"The interplay between nature, science, and art in antiquity and the early modern period differs significantly from late modern expectations. In this book scholars from ancient studies as well as early modern studies, art history, literary criticism, philosophy, and the history of science, explore that interplay in several influential ancient texts and their reception in the Renaissance. The Natural History of Pliny, De Architectura of Vitruvius, De Rerum Natura of Lucretius, Automata of Hero, and Timaios of Plato among other texts reveal how fields of inquiry now considered distinct were originally understood as closely interrelated. In our choice of texts, we focus on materialistic theories of nature, knowledge, and art that remain underappreciated in ancient and early modern studies even today"--
Science is facing a fundamental turning point of its history. Never as in this historical moment it appears giant and powerful, but at the same time it shows high fragility: the concentration of information control power in the hands of few commercial groups, the iniquity of a system that benefits developed countries, the restriction of academic autonomy by political and economic power, the precariousness of working conditions of young researchers, the increase in the number of cases of scientific fraud and misconduct, the questioning of its authority by a portion of the public. Can openness be understood as a system capable of strengthening science and treating the diseases that afflict it?
2011/2012 ; Questa tesi è dedicata a esplorare gli sviluppi - letterari, editoriali, critici - della fantascienza Italiana a partire dai primi anni Cinquanta fino agli ultimi anni Settanta. Il lavoro si suddivide in tre macrosezioni. La prima, di carattere introduttivo e preliminare, fornisce lo sfondo teorico e storico alle due seguenti. Ho indicato alcuni riferimenti teorici relativamente al concetto di genere e in particolare alla circoscrizione del genere fantascientifico, adottandone una concezione tassonomica, ossia intendendo il genere fantascientifico piuttosto che come un insieme al quale le opere possono appartenere o meno, come un repertorio di topoi e temi tipici, passibili di un riuso stereotipizzato o rifunzionalizzante a seconda delle intenzioni dell'autore. Ho anche cercato di dare almeno in parte conto del complesso dibattito che accompagna il problema definitorio e che si riflette nelle numerose posizioni storiografiche relativamente alle origini del genere e alla sua periodizzazione. Infine una ricostruzione delle vicende della fantascienza in Italia ha offerto l'occasione per tentare di rispondere ad alcune domande fondamentali: ci sono precedenti italiani alla fantascienza del secondo Novecento? Come mai nel secondo dopoguerra la fantascienza viene principalmente importata da altri paesi attraverso le traduzioni dall'inglese e dal francese? Chi ha letto fantascienza in Italia in questi decenni? E, infine, quale è stato il rapporto che la critica letteraria italiana ha avuto con la fantascienza? Il problema dei rapporti tra letteratura fantascientifica e critica ha offerto anche l'occasione di posizionare il presente lavoro nel panorama degli studi esistenti, fornire alcuni rilievi metodologici e motivare la circoscrizione dell'oggetto di studio. Se come momento iniziale del percorso è stato scelto simbolicamente il 1952, anno di nascita delle prime pubblicazioni specializzate e di invenzione del termine "fantascienza", il termine ad quem del lavoro è invece posto alla fine degli anni Settanta, in virtù del fatto che in un breve torno d'anni vi furono alcuni importanti studi e convegni (il più importante dei quali tenutosi a Palermo nel 1978), che segnarono l'entrata del genere nell'ambito degli studi universitari. Dunque il periodo considerato comprende i primi tre decenni in cui la fantascienza è stata scritta, pubblicata e letta come tale in Italia, ossia con la consapevolezza, da parte degli attori in gioco, di aver a che fare con un genere codificato, dotato di un suo repertorio di topoi e di un suo canone di modelli. Alle principali pubblicazioni specializzate di questi anni è dedicata la seconda sezione: «Urania» di Mondadori (1952-corrente), «I Romanzi del Cosmo» di Ponzoni (1957-'67), la romana «Oltre il Cielo» (pubblicata da Armando Silvestri, 1957-'70), la piacentina «Galassia» (dell'editore La Tribuna, 1961-'79), la romana «Futuro» (edita dalla piccola sigla omonima, 1963-'64), «Robot», pubblicata a Milano da Armenia (1976-'79). Si tratta di riviste o serie periodiche vendute in edicola: la prima fantascienza italiana si presenta come un genere contraddistinto da una vocazione popolare e, almeno inizialmente, assente dalle librerie. Di ciascuna pubblicazione ho ricostruito la storia e la politica editoriale: che tipo di editore la pubblicava, chi ne era il curatore e chi vi collaborava, che tipo di testi - narrativi, critici, informativi, venivano pubblicati e, dunque, che interpretazione ciascuna di esse dava del genere fantascientifico e a che pubblico si rivolgeva. Le fonti adoperate comprendono, oltre alle testate medesime, studi, testimonianze appositamente raccolte e carte d'archivio edite e inedite. Le significative differenze che corrono tra questi periodici danno conto di un'ampia serie di concezioni possibili del genere: se la mondadoriana «Urania» si inserisce a pieno titolo nel settore periodici del grande editore industriale con tirature che arrivano a superare le 40.000 copie a numero negli anni Sessanta, tra le altre testate «Oltre il Cielo», rivista in cui la narrativa affianca gli articoli di missilistica e aeronautica, sopravvive soprattutto grazie agli abbonamenti sottoscritti dal Ministero dell'aeronautica, «I Romanzi del Cosmo» non superano le 20.000 copie di tiratura, «Galassia» le 10.000, fino alle 5.000 di «Futuro». Così, mentre «Urania» sosteneva con una distribuzione capillare la politica editoriale dei curatori (Giorgio Monicelli prima, Fruttero e Lucentini in seguito) rivolta un pubblico il più possibile ampio, e «I Romanzi del Cosmo» ne inseguivano i successi presso un pubblico giovane e desideroso di intrattenimento, le altre si rivolgevano piuttosto a nicchie particolari di pubblico. «Galassia» ad esempio, sotto le successive direzioni di Roberta Rambelli, Ugo Malaguti, Vittorio Curtoni e Gianni Montanari, offriva agli appassionati più raffinati le tendenze recenti e sperimentali della fantascienza internazionale e vantava traduzioni integrali e di qualità; «Futuro», creata da Lino Aldani, Carlo Lo Jacono e Giulio Raiola tentava la via di una fantascienza letterariamente impegnata, e così via. Altrettanto differenziati sono stati gli atteggiamenti di queste pubblicazioni - o meglio: di ciascun curatore - nei confronti degli autori italiani. Svantaggiati dalla concorrenza di una produzione angloamericana cospicua e già pronta da tradurre, gli scrittori italiani che si sono cimentati col genere hanno dovuto fare i conti con le opere tradotte anche in termini di modelli letterari e di repertori tematici consolidati. La relativa ristrettezza del mercato delle pubblicazioni specializzate e le sue periodiche contrazioni non hanno favorito d'altronde la professionalizzazione degli scrittori, che in molti casi si sono rivolti anche ad altri settori del lavoro intellettuale. La seconda e la terza sezione del lavoro ritraggono insomma la fitta rete di legami tra produzione editoriale e produzione letteraria. Proposito in particolare della terza sezione è esemplificare gli esiti di queste dinamiche, attraverso la lettura critica ravvicinata della produzione di tre autori e un'autrice: Lino Aldani, Gilda Musa, Vittorio Curtoni e Vittorio Catani. Si tratta di scrittori che hanno esordito sulle pubblicazioni considerate prima, e in molti casi ne sono stati a lungo lettori, collaboratori o curatori. Le opere di questi quattro autori incarnano modi differenti di intendere la fantascienza, come differenti sono i percorsi da cui ciascun autore proviene. Aldani si impadronisce dei meccanismi e dei topoi tipici del genere per dar vita a una narrativa in cui coesistono un'anima avventurosa e una distopica. Musa coniuga elementi tipicamente fantascientifici a una spiccata sensibilità linguistica, adoperando il genere per riflettere sui destini dell'uomo nella modernità e soprattutto per raggiungere un pubblico più ampio di quello delle sue raccolte poetiche. Curtoni sperimenta le tendenze più recenti della fantascienza anglosassone proponendo racconti che guardano a modelli come quelli di Philip K. Dick e James Graham Ballard. Infine Catani offre l'esempio di una fantascienza italiana meno concentrata sulla sperimentazione formale, ma in grado di incorporare elementi tecnologici e scientifici nelle sue tematiche profonde - dal rapporto tra tecnologia e corpo umano al ruolo dell'economia finanziaria nel mondo post-industriale. Nel complesso questi autori dimostrano non solo l'esistenza di una fantascienza italiana, ma l'esistenza di una fantascienza italiana di qualità. ; XXV Ciclo ; 1984
In literature in English, and in the popular imagination in English-speaking countries generally, the Minoan period is a kind of golden age, an Atlantis or Garden of Eden before the Fall. And, in such a construction, the Fall comes with the Mycenaeans, who are represented as a tough, militaristic people who destroyed Troy for trade reasons. This chapter traces the emergence of the idealistic depiction of the Minoans in response to the circumstances before, during, and after World War II. While some recent authors have begun to challenge the image of happy and peaceful Minoans, it suggests that the Minoans and Mycenaeans are still locked into antithetical perceptions that hinder real understanding of the cultures.
L'obiettivo di questo lavoro è (ri)costruire il processo di emergenza del campo di ricerca dei "Science and Technology Studies" (STS) come risultato di una complessa opera di negoziazioni disciplinari. In funzione di questo obiettivo, abbiamo elaborato una metodologia che abbiamo battezzato come "Socio-epistemologia storica". Dal punto di vista storico, questa tesi di dottorato propone una dettagliata ricostruzione del processo di emergenza del campo interdisciplinare degli STS fra gli anni '60 e la metà degli anni '80 (grazie anche a ricerche d'archivio e storia orale). In primo luogo, ci siamo occupati di tracciare alcune traiettorie intellettuali, accademiche e socio-politiche in funzione di una disamina delle condizioni di possibilità dell'emergere di tale campo (fra gli anni '30 e gli anni '60). Nel capitolo seguente abbiamo invece proposto una cartografia dei principali centri di ricerca e programmi pedagogici nei principali casi nazionali come: U.K., U.S., Francia, Repubblica democratica tedesca, Repubblica federale tedesca, Austria, e Paesi Bassi. Infine, un ulteriore capitolo è invece dedicato alla ricostruzione della nascita delle prime reti di ricerca internazionali (società e associazioni professionali) in ambito STS. I risultati di questa ricerca storica sono stati interpretati e organizzati tramite il framework della "sociologia dei campi accademici" e della "sociologia della conoscenza". A completare la nostra disamina, l'approccio filosofico ha reso possibile un'analisi epistemologica basata sui concreti processi storici e sociali di negoziazione disciplinare che hanno reso possibile il programma di ricerca interdisciplinare degli STS. In questo senso, abbiamo sostenuto che le frontiere disciplinari nelle scienze sociali siano al contempo elaborate socialmente, tramite un lungo processo di negoziazione storica, e sulla base di rivendicazioni epistemiche. ; The aim of this work is to (re)construct the emergence process of the "Science and Technology Studies" (STS) field, as a result of broad disciplinary negotiations (especially between history of science, sociology of science and philosophy of science). In order to achieve this, I proposed an integrated methodology that I labelled "Socio-Historical Epistemology". From the historical point of view, my Ph.D thesis provides a detailed survey of the academic emergence of the "STS" interdisciplinary field, from the 60s to the mid 80s (made also through archive research and oral history). First of all, I traced some intellectual, academical and socio-political trajectories, in order to explain the conditions of the emergence of this field (from the 30s to the 60s). In the following chapter I proposed a cartography of the major research units and pedagogical programs in U.K., U.S., France, German Democratic Republic, Federal Republic of Germany, Austria and Netherlands. Finally, another chapter is dedicated to the professional and international societies in STS. The results of this historical inquiry have been interpreted and organised through the framework of the "sociology of scientific fields" and the "sociology of knowledge". Furthermore, the philosophical approach has made possible an epistemological analysis of both the historical and the sociological genesis and development of the interdisciplinary context of research of the "STS". In this sense I argued that disciplinary boundaries in social sciences are, at the same time, diachronically constructed and reconstructed, through a collective process of controversies and negotiations and due to epistemological claims.