Uno dei più lunghi periodi di redditività finanziaria dell'era presente è stato interrotto nel 2008 dal fallimento delle innovative strutture di cartolarizzazione ingegnate a Wall Street per condividere il rischio finanziario. Si sono affermati così nuovi fenomeni comportamentali nel campo della moderna finanza facendo emergere l'urgenza di strumenti di governo e di gestione finanziaria. In questo contesto si inserisce la crisi di una delle più importanti Compagnie Assicurative al mondo, l'AIG. che si era spinta in operazioni economiche con strumenti finanziari derivati quali i MBS, i CDS e i CDO. ; One of the longest periods of financial profitability of the present era was interrupted by the failure of innovative securitizazion structures invented at Wall Street to share the financial risk. These innovative structures established themselves as new behavioral phenomena in the field of modern finance, bringing out the urgency of instruments of government and financial management. In 2008 the subprime mortgages allowed to make invisible " risky mortgages " by combining them in financial products paced on the market, labeling them as obligations related to the 'real estate' world and so making them safe by definition. In this context we must insert the crisis of one of the largest insurance companies in the world, the American International Group ( Aig). The AIG was saved then with the help of the US Treasury.
The European Union has long pursued a full program of unification of the national rules on private international law. For the theoretical advantages of uniformity, created by "denazionalizing" the systematic of civil law, corresponds, howewer, a loss of meaning in terms of culture and legal values, at the expense of the identities and the political choices, that only in the national communities – in the absence of democratic processes at the European level – can still find ways of legitimate expression.Paper presented at the Conference "La dimension culturelle du droit international privé (Journée en l'honneur de Tito Ballarino)", held on June 13, 2014 in Losanna, at the Swiss Institute of Comparative Law.L'Unione europea persegue da tempo un nutrito programma di uniformazione delle normative nazionali di diritto internazionale privato. Ai vantaggi teorici dell'uniformità, artificialmente creata denazionalizzando la sistematica del diritto civile, corrisponde tuttavia una perdita di senso in termini di cultura e di valori giuridici, a scapito delle identità e delle scelte politiche che solo nelle comunità nazionali – in assenza di processi autenticamente democratici a livello europeo – possono ancora trovare legittima espressione.Relazione presentata al Convegno "La dimension culturelle du droit international privé (Journée en l'honneur de Tito Ballarino)", tenutosi il 13 giugno 2014 a Losanna, presso l'Istituto svizzero di diritto comparato
L'attività di ricerca nell'ambito del Dottorato di ricerca "Persone, imprese e lavoro: dal diritto interno a quello internazionale" ha consentito di studiare ed approfondire una tematica nuova del diritto internazionale, ossia "La responsabilità delle imprese multinazionali per crimini internazionali". Il progetto di ricerca è stato strutturato su tre parti dedicate rispettivamente alla soggettività giuridica delle imprese multinazionali, ai diversi profili di responsabilità che possono essere riferiti alle imprese multinazionali e, infine, alla responsabilità penale che può essere loro contestata. Per quanto riguarda il primo capitolo, "L'impresa multinazionale come realtà multiforme", l'analisi si è concentrata principalmente sulla nozione di impresa multinazionale e sul relativo problema dell'ammissibilità della personalità giuridica di diritto internazionale delle imprese multinazionale. Il profilo definitorio è stato oggetto di un iter argomentativo che si è mosso lungo l'analisi delle fonti di diritto internazionale e il modus operandi delle imprese multinazionali. Alla luce di ciò, l'indagine definitoria si è conclusa propendendo per una nozione di impresa multinazionale che va specificata in concreto attraverso i suoi elementi costitutivi. In definitiva, l'impresa multinazionale è un'organizzazione che esercita la sua attività produttiva in Paesi diversi da quello di origine avvalendosi di aziende affiliate, che, seppure sono qualificate come satelliti delle imprese multinazionali, sono dotate di personalità giuridica e di autonomia giuridica. Risolto il problema definitorio, l'indagine si è concentrata su una problematica complessa, che ha sollecitato l'intervento della dottrina più autorevole. Al di là del dibattito dottrinario che ne è scaturito, attualmente si potrebbe propendere per la personalità giuridica delle imprese multinazionali. Il riconoscimento che ne è derivato è stato determinato da una serie di "criteri sintomatici". Valga a titolo esemplificativo il riferimento alla loro partecipazione nei procedimenti giurisdizionali ed arbitrali al fine di garantire i diritti riconosciuti (esempio significativo si può indicare nell'istituzione dell'Iran-United States Claims Tribunal risalente al 1981, che è stato oggetto del Rapporto dell'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, ove è stato dichiarata in modo esplicito la colpevolezza dell'impresa multinazionale che si mostra tollerante ovvero ignora i fatti criminali riservati ai diritti umani.). Il primo capitolo è introduttivo del secondo capitolo dal titolo "La disciplina giuridica internazionale dell'attività delle imprese multinazionali". La seconda parte della tesi ha avuto ad oggetto un ambito di indagine piuttosto esteso, che non è stato di difficile inquadramento in quanto le problematiche sottese hanno trovato adeguate risposte attraverso l'intervento dottrinario, ma soprattutto attraverso l'intervento della giurisprudenza e l'operato del legislatore. L'attività delle imprese multinazionali si lega inesorabilmente con la tematica della responsabilità sociale delle imprese multinazionali (indicato con l'acronimo inglese CSR, Corporate Social Responsability). Gli unici strumenti in grado di fornire un'adeguata risposta sanzionatoria alle condotte delle imprese multinazionali si possono rinvenire nei Codici di Condotta, anche detti codici etici. Gli esempi più rilevanti di Codici di Condotta, che sono stati oggetto di una puntuale analisi, sono da riscontrare nella Dichiarazione Tripartita dell'OIL sulle imprese multinazionali e la politica sociale (1977/2000/2006), nelle Guidelines dell'OCSE destinate alle imprese multinazionali (2000/2011) e nel Global Compact delle Nazioni Unite (2000/2010). Per ragioni di completezza sistematica, il secondo capitolo ha tenuto conto anche dei c.d. Codici di Condotta privati, quali documenti volontariamente sottoscritti dalle imprese multinazionali raggruppanti norme e principi non vincolanti tesi a disciplinare la condotta sul mercato delle stesse imprese. Resta da prendere in esame la parte centrale della tesi che si incentra sulla responsabilità internazionale delle imprese multinazionali per i crimini internazionali. Il terzo, il quarto e il quinto capitolo sono il cuore della tesi di dottorato, che si riferiscono ad un ambito del diritto internazionale inesplorato e su cui si concentrano le numerose perplessità della dottrina nazionale ed internazionale. L'attività di ricerca ha seguito un determinato filo d'indagine tenendo anche conto che il progetto di ricerca si inserisce nel ciclo di dottorato dal Titolo "Persone, imprese e lavoro: dal diritto interno al diritto internazionale". In altri termini, l'indagine ha tenuto conto della penale responsabilità delle imprese multinazionali partendo dalla normativa interna dell'ordinamento italiano, che com'è noto è segnata dal d.lgs. n. 231 del 2001. Al di là della scelta strutturale che segna il terzo, il quarto e il quinto capitolo, è bene precisare che la responsabilità penale delle imprese multinazionali è stata definita dal presunto ambito operativo. Difatti, l'indagine si è concentrata principalmente sull'ammissibilità della responsabilità penale delle imprese multinazionali per i crimini internazionali, sugli elementi tipizzanti il fatto illecito e sul relativo disvalore penale. E' bene precisare che i crimini internazionali sono, generalmente, di esclusiva competenza della Corte penale internazionale, salva l'applicazione del noto principio della giurisdizione penale universale. In tal modo si garantisce l'intervento giurisdizionale anche dei Tribunali interni, che possono sindacare la illiceità della condotta offensiva. In astratto, non vi sarebbero ostacoli a riconoscere la responsabilità penale delle imprese multinazionali per i crimini internazionali. Ma, in concreto, le perplessità persistono. Il primo problema che è stato affrontato attiene alla copertura normativa. L'analisi ha consentito di comporre un adeguato sostrato normativo, partendo dalla bozza dello Statuto della Corte penale internazionale e da autorevole dottrina e completando con il rapporto del 2013 del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Quindi, il problema attinente alla copertura normativa è stato risolto, ma ciò che ha destato immediate difficoltà è stata l'individuazione degli elementi costitutivi della responsabilità penale delle imprese multinazionali e, di conseguenza, l'imputazione diretta della violazione dei diritti umani. La responsabilità delle imprese multinazionali per crimini internazionali, attualmente, si può risolvere in un duplice modo: 1. non intervenire con lo strumento sanzionatorio, ma ciò vorrebbe dire lasciare impunite le condotte delle imprese multinazionali; 2. riferire la condotta delle imprese multinazionali allo Stato ospite. In questo secondo caso, sono ben note le conseguenza che derivano, basti considerare che l'illecito internazionale materialmente lesivo dei diritti degli individui è subordinato alla giurisdizione dello Stato che ne è autore. Invece, per quanto concerne il primo profilo si corre il rischio di fare andare impunite le condotte delle imprese multinazionali violando indirettamente il principio di legalità e direttamente i principi sottesi alla comunità internazionale. In altri termini, se il sistema di diritto internazionale non aziona gli strumenti previsti dalla normativa sopra esaminata a tutela dei diritti umani si può determinare una doppia violazione a danno di quest'ultimi. Di conseguenza, l'esigenza di attivare strumenti idonei previsti dall'ordinamento internazionale ha fatto sì che si possa utilizzare uno strumento idoneo a riscontrare la diretta imputabilità delle imprese multinazionali, ossia l'interpretazione estensiva . E' noto che il sistema penale ripudia l'analogia, ma allo stesso tempo consente l'interpretazione estensiva . Avvalendosi dell'interpretazione estensiva l'interprete può adoperare gli strumenti che sono contenuti nel Progetto 2001, ove si tiene conto della responsabilità dello Stato. Di conseguenza, anche per le imprese multinazionali sarà possibile riscontrare, a seguito dell'interpretazione estensiva, la sussistenza degli elementi costitutivi del fatto illecito. Pertanto, si configura anche in capo alle imprese multinazionali l'elemento oggettivo della violazione delle norme internazionali e l'elemento soggettivo attinente alla diretta imputazione del comportamento antigiuridico. In tal modo entrambi gli elementi sono riconducibili direttamente alla condotta delle imprese multinazionali, che, come più volte chiarito, può essere intesa come una condotta attiva ovvero una condotta omissiva. In altri termini, la condotta può essere attiva quando le imprese violano direttamente per un profitto proprio le disposizioni di legge a tutela dei diritti umani determinando effetti incidenti sugli individui, che sono collocati stabilmente nell'area ove operano le imprese multinazionali; invece, la condotta è omissiva, quando le imprese multinazionali omettono di adottare le misure di prevenzione (che potrebbero corrispondere ai c.d. compliance programs) finalizzate a ridurre o eliminare le conseguenze offensive derivanti dalla loro condotta a danno dei diritti umani. In definitiva, accertato che l'attività delle imprese multinazionali è coperta normativamente da atti delle organizzazioni internazionali e ritenuta ammissibile l'interpretazione estensiva degli elementi essenziali costitutivi del fatto illecito dello Stato, le imprese multinazionali possono essere responsabili per i crimini internazionali. In conclusione, la soluzione positiva offerta è stata frutto di una ricostruzione che ha preso le mosse principalmente dagli esempi degli ordinamenti nazionali e ha trovato la sua ratio nella bozza dello Statuto della Corte penale internazionale, ma nonostante ciò la scelta incriminatrice non vuole essere esaustiva di una tematica che dispone di un notevole ambito operativo e che è risultata essere connessa con diversi fattori (economici, politi e sociali) non sempre di facile comprensione. ; The research activities within the framework of the PhD "People, businesses or jobs: domestic law to the international" made it possible to study and discuss a new subject of international law, i.e. "the responsibility of transnational corporations for international crimes". The research project has been structured on three sections devoted respectively to legal subjectivity of various MNEs liability profiles that may be related to transnational corporations and, finally, the criminal liability that may be disputed. As regards the first chapter, "The multinational enterprise as a multiform reality", the analysis focused primarily on the notion of multinational enterprise and its problem of eligibility of legal personality under international law of multinational enterprises. The Definitory profile has been the subject of an argumentative process that moved along the analysis of sources of international law and the modus operandi of the multinational companies. In light of this, the survey definition ended inclinations for a notion of multinational enterprise must be specified in concrete terms through its constituent elements. Ultimately, the multinational firm is an organization that carries on his production activity in countries other than the country of origin through affiliated companies, which, although they are classified as satellites of multinational companies, have legal personality and legal autonomy. Fixed issue Definitory, the investigation has focused on a complex issue, which has prompted the intervention of the most authoritative doctrine. On the other side of the debate that has been doctrinaire, currently you might lean towards the legal personality of multinational enterprises. The recognition that resulted was determined by a series of "symptomatic criteria". It is not limited to the reference to their participation in court proceedings and arbitral tribunals to ensure that the statutory rights (example you can indicate in the establishment of the Iran-United States Claims Tribunal dating from 1981, which was the subject of the report of the High Commissioner for human rights of the United Nations, where it has been explicitly declared guilty of multinational enterprise that is tolerant or ignores the facts private human rights criminals.). The first chapter is an introduction to the second chapter entitled "international legal regulation of the activities of transnational corporations". The second part of the thesis had such a scope object of investigation rather extended, which was not difficult to monitor because the underlying problems have found adequate responses through a doctrinaire, but especially through the intervention of the law and the work of the legislature. The activity of multinational enterprises is bound inexorably with the issue of social responsibility of multinational companies (referred to by the acronym CSR, Corporate Social responsibility). The only instruments capable of providing an adequate response to the conduct of disciplinary multinational enterprises can be found in the codes of conduct, also called ethical codes. The most important examples of codes of conduct, which were the subject of a detailed analysis, are to be found in the ILO Tripartite Declaration on multinational enterprises and social policy (1977/2000/2006), in the OECD Guidelines for multinational enterprises (2000-2011) and the United Nations Global Compact (2000/2010). For the sake of completeness, the second chapter systematically took account also of the so-called private codes of conduct, which documents voluntarily undertaken by transnational corporations involving non-binding standards and principles designed to govern the conduct of business on the market. It remains to consider the central part of the thesis that focuses on international responsibility of transnational corporations for international crimes. The third, fourth and fifth chapter are at the heart of the doctoral thesis, which refer to an international law which is unexplored and concentrate the many concerns of national and international doctrine. The research activity has been following a certain thread of investigation taking into account also that the research project is part of the doctoral cycle entitled "People, businesses or jobs: domestic law with international law". In other words, the survey took account of the responsibility of the criminal multinationals from the internal legislation of the Italian law, which as you know is marked by d.lgs. No. 231 of 2001. Beyond the structural choice that marks the third, fourth and fifth chapter, it is good to point out that the criminal responsibility of transnational corporations was allegedly operating scope defined. Indeed, the investigation has focused primarily on the admissibility of criminal liability of multinational corporations to international crimes, on particular toxins the tort and criminal disvalue. It is good to point out that international crimes are, generally, the exclusive jurisdiction of the International Criminal Court, without prejudice to the application of the principle of universal criminal jurisdiction. This ensures the jurisdiction of domestic Courts, which can review the unlawfulness of conduct offensive. In principle, there would be obstacles to recognise the criminal liability of multinational corporations to international crimes. But, in practice, the concerns persist. The first problem that has been addressed as far as the regulatory coverage. The analysis made it possible to compose an appropriate regulatory milieu, starting with the draft statute of the International Criminal Court and by authoritative doctrine and completing with the 2013 report of the Secretary-General of the United Nations. Then, the problem pertaining to legislation coverage is resolved, but what aroused immediate fix was the identification of the constituent elements of criminal responsibility of transnational corporations and, consequently, on charges of human rights violations. The responsibility of transnational corporations for international crimes, currently, you can resolve in a twofold way: 1. do not use the instrument of sanctions, but that would mean leaving unpunished the conduct of multinational enterprises; 2. report the conduct of transnational corporations to the host State. In this second case, are well known the consequence arising, suffice it to note that the international offence materially detrimental to the rights of individuals shall be subject to the jurisdiction of the State which is the author. On the other hand, as regards the first profile you run the risk of making go unpunished the conduct of multinational companies indirectly violating the principle of legality and the principles governing the international community. In other words, if the international law system propels the tools foreseen by examined above legislation protecting human rights can determine a double violation to the detriment of the latter. As a result, the need to activate suitable instruments under international law meant that we could use a suitable tool to experience the direct eligibility of multinational enterprises, i.e. the interpretation. It is known that the penal system rejects the analogy, but at the same time allows for broad interpretation. Using the interpretation the interpreter can use tools that are contained in the 2001 Draft, which takes into account the responsibility of the State. As a result, even for multinational enterprises will encounter as a result of the interpretation, the existence of the constituent elements of the tort. Therefore, it also configures in Chief for multinational enterprises the objective element of the violation of international standards and the subjective element relating to objectionable material behavior directly attributable. Thus both elements can be traced back directly to the conduct of multinational enterprises, which, as repeatedly explained, can be understood as active behaviour or conduct of omission. In other words, the conduct can be activated when companies violate directly for a profit its legal provisions for the protection of human rights, causing accident effects on individuals, who are placed firmly in the area where multinational enterprises operate; Instead, the conduct is of omission, when multinational companies fail to adopt prevention measures (which might correspond to so-called compliance programs) designed to reduce or eliminate offensive consequences resulting from their conduct to the detriment of human rights. Ultimately, ensured that the activity of multinational enterprises is covered by law from international organizations and acts deemed eligible for the interpretation of the essential elements constituting the tort State, multinational companies may be responsible for international crimes. In conclusion, the positive outcome was the result of a reconstruction that took the moves primarily by examples of national laws and found its ratio in the draft statute of the International Criminal Court, but nevertheless the choice event is not intended to be exhaustive of a subject that has significant operational and scope that was found to be connected with various factors (economicpolitical and social), not always easy to understand. ; Dottorato di ricerca in Persona, impresa e lavoro: dal diritto interno a quello internazionale (XXVI ciclo)
"Accounting is the process of identifying, measuring and communicating economic information to permit informed judgments and decisions by users of the information". Riportando la definizione di Accounting data da American Accounting Association nel 1966 si evince come le funzioni demandate alla contabilità siano quelle di misurare e informare sull'andamento economico aziendale al fine di rendere edotti e consapevoli nei loro giudizi gli utilizzatori di tali informazioni. Il documento attraverso cui si realizza questo processo informativo è il Bilancio di Esercizio che rappresenta il canale principale preposto all'ottenimento degli scopi citati. Il primo stadio di soddisfazione di un fabbisogno informativo, risiede banalmente nella comprensione del significato associato al messaggio che inviamo e/o riceviamo sia che si tratti di un linguaggio numerico che letterale. Questa semplice considerazione può essere riportata, su scala internazionale, come la base di partenza della necessità avvertita da parte degli studiosi di economia aziendale di studiare le differenze contabili esistenti in campo internazionale e le problematiche connesse alla possibilità e opportunità di perseguire l'armonizzazione delle prassi ragionieristiche. Detto ciò però, la domanda sorge spontanea, ovvero - Quale è stata la causa scatenante la necessità di studiare le diversità esistenti tra le varie prassi e norme contabili ed, ancor più, perché si ricercano possibilità e opportunità nella realizzazione di un comune linguaggio contabile?-. Intuitivamente la riposta è molto semplice, ovvero lo sviluppo delle economie mondiali, dei loro mercati finanziari, la creazione e la crescita di gruppi di imprese multinazionali hanno sì consentito di superare le barriere geografiche ma di per sé non hanno, ovviamente, realizzato un'uniformità di linguaggio nel campo delle discipline economico aziendali, anzi hanno semmai sviluppato e reso manifesto un crescente bisogno di comparabilità dei dati economico-finanziari delle imprese. Questi elementi possono essere indicati come le cause che hanno condotto a partire dagli anni Sessanta allo sviluppo dell'International Accounting (o Ragioneria Internazionale) come disciplina autonoma. Nel corso degli anni gli studiosi in International Accounting si sono impegnati nello studio delle differenze contabili esistenti tra Paese e Paese, nel raccogliere elementi di comunanza utili alla comprensione di diversi linguaggi contabili. Tali attività hanno svolto un ruolo cruciale nel processo avviato da istituzioni nazionali e internazionali volto a rendere maggiormente intelligibili i bilanci delle aziende su scala mondiale. La difficoltà nell'interpretazione di linguaggi contabili diversi a livello internazionale è "drammaticamente" avvertita verso le economie in forte sviluppo ove i tempi accelerati del percorso di crescita affiancato magari da una cultura contabile differente e/o scarsa rendono difficoltoso l'ingresso ad imprese che vogliono lanciarsi nella sfida dell'internazionalizzazione e/o in generale l'ingresso di capitali stranieri interessati ad investire risorse nel Paese. Anche la Cina, cui il presente lavoro è dedicato, nel momento in cui ha intrapreso il suo percorso di trasformazione da Paese a economia pianificata a quello ad economia socialista di mercato ha avvertito fortemente la necessità di internazionalizzare il proprio sistema contabile per attrarre investimenti esteri. Per queste aspirazioni, il governo cinese ha intrapreso un percorso, concretizzatosi in una serie di riforme, che, visto il fine ultimo di espandere la propria economia, ha operato nell'ottica di uniformare il linguaggio contabile cinese a quello degli altri Paesi maggiormente industrializzati. Tale sforzo è stato compiuto nell'arco di circa un ventennio a partire dalla fine dell'epoca maoista. A livello contabile le riforme più salienti sono state avviate a partire dal 1992 anno in cui sono stati introdotti i primi ASBE (Accounting Standards for Business Enterprises), e si sono concluse nel 2006-2007 quando è stata realizzata, e soprattutto riconosciuta da parte dello IASB, la sostanziale convergenza dei principi cinesi con i principi contabili internazionali IAS/IFRS. Correlatamente a questa riforma è venuto meno l'obbligo per le imprese cinesi emittenti azioni acquistabili da investitori stranieri (B shares) di redigere il proprio bilancio secondo i principi IFRS (cosa ancora possibile le società quotate ad Hong Kong). Quindi, l'emanazione degli Accounting Standards for Business Enterprises (ASBE) rappresenta la chiave di volta per la pratica contabile in Cina, rappresentando da un punto di vista contabile, il ponte di collegamento al mondo occidentale. Le radici della storia contabile cinese sono fortemente radicate nell'antichità, infatti le prime applicazioni della pratica contabile risalgono alla Dinastia Zhou Occidentale (1100–771 AC). Nonostante queste antichissime origini lo sviluppo dell'accounting in Cina è avvenuto molto lentamente nel corso del tempo ed è stato largamente influenzato dall'avvicendarsi degli eventi politici e sociali che hanno caratterizzato la storia di questo Paese. La storia moderna in Cina viene fatta risalire dagli storici alla Guerra dell'Oppio (1840) anche se da un punto di vista contabile la vera fase di modernizzazione si avvia solo a seguito delle politiche atte da Deng Xiaoping a partire dal 1978, anno in cui la Cina avvia il processo di internazionalizzazione della propria economia. Con le riforma connesse alla Open Door Policy si avvia infatti il processo di trasformazione da economia pianificata ad economia socialista di mercato per la Cina a cui seguiranno le sopracitate riforme degli Accounting Standards for Business Enterprises a partire dal 1992. Correlatamente a dette riforme, anche lo studio dell'accounting in Cina e le ricerche di International accounting con oggetto la Cina ne hanno beneficiato, avviando, sotto questo ultimo aspetto, una fase di interesse da parte di studiosi occidentali, cosa impensabile e impraticabile anche solo fino a qualche decennio precedente. La chiusura verso il mondo occidentale, l'arretratezza economica del Paese e lo scarso uso (per non dire assente) della lingua inglese, oltre che una impostazione contabile di base differente rispetto a quella occidentale, hanno fatto sì che la Cina restasse esclusa dai principali studi classificatori di International accounting, in particolare quelli basati su ricerche empiriche (classificazioni di tipo induttivo). Nell'ambito degli studi di International accounting nuovi spunti sono sopraggiunti con l'introduzione da parte di molti Paesi dei principi IFRS. L'utilizzo a livello internazionale di tali standards ha permesso, infatti, di omogeneizzare il linguaggio contabile di società appartenenti a giurisdizioni diverse, superando i localismi derivanti dai principi nazionali e quindi anche le differenze che gli studiosi di International accounting avevano rilevato in precedenza nelle loro classificazioni. Tuttavia, nonostante questo sforzo verso la creazione di un comune linguaggio contabile mondiale, alcune differenze continuano a permanere, come evidenziato da autorevoli studi (Kvall, E., e Nobes, C.W., 2010, 2012; Nobes, C.W., 2006, 2011, 2013; Nobes, C.W., e Stadler, C., 2013). Tali differenze sono state identificate nell'osservazione nelle cosiddette policy options che i principi IFRS demandano al redattore del bilancio. Come riscontrato da questi studi all'interno del comune linguaggio contabile alcune peculiarità continuano ad emergere e le stesse possono essere ricondotte ad una serie di fattori, quali il sistema legale, il grado di sviluppo dei mercati finanziari o ancora aspetti legati alla lingua e a particolari background culturali. Tali differenze (e analogie), anche nell'ambito di questi ultimi studi, riportano all'emersione di due macro-gruppi distinti a cui corrispondono impostazioni contabili differenti. Tali gruppi, già individuati nell'ambito dei primi studi classificatori, sono l'area Anglo-Saxon e l'area Continental-European. Il persistere di differenze nel financial reporting internazionale nonostante l'adozione degli IFRS rappresenta un interessante aspetto in particolare nelle economie in iper-sviluppo per le quali l'adesione ai principi IFRS rappresenta una sorta di "biglietto da visita" per dare maggiore credibilità ai bilanci delle proprie aziende sul piano internazionale. L'analisi delle modalità di applicazione degli IFRS da parte delle aziende di questi paesi consente inoltre una riflessione circa le modalità con cui gli standards sono materialmente applicati, su eventuali effetti nella qualità delle informazioni nonché sulla flessibilità ed apertura verso pratiche contabili nuove. Ciò rappresenta un punto di vista interessante in considerazione del fatto che le economie in iper–sviluppo sono generalmente prive di una forte cultura contabile che devono, tuttavia, necessariamente colmare per poter competere nella sfida dell'internazionalizzazione. Oggetto del presente lavoro è l'illustrazione e l'analisi del percorso di evoluzione contabile compiuto in Cina sino all'armonizzazione con i principi IFRS (Capitoli 2 e 3) e le modalità di applicazione di detti principi in considerazione delle IFRS policy choices, cioè le scelte che i principi IFRS demandano al redattore del bilancio sia in termini di modalità di presentazione dei risultati che di valutazione e misurazione di alcune poste contabili. Attraverso l'analisi di tale scelte è possibile effettuare alcune osservazioni circa il persistere di differenze internazionali nonostante l'applicazione di standards comuni nonché classificare la Cina secondo il modello elaborato da Nobes, C.W., (1998b, 2011) che ha distinto le aree contabili internazionali in due grandi blocchi: Area Anglo-Saxon e l'area Continental European. Tutto il presente lavoro si sviluppa attorno ad un unico filo conduttore che sono l'insieme delle teorie classificatorie sviluppate nell'ambito della disciplina di International Accounting (Capitolo 1) riproposte anche nell'ambito dell'applicazione dei principi IFRS (Capitolo 4) con il sopracitato modello di Nobes (1998b, 2011). L'utilizzo dei principi IFRS in Cina è terminato nel 2006, anno in cui il Ministero delle Finanze cinese (MOF) ha emanato l'ultima riforma dei propri principi contabili nazionali (PRC GAAP), a seguito della quale questi sono stati riconosciuti sostanzialmente convergenti con gli IFRS. Alla luce degli studi classificatori in International accounting, trattati nel primo Capitolo e ripresi come detto nel quarto, l'applicazione degli IFRS in Cina, seppur oggi non più consentita alle imprese quotate ai listini della Mainland China, ha rappresentato un'occasione per analizzare i seguenti aspetti: 1. Applicazione dei principi IFRS in Cina in relazione a 16 IFRS overt option attraverso l'analisi descrittiva dei risultati e attraverso pair-binomial tests con quanto operato da Australia, UK, Germania, Spagna e Francia sulla base delle prescrizioni dei local GAAP cinesi (PRC GAAP) vigenti al tempo (2005/2006); 2. Classificazione della Cina nell'ambito del modello classificatorio internazionale proposto da Nobes (2011) nell'ipotesi di appartenenza al gruppo Continental European attraverso tre tipologie di analisi statistiche multivariate (principal component analysis, multidimensional scaling e cluster analysis); 3. Classificazione della Cina sia nell'ambito di quanto proposto da Nobes (2011) che da un recente studio che ha riguardato anche gli altri paesi BRICS (Lourenco, et al., 2014) e che ha identificato l'emersione di un "Emerging Cluster". Per questo tipo di analisi sono state effettuate le stesse elaborazioni statistiche di cui al punto 2).
Although numerous studies have been carried out at a national and international level, there are very few that detail whether and to what extent criminological theories can yield insights useful for understanding the etiology of corruption. The article first identifies the criminological theories that seemingly possess better explanatory power in regard to corruption in the public sector, distinguishing between theories pertaining to a situational/mechanistic perspective and those related to a more historical/evolutionary one. The article then tests these criminological theories in 51 states of the world. It does so by tranforming these theories into measurable hypotheses with which to test a model where, in each country concerned, the dependent variable is represented by the percentage of firms expected to make informal payments to public officials to "get things done", while the independent variables are represented by: the perception of the legal system's certainty and impartiality and willingness to comply with the laws; the time that the entrepreneur spends with public officials on matters regarding the enterprise; government payments in exchange for goods and services; the percentage of firms that do not report all sales for tax purposes; and the percentage of firms with female participation in ownership. The results of the multiple linear regression between the dependent variable 'corruption' and the independent variables considered show that the model proposed is statistically significant (R square 0.246) and that the independent variable that has explanatory power is the one concerning tax evasion. This was identified as an expression of the differential association theory translated into the hypothesis that an increase in illegal conduct other than corruption by entrepreneurs leads to an increase in corruption itself. ; Nonostante i numerosi studi a livello nazionale e internazionale, rari sono quelli che approfondiscono se ed in che termini le teorie criminologiche possano fornire spunti utili per comprendere l'eziologia della corruzione. Dopo aver individuato le teorie criminologiche che paiono avere migliore portata esplicativa della corruzione nella pubblica amministrazione, distinguendo tra teorie appartenenti ad una prospettiva situazionale/meccanicistica e teorie legate ad una prospettiva maggiormente storico/evolutiva, questo articolo procede ad un loro test empirico in 51 stati del mondo. Le teorie criminologiche sono trasformate in ipotesi misurabili per testare un modello in cui, in ogni paese considerato, la variabile dipendente è rappresentata dalla percentuale di imprese sul totale di quelle presenti che ha dichiarato di avere effettuato pagamenti corruttivi a favore di pubblici ufficiali e le variabili indipendenti, invece, sono rappresentate da: la percezione della certezza ed imparzialità del sistema giuridico e propensione all'osservanza delle leggi; il tempo che l'imprenditore trascorre con pubblici ufficiali per questioni attinenti l'impresa; le spese effettuate dalla pubblica amministrazione per l'approvvigionamento di beni e servizi; la percentuale di imprese che non riporta tutte le vendite al fine di evadere il fisco; la percentuale di imprese con ownership femminile. I risultati della regressione lineare multipla tra la variabile dipendente corruzione e le variabili indipendenti considerate evidenziano come il modello proposto sia staticamente significativo (R quadrato 0,246) e che la variabile indipendente che ha potere esplicativo è l'evasione fiscale, identificata come espressione della teoria delle associazioni differenziali, tradotta nell'ipotesi secondo cui l'aumentare di comportamenti imprenditoriali illeciti diversi dalla corruzione determinerebbe un aumento della corruzione stessa.
Dottorato di ricerca in Storia d'Europa: società, istituzioni e sistemi politici europei,19.-20. secolo ; La tesi ripercorre le vicende dell'associazionismo internazionale delle donne dalla sua nascita - negli anni Ottanta dell'Ottocento- fino alla vigilia del Secondo conflitto mondiale. In particolare, la ricerca si sofferma sulle tre maggiori organizzazioni l' International Women's Council, l'International Woman Alliance, la Women's International League for Peace and Freedom, sulle politiche da esse perseguite, sulle loro differenze e i loro conflitti. Una parte specifica è dedicata al caso italiano. Al centro vi è l'ipotesi dell'esistenza di una cultura politica prodotta dai movimenti delle donne ed intesa come espressione di un soggetto sociale e politico autonomo. Elaborata dalle generazioni femminili del mondo occidentale, appartenenti alle classi medie e medio-alte, per superare le asimmetrie nelle relazioni tra i sessi e costruire una diversa rappresentazione del femminile, questa cultura si è misurata con le grandi questioni che hanno attraversato la storia dei primi decenni del nuovo secolo: patriottismo e pacifismo di fronte alla prima guerra mondiale; organizzazione istituzionale di una convivenza pacifica tra gli anni Venti e gli anni Trenta; infine il confronto tra democrazia e totalitarismi nella crisi degli anni Trenta. Nel corso della tesi ne sono state delineate le caratteristiche, le continuità e i mutamenti intercorsi nei primi decenni del XX secolo, con un'attenzione particolare al rapporto tra democrazie e diritti delle donne, all'internazionalismo e transnazionalismo femminile, alle politiche di pace e al dilemma tra pacifismo assoluto e accettazione di una nuova guerra nel cuore dell'Europa in difesa della democrazia. Alla base del lavoro vi sono una serie di importanti corpus documentari consistenti per la maggior parte di fonti a stampa e di fonti archivistiche conservate nei principali archivi e biblioteche specializzate presenti in Europa e negli Stati Uniti. ; The thesis explores the history of the international women's associations from their birth - in the eighties of the Nineteenth- up on the eve of the Second World War. In particular, the research focuses on the three main international organizations: International Women's Council, International Woman Alliance, Women's International League for Peace and Freedom, their politics, conflicts, and differences. A specific part is devoted to the Italian case. The central hypothesis of the research is the existence of a political culture produced by the women's movements as the expression of an autonomous political and social subject. Developed by female generations in the Western world, belonging to middle and upper middle classes, to overcome the asymmetries in gender relations, this culture challenged the great issues that have permeated the history of the first decades of the century: patriotism and pacifism in the face of World War I; institutional organization of peaceful coexistence; the confrontation between democracy and totalitarianism in the crisis of the Thirties. The thesis outlines the features, the continuities and changes , with specific attention to the relationship between democracy and women's rights, internationalism and transnationalism, peace policies and the dilemma between absolute pacifism and acceptance of a new war in the heart of Europe in defence of democracy. The work is based on a rich body of sources held in the main archives and specialized libraries in Europe and the United States.
L'analisi degli itinerari culturali come strumento di sviluppo e valorizzazione del territorio, rientra fra le tematiche di più recente interesse per la comunità scientifica di settore, in linea con l'evoluzione del concetto di patrimonio culturale espressa sia alla scala nazionale, che soprattutto a quella internazionale all'interno di organismi quali ICOMOS, UNESCO, Consiglio d'Europa e Commissione Europea. Il patrimonio dei luoghi della cultura è caratterizzato da una geografia di ispessimenti localizzativi a forma lineare e radiale, inseriti nella configurazione spaziale dell'armatura urbana interregionale italiana, al cui sistema relazionale locale o alle cui reti territoriali si può fare riferimento con politiche di gestione mirate ad accrescere la fruizione nel suo complesso, lungo archi concettuali e di contenuto comuni e condivisi quali sono appunto gli itinerari culturali. Il presente contributo mira quindi ad analizzare, attraverso un approccio tipicamente geografico-sistemico, alcuni elementi fondamentali delle strategie di valorizzazione del territorio attraverso gli itinerari culturali, quali la scala urbana, l'optimum dimensionale ed il grado di integrazione con il sistema locale nel suo complesso.
Not infrequently appear in the judgments and legislation in the field of drugs, cannabis-related terms that do not seem to be in line with the scientific studies conducted by the botany and toxicology. There were many chances we had at the legislative level to remedy this discrepancy lexical and terminological, but even today, there is still widespread uncertainty that could have implications for the practical application of the criminal provisions under the combined provisions of Articles 28 and 73 of TU, DPR 309/1990. The present work arises, therefore, the aim of addressing the issues mentioned above also through the analysis of the national and Community legislation as well as through the examination of some significant decisions of the Supreme Court and the Court of Criminal Justice. ; Non di rado compaiono all'interno delle sentenze e della normativa in tema di stupefacenti, termini riferiti alla cannabis che non sembrano essere in linea con gli studi scientifici condotti dalla botanica e dalla tossicologia. Numerose sono state le occasioni avute a livello legislativo per porre rimedio a questa discordanza lessicale e terminologica; tuttavia, ancora oggi, persiste una diffusa incertezza che potrebbe avere ripercussioni sulla concreta applicazione dei precetti penali previsti dal combinato disposto degli articoli 28 e 73 del T.U., D.P.R. 309/1990. Il presente lavoro si pone, dunque, l'obiettivo di affrontare i temi sopra accennati anche tramite l'analisi della normativa nazionale e comunitaria oltre che attraverso l'esame di alcune significative decisioni della Corte di Cassazione penale e della Corte di giustizia europea.
Il principale obiettivo della tesi è dimostrare come la connessione tra i differenti livelli giuridici che riguardano le relazioni tra Stati membri dell'UE richieda un'interpretazione sistematica delle convenzioni contro le doppie imposizioni intracomunitarie, ed in particolare richieda l'applicazione della clausola della nazione più favorita. ; The main goal of this thesis is to demonstrate how the connections between different juridical levels in the relationship between Member States of the European Union requires a systematic interpretation of the intra-EU double tax conventions, in particular the obligation of the most-favoured-nation treatment. The starting point is a dualistic interpretation of the non-discrimination principle; considered both as an obligation of equal treatment on the national level and an application of the most-favoured-nation clause. These principles are investigated in the context of intra-EU relationships and furthermore in the light of the main objective of the EU, i.e. to build an Internal Market. The analysis of the above-mentioned principle is considered in relation to the network of intra-EU double tax conventions, which are inspired by reciprocity due to their bilateral nature and other legal levels which operate in such context, namely the EU and the WTO. In fact, the exclusion of the direct taxation from the competences of the EU and, consequently, exclusive competence that the EU Member States have to negotiate and sign double tax conventions, cannot give to them the opportunity to provide every kind of rules. In particular, according to the CJEU case law, EU Member States must comply, on one side, with EU law and especially with the four market freedoms that cannot be restricted by international bilateral agreements based on reciprocity and, on the other side, with international obligations derived from the WTO (whose parties are EU Member States and the EU too). By contextualizing intra-EU double tax conventions in a EU internal market law-logic, this thesis has demonstrated that the existence of a most-favoured-nation clause enforceable to the provisions of such double tax conventions is the obvious consequence of a systematic EU interpretation.
I progetti di waterfront si stanno sviluppando in tutto il mondo per la deindustrializzazione e i cambiamenti nelle tecnologie dei trasporti marittimi. La circolazione delle informazioni, unita alle necessità di marketing hanno contribuito ad affermare un modello internazionale provocando la tentazione in quelli che arrivano dopo di imitare soluzioni di successo belle pronte.Non volendo seguire questa tendenza, nel caso di Castellammare di Stabia, il gruppo di ricerca da me coordinato, perseguì lo scopo di evitare i pregiudizi e cercare le proposte per la trasformazione nella situazione locale.Per raggiungere questo obiettivo si sono seguiti i seguenti percorsi: 1) la storia urbana, per comprendere come la città attuale è il prodotto degli sforzi di una comunità nei tempi lunghi; 2) le cause delle crisi e le politiche pubbliche attuate per affrontare i problemi; 3) l'analisi delle potenzialità e delle difficoltà dell'ambiente locale in un processo di pianificazione strategica.Nella prima parte dell'articolo si sottolineano i maggiori eventi che hanno determinato la organizzazione spaziale del sito, identificando una struttura territoriale, in contrasto con un processo di cambiamento. La seconda parte discute l'efficacia di una politica basta su progetti isolati, rivendicando la necessità di un piano strategico complessivo. La sua visione assume la cornice delle buone pratiche, ma si radica localmente. L'esperienza di pianificazione di Castellammare può contribuire alla definizione di una metodologia rivolta alla difesa ed allo sviluppo dell'identità locale. ; Waterfront development is spreading all over the world due to the deindustrialization and changes in sheep transportation technologies. Information circulation joined to marketing had established an international model tempting followers to imitate a ready-made success solution.Reacting to this trend, in the Castellammare di Stabia case, a research group I coordinated, pursued the aim to escape prejudices and find proposals of change in the local situation.To reach this objective the following tracks are developed: 1) urban history, to understand how the present city is the product of the efforts of a community during a long period of time; 2) crisis causes, and policies implemented to face problems; 3) an analysis of strength and weakness in the local environment in a process of strategic planning.In the first part of the paper the main events determining the spatial organization of the site are highlighted, identifying a territorial structure, in contrast with a process of change. The second part discusses the effectiveness of a policy based on isolated project, advocating the need of a comprehensive strategic plan. Its vision has a framework in good practice, but has to be locally grounded. The Castellammare planning exercise may contribute to the definition of a methodology aimed to the recover and development of the local identity.
La ricerca si colloca all'interno di un complesso intervento di cooperazione internazionale realizzato in El Salvador tra il 2009 e il 2014. Il Progetto di cooperazione è stato promosso dal Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università di Bologna e finanziato dalla Cooperazione Italiana. L'esperienza studiata rappresenta un esempio di promozione dell'inclusione nei sistemi scolastici di Paesi del Sud del mondo e si propone due obiettivi: 1) analizzare il processo di cambiamento della prospettiva di intervento promossa dalla cooperazione internazionale, evidenziando la dimensione educativa che sostiene processi di empowerment e ownership delle istituzioni locali; 2) contribuire al dibattito sull' "inclusive education", sostenendo processi di inclusione scolastica e sociale rivolti a tutti coloro che si trovano in situazione di svantaggio psico-fisico e/o socio-culturale. Le politiche locali del Ministero dell'Educazione dal 2009 hanno promosso un modello educativo con l'obiettivo di garantire il diritto all'educazione per tutti nella scuola pubblica. Lo studio costituisce un'indagine di tipo valutativo sul processo di sviluppo della scuola inclusiva in El Salvador, supportato dall'intervento di cooperazione internazionale. La ricerca utilizza in modo integrato strumenti di natura quantitativa (questionari) e qualitativa (interviste). Dai dati raccolti emerge come il processo di cooperazione sia stato caratterizzato dal principio della pari dignità tra esperti internazionali e autorità politiche e tecniche locali. Inoltre, la ricerca ha consentito di verificare come la cultura dell'inclusione si sia radicata in modo diffuso nella percezione della missione della scuola e il suo ruolo tra i protagonisti del sistema scolastico. Alla luce dei risultati, appare fondamentale continuare a investire sulla formazione tecnica delle figure chiave del sistema educativo; facilitare il processo di inclusione dei disabili nelle scuole regolari con una parallela trasformazione delle scuole speciali in centri di supporto all'integrazione; promuovere una sinergia di azione formativa tra il ministero, mondo accademico e della formazione professionale. ; The research is part of a complex intervention of international cooperation implemented in El Salvador between 2009 and 2014. The project was promoted by the Department of Educational Sciences of the University of Bologna and funded by the Italian Cooperation. Experience studied represents an example of promoting inclusion in school systems of South Countries and has two objectives: 1) analyse process of change in the perspective of intervention promoted by international cooperation, highlighting the educational dimension that supports processes of empowerment and ownership of local institutions; 2) contribute to the debate on '"inclusive education", supporting processes of school and social inclusion addressed to all people who are in psycho-physical and/or socio-cultural disadvantage. Local policies of Ministry of Education since 2009 have promoted an educational model with the objective of ensuring the right to education for all in public school. The study is an evaluative investigation of the process of development of inclusive school in El Salvador, supported by the intervention of international cooperation. The research uses in an integrated way quantitative tools (questionnaires) and qualitative ones (interviews). Data shows that process of cooperation has been characterized by the principle of equal dignity between international experts and political and technical local authorities. In addition, the research has allowed to verify how culture of inclusion has rooted in in the perception of the mission of the school and its role among leaders of school system. In the light of results, still appears essential to continue to invest in technical training of the key figures of education system; to facilitate process of inclusion of all people with disabilities in regular schools with a parallel transformation of special schools into centres of support for integration; to promote a synergy of training action between the Ministry, the academic and professional training sector.
CAPITOLO I – Il regime giuridico internazionale in materia di trattamento degli stranieri. Il capitolo si pone l'obiettivo di analizzare la disciplina internazionale di carattere generale in materia di trattamento degli stranieri, ponendo l'attenzione sulla nozione di straniero sullo standard di trattamento nazionale ed internazionale garantito e sulle norme internazionali vigenti. Inoltre, particolare attenzione viene rivolta agli istituti dell'ammissione e dell'espulsione dello straniero, intesi come strumento di controllo e di tutela da parte dello Stato. CAPITOLO II – Status di rifugiato e asilo nel diritto internazionale. Il secondo capitolo concentra la sua attenzione, e ne avvia l'analisi nel dettaglio, su una particolare figura di straniero: il rifugiato. Pertanto, viene analizzato lo status di rifugiato sia su un piano definitorio e nozionistico, sia sul piano degli istituti ad esso sotteso concentrando comunque l'analisi sul diritto di asilo e sul principio del non refoulement. CAPITOLO III – Strumenti di tutela nel diritto internazionale. Il capitolo III è la diretta conseguenza del precedente, in quanto, dopo aver fornito il quadro nozionistico relativo allo status di rifugiato, l'elaborato si pone l'obiettivo di studiare nel dettaglio tutti gli strumenti messi a disposizione dalla comunità internazionale per fronteggiare la problematica legata all'argomento. Infatti, si pone l'attenzione non solo sulle principali convenzioni in materia di rifugiati (prima fra tutte la Convenzione di Ginevra del 1951), ma anche sulle attività delle organizzazioni internazionali governative e non che operano specificatamente a tutela ed assistenza dei rifugiato. Infine, vengono trattate altre due forme di tutela quali la protezione temporanea ed il rimpatrio volontario. ; CHAPTER I - The international legal regime for the treatment of foreigners. The chapter aims to analyze the international framework of a general nature concerning the treatment of aliens, focusing on the notion of the foreign national and international standards of treatment guaranteed and international standards. In addition, special attention is paid to the institutions of the admission and expulsion of foreigners, intended as a means of control and protection by the State. CHAPTER II - Status of refugee and asylum in international law. The second chapter focuses his attention, and starts the analysis in detail, of a particular kind of stranger, the refugee. Therefore, it is analyzed the status of refugee is on a definitional and factual knowledge, both in terms of its underlying institutions, however, the analysis focused on the right to asylum and the principle of non-refoulement. CHAPTER III - Instruments of protection in international law. Chapter III is a direct consequence of the previous one, because, after having provided the framework notional Relating to the Status of Refugees, the elaborate aims to study in detail all the tools made available by the international community to tackle the problem related to the topic. In fact, it focuses not only on the main conventions on refugees (most notably the Geneva Convention of 1951), but also on the activities of international organizations, governmental and non-operating specifically for the protection and assistance of refugees. Finally, on discusses two other forms of protection such as temporary protection and voluntary repatriation. ; Dottorato di ricerca in Persona, impresa e lavoro: dal diritto interno al diritto internazionale
I Magazzini Generali, creati su modello dei docks inglesi e dei magazzini francesi -e regolamentati da una legge del 1871- si diffusero nelle maggiori città italiane, con alterna fortuna: comune era lo scopo di provvedere alla custodia delle merci, rilasciando speciali titoli di commercio, e di agevolare l'incontro tra produttore e acquirente, riducendo i tempi di negoziazione.Essi sono, dunque, da annoverare fra gli strumenti commerciali con cui si intendeva intensificare e favorire i traffici di merci nel periodo in cui il commercio internazionale su larga scala andava riducendo le barriere tra paesi, accompagnato dallo sviluppo e ammodernamento delle infrastrutture.Nell'ambito del dibattito sul tentativo italiano di ritagliarsi un ruolo durante la prima globalizzazione -con la crescita della liberalizzazione del commercio internazionale e, nello stesso tempo, lo sviluppo del protezionismo moderno- la presente ricerca mette a fuoco l'esperienza della costituzione dei Magazzini Generali di Napoli, per alcuni decenni i più importanti d'Italia. La Società Meridionale dei Magazzini Generali ne assunse la gestione nel 1874 e -attraverso lo studio di testimonianze dell'epoca, degli Atti del Consiglio Comunale e della Camera di Commercio, di dati di bilancio presenti nell'Archivio di Stato di Napoli- questo saggio ne ripercorre l'iter costitutivo e le vicende dei primi anni. Oltre a offrire un quadro della situazione politica ed economica del Mezzogiorno d'Italia, ed in particolare di Napoli, nella congiuntura economica tra fine '800 e inizio '900, emergono spunti interessanti relativi all'ammodernamento delle infrastrutture portuali cittadine, e alla questione della creazione di un punto franco (uno degli ipotetici cardini dello sviluppo industriale della città): in un quadro di occasioni mancate ed ostacoli legati alle caratteristiche del processo storico, dal confronto con economie di differenti realtà europee.The Magazzini Generali, created on the model of the British docks and of the French magasins généraux -and regulated by an Act of 1871- became widespread in major Italian cities, with varying success: common purpose was to provide for the custody of the goods, issuing special bonds trade, and to facilitate the meeting between producer and buyer, reducing the time of negotiation. They are -therefore- to be counted among the commercial tools with which it was intended to intensify and facilitate the traffic of goods in the period in which international trade -on a large scale- was reducing the barriers between countries, accompanied by the development and modernization of infrastructure. In the debate on the Italian attempt to carve out a role during the first globalization -with the growth of international trade liberalization and, at the same time, the development of modern protectionism- the present research focuses on the experience of the constitution of Magazzini Generali of Naples, for several decades the most important ones in Italy. The Società Meridionale of Magazzini Generali took over the management in 1874 and -through the study of contemporary testimonies, of the Acts of the City Council and of the Chamber of Commerce, of balance sheet data present in the State Archives of Naples- this essay traces its incorporation process and the events of the early years. In addition to providing an overview of the political and economic situation of Southern Italy, especially in Naples, during the economic situation between the end of '800 and '900, interesting ideas emerge relating to the modernization of port infrastructure, and about the question of creating a free point (one of the hypothetical cornerstones of the industrial development of the city): in a framework of missed opportunities and of obstacles related to the characteristics of the historical process, by comparing with the economies of different European realities.
Oggetto della ricerca è lo studio del National Institute of Design (NID), progettato da Gautam Sarabhai e sua sorella Gira, ad Ahmedabad, assunta a paradigma del nuovo corso della politica che il Primo Ministro Nehru espresse nei primi decenni del governo postcoloniale. Obiettivo della tesi è di analizzare il fenomeno che unisce modernità e tradizione in architettura. La modernità indiana, infatti, nacque e si sviluppò con i caratteri di un Giano bifronte: da un lato, la politica del Primo Ministro Nehru favorì lo sviluppo dell'industria e della scienza; dall'altro, la visione di Gandhi mirava alla riscoperta del locale, delle tradizioni e dell'artigianato. Questi orientamenti influenzarono l'architettura postcoloniale. Negli anni '50 e '60 Ahmedabad divenne la culla dell'architettura moderna indiana. Kanvinde, i Sarabhai, Correa, Doshi, Raje trovarono qui le condizioni per costruire la propria identità come progettisti e come intellettuali. I motori che resero possibile questo fermento furono principalmente due: una committenza di imprenditori illuminati, desiderosi di modernizzare la città; la presenza ad Ahmedabad, a partire dal 1951, dei maestri dell'architettura moderna, tra cui i più noti furono Le Corbusier e Kahn, invitati da quella stessa committenza, per la quale realizzarono edifici di notevole rilevanza. Ad Ahmedabad si confrontarono con forza entrambe le visioni dell'India moderna. Lo sforzo maggiore degli architetti indiani si espresse nel tentativo di conciliare i due aspetti, quelli che derivavano dalle influenze internazionali e quelli che provenivano dallo spirito della tradizione. Il progetto del NID è uno dei migliori esempi di questo esercizio di sintesi. Esso recupera nella composizione spaziale la lezione di Wright, Le Corbusier, Kahn, Eames ibridandola con elementi della tradizione indiana. Nell'uso sapiente della struttura modulare e a padiglione, della griglia ordinatrice a base quadrata, dell'integrazione costante fra spazi aperti, natura e architettura affiorano nell'edificio del NID echi di una cultura millenaria. ; The subject of this research is the National Institute of Design (NID) designed by Gautam and his sister Gira Sarabhai in Ahmedabad. My aim is to analyze the phenomenon that blends modernity and tradition in architecture as an expression of the new politics that the Prime Minister Nehru advocated in his leadership after Independence. Indian modernity emerged as a double faced Janus: on the one hand the Prime Minister Nehru promoted a widespread modernization fostering industrial, scientific and technological development; on the other hand Gandhi's ideas aimed to rediscover the local, ancient tradition, crafts and rural life. These orientations shaped postcolonial architecture. The focus is on Ahmedabad, the city which was greatest architectural upheaval, where young Indian architects (Kanvinde, Sarabhai, Correa, Doshi, Raje, Kapadia) could confront themselves with Western modern masters - among them Le Corbusier and Kahn - searching for their own architectural identity. The engines of such great upheaval were two: enlighten clients eager to transform the society and modernize their city; the presence of modern masters, who came to Ahmedabad from 1951, invited from the same customers to design buildings for the city. A new direction for Indian architecture was evident right in Ahmedabad. A city where both the visions for a modern India strongly tackled. The biggest effort of Indian architects was the attempt to reconcile these two aspects, the ones which came from international influences and the ones which arose from the spirit of tradition. NID is one of the best example of this search for a synthesis: it shows Wright, Le Corbusier, Eames, Kahn's legacy but also echoes from Indian architecture such as the pavilion structure, the square grid, open spaces and a perfect merge between nature and architecture.
En este artículo se analizan las políticas educativas y de integración de lasTIC en los sistemas educativos, en particular la situación de Italia en el escenario internacional. El artículo ofrece un panorama actualizado sobre la integración de las tecnologías de la información y la comunicación (TIC) en el sistema educativo italiano. En la primera parte del artículo presenta una visión general de las políticas educativas desarrolladas desde mediados de los años noventa, en el contexto de referencia europeo. En la segunda parte se destacan los principales temas de actualidad relacionados con la dificultad de la difusión de las tecnologías digitales en las prácticas pedagógicas basadas en los hallazgos de los estudios comparativos internacionales (IEA, OCDE) y las llevadas a cabo en el Italia (IARD, FGA). El análisis de los documentos examinados sirve para detectar la distancia entre las intenciones de los responsables de las políticas y la realidad de las escuelas. De acuerdo con la información de las principales instituciones educativas hallamos una visión de las TIC guiada por un fuerte optimismo acerca de la capacidad de estas herramientas para generar una innovación profunda del proceso de enseñanza-aprendizaje, que les guíe hacia modelos pedagógicos constructivistas. Por otro lado, las encuestas muestran que, a pesar de la creciente disponibilidad de recursos digitales en las escuelas, siguen desempeñando un papel secundario a menudo en las prácticas de enseñanza. ; In this paper we analyze educational policies and technology integration in educational systems, particularly the situation of Italy in the international arena. The article provides an updated overview of the integration of Information and Communication Technology (ICT) in the Italian educational system. In the first part of the paper it is presented an overview of educational policies developed since the mid-nineties, in the context of European reference. The second part highlights key current issues related to the difficulty of the diffusion of digital technologies in teaching practices based on the findings of international comparative studies (IEA, OECD) and those carried out in Italy (IARD , FGA). The analysis of documents is considered useful to detect the distance between the intentions of the policy makers and the reality of schools. According to the information of the main educational institutions we find a vision of ICT guided by a strong optimism about the ability of these tools to generate a deep innovation of the teaching-learning process, guiding them toward constructivist pedagogical models. Moreover, surveys show that despite the increasing availability of digital resources in schools, often still play a secondary role in teaching practices. ; L'articolo offre uno scenario aggiornato sul tema dell'integrazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) nel sistema di istruzione italiano. Nella prima parte del lavoro viene presentato un excursus delle politiche educative sviluppate nel nostro paese a partire dalla metà degli anni Novanta, lette all'interno del contesto di riferimento europeo. Nella seconda parte vengono evidenziate le attuali problematiche legate alla difficoltà di diffusione delle tecnologie digitali nelle pratiche di insegnamento sulla base di quanto emerge dalle indagini comparative internazionali (IEA, OCSE) e da quelle condotte sul territorio nazionale (IARD, FGA). L'analisi dei documenti presi in esame permette di evidenziare la distanza che intercorre tra le intenzioni dei policy makers e la realtà delle scuole. Dalle indicazioni delle principali agenzie educative emerge una visione delle ICT improntata ad un forte ottimismo sulla capacità di tali strumenti nel generare una profonda innovazione dei processi di insegnamento-apprendimento, orientandoli verso modelli pedagogici di impronta costruttivista. D'altra parte le indagini condotte mostrano che, nonostante la disponibilità sempre crescente di risorse digitali all'interno delle scuole, queste svolgono ancora un ruolo secondario e spesso di retroscena nelle pratiche di insegnamento. ; Grupo FORCE (HUM-386). Departamento de Didáctica y Organización Escolar de la Universidad de Granada.