomeno caratterizzata, come è ovvio, da straordinaria fluttuanza e informalità. Il quarto capitolo è stato dedicato alla scuola in quanto considerata la vera fucina del cambiamento sociale per la sua capacità di rappresentare l'occasione primaria di formazione linguistica, di costruzione di reti interne al Paese di accoglienza, di apprendimento di concetti e modalità didattiche ad esso omogenee; un paragrafo a parte è stato riservato all'inserimento lavorativo essendo questo il principale movente della migrazione di questi giovani. Infine il quinto capitolo si è prefisso di indagare il contesto di provenienza dei minori intervistati, il Marocco, ricostruendo l'eredità del passato coloniale, le scelte economiche del Marocco Indipendente, i fattori di push and pull dietro i flussi migratori di ieri e di oggi. Il quadro finale ha permesso di sondare la salute del sistema. Riconoscere diritto di parola e di ascolto dell'infanzia e dell'adolescenza ha significato fare un passo importante in avanti nella comprensione della loro soggettività, consentendo di fare emergere tutti quegli aspetti di conformità, progressivo adattamento ovvero di riottosità rispetto tanto alla propria comunità di appartenenza quanto alla società di arrivo. Considerare i minori come "soggetti di diritto" ha significato in altre parole ripensare sotto un altro punto di vista l'organizzazione e le strutture profonde che quella società regolano con il merito di porre in luce aspetti e problemi inediti, frizioni interne al gruppo normalmente sfuggevoli e molto riposte ed elementi di scarto rispetto a un modello omogeneo e granitico di una data cultura. Occorre sobriamente riconoscere che non si danno più né immigrati né emigrati, ma "pari" cittadini (o spiranti tali) che tessono relazioni effettivamente ed affettivamente collegate in un unico destino interdipendente. La consapevolezza di questo richiede competenza, intelligenza, impegno e determinazione nelle scelte operative da intraprendere; l'altra faccia della medaglia è solo devianza ed emarginazione. ; The following research is aimed to underline the strategies of integration and the practices of citizenship utilized in favor of a particular segment of the actual international migratory phenomenon: the one about foreign minors who alone pass the borders of our country to search for better conditions of life. The knowledge of their cultural background and the analysis of the procedures of the ways in which one is welcomed and the integration adopted by the receiving countries represent a stimulating challenge from the anthropological perspective, always considered the science of "cultural differences" (Callari Galli, 2005). The importance of this study is obviously given forth by the increasing numbers of "separated" minors in our country, but moreover by the necessity to re-define the strategies of social integration tout court if we don't want to feed what has, since 1970, been defined by some criminologists as a real "time bomb" (Bovenkerk 1973, cit. in Barbagli 2002, p. 31). Although nowadays both of the international and Italian literature, about the second generation and in particular those that talk of separated minors are conspicuous, we are still missing anthropological monographs on single nationalities of immigrants able to access, investigate and inquire into the complex emotional world of these minors. The following research was born from the necessity to fill in this experiential gap assuming as its subject a specific part of the category of minors: youth of Moroccan origin that are situated on a particular segment of the transnational migratory trades, the axis Khourigba- Rome. According to the recent anthropological acquisition (Persichetti, 2003; Riccio; 2007; Capello, 2008) it became appropriate to proceed with a multi-situated study able to embrace both of the aspects of the migrants lives: the context of origin and the context of arrival of the young migrants. "Before becoming an immigrant, the migrant is always an emigrant" wrote the Algerian sociologist Abdelmalek Sayad (2002), intending by this affirmation that immigration and emigration are both faces of the same reality. A study of the migrant phenomenon that forgets or leaves behind the condition of origin of immigrants people is condemned to offer only a partial and ethnocentric version of this phenomenon. The ethnography, started in 2006 and finished in 2008, has been integrated by two journeys in Morocco with the purpose to investigate those part of lives – made principally also by sounds, colors and images - not "accessible" and "communicable" in the receiving countries. Clearly the research has required a large use of qualitative methodologies (participant observation, focus group, interview in depth, etc) because of their characteristic to be more adapted to investigate the complex dynamics typical of the lived experience; to catch the shades of content and to give back, for these same reasons, a lively and unusual picture out of rules and schemes prior established. The feedback from the gathered stories – by a meticulous work which consisted in the knowledge of the Roman immigrants reality and a strong ethnographical "pact" with the minors on one hand and the social operators on the other – has brought to light not only the political and cultural aspects of the phenomenon, but moreover the tangle of sensitiveness and fragility hidden behind their condition of separated minors. The particular condition of vulnerability of which they are victims firstly came from an "uncertain" juridical condition, but more so by the double rule that the separated minor assumes on himself: as a "minor" he is subject to a traditional pedagogic approach and as a "stranger" he is considered dangerous to the public order. The natural guardianship which they should enjoy is continuously breached and threatened and dissolves in vague promises and empty rituals. Separated minors are "anomalous" and "subversive" subjects who too often are relegated to the dark and marginal spheres of the actual metropolis. Furthermore, their own presence, even if it is made invisible by the viewpoint of the system, impose serious and urgent questions to contemporary society; in respect of our capacity to produce social cohesion and re-formulate the rules of a game which has to be really inclusive in all its parts. It compromises the global issues of our society. Adolescents (and) immigrants who are living their lives on transnational routes. Their course is woven together by many little causalities - encounters, words and simple gestures that determine its outcome. These are stories made up of alternations of successes and disbandment, integration and deviance, a tangle of plots that lie on the border of what is licit and what is not. Minors on a "crossroad", some say, between "integration and repatriation". These young, son of numerous migratory diasporas that have banded together into international social links in many continents, tend to think themselves as citizens of the world and are able to imagine their future in Italy, in their own country or everywhere. They have lived the fatigue of adaptation and are learning to manage it. They know that their "difference" - the knowledge of another tongue, culture, religion, their physical appearance, their experiences of socialization, not always so simple and immediate - can be either a limit or a resource. Is this new consciousness - that nowadays is hardly rousing our consciences - to leave us the hope in a different destiny from that lived by their residing in the French banlieues or in Britain's inner cities. These communities, where to be brought up in districts in which social and existential problems tend to overlap, has brought many young persons to feel part of a generation betrayed and sacrificed and to foster social resentment and wishes of revenge through an identity that is proud and intent on recreating its original purity. The bet of a successful social integration for the young people growing up in our country, but moreover for the separated minors, is played on the circuits of social assistance and then on the capacity of school to create cohesion as an agency of socialization. This choice, though it is really far away from the fulfillment of their economic objectives and then from the attainment of the migratory cause, allows them to claim principles and reasons of " similarity – equality" with their coetaneous friends of school. This is a kind of comparison that was impossible before because of the irregular condition to which separated minors are often obliged and the peculiar characteristics of the type of job done by Moroccan people, usually pitchmen, from its nature an itinerant job hardly stigmatized by common opinion. Although the evident lacerations that this choice implies in terms of breaking old schemes of behaviours; redefinition of rules in the family, in the society of arrival (as well as in the society of origin); re-appropriation of one's own identity; this road appears uniquely to be able to preserve these young migrants from the solitude of a destiny otherwise made up of deviance and marginality. The research consists of two parts: the first one proposes a general framework about second generation literature and the second one provides the results of the ethnography. In particular, the first chapter copes with these questions in general terms with the intent to clarify the different misunderstandings in the debate about immigration, through a critical reading of national and international literature. The second and third chapters talk respectively of the European laws concerning separated minors and the Italian ones. In regard to the first context, it underlines the different practices adopted about the entry of separated minors in the territories of several old and new European immigration countries (such as France, Britain, Germany, Belgium and Spain) and point out the gaps and problems of these systems. As regards the Italian context, instead, emphasize is put on the critical points of the actual juridical systems in respect to a reality of the phenomenon characterized, as obviously it is, by remarkable unbalance and changeability. The fourth chapter has been dedicated to the school because it is considered the real forge of the social changing in its capacity to represent the primary occasion of: linguistic training, constructing of intern links in the receiving countries, learning of concepts and didactic modalities homogenous to it. A specific paragraph has been reserved to the introduction to the working environment because it is the main reason of the migration of these young people. The fifth chapter is aimed to investigate the context of provenience of minors interviewed, the Moroccan Country, reconstructing the heredity of the colonial past, the economic choices of the Independent Morocco, and the factors of push and pull behind the migratory flows of yesterday and today. The final picture is used to verify the health of the system. Recognizing the right of "speech" and "listening" to infancy and adolescence has meant to make an important step forward in the knowledge of their individuality, making arise all aspects of conformity and progressive adaptation or, on the contrary, their rebelliousness to their own culture as well as to the receiving society. In other worlds, considering minors "subjects of right" has meant rethinking the organization and obscure structures that manage the same societies in which they live, with the merit to point out aspects and elements of forsaking respect to a homogenous and given model of a culture. Nowadays more than ever it is necessary to admit that there are no more immigrants or emigrants, but "equal" citizens (or aspirant ones) who weave together elements of every type in a unique interdependent destiny. The consciousness of this claim calls for competence, intelligence, dedication and determination in the choice to engage; the rest is made by deviance, frustration, marginalization. ; Dottorato di ricerca in Tutela e Promozione dei Diritti dell'Infanzia (XXII ciclo)