Nella nostra tradizione didattica e scientifica, le 'forme di Stato' designano assetti sufficien-temente stabilizzati dei rapporti fra cittadini e Stato quale complesso dei pubblici poteri, o di organizzazione della convivenza in uno Stato, mentre le 'forme di governo' designano assetti sufficientemente stabilizzati dei rapporti fra pubblici poteri, dunque di organizzazione interna dello Stato.
A partire da una ricognizione iconografica di alcune delle trasformazioni sociali che nella storia del XX secolo hanno intravisto nel poster un mezzo di comunicazione e nell'immagine un dispositivo per l'informazione capillare, il saggio mira ad approfondire le forme assunte dalle ideologie storiche nei poster di propaganda, le metafore grafiche adottate per divulgare il messaggio e le tecniche persuasive per diffonderne i valori. Non si tratta di una classificazione iconografica strutturata per artista o per periodo storico, ma di un'analisi sull'individuazione di un comune linguaggio per la rappresentazione delle ideologie politiche che in particolari momenti storici si sono intrecciate con i movimenti artistici dai quali hanno attinto strategie e tecniche di espressione per la composizione formale di una propaganda visionaria e visiva. Il materiale grafico del saggio riassume storie visuali di azioni sociali che hanno trovato espressione nella lotta contro le politiche nazionali di controllo, nei movimenti di liberazione e nelle campagne sul rispetto dei diritti umani durante le fasi di ricostruzione di società socialiste come l'Unione Sovietica, la Cina, Cuba, o agli albori dei regimi dittatoriali italo-tedeschi e nei Paesi occupati militarmente dai nazifascisti, attraverso i poster di propaganda e le unità grafiche codificate per simboli e costrutti verbo-visivi. ; Starting from an iconographic recognition of some of the social transformations that in the history of the twentieth century have seen in the poster a means of communication and in the image a device for capillary information, the essay aims to deepen the forms assumed by historical ideologies in posters propaganda, the graphic metaphors adopted to spread the message and the persuasive techniques to spread its values. This is not an iconographic classification structured by artist or historical period, but an analysis on the identification of a common language for the representation of political ideologies that in particular historical moments have intertwined with the artistic movements from which they have drawn strategies and expression techniques for the formal composition of a visionary and visual propaganda. The graphic material of the essay summarizes visual stories of social actions that have found expression in the fight against national control policies, in the liberation movements and in campaigns on respect for human rights during the reconstruction phases of socialist societies like the Soviet Union, China, Cuba, or at the dawn of the Italian-German dictatorial regimes and in the countries occupied militarily by the Nazi-fascists, through propaganda posters and graphic units codified by symbols and constructs verbal-visual.
L'articolo stabilisce un contrasto tra gli approcci alla teoria morale e politica che partono dalla vulnerabilità e quelli che richiedono un resoconto delle condizioni perfette della moralità e della fioritura della vita umana. La scena è introdotta con alcuni esempi di approcci che partono dalla vulnerabilità. Quindi la prospettiva wittgensteiniana (elaborata in modo particolare da Stanley Cavell) è presentata come un approccio proficuo interno a questa famiglia di concezioni. In questa prospettiva la vita umana nella sua naturalità, facilità e felicità è quanto è conquistato come superamento e riparazione di episodi di crisi e blocchi: è raggiunta come una condizione intrinsecamente aperta alla vulnerabilità così intesa. Questo tema è collegato anche a quello delle forme di vita in quanto il lavoro coinvolto in tale riparazione richiede una ridefinizione di chi siamo da un punto di vista di altri esseri e di vari tipi di alterità. ; The article establishes a contrast between approaches in ethical and political theory from vulnerability and approaches which require an account of the perfect conditions of morality or of the flourishing of human life. The stage is set by offering various example of approaches from vulnerability, then the Wittgensteinian perspective – especially elaborated by Stanley Cavell – is presented as one fruitful approach within this family of views. Human life in its naturalness, easiness and happiness is seen as the overcoming and reparation of episodes of crisis and blocks: it is achieved as a condition inherently open to vulnerability. This is also connected to the notion of forms of life as the work involved in such a reparation requires a redefinition of who we are from the point of view of other beings, and of various sorts of others.
The article establishes a contrast between approaches in ethical and political theory from vulnerability and approaches which require an account of the perfect conditions of morality or of the flourishing of human life. The stage is set by offering various example of approaches from vulnerability, then the Wittgensteinian perspective – especially elaborated by Stanley Cavell – is presented as one fruitful approach within this family of views. Human life in its naturalness, easiness and happiness is seen as the overcoming and reparation of episodes of crisis and blocks: it is achieved as a condition inherently open to vulnerability. This is also connected to the notion of forms of life as the work involved in such a reparation requires a redefinition of who we are from the point of view of other beings, and of various sorts of others.
The existence and features of Etruscan political, military and cult associations represent an unclear topic in ancient religious studies, due to the lack of Etruscan literature. Therefore, the presence of Etruscan collegia and their competences have been mainly reconstructed thanks to Greek and Latin literary sources, whereas several Etruscan monuments remain ambiguous in their specific connection to eventual ancient associations (e.g. for banqueting, sacrifice, funerals or public games and festivals). However, an overview of Etruscan contexts, which are probably connected to the Etruscan collegia, seems to offer a new perspective on the matter. For this purpose, a general evaluation of archaeological, epigraphic and iconographical documents relating to possible ancient associations has been carried out, taking into account all the different chronological phases in the history of Etruria.
With regard to the Conference on the Future of Europe (2020-2022), on February 14, Italy presented a document entitled "Italian Non-Paper for the Conference on Europe". The document consists of three paragraphs: 1 Introduction; 2. Bolstering the European democratic space, promoting a better functioning of the EU; 3. Fine tuning policies - Promoting a thorough debate on EU priorities. ; With regard to the Conference on the Future of Europe (2020-2022), on February 14, Italy presented a document entitled "Italian Non-Paper for the Conference on Europe". The document consists of three paragraphs: 1 Introduction; 2. Bolstering the European democratic space, promoting a better functioning of the EU; 3. Fine tuning policies - Promoting a thorough debate on EU priorities.
L'abitare è nella natura umana. Gli individui che abitano uno spazio sono coloro che consentono ad una città di esistere. Chi abita un luogo occupa uno spazio fisico e, da sempre, nella storia dell'umanità, gli individui hanno creato case in grado di accoglierli e di proteggerli. La città è un sistema complesso, una molteplicità di eventi tra di loro interconnessi. Per studiare un fenomeno così articolato è consigliabile l'utilizzo di un approccio olistico, in grado di mettere in relazione tutti gli elementi che concorrono a fare di un territorio una struttura stabile. A Roma è emergenza casa: l'elevato costo degli immobili e le difficoltà economiche di molte famiglie, condannano ad abbandonare la città. Le politiche sociali non hanno proposto idonei interventi di sostegno, e le poche misure esistenti sono di tipo assistenziale. Insufficienti a rispondere a tutti gli individui in condizione di disagio ed esclusione. La situazione appena descritta ha stimolato alcuni cittadini a sviluppare forme di resistenza all'espulsione, occupando edifici pubblici e privati a scopo abitativo. Azione, questa, che pur distinguendosi per il carattere illegale, realizza partecipazione, e sviluppa nuove capacità e competenze personali.
L'esame dell'istituto della trasformazione rende evidente l'evoluzione giuridica della disciplina dovuta alla previsione delle ipotesi eterogenee, introdotte dalla riforma: tra queste, alcune presentano una coerenza sistematica; altre, invece, sono portatrici di un "vento di cambiamento" e ciò, in particolare, con riferimento alla trasformazione da e in comunione di azienda. L'apertura del sistema, desumibile anche solo dal dato letterale, pone all'interprete il compito di valutare se l'istituto abbia carattere statico e quindi preveda casi tassativi, ovvero si configuri a geometria variabile, fornendo la possibilità di "intravedere" ulteriori ipotesi e applicazioni, alcune, per vero, già emerse nel passato, altre da esplorare e approfondire. La sua vis expansiva, potrebbe essere colta già dalla lettura del dato normativo, traguardo di una lunga stagione interpretativa, sia della giurisprudenza che della dottrina. L'obiettivo che si vuole perseguire attraverso la presente ricerca è comprendere la reale portata dell'istituto, valutandone dapprima il carattere aperto o meno, per poi, una volta appurato il suo intrinseco assetto variabile, indagare i suoi ambiti e limiti, per concludere con l'analizzare, cercando di fornire una visione sistematica, alcune macro categorie di forme atipiche e/o innominate di trasformazione eterogenea. Si verificherà se sia possibile estendere questo poliedrico istituto a casi non previsti dalla legge, in modo da giungere a sostenere che un ente, rispettando determinati limiti, possa "indossare la veste giuridico-economica" più appropriata, anche da un punto di vista diacronico evolutivo e/o regressivo, senza doversi sciogliere e liquidare il patrimonio, per poi ricostituirne uno nuovo con il relativo conferimento. Occorre a tal fine tener conto dei diversi interessi coinvolti nell'operazione: la tutela dei soci, anche se dissenzienti, con la previsione di quorum deliberativi (fino all'unanimità); i diritti dei creditori, assistiti dall'azione di opposizione e, anche, dei terzi, per mezzo delle forme (eventualmente anche doppie) di pubblicità negli opportuni registri. La trasformazione verrebbe così a essere delineata e apprezzata come vicenda di modifica delle regole organizzative, che comunque non muta il vincolo di destinazione impresso a un dato patrimonio. Come si avrà modo di vedere, si possono individuare alcuni pilastri giuridici dell'istituto che, a vario titolo, ne costituiscono le fondamenta, tra cui la continuità dei rapporti giuridici, le norme che regolano la decisione di trasformazione, l'opposizione dei creditori e le forme di pubblicità; questi elementi fondanti sono esattamente sovrapponibili con le esigenze di tutela degli interessi coinvolti nell'operazione, ossia quelli dei soci, dei creditori, e dei terzi. Questi profili sono emersi dall'analisi dell'evoluzione normativa, della dottrina e della giurisprudenza che, sinteticamente, sembrerebbe aver percorso il seguente iter. Nel codice di commercio era prevista una sola ipotesi di trasformazione, rectius, era disciplinata una generica variazione della specie societaria (artt. 108 e 158, cod. comm. del 1882). Il codice civile riportava sia nelle norme relative alla trasformazione che in altre disposizioni dello stesso, vicende modificative riferite ai soli tipi societari. La giurisprudenza, nella sua evoluzione, anche sul fondamento di alcune leggi speciali, incominciò ad ammettere ulteriori ipotesi, ponendo come limite dell'operazione l'omogeneità causale. La dottrina si spinse oltre, estendendo l'ambito di applicazione dell'istituto, avendo però cura e, quindi, tracciando come limite, la tutela dei creditori, il cui interesse doveva essere tenuto presente nel mutamento del codice organizzativo quando si volgeva verso enti che offrivano una minore tutela. Sempre gli studiosi della materia, vagliarono ulteriori ipotesi di applicazione, cogliendo l'aspetto della continuità dell'impresa oltre che quello patrimoniale. Il legislatore della riforma, "stravolgendo" l'istituto, introdusse nuovi casi, ampliando la disciplina: alcuni di questi seguivano un percorso logico-diacronico, altri sembravano estranei alla nuova collocazione, come la trasformazione da e in comunione di azienda. Per cercare comunque di cogliere nelle diverse - e così distanti - ipotesi previste un qualche fil rouge, questo potrebbe risiedere nella "continuità". Sembra proprio che sia la continuità nei rapporti giuridici, colorata dal vincolo impresso al patrimonio, il dato a cui il legislatore sembra aver posto la sua attenzione nel riformulare la norma. La continuità può anche essere interpretata come prosecuzione dell'attività e, quindi, dell'impresa. Si cercherà, in tal caso e spingendosi poco oltre, di verificare se il limite ultimo non sia la continuità dell'attività, ma la "continuità patrimoniale". Questo significherebbe che un dato patrimonio, come un'universalità, "a un qualche scopo destinato", possa mutare "veste giuridica", anche al di fuori dell'ambito di un'attività, senza però scalfirne i vincoli interni ed esterni. Sarebbe quindi il patrimonio nella sua composizione e nei suoi rapporti interni ed esterni a trovarsi al centro dell'istituto: gli elementi dello stesso sarebbero connessi tra di loro in ragione di una funzione che li rende interdipendenti tra di loro proprio al fine di uno scopo, comune e mutevole, che non ogni singola entità ha, ma che nell'insieme hanno tutte, come un unico elemento composito. Quindi sarebbe la "funzionalità patrimoniale" a caratterizzare il fenomeno e al tempo stesso, insieme agli altri limiti, a determinare i confini della fattispecie. In questo percorso, che si proverà a tracciare, emergono chiaramente i diversi interessi in gioco, i quali riguardano i soci, i creditori e i terzi, a cui bisognerà prestare attenzione e tutela ogni volta che si andrà a vagliare un'ipotesi di trasformazione. Proprio dall'esame della disciplina della vicenda modificativa eterogenea, si nota come il legislatore abbia posto l'attenzione su questi aspetti; provando a procedere verso un istituto a carattere aperto, si manterranno proprio queste linee guida, in modo da vagliare e comprendere fin dove l'estensione della normativa possa giungere, arrestandosi nel momento in cui non si riescano più a garantire tutele a questi interessi. Si vuole anticipare, in modo sintetico, che gli argomenti a favore della sussistenza di un sistema a carattere aperto possono individuarsi in diversi profili. Il dato letterale non contiene limitazioni e, oltremodo, prevede casi di trasformazione in diverse fattispecie anche topograficamente lontane nel codice, non racchiudendo in un unico elenco tutte le ipotesi; questi elementi non agevolerebbero la tesi dell'eventuale carattere chiuso e tassativo del sistema. Concorre inoltre a supportare la tesi la ratio di tutela di esigenze di semplificazione e di efficienza degli atti giuridici ed economici, per cui se a un risultato, lecito, si possa giungere "eliminando" alcuni passaggi, non si comprende come questo possa essere vietato, imponendo invece una pluralità di atti. Pertanto, se la trasformazione dall'ente A a B non è prevista, ma sono disciplinate quelle tra A e C e tra C e B, si dovrebbe poter sostenere la piena liceità di una diretta operazione in un unico passaggio (da A a B). Inoltre, la tendenza della stessa evoluzione, nel tempo, dell'istituto e del suo ambito di applicazione, sembrano far propendere per una "vis expansiva" della fattispecie e quindi per un suo intrinseco carattere aperto: si manifestò in principio attraverso una "quasi" previsione normativa, per poi continuare a espandersi, sia per merito e della giurisprudenza e della dottrina, sia per mano del legislatore che nel percorso diacronico è intervenuto. Quest'ultimo, però, non ha compiutamente portato a temine quanto fino a quel momento sostenuto dalla dottrina e ammesso dalla giurisprudenza, con la conseguenza che sussistono ipotesi di trasformazione implicite, della cui legittimità, almeno per alcune, quasi non si discute, mentre ne permangono altre della cui liceità si dibatte. Da ultimo, si osserva l'importanza della necessità di individuare strumenti di tutela per i soci, per i creditori e per i terzi tali per cui lo stesso rimedio può essere anche visto come il limite all'operatività dell'istituto. L'intento di procedere oltre il dato letterale della norma non può sicuramente condurre a una disciplina senza confini; le stesse soluzioni di tutela degli interessi in gioco, già individuate dal legislatore, avranno la duplice funzione e di salvaguardia dei soggetti coinvolti e di limite della vis expansiva della trasformazione. Per chiarezza espositiva si precisa che la riforma ha definito la "trasformazione eterogenea" e, pertanto, si farà riferimento nel proseguo a questo dato, laddove, in precedenza, si consideravano eterogenee le trasformazioni da società di persone in società di capitali e viceversa, come anche le operazioni straordinarie che avessero elementi, sia della fusione, sia della trasformazione. ; This PhD thesis studies the discipline of heterogeneous transformation of entities (corporate as well as non-corporate). Starting from a diachronic path from the Italian discipline, up to the company law reform of 2003, and subsequent interventions, even with a comparative look, trying to develop the idea that the systematic framework of Italian law allows an open vision of 'institution of heterogeneous transformation. Therefore, a given asset with its purpose and its legal form, can change both the legal form that the purpose, with some restrictions to protect the coinvolit interests (members or participants, creditors and third parties). Also practical cases they have been developed including the transformation of G.E.I.E. to trust and vice versa and at the enterprise network committee, as a limited liability company to a sole proprietorship and vice versa, and to a limited liability company committee.
2006/2007 ; A partire dagli anni '70 si è assistito ad un forte sviluppo delle attività turistiche nei paesi del Sud del mondo, considerati detentori di un vantaggio competitivo in termini di luoghi incontaminati, spiagge, attrattive per gli abitanti dei paesi più ricchi. Forti investimenti sono stati realizzati dai governi locali, attraverso onerosi prestiti dalle istituzioni internazionali, e dai maggiori soggetti privati operanti nel settore turistico. I progetti realizzati tramite tali investimenti possono essere ricondotti ad alcune tipologie ben identificate, che si fondano su un concetto di sviluppo essenzialmente assimilabile a quello di crescita economica. Alcune tra le teorie in oggetto, che possono essere definite "ortodosse", si rifanno a concetti quali la diffusione, le attività di base, i poli di sviluppo e postulano la creazione di aree turistiche di grandi dimensioni, basate sulla scelta di grandi strutture alberghiere, pacchetti viaggio "tutto compreso", dotazione di servizi e comfort adeguati alle condizioni di vita abituali dei turisti, all'interno delle quali accogliere grandi flussi internazionali in contesti spesso isolati rispetto al resto del paese. I risultati di tali investimenti, in termini di sviluppo reale delle popolazioni interessate, in molti casi non sono stati rispondenti alle aspettative. La diffusione del benessere economico è stato spesso limitato a porzioni ristrette delle popolazioni locali, a causa soprattutto delle percentuali ridotte di spesa turistica che rimangono in loco; squilibri e tensioni si sono create tra i residenti maggiormente beneficiati dai progetti turistici e quelli rimasti ai margini di tale influsso; danni all'ambiente naturale sono stati arrecati dalla costruzione di grandi resort, in termini di consumo di suolo, di impiego di risorse e di rifiuti depositati; in molti paesi si è assistito alla crescita di una "monocoltura" turistica, che ha frenato lo sviluppo di altre attività economiche ed ha esposto questi paesi alle fluttuazioni della domanda; gravi danni, infine, sono stati provocati alle tradizioni ed alla cultura di popolazioni improvvisamente trovatesi a convivere con i flussi turistici. Negli ultimi anni, però, stanno emergendo forme di turismo diverse da quelle tradizionali: tali tipologie turistiche, sebbene spesso classificate in diversi modi, possono tutte essere ricondotte alla categoria del turismo alternativo. Tale concetto necessita comunque di una adeguata riformulazione teorica per non perdere di vista lo scopo principale: uno sviluppo realmente equilibrato delle popolazioni locali interessate dal turismo. In ogni caso, al di là delle definizioni e delle distinzioni spesso labili, ciò che interessa è indagare forme di turismo dai tratti comuni: piccoli numeri, mete diverse dalle tradizionali, partecipazione delle comunità locali, maggiore impegno e responsabilità da parte dei soggetti coinvolti (turisti e organizzatori in primo luogo), attenzione a tutte le componenti dei sistemi locali ospitanti (economia, eco-sistema, società e cultura). La domanda che il presente contributo intende porsi, dunque, è la seguente: possono queste diverse forme di turismo contribuire ad un reale sviluppo dei paesi più poveri del mondo? Per rispondere si prenderà in considerazione il concetto di sviluppo alternativo, così come teorizzato da numerosi autori ed in particolar modo da John Friedmann all'interno del suo fondamentale contributo "Empowerment. The politics of alternetive development" e come evolutosi nel corso degli anni. Si intende cioè verificare, anche attraverso l'analisi di alcuni casi studio localizzati in Brasile, se forme alternative di turismo possano aiutare a combattere la povertà in termini di dis-empowerment, vale a dire di scarso accesso alle fondamentali risorse che permettono alle persone ed alle comunità locali di ottenere potere economico, politico e sociale. Nel primo capitolo si fornirà una rassegna delle principali teorie ortodosse dello sviluppo e si cercherà di collegare la diffusione delle attività turistiche nei paesi in via di sviluppo ai concetti chiave di tali teorie. Dopo aver descritto le caratteristiche assunte dai progetti turistici localizzati nei paesi in via di sviluppo verranno delineati i problemi, di carattere economico, sociale ed ambientale, che tali tipologie hanno portato con se, utilizzando anche esempi tratti dalla principale letteratura di riferimento. Nel secondo capitolo verrà ripreso il concetto di sviluppo così come postulato all'interno delle principali teorie ortodosse e ne verrà ricostruito il significato utilizzando i cardini delle teorie alternative: in particolare si farà riferimento al concetto di empowerment. Anche in questo caso verranno delineate le principali caratteristiche dei progetti turistici basati su tali approcci e verranno presentati alcuni esempi tratti dalla bibliografia, localizzati in paesi in via di sviluppo. Si cercherà, inoltre, di fornire indicazioni di metodo per trasformare i precetti delle teorie alternative in concreta applicazione, attraverso l'utilizzo di forme maggiormente partecipative di pianificazione e l'inclusione delle comunità locali nella gestione dei progetti. Verrà infine analizzato il ruolo delle organizzazioni non governative, attori sempre più presenti nelle dinamiche della cooperazione internazionale. Nel terzo capitolo viene presentata un'analisi delle forme turistiche alternative, delle quali verranno evidenziati i tratti comuni, che permettono di distinguerle dalle forme cosiddette tradizionali (o "di massa"), e le peculiarità. Attraverso l'analisi delle caratteristiche comuni, verranno poi prospettati i vantaggi di tali forme turistiche, in termini di lotta alla povertà e di riduzione delle disparità regionali e sociali. Si è cercato, inoltre, di comporre le diverse e frammentarie fonti statistiche relative alle tipologie turistiche in oggetto, al fine di identificare le tendenze degli ultimi anni e le prospettive per il futuro. Un approfondimento è dedicato alle esperienze italiane di organizzazione e gestione di progetti turistici alternativi, sia localizzati nel nostro paese sia nei paesi in via di sviluppo. In particolare è stata realizzata una ricerca sull'Associazione Italiana Turismo Responsabile, la principale organizzazione nazionale che raggruppa associazioni impegnate a vario titolo in progetti turistici alternativi. Attraverso l'invio di questionari alle associazioni ed ai loro associati (in qualità di turisti che scelgono viaggi di questo tipo) ed attraverso colloqui con i rappresentati di alcune di queste associazioni è stato possibile identificare i caratteri distintivi e le principali dinamiche della domanda e dell'offerta di turismo alternativo in Italia. I casi studio utilizzati all'interno del quarto capitolo per verificare tale ipotesi sono stati personalmente visitati dall'autore nel corso di un periodo di ricerca sul campo svolto in Brasile con l'appoggio del Laboratorio de gestao do territorio presso l'Universidade Federal do Rio de Janeiro. Essi si riferiscono ad alcune realtà locali, all'interno degli stati del Cearà, della Bahia e di Rio de Janeiro, nelle quali progetti alternativi di sviluppo turistico sono stati implementati negli ultimi anni, sia in maniera autonoma da soggetti locali sia in collaborazione con soggetti italiani operanti in loco. Tali progetti abbracciano un ampio spettro delle tipologie turistiche classificabili tra quelle alternative, dale turismo responsabile a quello di comunità all'eco-turismo. All'interno di un paese vasto e molto differenziato, dal punto di vista geografico, economico e sociale, quale il Brasile il turismo può assumere un ruolo fondamentale nelle strategie di sviluppo e di redistribuzione della ricchezza tra le diverse aree. Numerosi studi, condotti da ricercatori brasiliani e non, portano a concludere che spesso progetti turistici basati sulle tradizionali teorie dello sviluppo, portati avanti da investitori stranieri con l'appoggio incondizionato del governo nazionale e delle amministrazioni locali, abbiano condotto a risultati nno soddisfacenti dale punto di vista di un reale avanzamento nelle condizioni generali di vita delle popolazioni coinvolte. Molto spesso, inoltre, problemi aggiuntivi sono nati a seguito dell'implementazione di tali progetti, quali sovraffollamento dovuto a fenomeni migratori di grande portata (associati alla speranza, in gran parte delusa, di ottenere lavoro all'interno di tali progetti turistici) o sfruttamento eccessivo delle risorse naturali del paese. Soltanto negli ultimi anni, però, sono state inserite all'interno dei documenti di pianificazione nazionale e locale istanze relative allo sviluppo di attività turistiche maggiormente differenziate, che facciano leva sul potenziale naturale e culturale del paese, utilizzando le differenze interne come un vantaggio competitivo e non riducendole attraverso forme turistiche omologanti. Il turismo alternativo può allora trovare spazio nelle strategie complessive di sviluppo del paese ed i casi studio analizzati mostrano come forme turistiche che rispettino le peculiarità locali e che si avvalgano della partecipazione delle comunità interessate siano in grado di innescare processi di sviluppo, inteso come aumento delle capacità personali e di comunità e lotta ai processi di dis-empowerment. ; XX Ciclo
La relazione tra le tecnologie della comunicazione e le forme della politica ha assunto un'importanza nevralgica, come risulta con evidenza dai contributi a questo volume. Il filo che li lega è anzitutto la questione etica. La ricerca filosofica e i suoi percorsi riflessivi sono sollecitati, infatti, ad ampliare, in modo responsabile e critico, il loro perimetro, per indagare le capacità e le potenzialità inedite, per i corpi individuali e collettivi, che sono esaltate dall'uso degli strumenti, senza però ignorarne i limiti, specialmente quando si rischia di non prenderli nella dovuta considerazione
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Despite growing interest in the political philosophy of Carl Schmitt, his distinction of different types of state has been largely overlooked by both political theorists and legal scholars. This article attempts to fill this lacuna. In the space of a few years, Schmitt provides two different typologies. In Constitutional Theory (1928) he distinguishes between two basic forms of state: an identitarian state and a representative state, depending on whether the people, conceived as both the political body and the source of normativity par excellence, is concretely present or merely represented. A very different classification is instead suggested in Legality and Legitimacy (1932). According to this alternative view, there are four types of state: legislative, jurisdictional, governmental and administrative, depending on who is in charge, that is, which is the ordering principle and the branch of the state apparatus that holds the power to decide in the last resort. Despite their difference, and according to the polemological approach that characterizes Schmitt's decisionism, both typologies provide the basis for a radical critique of mixed constitutions and liberalism .
[Italiano]: La seconda Graduate conference organizzata dai dottorandi del Dottorato in Studi letterari, linguistici e comparati dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" (20-21 ottobre 2016) ha proposto all'attenzione dei giovani studiosi e ricercatori che hanno risposto al call for papers un tema di grande suggestione: il limen, inteso come margine, confine, frontiera, soglia testuale e metatestuale. Il tema è stato declinato nei vari ambiti disciplinari che concorrono nel progetto formativo del dottorato, non separatamente ma sempre in un dialogo proficuo e costruttivo. Di più, si inserisce perfettamente nella tradizione di studi e di impegno culturale e politico dell'Orientale. In un mondo in cui sempre di più si alzano muri e barriere tra civiltà e culture, bisogna insistere con forza sul valore positivo del limen come punto di contatto e di attraversamento, laboratorio in cui le lingue e le forme di espressione dell'umano si incontrano per creare sempre qualcosa di nuovo ./[English]: The second Graduate Conference organized by the PhD students in Literary, Linguistics and Comparative Studies at the University of Naples 'L'Orientale' (20-21 October 2016) has brought to the attention of young scholars and researchers a subject of great interest: the limen, understood as a margin, boundary, frontier, textual and metatextual threshold. The topic has been investigated in all the disciplinary horizons of the PhD programme, building a profound and constructive dialogue between different approaches. Moreover, it fits perfectly into the tradition of studies fostered at 'L'Orientale' and its cultural and political commitment: in a world where walls and barriers between civilizations and cultures are increasingly erected all over the world, we must strongly insist on the positive value of the limen as a point of contact and crossing, a laboratory where languages and forms of human expression meet with the purpose of creating something new.
Intro; Table of Contents; Copyright; Autori; Presentazione; Bullismo; Cyberbullismo; Responsabilità civile; Responsabilità penale; Le risposte del sistema giustizia minorile; Diritto all'oblio; Le convenzioni internazionali; Casi pratici; Buone prassi; La polizia di prossimità e le attività didattiche a contrasto del disagio giovanile; Nucleo di prossimità della polizia locale di Novara; Il ruolo dell'educatore nella prevenzione e contrasto al fenomeno del cyberbullismo; Bibliografia; Indice della giurisprudenza; Siti utili
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Uno dei problemi principali che la ricerca comparativa sulle politiche nei confronti dei rom ha messo in luce negli ultimi 10 anni è la marcata negazione di riconoscimento dei Rom da parte di molte autorità locali. Molte cose sono state fatte contro i Rom, ma anche a loro favore, senza tuttavia costruirle con loro, senza cioè sviluppare un'interlocuzione diretta, senza passare dalle loro forme di rappresentanza. La questione è stata cosi stridente, che movimenti e associazioni di Rom e di altri gruppi minoritari sono riusciti a farla risalire fino alla Commissione europea e al Consiglio di Europa. Oggi nelle linee guida per le politiche in favore delle minoranze rom e gitane il punto si staglia per importanza. Le indicazioni di politica pubblica sono assai chiare, non basta fare degli interventi e mettere in atto delle misure: l'adeguatezza della spesa pubblica dipende dal fatto che le politiche siano pensate e discusse con i diretti beneficiari a cui sono rivolte. Siamo ancora lontani da un'applicazione seria di queste linee guida, ma ciò non vuol dire che non si possa già cogliere la traccia di un cambiamento profondo. E gli effetti positivi di politiche realizzate a partire da un riconoscimento delle capacità di azione dei Rom stessi si iniziano già a rilevare. La svolta in direzione della soggettività dei rom, della loro dignità e della loro capacità di azione non è certo ancora compiuta. Il caso dello sgombero di via Malaga a Milano mostra ancora un volta la storia di uno sgombero con poche alternative. La segregazione spaziale ha un impatto diretto sulla salute e sull'accesso ai servizi, così come la scarsa scolarizzazione ha effetti negativi sulle capacità di attivarsi nel mondo del lavoro, ciò che a sua volta rende più difficile la costruzione di percorsi di uscita dalla segregazione spaziale nei campi. Ogni fattore è connesso agli altri e ha sugli altri effetti retroattivi e rafforzativi. Se si può individuare un fattore che però è al centro di tutte le relazioni causali questo è senz'altro quello ...