The introduction of civic education in the scholastic curriculum has offered to schools new opportunities for coping with the study of Resistance movement and other events occurred in contemporary history. Through some relevant didactic unit, the paper aims at giving to teachers some pratical examples, using the methodology of the Public History of Education.
1ères lignes : A partire dal processo di costituzione degli Stati-nazione in Europa, le relazioni so-ciali si sono intrecciate e delineate intorno al complesso ambito di confini politici e culturali non sovrapponibili tra loro (Fiamingo e Giunchi 2009). L'elaborazione d'iden-tità nazionali ha così costruito le categorie di insider ed outsider edificandole principal-mente sulla base di confini impressi sulla carta geografica. Non si tratta d'immaginare un costante scontro tra maggioranze nazionaliste e minoranze culturali, linguistiche, di genere e religiose all'interno degli Stati, perché in realtà le une e le altre hanno sempre abitato e vissuto in uno spazio necessariamente condiviso, sebbene con tensioni com-petitive e conflitti. È invece utile, senza scadere nelle facili generalizzazioni, analizzare le forme di governance attivate dagli Stati europei per il controllo delle minoranze ed i contrapposti tentativi fatti dagli outsider per proteggere la propria specificità e la pro-pria permanenza su territori di cui anche le minoranze si sentivano legittimamente parte (Le Galès e Vitale 2015, 7-17). Ricostruire una storia sociale dell'educazione relativa a questi percorsi permette di analizzare più approfonditamente il punto d'incontro tra elementi di dipendenza/con-trollo e quelli legati all'emancipazione, perché entrambi questi processi hanno operato attraverso politiche educative esplicite o implicite, messe in atto per omologare, assimi-lare, integrare oppure per resistere (Betti et al. 2009). In Spagna, a partire dal 1492, musulmani ed ebrei erano stati espulsi e perseguitati, alcuni di loro si convertirono in modo fittizio alla religione cattolica per permanere sui territori in cui avevano sempre vissuto. In Russia dal 1792, le comunità ebraiche, prima espulse dall'impero, furono ammassate nella parte occidentale del territorio. In alcuni contesti europei, la fine del Settecento segnò l'introduzione progressiva di legislazioni più tolleranti verso specifiche minoranze: nel 1781 nell'impero austroungarico, ...
1ères lignes : A partire dal processo di costituzione degli Stati-nazione in Europa, le relazioni so-ciali si sono intrecciate e delineate intorno al complesso ambito di confini politici e culturali non sovrapponibili tra loro (Fiamingo e Giunchi 2009). L'elaborazione d'iden-tità nazionali ha così costruito le categorie di insider ed outsider edificandole principal-mente sulla base di confini impressi sulla carta geografica. Non si tratta d'immaginare un costante scontro tra maggioranze nazionaliste e minoranze culturali, linguistiche, di genere e religiose all'interno degli Stati, perché in realtà le une e le altre hanno sempre abitato e vissuto in uno spazio necessariamente condiviso, sebbene con tensioni com-petitive e conflitti. È invece utile, senza scadere nelle facili generalizzazioni, analizzare le forme di governance attivate dagli Stati europei per il controllo delle minoranze ed i contrapposti tentativi fatti dagli outsider per proteggere la propria specificità e la pro-pria permanenza su territori di cui anche le minoranze si sentivano legittimamente parte (Le Galès e Vitale 2015, 7-17). Ricostruire una storia sociale dell'educazione relativa a questi percorsi permette di analizzare più approfonditamente il punto d'incontro tra elementi di dipendenza/con-trollo e quelli legati all'emancipazione, perché entrambi questi processi hanno operato attraverso politiche educative esplicite o implicite, messe in atto per omologare, assimi-lare, integrare oppure per resistere (Betti et al. 2009). In Spagna, a partire dal 1492, musulmani ed ebrei erano stati espulsi e perseguitati, alcuni di loro si convertirono in modo fittizio alla religione cattolica per permanere sui territori in cui avevano sempre vissuto. In Russia dal 1792, le comunità ebraiche, prima espulse dall'impero, furono ammassate nella parte occidentale del territorio. In alcuni contesti europei, la fine del Settecento segnò l'introduzione progressiva di legislazioni più tolleranti verso specifiche minoranze: nel 1781 nell'impero austroungarico, ...
In the educational training pathway, the history of education is usually present. From the moment of recruitment onwards, however, the interest in a historical approach disappears completely, and teachers tend to focus on the current challenges of their work.
The problem of truth, from the point of view of a historian, arises in clearly different forms compared to those of scientists and probably also of social scholars of other disciplines. History is a narration of past events, but this narration is subject to an arbitrary selection of its parts, its documentation, the facts that make up the event under discussion. History is organized on the basis of documents, testimonies and biographical elements, but also of considerations on the structures of power, on the articulations of society and on the forms of political regimes. As the history of the 1900s amply demonstrates – of which the Shoah and the Nazi destruction of the Jews as well as Soviet communism, the history of Italy and McCarthyism in the United States, as well as the genocides of the 1990s, are touched on in this article – the interpretation of the events involved the greatest difficulty in identifying a recognized and shared truth.
The paper shows Public History projects carried on in some school in Foiano della Chiana (Arezzo) in the last years. These projects were focused on the so-called "Fatti di Renzino", i.e. the army revolts organised in 1921 by socialists, communists and anarchiest in answer to fascists and their continuous, brutal attempts in sovverting liberal institutions.
The process of teaching assessment is traditionally the sole task of teachers; the introduction of innovative methods makes it possible to overcome summative assessment by giving space to the democratic participation of students, the use of new processes, such as self-evaluation and shared assessment, referring to formative assessment. The aim of this work is to propose a reflection on the role of evaluation in university training and, specifically, in the initial training of Physical Education teachers. ; Il processo di valutazione dell'insegnamento è tradizionalmente compito esclusivo degli insegnanti; l'introduzione di metodi innovativi consentono di superare la valutazione sommativa dando spazio alla partecipazione democratica degli studenti, all'uso di nuovi processi, come l'autovalutazione e la valutazione condivisa, facendo riferimento ad una valutazione formativa. Scopo del presente lavoro è di avviare una riflessione sul ruolo della valutazione nella formazione universitaria e, in particolare, nella formazione iniziale degli insegnanti di Educazione Fisica.