PACTUM DE NON PETENDO: PROFILI CRITICI E RICOSTRUTTIVI. ABSTRACT Malgrado i patti di inesigibilità del credito non abbiano ancora avuto nel nostro ordinamento una specifica regolamentazione, non può dubitarsi l'istituto, pur così storicamente datato, giochi un ruolo di centrale importanza nella realtà contemporanea. In particolare proprio la crisi epocale delle economia in cui attualmente si versa sembra destinata a rendere ancora più attuale la funzione espletata dall'istituto sia con riguardo all'attività di impresa sia con riferimento a rapporti obbligatori insorti al di fuori di tale perimetro. Svariate sono le applicazioni dell'istituto che si sono diffuse nella prassi per come è dato desumere dalla rilevanza che le stesse hanno avuto in sede giudiziaria. La versatilità del pactum spazia, a titolo meramente esemplificativo, dagli accordi coniugali in sede di separazione, al pactum de non exsequendo, o al pactum de non petendo utilizzato per prevenire una situazione di insolvenza di imprese. L'analisi prende le mosse da una ricostruzione storica, imprescindibile per la comprensione dei problemi sottesi all'istituto, cui è dedicato il capitolo primo. Il pactum de non petendo per il diritto romano classico individuava un negozio informale, con cui il creditore si impegnava nei confronti del debitore a non richiedere, mai più o per un certo tempo, l'adempimento della prestazione. Fu il diritto pretorio ad attribuire rilevanza giuridica al pactum. L'istituto del pactum de non petendo, nel diritto romano classico, non rappresentava un modo di estinzione delle obbligazioni. Esso aveva in comune con il contiguo istituto dell'accepitlatio il fine di rimettere il debito, ma se ne distingueva in quanto appunto la prima estingueva direttamente l'obbligazione, mentre il pactum era destinato ad operare sul piano processuale a mezzo di una exceptio, che consentiva al debitore di paralizzare l'azione del creditore. La contrapposizione appena evocata, fondata sulla effettiva diversità degli effetti del pactum e dell'acceptilatio, venne a perdere, nel periodo successivo, il proprio significato in ragione soprattutto del venir meno del dualismo tra diritto civile e diritto pretorio, che giustificava, sia pur su piani diversi (sostanziale e processuale) l'affiancamento dei due istituti. Una delle principali sfide della dottrina contemporanea è dunque l'individuazione della natura giuridica del patto di inesigibilità, resa ardua da un lato dalla citata contiguità con l'istituto della remissione, e dall'altro dalla mancanza di una disciplina legislativa dell'istituto. Al tema della natura giuridica del pactum de non petendo è dedicato il secondo capitolo, che esamina le varie posizioni dottrinali espresse sull'argomento, a cominciare proprio da quella che riconduce il pactum perpetuo alla remissione del debito. L'analisi procede con la tesi che nega al pactum un'efficacia estintiva del preesistente rapporto obbligatorio, attribuendogli un'efficacia meramente obbligatoria. Secondo tale impostazione, il patto sarebbe fonte di un'obbligazione negativa ( a non chiedere l'adempimento) gravante sul creditore, che si aggiunge all'obbligazione originaria cui esso accede. Altra dottrina, di contro, ha negato che il patto di inesigibilità possa costituire fonte di una nuova obbligazione, qualificando il patto come mero "atto di tolleranza" concesso al debitore per permettergli l'adempimento tardivo. Infine, si prendono in esame le due posizioni dottrinali più recenti espresse sul punto: la prima, che qualifica il patto come fattispecie riduttiva del rapporto obbligatorio; e la seconda (alla quale si aderisce) che lo considera alla stregua di negozio regolamentare, ovvero vicenda modificativa del rapporto obbligatorio. Il capitolo terzo esamina i principali problemi di disciplina relativi al pactum de non petendo, disciplina che non essendo approntata dal legislatore dev'essere necessariamente ricostruita dall'interprete. La disamina prende le mosse dal problema della forma dei patti di inesigibilità, che si pone nel caso in cui essi incidano su obbligazioni che trovano la loro fonte in negozi formali. Si procede poi con il giudizio di meritevolezza del patto, e con l'analisi dei suoi effetti, problema quest'ultimo strettamente correlato a quello della natura giuridica. Inoltre, viene esaminata l'incidenza del patto sull'obbligazione solidale, con particolare riferimento al problema dell'applicazione analogica dell'art. 1301 c.c., che disciplina l'incidenza sul rapporto solidale della remissione del debito. Infine viene trattato il rapporto del patto di inesigibilità con altri istituti con cui presenta tratti di contiguità: la donazione, la novazione, la transazione, la prescrizione. Il quarto capitolo, infine, tratta degli ambiti applicativi del pactum de non petendo, che come si è detto si manifesta nei settori più disparati. Lo studio prende le mosse dal ruolo del negozio nell'ambito della crisi d'impresa, ed in particolare negli accordi di ristrutturazione dei debiti di cui all'art. 182-bis l. fall. Procede poi con la disamina del settore della crisi coniugale, in relazione al quale si rende necessaria un'analisi del divieto di disposizione di cui all'art. 160 c.c. Infine, viene esaminato il ruolo del pactum de non petendo nel processo, trattando di una delle sue manifestazioni: il pactum de non exsequendo. ; Pactum de non petendo: a critical reconstruction of the legal framework. Abstract Despite the fact that agreements by which a bad debt is declared unpayable have not yet been specifically regulated by our legal system, such a legal structure—that has always been known as pactum de non petendo—although old still plays a relevant role in contemporary economy. More specifically, the current economical context seems to make the agreement's function more relevant, both with regard to business activity and with other kind of contractual relationships. There are many applications of such an agreement as testified by the case law. The versatility of the pactum the non petendo is declined in various forms, such as, e.g., the spousal agreements at the time of separation or the agreements used to prevent an insolvency. The analysis starts from an historical reconstruction, essential to understanding the problems connected with this kind of agreement, to which the first chapter is devoted. The pactum de non petendo, for the classical Roman law, was an informal contract, with which the creditor committed not to require from the debtor, for some time or forever, the fulfillment of the performance. The Praetorian law attributed legal significance to the pactum. This agreement, in classical Roman law, was not an instrument for extinguishing contractual obligations. It had in common with the similar institution of "acceptilatio" the purpose of waiving the debt, but it was different from it, because the acceptilatio immediately extinguished the obligation, while the pactum was intended to operate on a procedural basis by means of an exceptio, which allowed the debtor to paralyze the creditor's action. The distinction between pactum de non petendo and acceptilatio lost its significance in the following period, primarily because of the disappearance of a dualism between civil law and Praetorian law. Therefore, one of the major challenges of contemporary scholars is the identification of pactm de non petendo's nature, made difficult by the contiguity with the remission of loan, and also by the lack of a legislative discipline of the institute. The second chapter deals with this topic, starting by examining the various doctrinal positions expressed on the subject. It starts the theory according to which the perpetual pactum de non petendo is a remission of loan. The analysis proceeds with the thesis that denies an extinctive efficacy to this agreement, i.e. the effect of extinguish the previous obligation. According to this approach, the pact would be the source of a negative obligation (not to claim fulfillment) imposed on the creditor, which is added to the original obligation to which it accedes. Other scholars, on the other hand, has denied that the pact of non-performance could be the source of a new obligation, qualifying the covenant as a mere "act of tolerance" granted to the debtor in order to allow it a belated fulfillment. Finally, the chapter examines the two most recent doctrinal positions on the subject: the first, which sees the covenant as a "reduction" of the obligations; and the second (to which it adheres) that considers it as a contract that modifies the previous contract. Chapter three examines the most important regulatory issues regarding the pactum de non petendo. A normative regulation is not given by the legislator, so it must necessarily be reconstructed by the interpreter. The first problem regards the form of this agreement, which arises in the event that it has as an object obligations that find their source in formal contracts. In addition, chapter three examines the incidence of the pactum the non petendo on the obligation, with particular reference to the problem of the application of art. 1301 c.c. Finally, the chapter considers the relationship between the pactum the non petendo and other similar legal structures, such as donation, novation, transaction, prescription. Finally, the fourth chapter addresses the application areas of the pactum de non petendo, which is manifested in the most disparate sectors. The study is based on the role of the agreement in the business crisis, and in particular in the debt restructuring agreements referred to in art. 182-bis r.d. n. 267/1942. It then proceeds with the examination of the sector of the family crisis, in relation to the spousal agreements at the time of separation. Finally, the role of the pactum de non petendo in the process is examined, dealing with the agreement called "pactum de not exsequendo".
Dottorato di ricerca in Memoria e materia dell'opera d'arte attraverso i processi di produzione , storicizzazione, conservazione, musealizzazione ; Il progetto I codici e la cultura scientifica alla corte dei Papi tra fine XIII e primi decenni del XV secolo, con particolare attenzione ai manoscritti miniati della Biblioteca Papale di Avignone si articola in tre snodi principali, corrispondenti alle partizioni essenziali in cui è stato suddiviso il lavoro. Innanzitutto si è tratteggiata una panoramica della storia, delle caratteristiche e degli sviluppi degli inventari delle librariae pontificie tra 1295 e 1594, fonti e testimonianze essenziali da cui partire, per indagare la vastità degli interessi culturali, in particolare scientifici, della corte papale. Tale esame, oltre a permettere di delineare l'effettiva presenza e consistenza di codici scientifici alla corte dei pontefici tra XIII e XV secolo e di rintracciare e riconoscere un nucleo significativo di manoscritti, oggi conservati in diversi fondi di biblioteche europee (Biblioteca Apostolica Vaticana, Biblioteca Alessandrina, Bibliothèque Nationale de France, British Library, Biblioteca capitular di Toledo), a seguito della parziale dispersione e frammentazione della biblioteca papale, ha permesso di sottolineare, seguendo la prospettiva di lunga durata, le palesi divergenze esistenti in tale campo del sapere con il canone quattrocentesco redatto da Tommaso Parentucelli per la costituzione di una teorica biblioteca umanistica. Per sostanziare tale confronto si è fatto riferimento alla presenza degli item di natura scientifica elencati nei diversi inventari, inseriti in appendice. Quindi si è proposta una disamina della fortuna del pensiero scientifico all'interno della corte pontificia tra seconda metà del XIII e XIV secolo, prendendo in esame lo Studium di Viterbo, maggiore centro culturale del tempo in tale campo, e il pontificato di Bonifacio VIII (1297-1304), per giungere ai due casi peculiari, durante il papato avignonese, di Giovanni XXII (1316-1334) e Clemente VI (1342-1352), scelti non solo per la personale tensione verso le scienze esatte, ma anche per i riflessi risultanti nella loro azione politica: significativa in tal senso la bolla Super illius specula, promulgata nel 1326 da Giovanni XXII, e altrettanto rilevante l'intenso dibattito inerente la Visione beatifica sviluppatosi sotto il medesimo pontefice oppure alla questione sulla determinazione della data della Pasqua. Infine si è affrontato il nucleo dei codici scientifici miniati della biblioteca papale di Avignone. Da tale lavoro, basato principalmente sull'istituzione, ove possibile, di confronti con la coeva produzione liturgico-giuridica propria della curia pontificia, sulla quale fino a oggi si sono concentrati gli studi inerenti la miniatura avignonese, è emerso che tale gruppo di manoscritti è costituito in prevalenza da codici di studio, appartenuti probabilmente a membri della curia, entrati solo successivamente a far parte della collezione libraria papale, in virtù dello ius spolii, come recentemente dimostrato per il Borgh. 353 (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana). Solo alcuni manoscritti potrebbero ritenersi il frutto di una specifica commissione pontificia, come evidente dalle dediche presenti sia nel ms 81 della Biblioteca Alessandrina di Roma, contenente il Commento alla Physioniomia di Guglielmo di Myrica, sia nel ms lat. 7293 della Bibliothèque Nationale de France, copia acefala del De instrumento rivelatore di Levì Ben Gerson. Il carattere privato di tali manoscritti appare ancor più evidente qualora si passi all'analisi degli apparati decorativi, dove si constata in alcuni casi la totale o parziale assenza di pagine d'incipit riccamente miniate, di iniziali rubricate o filigranate quand'anche previste dall'ordinator. Accanto a considerazioni prettamente stilistiche si sono anche condotte riflessioni inerenti l'iconografia delle iniziali istoriate dal momento che spesso risultano essere caratterizzate da raffigurazioni del tutto estranee alla materia trattata all'interno delle opere di cui qualificano l'incipit. La presenza di soggetti quali ad esempio la Vergine in maestà, del Cristo in trono o della Sacra famiglia consueti in testi di contenuto religioso, si è legata alla volontà di rendere più appetibile a un pubblico non laico la materia profana trattata. Accanto a tale tesi, probabilmente risultato dell'esclusiva volontà del committente, non si può non proporre anche una lectio facilior di tale discrepanza tra testo ed immagine, che potrebbe forse trovare la sua ragion d'essere forse nel fatto che gli artisti, abituati a realizzare per la curia testi di carattere sacro, abbiano usato i medesimi modelli a loro disposizione anche nella decorazione di codici di natura del tutto profana, ricorrendo ad un repertorio di soggetti standardizzato, senza preoccuparsi di aggiornarlo a esigenze diverse e in particolare a quelle legate ai contenuti di opere quali la Physica o la Methapysica. Tale parte del lavoro è stata arricchita e supportata da schede catalografiche, composte da un'attenta analisi e descrizione codicologica, alla quale fa seguito una sezione storico-critica incentrata sulle vicende sia compositive sia collezionistiche di detti codici e sul loro attuale stato conservativo. ; The project Codes and Scientific Culture at the Court of the Popes in Late Thirteenth Century and in the Early Decades of the Fifteenth Century, with Particular Attention to the Illuminated Manuscripts of the Papal Library of Avignon is divided into three main parts, corresponding to the essential partitions in which is partitioned the researching work. The first one is dedicated to an overview of the history, the characteristics and the developments of papal libraries inventories between 1295 and 1594. Its matter of fact that these ones are essential sources and testimonies for investigate the cultural interests, particularly the scientific one in the papal court. This examination, as well as allowing you to outline the actual presence and consistency of scientific codes in the court of the popes between the thirteenth and fifteenth century, tracking and recognizing a significant core of manuscripts, now preserved in various collections of European libraries (Biblioteca Apostolica Vaticana, Bibliotheca Alexandrina, Bibliothèque Nationale de France, British Library, Toledo Capitular Library), following the partial dispersion and fragmentation of the papal library, allowed to point out, following the long-term perspective, the obvious differences that exist in this field of knowledge with the canon century written by Thomas Parentucelli for the establishment of a theoretical humanistic library. This point has been substantiated by comparison of the items listed in the various scientific inventories, included in the book's appendix. The second part of the volume concerned an examination of the fortune of scientific thought in the papal court in the second half of the thirteenth and fourteenth centuries, examining the Studium of Viterbo: the greater the cultural center of the time in this field; the pontificate of Boniface VIII (1297 -1304); and finally outlining two peculiar cases, during the Avignon papacy of John XXII (1316-1334) and Clement VI (1342-1352), chosen not only for the personal tension towards the exact sciences, but also for the reflections resulting in their political action: significant in this sense, the Super illius note, promulgated in 1326 by Pope John XXII, the intense debate regarding the Beatific Vision developed under the same pope or the question of determining the date of Easter. In the last section, we addressed the core of the scientific codes illuminated the papal library in Avignon. This work has based mainly on the establishment, where possible, comparisons with contemporary liturgical and legal production linked to the papal curia, on which up now it has focused studies. It was found that this group of manuscripts is mainly consisting of study codes, probably belonged to members of the Curia, which came only later to be part of the papal library collection, by virtue of jus spolii, as recently demonstrated, for example in the case of Borgh. 353 (Vatican City, Biblioteca Apostolica Vaticana). Only few manuscripts may be considered the result of a specific pontifical commission, as evident from the dedications both the ms 81 of the Alessandrina Library of Rome, containing a commentary on the Physioniomia of William of Myrica, or the ms lat. 7293 of the Bibliothèque Nationale de France, a Levi ben Gerson headless copy of the De instrumento rivelatore. The private nature of the manuscripts is even more evident when you analyze the decorative device. It is found in some cases the total or partial absence of pages of richly illuminated incipit, in other ones the absence of rubricated or pen worked initials even provided by ordinator. In addition to stylistic considerations it has also conducted reflections about historiated initials. They often turn out to be characterized by depictions completely unrelated to the topic within the works which qualify the opening words. The presence of subjects such as the Virgin in majesty, the enthroned Christ or the Holy Family usually present in texts of religious content, it is linked to the desire to make it more agreeable to a secular audience the profane matter treated in the books, so probably the exclusive will result of the client. However we can also propose a lectio facilior of this discrepancy between text and image. It could possible find its reason in the fact that artists, accustomed to achieve sacred texts for curia, they used the same models in the decoration of codes of secular nature, using a standardized repertoire of subjects, not bothering to upgrade it to the different needs of 3 operas like Physica and Metaphysica. This last section has been enriched and supported by catalog entries, consisting of careful analysis and description codex, which is followed by a historical-critical section focused on the compositional
Housing tenure structures differ considerably across OECD countries. Typically, the share of owner-occupied housing is very high in Southern European countries (Spain, Italy, Greece), while relatively low in Austria, Germany, France, the Netherlands and in some Nordic countries such as Sweden, Finland and Denmark (see Catte et al. [2004]). This share has increased in most OECD countries during last two decades. Italy, Spain, Portugal, the Netherlands and Belgium registered the largest increases from the eighties to the mid of the first decade of the century. In the UK, the homeonwership rate increased steadily up to 2005, then dropped sharply in the last few years. High homeownership rates and their increments have been in part determined by pro-ownership policies implemented throughout most OECD countries. Such policies can take the vest of tax reliefs for mortgage interest payments, exemptions for capital gains taxation applied to residential property, or generous subsidies for low-income families to reduce the costs of homeownership. Although the orientation of several governments, particularly in Europe, has been to promote homeownership, economists have raised several concerns about the consequences of large homeownership shares on the functioning of the labour market. The analysis of the relation between the housing tenure and the labour market dates back to mid-nineties, when Andrew Oswald pinned on high homeownership rates the blame for the high unemployment rates in Europe (Oswald [1996], Oswald [1997], Oswald [1999]). Making use of aggregate data, Oswald found a strong positive statistical association between the two rates at the international and regional level. Thus, his receipt to reduce unemployment was strikingly at odds with the prevailing political wisdom: "We can put Europe back to work . . . by reducing homeownership" (Oswald [1999])1. Oswald identified five mechanisms that drive the positive impact on unemployment. These are mostly related to the idea that the mobility constraints imposed by homeownership introduce frictions in the labour market which harm its efficiency. The first and most important, is a direct effect. Owner occupiers incur higher transaction costs for selling home and moving to a new accommodation, which can be even higher whenever capital gains for houses are taxed and there are no exemptions. The other four mechanisms can be thought as externalities of homeownership. Second, where the rental market is thin, everyone, regardless of the housing tenure, can have difficulties in finding the accommodation close to the job they aspire to, so that efficient job matches are hindered. This is the case even for mobile people who would be happy to move for job reasons, such as young still living in the family-home in a kind of free-rent status. Third, owning the accommodation hampers also job-to-job changes and prolong poor job matches hence harming the whole economic system efficiency. Fourth, owner-occupiers are more likely than renters to lobby for deterring entrepreneurs from investing in their residential area. Fifth, since owners commute much more than renters, and over longer distances, higher homeownership rates in the area lead to higher transport costs and possibly to congestion costs, which make getting to work more costly for everyone and act as a sort of unemployment benefits in increasing the relative attractiveness of not working. Although the argument underlying a positive relationship between homeownership and unemployment originates from macroeconomic evidence, its theoretical foundations are mainly microeconomic and a vast part of the empirical research carried out subsequently has been based on micro data. The typical test of the so-called "Oswald thesis" consists in estimating the homeownership effect on the duration of the unemployment spell or, less often, on the probability to be unemployed. The expected sign is positive, along the main idea that higher mobility costs due to property holding reduce the willingness to accept job offers which require a residential move. Fewer studies, and only recently, have focused on the employment duration, testing whether homeownership can reduce job finding rates also for people already employed. Generally, empirical tests on micro data find no support for the Oswald hypothesis, and in most cases even that homeowners have shorter unemployment spells and lower likelihood to be unemployed, which are exactly counter-Oswald results. However, homeownership seems to increase job stability by hampering job-to-job changes for people already employed. As regards unemployment outcomes, the existing literature has put forward two possible reasons for the falsification of the Oswald hypothesis. The first one looks at the different effect of mobility costs on job search behavior in the local and in the non-local labour market. In fact, homeowners may have higher reservation wages for jobs which require a residential move (nonlocal market), but also lower reservation wages for jobs which do not (local market), so that job finding rates for the latter may be as high as to offset the lower rates for jobs in a distant area. Thus, whether the total job finding rate is lower for homeowners or for renters is just an empirical matter which depends on the magnitude of these two opposite effects. The second explanation points out the need for a refinement in the definition of the residential status. On the one hand, one should distinguish between owners who have to comply with mortgage payments and outright owners, as housing financial commitments can bear higher pressure to return to work or to keep on with the current job. For mortgage-holders, these financial constraints can counteract the effect of the reduced mobility due to ownership. On the other hand, unemployment outcomes can be different also for private and social renters. In fact, below-market rent, long waiting lists, security of tenure and the restricted transferability within social housing, can harm the relative performance of social renters. In this work, we aim at investigating the validity of the "Oswald thesis" taking into account the recent refinements by following both a theoretical and an empirical approach. The focus will be on UK micro data. In particular, we will make use of the two leading UK Surveys, the UK Quarterly Labour Force Survey and the British Household Panel Survey. In the first chapter, we investigate the relation between job search effort of unemployed and housing tenure. We test this relation focusing on the impact of the UK Jobseeker's Allowance reform introduced in the UK in October 1996, whose main aspect was a strengthening of search requirements for eligibility to the unemployment benefit. We revisit a simple model of search in which we introduce moving costs and housing costs to capture the two channels through which the degree of attachment to the accommodation influences search behaviour. Our theory suggests that a tightening in job search requirements, as implied by this reform, raises movements off benefit of non-employed with low search intensity and that this effect should adjust in size depending on the different housing tenure. We draw a dataset from the Labour Force Survey for the period 1995-1997, and by means of a Difference-in-Differences approach we analyze the impact of the reform on the claimant outflow. Average Treatment Effect estimates suggest that the impact of the reform is related to housing tenure. Specifically, renters account for a major portion of claimants who were crowded out of the benefit without finding a job, while the effect on outright owners and mortgagers is lower. Empirical evidence from our dataset clearly confirms that mortgagers search for a job more intensively than renters, as our model predicts. This latter finding is consistent with a higher estimated treatment effect for renters, since a high initial search intensity seems the key to insulate oneself from the impact of the tightening of search requirements. In the second chapter we attempt to reconcile the empirical evidence with the argument in favour of a negative effect of homeownership on exit rates from unemployment. Taking into account some likely reasons for the falsification of the Oswald's thesis, we provide evidence which supports it. At first, in a theoretical model of endogenous job search adapted to distinguish between local and non-local labour markets, we show that homeowners higher moving costs imply unambiguously lower search and lower job finding rates, even though an opposite effect works for jobs which do not require a move. Then, in the empirical analysis we make use of data drawn from the British Household Panel Survey to compare job search intensity measures by housing tenure. In defining the residential status, we distinguish between outright owners and mortgage-holders, and between social and private renters. We find that, controlling for housing costs and for the four-fold tenure definition, non-employed outright owners have definitely a lower attachment to the labour market than renters, and that this effect is even more evident when we compare them to private renters. In the third chapter, we analyse the impact of the housing tenure on labour market outcomes using individual data from the UK labour Force Survey. We estimate both a binary model for the probability to be unemployed and a hazard model for exits out of unemployment. In both models we test for endogeneity of housing tenure. In the binary model, exogeneity is rejected so we perform endogenous multinomial treatment effects estimates. In the hazard model, we find no evidence of unobserved heterogeneity thus estimates are performed assuming exogeneity. Results show that mortgagers have the lowest probability to be unemployed and the highest job finding rates, while social renters exhibit the worst performance. Whether private renters perform better than outright owners is a matter of debate: while we have no evidence in favour of this claim, the evidence in favour of the opposite is only modest.
Dottorato di ricerca in Economia e territorio ; In agricoltura l'acqua è spesso un fattore produttivo limitante e soggetto a frequenti ed importanti periodi di scarsità, che incentiva una forte competizione per il suo impiego anche tra diversi settori, sia industriali che urbani. Avvalendosi del principio che l'uso familiare dell'acqua debba prevalere su quello produttivo, le Pubbliche Amministrazioni tendono a razionalizzarne l'utilizzo agricolo, attraverso consorzi per la gestione delle fonti d'acqua. Tuttavia, esiste ancora una forte necessità di calibrare la gestione delle risorse idriche a scopo irriguo, per perseguire obiettivi di natura economica e politica che riguardano la riduzione degli sprechi e l'allocazione efficiente. Il problema della gestione della risorsa idrica è reso ancora più rilevante e attuale dalle recenti osservazioni e teorie sul cambio climatico globale, che prospettano scenari futuri con una scarsità dell'acqua in aumento, accompagnata da modificazioni della variabilità degli eventi atmosferici che sono alla base della sua disponibilità. Una prima e importante difficoltà nasce dall'uso normativo del concetto di efficienza, in un'ottica di recupero dei costi. E' quindi d'interesse lo studio dei costi legati all'uso della risorsa idrica in agricoltura, per comprendere meglio in che direzione sarebbe opportuno spingere le politiche di gestione dell'acqua per il raggiungimento degli obiettivi comunitari e, più in generale, di traguardi di efficienza economica più sostenibili. Per una corretta e consapevole gestione delle risorse idriche, è necessaria un'analisi degli aspetti economici legati alla fornitura del servizio irriguo, per comprendere gli effetti che determinati interventi avranno sui benefici associati a tale servizio. E' sulla comprensione di questi aspetti della distribuzione dell'acqua a scopo irriguo che si incentra il lavoro di tesi. Per realizzare questo studio, è stata presa in esame l'area servita da un consorzio di bonifica e irrigazione in Sardegna. Tale scelta è da ritenersi interessante, giacché i sistemi di distribuzione dell'acqua irrigua e i metodi di tariffazione adottati da questo consorzio sono tra i più praticati in Italia e nell'area del Mediterraneo. Pertanto, le caratteristiche di questa area permettono di estendere le conclusioni del lavoro per considerazioni più generali. Attraverso un'approfondita ricostruzione delle tecnologie distributive e dei dati economici e tecnici, sono stati prodotti i dati per poter costruire un modello dei costi operativi della distribuzione irrigua. Il lavoro di raccolta dati ha permesso di comprendere come la realtà dei consorzi irrigui sia molto variegata e diversificata. A tal proposito, infatti, non va trascurato che nel corso degli anni le strutture consortili hanno operato delle ristrutturazioni, sia dal punto di vista organizzativo che tecnico. E' quindi auspicabile comprendere come queste ristrutturazioni hanno modificato le economie e le efficienze dei consorzi irrigui e quanto spazio può ancora sussistere per un ulteriore miglioramento di queste condizioni. All'interno dello stesso comprensorio, difatti, coesistono strutture molto diverse per la distribuzione dell'acqua irrigua che sono il risultato del processo di ammodernamento differenziato e disomogeneo dei vari distretti irrigui. L'approccio metodologico utilizzato è quello basato sulla funzione di costo logaritmica trascendente (translog), già ampiamente utilizzato in altre aree di studio dell'economia applicata, soprattutto nell'analisi dell'efficienza e nella valutazione del progresso tecnologico. In questo lavoro sono stati sviluppati 7 modelli econometrici con 3 diversi gradi di dettaglio nella specificazione della tecnologia. Questa differenzazione è stata utile per comprendere come alcuni aspetti peculiari dei diversi sistemi di distribuzione dell'acqua possano essere presi in considerazione nelle politiche di tariffazione dell'acqua irrigua. Esiste ancora una forte necessità di calibrare la gestione delle risorse idriche a scopo irriguo, per perseguire obiettivi di natura economica e politica che riguardano la riduzione degli sprechi e l'allocazione efficiente. Si è visto come il volume d'acqua fornito sia di fatto un elemento insufficiente per descrivere i costi operativi: la distribuzione dei volumi d'acqua su superfici più o meno estese ha impatti spesso più importanti dei volumi d'acqua in sé. Ciò è facilmente comprensibile, perché le strutture utilizzate nella distribuzione hanno dei costi anche di 'attivazione' e di mantenimento in funzione che sono più legati alla loro dimensione piuttosto che a loro livello operativo. Quando l'acqua viene distribuita per gravità si generano delle perdite di rete dovute a necessità tecnologiche e organizzative, che raggiungono anche il 30% dell'acqua immessa nei canali. Queste perdite non assumono alcun valore economico, tranne forse quando l'acqua deve essere pompata per brevi tratti collinari. Ciò è rilevante per la gestione del servizio irriguo, nel momento in cui si vuole regolare l'esternalità dello spreco di acqua generata dal consorzio attraverso la tariffazione. Dai risultati, emerge anche un sostanziale sotto utilizzo delle strutture che generano i costi fissi di fornitura: è importante specificare che l'implementazione del recupero costo pieno, richiesto dalla attuale normativa, non determini che in varie circostanze, gli agricoltori si trovino a pagare le inefficienze dei sistemi che gestiscono i servizi idrici. Certamente, la sola conoscenza dei costi di fornitura è incompleta per adottare un adeguato sistema di tariffazione. Lo studio dei costi operativi ha comunque dato un apporto significativo alla conoscenza sul funzionamento dei consorzi di bonifica e irrigazione ed i risultati ottenuti permettono di fare delle considerazioni sulle indicazioni di tariffazione introdotti dalla WFD. ; In agriculture the water is often a limiting factor and subject to frequent and important periods of scarcity, which encourages strong competition for its use even among different sectors, both industrial and urban areas. Using the principle that the family use of water should take precedence over the production, Public Administrations tend to rationalize the agricultural use, through consortia for the management of water sources. However, there is still a strong need to adjust the management of water resources for irrigation purposes, in pursuit of economic objectives and policy dealing with waste minimization and allocation efficiency. The management of water resources is made even more relevant and topical by recent observations and theories on global climate change, which envisage future scenarios with an increasing scarcity of water, accompanied by changes in the variability of atmospheric events that underlie the availability. A first and important difficulty arises from the use of the concept of regulatory efficiency, considering cost recovery. The study of the costs associated with the use of water resources in agriculture is therefore interesting to better understand in what direction we should push the water management policy for the achievement of EU objectives and, more generally, the goals of sustainable economic efficiency. For a correct and conscious management of water resources is necessary to analyze the economic aspects related to irrigation service supply, in order to understand the effects that certain actions will have on the benefits associated with such service. The thesis focuses on understanding of these aspects of water supply for irrigation purposes. In order to carry this study on, the area served by a consortium of drainage and irrigation in Sardinia has been examined. This choice can be considered interesting, since the irrigation water distribution systems and pricing methods adopted by this consortium are among the most practiced in Italy and the Mediterranean. Therefore, the characteristics of this area allow us to extend the conclusions of the work for more general interpretations. Through a detailed reconstruction of the distribution technologies and the economic and technical aspects, the data for constructing a model of the operational costs of the irrigation distribution have been produced. The work of data collection has made it clear that the reality of the consortium irrigation is very varied and diverse. In this regard, it should not be overlooked that over the years the facilities have operated consortium of restructuring, both organizationally and technically. It is therefore desirable to understand how these renovations have changed the economies and efficiencies of irrigation consortia and how much space can still exist for further improvement of these conditions. Within the same area, in fact, very different structures for irrigation water distribution coexist, and are the result of the variable and heterogeneous modernization process throughout the various irrigation districts. The methodological approach used is based on the transcendental logarithmic (Translog) cost function, already widely used in other areas of applied economics, particularly when analyzing and evaluating the efficiency of technological progress. In this work 7 econometric models were developed, with 3 different degrees of detail in the specification of the technology . This differentiation is helpful in understanding how certain distinctive features of different water distribution systems can be taken into account in the irrigation water pricing policies. There is still a strong need to balance the management of water resources for irrigation purposes, in pursuit of economic objectives and policy dealing with waste minimization and allocation efficiency. It is seen that the volume of water supplied is in fact inadequate to describe the operational costs: the distribution of volumes of water onto land is relevant when it is accounted for considering also the land on which it is distributed. This is easily understandable, because the structures used in the distribution have also costs for activation and continued operation that are more related to their size rather than their operational level. When the water is distributed by gravity, network losses appear, due to technological and organizational needs, which reach even 30% of the water distributed in the channels. These losses do not take any economic value, except perhaps when the water must be pumped over low hills. This is relevant for the management of irrigation service, when we want to adjust the externalities of waste water generated by the consortium through the pricing. The results also shows a substantial under use of the distribution facilities that generate the fixed costs of delivery. So it is important to specify that the implementation of full cost recovery required by current legislation determines that, in some circumstances, farmers are paying the inefficiencies of the systems that manage the water services. Certainly, the mere knowledge of supply costs is incomplete to adopt a proper system of charging. The study of operating costs has nevertheless made a significant contribution to knowledge on the functioning of the consortia of reclamation and irrigation, and the results obtained allow to make some considerations on the indications for pricing introduced by the WFD.
L'obiettivo della tesi è analizzare in profondità un tema complesso come la povertà. Il fenomeno è in costante crescita, distribuito in modo sempre più eterogeneo nel territorio, con più categorie di persone a rischio esclusione ed isolamento sociale. Nel testo si propongono numerose definizioni di povertà, trattandosi di un termine polisemico e pertanto complicato e riduttivo da racchiudere in una definizione univoca o del tutto esente da giudizi di valore. L'elaborato ne evidenzia le molteplici dimensioni - sociale, economica, relazionale, sanitaria, alimentare, educativa e culturale - che lo caratterizzano, le cause che lo determinano e le conseguenze che può scaturire. Tuttavia, risulta complicato individuarle con precisione in quanto possono presentarsi congiuntamente e variano in base allo spazio e al tempo, per cui impossibili da generalizzare. Si analizza anche il concetto di esclusione sociale, valutato in rapporto a quello di povertà. I due fenomeni solo apparentemente sono sinonimi perché in realtà non coincidono esattamente: il primo costituisce solo una delle dimensioni, seppur ampia e complessa, del secondo. L'emergere di nuovi bisogni complessi, che hanno colpito sia il singolo individuo che il gruppo e la collettività, ha richiesto un cambiamento operativo a livello istituzionale, dove si incentiva una programmazione integrata socio-sanitaria e si applica un approccio manageriale alle pubbliche amministrazioni; a livello gestionale, in cui si punta a promuovere un metodo di lavoro multidisciplinare e l'utilizzo della co-progettazione come strumento innovativo in campo sociale; a livello professionale, con l'assistente sociale che non è un semplice erogatore di servizi e prestazioni, ma ricopre più ruoli nel corso del processo di aiuto, valuta globalmente la situazione, promuove la risorse della persona e della comunità e favorisce la costruzione di una rete sociale territoriale. Inoltre, vi è la necessità di innovare e rendere più efficienti ed esigibili i servizi e gli interventi assistenziali e cambiare la prospettiva professionale di aiuto. Si passa da un processo di carattere residuale e prevalentemente riparatorio alla costruzione condivisa di interventi personalizzati che promuovono altresì l'autonomia e l'empowerment dell'utente e ne rafforzano la capacità di problem solving e le relazioni sociali. La parte centrale del lavoro, è dedicata al ruolo del Servizio Sociale nel contrasto alla povertà, che ha assunto nel tempo maggiore protagonismo in fase programmatoria ed è stato investito di più funzioni in campo operativo. Il servizio sociale professionale sta progressivamente acquistando una duplice funzione – promozionale e preventiva. Si passa dal lavoro sull'utente al lavoro con l'utente, con il soggetto che non è più passivo all'interno del progetto di aiuto personalizzato, bensì ne diventa parte attiva, superando una logica meramente assistenziale. La nascita di "nuove povertà", spesso derivanti da cause diverse e plurime, ha ampliato le categorie di persone a rischio povertà, che le politiche sociali e il sistema di welfare non riescono a ridurre. Si descrivono i soggetti più vulnerabili e le tipologie di bisogni che possono manifestarsi nel corso della vita della persona, riprendendo la classificazione piramidale di Maslow. Si valorizzano la modalità di lavoro multidisciplinare, le reti sociali e lo strumento della co-progettazione. La partecipazione di più professionisti e/o volontari consente di integrare competenze, punti di vista e risorse per poter rispondere in modo più efficiente e mirato alle esigenze del cittadino o della comunità. Le reti sociali rappresentano una elemento importante per la definizione di un progetto di aiuto in quanto consentono di mettere in campo le risorse informali esistenti, integrarle con i servizi territoriali e valorizzare/rafforzare i legami sociali per contrastare il disagio, ridurre le fragilità e prevenire l'emergere di una nuova situazione di difficoltà. La co-progettazione è uno strumento che promuove una partnership formale tra pubblica amministrazione, terzo settore e società civile, finalizzata alla realizzazione di interventi sociali integrati e innovativi. Si affronta il tema della lotta alla povertà e all'esclusione sociale dal punto di vista politico, che negli ultimi anni ha assunto un ruolo centrale all'interno delle agende nazionali, portando all'attuazione di diverse politiche sociali per contrastarne e prevenirne la diffusione. Uno sguardo più generale è stato rivolto al panorama europeo, esaminando le principali strategie di intervento e di programmazione sociale, per poi concentrarsi sul caso italiano, descrivendo il sistema di welfare nazionale e locale e le politiche di inclusione sociale, sempre più orientate al duplice obiettivo di sostegno economico e autodeterminazione del beneficiario. Un'importante attenzione è dedicata al contesto territoriale quale luogo più vicino al cittadino e ambito di riferimento per l'analisi di bisogni, risorse, potenzialità e criticità. La sfida attuale è quella di promuovere una comunità in grado di "autocurarsi" e di creare una rete assistenziale socio-sanitaria per potenziare e rendere più efficace il pacchetto dei servizi offerti e disincentivare l'istituzionalizzazione della persona. La seconda parte del testo si riporta l'esempio di quanto è stato attuato in una realtà territoriale per il contrasto alla povertà e all'esclusione sociale. Si analizza quindi la strategia adottata nel Comune di Capannori, quale ente capofila della Piana di Lucca e una delle zone distretto professionalmente più avanzate, in cui è stato co-costruito un tavolo tecnico, potenziata l'equipe multidisciplinare ed incentivata la co-progettazione con il Terzo settore, promuovendo la nascita di un nuovo modello operativo. Si descrivono brevemente alcuni progetti realizzati nel territorio, relativi all'inclusione sociale e lavorativa, al supporto educativo e familiare e all'emergenza abitativa, evidenziando la presa in carico multidisciplinare e la collaborazione tra enti pubblici e del privato sociale. Nel capitolo conclusivo, viene descritta l'evoluzione della povertà dopo la crisi economica del 2008 da un punto di vista maggiormente statistico, anche qui rivolgendo un duplice sguardo al contesto europeo ed italiano. La parte finale è dedicata ad una lettura della situazione in relazione all'impatto generato dalla pandemia Covid-19, che ha avuto forti ripercussioni sia sulla salute dei cittadini che sul mercato del lavoro e sull'economia mondiale, facendo registrare un aumento esponenziale del numero di persone e famiglie a rischio povertà e la crescita della forbice della disuguaglianza. The goal of the thesis is to analyze in depth a complex issue such as poverty. The phenomenon is constantly growing, distributed in an increasingly heterogeneous way in the territory, with more categories of people at risk of social exclusion and isolation. Numerous definitions of poverty are proposed in the text, since it is a polysemic term and therefore complicated and reductive to be enclosed in a single definition or completely free from value judgments. The paper highlights the multiple dimensions - social, economic, relational, health, food, educational and cultural - that characterize it, the causes that determine it and the consequences that can arise. However, it is difficult to identify them precisely as they can occur jointly and vary according to space and time, making them impossible to generalize. The concept of social exclusion is also analyzed, evaluated in relation to that of poverty. The two phenomena are only apparently synonymous because in reality they do not exactly coincide: the first constitutes only one of the dimensions, albeit large and complex, of the second. The emergence of new complex needs, which have affected both the individual and the group and the community, has required an operational change at an institutional level, where integrated social and health planning is encouraged and a managerial approach is applied to public administrations; at the management level, which aims to promote a multidisciplinary working method and the use of co-design as an innovative tool in the social field; at a professional level, with the social worker who is not a simple provider of services and benefits, but covers several roles during the help process, evaluates the situation globally, promotes the resources of the person and the community and favors the construction of a territorial social network. Furthermore, there is a need to innovate and make welfare services and interventions more efficient and payable and change the professional perspective of help. We move from a residual and mainly restorative process to the shared construction of personalized interventions that also promote the autonomy and empowerment of the user and strengthen their problem-solving skills and social relationships. The central part of the work is dedicated to the role of the Social Service in combating poverty, which over time has taken on greater prominence in the planning phase and has been invested with more functions in the operational field. The professional social service is gradually acquiring a dual function - promotional and preventive. We move from working on the user to working with the user, with the subject who is no longer passive within the personalized aid project, but becomes an active part of it, overcoming a merely welfare logic. The birth of "new poverties", often deriving from different and multiple causes, has widened the categories of people at risk of poverty, which social policies and the welfare system cannot reduce. The most vulnerable subjects and the types of needs that may arise during the person's life are described, taking up Maslow's pyramid classification. The multidisciplinary working method, social networks and the tool of co-planning are enhanced. The participation of several professionals and / or volunteers makes it possible to integrate skills, points of view and resources in order to respond more efficiently and targeted to the needs of citizens or the community. Social networks represent an important element for the definition of an aid project as they make it possible to deploy existing informal resources, integrate them with local services and enhance / strengthen social ties to combat hardship, reduce fragility and prevent emergence of a new difficult situation. Co-planning is a tool that promotes a formal partnership between public administration, third sector and civil society, aimed at the realization of integrated and innovative social interventions. It deals with the issue of the fight against poverty and social exclusion from a political point of view, which in recent years has assumed a central role within national agendas, leading to the implementation of various social policies to combat and prevent its spread. A more general look was turned to the European panorama, examining the main intervention strategies and social planning, and then focusing on the Italian case, describing the national and local welfare system and the social inclusion policies, increasingly oriented to the dual objective. of economic support and self-determination of the beneficiary. Important attention is paid to the territorial context as a place closest to the citizen and a reference area for the analysis of needs, resources, potential and critical issues. The current challenge is to promote a community capable of "self-healing" and to create a social and health care network to enhance and make the package of services offered more effective and discourage the institutionalization of the person. The second part of the text gives an example of what has been implemented in a territorial reality for the fight against poverty and social exclusion. The strategy adopted in the Municipality of Capannori is then analyzed, as the leading body of the Piana di Lucca and one of the most professionally advanced district areas, in which a technical table has been co-built, the multidisciplinary team strengthened and co-planning with the third sector, promoting the birth of a new operating model. Some projects carried out in the area are briefly described, relating to social and work inclusion, educational and family support and housing emergency, highlighting the multidisciplinary management and collaboration between public and private social entities. In the concluding chapter, the evolution of poverty after the 2008 economic crisis is described from a more statistical point of view, again with a double look at the European and Italian context. The final part is dedicated to a reading of the situation in relation to the impact generated by the Covid-19 pandemic, which has had strong repercussions both on the health of citizens and on the labor market and on the world economy, recording an exponential increase in the number of people and families at risk of poverty and the growth of the inequality gap.
Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com Editoriale Performative Thinking in Humanities Un Quaderno periodico Editoriale in cui si spiega che il Quaderno Think Tank PTH – Performative Thinking in Humanities diventerà una pubblicazione annuale dedicata alla disseminazione dei saperi filosofici e umanistici attraverso le arti audiovisive e musicali. Filosofia, Musica, Teatro, Impegno, Politica Fabrizio Masucci Museo Cappella Sansevero fabriziomasucci@museosansevero.it Un melologo filosofico per Raimondo di Sangro principe di Sansevero Prefazione del Presidente del Museo Cappella Sansevero al libretto e alla partitura del melologo. Velo, Cristo velato, Museo Cappella Sansevero, Teatro della Filosofia, Disseminazione Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com Il pensiero velato Una meditazione notturna del principe di Sansevero melologo in quattro quadri per voce recitante, voci registrate e percussioni libretto Basato sulle opere di Raimondo di Sangro e su altri testi dell'epoca concepiti nella cerchia dei cosiddetti Liberi pensatori, il libretto mette a fuoco la personalità del principe di Sansevero nel momento in cui scrive la Supplica (1753) da inviare a Benedetto XIV per chiedergli di derubricare la sua Lettera apologetica (1751) dall'Index librorum prohibitorum. Raimondo di Sangro viene presentato come un ostinato difensore della libertà di pensiero e della tolleranza. Il suo interesse per il sistema di segni del popolo peruviano (quipu) denuncia in lui un'attenzione per la scrittura, intesa come l'unico strumento concesso all'uomo per lasciare traccia di sé e guadagnare quindi una immortalità (non personale) nella fama. Pensiero critico, Tolleranza, Censura, Scrittura, Sperimentazione Rosalba Quindici Hochschule der Künste Bern rosalbaquindici@yahoo.it Il pensiero velato Una meditazione notturna del principe di Sansevero melologo in quattro quadri per voce recitante, voci registrate e percussioni score Partitura musicale del melologo. Musica contemporanea, Ricerca timbrica, Percussioni, Scrittura, Sperimentazione Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com Pandemia 2020 / scena deserta Breve storia di un progetto nato e mutato dall'emergenza sanitaria Il breve saggio racconta le fasi di lavorazione necessarie a produrre il video Pandemia 2020 / scena deserta, che evoca il tema dei teatri chiusi per la l'epidemia di Covid-19 ed è dedicato ad attori e musicisti in difficoltà perché rimasti senza lavoro. L'esplodere dell'emergenza sanitaria ha costretto i partecipanti a modificare il progetto mentre era in corso di svolgimento. Teatro, Video, Scenografia, Musica, Sceneggiatura Nera Prota Accademia di Belle Arti di Napoli nera.prota@yahoo.com Pensare con le mani nell'era digitale Manualità tra Information Technologies (IT) e creatività umana Nelle Accademie di Belle Arti, sempre più spesso l'information technology è proposta come un sostituto o un surrogato dello sviluppo individuale della manualità. Coloro i quali, per qualsiasi motivo, si sentono a disagio nell'usare la loro manualità, possono trovare un'apparente via di uscita nell'uso dei software. Tuttavia, questo trend rinforza la perdita di manualità impedendo alle persone di costruire un loro personale linguaggio artistico. L'aiuto delle macchine nella produzione artistica incontra un'esigenza di mercato, consolidando l'idea fittizia che la creatività umana possa essere espressa attraverso processi standardizzati. Certamente, ciò è funzionale all'interesse del mercato. Per esempio, uno dei software più usati in ambito artistico progettuale è il CAD (Computer-aided design). Il nome del software immediatamente svela la relazione asimmetrica con l'utente. In molti casi, software come il CAD possono interagire direttamente con altre macchine complesse (ossia macchine a controllo numerico) per intraprendere attività di larga scala ed estrema precisione. In questo saggio, l'autrice ricerca il confine tra la produzione industriale e la creatività umana in ambito artistico, sfatando in questo modo alcune ambiguità sul ruolo che la tecnologia ricopre nella società. Design, Virtuale, Arte, Tecnologia, Didattica Benedetta Tramontano Accademia di Belle Arti di Napoli bene_98@hotmail.it Ricerca stilistica e scelte personali Tecla: un'evocazione visuale in tre bozzetti di una città invisibile di Italo Calvino Nel contributo si descrivono le modalità seguite nel dare una raffigurazione fantastica – dunque soggettivo-prospettica – di una delle città invisibili di Italo Calvino: Tecla, la metropoli-cantiere. L'Autrice ha deliberatamente scelto il disegno e la colorazione a mano libera, rifiutandosi di utilizzare software di disegno digitale. Acquerello, china, bozzetto, colore, disegno digitale Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.it Giancarlo Turaccio Conservatorio Statale di Musica di Salerno "Antonio Martucci" giancarlo.turaccio@gmail.com Un ascolto iniziatico Conversazione tra un filosofo e un compositore sulla musica acusmatica Un ricercatore di filosofia e un docente di composizione dialogano sulla musica acusmatica, ossia quella proposta (anche in concerto) in assenza della sua fonte sonora. La discussione ricostruisce brevemente la storia del concetto e mette in evidenza l'importanza dell'ascolto "puro", fondato sulla relazione diretta fra l'orecchio e l'oggetto sonoro. Pitagorici, Pierre Schaeffer, Walter Benjamin, Oggetto sonoro, Spazializzazione del suono Gianvincenzo Cresta Conservatorio Statale di Musica di Avellino "Domenico Cimarosa" gianvincenzo.cresta@conservatoriocimarosa.org Ricordo di Bruno Maderna (1920-1973) a cento anni dalla nascita Del canto immobile Qualche riflessione su Per Caterina di Bruno Maderna per violino e pianoforte Spesso nell'indagine storico analitica su un compositore si cerca una sintesi e ci si focalizza su alcune opere ritenendole maggiormente rappresentative. È una via possibile che però delimita l'identità del compositore, piegandolo a una narrazione semplificata, mentre invece il cammino creativo di un artista è un complesso caleidoscopio. Per Caterina di Bruno Maderna è un breve brano per violino e pianoforte composto nel 1963, il cui esito, pur ponendosi in rottura rispetto ad altre sue opere e agli stilemi stilistici degli anni '50 e '60, si colloca con naturalezza nell'arco creativo dell'autore. È un brano emblematico del suo modo di vivere la musica come fenomeno unitario, senza steccati stilistici e categorizzazioni. La retorica è per Maderna un mezzo e non un'estetica e la musica un'esperienza complessa che mescola al sonoro il percettivo, il motorio e l'emozionale. Afferma Maderna: «la musica non può essere che un fatto espressivo, un suono suscita reazioni e i suoni non sono che mezzi». Identità, Canto, Antico, Modernità, Libertà Tommaso Rossi Conservatorio Statale di Musica di Benevento "Nicola Sala" info@tommasorossi.it Una grande Aulodìa Flauto e oboe nella "melodia arcaica" di Bruno Maderna Nella variegata e copiosa produzione musicale di Bruno Maderna la scelta di dedicare una particolare attenzione al flauto e all'oboe – i due più acuti rappresentanti della famiglia dei "legni" – sembra andare oltre il pur comprensibile interesse del compositore per l'indagine timbrica di due affascinanti strumenti, ma è legato a ragioni più profonde, che risiedono in aspetti fondanti della poetica musicale del compositore. Il flauto e l'oboe sono "gli" strumenti della mitologia classica, e il loro suono particolare rimanda immediatamente alla Grecia antica, alla civiltà che il popolo greco ha creato e al culto della bellezza che ne è scaturito, influenzando il corso della storia dell'Occidente. Maderna guarda, attraverso il suono di questi strumenti, a questo mondo – oggi perduto – con il preciso desiderio di riproporre utopicamente, in una modernità segnata dalla violenza delle macchine e nel contesto di una società disumanizzata, un ideale superiore ma irraggiungibile di armonia. Attraverso l'analisi di molti dei lavori scritti da Maderna, che hanno per protagonisti il flauto e l'oboe, l'autore ricostruisce alcuni aspetti dell'estetica maderniana. Hyperion, Musica su due dimensioni, Grande Aulodia, Don Perlimplìn, Terzo concerto per oboe Rossella Gaglione Università degli Studi di Napoli Federico II rossellagaglione@hotmail.com Discorsi tra Eco e Narciso A proposito di un recente libro di Dario Giugliano Che rapporto c'è tra ίδιοςe κοινός? E come possono la filosofia (nello specifico la metafisica) e la letteratura coniugare questi due termini? Quanto è difficile, e allo stesso tempo necessario, comunicare con l'Altro, cioè trasferire la propria voce singolare all'interno del sistema segnico condiviso affinché possa essere compresa? Che cos'è l'esperienza? Cosa si intende per idiotismo? Com'è possibile leggere il mito di Eco e Narciso? Questi e altri interrogativi sono alla base del testo di Giugliano che – grazie anche al confronto con vari pensatori (tra cui Platone, Novalis e Nietzsche) – offre numerosi e interessanti spunti di riflessione. Idiotismo, comunicazione, esperienza, Filosofia, linguaggio ; Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com Editorial Performative Thinking in Humanities A Periodical Book Editorial explaining that the Book Think Tank PTH – Performing Thinking in Humanities will become an annual publication dedicated to the dissemination of philosophical and humanistic knowledge through the visual and musical arts. Philosophy, Music, Theater, Commitment, Politics Fabrizio Masucci Museo Cappella Sansevero fabriziomasucci@museosansevero.it A Philosophical Melologue for Raimondo di Sangro principe di Sansevero Preface by the President of the Sansevero Chapel Museum to the libretto and score of the melologue. Veil, Veiled Christ, Sansevero Chapel Museum, Philosophy Theater, Dissemination Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com The Veiled Thought A Nocturnal Meditation by the Prince of Sansevero melologue in four scenes for narrating voice, recorded voices and percussion libretto Based on the works of Raimondo di Sangro and on other texts of the circle of the Free Thinkers, the libretto focuses on the personality of the Prince of Sansevero when he writes the Supplica (1753) for Benedict XIV. In it he ask him to delete his Lettera apologetica (1751) from the Index librorum prohibitorum. Raimondo di Sangro is presented as an obstinate defender of freedom of free thought and tolerance. His interest in the system of signs of the Peruvian people (quipu) denounces in him an attention to writing, which – understood as a trace of an existence – can guarantee immortality in fame. Critical Thinking, Tolerance, Censorship, Writing, Experimentation Rosalba Quindici Hochschule der Künste Bern rosalbaquindici@yahoo.it The Veiled Thought A Nocturnal Meditation by the Prince of Sansevero melologue in four scenes for narrating voice, recorded voices and percussion partitura musicale Score of the melologue. Contemporary music, Timbric Research, Percussion, Writing, Experimentation Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com Pandemic 2020 / Deserted Scene A Brief History of a Project that the Pandemic has changed The short essay describes the processing steps to produce the video Pandemic 2020 / deserted scene, which evokes the theme of closed theaters because of the Covid-19 epidemic and is dedicated to actors and musicians in difficulty, because without work. The explosion of the health emergency forced the participants to modify the project while it was in progress. Theater, Video, Scenography, Music, Screenplay Nera Prota Accademia di Belle Arti di Napoli nera.prota@yahoo.com Thinking with Hands in the Digital Age Crafting Art Amidst Information Technology (IT) and Human Creativity In Art Academies, IT is increasingly proposed as a substitute or a surrogate to developing individual crafting abilities. Those that, for any reasons, feel uncomfortable using their hands can easily find in computer applications an apparent way-out. However, this trend reinforces hands disability preventing individuals to build their own personal artistic language. Machine support in art crafting meets a growing market demand ushering in the fictitious idea that human creativity can be achieved through standardized processes. This is of course functional to market interests. For example, one of the most popular software is used in art design is CAD (Computer-Aided Design). The name itself highlights the asymmetric relation with the user. In many cases software like CAD can directly interact with other complex machines (i.e., numeric control machines) to undertake large-scale, precision tasks. In this essay, the Author will search the boundary between industrial production and human creativity, thus debunking some ambiguity about the role of technology in society. Design, Virtual, Art, Technology, Didactics Benedetta Tramontano Accademia di Belle Arti di Napoli bene_98@hotmail.it Stylistic Research and Personal Choices Tecla: A Visual Evocation in Three Sketches of an Invisible City by Italo Calvino The contribution describes the methods followed in giving a fantastic – therefore subjective-perspective – representation of one of Italo Calvino's invisible cities: Tecla, the building site-city. The Author has deliberately chosen freehand drawing and coloring, refusing to use digital drawing software. Watercolor, Ink, Sketch, Color, Digital Drawing Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.it Giancarlo Turaccio Conservatorio Statale di Musica di Salerno "Antonio Martucci" giancarlo.turaccio@gmail.com An Initiatory Listening Conversation between a Philosopher and a Composer about Acousmatic Music A philosophy researcher and a professor of composition talk about acousmatic music, which is proposed (even live) in the absence of her sound source. The discussion briefly reconstructs the history of the concept and highlights the importance of "pure" listening, which is based on the direct relationship between the ear and the sound object. Pythagoreans, Pierre Schaeffer, Walter Benjamin, Sound Object, Spatialization of Sound Gianvincenzo Cresta Conservatorio Statale di Musica di Avellino "Domenico Cimarosa" gianvincenzo.cresta@conservatoriocimarosa.org Memory of Bruno Maderna (1920-1973) One Hundred Years After his Birth On Steady Song Some Reflections on Per Caterina by Bruno Maderna for Violin and Piano In the analytic historical survey of a composer we usually look for a synthesis and we focus on some works that are considered more representative. It is a possible way but that can restrict the identity of the composer, bending it to a simplified narrative whereas the creative journey of an artist is a complex kaleidoscope. Per Caterina by Bruno Maderna is a short piece for violin and piano composed in 1963, and despite being in contrast with his other works and stylistic styles of the '50s and '60s, it is naturally placed in the creative arc of the author. It is an emblematic piece of his way of experiencing music as a unitary event, without stylistic fences and categorizations. Rhetoric is for Maderna a means and not an aesthetic and music is a complex experience that mixes sound with the perception, the motor and the emotional. Maderna says: «Music can only be an expressive fact, a sound that elicits reactions and sounds are only a means». Identity, Song, Ancient, Modernity, Freedom Tommaso Rossi Conservatorio Statale di Musica di Benevento "Nicola Sala" info@tommasorossi.it Una grande Aulodìa The Flute and the Oboe in Bruno Maderna's "Arcaic Melody" In Bruno Maderna's varied and copious musical production, the choice to devote particular attention to the flute and the oboe – the two highest pitched members of the "woodwind" family – seems to go beyond the composer's understandable interest in the timbre investigation of two fascinating instruments, but it is linked to deeper reasons, which reside in fundamental aspects of the composer's musical poetics. The flute and the oboe are "the" instruments of classical mythology. Their particular sound immediately recalls ancient Greece, the civilization that the Greeks founded, with its inherent cult of beauty, which influenced the whole history of Western civilization. Through the sound of these instruments, Maderna looks at this world – now lost – with the precise desire to re-propose utopically–in a modernity marked by the violence of machines and in the context of a dehumanized society–a superior but unattainable ideal of harmony. Through the analysis of many of his works, which feature the flute and the oboe, the author reconstructs some aspects of Maderna's aesthetics. Hyperion, Musica su due dimensioni, Grande Aulodia, Don Perlimplìn, Terzo concerto per oboe Rossella Gaglione Università degli Studi di Napoli Federico II rossellagaglione@hotmail.com Talkbetween Echo and Narcissus About a Recent Book by Dario Giugliano What is the relationship between ίδιος and κοινός? And how can philosophy (specifically metaphysics) and literature combine these two terms? How difficult is, and at the same time necessary, communicate with Other, that is to transfer one's singular voice in the shared sign system for this voice can be understood? What is experience? What is idiotism? What about the myth of Echo and Narcissus? These questions and other ones are the basis of Giugliano's text which – thanks also to the comparison with various thinkers (including Plato, Novalis and Nietzsche) – offers numerous interesting food for thought. Idiotism, Communication, Experience, Philosophy, Language
Dottorato di ricerca in Economia e territorio ; La tesi ha rivolto la sua attenzione a uno strumento innovativo nella gestione degli investimenti pubblici sotto il profilo economico amministrativo, la concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale che ha lo scopo di valorizzare il capitale demaniale dello Stato senza intaccare le risorse finanziarie dello stesso, vincolate dai criteri europei e prevalentemente destinate a coprire le spese correnti. La tesi descrive la prima concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale rilasciata dallo Stato: Villa Tolomei a Firenze. Villa Tolomei è un complesso immobiliare plurisecolare immerso nelle colline di Firenze, che a seguito della riqualificazione e della valorizzazione è stato trasformato in un hotel e resort a cinque stelle, a soli 5 minuti dal centro storico e a 2,7 km dal Ponte Vecchio, dotato di tutti i comfort. Villa Tolomei è una dimora risalente al XIV secolo appartenuta alla famiglia Tolomei. Il complesso immobiliare è costituito, sin dalla sua origine, da diversi edifici per circa 3.500 mq di superficie, collocati all'interno di 17 ettari di un parco che presenta ancora le tracce della vecchia organizzazione a poderi. La tesi descrive i criteri contabili per la redazione del Bilancio dello Stato italiano e passa in rassegna i vincoli imposti dal Trattato di Maastricht, dal Fiscal Compact e dal Two Pack, da cui emerge le difficoltà dell'Italia nel fare fronte ai propri impegni europei, nel valorizzare il proprio patrimonio artistico e culturale e nel procedere con gli investimenti necessari per lo sviluppo del Paese senza il quale la politica di austerità del bilancio non ha efficacia. Il Bilancio dello Stato italiano infatti sta destinando le proprie risorse prevalentemente, se non totalmente, per finanziare le spese di funzionamento e per il ripianamento del debito, trascurando le spese in conto capitale e in particolare la valorizzazione del proprio patrimonio immobiliare. Diventa quindi fondamentale una stretta cooperazione con il settore privato, tramite i cosiddetti partenariati pubblico-privati (PPP), in cui sono realizzati progetti comuni con vantaggi reciproci e che perseguono obiettivi anche sociali. Tra questi, un ruolo particolare è quello della concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale che permette allo stato di valorizzare il patrimonio e di creare occupazione e crescita, senza esborsi finanziari diretti. Una prima forma di Concessione Demaniale era già presente nella Roma Imperiale dove il complesso dei territori di proprietà della comunità, denominato "Ager Publicus", veniva assegnato ai cittadini meritevoli. Quasi un secolo più tardi con l'unificazione del Regno d'Italia e la stesura del Codice Civile del 1865, si ha la definitiva evoluzione del concetto di beni pubblici (sia mobili che immobili) distinti in demaniali (inalienabili e imprescrittibili) e patrimoniali (utili allo svolgimento delle attività interne ed estere proprie di uno Stato). In letteratura economica, l'analisi della possibile esistenza di vincoli finanziari per la decisione di produzione e d'investimento (Sau, 1999), è stata considerata fin dagli anni Cinquanta (Meyer – Kuh,1957; Gurley – Shaw, 1955). Tutti i contributi mostravano però il fianco a due possibili critiche: erano carenti nelle motivazioni teoriche di tali vincoli e si prestavano ad ambiguità interpretative nei riscontri empirici. Ciò contribuì al successo del teorema di Modigliani Miller (1958). Difatti, per oltre trent'anni i modelli teorici ed empirici delle decisioni d'investimento di una impresa privata si sono basati essenzialmente sul teorema di Modigliani-Miller. I due economisti si chiesero quale fosse il costo del capitale per un'impresa le cui fonti di finanziamento sono utilizzate per acquistare delle attività il cui rendimento è incerto. Formularono a tale riguardo tre proposizioni, nelle quali si afferma che, in base a determinate assunzioni, il valore di mercato di un'impresa è indipendente dalla sua struttura finanziaria, che il rendimento delle azioni è una relazione lineare crescente del rapporto d'indebitamento e che il tipo di strumento finanziario usato è irrilevante ai fini della valutazione della convenienza o meno dell'investimento. Si è applicato un identico ragionamento allo Stato, considerato come attore economico che investe alla stregua di un'impresa, per verificare se la sua struttura finanziaria sia effettivamente irrilevante rispetto alla politica d'investimento. Partendo dalla considerazione che, attualmente, il gettito fiscale è prevalentemente destinato a coprire le spese correnti e marginalmente le spese in conto capitale, ci si è chiesti quali soluzioni potesse trovare lo Stato per investire, nel rispetto dei vincoli europei. Si è escluso l'aumento del gettito fiscale poiché il livello della pressione tributaria è già elevato e l'aumento dell'indebitamento visti i vincoli europei. Inoltre, Il taglio della spesa pubblica, peraltro auspicabile, produce effetti solo nel lungo termine. Una metodologia alternativa, che renda irrilevante la struttura finanziaria rispetto alla politica di investimento, è la concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale. Prendendo in esame le modalità di copertura del fabbisogno e inserendo, come variabile, la concessione demaniale cinquantennale, si ottiene un vincolo di bilancio in cui è dimostrabile l'assunto del teorema di Modigliani-Miller. Questo strumento non solo non sottrae risorse finanziarie per il mantenimento e/o la valorizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato, ma genera un rendimento atteso attraverso la riscossione del canone di concessione. I vantaggi per lo Stato della concessione demaniale si rinvengono nella possibilità di attuare una politica di adeguamento infrastrutturale del Paese, limitando fortemente l'utilizzo di risorse finanziarie pubbliche. Utilizza competenze private in tutte le fasi di costruzione, gestione ed erogazione del servizio con un maggiore coinvolgimento dei soggetti finanziatori e con un trasferimento ottimale dei rischi al settore privato. Inoltre, lo Stato trae reddito con il canone di concessione cinquantennale demaniale che, nel caso di Villa Tolomei, ammonta a €150.000 all'anno per una durata di 50 anni, per un totale di €16.869.546,0011. Non da ultimo occorre ricordare che lo Stato incassa le imposte sul reddito generate dall'attività turistico-recettiva di Villa Tolomei. Per l'imprenditore privato, i vantaggi della concessione demaniale consistono in primis nei ridotti i costi d'investimento (non si acquista l'immobile); l'imprenditore nel caso di studio ha sostenuto solo i costi di riqualificazione del bene, che sono stati di circa €6,0 milioni, finanziati da istituti bancari e finanziari senza garanzia ipotecaria. L'attività turistico-recettiva è stata inaugurata il 24 maggio 2013 e i primi significativi risultati economici sono stati valutati in occasione della chiusura del primo anno di esercizio al 31/12/2014, il Bilancio 2014 che riporta Ricavi per €2.105.711,20, Costi €1.981.648,99 ed un Cash flow di €124.062,21. Questo livello di redditività garantisce la sostenibilità economica dell'attività, la remunerazione del capitale, ed è in linea con il business plan presentato nel bando di concessione demaniale cinquantennale attesta che l'imprenditore è stato in grado di pagare il canone di concessione e anche di generare un EBITDA positivo, fin dal primo anno di attività. Per la Regione Toscana, il vantaggio consiste nella valorizzazione dell'area che prima versava in stato di degrado e dal punto di vista economico nell'incasso dell'ammontare dell'IRAP e dell'addizionale regionale. Per il Comune di Firenze, oltre all'evidente incremento occupazionale2, lo strumento della concessione cinquantennale genera anche un introito per le casse del Comune consistente nella riscossione dei tributi e delle tasse locali (tassa di soggiorno, addizionale comunale, etc.). Infine, si genera un indotto locale in termini di un aumento dell'affluenza turistica (numero presenze camere) ed un incremento del volume degli scambi commerciali con le imprese locali (fornitori di beni e servizi) quantificabile in €1.285.024,89. Dalla analisi emerge come lo strumento giuridico amministrativo della concessione demaniale cinquantennale sia funzionale allo sviluppo locale, alla valorizzazione del patrimonio e alla sua tutela, nonostante i vincoli finanziari imposti sul bilancio pubblico in sede europea. 1 Ottenuti calcolando una rata annuale di €75.000 indicizzata al 2% annuo per 5 anni e una rata annuale di €150.000,00, indicizzata al 2% annuo per una ulteriore durata di 45 anni. 2 Attualmente Villa Tolomei conta alle sue dipendenze circa 50 lavoratori suddivisi fra rapporti di lavoro diretti ed indiretti. ; The thesis focused on an innovative administrative tool for the public investments' management: the state-owned fifty-years enhancement grant, intended to enhance the public capital without employing the financial resources, bound by the European budget criteria and mainly devoted to finance current expenditure. The thesis describes the first state-owned fiftyyears enhancement grant issued in Italy: Villa Tolomei in Florence. Villa Tolomei is a XIV century villa on the hills of Florence, which has been transformed into a Luxury hotel and fivestar resort that offers all amenities, is 5 minutes away from the city center and 2.7 km from Ponte Vecchio. Villa Tolomei is a Villa belonged to the prestigious Tolomei family. The Villa has, since its origin, several buildings for about 3,500 square meters, located within 17 acres of park that still has traces of the old farm structure. The thesis describes the accounting policies for the preparation of the Italian State Budget and reviews the constraints imposed by the Maastricht Treaty, the Fiscal Compact and the Two Pack, the difficulties to match these commitments, to enhance their artistic and cultural heritage and to proceed with the investments without which the austerity policy of the budget is ineffective. The Italian State Budget is devoting its resources mainly, if not entirely, to fund operating expenses and the debt repayment, neglecting capital expenditures and, in particular, the real estate. It is therefore essential a close cooperation with the private sector, through the so-called public-private partnerships (PPP), in which joint projects are realized with mutual benefits and pursuing social objectives at the same time. Among them, the state-owned fiftyyears enhancement grant plays a special role because it allows the state to promote the heritage and to create jobs and growth, without direct financial outlays. An early form of State grant was available in Imperial Rome where all territories belonging to the community, called "Ager Publicus", were awarded to most valuable citizens. With the unification of the Kingdom of Italy and the drafting of the Civil Code of 1865, it was defined the concept of public goods (both movable and real estate) divided into state-owned (inalienable and imprescriptible) and capital (useful in carrying out the State activities at home and abroad). In economic literature, the analysis of any financial constraint on production and investment (Sau, 1999) has been considered since 1950 (Meyer - Kuh, 1957; Gurley - Shaw, 1955). There are two possible criticisms of these contributions: the theoretical motivations of these constraints were deficient and lent themselves to ambiguity in the empirical evidence. These facts contributed to the success of the Modigliani Miller theorem (1958). In fact, for more than thirty years the theoretical and empirical models of investment's decisions of a private enterprise has been based largely on the Modigliani-Miller theorem. The two economists faced the question of which is the cost of capital for the company whose funding sources are used to purchase assets, whose return is highly uncertain. They formulated three propositions, which stated that, based on certain assumptions, the market value of a firm is independent of its capital structure, the performance of the shares is a linear increasing function of financial leverage and the type of financial instrument used is irrelevant to the assessment of the advantages and disadvantages of the investment. The Modigliani Miller theorem has been applied to the State, as an economic actor who invests as a firm, to see if its financial structure is actually irrelevant to the investment policy. Starting from the premise that, at present, the tax revenue is mainly intended to cover the costs and only marginally the capital expenditures, it has been looked for solutions the State could found to invest, within the European constraints. Increasing tax revenues could do the financing of new investments, but this solution is not feasible because of the high tax burden; at the same time a debt is not possible because of the European constraints. Moreover, the cut in public spending, however desirable, produces effects only in the long term. An alternative tool, which makes irrelevant the financial structure compared to the investment policy, is the state-owned fifty-years enhancement grant. By considering how to cover the needs and by inputting, as a variable, the granting of stateowned fifty-enhancement, it has been obtained a budget constraint in which the Modigliani- Miller theorem can hold. This tool not only removes financial resources for the maintenance and / or development of real property of the State, but generates an expected return through the collection of the concession fee. Thanks to the state-owned fifty-years enhancement grant it is possible to implement the country's infrastructure, severely limiting the use of public financial resources. It uses private expertise in all phases of construction, management and service delivery with a greater involvement of stakeholders and lenders with an optimum risk transfer to the private sector. In addition, the State raises revenues from the state-owned fifty-years enhancement grant that in the case of Villa Tolomei, amounts to € 150,000 per year for a period of 50 years, for a total of € 16,869,546.001. Moreover, the State collects the new income taxes generated by the tourist reception of Villa Tolomei. For the private entrepreneur, the benefits of state-owned fifty-years enhancement grant consist primarily in low investment costs (do not buy the property). In the case study, the entrepreneur claimed only the costs of the renewal of the property, which were € 6million, funded by banks and financial institutions without mortgage collateral. The hotel inaugurated on May 24th, 2013 and the first significant economic results were evaluated on 31/12/2014. The 2014 budget shows revenues of € 2,105,711.20, costs of € 1,981,648.99 and a cash flow of € 124,062.21. This level of profitability ensures the economic sustainability of the business, a fair return on capital, and is in line with the business plan presented in the notice of the state-owned fifty-years enhancement grant. It confirms that the entrepreneur has been able to pay the concession fee and also to generate a positive EBITDA after the first year of operation. For the Region of Tuscany, the benefit is the enhancement of the area, which was in a state of deterioration and the collection of IRAP and additional regional tax. For the City of Florence, the state-owned fifty-years enhancement grant generates an increase in employment2, and revenue for the coffers of the City consisting of local taxes (tourist tax, municipal surcharge, etc.). Finally, it generates an increase in the tourist figures and an increase in the volume of trade with local companies (suppliers of goods and services), estimated worth € 1,285,024.89. The analysis shows that the state-owned fifty-years enhancement grant is a juridical tool functional to local development, to enhance the cultural heritage and for its protection, despite the financial constraints on public finances imposed by the European Union. 1 Obtained by calculating an annual concession fee of € 75,000.00 indexed at 2% per annum for five years and an annual concession fee of € 150,000.00, indexed at 2% per annum for a further term of 45 years. 2 Currently Villa Tolomei has about 50 employees divided between direct and indirect labor relations.
RIASSUNTO La scelta di realizzare un Centro Benessere è stata presa per: - la necessità di focalizzare l'attenzione sull'individuo in quanto parte di una comunità, cercando di costruire un luogo che faccia emergere la primaria importanza del pensare a sé stessi, non come forma di egoismo o egocentrismo, ma come opportunità di conoscersi per poi imparare di nuovo a conoscere gli altri in un confronto sempre costruttivo. Ritengo sia importante abbattere quel muro che stiamo innalzando con mattoni fatti di tecnologia e schermi, reintegrando gli antichi insegnamenti, affrontati con la sociologia, riassunti nel significato di Agorà (dal greco antico ἀγορά = raccogliere, radunare). Nell'antica Grecia con questo termine si indicava la piazza principale della polis (città), creata con la consapevolezza dell'inestimabile valore che hanno gli spazi aperti e quelli comuni nell'aggregazione di individui di diversa età, ceto e pensiero. - la possibilità di costruire un edificio non per un'unica persona o per un nucleo familiare con abitudini simili, ma per cercare un "linguaggio comune" per poter soddisfare esigenze e personalità differenti. Il problema è quindi quello di trovare un modello unico di "abito-edificio" che possa calzare su misura al singolo e che, allo stesso tempo, possa valorizzarlo e distinguerlo dagli altri. Il sito oggetto di intervento si trova nella frazione di Laura, nel Comune di Crespina Lorenzana, in provincia di Pisa. È stato fatto un confronto con altri Centri limitrofi ed abbiamo selezionato questo capannone esistente poiché ospitava già una palestra e accoglieva il bacino di utenza sia del Comune di pertinenza sia dei Comuni limitrofi. L'analisi effettuata ha preso spunto dalla conoscenza, dal principio άρχή (arché), delle strutture per la cura, il trattamento e l'intrattenimento del corpo e della mente, sia per gli edifici esistenti nella storia che nelle altre culture, per poi approfondire quali siano le esigenze del territorio e, in modo specifico, della popolazione. Un altro approfondimento è stato fatto con la letteratura studiando professionisti come Le Corbusier con i suoi 5 punti assiomatici di una nuova architettura e le proporzioni con il Modulor e come Bruno Zevi con le sue 7 invarianti dell'architettura moderna. L'occasione di scrivere questa tesi si ha sia con la riprogettazione di un fabbricato già esistente che con la costruzione di una struttura ex novo su un lotto di terreno ancora libero. Il nuovo edificio nascerà infatti nel lotto in aderenza a quello in oggetto di modifiche. Con l'unione delle due strutture si è realizzato il Centro Benessere denominato "IO", idea nata dalle rispettive forme planimetriche. Il fabbricato esistente, un capannone industriale, ha infatti linee rettilinee ed il perimetro è stilizzabile in un rettangolo, la "I". La struttura nuova è stata invece plasmata da tutti i vincoli, dalle normative esistenti, anche e soprattutto in campo di risparmio energetico e di sicurezza , il risultato finale è stata una superficie esterna circolare ed una copertura a tronco di cono obliquo rovescio, la "O". Considerando cha la minima superficie disperdente, data dal rapporto S/V, è quella della sfera, si è deciso, per ovvie ragioni economiche e di fruizione degli spazi interni, di realizzare un volume cilindrico. La scelta di una copertura a compluvio è stata perfezionata utilizzando l'asse del tronco di cono obliquo, scelta presa sia per la raccolta delle acque sia per fornire una maggiore superficie con una inclinazione favorevole ai raggi del sole per l'istallazione di pannelli fotovoltaici. Tutto ciò è stato pensato per massimizzare la copertura da fonti rinnovabili di acqua ed energia. Con Questo progetto si è inoltre cercato di realizzare un Centro Benessere "a misura d'uomo". Per iniziare a dimensionare il nuovo costruito e capire i limiti di una ristrutturazione per l'edificio esistente sono state analizzate, in via preliminare, tutte le normative sia il Regolamento Urbanistico, il Piano Strutturale, le Norme Tecniche Attuative per l'U.T.O.E 9 di Pian di Laura, la Legge Regionale Toscana e la Normativa di Prevenzione Incendi. L'edificio da riqualificare appartiene alla tipologia edilizia del capannone industriale, così come le altre strutture nella stessa strada Via Karol Wojtyla. Questo perché tutta l'area è stata realizzata in forza di un Piano Insediativo Produttivo (PIP). Approfondendo l'inquadramento territoriale, con lo studio del PIP e delle leggi edilizie e urbanistiche, sono stati fissati i vincoli preesistenti entro cui lavorare. Per realizzare entrambi i poli ho studiato l'antica evoluzione dell'individuo, sia nel confronto con gli altri, per migliorare sé stessi attraverso lo sport, sia nella cura del proprio IO attraverso la cura benefica dell'acqua, cura nata con la costruzione delle prime terme. La struttura è stata così suddivisa in un Aria Secca, a cui viene dedicato l'edificato esistente caratterizzato da una planimetria rettangolare, attualmente è ad uso palestra (I) e in un'Aria Umida a cui viene destinato il nuovo fabbricato a pianta circolare (O). Una volta individuate le funzioni attraverso gli Ambiti Funzionali Omogenei (AFO) si sono stabiliti gli specifici Ambiti Spaziali Omogenei (ASO) da cui abbiamo delineato percorsi sostanzialmente unici o a senso alternato per garantire una più semplice igienizzazione degli spazi e per evitare assembramenti anche nel rispetto delle odierne restrizioni anti-Covid. Tenendo ben salde le Normative di Sicurezza Antincendio e quelle per la fruibilità per le persone diversamente abili si sono stabiliti percorsi orizzontali tali da garantire vie di esodo facilmente identificabili (frecce verdi su pavimento bianco e porte con vetrate di colore diverso per tutta l'altezza del fabbricato) e con larghezza tale da permettere sempre la rotazione della sedia a rotelle a 360° ed il passaggio di 2 persone. Considerando la possibilità del cambio d'uso, essendo una struttura pubblica, il dimensionamento delle vie di esodo è stato effettuato in funzione del massimo affollamento possibile relativamente all'edificio in oggetto. Per l'accesso alle persone diversamente abili al secondo piano esistente è stato introdotto un ascensore antincendio adatto ed usufruibile da tutti. Tra gli spogliatoi comprensivi di servizi non vi è nessuna differenza, sono infatti tutti attrezzati per i diversamente abili, inoltre nessuno scalino e nessuna rampa creano percorsi distinti. Per la realizzazione delle stanze si è scelto di unire diversi concetti insieme, così da sollecitare l'attenzione e la curiosità degli utenti ma soprattutto per farli sentire "a casa". I nuovi volumi sono una combinazione tra: 7 colori dell'arcobaleno e il nero per un totale di 8 cilindri, oltre al colore bianco che servirà per i percorsi. Vere e proprie stanze che possiamo ritrovare usualmente nella nostra casa: Cucina, Pranzo, Salotto, Camera, Bagno, Soffitta, Cantina e Ripostiglio. 5 sensi del corpo umano - Olfatto, Gusto, Vista, Tatto e Udito - oltre all'idea di "Alto", di "Basso" e di "Centro". Ritenendo importante stimolare la curiosità degli Utenti e al contempo riprodurre quella sensazione che si ha la sera quando si rientra nella propria casa, si è deciso di unire queste 3 idee tra loro. ROSSO - OLFATTO - CUCINA, ARANCIONE - GUSTO - PRANZO, GIALLO - VISTA - SALOTTO, VERDE - TATTO - CAMERA, BLU - UDITO - BAGNO, INDACO - BASSO - CANTINA, VIOLA - ALTO - SOFFITTA, NERO - CENTRO - RIPOSTIGLIO, BIANCO - CORRIDOIO. L'involucro realizzato, sia per le pareti opache che nelle parti vetrate come nella nuova copertura è stato verificato in rispetto delle vigenti normative igro-termo energetiche. Sfruttando la costruzione decentrata del nuovo edificato è stato possibile realizzare piscine e spazi all'aperto per l'uso nelle giornate più calde. Si sono infine ipotizzate delle linee guida ed un linguaggio per determinare le "Invarianti dell'Architettura del Benessere". 1. Studio Preliminare - Territorio, Letteratura e Normativa 2. Energia - Forma Involucro 3. Ambiti Funzionali e Spaziali - Stanze 4. Percorsi Riconoscibili e Distanze Minime - Corridoi 5. Sicurezza Antincendio e Strutturale - Materiali 6. Fruibilità senza distinzioni - Struttura Nuova ad Unico Piano 7. Benessere della Struttura 8. Rapporto Interno ed Esterno – Luce ed Ombra Questo è stato almeno il mio ordine prioritario per progettare questo Centro Benessere. Se per una singola abitazione è necessario raccogliere i vincoli e le preferenze dei committenti che la andranno ad abitare allora l'obiettivo che questa Tesi ha cercato di centrare è stato quello di far sentire a casa propria ogni utente che fa ingresso nel Centro Benessere "IO". Almeno le Strutture Architettoniche dovrebbero farci sentire "Ugualmente Diversi" SUMMARY The choice to make a wellness center was carried out for: - The need to focus attention on the individual as part of a community, trying to build a place that brings out the primary importance of thinking of oneself, not as a form of selfishness or egocentrism, but as an opportunity to get to know each other Learn again to learn about others in an always construction comparison. I believe it is important to break down that wall that we are raising with bricks made of technology and screens, remembering the ancient teachings, addressed with sociology, summarized in the meaning of Agorà (from ancient Greek ἀγορά = collect, gather). In ancient Greece with this term the main square of the polis (city) was indicated, created with the awareness of the anestimable value that have open spaces and those common for the aggregation of individuals of different age, class and thought. - The possibility of building a building not for a single person or a family unit with similar habits, but to look for a "common language" in order to satisfy different needs and personalities. The problem is therefore to find a unique model of "building-building" that can fit into size to the individual and that at the same time, can enhance it and distinguish it from the others. The site under intervention is located in the hamlet of Laura, in the municipality of Crespina Lorenzana, in the province of Pisa. A comparison has been made with other neighboring centers and this existing shed was selected as it already housed a gym and welcomed the catchment area both of the municipality of relevance and neighboring municipalities. The analysis carried out has taken inspiration from the knowledge, from the principle άρχή (arché), the structures for the care, treatment and entertainment of the body and mind, both for the buildings existing in history and in other cultures, and then deepen What are the needs of the territory and, specifically, of the population. Another in-depth study was made with literature studying professionals such as Corbusier with its 5 axiomatic points of a new architecture and proportions with the Modulor and as Bruno Zevi with its 7 invariants of modern architecture. Writing this thesis was the opportunity to be redeemed an existing building that the design of a construction of an ex-novo structure on a lot of land still free. The new building will be born in the lot in adherence to that in the object of changes. With the union of the two structures the wellness center called "IO" was created, an idea born from the respective planimetric forms. The existing building, an industrial warehouse, has in fact straight lines and the perimeter is stiluable in a rectangle, the "I". The new structure was instead shaped by all constraints, existing regulations, also and above all in the field of energy saving and security. The final result was a circular external surface and a trunk cover of oblique reverse cone, the "o". Considering the minimum dispersing area, given by the S / V report, it is that of the sphere, it was decided, for obvious economic reasons and of the use of the interior spaces, to carry out a cylindrical volume. The choice of a complyed cover was perfected using the axis of the oblique cone trunk, choice socket both for the collection of water and to provide a greater surface with a tilt in favor of the sun's rays for the installation of photovoltaic panels. All this was designed to maximize roof from renewable water and energy sources. With this project we also tried to create a wellness center "to a human scale". To start sizing the new built and understanding the limits of a restructuring for the existing building have been analyzed, all the regulations are the urban regulation, the Structural Plan, the technical implementing rules for Utoe 9 by Pian di Laura, the regional Tuscan law and fire prevention legislation. The building to be redeveloped belongs to the building type of the industrial warehouse, as well as the other structures on the same street Via Karol Wojtyla. This is because the whole area has been carried out under a production settlement (PIP). Deepening the territorial framework, with the study of PIP and building and urban laws, pre-existing constraints have been set within which to work. To achieve both poles, I studied the ancient evolution of the individual, both in confrontation with others, to improve themselves through sports, both in the care of his ego through the beneficial care of water, cured with the construction of the Prime Terme. The structure was thus divided into a dry air, to which the existing building is dedicated characterized by a rectangular plan, is currently for gym (I) and in a wet air to which the new circular plant is destined (O). Once the functions are identified through the homogeneous functional areas (AFO) the specific homogeneous spatial areas (ASO) has been established from which we have outlined substantially unique or alternate routes to ensure easier sanitation of spaces and to avoid assemblies even in compliance with the Today anti-covid restrictions. Keeping fire safety regulations firmly and those for usability for disabled persons have established horizontal paths such as to guarantee easily identifiable exodus routes (green arrows on white floor and doors with different stained glass windows throughout the height of Manufactured) and with width to always allow rotation of the 360 ° wheelchair and passage of 2 people. Considering the possibility of the change of use, being a public structure, the dimensioning of the exodus routes was carried out according to the maximum possible crowding relative to the building in question. For access to people with disabilities at the second existing floor a suitable fire lift was introduced and usable by all. There are no difference between the changing rooms, there are no difference, they are all equipped for the disabled people, moreover no step and no ramp create distinct paths. For the realization of the rooms it was chosen to combine different concepts together, so as to urge the attention of users but above all to make them feel "at home". The new volumes are a combination of: - 7 colors of the rainbow and black for a total of 8 cylinders, in addition to the white color that will serve for the paths. - Real rooms that can usually find in our house: kitchen, lunch, living room, bedroom, bathroom, attic, cellar and storage room. - 5 senses of the human body - smell, taste, sight, touch and hearing - in addition to the idea of "high", of "low" and "center". Retentioning important to stimulate users' curiosity and at the same time reproduce that feeling that you have in the evening when you return to your home, you decided to join these 3 ideas between them. Red - Smell - Kitchen, Orange - Taste - Lunch, Yellow - View - Living room, Green - Tacto - Room, Blue - Hearing - Bathroom, Indigo - Low - Cellar, Viola - High - Attic, Black - Center - Closet, White - Corridor. The casing made, both for the opaque walls and in the glazed parts as in the new coverage has been verified in compliance with the current Igro-thermo energy regulations. Taking advantage of the decentralized construction of the new built it was possible to make swimming pools and outdoor spaces for use on the hottest days. Finally, guidelines and language were hypothesized to determine the "invariants of wellness architecture". 1. Preliminary study - territory, literature and regulations 2. Energy - wrap shape 3. Functional and spatial areas - Rooms 4. Recognizable paths and minimum distances - corridors 5. Fire protection and structural safety - materials 6. Usability without distinctions - new structure with single floor 7. Wellness of the structure 8. Internal and external relationship - light and shadow This was at least my priority order to design this wellness center. If for a single house it is necessary to collect the constraints and preferences of the clients who will then live the goal that this thesis was to make each user feel at home that enters the wellness center "I". At least architectural structures should make us feel "Equally Different".
"Mi sia concesso di cominciare con una confessione piuttosto imbarazzante: per tutta la mia vita nessuno mi ha dato piacere più grande di David Bowie. Certo, forse questo la dice lunga sulla qualità, della mia vita. Non fraintendetemi. Ci sono stati momenti belli, talvolta persino insieme ad altre persone. Ma per ciò che riguarda una gioia costante e prolungata attraverso i decenni, nulla si avvicina al piacere che mi ha dato Bowie." (Simon Critchley, Bowie) Quelli che non conoscono l'opera di Bowie, temo, avranno provato un po' d'irritazione per la quantità di cose dette e scritte dopo la sua morte nel gennaio scorso. O perlomeno stupore, viste le innumerevoli sfaccettature per cui è stato ricordato. Come ha scritto giustamente Francesco Adinolfi su Il manifesto del 12 gennaio, "non c'è un solo Bowie, e ognuno ha il suo Bowie da piangere". C'è ovviamente il Bowie che tra la fine dei '60 e i primi anni '70 porta in scena la libertà contro la soffocante pubblica morale, mescolando generi ed identità sessuali in canzoni e concerti, ostentando i suoi personaggi scandalosi per sbatterli in faccia a family day di ogni sorta. Lo scrittore Hanif Kureishi, per esempio, ricorda la canzone "Rebel rebel" (1974) come una spinta che lo porta a desiderare di andarsene dal monotono perbenismo del sud di Londra. Il filosofo Simon Critchley descrive l'impatto di "Rock'n'roll suicide" (1972), dove l'urlo "You're not alone!" ("Non sei solo"!) diventa detonatore emotivo per una generazione di giovani a disagio con se stessi e con il mondo, spingendoli a cercare di diventare qualcos'altro – "qualcosa di più libero, più queer (traducibile con 'eccentrico', e anche 'omosessuale'), più sincero, più aperto, e più eccitante." Ma questo Bowie, l'icona del gender bending, è stracitato. Molto meno noto è il Bowie dall'animo irriducibilmente politico. Intendiamoci, anche dal punto di vista politico Bowie è stato molte cose. Nel 1975 rilascia alcune dichiarazioni di simpatia verso il nazismo, che saranno poi rettificate e (molto parzialmente) giustificate con la sua pericolosa dipendenza dalle droghe di quel periodo. Il clamore è amplificato da una fotografia in cui sembra fare il saluto romano a una folla di fan che lo attende a Victoria Station (ma osservando il filmato dell'evento su Internet, pare che il fotografo abbia preso lo scatto proprio nel momento in cui il braccio si tende in un normalissimo saluto). Si tratta di un aspetto delicato ancora da chiarire completamente, in cui anche critici raffinati come Critchley non si avventurano troppo. E che comunque ha finito per offuscare, secondo me, la figura di Bowie cantore degli ultimi e dei margini. Il nodo cruciale di questo suo aspetto è l'album Scary Monsters (1980), alla fine di un decennio segnato da una serie di album memorabili, dal glam rock alle sperimentazioni berlinesi – storicamente, la fine delle utopie e l'inizio del cosiddetto riflusso. Nel brano "Ashes to ashes" Bowie riprende il personaggio che l'aveva portato al successo, il Maggiore Tom, astronauta che in "Space oddity" (1969) celebrava l'allunaggio ma al contempo si perdeva stranamente a galleggiare nello spazio. Seguendo una parabola analoga agli ideali bruciati di quel periodo, nel 1980 Major Tom ricompare travolto dalle droghe pesanti, schiavo dei mostri che lo perseguitano nello spazio: I want an axe to break the ice, I want to come down right now Ashes to ashes, funk to funky We know Major Tom's a junkie strung out in heaven's high hitting an all-time low Voglio un'ascia per rompere il ghiaccio, voglio venir giù subito Cenere alla cenere, funk al funky Lo sappiamo che Major Tom è un tossico sperso nell'alto dei cieli caduto in una depressione storica Ma anche la realtà in cui Major Tom desidera tornare non promette nulla di buono. In Scary Monsters si manifesta uno dei punti più alti della critica socio-politica nei testi di Bowie, che assume toni quasi profetici. Mi riferisco alla canzone che apre l'album, "It's no game (no. 1)": Silhouettes and shadows watch the revolution No more free steps to heaven and it's no game (…) Documentaries on refugees couples 'gainst the target (…) Draw the blinds on yesterday and it's all so much scarier Put a bullet in my brain and it makes all the papers Profili e ombre guardano la rivoluzione Niente più passi facili verso il paradiso e non è un gioco (…) Documentari su rifugiati coppie nel mirino (…) Chiudi la finestra sul passato ed è tutto più spaventoso Sparami un colpo in testa e ne parleranno tutti i giornali Qui Bowie sembra svelare quella che sarà la faccia oscura degli anni '80 e oltre: la questione dei rifugiati e delle vittime civili dei conflitti (come suonano profetici quei due versi…), l'oblio degli ideali del passato, lo sguardo onnipresente ma banalizzante dei mass media. E' importante ascoltare "It's no game (no. 1)" anche perché Bowie canta questa canzone a squarciagola, a voce quasi stridula, come se lo stessero torturando; l'insieme è reso più complesso dall'alternanza con una voce femminile che canta in giapponese una traduzione del testo, in tono aggressivo. Secondo Critchley, "il genio di Bowie risiede nell'armonizzare minuziosamente parole e musica attraverso il mezzo della voce". I versi finali della canzone introducono poi un riferimento più esplicitamente politico, forse riferendosi alla polemica menzionata sopra: So where's the moral? People have their fingers broken To be insulted by these fascists – it's so degrading And it's no game E allora dov'è la morale? La gente ha le dita spezzate Venir insultati da 'sti fascisti – è così degradante E non è un gioco La voce di Bowie si contorce soprattutto quando pronuncia il titolo della canzone, "non è un gioco": il dramma della 'fine delle ideologie' sta nel poter non prendere più nulla sul serio, neanche le grandi tragedie. C'è una coincidenza curiosa, a questo proposito. L'anno seguente Giorgio Gaber mette in scena il recital Anni affollati, e nel pezzo parlato "Il presente" offre (ovviamente con Sandro Luporini) una caustica riflessione sul nuovo clima dei primi anni '80, dove i più bravi e geniali riescono a togliersi di dosso la pesantezza di qualcosa che ingombra per dedicarsi allo 'smitizzante'. Perché di fronte all'idiozia dei vecchi moralisti, preferisco vedere l'uomo di cultura che si fa fotografare nudo su un divano a fiori. Eh sì, per questa sua capacità di saper vivere il gioco. Sto parlando insomma di quelli veramente colti, che con sottile ironia hanno riscoperto… l'effimero. Ecco che cos'è il presente: l'effimero. E devo dire che per della gente come noi, che non crede più a niente, questo è perfetto. (…) La cosa più intelligente da fare è quella di giocare d'astuzia con i segnali del tempo. Ma attenzione, perché tra l'avere la sensazione che il mondo sia una cosa poco seria, e il muovercisi dentro perfettamente a proprio agio, esiste la stessa differenza che c'è tra l'avere il senso del comico ed essere ridicoli… La canzone di Bowie non finisce qui, perché Scary Monsters ha una struttura circolare e si chiude con "It's no game (no. 2)" ("Non è un gioco, parte seconda"), dove viene riproposto lo stesso motivo – o quasi. Questa versione accentua la critica sociale (e la visionarietà profetica) aggiungendo una strofa finale sullo sfruttamento del lavoro minorile: Children 'round the world put camel shit on the walls Making carpets on treadmills, or garbage sorting And it's no game Bambini in tutto il mondo mettono cacca di cammello sui muri Fanno tappeti su macchinari, o frugano in discariche E non è un gioco Ma soprattutto, i versi di questa "parte seconda" sono cantati in modo radicalmente diverso, con voce lenta, calda, modulata, quasi da crooner in stile Frank Sinatra, quasi a voler dire: guardate che anche i miei pezzi apparentemente più commerciali possono essere qualcosa di più di semplici canzoni orecchiabili. E' una caratteristica dei suoi testi che viene colta anche dalla genialità sregolata di Lars Von Trier, il cui durissimo film Dogville (2003), sulla brutalità del sogno americano, si conclude con la scena del massacro di un intero villaggio e uno stacco improvviso sui titoli di coda: una sequenza di immagini di povertà e degrado statunitense con in sottofondo il pezzo "Young Americans" (1975), dal ritmo allegro ma con un sottotesto che accenna alla sterilizzante massificazione degli individui: We live for just these twenty years, do we have to die for the fifty more? Viviamo solo per questi vent'anni, dobbiamo morire per altri cinquanta? Questa ambivalenza è riscontrabile soprattutto nei dischi immediatamente successivi a Scary Monsters, quelli segnati da un disimpegno che per la prima volta fanno diventare Bowie un fenomeno commerciale mainstream, e che molti fan ancora rifiutano. Mi riferisco innanzi tutto a Let's Dance (1983), ovviamente, ricordando il videoclip della canzone omonima che mette in primo piano la condizione degli aborigeni australiani; come scrive Nicholas Pegg nel suo enciclopedico The Complete David Bowie, "prendendo spunto solo marginalmente dal testo della canzone per sposare la causa dei diritti degli aborigeni, il video costituisce il primo (sic) sostanziale esempio del ruolo da militante sociopolitico che Bowie cominciava a ritagliarsi negli anni '80." Sempre in Let's Dance, il brano "Ricochet" ("Pallottola di rimbalzo") è pervaso da un senso di totale sacrificabilità delle vite umane; come in "It's no game", i versi sembrano già descrivere il lato oscuro della globalizzazione neoliberista: Like weeds on a rock face waiting for the scythe (…) These are the prisons, these are the crimes teaching life in a violent new way (…) Early, before the sun, they struggle off to the gates in their secret fearful places, they see their lives unraveling before them (…) But when they get home, damp-eyed and weary, they smile and crush their children to their heaving chests, making unfullfillable promises. For who can bear to be forgotten? Come erbacce sulla roccia in attesa della falce (…) Queste sono le prigioni, questi i crimini che insegnano la vita con nuova violenza (…) Presto, prima del sole, sgomitano verso i cancelli nei loro spaventosi luoghi segreti, vedono la propria vita che gli si dipana di fronte (…) Ma quando arrivano a casa, stanchi e con occhi umidi, sorridono e si stringono i figli al petto ansante, facendo promesse inesaudibili. Perché chi può sopportare di venir dimenticato? Buona parte di questi versi sono parlati con voce metallica, come da un megafono, rimarcando così l'idea di omologazione oppressiva della società contemporanea. Su questi temi Bowie ritorna periodicamente anche nei dischi incisi dopo Let's Dance, dalla fine degli anni '80 fino a pochi anni fa – album quasi sempre di gran qualità, che le commemorazioni dello scorso gennaio hanno praticamente ignorato. Va menzionato, dall'album Tin Machine (1989) il brano "I can't read" ("Non so leggere"), che tratta di deprivazione culturale in un mondo dove "money goes to money heaven / bodies go to body hell" (" i soldi finiscono nel paradiso dei soldi / i corpi nell'inferno dei corpi"). Lo stesso LP contiene una cover di "Working class hero" ("Eroe della classe operaia") di John Lennon (1970), inno anti-sistema cantato da Bowie con voce carica di rabbia: When they've tortured and scared you for twenty-odd years then they expect you to pick a career when you can't really function you're so full of fear (…) Keep you doped with religion and sex and TV and you think you're so clever and classless and free but you're still fucking peasants as far as I can see (…) There's room at the top they're telling you still but first you must learn how to smile as you kill Dopo che ti hanno torturato e terrorizzato per una ventina d'anni poi si aspettano che tu ti scelga una carriera mentre non riesci neanche a pensare tanto sei pieno di paura (…) Ti drogano di religione, sesso e TV e ti credi d'essere così furbo e oltre le classi e libero ma sei ancora un cazzo di bifolco, mi sembra (…) C'è ancora posto là in cima, ti continuano a dire Ma prima, mentre uccidi, devi imparare a sorridere Una diffusa alienazione sociale emerge anche in "Dead man walking" ("Morto che cammina", 1997), un pezzo contaminato da sonorità drum'n'bass che martellano immagini come questa: an alien nation in therapy sliding naked, anew like a bad-tempered child on the rain-slicked streets una nazione aliena in terapia che scivola nuda, di nuovo come un bambino intrattabile per strade viscide di pioggia Due anni dopo, in "Seven", riprende la figura del fratello maggiore Terry, sofferente di schizofrenia e suicida nel 1985, tornando così ad un altro tema per lui ricorrente, quello dei meccanismi sociali che riproducono la malattia mentale: I forgot what my brother said I forgot what he said I don't regret anything at all I remember how he wept On a bridge of violent people I was small enough to cry I've got seven days to live my life or seven ways to die Ho scordato cosa diceva mio fratello ho scordato che diceva Non rimpiango davvero nulla mi ricordo come piangeva Sopra un ponte di gente violenta ero abbastanza piccolo da strillare Ho sette giorni per vivere la mia vita o sette giorni per morire L'attenzione di Bowie verso le vittime della Storia si può ritrovare, comunque, già prima del 1980. Quando ancora cantava ballate alla Bob Dylan, il pezzo "Little bombardier" ("Il piccolo artigliere", 1967) narra di un reduce solo, spaesato e affamato di affetti: War made him a soldier, little Frankie Mear. Peace made him a loser, a little bombardier La Guerra lo fece un soldato piccolo Frankie Mear La pace lo fece un perdente, un piccolo artigliere Per sua grande gioia, diventa amico di due bambine, ma si farà cacciare perché sospettato di pedofilia: Leave them alone or we'll get sore. We've had blokes like you in the station before Lasciale stare o cominceremo a seccarci. Ne abbiamo già avuti come te alla stazione di polizia. Pur puntando esplicitamente il dito contro l'autorità costituita, questa storia malinconica è musicata, scrive Pegg, con un "nostalgico valzer da fiera di paese (…) uno dei pochissimi brani di Bowie scritti in 3/4". Il testo è ispirato al racconto "Uncle Ernest" (1959) di Alan Sillitoe, uno dei più felici narratori del nuovo realismo proletario nel secondo dopoguerra. In quanto a temi socio-politici, Bowie tocca spesso anche l'imperialismo statunitense e la natura repressiva delle religioni istituzionali (si veda ad esempio lo 'scandaloso' videoclip di "The next day", 2013). Ma il Bowie che ho voluto ricordare qui è l'artista che non ha mai chiuso gli occhi di fronte alle ingiustizie, alla sofferenza degli ultimi. Potrà suonare paradossale, ma mi viene da pensare ad un altro grande cantore dei margini come Enzo Jannacci. Bowie torna spesso su ciò che in "Under pressure" ("Sotto pressione", 1981) definisce "the terror of knowing what this world is about" ("il terrore di sapere di cosa è fatto questo mondo"), mentre Love dares you to care for the people in the streets the people on the edge of the night L'amore ti sfida a prenderti cura della gente per le strade la gente al margine della notte Certo, è difficile accostare i maglioni sudati di Jannacci al Bowie che ha creato e curato la propria immagine, cui il prestigioso Victoria and Albert Museum di Londra ha dedicato una mostra di grande successo nel 2013. E la voce di Jannacci, sempre apparentemente sul punto di esaurire il fiato, condivide poco con le virtuosità bowiane. Dietro ad entrambi vedo però una sensibilità comune, e un simile atteggiamento di insofferenza verso ogni inquadramento, ogni norma imposta dall'alto. Per me, i testi di Bowie hanno rappresentato l'inizio di una passione per la letteratura in lingua inglese, e per la natura indecifrabile, sfuggente e mai omologabile che è propria della poesia. Critchley nota che, a partire dal periodo berlinese, i suoi versi diventano meno intellegibili e narrativi, e che "colpiscono maggiormente quando sono più indiretti. Siamo noi a doverli completare con la nostra immaginazione, col nostro desiderio." Continuo a citare Critchley anche perché mi ritrovo profondamente nel percorso del suo libro, purtroppo non ancora tradotto in italiano. Il volumetto si conclude con una frase che sottoscrivo, e che rappresenta il motivo per cui non ho ancora trovato il coraggio di ascoltare Blackstar, l'ultimo album uscito solo due giorni prima della morte: "Non voglio che Bowie finisca. Ma lo farà. E anche io."
La presente ricerca si è proposta di evidenziare le strategie di integrazione ovvero le pratiche di cittadinanza adottate in favore di un particolare segmento dei fenomeni migratori internazionali attuali: quello dei minori stranieri che soli varcano le frontiere del nostro paese alla ricerca di generiche migliori condizioni di vita. La conoscenza del loro patrimonio culturale e l'analisi delle procedure di accoglienza e di integrazione adottate nelle società di accoglienza, rappresentano una sfida stimolante nella prospettiva della disciplina antropologica, da sempre considerata la scienza 'dell'altro' e della 'differenza culturale' (Callari Galli, 2005). In generale, l'importanza di tale studio è resa evidente certamente dai numeri sempre più consistenti di minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro paese, ma ancor più dalla necessità di ridefinire le strategie dell'integrazione sociale complessive se non si vuole alimentare quella che già dagli anni 70 è stata definita da alcuni criminologi come una "una bomba sociale a scoppio ritardato" (Bovenkerk 1973, cit. in Barbagli 2002, p. 31); tanto è la posta in gioco. Sebbene la letteratura sulle seconde generazioni e in particolare quella sui minori stranieri non accompagnati sia ormai cospicua tanto in Italia quanto a livello internazionale, mancano ancora monografie antropologiche su singole nazionalità immigrate soprattutto che siano capaci di accedere, investigare ed indagare il controverso universo emozionale dei minori. La presente ricerca nasce dall'esigenza di colmare questo gap esperienziale assumendo come protagonisti una frangia specifica della categoria minorile: i giovani di origine marocchina che si innescano su uno specifico segmento delle attuali tratte migratorie transnazionali, l'asse Khourigba – Roma. In accordo con le recenti acquisizioni degli studi antropologici (Persichetti, 2003; Riccio; 2007; Capello, 2008) si è ritenuto inoltre opportuno procedere con uno studio multisituato capace di ricomprendere al suo interno i due aspetti del binomio migratorio: il contesto di partenza e quello di arrivo dei giovani migranti. "Prima di diventare un immigrato, il migrante è sempre innanzitutto un emigrato" scrive il sociologo algerino Abdelmalek Sayad (2002) intendendo con tale affermazione che emigrazione ed immigrazione sono due facce della stessa realtà. Uno studio dei fenomeni migratori cioè dimentico delle condizioni di origine si condanna ad offrire degli stessi solo una versione parziale e connotata etnocentricamente. L'etnografia, iniziata nel 2006 e terminata nel 2008, è stata quindi integrata da due viaggi in Marocco con l'intenzione appunto di cogliere quella parte di vissuto fatto anche di suoni, colori, immagini altrimenti non "accessibile" e non "trasmissibile" nel solo contesto di accoglienza. Chiaramente si è fatto largo uso di metodologie qualitative (osservazione partecipante, focus group, interviste in profondità) in quanto maggiormente adatte ad indagare in profondità le complesse dinamiche caratterizzanti i vissuti esperienziali; a cogliere le sfumature di contesto e di restituire per queste stesse ragioni un quadro vivo e frastagliato fuori da logiche pre- costituite. La restituzione delle testimonianze raccolte - grazie a un capillare lavoro di conoscenza della realtà romana dell'immigrazione e a un 'patto' etnografico molto forte intrattenuto con i giovani testimoni nonché con gli operatori che in molte occasioni se ne fanno carico - fa risaltare gli aspetti non solo politico-culturali della questione, ma anche l'intreccio di emotività e fragilità che si cela al centro della loro condizione di minori non accompagnati. La particolare condizione di vulnerabilità di cui sono vittima deriva certamente da una condizione giuridica fortemente "incerta", ma anche dal doppio ruolo sociale che il minore straniero non accompagnato assume su di sé: come "minore" è soggetto di un tradizionale percorso pedagogico, come "straniero" è un pericolo per l'ordine pubblico. La tutela "naturale" viene in questo modo costantemente infranta o finisce per dissolversi in uno spazio che non può essere indirizzato o controllato su logiche o prassi proprie dell'ordine nazionale. Soggetto "anomalo" e "sovversivo"quindi, il minore straniero non accompagnato, spesso relegato negli ambiti bui e marginali delle metropoli odierne, con la sua stessa presenza pone seri interrogativi rispetto alla capacità della nostre società di accoglienza di produrre coesione sociale e di riformulare le regole del gioco di un sistema che sia realmente inclusivo delle parti. Adolescenti (e) immigrati la cui vita si svolge su rotte transnazionali. Il loro percorso è intessuto di piccole casualità - incontri, parole, piccoli gesti - che ne determinano l'intrigo. Sono storie fatte di alternanza di successi e sbandamenti, integrazione e devianza, intreccio di trame che si snodano sul confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Minori al "bivio", dunque, qualcuno dice, "tra integrazione e rimpatrio". Questi giovani, figli di una diaspora migratoria che ha tessuto legami sociali internazionali in vari continenti, tendono a pensarsi come cittadini del mondo e possono immaginare il loro futuro in Italia, nel paese d'origine, così come in un altro luogo, conoscono la fatica dell'adattamento, e stanno imparando a gestirlo; sanno che la loro "differenza", le loro conoscenze di un'altra lingua, cultura e religione, il loro aspetto, le loro esperienze non sempre facili di socializzazione, potranno rivelarsi un limite o una risorsa. E' questa nuova consapevolezza che si sta faticosamente facendo strada oggi tra le coscienze a far sperare oggi in un destino per loro diverso da quello vissuto dai loro coetanei delle banlieues francesi o delle inner cities britanniche, dove l'essere cresciuti in quartieri in cui problemi sociali e esistenziali simili tendono a sovrapporsi, ha portato molti giovani a sentirsi collettivamente parte di una generazione tradita e sacrificata, maturando così rancore sociale e desiderio di imporsi, attraverso un'identità fiera o desiderosa di ricreare una sua purezza. La scommessa di una integrazione sociale riuscita per i giovani stranieri cresciuti nel nostro paese, ma ancora più per i minori stranieri non accompagnati, si gioca essenzialmente quindi nelle reti dell'assistenza sociale e quindi nella scuola. Tale scelta pur essendo molto lontana dal conseguimento degli obiettivi economici, e quindi dall'ottemperamento del mandato migratorio, consente di rivendicare principi e ragioni di "somiglianza – uguaglianza" con i compagni di scuola autoctoni; confronto prima pressoché impossibile data la clandestinità cui sono di sovente costretti i minori stranieri non accompagnati e la peculiarità del tipo di lavoro svolto dai marocchini, quello ambulante, per sua natura itinerante e fortemente stigmatizzato dall'opinione comune. Nonostante le evidenti lacerazioni che questa scelta comporta in termini di: rottura con vecchi schemi di comportamento; ridefinizione dei ruoli all'interno della famiglia, nell'ambito societario di arrivo, così come in quello di appartenenza; riapporpiazione della propria identità, questa strada sembra a tutt'oggi l'unica in grado di preservare questi giovani migranti o di stornarli dal destino di devianza e marginalità che spesso si apre loro come scelta obbligata. La ricerca consta di due parti: la prima rende conto della letteratura in materia di seconde generazioni e la seconda restituisce i risultati dell'etnografia. In particolare il primo capitolo affronta i termini generali della questione con l'intenzione di chiarire i diversi misunderstanding che costellano il dibattito in materia di immigrazione attraverso una lettura critica della letteratura nazionale e internazionale. Il secondo e il terzo capitolo si occupano rispettivamente della normativa europea e italiana. Quanto al primo contesto sono evidenziate le diverse pratiche adottate in materia di ingresso dei minori stranieri non accompagnati all'interno dei confini di alcuni Paesi membri di vecchia e nuova immigrazione (Francia, Inghilterra, Germania, Belgio e Spagna) e posti in luce i gaps presenti così come le falle del sistema; quanto al contesto italiano, si mettono in rilievo le criticità che gli apparati giuridici presentano rispetto a una realtà concreta del fenomeno caratterizzata, come è ovvio, da straordinaria fluttuanza e informalità. Il quarto capitolo è stato dedicato alla scuola in quanto considerata la vera fucina del cambiamento sociale per la sua capacità di rappresentare l'occasione primaria di formazione linguistica, di costruzione di reti interne al Paese di accoglienza, di apprendimento di concetti e modalità didattiche ad esso omogenee; un paragrafo a parte è stato riservato all'inserimento lavorativo essendo questo il principale movente della migrazione di questi giovani. Infine il quinto capitolo si è prefisso di indagare il contesto di provenienza dei minori intervistati, il Marocco, ricostruendo l'eredità del passato coloniale, le scelte economiche del Marocco Indipendente, i fattori di push and pull dietro i flussi migratori di ieri e di oggi. Il quadro finale ha permesso di sondare la salute del sistema. Riconoscere diritto di parola e di ascolto dell'infanzia e dell'adolescenza ha significato fare un passo importante in avanti nella comprensione della loro soggettività, consentendo di fare emergere tutti quegli aspetti di conformità, progressivo adattamento ovvero di riottosità rispetto tanto alla propria comunità di appartenenza quanto alla società di arrivo. Considerare i minori come "soggetti di diritto" ha significato in altre parole ripensare sotto un altro punto di vista l'organizzazione e le strutture profonde che quella società regolano con il merito di porre in luce aspetti e problemi inediti, frizioni interne al gruppo normalmente sfuggevoli e molto riposte ed elementi di scarto rispetto a un modello omogeneo e granitico di una data cultura. Occorre sobriamente riconoscere che non si danno più né immigrati né emigrati, ma "pari" cittadini (o spiranti tali) che tessono relazioni effettivamente ed affettivamente collegate in un unico destino interdipendente. La consapevolezza di questo richiede competenza, intelligenza, impegno e determinazione nelle scelte operative da intraprendere; l'altra faccia della medaglia è solo devianza ed emarginazione. ; The following research is aimed to underline the strategies of integration and the practices of citizenship utilized in favor of a particular segment of the actual international migratory phenomenon: the one about foreign minors who alone pass the borders of our country to search for better conditions of life. The knowledge of their cultural background and the analysis of the procedures of the ways in which one is welcomed and the integration adopted by the receiving countries represent a stimulating challenge from the anthropological perspective, always considered the science of "cultural differences" (Callari Galli, 2005). The importance of this study is obviously given forth by the increasing numbers of "separated" minors in our country, but moreover by the necessity to re-define the strategies of social integration tout court if we don't want to feed what has, since 1970, been defined by some criminologists as a real "time bomb" (Bovenkerk 1973, cit. in Barbagli 2002, p. 31). Although nowadays both of the international and Italian literature, about the second generation and in particular those that talk of separated minors are conspicuous, we are still missing anthropological monographs on single nationalities of immigrants able to access, investigate and inquire into the complex emotional world of these minors. The following research was born from the necessity to fill in this experiential gap assuming as its subject a specific part of the category of minors: youth of Moroccan origin that are situated on a particular segment of the transnational migratory trades, the axis Khourigba- Rome. According to the recent anthropological acquisition (Persichetti, 2003; Riccio; 2007; Capello, 2008) it became appropriate to proceed with a multi-situated study able to embrace both of the aspects of the migrants lives: the context of origin and the context of arrival of the young migrants. "Before becoming an immigrant, the migrant is always an emigrant" wrote the Algerian sociologist Abdelmalek Sayad (2002), intending by this affirmation that immigration and emigration are both faces of the same reality. A study of the migrant phenomenon that forgets or leaves behind the condition of origin of immigrants people is condemned to offer only a partial and ethnocentric version of this phenomenon. The ethnography, started in 2006 and finished in 2008, has been integrated by two journeys in Morocco with the purpose to investigate those part of lives – made principally also by sounds, colors and images - not "accessible" and "communicable" in the receiving countries. Clearly the research has required a large use of qualitative methodologies (participant observation, focus group, interview in depth, etc) because of their characteristic to be more adapted to investigate the complex dynamics typical of the lived experience; to catch the shades of content and to give back, for these same reasons, a lively and unusual picture out of rules and schemes prior established. The feedback from the gathered stories – by a meticulous work which consisted in the knowledge of the Roman immigrants reality and a strong ethnographical "pact" with the minors on one hand and the social operators on the other – has brought to light not only the political and cultural aspects of the phenomenon, but moreover the tangle of sensitiveness and fragility hidden behind their condition of separated minors. The particular condition of vulnerability of which they are victims firstly came from an "uncertain" juridical condition, but more so by the double rule that the separated minor assumes on himself: as a "minor" he is subject to a traditional pedagogic approach and as a "stranger" he is considered dangerous to the public order. The natural guardianship which they should enjoy is continuously breached and threatened and dissolves in vague promises and empty rituals. Separated minors are "anomalous" and "subversive" subjects who too often are relegated to the dark and marginal spheres of the actual metropolis. Furthermore, their own presence, even if it is made invisible by the viewpoint of the system, impose serious and urgent questions to contemporary society; in respect of our capacity to produce social cohesion and re-formulate the rules of a game which has to be really inclusive in all its parts. It compromises the global issues of our society. Adolescents (and) immigrants who are living their lives on transnational routes. Their course is woven together by many little causalities - encounters, words and simple gestures that determine its outcome. These are stories made up of alternations of successes and disbandment, integration and deviance, a tangle of plots that lie on the border of what is licit and what is not. Minors on a "crossroad", some say, between "integration and repatriation". These young, son of numerous migratory diasporas that have banded together into international social links in many continents, tend to think themselves as citizens of the world and are able to imagine their future in Italy, in their own country or everywhere. They have lived the fatigue of adaptation and are learning to manage it. They know that their "difference" - the knowledge of another tongue, culture, religion, their physical appearance, their experiences of socialization, not always so simple and immediate - can be either a limit or a resource. Is this new consciousness - that nowadays is hardly rousing our consciences - to leave us the hope in a different destiny from that lived by their residing in the French banlieues or in Britain's inner cities. These communities, where to be brought up in districts in which social and existential problems tend to overlap, has brought many young persons to feel part of a generation betrayed and sacrificed and to foster social resentment and wishes of revenge through an identity that is proud and intent on recreating its original purity. The bet of a successful social integration for the young people growing up in our country, but moreover for the separated minors, is played on the circuits of social assistance and then on the capacity of school to create cohesion as an agency of socialization. This choice, though it is really far away from the fulfillment of their economic objectives and then from the attainment of the migratory cause, allows them to claim principles and reasons of " similarity – equality" with their coetaneous friends of school. This is a kind of comparison that was impossible before because of the irregular condition to which separated minors are often obliged and the peculiar characteristics of the type of job done by Moroccan people, usually pitchmen, from its nature an itinerant job hardly stigmatized by common opinion. Although the evident lacerations that this choice implies in terms of breaking old schemes of behaviours; redefinition of rules in the family, in the society of arrival (as well as in the society of origin); re-appropriation of one's own identity; this road appears uniquely to be able to preserve these young migrants from the solitude of a destiny otherwise made up of deviance and marginality. The research consists of two parts: the first one proposes a general framework about second generation literature and the second one provides the results of the ethnography. In particular, the first chapter copes with these questions in general terms with the intent to clarify the different misunderstandings in the debate about immigration, through a critical reading of national and international literature. The second and third chapters talk respectively of the European laws concerning separated minors and the Italian ones. In regard to the first context, it underlines the different practices adopted about the entry of separated minors in the territories of several old and new European immigration countries (such as France, Britain, Germany, Belgium and Spain) and point out the gaps and problems of these systems. As regards the Italian context, instead, emphasize is put on the critical points of the actual juridical systems in respect to a reality of the phenomenon characterized, as obviously it is, by remarkable unbalance and changeability. The fourth chapter has been dedicated to the school because it is considered the real forge of the social changing in its capacity to represent the primary occasion of: linguistic training, constructing of intern links in the receiving countries, learning of concepts and didactic modalities homogenous to it. A specific paragraph has been reserved to the introduction to the working environment because it is the main reason of the migration of these young people. The fifth chapter is aimed to investigate the context of provenience of minors interviewed, the Moroccan Country, reconstructing the heredity of the colonial past, the economic choices of the Independent Morocco, and the factors of push and pull behind the migratory flows of yesterday and today. The final picture is used to verify the health of the system. Recognizing the right of "speech" and "listening" to infancy and adolescence has meant to make an important step forward in the knowledge of their individuality, making arise all aspects of conformity and progressive adaptation or, on the contrary, their rebelliousness to their own culture as well as to the receiving society. In other worlds, considering minors "subjects of right" has meant rethinking the organization and obscure structures that manage the same societies in which they live, with the merit to point out aspects and elements of forsaking respect to a homogenous and given model of a culture. Nowadays more than ever it is necessary to admit that there are no more immigrants or emigrants, but "equal" citizens (or aspirant ones) who weave together elements of every type in a unique interdependent destiny. The consciousness of this claim calls for competence, intelligence, dedication and determination in the choice to engage; the rest is made by deviance, frustration, marginalization. ; Dottorato di ricerca in Tutela e Promozione dei Diritti dell'Infanzia (XXII ciclo)
1.Introduzione Nel 2014, nell'ambito dell'Agenzia Europea Frontex, prese avvio l'operazione Triton, coordinata dall'Italia. Da quel momento e fino al 2018, tutte le persone soccorse in mare dovevano essere portate in salvo sulle coste italiane. Una volta arrivate sul territorio, queste persone dovevano essere messe nella condizione di potere avanzare una richiesta di asilo o di protezione internazionale. Il già esistente sistema di accoglienza dedicato alle persone richiedenti asilo (SPRAR) si basava sulla disponibilità volontaria degli enti locali e non era in grado di gestire l'elevato numero di persone in arrivo. Furono per questa ragione istituiti (art. 11 Dlgs. n.142/2015) i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) sotto la diretta gestione degli Uffici Territoriali del Governo (Prefetture). I CAS erano quindi pensati come strutture temporanee ed emergenziali. Le azioni messe in atto dai CAS dovevano, innanzitutto, rispondere ai bisogni primari delle persone accolte, in termini di vitto, alloggio e assistenza sanitaria. Ma, a dispetto del loro carattere temporaneo, e alla stregua dello SPRAR, i CAS avevano l'obbligo di svolgere attività (apprendimento della lingua italiana, istruzione, formazione, inserimento nel mondo del lavoro e nel territorio, assistenza legale e psicosociale) finalizzate all'acquisizione di strumenti di base per favorire i migranti accolti nei processi di integrazione, di autonomia e di acquisizione di una cittadinanza consapevole. 1.1 I richiedenti asilo: L'accoglienza in Italia e una possibile traiettoria resiliente La maggior parte dei richiedenti asilo proveniva dall'Africa subsahariana o dall'Asia Meridionale (Afghanistan e Bangladesh e Pakistan) e aveva alle spalle un lungo viaggio di cui la traversata mortifera via mare o attraverso i Balcani o il Caucaso era solo l'ultima tappa. La durata media del viaggio dal paese di origine era di venti mesi, che si svolgevano quasi sempre al limite della soglia di sopravvivenza. È ormai ben documentato il fatto che la privazione di cibo, di ripari, l'affaticamento estremo, il senso di minaccia, i maltrattamenti ripetuti, i lutti dovuti alla perdita di persone care durante gli spostamenti sono condizioni che accomunavano tutti questi percorsi migratori. A queste, si aggiungeva, per la maggior parte di loro, un periodo di reclusione, che poteva superare l'anno, nei centri di detenzione della Libia dove le condizioni disumane, la pratica sistematica della tortura e della violenza sessuale sono state rese note e denunciate dalle principali organizzazioni internazionali, come Medici Senza Frontiere e Amnesty International (Fondazione Migrantes, 2018). Inoltre, l'alto potenziale traumatico di queste esperienze si aggiunge a vissuti altrettanto tragici legati alle circostanze di vita nel paese di partenza che aumentano la vulnerabilità dei migranti. Infatti, questi sono il più delle volte costretti a scappare da condizioni di instabilità politica, di gravi conflitti interni civili e di estrema povertà. È per quanto fin qui descritto che si può affermare che le persone in arrivo nei CAS sono portatrici di storie potenzialmente traumatiche e ad alta complessità psicosociale che richiedono un'attenzione particolare. Le pratiche d'accoglienza che vengono messe in atto nei centri devono tenere conto di tale complessità nel rispondere ai bisogni di ogni persona, sia nella dimensione psicologica sia in quella sociale. In questo modo, nel cercare di raggiungere l'obiettivo ultimo dell'integrazione dei richiedenti accolti, i progetti d'accoglienza potrebbero favorire la definizione di un loro processo di resilienza che li porti a vivere una condizione socialmente accettabile e di benessere. Il concetto di resilienza ha suscitato molto interesse in letteratura negli ultimi decenni. Un primo dato storico nell'evoluzione della teorizzazione di questo concetto (Cicchetti & Garmezy,1993) è lo spostamento dell'interesse dalla patologia e dalla vulnerabilità alla resilienza, che si può ricondurre alla diffusione di una prospettiva positiva e salutogena nella ricerca e nella pratica clinica e psicosociale (Bonanno & Diminitch, 2013; Bonanno, Westphal, & Mancini, 2011; Cicchetti, 2013; Cyrulnik & Malaguti,2015; Walsh, 2016). Negli anni il concetto di resilienza è stato indagato a partire da diversi approcci. Da alcuni autori (Costa & McRae, 1980) è stato studiato come un tratto di personalità, stabile e fisso, da altri (Wagnild & Young, 1993) come l'abilità di fronteggiare e adattarsi positivamente a eventi stressanti o avversivi. Cicchetti (2013), concettualizzando la resilienza come un processo, ha concentrato l'attenzione sui fattori che lo determinano, con particolare interesse a quelli genetici e neurali. Bonanno e Diminitch (2013) si sono, invece, concentrati su quei fattori di rischio o quelle condizioni esistenziali potenzialmente vulnerabili che possono determinare il processo e che gli autori (Bonanno et al., 2011) definiscono come eventi potenzialmente traumatici (EPT). Rutter (2012), da parte sua, ha teorizzato la resilienza come un concetto dinamico dato dalla continua interazione tra i fattori protettivi e di rischio, portando all'attenzione l'influenza ambientale. Tuttavia, sebbene l'autore (Rutter, 2012) abbia messo in luce la funzione dell'ambiente nel processo di resilienza, sono gli approcci più ecologici e sociali (Anaut, 2005; Cyrulnik, 2001; Cyrulnik & Malaguti, 2015; Malaguti, 2012; Walsh, 2016) che hanno enfatizzato e dato maggiore importanza ai fattori contestuali, sociali, familiari e relazionali nella definizione del processo di resilienza. In particolare, secondo Cyrulnik (2001), posti i fattori di protezione, il processo non può avvenire che nell'ambito di relazioni significative. Nello specifico, l'autore distingue tre elementi fondamentali che rendono conto, nell'insieme, del processo: 1- le esperienze pregresse nell'infanzia e nella storia personale dell'individuo, la qualità dei legami di attaccamento e la capacità di mentalizzazione; 2- il trauma e le sue caratteristiche (strutturali, contingenti ed emotive e sociali); 3- la possibilità di risignificare la tragedia avvenuta attraverso il sostegno affettivo e la relazione d'aiuto, descritta, genericamente come l'incontro con l'Altro. Secondo l'autore, la persona costruisce nel proprio passato, in particolar modo durante l'infanzia, attraverso il legame di attaccamento sufficientemente sicuro, le risorse e la capacità di mentalizzazione utili per affrontare e risignificare il trauma. È in questo spazio relazionale quindi che la persona forma una rappresentazione di Sé come persona amabile, capace di affidarsi e di costruire relazioni forti e significative anche in futuro. La capacità e la possibilità di costruire queste relazioni sono viste come le condizioni che possono aiutare la persona a riconoscere le risorse da attivare per superare la profonda ferita incisa dall'esperienza traumatica e per ristabilire un equilibrio nella propria esistenza. Nell'ultima fase della sua teoria l'autore specifica l'importanza di una figura che chiama tutore di sviluppo o di resilienza, le cui caratteristiche e funzioni sono approfonditamente delineate nella pubblicazione di Lighezzolo, Marchal, & Theis (2003). Secondo gli autori, il tutore di resilienza deve favorire un processo di autonomia e ri-strutturazione del sé, trasmettere sapere, fornire esempi e modelli che permettano e legittimino l'errore; non deve quindi ricoprire un ruolo insostituibile e onnipotente. Il tutore di resilienza, sia esso una persona adulta informale o una figura istituzionalizzata nel sistema di cura e presa in carico della persona, è una risorsa esterna che coadiuva nel processo di resilienza. In questo ultimo caso, la formazione e la definizione del ruolo dell'operatore nel processo di presa in carico contribuiranno alla costruzione di un efficace intervento sociale e clinico per la promozione della resilienza nell'assistito (Manciaux, 2001). Negli ultimi anni, una serie di rassegne internazionali (Agaibi & Wilson, 2005; Siriwardhana, Ali, Roberts, & Stewart, 2014; Sleijpen, Boeije, Kleber, & Mooren. 2016) e in Italia (Tessitore & Margherita, 2017), hanno tentato di sistematizzare i risultati degli studi sul processo di resilienza nell'esperienza potenzialmente pluritraumatica della migrazione, con particolare attenzione alla condizione esistenziale di rifugiato. I risultati evidenziano e si concentrano, soprattutto, sui principali fattori di rischio e quelli protettivi che possono intervenire nel processo di resilienza a seguito di queste esperienze pluritraumatiche. In questi lavori emerge, tuttavia, la necessità per la ricerca di individuare strategie e procedure per interventi e pratiche mirati ed efficaci a promuovere il processo di resilienza nei contesti dell'accoglienza. In particolare, rispetto al contesto italiano si riscontra che sono stati svolti pochi studi sul tema, ancora da approfondire (Tessitore & Margherita, 2017). L'analisi approfondita delle pratiche costruite e messe in atto nell'ambito dell'accoglienza negli ultimi anni in Italia risulta rilevante per una sistematizzazione di conoscenze e competenze e utili per la progettazione di interventi psicosociali efficaci. La presente ricerca si poneva l'obiettivo di studiare, se e in che misura, le pratiche dell'accoglienza e le strategie di intervento messe in atto nel sistema CAS di Parma e Provincia abbiano favorito un processo di resilienza nei richiedenti asilo accolti. Inoltre, si poneva l'obiettivo di comprendere se e in che modo l'operatore dell'accoglienza potesse svolgere una funzione di tutore di resilienza. Poiché basandosi sulla teorizzazione di Cyrulnik (2001), l'esito del processo di resilienza è dato dall'interazione dei fattori protettivi individuali, dalla qualità/intensità del trauma e/o comunque delle situazioni avverse e dall'incontro con i possibili tutori di resilienza, il progetto si è sviluppato in due fasi e ha tenuto conto sia dell'esperienza dei richiedenti asilo sia di quella degli operatori. Rispettivamente, nella prima fase l'obiettivo della ricerca si proponeva di individuare le risorse/vincoli personali presenti nella biografia dei richiedenti asilo, i vissuti emotivi e la qualità dei legami stabiliti nel passato, di individuare le risorse/vincoli messe in gioco durante il viaggio e, infine, di individuare le risorse/vincoli con funzione protettiva dal momento dell'arrivo in Italia e in particolare nel CAS di residenza e nella relazione con gli operatori. Nella seconda fase, la ricerca mirava a individuare le risorse e le competenze, rintracciabili nelle biografie degli operatori dei CAS messe in gioco nella pratica professionale e di conoscere le loro motivazioni alla base della scelta professionale, e a comprendere il significato e l'uso consapevole della relazione con i richiedenti asilo nella loro pratica professionale e, infine, a valutare la qualità della loro vita professionale tenendo conto del forte carico emotivo dovuto alla relazione con i richiedenti asilo e il loro vissuti traumatici. 2. Migrazione ed Europa: Una revisione sistematica sulla promozione della resilienza dei richiedenti asilo negli Stati membri dell'Unione Europea. La migrazione è un fenomeno complesso determinato dall'interazione di fattori di espulsione e di attrazione. L'Europa ha sempre svolto un ruolo di attrazione nei flussi migratori. Negli ultimi anni, le direttive per gli Stati membri hanno mirato a promuovere il benessere dei richiedenti asilo. È importante sviluppare la resilienza per raggiungere il benessere delle persone. L'obiettivo della revisione sistematica è stato quello di esplorare come viene studiata la resilienza nei richiedenti asilo nei paesi dell'UE. Sono stati consultati i database internazionali PsycINFO, PubMed, Web of science, Scopus, MEDLINE, Psychology e behavioural collection. Gli articoli sono stati analizzati secondo i criteri PRISMA. Sono stati ottenuti 12 articoli. Dall'analisi qualitativa sono emersi tre approcci principali e quattro principi teorici fondamentali che potrebbero guidare lo studio della resilienza in contesti migratori. Lo studio della resilienza può essere orientato verso un approccio clinico, clinico e sociale o psicosociale. Inoltre, la ricerca ha tenuto conto della necessità di costruire una nuova narrazione di sé e della propria storia nei richiedenti asilo, di restituire agency ai richiedenti asilo, di valorizzare il proprio contesto culturale e quello del paese ospitante e di promuovere una democratizzazione del sistema istituzionale di accoglienza. Si suggeriscono implicazioni per le politiche degli Stati membri dell'UE coinvolti in prima linea nella gestione dell'accoglienza in Europa. Data la limitata letteratura sull'argomento, questa rassegna suggerisce una nuova e originale visione di presa in carico dei richiedenti asilo attraverso una maggiore implementazione di interventi focalizzati sull'individuo e sulle sue risorse. 3. Promozione della salute psicosociale nei migranti: una revisione sistematica della ricerca e degli interventi sulla resilienza nei contesti migratori. La resilienza è identificata come una capacità chiave per prosperare di fronte a esperienze avverse e dolorose e raggiungere un buono stato di salute psicosociale equilibrato. Questa revisione mirava ad indagare come la resilienza è intesa nel contesto della ricerca sul benessere dei migranti e come gli interventi psicosociali sono progettati per migliorare la resilienza dei migranti. Le domande della ricerca hanno riguardato la concettualizzazione della resilienza, le conseguenti scelte metodologiche e quali programmi di intervento sono stati indirizzati ai migranti. Nei 63 articoli inclusi, è emersa una classica dicotomia tra la resilienza concettualizzata come capacità individuale o come risultato di un processo dinamico. È anche emerso che l'importanza delle diverse esperienze migratorie non è adeguatamente considerata nella selezione dei partecipanti. Gli interventi hanno descritto la procedura ma meno la misura della loro efficacia. 4. Il sistema d'accoglienza straordinaria di Parma e provincia: soddisfazione e benessere percepito dai migranti accolti. I servizi e le progettualità messi in atto nei CAS mirano a favorire integrazione, autonomia e benessere. Questi obiettivi si strutturano sull'attivazione e promozione di risorse dei richiedenti asilo. Nello specifico, vanno ad innestarsi sulle loro abilità, sulle conoscenze, sulle competenze, sulla loro agency e sulla capacità di proiettarsi verso un futuro. Poiché i richiedenti asilo sono i principali attori e fruitori di questi servizi, la valutazione di efficacia e di raggiungimento degli obiettivi preposti deve tenere conto necessariamente del loro punto di vista. I richiedenti asilo che hanno partecipato allo studio erano circa il 20% della popolazione dei richiedenti asilo adulti presenti nel territorio di Parma e provincia. Per la stratificazione del campione si è tenuto conto della variabile del paese di origine, della collocazione sul territorio provinciale (distretto) e il tempo di permanenza nel sistema CAS. È stato costruito un questionario ad hoc che mirava ad indagare la percezione di autonomia, di benessere personale, di soddisfazione verso sé stesso, la percezione di essere rispettato nelle proprie tradizioni culturali e la soddisfazione verso il servizio. Il questionario constava di una parte introduttiva, che forniva una breve descrizione al partecipante delle finalità d'indagine, e di diverse sezioni, che indagavano e approfondivano specifiche aree (temi) di interesse. Le prime due aree hanno rilevato i dati socio-anagrafici e il viaggio dei richiedenti asilo. La terza e la quarta area hanno indagato l'accoglienza nel centro e la struttura in cui risiedeva il beneficiario. Le altre aree si sono concentrate sui servizi primari (beni e servizi di prima necessità, assistenza medica) e servizi secondari (assistenza legale, lingua italiana, sostegno psicosociale, lavoro, mediazione culturale, orientamento al territorio e tempo libero) che gli venivano offerti. Le ultime sezioni si focalizzavano sul rapporto con gli operatori, sul progetto individualizzato e sui propri piani futuri. Alla fine del questionario vi era una breve sezione che mirava ad indagare la soddisfazione generale verso l'intero processo di accoglienza in Italia e la specifica esperienza nel territorio di Parma e provincia. Sono state effettuate delle analisi ed elaborazioni statistiche descrittive tramite il software SPSS. Dal questionario è emerso un quadro complessivo dei servizi offerti e una mappatura delle pratiche messe in atto all'interno delle strutture a partire dal punto di vista dei richiedenti asilo. Questi hanno espresso una generale soddisfazione del sistema accoglienza in Italia e in particolare di quella ricevuta a Parma. Hanno riportato un senso di protezione e sicurezza e una generale percezione di capacità e autonomia raggiunta in molti dei servizi e ambiti della quotidianità. Le aree più critiche sono risultate essere l'assistenza legale, l'avviamento lavorativo, la creazione di relazioni sociali con italiani nel tempo libero, la progettazione individualizzata e in particolare il sostegno psicosociale e, infine, la progettazione futura. In queste aree i richiedenti asilo hanno espresso una bassa soddisfazione verso il servizio di sostegno ricevuto, una scarsa consapevolezza di sé e delle proprie capacità e una bassa percezione di un'autonomia conquistata dal singolo servizio e, più in generale, dalla struttura d'accoglienza. 5. Vissuti, fattori di protezione e fattori di rischio nelle biografie dei richiedenti asilo: la definizione di traiettorie di resilienza nei Centri d'Accoglienza Straordinaria. I richiedenti asilo sono portatori di storie potenzialmente traumatiche a seguito delle quali possono vivere distress psicologico e PTSD nel paese d'accoglienza. Qui vengono inseriti in programmi che mirano a favorire benessere psicologico e integrazione. Tale processo è definito resilienza, La resilienza è un processo che vede le persone impegnate a guarire da esperienze dolorose, a prendersi cura della propria vita per continuare a svilupparsi positivamente in modo socialmente accettabile. Il presente studio mira a comprendere i fattori di protezione e le risorse personali e sociali che possono favorire il superamento dei traumi e un processo di resilienza nei richiedenti asilo. Sono stati somministrati 29 test CORE-10 e questionari costruiti ad hoc per il sostegno sociale percepito e condotte altrettante interviste in profondità. Con risultati moderati e gravi di distress psicologico nei partecipanti, sono emersi fattori protettivi e risorse già nella fase pre-migratoria. I legami di accudimento sembrano svolgere una funzione protettiva anche durante l'accoglienza, favorendo la costruzione di rapporti di fiducia. Il supporto sociale della comunità d'accoglienza e quello degli operatori nei centri possono influenzare la definizione di traiettorie resilienti. Lo studio solleva implicazioni di tipo clinico e sociale. Nei suoi limiti lo studio vuole essere un'apertura a nuovi approfondimenti di ricerca. 6. La qualità della vita professionale di chi lavora con i richiedenti asilo: Compassion Staisfaction, Burnout e Secondary Traumatic Stress negli operatori dell'accoglienza In Italia negli ultimi anni sono stati strutturati Centri di Accoglienza Straordinaria per rispondere ai bisogni primari e secondari dei richiedenti asilo approdati sulle coste mediterranee. A seguito dell'apertura dei CAS, sul territorio nazionale si è formato un nuovo corpo professionale, i professionisti dell'accoglienza. Poiché inizialmente non è stata richiesta una formazione specifica in base al contesto e agli obiettivi posti, il loro profilo professionale derivava tendenzialmente dai diversi percorsi formativi e lavorativi precedenti. Considerando il mandato istituzionale del loro lavoro, quale favorire l'accoglienza e una completa presa in carico dei richiedenti asilo, i professionisti dell'accoglienza sono quotidianamente coinvolti nella relazione con gli accolti ed esposti ai racconti traumatici o ai sintomi agiti di questi. Infatti, i richiedenti asilo sono persone spesso profondamente traumatizzate dalle esperienze passate, dal viaggio, ma anche disorientate e impreparate per la complessa esperienza dell'accoglienza e dell'integrazione. Questo aspetto del lavoro con i richiedenti asilo può influenzare il clima e la qualità della vita professionale dei professionisti dell'accoglienza. Infatti, come nelle altre professioni d'aiuto continuamente esposte a eventi stressanti o traumatici, anche nel lavoro di cura e accoglienza dei richiedenti asilo è alto il rischio di sviluppare i sintomi negativi associati al burnout e al trauma vicario. Sebbene, negli ultimi venti anni, la qualità della vita professionale sia stata ampiamente approfondita in diversi settori, non risultano studi che esplorino questo tema tra i professionisti del settore dell'accoglienza. In questo studio è stato sottoposto il questionario ProQOL 5 ai professionisti dell'accoglienza dei Centri di Accoglienza Straordinaria di Parma e provincia, attivamente coinvolti nella relazione d'aiuto con i richiedenti asilo, con lo scopo di definire lo stato di benessere psicosociale rispetto alla loro qualità di vita professionale. Anche se si è dimostrato che mediamente i professionisti dell'accoglienza riportano una buona soddisfazione nello svolgere il proprio lavoro, sono emersi tre profili. Il primo gruppo sembra esprimere soprattutto Burnout, il secondo gruppo una maggiore Compassion Satisfaction e il terzo gruppo un malessere evidente sia per il Burnout che per il Secondary Traumatic Stress. I dati ottenuti permettono di colmare parzialmente un vuoto nella letteratura di settore. Inoltre, la rilevanza dei dati spinge alla riflessione sulla possibilità di incoraggiare interventi efficaci di prevenzione e management delle organizzazioni, al fine di favorire il benessere psicosociale di questo corpo professionale emergente. 7. Essere professionisti dell'accoglienza: l'importanza di un uso consapevole del Se' nella relazione d'aiuto e la funzione del tutore di resilienza. All'interno dei CAS sono stati impiegati professionisti di differenti background formativi ed esperienziali. Appannaggio degli operatori è l'attivazione dei servizi interni ed esterni e il monitoraggio di tutte le fasi del progetto di accoglienza. La presa in carico si configurerebbe come una relazione d'aiuto possibile attraverso la compresenza di diversi aspetti di Sé. Chi lavora con i richiedenti asilo deve affrontare e gestire vissuti potenzialmente traumatici che influenzano il buon esito dell'intervento clinico-sociale. Nel favorire benessere psicologico nei beneficiari, gli operatori svolgono funzioni che richiamano quelle del tutore di resilienza. In questo studio si è esplorata la rappresentazione dei professionisti dell'accoglienza e la consapevolezza di Sé a partire dal loro punto di vista. Sono stati condotti tre focus group e le trascrizioni verbatim sono state analizzate secondo l'approccio IPA. Sono emersi tre aspetti del Sé (Sé personale, Sé professionale e Sé burocrate). Il Tempo e il Contesto sociale sono risultate possibili variabili che influenzano la relazione d'aiuto. Lo studio propone implicazioni di ricerche future e di policy. 8. Conclusioni Negli anni il sistema italiano dell'accoglienza si era ormai rodato e formalizzato su due principali dispositivi: il sistema SPRAR e i cosiddetti Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS). Tuttavia, negli ultimi due anni, con il cosiddetto decreto Salvini (D.lg. 4/19/2018 n° 113), si è assistito ad un graduale ridimensionamento dei numeri degli accolti e ad una conseguente chiusura di strutture del sistema CAS. Pertanto, assume rilevanza e importanza capitalizzare le esperienze di accoglienza e comprenderne maggiormente le potenzialità e i limiti. Con la presente ricerca e le analisi delle pratiche d'accoglienza e delle progettualità messe in atto all'interno del sistema CAS sono emersi due risultati principali. Il primo risultato emerso è che i richiedenti asilo accolti abbiano consapevolezza delle risorse e dei fattori protettivi che hanno acquisito nell'arco di vita. Inoltre, si è evidenziata una forte e imprescindibile interdipendenza tra i vissuti psicologici, i bisogni e le risorse dei richiedenti asilo e la funzione relazionale dell'operatore dell'accoglienza. Dalla ricerca è emerso che il valore di tale interdipendenza, non essendo riconosciuto formalmente e quindi esplicitamente richiamato nelle norme e regolamentazioni, era dipeso da un reciproco riconoscimento dei richiedenti asilo accolti e degli operatori. Tuttavia, questa relazione, se opportunamente strutturata e formalizzata, può favorire la definizione di traiettorie di resilienza e il raggiungimento degli obiettivi di integrazione, autonomia e benessere psicosociale. Al momento in cui è stata condotta la ricerca, questi obiettivi erano parzialmente raggiunti. Infatti, sebbene nel sistema d'accoglienza i richiedenti asilo abbiano percepito di essere in un luogo sicuro e protetto e fossero generalmente soddisfatti dei servizi offerti, hanno riportato livelli medio-alti di disagio psicologico. Il valore traumatico delle loro esperienze di vita è stato esplorato e compreso nella sua diacronicità, in quanto i vissuti traumatici sono rintracciabili non solo durante il viaggio ma già nelle esperienze pre-migratorie. Le biografie dei richiedenti asilo sono segnate da profonde ferite, che spesso risalgono a perdite, lutti o tradimenti da parte delle figure significative dell'infanzia o della comunità allargata, fino a sentirsi espulsi dalle politiche disattente degli Stati d'appartenenza. Anche l'arrivo in Italia e l'inserimento nel sistema d'accoglienza comportano sfide esistenziali, che in alcuni casi arrivano a reiterare esperienze traumatiche passate. Nonostante questo, i richiedenti asilo hanno mostrato consapevolezza delle proprie risorse e dei fattori di protezione acquisiti già durante l'infanzia, attraverso le relazioni significative e di accudimento. Queste risorse hanno svolto una funzione di protezione e sostegno nel loro sforzo psicologico di fronteggiare e sopravvivere alle avversità incontrate in tutto l'arco di vita. Nonostante la loro consapevolezza e tenuto conto della permanenza relativamente lunga nel sistema d'accoglienza, è risultato che le esperienze traumatiche non trovano uno spazio adeguato di ascolto e di ri-significazione una volta inseriti nei progetti di accoglienza. Le caratteristiche strutturali e organizzative del sistema non sembrano favorire quell'incontro con l'Altro che può garantire la rielaborazione delle esperienze passate e riattribuire senso e agency alla propria vita, anche nella quotidianità. Al contrario, i richiedenti asilo sono consapevoli di ritrovarsi in una posizione di svantaggio rispetto al potere decisionale sui loro progetti di vita. Non sono coinvolti nelle scelte progettuali e non percepiscono una crescita personale nelle competenze e nelle capacità necessarie per rendersi autonomi. Tuttavia, i richiedenti asilo riconoscono negli operatori degli interlocutori diretti che svolgono un ruolo di congiunzione con la società ospitante. Nello svolgimento del proprio ruolo, gli operatori possono aprirsi ad un ascolto attivo di tutte le parti della biografia dei richiedenti asilo per costruire un rapporto di fiducia. Al fine di favorire la costruzione di tale rapporto, è importante che gli operatori nella loro pratica quotidiana mirino a riattribuire agency ai richiedenti asilo, coinvolgendoli nella progettazione individualizzata. Ciò favorirebbe la valorizzazione e l'attivazione delle risorse dei richiedenti asilo, l'instaurarsi di relazioni di fiducia che consentano la ricostruzione di significato delle proprie esperienze traumatiche di vita e la restituzione di una rappresentazione di Sé attiva e agente. In generale, si otterrebbe una maggiore adesione al progetto d'accoglienza. Inoltre, la valorizzazione della funzione relazionale degli operatori dell'accoglienza favorirebbe una maggiore qualità di vita professionale. I professionisti avrebbero così la possibilità di riconoscere e far riconoscere il proprio ruolo, che è stato profondamente messo in discussione dalla comunità e dalle politiche degli ultimi anni. Quindi, l'ascolto attivo, la riattribuzione di agency e l'esempio nella quotidianità da parte degli operatori favorirebbero il riconoscimento del loro ruolo come tutori di resilienza e promuoverebbero la definizione di traiettorie di resilienza. In questo modo si faciliterebbe il raggiungimento di uno stato di salute psicosociale nei richiedenti asilo. La legittimazione del ruolo funzionale della relazione tra i richiedenti asilo e gli operatori dell'accoglienza da parte del contesto sociale e istituzionale diventa un fattore necessario allo sviluppo di buone pratiche d'accoglienza e alla promozione di traiettorie di resilienza. 9. 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