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Esperienze politiche africane. La federazione del Mali
In: La persona e la comunità nella problematica del potere politico 12
I mali della politica italiana. Pensieri liberali
In: Rivista di studi politici internazionali: RSPI, Band 68, Heft 4, S. 692-693
ISSN: 0035-6611
I mali dell'Italia: scritti su mafia, camorra e brigantaggio
In: Il pensiero moderno
In: Cultura civile
Nord-Mali, une crise au Sahel Origines, développements et enjeux sécuritaires
Con questo lavoro di tesi si è cercato di comprendere le origini delle problematiche che hanno portato all'attuale crisi in Mali e all'instabilità della regione saharo-saheliana. Fino alla primavera del 2012 il Mali poteva essere inserito nella lista dei Paesi africani che avevano da tempo intrapreso la strada della democratizzazione. Nel marzo del 2012 questa possibilità è venuta meno a causa di un colpo di Stato che ha messo a repentaglio non solo la democrazia ma l'integrità stessa del Paese. La crisi in Mali è una crisi profonda che dura da più di cinquanta anni. Per comprendere questa crisi, così come per i paesi africani postcoloniali, è necessaria un'analisi del «pouvoir» e delle modalità di trasformazione e di evoluzione avvenute nello Stato africano dalla sua liberazione ad oggi. A partire dalla sua indipendenza il Mali si è dovuto confrontare con la questione dei Tuareg, una popolazione nomade presente maggiormente nella regione nord del paese. La rivendicazione di un proprio stato autonomo ha dato vita a un conflitto che non ha ancora cessato di essere problematico, alimentando la tensione tra la popolazione e provocando ribellioni da parte della minoranza etnica. L'insurrezione Tuareg ha evidenziato i limiti della democrazia maliana ed è stata la causa scatenante del tentativo del golpe da parte dei militari. A sua volta, all'interno della ribellione Tuareg, la debolezza dei gruppi nazionalisti ha reso possibile l'ascesa e l'affermazione delle milizie radicali islamiche e l'avvento di AQMI (al-Qāʿida nel Maghreb islamico), MUJAO (Movimento per l'Unicità e il Jihad in Africa Occidentale) e "Ansar Eddine" quali forze egemoni nella regione. L'affermazione di questi gruppi radicali armati nel cuore del Sahel rappresentano una profonda minaccia alla stabilità regionale ed internazionale. Nel gennaio 2013 una forza militare guidata dalla Francia è intervenuta in Mali, iniziando una nuova «guerra al terrore». Ufficialmente è stato dichiarato di combattere il terrorismo, ma per comprendere la realpolitik francese è necessario analizzare l'intervento del gennaio 2013 come parte della storia delle relazioni franco-maliane e degli interventi militari francesi nella regione. Le conseguenze dell'operazione Serval e il rapido deterioramento della situazione in Libia hanno creato un contesto volatile che ha costretto Algeri ad impegnarsi in una nuova strategia. Il «risveglio» della politica regionale algerina e l'attivismo del Ministro degli Affari Esteri, hanno dato a Parigi e Bamako fiducia nella capacità di Algeri di aprire e condurre il dialogo tra i Tuareg e il governo centrale. Algeri continua il suo impegno nella ricerca di una soluzione diplomatica, attualmente la soluzione politica sostenuta dal governo algerino sembra essere una strada incerta e faticosa.
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La pacchia: vita di Soumalia Sacko nato in Mali, ucciso in Italia
In: Le storie 4
L'Africa Occidentale Francese fra Autonomie e Fallimenti. Il caso del Soudan/Mali
This thesis analyses the decolonization process of West Africa French territories, since the Brazzaville's Conference until the obtaining of Independence. The aim of this research project refers to the importance of French Soudan, nowadays Mali, in French West Africa, and how the leaders of this territory conducted the dialogue with the colonial authorities. The Soudan's political elite followed the political direction dictated by Houphouet-Boigny, leader of the political movement which connected French territories in this area, until the decision of breaking free from this position. Modibo Keita, father of the Nation of Mali, developed new alliances between the RDA leadership, but also with other political parties and leaders, such as Senghor. Keita and the Senegalese leader tried to avoid the balkanization of West Africa, proposing a project which was based on the principles of African Unity.
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Dizionario dei mali necessari: Sull'assurdo e sul trascendente, Genitalia, Testamento psicologico
In: Universitas
La gestione francese dei Territori d'Oltremare, dall'AOF all'Operation Serval: il caso del Mali
La gestione francese dei Territori d'Oltremare, dall'A.O.F. all'Opération Serval: il caso del Mali Il Mali può essere considerato uno degli stati dell'Africa occidentale in cui la politica coloniale francese ha lasciato maggiormente la propria impronta. Proprio per questo, nell'ambito del lavoro presentato, il paese è stato assunto a simbolo di una profonda analisi che ripercorre la gestione francese dei Territori d'Oltremare dall'epoca coloniale ai giorni nostri. L'intento è quello di dimostrare come esista un sostanziale continuum fra l'amministrazione coloniale parigina e le sue politiche neo-coloniali, una gestione che, pur estendendosi su un arco temporale di più di cento anni, è riuscita a mantenere invariate gran parte delle proprie caratteristiche. In questo contesto è stato effettuato un copioso lavoro di ricerca, attraverso il quale sono state visionate opere storico-geopolitiche soprattutto di autori francesi e inglesi. Un contributo importante è stato poi apportato da un'ampia consultazione della stampa internazionale, attraverso la quale si è riusciti a definire in maniera soddisfacente soprattutto le recenti evoluzioni della situazione in Mali. L'osservazione del caso maliano ha l'obiettivo di condurre il lettore attraverso l'analisi di quei momenti della politica estera francese che sono stati i più esemplificativi del modus operandi parigino in Africa occidentale. In questo senso, il passaggio dall'A.O.F. alla Federazione del Mali si presenta molto significativo. La Federazione era nata con l'intento di creare un nucleo di unità africana dopo i settant'anni di colonizzazione francese, una volontà che Modibo Keita, Presidente della Repubblica del Mali, e Léopold Sédar Senghor, Presidente della Repubblica del Senegal, portarono avanti con forza sin dal 1956, quando la Loi-Cadre Defferre accese un profondo dibattito fra "territorialisti" e "federalisti". Tuttavia, l'esperienza della Federazione del Mali fallì. La dominazione coloniale, difatti, non aveva certo permesso la nascita di una classe politica esperta e indipendente, i leader di Senegal e Mali caddero così preda di un profondo egoismo politico che determinò il crollò della struttura federale. Inoltre, se si considera la differente gestione coloniale alla quale furono sottoposti Senegal e Mali, si comprenderà che il ruolo giocato da Parigi nell'acutizzare le differenze culturali, economiche, politiche e sociali dei propri possedimenti, abbia ricoperto un ruolo fondamentale nel fallimento di questo progetto federale. Senghor e Keita avevano dunque perso la battaglia contro la balcanizzazione. Una politica che la Francia ha portato avanti sin dal suo arrivo sul continente africano. La forte opposizione al concetto di "unità africana", nell'intento di applicare uno stringente divide et impera, si tradusse in una netta opposizione alla nascita di progetti di tipo federale. In questo senso i francesi compresero le profonde differenze che intercorrevano fra una colonia e l'altra, quindi non cercarono di stimolare negli africani la ricerca di una comune identità, bensì acutizzarono ancor di più le differenze, concedendo ad ogni paese i mezzi necessari allo sviluppo di differenti personalità politiche. Si svilupparono così numerosi dibattiti, fra cui il più rilevante rimane quello dell'analisi del contrasto che esiste fra diritto all'autodeterminazione e alla secessione, una discussione che ruotava inevitabilmente attorno al problema del mantenimento delle frontiere ereditate dalla colonizzazione. Tuttavia i timori che presero vita a cavallo fra gli anni '50 e '60 furono vani, l'Africa non si è frammentata, ma, nonostante ciò, l'attitudine francese alla balcanizzazione ha giocato un ruolo fondamentale anche nell'ambito della recente crisi dell'Azawad. Lo scoppio della rivolta dei tuareg dell'MNLA (Movimento Nazionale di Liberazione dell'Azawad), infatti, può essere considerata il frutto di una balcanizzazione "etnica" portata avanti dal governo di Parigi sin dalla fine del XIX˚ secolo, volta a privare di un'identità comune la moltitudine di tribù ed etnie che abitano il nord del Mali. Tuttavia, piuttosto che un richiamo diretto alla balcanizzazione, l'intervento francese in Mali nell'ambito dell'"Operation Serval" sembra piuttosto il frutto della volontà da parte di Parigi di proseguire il progetto neo-coloniale della Françafrique a difesa dei propri interessi economici. A dimostrazione di ciò si è cercato di osservare le dinamiche esistenti fra Parigi e i governi di Bamako così come la complessa rete di relazioni che lega le potenze occidentali e africane ai movimenti terroritici e indipendentisti.
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