The purpose of this essay is to investigate the impact of the Marian cults specialized against the Muslim threat in Sardinia in the 16th-17th centuries by analyzing the relative Marian iconographies. Specifically we intend to study the processes of reception and diffusion of the devotions sponsored by the mendicant orders of the Trinitarians (Our Lady of Ransom, Our Lady of Good Remedy), of the Mercedarians (Our Lady of Mercy, Our Lady of Bonaria) and in particular of the Augustinians (Virgin Hodegetria), which played a key role in the development of a new iconography with underlying messages of redemption, conversion and reconversion. In the investigation, the political, social and devotional context of reference is taken into account, data are gleaned from archival and literary sources and particular attention is paid to the use of images in their dual expression through sculptural production and literary description. ; Lo scopo di questo contributo è indagare sull'impatto dei culti mariani specializzati contro la minaccia musulmana nella Sardegna dei secoli XVI-XVII attraverso l'analisi delle relative iconografie mariane. Nello specifico si intende approfondire i processi di ricezione e diffusione delle devozioni patrocinate dagli ordini mendicanti dei Trinitari (Madonna del Riscatto, Madonna del Rimedio), dei Mercedari (Madonna della Mercede, Madonna di Bonaria) e in particolare degli Agostiniani (Madonna d'Itria), che svolsero un ruolo chiave nella elaborazione di una nuova iconografia con sottesi messaggi di redenzione, conversione e riconversione. Nell'indagine si tiene conto del contesto politico, sociale e devozionale di riferimento, si attingono dati dalle fonti archivistiche e letterarie e si presta particolare attenzione all'uso delle immagini nella loro duplice manifestazione attraverso la produzione scultorea e la descrizione letteraria.The purpose of this essay is to investigate the impact of the Marian cults specialized against the Muslim threat in Sardinia in the 16th-17th centuries by analyzing the relative Marian iconographies. Specifically we intend to study the processes of reception and diffusion of the devotions sponsored by the mendicant orders of the Trinitarians (Our Lady of Ransom, Our Lady of Good Remedy), of the Mercedarians (Our Lady of Mercy, Our Lady of Bonaria) and in particular of the Augustinians (Virgin Hodegetria), which played a key role in the development of a new iconography with underlying messages of redemption, conversion and reconversion. In the investigation, the political, social and devotional context of reference is taken into account, data are gleaned from archival and literary sources and particular attention is paid to the use of images in their dual expression through sculptural production and literary description.
This article highlights the multiple political function of a central episode in the hagiographical representation of the youth of Bernardine of Siena, namely his service at the hospital of Santa Maria della Scala of Siena during the 1400 plague. The memory of this episode served the purposes of the Franciscan Observance as well as those of different local contexts. This story portrayed Bernardino as able to respond to the needs of the city not only by means of his personal virtues but also by gathering other people and convincing them to work for the common good, even putting their own lives at risk. The hagiographical episode includes the first "sermon" of Bernardino, who – still as a lay man – addressed the members of the hospital confraternity. This text, programmatically, emphasises the necessity for the lay people to prioritize the bonum commune over the bonum proprium, and indirectly depicts the leadership of the Observant friars in the life of the city. Moreover, while Siena used the memory of the 1400 plague to affirm the connection between Bernardino and its civic institutions, the representation of this episode in a set of frescoes painted in Lodi in 1476 not only depicted a model for the laity but was also functional in legitimizing the reform of the hospitals in that city. ; Questo contributo mette in luce la molteplice funzione politica di uno schema agiografico centrale nella rappresentazione della giovinezza di Bernardino da Siena: il suo servizio durante la peste del 1400 presso l'Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena. La memoria di questo episodio si prestava ad essere utilizzata tanto dall'Osservanza minoritica quanto in diversi contesti locali. In questo racconto Bernardino è presentato come capace di rispondere ai bisogni della città non solo attraverso le proprie virtù, ma radunando altre persone e convincendole a impegnarsi per il bene comune, anche a rischio della propria vita. L'episodio, così come è raccontato dagli agiografi, incorpora la prima predica fatta dal giovane Bernardino (ancora laico) ai membri della confraternita dell'Ospedale. Il testo indica programmaticamente la necessità per i laici di anteporre il bonum commune al bonum proprium e delinea un ruolo di leadership dei frati dell'Osservanza nel cuore delle città. Inoltre, se a Siena la memoria della peste del 1400 serviva a sottolineare il rapporto tra il santo e le istituzioni della città, la raffigurazione di tale episodio in alcuni affreschi dipinti a Lodi nel 1476 non soltanto veicolava un modello di spiritualità laicale ma serviva a promuovere e legittimare la riforma ospedaliera in corso a Lodi. ; Questo contributo mette in luce la molteplice funzione politica di uno schema agiografico centrale nella rappresentazione della giovinezza di Bernardino da Siena: il suo servizio durante la peste del 1400 presso l'Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena. La memoria di questo episodio si prestava ad essere utilizzata tanto dall'Osservanza minoritica quanto in diversi contesti locali. In questo racconto Bernardino è presentato come capace di rispondere ai bisogni della città non solo attraverso le proprie virtù, ma radunando altre persone e convincendole a impegnarsi per il bene comune, anche a rischio della propria vita. L'episodio, così come è raccontato dagli agiografi, incorpora la prima predica fatta dal giovane Bernardino (ancora laico) ai membri della confraternita dell'Ospedale. Il testo indica programmaticamente la necessità per i laici di anteporre il bonum commune al bonum proprium e delinea un ruolo di leadership dei frati dell'Osservanza nel cuore delle città. Inoltre, se a Siena la memoria della peste del 1400 serviva a sottolineare il rapporto tra il santo e le istituzioni della città, la raffigurazione di tale episodio in alcuni affreschi dipinti a Lodi nel 1476 non soltanto veicolava un modello di spiritualità laicale ma serviva a promuovere e legittimare la riforma ospedaliera in corso a Lodi.
The volume deals with an uncommon theme in medieval history: the prison and its inhabitants. In the medieval prison, the prisoners - waiting for their sentence, or imprisoned for debts, or because socially dangerous or found guilty of a crime - were not abandoned to themselves; families, the Church, devout lay people and public authorities took charge of their needs. In the case of Milan, the prison system and the relationship between prisoners, justice and mercy takes on particular nuances. Prisons (including private ones) are numerous and scattered throughout the city: the largest is a prison-hospital, which certainly imprisons, but suggests that it is useful (for economic reasons) to help the survival of the offender and their return to society. The citizens of Milan in the 15th Century are also aware of the risks of abandoning prisoners (men and women) to a justice that, for its costs, only protects the strongest. Here are the Protectors of prisoners: useful not only to the weak ones in prison, but also to the Dominus, who supports them. The duke, interested in correcting the system excesses, is also (and perhaps above all) eager to show himself merciful, and as such superior to the law. Investigating the condition of prisoners thus proves to be a way to grasp not only the dynamics of social exclusion and inclusion relevant to the control of deviance, but also the mechanisms of relationship between rulers and subjects in the late Middle Ages.
Il volume affronta un tema poco praticato dalla storiografia medievistica italiana, le prigioni e i loro abitanti, e cerca di mettere in risalto le specificità del caso milanese intorno al rapporto tra carcerati, giustizia e misericordia. Indagare la condizione dei carcerati si rivela un modo per cogliere le dinamiche di esclusione e di inclusione sociale pertinenti al controllo della devianza, una via di accesso all'ideologia religiosa, un mezzo per scavare nelle condizioni sociali ed economiche di una fetta di popolazione che, senza indagini di questo genere, rimarrebbe confinata a rappresentazioni di maniera, e permette infine un'ulteriore verifica dei meccanismi di relazione tra governanti e governati in uno stato, in questo caso principesco, del tardo medioevo. ; This book deals with a little practiced theme by italian medieval studies, the prisons and their inhabitants, and seeks to highlight the specificity of the case-study of Milan around the relationship between prisoners, justice and mercy. Investigating the condition of prisoners it's been a way to grasp the dynamics of social exclusion and inclusion relevant to the control of deviance, an access road to religious ideology, a way of delving into social and economic conditions of a slice of the population that, without investigations of this kind, would remain confined to rhetorical representations, and finally allows further verification of relationship's mechanisms between government and the governed in a princely state of the late Middle Ages.
ITALIANO: Il volume affronta un tema poco praticato dalla storiografia medievistica italiana – le prigioni e i loro abitanti – e cerca di mettere in risalto le specificità del caso milanese intorno al rapporto tra carcerati, giustizia e misericordia. Indagare la condizione dei carcerati si rivela un modo per cogliere le dinamiche di esclusione e di inclusione sociale pertinenti al controllo della devianza, una via di accesso all'ideologia religiosa, un mezzo per scavare nelle condizioni sociali ed economiche di una fetta di popolazione che, senza indagini di questo genere, rimarrebbe confinata a rappresentazioni di maniera, e permette infine un'ulteriore verifica dei meccanismi di relazione tra governanti e governati in uno stato, in questo caso principesco, del tardo medioevo. / ENGLISH: This book deals with a little practiced theme by italian medieval studies – prisons and their inhabitants – and seeks to highlight the specificity of the case-study of Milan around the relationship between prisoners, justice and mercy. Investigating the condition of prisoners it's been a way to grasp the dynamics of social exclusion and inclusion relevant to the control of deviance, an access road to religious ideology, a way of delving into social and economic conditions of a slice of the population that, without investigations of this kind, would remain confined to rhetorical representations, and finally allows further verification of relationship's mechanisms between government and governed people in a princely state of the late Middle Ages.
Lo scopo di questo contributo è indagare sull'impatto dei culti mariani specializzati contro la minaccia musulmana nella Sardegna dei secoli XVI-XVII attraverso l'analisi delle relative iconografie mariane. Nello specifico si intende approfondire i processi di ricezione e diffusione delle devozioni patrocinate dagli ordini mendicanti dei Trinitari (Madonna del Riscatto, Madonna del Rimedio), dei Mercedari (Madonna della Mercede, Madonna di Bonaria) e in particolare degli Agostiniani (Madonna d'Itria), che svolsero un ruolo chiave nella elaborazione di una nuova iconografia con sottesi messaggi di redenzione, conversione e riconversione. Nell'indagine si tiene conto del contesto politico, sociale e devozionale di riferimento, si attingono dati dalle fonti archivistiche e letterarie e si presta particolare attenzione all'uso delle immagini nella loro duplice manifestazione attraverso la produzione scultorea e la descrizione letteraria. ; The purpose of this essay is to investigate the impact of the Marian cults specialized against the Muslim threat in Sardinia in the 16 th -17 th centuries by analyzing the relative Marian iconographies. Specifically we intend to study the processes of reception and diffusion of the devotions sponsored by the mendicant orders of the Trinitarians (Our Lady of Ransom, Our Lady of Good Remedy), of the Mercedarians (Our Lady of Mercy, Our Lady of Bonaria) and in particular of the Augustinians (Virgin Hodegetria), which played a key role in the development of a new iconography with underlying messages of redemption, conversion and reconversion. In the investigation, the political, social and devotional context of reference is taken into account, data are gleaned from archival and literary sources and particular attention is paid to the use of images in their dual expression through sculptural production and literary description.
La crisi economica attuale ha mostrato caratteristiche strutturali ormai evidenti a ogni tipo di analisi. Nulla, però, è stato fatto per la crescita e per il contenimento delle disuguaglianze nei Paesi sviluppati. In Europa, l'integrazione funzionale non ha retto di fronte alla crisi. L'assenza di politiche comuni in materia finanziaria, fiscale e regolatoria ha lasciato l'economia europea in balía del mercato globale. La politica comunitaria, in tal modo, è regredita al metodo intergovernativo, poi al binomio di potenze centrali, fino alla guida solitaria della Germania. Il problema della sovranità è di nuovo al centro della costruzione europea. Pare giunta una transizione di sistema. Per l'Europa la scelta di politiche finanziarie, monetarie ed economiche all'insegna della crescita, sono inscindibili da scelte politiche decisamente orientate a una maggiore integrazione politica. The present economic crisis has revealed structural characteristics which are by now evident to any type of analysis. Nevertheless, nothing has been done for the growth and the containment of the inequalities in the developed countries. In Europe, the functional integration has not held out against the crisis. The absence of common politics in financial, fiscal and regulatory matters has left the European economy at the mercy of the global market. This way, the EC policy has gone back first to the intergovernmental method, then to the match of the central powers, finally to the solitary guide of Germany. The problem of the sovereignty is again at the center of the European construction. It seems it has come to a system transition. The choice of financial, monetary and economic politics aimed at promoting growth, for Europe, cannot be separated from political choices definitely oriented towards a stronger political integration.
This contribution intends to critically rethink the secular prejudice that opposes the unlimited practice of forgiveness in Christianity, against the Jewish reservation of an indiscriminate absolution of guilt. In fact, the phenomenology of forgiving and the ritual practices in the two religions appear to be much more complex, both adverse to placing evil and forgiveness on the same level. In fact, this relationship, surprisingly placing in an indiscriminate succession of wickedness and forgetfulness, only opens up the abyss between the absolute of the law of mercy and the absolute of evil freedom. And again: between the unheard-of power of forgiveness and the profound lacerations inflicted by evil, indicating that forgetting and indifference, moral amnesia and easy forgiveness on behalf of third parties risk, even today, anesthetizing the guilt and deresponsible the guilty. This question, which crosses personal conscience and also the social, ethical-juridical and political dimension (how can we not think of the heartfelt appeals of Vladimir Jankèlèvitch, in the aftermath of the feared prescription of Nazi crimes in Perdonner?) Was enriched in 900 by numerous reflections, among which, those of Emil Fackenheim and Riccardo Di Segni on one side, of Lytta Basset and Paul Ricoeur on the other.The deepening of the relationship between evil, repentance, forgiveness and atonement can thus become a fruitful terrain for dialogue, able to provide the tools of an ethics of reparation, corresponding to the Restaurative Justice, proper to criminal law. Reconverting the offense and the harm inflicted through the repair of the damage caused, can represent a possible path of common clarification on the subject of forgiveness, capable of correcting some indiscriminate misunderstandings and certain secular misunderstandings between the two religions. ; Questo contributo intende ripensare criticamente il pregiudizio secolare che contrappone l'illimitata pratica del perdono nel cristianesimo, contro la riserva ebraica di una ...
La lectura, dopo avere individuato tre direttrici tematiche nel canto, una di ordine strutturale relativa alla natura del purgatorio, una di carattere religioso e una politico, ne illustra l'abile connessione in unità narrativa. Virgilio ha un ruolo essenziale, perché rappresenta il misterioso discrimine creato dalla Redenzione, lui confinato al limbo nonostante la sua innocenza, in contrasto con Manfredi, salvo nonostante i suoi orribili peccati; d'altra parte introduce il motivo del corpo, ricordando l'onorevole traslatio delle sue spoglie mortali in opposizione a quella del re svevo sine luce et sine cruce abbandonate alle intemperie, come il cadavere del virgiliano Palinuro che per ciò è escluso dall'Ade, a mostrare come per il cristiano, diversamente che per il pagano, il destino del corpo non è determinante per la salvezza. Quanto al tema politico, non si ravvisa un cambiamento di posizioni in senso ghibellino rispetto alla condanna come epicureo di Federico II a Inf. X, ma piuttosto una sostanziale equanimità nel giudizio del poeta che scinde l'uomo dalla funzione. Semmai è evidente una costante polemica antiangioina. ; The article illustrates the able narrative interconnection in the canto of three main themes, religious, political, and structural, this last with regard to the physical configuration of purgatory. Virgil has a crucial role in the canto because the contrast drawn between him and Manfredi – the former damned to limbo despite his innocence, the latter saved despite his horrible sins – reenacts the mystery of the criterion at work in Christian redemption; he also introduces the motif of the body when he mentions the honorable traslatio of his own remains, in contrast to those of the Swabian king, abandoned sine luce et sine cruce to the weather's mercy: like the cadaver of Virgil's Palinurus, barred from Hades, the point being that unlike pagans Christians are not lost to salvation when they do not receive proper burial. As to the political theme, the canto manifests not a pro-Ghibelline change of stance, with respect to the condemnation of Frederick II as an Epicurean in Inf. X, but rather the poet's equanimity of judgment, able to distinguish the man from his function. The only sure political stance in the episode is the consistent anti-Angevin polemic.
Panegyric 7 (6) in honour of Maximianus and Constantine, which was presented in the summer of 307 upon Constantine's assumption of the imperial title by Maximianus and his contemporaneous marriage to Maximianus' daughter Fausta, depicts the first meeting of the young Constantine with the then 5-year-old Fausta (about 295) as it was portrayed by a painting at the imperial palace in Aquileia. On that occasion, he accepted a parade helmet from the princess as an "engagement present". The purpose of the propaganda speech is to emphasize the politica! and familial relationship between the two emperors. Panegyrics 12 (9) of 313 and 4 (10) of 321 (Nazarius) cover Aquileia's conduct upon Constantine's war in northern Italy in the summer of 312. Just like severa! other cities, Aquileia initially opted against Constantine, however, following his victories it offered to surrender and at the same time asked for mercy. Its conduct not only induced the emperor to grant a pardon to Aquileia but also to reward it. Constantine's contacts with Aquileia are also highlighted by the following: the synod of Arles in the summer of 314 that was called by the emperor and attended also by Bishop Theodore of Aquileia who presented himself in the minutes as a bishop from Dalmatia (!). This province was under the authority of Licinius, bis ally who was soon to become his worst competitor. In the later years, Constantine visited Aquileia on several occasions during his journeys and issued some important laws there. ; Il panegirico 7 (6), pronunciato in onore di Massimiano e Costantino nell'estate del 307 nell'occasione della nomina, da parte di Massimiano, di Costantino a imperatore e delle stesse sue nozze con la di lui figlia Fausta, narra il primo incontro (attorno al 295) del giovane Costantino con Fausta, allora bambina di appena cinque anni, come era raffigurato in un affresco della residenza imperiale di Aquileia. In quella circostanza egli ricevette dalla principessina come «dono di fidanzamento» un elmo da parata. Il panegirico, eminentemente propagandistico, ha lo scopo di sottolineare la stretta alleanza politica e famigliare tra i due imperatori. Il panegirico 12 (9) del 313 e il panegirico 4 (10) del 321 (Nazarius) riferiscono del comportamento tenuto, nell'estate del 312, da Aquileia nella parte finale degli scontri in Italia settentrionale. Come molte altre città, anche Aquileia si schierò inizialmente contro Costantino, ma dopo le sue vittorie offrì all'imperatore la resa e chiese la grazia. Per questo suo comportamento l'imperatore non solo la perdonò, ma, anzi, la ricompensò. Altri avvenimenti evidenziano i contatti di Costantino con Aquileia. Egli invita al sinodo di Arles dell 'estate 314, da lui convocato, Teodoro, che si firma come «vescovo di Aquileia nella provincia di Dalmazia»(!). Questa provincia era sotto il controllo di Licinio, prima suo alleato, poi il suo più ostile rivale. Costantino, inoltre, durante i suoi viaggi degli anni successivi sosta alcune volte ad Aquileia, dove promulga alcune importanti leggi.
Quella del recupero è una pratica che si afferma con decisione nel XX secolo. Epoca dell'archivio prima e, con l'avvento del computer, del database poi, il Novecento impiega la catalogazione e la raccolta di dati come una modalità di pensiero e un'economia che si incentra sulla frammentarietà e sulla ricostituzione. L'immagine in movimento si sostituisce al testo ed è utilizzata, smembrata, e ricomposta come materiale scultoreo. La pellicola, di qualunque natura essa sia, perde il suo significato originario, la sua trama, la sua narratività per lasciarsi fruire in qualità di oggetto, alienato da sé e dal contesto. L'attenzione al supporto materiale mette in discussione l'intenzione prima con la quale il cinema era nato, ovvero la volontà di duplicare il reale nelle sue coordinate spazio temporali e mnemoniche. Kulešov (da cui l'effetto prende nome) dimostra nel 1920 che un'inquadratura isolata non ha nessun senso in sé, ma lo prende invece da ciò che la segue o la precede. Lo spettatore non può trattenersi, infatti, dallo stabilire un legame logico tra due riprese che si succedono e che non hanno necessariamente un rapporto diretto. E' perciò possibile rovesciare il senso di un testo filmico decostruendo la trama narrativa iniziale e guidare lo spettatore nella lettura del nuovo messaggio prodotto. Il montaggio si rivela la chiave di volta dell'intero processo generando possibilità di riflessione differenti sul medesimo materiale. La presente ricerca, nutrita di apporti teorici imprescindibili e inquadrata in un periodo storico di forti cambiamenti (dagli anni Sessanta ai nostri giorni), mira a costruire una panoramica il più possibile ampia sul recupero, il reimpiego, la riappropriazione, la citazione e la riqualificazione delle immagini in movimento, in particolare nell'uso del found footage, al confine tra arti visive, cinema commerciale e cinema sperimentale. Per la storicità delle sue radici e, allo stesso tempo, per l'attualità delle sue implicazioni, l'argomento merita un'attenzione e un approfondimento particolari – motivo essenziale della genesi di questo lavoro - al fine di accrescere la portata degli studi che, a partire dagli anni Novanta, in maniera sistematica a livello internazionale e in maniera più discontinua e frammentata a livello italiano, sta costituendo terreno fertile di riflessione sulla materia, non ancora analizzata in tutte le sue sfaccettature e problematiche. L'apporto originale di questa indagine risiede nell'identificazione di tematiche, impiegate come paradigmi di lettura, in grado di riunire, non solo lavori singoli, ma anche atteggiamenti, interessi, modalità operative e scelte artistiche, nonché di individuare differenze strutturali, tecniche, epocali e di intenti che corrono tra le opere, grazie a una ricognizione trasversale che attinge a diversi periodi storici e che osserva con sguardo attento l'impiego di diverse tecnologie. Nella prima parte del primo capitolo (TEORIA-Elementi di teoria) si è scelto di approfondire un discorso teorico legato alla storia altalenante e disomogenea del found footage (Contaminazioni), alle analogie con le caratteristiche dell'Unheimlich freudiano, alle teorie (Che cosa è il found footage? Excursus sulle teorie) elaborate finora in ambito internazionale (Jay Leyda, William C. Wees, Eugeni Bonet, Nicole Brenez, Yann Beauvais, Jean-Michel Bouhours, Michael Zryd, Christa Blümlinger, André Habib, Stefano Basilico) e italiano (Rinaldo Censi, Dunja Dogo, Davide Gherardi, Marco Grosoli, Giulio Bursi, Marco Senaldi, Cosetta G. Saba, Maria Rosa Sossai, Monica Dall'Asta, Andrea Bellavita, Federico Rossin) – e ai Concetti del Postmoderno applicabili al found footage. Le riflessioni attorno al Postmoderno, alle nuove teorie sullo spettatore e l'autorialità sono stimolo a una ricognizione che abbraccia autori, testi e opere di differenti generazioni e provenienti da diversi background. Queste teorie sono lette in filigrana all'interno dell'intera ricerca dando alle volte per scontati alcuni suoi elementi noti, e facendo invece riemergerne in maniera più esplicita altri imprescindibili alla comprensione di determinate dinamiche. La credibilità teorica e artistica dell'esperienza postmoderna è considerata una componente implicita, superando i dibattiti interni e gli attacchi esterni che questo movimento ha subito negli anni, per impiegarne soltanto le reali potenzialità ermeneutiche. Nella seconda parte del primo capitolo (La cultura del frammento e della rovina) si affrontano questioni legate alla qualità del materiale riutilizzato (Frammento/Rovina/Memoria), le afferenze teoriche con le tecniche impiegate negli altri campi artistici e delle immagini in movimento (Collage/Montage/Interruzione), l'atteggiamento attraverso cui si guarda al materiale stesso (Archeologia, Archiviologia, Nostalgia). Nella terza parte del primo capitolo (L'eredità del ready-made) si tratta il soggetto dal punto di vista della storia dell'arte, in particolare, in relazione al concetto di objet trouvé e alla pratica duchampiana del ready-made, di cui il found footage sembra essere una rivisitazione. Si rintracciano le motivazioni estetiche e pratiche, spesso legate a fattori contingenti, della scelta del materiale di found footage (Perché scegliere il found footage), l'evoluzione tecnologica e le sue incidenze nella pratica del found footage, il contesto storico e culturale delle prime sperimentazioni. Si analizzano, dunque, le influenze del concetto di ready-made ereditato dall'arte (L'eredità del ready-made), i punti di contatto che il found footage mantiene con le pratiche artistiche del collage e della cover (Ready-made, collage e cover: interferenze col found footage) e lo slittamento epocale di ruolo dalla figura dell'autore a quella moderna dell'editor, nel significato inglese di "montatore" come intende Lev Manovich (Autore o editore?), che genera nuovi pensieri su questo tema. Conclude questa sezione un paragrafo dedicato alle interferenze tra le modalità e le figure impiegate nella letteratura e quelle assimilate e traslate da essa nel cinema e, nello specifico, nel found footage (Cinema versus Letteratura). Visto il continuo scambio di informazioni e di linguaggi tra le Arti (visive e cinematografiche nel nostro caso) avvenuto a partire dalla metà del XIX secolo, si è scelto di non operare distinzioni tra gli autori in base alla loro provenienza e formazione. Lavori di artisti visivi, filmmaker, cineasti e registi, vengono analizzati sotto un'unica lente che inquadri di volta in volta le tendenze rintracciabili nei diversi ambiti delle immagini in movimento. L'attenzione sul percorso degli autori lascia dunque posto a quella sulle problematiche e sulle tematiche affrontate dalle opere stesse, spostando così i riflettori dal soggetto all'oggetto. Nella parte centrale del lavoro (IPOTESI DI CATEGORIE E STUDI DI CASO) si esplorano alcuni casi scelti, non secondo il grado di riconoscibilità, ma secondo l'attinenza con le suddivisioni per argomento individuate, in modo da creare un paradigma adattabile a più situazioni di studio. Si tralasciano spesso le opere e gli autori più noti nell'ambito del found footage non per noncuranza, ma per dare invece possibilità di lettura anche a lavori meno frequentati. Mentre si sceglie di inserire tra gli altri anche alcuni capisaldi della pratica essendo funzionali alle questioni trattate di volta in volta, cercando comunque di evitare la ripetizione delle interpretazioni già ampiamente divulgate su taluni argomenti. Essendo impossibile stabilire la quantità di found footage che un film deve contenere per essere chiamato tale, non esiste una metodologia scientifica di classificazione dei lavori. Per questo motivo è fondamentale, una volta chiarite le coordinate teoriche che inquadrano il fenomeno, fissare poi alcune possibili linee guida tematiche sostenute da esempi concreti. Prendendo spunto dalla suddivisione applicata dal "Lux, Artists' Moving Image" di Londra alla propria collezione di film e video, una delle più ricche d'Europa, si delineano quattro aree specifiche: nella prima si trattano i lavori che costruiscono degli inediti Ritratti di città, attraverso una rappresentazione spesso visionaria e poetica (Hart of London di Jack Chambers, The Last of England di Derek Jarman) che rifugge le descrizioni didascaliche, oppure, che si compiace della raccolta certosina di materiale a soggetto (Los Angeles plays itself di Thom Anderson); nella seconda si affrontano i film che rintracciano nell'Uso delle Macchine e delle Tecnologie, alcuni temi di indagine tra i più diffusi ed esplorati nella pratica del reimpiego, secondo un punto di vista ironico (Rythm di Len Lye), critico e riflessivo (21–87 di Arthur Lipsett, Mercy di Abigail Child, The Rumour of True Things di Paul Bush) e metaforico-nostalgico (Manual di Christoph Girardet e Matthias Müller); nel terzo, Looking for Alfred , si prendono in esame i film che ammiccano e rielaborano alcune famose sequenze hitchcockiane (Phoenix Tapes di Christoph Girardet e Matthias Müller), oppure che impiegano lavori interi del regista inglese scardinandone e ricomponendone il significato originario (24 Hour Psycho di Douglas Gordon, vertigo di Martin Zet e (Schizo) Redux di Cristoph Draeger); per ultimo si analizzano alcuni film che, attraverso sequenze a soggetto, rintracciano nelle storie epocali e mediatiche de Il Presidente (John Fitzgerald Kennedy in REPORT di Bruce Conner), il Senatore (Robert Kennedy in Black TV di Aldo Tambellini), il Leader (Malcolm X in Perfect Film di Ken Jacobs) e la Celebrità (Marilyn Monroe in Marilyn Time Five di Bruce Conner e Filmarilyn di Paolo Gioli) materiale di interesse sociologico, politico e artistico. Questa distinzione di soggetti rende l'indagine più fluida e permette contestualmente di individuare dinamiche comuni ad artisti e filmmaker di paesi e generazioni differenti. Il modo di trattare ciascun argomento supera, infatti, le barriere temporali per snodarsi in una ricerca verticale che accolga rappresentanti di diversi periodi storici alle prese con metodologie di lavoro simili per scelta dei soggetti rappresentati ma spesso molto distanti per procedimento tecnico o per linguaggio artistico. In ciascun sottogruppo si trovano a convivere indistintamente film che reimpiegano materiale cinematografico, materiale televisivo, materiale d'archivio, materiale home movies e materiale girato e rielaborato dall'autore stesso. Tecniche di montaggio differenti sono inoltre ravvisabili in ciascun lavoro, da quelli realizzati in scratch video e cut up, a quelli in cui il found footage appare nel testo del film solo come una presenza discontinua, dai film in cui il montaggio shot-for-shot e il sonoro costruiscono l'azione, ai film che si presentano come cinema installato. Attraverso l'analisi di una rosa ristretta di lavori (mai più di cinque per ogni categoria e voce individuata), scelti come modelli di riferimento o come campioni estratti arbitrariamente all'interno di una produzione vastissima, è, dunque, possibile eseguire un'ampia ricognizione nelle pratiche di "riuso". Le profonde differenze tecniche, di intenti e di formulazione che contraddistinguono le opere permettono, infatti, di evidenziare importanti soglie epocali generate da fattori contingenti: il progresso tecnologico e l'avvento di apparati di riproduzione sempre più sofisticati, la trasformazione dell'accessibilità delle fonti e della cultura in genere (destinata ad essere sempre più raggiungibile e libera), il diverso atteggiamento che le leggi per il copyright hanno imposto all'uso dei materiali. I punti di questa riflessione costituiscono un paradigma applicabile e interscambiabile tra ciascun gruppo e ciascuna area individuata. L'obiettivo di questa ricerca è, dunque, l'abbozzo di una impalcatura cognitiva, non definitiva, non vincolante, non unica, quanto indispensabile, per la costruzione di una metodologia di lettura dei film appartenenti alla pratica del found footage. La scelta dei raggruppamenti tematici, utili a semplificare la vastità e la frammentarietà dei lavori rintracciabili in questo settore, non comporta volutamente valutazioni semiotiche approfondite ma punta a fornire uno strumento agile e a tutti comprensibile di riflessione e catalogazione. Come si avrà modo di vedere più avanti, il termine "found footage" non si dimostra mai completamente esaustivo della pratica che descrive, ed è anzi molto spesso contestato e ripudiato dagli autori stessi che lo applicano: esso, infatti, identifica più propriamente un certo tipo di materiale (il metraggio trovato) che non il procedimento tecnico a cui fa riferimento, escludendo, almeno a livello letterale, tutte le altre fonti e metodologie di reperimento. Se ne fa qui uso per ragioni di comodità e uniformità lessicale, ma si tiene comunque a precisare che esso è spesso sostituito da termini equivalenti, o ancor più pertinenti, quali "reimpiego", "riuso", "riappropriazione", "citazione", "riqualificazione delle immagini". Difficile, inoltre, è stabilire la tipologia dei supporti su cui questi lavori compaiono per la prima volta: un conto è parlare di supporto originario (super8 o 16mm per la maggior parte dei film elaborati fino agli anni Ottanta), un conto parlare delle copie in distribuzione e del formato su cui spesso sono stati riversati i film (VHS, DVD, file digitale). Per scelta si è deciso di trattare quasi esclusivamente film composti interamente di found footage, o comunque film in cui la parte di reimpiego di immagini è preponderante sul girato originale (spesso considerato dallo stesso autore materiale di riuso alla stregua di quello trovato o cercato, poiché realizzato in tempi differenti e investito perciò di una certa distanza critica e concettuale). Non si affrontano in questa sede film realizzati da utenti anonimi senza particolari velleità artistiche con materiale recuperato in internet, perché ciò richiederebbe uno studio a parte. E, pur consapevoli dell'esistenza di film che non usano ma imitano il found footage, si è preferito non trattare l'argomento dal momento che anch'esso potrebbe esigere un approfondimento a sé, evitando così il rischio di espandere esponenzialmente una ricerca già tentacolare per sua natura. Il primo minuto che apre il film A sense of the End di Mark Lewis (1996) è un ottimo esempio di questo genere. Un capitolo a parte, il terzo, è dedicato, infine, alla questione legale dei diritti d'autore e dell'impiego di immagini già esistenti protette dal copyright o esenti da questo (UN ACCENNO AL DIRITTO D'AUTORE E AL COPYRIGHT). L'evoluzione della legislazione legata a questo tema (Una legislazione poco definita, Breve storia del diritto d'autore, Il fair use americano e la sua applicazione nella legge italiana) permette di seguire di pari passo l'evoluzione dell'accessibilità della cultura e delle attività di riappropriazione delle immagini (Il dominio pubblico e La smaterializzazione dei prodotti e l'era dell'accesso), mettendo in luce le carenze legislative delle norme e gli escamotages che permettono l'aggiramento delle stesse. Chiude l'intera ricerca il caso esemplare di Un Navet di Maurice Lemaître in cui la richiesta di riconoscimento dei diritti da parte di Madame Malthête-Méliès pone l'artista in discussione conducendolo a scavare nella legislazione (francese), coadiuvato da un avvocato preparato, e a reperire quelle eccezioni alla legge grazie alle quali gran parte dei cineasti di found footage possono smettere di considerarsi fuorilegge. La tesi è corredata, inoltre, da una video-filmografia che riporta le schede dettagliate delle opere prese in esame nonché il luogo di reperimento e consultazione delle stesse.