Il tema del convegno ha indotto nel mio intervento una preliminare attenzione verso l'analisi dei concetti generali di "guerra" e "pace" e dei significati che hanno assunto nella storia del pensiero ed in particolare nella storia del pensiero d'età moderna. La consapevolezza che gli intellettuali coevi avevano del concetto di guerra, di pace, ma soprattutto direi oggi della categoria più generale di conflitto, può essere una chiave di lettura per interpretare oggi il conflitto d'età moderna, nella società, nelle e tra le città di antico regime. Il tutto per comprendere l'importanza del ruolo assunto dalla guerra nel forgiare la storia del continente europeo nell'età moderna e il ruolo svolto dalla pace nella maturazione della visione politica e culturale dell'Occidente. La risposta a tale interrogativo comporterebbe l'analisi critica di un ampio percorso storico: dalle guerre per il predominio europeo ai progetti di pace perpetua, dalle guerre di espansione coloniale e di conquista spirituale, all'evangelizzazione pacifica e all'affermazione del diritto delle genti, dalla rivendicazione del monopolio della forza da parte dello Stato moderno, almeno così ha creduto la storiografia del passato da Weber in poi, alle visioni di una società senza violenza, dalle ribellioni contro le ingiustizie sociali all'utopia della città perfetta, dalle faide familiari e cittadine alle missioni di riconciliazione. Non potendo trattare estensivamente tali tappe mi limiterò all'analisi di quella particolare forma di conflitto che ritroviamo nei territori della Corona Spagnola nei secoli XVI–XVII. ; peer-reviewed
Oggetto della ricerca è lo studio del National Institute of Design (NID), progettato da Gautam Sarabhai e sua sorella Gira, ad Ahmedabad, assunta a paradigma del nuovo corso della politica che il Primo Ministro Nehru espresse nei primi decenni del governo postcoloniale. Obiettivo della tesi è di analizzare il fenomeno che unisce modernità e tradizione in architettura. La modernità indiana, infatti, nacque e si sviluppò con i caratteri di un Giano bifronte: da un lato, la politica del Primo Ministro Nehru favorì lo sviluppo dell'industria e della scienza; dall'altro, la visione di Gandhi mirava alla riscoperta del locale, delle tradizioni e dell'artigianato. Questi orientamenti influenzarono l'architettura postcoloniale. Negli anni '50 e '60 Ahmedabad divenne la culla dell'architettura moderna indiana. Kanvinde, i Sarabhai, Correa, Doshi, Raje trovarono qui le condizioni per costruire la propria identità come progettisti e come intellettuali. I motori che resero possibile questo fermento furono principalmente due: una committenza di imprenditori illuminati, desiderosi di modernizzare la città; la presenza ad Ahmedabad, a partire dal 1951, dei maestri dell'architettura moderna, tra cui i più noti furono Le Corbusier e Kahn, invitati da quella stessa committenza, per la quale realizzarono edifici di notevole rilevanza. Ad Ahmedabad si confrontarono con forza entrambe le visioni dell'India moderna. Lo sforzo maggiore degli architetti indiani si espresse nel tentativo di conciliare i due aspetti, quelli che derivavano dalle influenze internazionali e quelli che provenivano dallo spirito della tradizione. Il progetto del NID è uno dei migliori esempi di questo esercizio di sintesi. Esso recupera nella composizione spaziale la lezione di Wright, Le Corbusier, Kahn, Eames ibridandola con elementi della tradizione indiana. Nell'uso sapiente della struttura modulare e a padiglione, della griglia ordinatrice a base quadrata, dell'integrazione costante fra spazi aperti, natura e architettura affiorano nell'edificio del NID echi di una cultura millenaria. ; The subject of this research is the National Institute of Design (NID) designed by Gautam and his sister Gira Sarabhai in Ahmedabad. My aim is to analyze the phenomenon that blends modernity and tradition in architecture as an expression of the new politics that the Prime Minister Nehru advocated in his leadership after Independence. Indian modernity emerged as a double faced Janus: on the one hand the Prime Minister Nehru promoted a widespread modernization fostering industrial, scientific and technological development; on the other hand Gandhi's ideas aimed to rediscover the local, ancient tradition, crafts and rural life. These orientations shaped postcolonial architecture. The focus is on Ahmedabad, the city which was greatest architectural upheaval, where young Indian architects (Kanvinde, Sarabhai, Correa, Doshi, Raje, Kapadia) could confront themselves with Western modern masters - among them Le Corbusier and Kahn - searching for their own architectural identity. The engines of such great upheaval were two: enlighten clients eager to transform the society and modernize their city; the presence of modern masters, who came to Ahmedabad from 1951, invited from the same customers to design buildings for the city. A new direction for Indian architecture was evident right in Ahmedabad. A city where both the visions for a modern India strongly tackled. The biggest effort of Indian architects was the attempt to reconcile these two aspects, the ones which came from international influences and the ones which arose from the spirit of tradition. NID is one of the best example of this search for a synthesis: it shows Wright, Le Corbusier, Eames, Kahn's legacy but also echoes from Indian architecture such as the pavilion structure, the square grid, open spaces and a perfect merge between nature and architecture.
Nel 2004 Giovanni Paolo II dava vita alla Conferenza Episcopale Internazionale dei Santi Cirillo e Metodio (= CEICEM) pensando ad un supporto pastorale nel cuore dei Balcani occidentali. La Conferenza internazionale si armonizzava con il grande progetto di unificazione dell'Europa cristiana. I cambiamenti intervenuti nella regione nel corso di un quarto di secolo sono tuttavia rilevantissimi. La CEICEM, infatti, copre pastoralmente quattro Stati (Serbia, Montenegro, Macedonia e Kosovo) oggi in progressiva divaricazione legislativa e culturale. Sul piano canonico, la Conferenza dedicata ai Santi Cirillo e Metodio non pone speciali problemi: l'affectus collegialis, il modello organizzativo gerarchico e il fine pastorale, sono quelli tipici delle Conferenze episcopali. La questione è, invece, di natura diplomatica e impone nuovi modelli per la presenza della Chiesa cattolica sul territorio. Emerge sulla sorte della CEICEM una differenza di opinioni: i vescovi balcanici sono orientati per lo smantellamento, mentre la Sede Apostolica tende a temporeggiare, mantenendo di fatto lo status quo. La linea pragmatica vaticana tiene conto, in ogni caso, dell'evoluzione politica locale nell'ottica dell'integrazione europea, specie della Serbia, non dimenticando l'originario progetto wojtyliano dell'unità dell'Europa cristiana. ; In 2004, John Paul II gave birth to the International Bishops Conference of the Saints Cyril and Methodius (= CEICEM) thinking of pastoral support in the heart of the Western Balkans. The International Conference harmonized with the great project of unification of Christian Europe. However, changes in the region over the course of a quarter of a century are remarkable. In fact, CEICEM covers pastorally four States (Serbia, Montenegro, Macedonia and Kosovo) today in progressive legislative and cultural divisions. On the canonical level, the Conference dedicated to the Saints Cyril and Methodius does not pose any special problems: the affectus collegialis, the hierarchical organizational model and the pastoral aim are the typical ones of the Bishops' Conferences. The issue, however, is of a diplomatic nature and imposes new models for the presence of the Catholic Church on the territory. There is a difference of opinion on the fate of CEICEM: the Balkan bishops are oriented towards dismantling, while the Apostolic See tends to stall, maintaining the status quo. The Vatican pragmatic line, however, takes into account local political evolution in the light of European integration, especially Serbia, not forgetting the original Wojtylian project of the unity of Christian Europe. ; Derecho canónico
It is becoming increasingly common that digital evidence relevant to criminal proceedings is not located in the State in which the crime was committed, but it is spread in the cloud computing, and it can be accessed only thanks to the intervention of the service providers that hold it. In such cases traditional instruments of judicial cooperation enter into crisis, since it can become very difficult to identify an executing State to which the evidence requests can be addressed. Hence the idea, implemented by a proposal for a European Union regulation, to create a channel of direct cooperation between the judicial authorities interested in acquiring the evidence and the providers, who would be responsible for verifying that the evidence requests respect the Charter of Nice. The result, however, is the privatization of an activity traditionally reserved to public bodies: a worrying paradigm shift that could put fundamental rights in serious danger. ; È sempre più frequente che le prove digitali rilevanti ai fini di un procedimento penale non siano localizzate nello Stato di commissione del reato, ma si trovino disperse nel cloud, risultando accessibili solo grazie all'intervento dei service provider che le detengono. In casi del genere i tradizionali strumenti di cooperazione giudiziaria entrano in crisi, poiché può diventare molto difficile individuare uno Stato di esecuzione a cui rivolgere le richieste istruttorie. Di qui l'idea, recepita da una proposta di regolamento dell'Unione Europea, di creare un canale di cooperazione diretta fra le autorità giudiziarie interessate all'acquisizione delle prove e i provider, a cui spetterebbe verificare che le richieste istruttorie rispettino la Carta di Nizza. Ne deriverebbe, però, la privatizzazione di un'attività tradizionalmente riservata ad organi pubblici: un preoccupante cambio di paradigma che rischia di porre in serio pericolo i diritti fondamentali. ; É cada vez mais frequente que as provas digitais relevantes para um processo penal não sejam localizadas no ...
Pravo na samoodređenje naroda jedno je od najspornijih pojmova u međunarodnome javnom pravu. Jednako tako, taj je pojam ne samo pravni već i filozofski, politološki, sociološki i povlači za sobom razna pitanja i reperkusije. Zbog toga se njegovoj analizi treba pristupiti detaljno, postupno i interdisciplinarno kako bi se sagledali razni važni aspekti toga pojma koji dovode do odgovora na pitanje je li samoodređenje naroda princip ili pravo i koga se tiče, je li to pravo jus cogens de facto i de iure ili je uvjetovano i ograničeno drugim pravilima suvremenoga međunarodnopravog poretka. Tu se prije svega misli na kogentnu zabranu narušavanja teritorijalnoga integriteta postojećih država te ugrožavanja međunarodnoga mira i stabilnosti proklamiranih još u Povelji Ujedinjenih naroda. To povlači za sobom razmatranje načela uti possidetis i njegovih korijena i obveznosti primjene, jednako kao i secesije kao najčešće posljedice afirmativnoga ostvarivanja prava na samoodređenje naroda. Također se na to nadovezuje i pitanje disolucije država, najčešće federalnih, za koju se treba proanalizirati ima li ona materijalne razlike s obzirom na secesiju koja također nije izrijekom ni dopuštena ni zabranjena. Autor sve te povezane pojave i pojmove interpretira kroz nama najbliže poznat slučaj, i dalje nedavnoga, raspada bivše Jugoslavije koja je bila moderni presedan za federalne države, a ima odjeka i u aktualnim zbivanjima poput onih u Ukrajini i Španjolskoj. Da bi se imao još potpuniji dojam o povezanosti prava, politike i raznih interesa, progovara se i o konstitutivnosti naroda, manjinama i njihovim pravima na osnovi raznih dokumenata i mišljenja teoretičara te i o državotvornosti i državnom priznanju za koje jednako tako nema konsenzusa o tome je li ono konstitutivni ili deklaratorni akt trećih država i međunarodne zajednice. Da bi se izbjegao najgori mogući scenarij, a to je onaj prihvaćanja pravnoga "statusa quo", treba kroz otvoreno raspravljanje i davanje prijedloga de lege ferenda precizirati pravnu problematiku kako se ne bi političkim i javnim diverzijama ili distrakcijama prikrivali interesi koji su ili suprotni duhu Ujedinjenih naroda ili su, s druge strane, legitimno suprotstavljeni jedni drugima. ; The right to self-determination of peoples is one of the most controversial concepts in public international law. Also, this concept is not only legal, but also philosophical, and also pertains to political science, sociology and entails various issues and repercussions. Therefore, its analysis should be approached in detail, gradually and with an interdisciplinary approach in order to comprehend the various important aspects of the concept that leads toward the answer to the following question - Is the self- determination of peoples a principle or a right and what else in involved here? Is this right jus cogens de facto and de jure or is it conditioned by the organic other rules of contemporary international order? This primarily refers to the cogent ban of breaching the territorial integrity of existing states and jeopardizing international peace and stability as proclaimed in the Charter of the United Nations. This entails a consideration of the principle of uti possidetis and its roots, as well as secession, the most common consequence of the affirmative exercising of the right to self-determination of peoples. Also on the continuation and dissolution of states, mostly federal, which is necessary for an analysis whether or not there are any material differences in relation to secession, which is also neither permitted nor prohibited. The author here will interpret our closest known case (one still recent) the breakup of the former Yugoslavia, which was a modern precedent for a federal state and has reverberation in current events like those in the Ukraine. In order to have a more complete impression of law, policy and various interests will also make mention of the constitutionality of peoples, minorities and their rights through a variety of documents and the opinions of scholars and also concepts concerning the nation and state recognition. There is no consensus whether it is a constitutive or declaratory act by third countries and the international community. In order to avoid a worst case scenario, the acceptance of the legal "status quo", it should be openly debated in order to avoid political and public diversions or distractions that hide interests which are either contrary to the spirit of the United Nations or, on the other hand, legitimately opposed to each other. ; Il diritto di autodeterminazione dei popoli è uno dei termini più discussi del diritto internazionale pubblico. Inoltre, questo termine non è soltanto giuridico, ma anche filosofico, politico, sociologico e lega a sé varie polemiche e ripercussioni. È per questo che l'approccio all'analisi del termine dev'essere dettagliato, graduale ed interdisciplinare affinché si possano osservare i vari aspetti del termine che portano alla risposta del quesito se l'autodeterminazione nazionale è un principio o un diritto e relativo a chi, se è un diritto jus cogens de facto e de iure o se è condizionato e limitato da altre norme del diritto internazionale contemporaneo. Qui si parla in primis del divieto cogente di lesione dell'integrità territoriale e della pace internazionale e della stabilità proclamati persino nella Dichiarazione delle Nazioni Unite. Il tutto suppone l'osservazione del principio uti possidetis, delle sue radici e dell'obbligo d'implementazione, come anche della secessione, conseguenza più frequente della realizzazione affermativa del diritto di autodeterminazione dei popoli. Inoltre, ciò è relativo al fenomeno della dissoluzione degli stati, soprattutto federali, per i quali è doveroso analizzare la presenza di distinzioni materiali riguardanti la secessione, la quale di per sé non è esplicitamente né opzionale né vietata. L'autore interpreta i relativi fenomeni e termini per mezzo del caso a noi più vicino e più familiare, la dissoluzione dell'ex Jugoslavia, la quale è stata un precedente moderno per gli stati federali, e che ha ripercussioni anche nei casi attuali dell'Ucraina e della Catalonia in Spagna. Con lo scopo di cristalizzare il legame fra il diritto, la politica e i vari interessi, si parla anche della costitutività dei popoli, delle minoranze e dei loro diritti in base ai molti documenti e alle opinioni degli analitici, ed infine della creazione e del riconoscimento di uno stato, per i quali nemmeno prevale un consenso se si tratta di un atto costituente o declaratorio da parte di terzi e della comunità internazionale. Al fine di evitare degli esiti catastrofici, ossia l'interiorizzazione dello "status quo" a livello giuridico, è opportuno discutere in maniera aperta per precisare la problematica legislativa ed evidenziare gli interessi contrari allo spirito delle Nazione Unite o semplicemente giustificatamente opposti.
Filmed from the original held by: Harvard Law School Library. ; "In riposta al noto problema politico-umanitario proposto dal barone Arturo De Marcoartu alla Società nazionale per la diffusione delle scienze sociali di Londra, come segue : Quesito: 'Come dovrà essere costituita un'Assemblea internazionale incaricata di compilare un Codice di diritto delle genti; e quali devono essere i principii fondamentali su cui un tal codice deve essere compilato'." ; Mode of access: Internet.
"Justification du tirage. Édition anglaise. 270 exemplaires numérotés sur papier à main (nos. 1 à 270) 20 exemplaires sur papier de luxe à main (nos. 1 à 20)." ; "Architectural part by Ernest M. Hʹebrard . assisted by Jean Hʹebrard." ; "Phototypy by Augusto Danesi, typographical impression by Ricardo Garroni." ; Forms a sequel to the work of similar title published by the compiler in 1913. ; "Copyright by Hendrik Christian Andersen, 1918." ; pt. I. A world centre of communication. Legan arguement from the Positive science of government by Umano, former Italian judge [translated by Olivia Cushing Andersen]--pt. II. A world centre of communication. Economic advantages; a report compiled by Jeremiah W. Jenks.--Appendices [list of official international conferrences and private international congresses and associations, co,piled largely from Annuaire de la vie internationale, and La vie internationale; tables showing the expenditures of different countries for international activities, etc.] ; Mode of access: Internet. ; Environ Dsgn fHN17.A62: ENVI Rare
This special issue of Moneta e Credito discusses the economic consequences of the Russian-Ukranian war. We aim at focussing on the most topical changes that have been observed already in this preliminary stage of the conflict. Firstly, we investigate the economic sanctions against Russia and their economic and political consequences (Denis Melnik). Second, we analyse the impact of the aforementioned consequences on the regional economies (Joseph Halevi) and Italy, emphasizing the risks for our country due to the sanctions' side effects (Giangrande, Cucignatto & Garbellini). Finally, we discuss the possible changes of the international monetary and payment systems, the international trade and global supply chains triggered by the conflict and the sanctions (Lampa, Esposito & Tori, Fantacci et al.). ; Questo numero speciale di Moneta e Credito è dedicato alla disamina delle conseguenze economiche del conflitto russo-ucraino. Ci proponiamo di evidenziare alcune tendenze che si sono manifestate con forza sin da questa fase preliminare del conflitto. In primo luogo, le conseguenze sulle economie dei paesi belligeranti, con un'enfasi particolare sulle sanzioni economiche ai danni della Russia e le loro conseguenze, sia economiche che politiche (Denis Melnik). In secondo luogo, analizzeremo le conseguenze sulle economie regionali (Joseph Halevi) e in particolare sull'economia italiana, mostrando i principali rischi a cui il conflitto e le sanzioni ci espongono (Giangrande, Cucignatto e Garbellini). Infine, discuteremo i cambiamenti sul sistema internazionale dei pagamenti, su quello monetario e sulle catene globali di approvvigionamento a cui il conflitto ha impresso una drammatica accelerazione (Lampa, Esposito e Tori, Fantacci et al.).
En este artículo se analizan las políticas educativas y de integración de lasTIC en los sistemas educativos, en particular la situación de Italia en el escenario internacional. El artículo ofrece un panorama actualizado sobre la integración de las tecnologías de la información y la comunicación (TIC) en el sistema educativo italiano. En la primera parte del artículo presenta una visión general de las políticas educativas desarrolladas desde mediados de los años noventa, en el contexto de referencia europeo. En la segunda parte se destacan los principales temas de actualidad relacionados con la dificultad de la difusión de las tecnologías digitales en las prácticas pedagógicas basadas en los hallazgos de los estudios comparativos internacionales (IEA, OCDE) y las llevadas a cabo en el Italia (IARD, FGA). El análisis de los documentos examinados sirve para detectar la distancia entre las intenciones de los responsables de las políticas y la realidad de las escuelas. De acuerdo con la información de las principales instituciones educativas hallamos una visión de las TIC guiada por un fuerte optimismo acerca de la capacidad de estas herramientas para generar una innovación profunda del proceso de enseñanza-aprendizaje, que les guíe hacia modelos pedagógicos constructivistas. Por otro lado, las encuestas muestran que, a pesar de la creciente disponibilidad de recursos digitales en las escuelas, siguen desempeñando un papel secundario a menudo en las prácticas de enseñanza. ; In this paper we analyze educational policies and technology integration in educational systems, particularly the situation of Italy in the international arena. The article provides an updated overview of the integration of Information and Communication Technology (ICT) in the Italian educational system. In the first part of the paper it is presented an overview of educational policies developed since the mid-nineties, in the context of European reference. The second part highlights key current issues related to the difficulty of the diffusion of digital technologies in teaching practices based on the findings of international comparative studies (IEA, OECD) and those carried out in Italy (IARD , FGA). The analysis of documents is considered useful to detect the distance between the intentions of the policy makers and the reality of schools. According to the information of the main educational institutions we find a vision of ICT guided by a strong optimism about the ability of these tools to generate a deep innovation of the teaching-learning process, guiding them toward constructivist pedagogical models. Moreover, surveys show that despite the increasing availability of digital resources in schools, often still play a secondary role in teaching practices. ; L'articolo offre uno scenario aggiornato sul tema dell'integrazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) nel sistema di istruzione italiano. Nella prima parte del lavoro viene presentato un excursus delle politiche educative sviluppate nel nostro paese a partire dalla metà degli anni Novanta, lette all'interno del contesto di riferimento europeo. Nella seconda parte vengono evidenziate le attuali problematiche legate alla difficoltà di diffusione delle tecnologie digitali nelle pratiche di insegnamento sulla base di quanto emerge dalle indagini comparative internazionali (IEA, OCSE) e da quelle condotte sul territorio nazionale (IARD, FGA). L'analisi dei documenti presi in esame permette di evidenziare la distanza che intercorre tra le intenzioni dei policy makers e la realtà delle scuole. Dalle indicazioni delle principali agenzie educative emerge una visione delle ICT improntata ad un forte ottimismo sulla capacità di tali strumenti nel generare una profonda innovazione dei processi di insegnamento-apprendimento, orientandoli verso modelli pedagogici di impronta costruttivista. D'altra parte le indagini condotte mostrano che, nonostante la disponibilità sempre crescente di risorse digitali all'interno delle scuole, queste svolgono ancora un ruolo secondario e spesso di retroscena nelle pratiche di insegnamento. ; Grupo FORCE (HUM-386). Departamento de Didáctica y Organización Escolar de la Universidad de Granada.
With regard to international public order and surrogate motherhood, at least the Italian Courts of highest level consistently show great respect to the autonomy of the legislator and to the legal certainty.
Modern biotechnologies call for new forms of global protection of fundamental human rights. This is because national constitutions and state legislation cannot give adequate answers to current needs, in so far as they are limited by the backwardness of the legislation dealing with fundamental rights charters and the constraints posed by single national contexts. The international contribution to the regulation of 'disposition acts of the human genome' is important in order to identify new principles and rights shared and generally recognized as belonging to humanity as a whole. Unesco's declarations in this field - The Universal Declaration on the Human Genome and Human Rights, the Declaration on the Responsibility of Current and Future Generations, the International Declaration on Genetic Human Data, the Universal Declaration on Bioethics and Human Rights - represent an initial reference point, embedded within a global discipline far the protection of human identity and genetic integrity, and aimed at combating illicit forms of misuses, appropriation and modification of D.N.A. The human genome, understood as 'human heritage', thus becomes object of new 'genetic rights' held by individuals and humanity, of present and future generations and of a new dimension of diachronic and inter-generational protection of old and new fundamental rights. The character of the common good of the human genome, the importance of sharing the benefits of scientific discoveries in this field, the need to guarantee access to all without prejudice or economic conditioning, and the urgency of avoiding the continuation of harmful actions to individuals and humanity call for a "Treaty for the Sharing and Protection Genetic Heritage of the Planet", which effectively guarantees a speedy global protection of the human genome of these new rights held by humanity. ; Le moderne biotecnologie comportano nuove esigenze di tutela globale dei diritti fondamentali dell 'uomo cui le Costituzioni e ordinamenti statali non riescono a dare adeguate ...
The thesis explores the issue of implementation of international crimes. Implementing international criminal norms is far more complex than implementing other international norms and it also poses different challenges to States. This work aims at understanding the inherent reasons of this complexity, as well as the main difficulties that States generally face in this field. After an overview of the role of national legal orders in international criminal justice, the research focuses on problems related to the incorporation of international crimes into domestic legal orders. The thesis is not only an analysis of national implementing legislation on international crimes, but it is also an attempt to deal with the subject from the point of view of international law. The thesis thus addresses the issue of international obligations imposed on States in relation to international crimes, in the attempt to identify existing gaps in international law and to envisage future perspectives in the field.
The international legal framework aimed at comprehensively regulating migration is based both on domestic and international human rights law principles and standards (international migration law), the so called new international grammar on migration. At the same time the institutional national dimension has been promoted to manage at the best ordinary and emergency migratory flows and to protect migrants asking for protection and assistance (migration management). Further commitment must be guaranteed at the governmental level to set down national strategies, policies and programmes on migration according to a multidimensional and multi-sectoral approach (migration governance), also involving migrants both individually and collectively to facilitate their economic, social, political and cultural inclusion as well as their access to basic services and work opportunities and the full respect of their rights and duties.
Defence date: 5 September 1997 ; Supervisor: Francis Snyder ; First made available online 06 July 2017 ; Obiettivo della tesi è analizzare il significato e l'evoluzione della Politica Comunitaria Preferenziale di Cooperazione allo Sviluppo. Tale lavoro di ricerca non intende essere un 'percorso storico', uno studio cronologico dell'evoluzione delle relazioni preferenziali con gli ACP, dal Trattato di Roma al Trattato di Maastricht. Piuttosto esso si prefigge di analizzare la Politica di Cooperazione allo Sviluppo preferenziale attraverso la sua trasformazione, avvenuta nella pratica comunitaria, da una situazione 'de facto', a una situazione 'de jure'. Ovvero il passaggio da 'relazioni di cooperazione', avviate fin dalle origini del sistema comunitario (Trattato di Roma), ad una reale Politica Comunitaria di Cooperazione con il riconoscimento specifico di una competenza in tale settore in capo alla Comunità (Trattato di Maastricht).
"Estratto dal vol. XLI (parte prima) degli Atti della R. Accademia di scienze morali e politiche di Napoli." ; Mode of access: Internet. ; Author's signed presentation copy to Alberto del Vecchio