CAPITOLO I – Il regime giuridico internazionale in materia di trattamento degli stranieri. Il capitolo si pone l'obiettivo di analizzare la disciplina internazionale di carattere generale in materia di trattamento degli stranieri, ponendo l'attenzione sulla nozione di straniero sullo standard di trattamento nazionale ed internazionale garantito e sulle norme internazionali vigenti. Inoltre, particolare attenzione viene rivolta agli istituti dell'ammissione e dell'espulsione dello straniero, intesi come strumento di controllo e di tutela da parte dello Stato. CAPITOLO II – Status di rifugiato e asilo nel diritto internazionale. Il secondo capitolo concentra la sua attenzione, e ne avvia l'analisi nel dettaglio, su una particolare figura di straniero: il rifugiato. Pertanto, viene analizzato lo status di rifugiato sia su un piano definitorio e nozionistico, sia sul piano degli istituti ad esso sotteso concentrando comunque l'analisi sul diritto di asilo e sul principio del non refoulement. CAPITOLO III – Strumenti di tutela nel diritto internazionale. Il capitolo III è la diretta conseguenza del precedente, in quanto, dopo aver fornito il quadro nozionistico relativo allo status di rifugiato, l'elaborato si pone l'obiettivo di studiare nel dettaglio tutti gli strumenti messi a disposizione dalla comunità internazionale per fronteggiare la problematica legata all'argomento. Infatti, si pone l'attenzione non solo sulle principali convenzioni in materia di rifugiati (prima fra tutte la Convenzione di Ginevra del 1951), ma anche sulle attività delle organizzazioni internazionali governative e non che operano specificatamente a tutela ed assistenza dei rifugiato. Infine, vengono trattate altre due forme di tutela quali la protezione temporanea ed il rimpatrio volontario. ; CHAPTER I - The international legal regime for the treatment of foreigners. The chapter aims to analyze the international framework of a general nature concerning the treatment of aliens, focusing on the notion of the foreign national and international standards of treatment guaranteed and international standards. In addition, special attention is paid to the institutions of the admission and expulsion of foreigners, intended as a means of control and protection by the State. CHAPTER II - Status of refugee and asylum in international law. The second chapter focuses his attention, and starts the analysis in detail, of a particular kind of stranger, the refugee. Therefore, it is analyzed the status of refugee is on a definitional and factual knowledge, both in terms of its underlying institutions, however, the analysis focused on the right to asylum and the principle of non-refoulement. CHAPTER III - Instruments of protection in international law. Chapter III is a direct consequence of the previous one, because, after having provided the framework notional Relating to the Status of Refugees, the elaborate aims to study in detail all the tools made available by the international community to tackle the problem related to the topic. In fact, it focuses not only on the main conventions on refugees (most notably the Geneva Convention of 1951), but also on the activities of international organizations, governmental and non-operating specifically for the protection and assistance of refugees. Finally, on discusses two other forms of protection such as temporary protection and voluntary repatriation. ; Dottorato di ricerca in Persona, impresa e lavoro: dal diritto interno al diritto internazionale
I Magazzini Generali, creati su modello dei docks inglesi e dei magazzini francesi -e regolamentati da una legge del 1871- si diffusero nelle maggiori città italiane, con alterna fortuna: comune era lo scopo di provvedere alla custodia delle merci, rilasciando speciali titoli di commercio, e di agevolare l'incontro tra produttore e acquirente, riducendo i tempi di negoziazione.Essi sono, dunque, da annoverare fra gli strumenti commerciali con cui si intendeva intensificare e favorire i traffici di merci nel periodo in cui il commercio internazionale su larga scala andava riducendo le barriere tra paesi, accompagnato dallo sviluppo e ammodernamento delle infrastrutture.Nell'ambito del dibattito sul tentativo italiano di ritagliarsi un ruolo durante la prima globalizzazione -con la crescita della liberalizzazione del commercio internazionale e, nello stesso tempo, lo sviluppo del protezionismo moderno- la presente ricerca mette a fuoco l'esperienza della costituzione dei Magazzini Generali di Napoli, per alcuni decenni i più importanti d'Italia. La Società Meridionale dei Magazzini Generali ne assunse la gestione nel 1874 e -attraverso lo studio di testimonianze dell'epoca, degli Atti del Consiglio Comunale e della Camera di Commercio, di dati di bilancio presenti nell'Archivio di Stato di Napoli- questo saggio ne ripercorre l'iter costitutivo e le vicende dei primi anni. Oltre a offrire un quadro della situazione politica ed economica del Mezzogiorno d'Italia, ed in particolare di Napoli, nella congiuntura economica tra fine '800 e inizio '900, emergono spunti interessanti relativi all'ammodernamento delle infrastrutture portuali cittadine, e alla questione della creazione di un punto franco (uno degli ipotetici cardini dello sviluppo industriale della città): in un quadro di occasioni mancate ed ostacoli legati alle caratteristiche del processo storico, dal confronto con economie di differenti realtà europee.The Magazzini Generali, created on the model of the British docks and of the French magasins généraux -and regulated by an Act of 1871- became widespread in major Italian cities, with varying success: common purpose was to provide for the custody of the goods, issuing special bonds trade, and to facilitate the meeting between producer and buyer, reducing the time of negotiation. They are -therefore- to be counted among the commercial tools with which it was intended to intensify and facilitate the traffic of goods in the period in which international trade -on a large scale- was reducing the barriers between countries, accompanied by the development and modernization of infrastructure. In the debate on the Italian attempt to carve out a role during the first globalization -with the growth of international trade liberalization and, at the same time, the development of modern protectionism- the present research focuses on the experience of the constitution of Magazzini Generali of Naples, for several decades the most important ones in Italy. The Società Meridionale of Magazzini Generali took over the management in 1874 and -through the study of contemporary testimonies, of the Acts of the City Council and of the Chamber of Commerce, of balance sheet data present in the State Archives of Naples- this essay traces its incorporation process and the events of the early years. In addition to providing an overview of the political and economic situation of Southern Italy, especially in Naples, during the economic situation between the end of '800 and '900, interesting ideas emerge relating to the modernization of port infrastructure, and about the question of creating a free point (one of the hypothetical cornerstones of the industrial development of the city): in a framework of missed opportunities and of obstacles related to the characteristics of the historical process, by comparing with the economies of different European realities.
Oggetto della ricerca è lo studio del National Institute of Design (NID), progettato da Gautam Sarabhai e sua sorella Gira, ad Ahmedabad, assunta a paradigma del nuovo corso della politica che il Primo Ministro Nehru espresse nei primi decenni del governo postcoloniale. Obiettivo della tesi è di analizzare il fenomeno che unisce modernità e tradizione in architettura. La modernità indiana, infatti, nacque e si sviluppò con i caratteri di un Giano bifronte: da un lato, la politica del Primo Ministro Nehru favorì lo sviluppo dell'industria e della scienza; dall'altro, la visione di Gandhi mirava alla riscoperta del locale, delle tradizioni e dell'artigianato. Questi orientamenti influenzarono l'architettura postcoloniale. Negli anni '50 e '60 Ahmedabad divenne la culla dell'architettura moderna indiana. Kanvinde, i Sarabhai, Correa, Doshi, Raje trovarono qui le condizioni per costruire la propria identità come progettisti e come intellettuali. I motori che resero possibile questo fermento furono principalmente due: una committenza di imprenditori illuminati, desiderosi di modernizzare la città; la presenza ad Ahmedabad, a partire dal 1951, dei maestri dell'architettura moderna, tra cui i più noti furono Le Corbusier e Kahn, invitati da quella stessa committenza, per la quale realizzarono edifici di notevole rilevanza. Ad Ahmedabad si confrontarono con forza entrambe le visioni dell'India moderna. Lo sforzo maggiore degli architetti indiani si espresse nel tentativo di conciliare i due aspetti, quelli che derivavano dalle influenze internazionali e quelli che provenivano dallo spirito della tradizione. Il progetto del NID è uno dei migliori esempi di questo esercizio di sintesi. Esso recupera nella composizione spaziale la lezione di Wright, Le Corbusier, Kahn, Eames ibridandola con elementi della tradizione indiana. Nell'uso sapiente della struttura modulare e a padiglione, della griglia ordinatrice a base quadrata, dell'integrazione costante fra spazi aperti, natura e architettura affiorano nell'edificio del NID echi di una cultura millenaria. ; The subject of this research is the National Institute of Design (NID) designed by Gautam and his sister Gira Sarabhai in Ahmedabad. My aim is to analyze the phenomenon that blends modernity and tradition in architecture as an expression of the new politics that the Prime Minister Nehru advocated in his leadership after Independence. Indian modernity emerged as a double faced Janus: on the one hand the Prime Minister Nehru promoted a widespread modernization fostering industrial, scientific and technological development; on the other hand Gandhi's ideas aimed to rediscover the local, ancient tradition, crafts and rural life. These orientations shaped postcolonial architecture. The focus is on Ahmedabad, the city which was greatest architectural upheaval, where young Indian architects (Kanvinde, Sarabhai, Correa, Doshi, Raje, Kapadia) could confront themselves with Western modern masters - among them Le Corbusier and Kahn - searching for their own architectural identity. The engines of such great upheaval were two: enlighten clients eager to transform the society and modernize their city; the presence of modern masters, who came to Ahmedabad from 1951, invited from the same customers to design buildings for the city. A new direction for Indian architecture was evident right in Ahmedabad. A city where both the visions for a modern India strongly tackled. The biggest effort of Indian architects was the attempt to reconcile these two aspects, the ones which came from international influences and the ones which arose from the spirit of tradition. NID is one of the best example of this search for a synthesis: it shows Wright, Le Corbusier, Eames, Kahn's legacy but also echoes from Indian architecture such as the pavilion structure, the square grid, open spaces and a perfect merge between nature and architecture.