L'utilizzo di tecnologie sanitarie nello scenario sanitario attuale caratterizzato da un progressivo incremento della spesa sanitaria, da un aumento dei bisogni assistenziali a causa dell'invecchiamento della popolazione e dai rapidi progressi nelle conoscenze scientifiche e tecnologiche impone che il processo decisionale che le accompagna sia "informato" e "consapevole", data la difficoltà del sistema sanitario nel reperimento e nell'allocazione delle risorse per le attività di prevenzione, cura e riabilitazione della popolazione assistita. Le valutazioni economiche rappresentano gli strumenti necessari per guidare le scelte circa l'adozione di una tecnologia sanitaria innovativa versus la tecnologia sanitaria tradizionale integrando aspetti clinici e di efficacia con considerazioni economiche. La prospettiva è estesa nel caso dell'Health Technology Assessment ad aspetti di sicurezza, di impatto sociale, legale, etico e politico per effettuare una valutazione globale delle tecnologie sanitarie. La tesi illustra il quadro di riferimento metodologico specifico delle valutazioni economiche in sanità attraverso la descrizione della progettazione di due tipologie di indagine quali gli studi di revisione sistematica della letteratura (studi secondari) e gli studi campionari (studi primari) per valutare i costi sociali e la costo efficacia di tecnologie sanitarie alternative. La metodologia per la progettazione degli studi di valutazione economica è applicata a casi diversi di tecnologie sanitarie per la diagnosi o il trattamento di patologie diverse quali i farmaci biologici per l'artrite reumatoide, gli impianti cocleari per l'ipoacusia, la chirurgia bariatrica per l'obesità e una combinazione di tecniche di imaging non invasive anatomo-funzionali per la diagnosi e la caratterizzazione della cardiopatia ischemica. La prospettiva sanitaria di valutazione dei costi delle tecnologie sanitarie è ampliata nel lavoro svolto in una di tipo sociale, considerando non solo i costi direttamente assorbiti dalle tecnologie e supportati dal sistema sanitario (costi diretti sanitari) ma anche i costi sostenuti dai pazienti, dalle famiglie e dal sistema produttivo e previdenziale (costi diretti non sanitari e indiretti). I risultati che emergono mettono in luce come i costi delle malattie gravino in modo rilevante su pazienti e famiglie, a causa principalmente dell'assistenza informale e delle perdite di produttività. Quindi l'investimento in tecnologie sanitarie se, da un lato, può incrementare la componente di spesa sanitaria, dall'altro, potrebbe portare benefici oltre che sulla salute dei pazienti, anche sul sistema produttivo, sul sistema socio assistenziale e sul sistema previdenziale. La crescente attenzione da parte dei decisori sanitari verso logiche e politiche che perseguono gli obiettivi di controllo e contenimento dei costi, dati i vincoli di efficacia promossi anche dal movimento dell'Evidence Based Medicine, richiede un sempre maggiore utilizzo delle valutazione economiche nei processi decisionali, incentivando una diffusione delle stesse. I risultati delle valutazioni economiche consentono di supportare le scelte dei decisori sanitari, fornendo la base informativa per le indicazioni di policy. The current health care scenario is characterized by progressive increases in health spending and in care needs due to population aging and to rapid advances in scientific and technology knowledge. It requires that the decision-making process about the use of health care technologies should be "well-informed" and "aware", given the difficulty of the health care system in finding and allocating the resources for prevention, treatment and rehabilitation of the population assisted. Economic evaluations represent the necessary tools to guide decisions about the adoption of innovative health care technologies versus traditional ones by integrating clinical efficacy aspects with economic considerations. The Health Technology Assessment extended the economic analyses to safety, social impact, legal, ethical and political aspects to make a global assessment of health care technologies. The doctoral thesis describes the methodological framework of economic evaluations in health care by analyzing two types of research studies such as the systematic literature reviews (secondary studies) and sample studies (primary studies) aimed to assess the social costs and the cost effectiveness of alternative health care technologies. The methodologies are applied to different cases of health care technologies for the diagnosis or treatment of various diseases such as biologic drugs for rheumatoid arthritis, cochlear implants for hearing loss, bariatric surgery for obesity and a combination of innovative non-invasive anatomo-functional imaging techniques for diagnosis and characterization of coronary artery disease. The health care perspective for cost evaluation of health care technologies has expanded to a social perspective by considering besides the costs directly absorbed by technology and supported by the health care system (direct medical costs) the costs borne by patients, families, the production system and social security system (direct non-medical costs and indirect costs). The results reveal how the costs are borne significantly by patients and families due to informal care and loss of productivity. So if the investment in health care technology, on the one hand, could increase the health care expenditure, on the other, could bring major benefits to the patients health of even on the production system, the social security system and welfare system. The health decision-makers attention towards policies of control and containment of cost given the constraints of efficacy (also promoted by the Evidence-Based Medicine) requires an increasing use of economic evaluation in decision-making process. The results of economic evaluations allow to support the choices of health care decision makers, providing the information basis for policy indications.
Dottorato di ricerca in Memoria e materia delle opere d'arte attraverso i processi di produzione, storicizzazione, conservazione, musealizzazione ; Il lavoro di ricerca è rivolto al fenomeno del 'ritorno al mestiere', nell'intento di precisarne i contorni all'interno del più ampio orizzonte culturale del Ritorno all'Ordine, di cui costituisce uno dei principali cardini ideologici. Partendo dall'articolata riflessione condotta da Giorgio de Chirico nell'omonimo saggio Il ritorno al mestiere nel 1919, che ha il suo coronamento nel Piccolo trattato di tecnica pittorica del 1928, viene innanzitutto analizzata la fortuna della tecnica a tempera nei primi anni Venti, delineando un excursus che la vede passare dalla pittura da cavalletto alla pittura murale all'inizio degli anni Trenta. Contemporaneamente viene indagato lo sviluppo dell'interesse per l'antica tecnica dell'encausto, connesso all'enfasi generata dalla ripresa degli scavi nei siti archeologici di Pompei ed Ercolano, che dà luogo tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta a un dibattito dalla doppia valenza teorica e pratica. In quest'ambito l'indagine si concentra sulla ricerca e la sperimentazione operate in particolare da Ferruccio Ferrazzi e Corrado Cagli. In un confronto che coinvolge le fonti scritte, le testimonianze orali e le indagini correlate ai restauri delle opere di alcune figure-chiave del periodo tra le due guerre mondiali, si ripercorre perciò lo sviluppo del recupero 'novecentesco' di queste tecniche del passato, rivelandone gli approcci talora fantasiosi e poco filologici, nelle loro interconnessioni con il dibattito artistico del periodo e con la politica culturale del regime fascista che si va affermando. Un'analisi da cui affiora un approccio 'etico' nei primi anni Venti, che accomuna il recupero dechirichiano della 'tempera grassa' a quello operato da altre figure di artisti (Felice Casorati, Carlo Levi, Gianfilippo Usellini, Alberto Savinio, Corrado Cagli, Afro Basaldella) fino all'aprirsi degli anni Trenta, poiché inteso come recupero della purezza dell'arte dei 'primitivi' in tutti i suoi aspetti (cioè non solo stilistico-formale ma anche tecnico-esecutivo), in un clima di superamento delle avanguardie storiche e di 'ricostruzione' dei valori dell'arte. Si mette dunque a fuoco come il 'ritorno al mestiere'] pervenga successivamente ad un approccio più ideologico, soprattutto a partire dai primi anni Trenta con il dibattito sulla 'rinascita della pittura murale', che coinvolge sia l'uso della tempera (intesa come 'tecnica italiana' da Savinio) che dell'encausto, da molti ritenuta erroneamente la tecnica della pittura pompeiana, quest'ultima anche in connessione con il recupero dell'idea di romanità operato dalla cultura di regime. ; This study examines the "Return to Craft" phenomenon within the wider cultural horizon of the Return to Order of which it represents one of the principal ideological aspects. The success tempera enjoyed at the beginning of the 1920s is analysed through an initial consideration of Giorgio de Chirico's extensive reflection on the subject in his 1919 essay by the same name, Il ritorno al mestiere (Return to Craft), a theme he developed definitively in his Piccolo trattato di tecnica pittorica (Small treatise on painting technique) in 1928. Additionally, the subsequent transfer of tempera from easel to mural painting, which occurred at the end of the 1920s and the start of the 1930s, is taken into consideration. The growing interest for the ancient painting technique of encaustic, inspired by the recommencement of excavations in Pompei and Ercolano, is also investigated, as well as how this interest gave way to a debate on the subject which dealt with both theory and practical aspects at the end of the 1920s and beginning of the 1930s. In this perspective particular attention is afforded to Corrado Cagli and Ferruccio Ferrazzi's research and experimentation. The material examined in this study includes written sources, oral testimony and research correlated to the restoration of artworks of a number of key figures from the period between the two World Wars. The study reveals a rather inventive and unphilological approach within the early Twentieth Century's recuperation of these ancient techniques in relation to the artistic debate going on at the time and to the increasingly dominant Fascist political cultural policy. At the start of the 1920s, an approach that can be defined as "ethical" is common to both Giorgio de Chirico's recovery of oil tempera emulsion and that of other artists (Felice Casorati, Carlo Levi, Gianfilippo Usellini, Alberto Savinio, Corrado Cagli, Afro Basaldella), insomuch as it was intended as a revival of the purity found in Italian Primitive Art. This recuperation continued until the start of the 1930s and comprehended not only stylistic and formal elements but also technical and operative aspects, in a cultural climate where the historic avant-garde was being surpassed and Art's values "rebuild". Focus is put onto how the "Return to Craft" succeeded an initially ideological approach, especially at the beginning of the 1930s with the debate regarding the "resurgence of mural painting" which involved both the use of tempera (which Savinio called "Italian technique") and encaustic painting, which many erroneously believed to be the technique used for the Pompeian wall paintings. The recuperation of encaustic painting is also examined in relation to the recovery of Roman ideals undertaken by the cultural regime.
Within the panorama of considerable development shown by the countries of Northern Europe in the field of public libraries, the situation of Finland was until recently characterized by a state of a certain marginality and little importance. Today the situation in Finland is, on the contrary, one of considerable structural and functional development and widespread distribution of the institutes, both at university and research level and at the level of public libraries In Finland, political-administrative action regarding cultural institutions is under the control of the Ministry for Education, which is divided into two departments, one for culture and one for education. The first of these administrations is responsible for state programmes and interventions for public libraries, while the second looks after the university, research and school libraries. There was a radical change in the field of public libraries starting from the Sixties, with the establishment of a model of Welfare State, the peculiarity of which was a strong impulse given to all kinds of structures, especially cultural structures. This led to a firm commitment of joint financing between State and municipality for the development of the library system. The Seventies saw a real boom in State cultural investments. This meant a process of centralization that led to a drastic reduction in the number of independent local libraries and a considerable expansion in the services of mobile libraries. Above all, the district library systems which hinge on the local libraries were developed and the latter were attributed the role of "provincial" libraries. This type of semi-decentred and cooperative organization was ratified in the 1986 library law. This legislation made municipal library service obligatory and confirmed the joint financing of the State and local bodies on the basis of parameters fixed by the same law.Even more recently, the 1998 law made an important contribution to the subject of the development of the services as a necessary and obligatory factor. The basic results of these must be made public and the entire operation is entrusted to the Ministry, with assistance from the state provincial offices and the municipal libraries at local level. The effects of these legislative and administrative interventions have been considerable and allows Finland to take its place today among the countries that have one of the most advanced library systems. An important example is that of the urban library system of the city of Tampere.Generally speaking, even in the smaller towns the country has modern and efficient library structures that have been built with advanced architectural criteria and which have good library collections, audiovisual material and computer equipment. ; Nel panorama di notevole sviluppo che presentano, nel campo delle biblioteche pubbliche, i paesi del Nord Europa, la situazione della Finlandia appariva, fino a qualche tempo fa, segnata da una certa marginalità e da un'importanza minore. La situazione che oggi si presenta nel Paese è invece quella di un notevole sviluppo strutturale e funzionale e di una diffusione capillare degli istituti, sia a livello universitario e di ricerca, sia a livello di biblioteche pubbliche. L'azione politico-amministrativa relativa alle istituzioni culturali fa capo in Finlandia al Ministero dell'educazione, diviso in due dipartimenti, uno per la cultura e uno per l'educazione. Alla prima di queste amministrazioni appartiene la competenza in materia di programmi e interventi statali per le biblioteche pubbliche, alla seconda quella per le biblioteche universitarie, di ricerca e per le biblioteche scolastiche. Nel campo delle biblioteche pubbliche un salto di qualità si è determinato a partire dagli anni Sessanta, insieme all'affermarsi di un modello di Welfare State, la cui peculiarità è consistita in un forte impulso dato alle strutture di ogni genere, in particolare a quelle culturali, che ha portato alla decisa affermazione del finanziamento congiunto da parte dello Stato e delle municipalità per lo sviluppo del sistema bibliotecario. Negli anni Settanta si è prodotto un vero e proprio boom di investimenti culturali statali. Si è trattato di un processo di centralizzazione che ha visto una drastica riduzione del numero delle biblioteche locali autonome e una forte espansione dei servizi di biblioteche mobili e, soprattutto, il potenziamento dei sistemi bibliotecari comprensoriali che si imperniano sulle biblioteche locali, alle quali è stato attribuito il ruolo di "provinciali". Questo tipo di organizzazione, semi-decentrata e cooperativa, è stata ratificata nella legge bibliotecaria del 1986, che dichiarava obbligatorio il servizio bibliotecario comunale e confermava il finanziamento congiunto dello Stato e degli enti locali sulla base di parametri fissati dalla stessa legge.Ancora più recentemente la legge del 1998 ha introdotto significativamente il tema della valutazione dei servizi come prassi necessaria e obbligatoria, i cui risultati essenziali devono essere resi pubblici e che viene affidata al Ministero, con la collaborazione degli uffici provinciali statali e delle biblioteche municipali per quanto concerne il livello locale. Gli effetti di questi interventi legislativi e amministrativi sono stati considerevoli e permettono di collocare oggi la Finlandia tra i paesi dotati di un servizio biblioteche pubbliche tra i più avanzati. Un esempio significativo è costituito dal servizio bibliotecario urbano della città di Tampere.In linea generale, il paese dispone anche nei centri minori di strutture bibliotecarie moderne ed efficienti, costruite con criteri architettonici avanzati e dotate di buone raccolte librarie, di materiale audiovisivo e di attrezzature informatiche.
2008/2009 ; L'ecologia è una disciplina storica: i processi ecologici in corso sono il risultato di quello che è accaduto nel passato. Non conosciamo però quando e con che intensità l'uomo ha iniziato ad alterare l'ambiente marino, e non conosciamo lo stato "naturale" degli ecosistemi. L'ecologia storica ha come obiettivo lo studio degli ecosistemi e delle sue componenti a posteriori, attraverso il recupero e la meta-analisi di documenti del passato. La ricostruzione dello stato passato (historical baseline) degli ecosistemi è essenziale per la definizione di punti di riferimento (reference points) e direzioni di riferimento (reference directions) per valutare i cambiamenti e per stabilire obiettivi di ripristino. Basare gli studi di biomonitoraggio solo su dati recenti può, infatti, indurre la sindrome del "shifting baseline", ovvero uno spostamento di generazione in generazione del punto di riferimento cui confrontare i cambiamenti, con la conseguenza di sottostimare eventuali processi di degrado in atto. Inoltre, i processi ecologici agiscono su scale temporali diverse (da anni a decenni), e per capirne le dinamiche è quindi necessario considerare un'adeguata finestra temporale. Studiare le dinamiche a lungo termine delle comunità marine permette quindi di monitorare e valutare lo stato e i cambiamenti degli ecosistemi rispetto ad un adeguato riferimento, in cui le comunità marine sono usate come indicatori. La raccolta e lo studio di documentazione storica rappresentano, quindi, un'attività imprescindibile nell'ambito del monitoraggio ambientale. La pesca rappresenta uno dei principali fattori di alterazione negli ecosistemi marini, ed è considerata la principale causa di perdita di biodiversità e del collasso delle popolazioni. I suoi effetti, diretti e indiretti, costituiscono una fonte di disturbo ecologico in grado di modificare l'abbondanza delle specie, gli habitat, la rete trofica e quindi la struttura e il funzionamento degli ecosistemi stessi. Essa rappresenta una fonte "storica" di disturbo, essendo una delle prime attività antropiche di alterazione dell'ambiente marino. Inoltre, la sovra-pesca (overfishing) sembra essere un pre-requisito perché altre forme di alterazione, come l'eutrofizzazione o la diffusione di specie alloctone, si manifestino con effetti più pervicaci. La pesca rappresenta però anche una sorta di campionamento estensivo non standardizzato delle popolazioni marine. Dal momento che dati raccolti ad hoc per il monitoraggio delle risorse alieutiche (fishery-independent) sono disponibili solo dopo la seconda metà del 20° secolo, e in alcuni casi (come in Mediterraneo) solo per le ultime decadi, lo studio delle dinamiche a lungo termine richiede il recupero di informazioni che sostituiscono le osservazioni strumentali moderne e possono essere comunque considerati descrittori dei processi di interesse (proxy). La principale criticità nel ricostruire serie storiche a lungo termine nasce dall'eterogeneità dei dati storici e dalla necessità di elaborare metodologie per l'analisi e l'integrazione dei dati qualitativi o semi-quantitativi del passato con i dati moderni. A seconda del periodo considerato e dell'ampiezza della finestra temporale di studio, quindi, è necessario applicare diverse metodologie d'analisi. La gestione sostenibile dello sfruttamento delle risorse alieutiche è un tema sempre più rilevante nel contesto della pesca mondiale, come conseguenza del progressivo aumento della capacità e dell'efficenza di pesca stimolati dal progresso tecnologico. Ciò ha portato all'impoverimento delle risorse ittiche determinando effetti negativi sia in termini ecologici che socio-economici. Tradizionalmente la gestione della pesca si è basata sulla massimizzazione delle catture di singole specie bersaglio, ignorando gli effetti sugli habitat, sulle interazioni trofiche tra le specie sfruttate e le specie non bersaglio, e su altre componenti dell'ecosistema. Questo ha portato al depauperamento delle risorse e all'alterazione della struttura e funzionamento degli ecosistemi, rendendo le misure gestionali spesso inefficaci. Per questo motivo è necessario applicare una gestione della pesca basata sull'ecosistema (Ecosystem-based fishery management), che ha come obiettivi: prevenire o contenere l'alterazione indotta dalla pesca sull' ecosistema, valutata mediante l'applicazione di indicatori; tenere in considerazione gli effetti indiretti del prelievo sull'insieme delle componenti dell'ecosistema e non solo sulle specie bersaglio (cascading effect); proteggere habitat essenziali per il completamento del ciclo vitale di diverse specie; tutelare importanti componenti dell'ecosistema (keystone species) da pratiche di pesca distruttive; monitorare affinchè le attività antropiche non compromettano le caratteristiche di struttura delle comunità biotiche, per preservare caratteristiche funzionali quali la resilienza e la resistenza dell'ecosistema, prevenendo cambiamenti che potrebbero essere irreversibili (regime-shifts). A tale scopo è necessario essere in possesso di adeguate conoscenze relative alle caratteristiche ecologiche ed allo stato degli stock sfruttati, monitorandone le dinamiche e consentendo l'applicazione di modalità gestionali adeguate. L'approccio ecosistemico alla gestione della pesca prevede l'applicazione di indicatori che siano in grado di descrivere lo stato degli ecosistemi marini, le pressioni antropiche esercitate su di essi e gli effetti di eventuali politiche gestionali sull'ambiente marino e sulla società. Nell'ambito dell'ecologia storica l'Alto Adriatico rappresenta un caso di studio interessante, sia per la disponibilità di fonti storiche, sia perché è un ecosistema che nei secoli ha subito diversi impatti ed alterazioni. La presente tesi di dottorato si inserisce nell'ambito del progetto internazionale History of Marine Animal Populations (HMAP), la componente storica del Census of Marine Life (CoML), uno studio decennale (che si concluderà nel 2010) per valutare e spiegare i cambiamenti della diversità, della distribuzione e dell'abbondanza della vita negli oceani nel passato, nel presente e nel futuro. HMAP è un progetto multidisciplinare che, attraverso una lettura in chiave ecologica delle interazioni storiche tra uomo e ambiente, ha come obiettivo la ricostruzione delle dinamiche a lungo termine degli ecosistemi marini e delle forzanti (sia naturali che antropiche) che li hanno influenzati. Tale ricostruzione permette di migliorare la nostra comprensione dei processi ecologici, di ridefinire i punti di riferimento sullo stato dell'ecosistema (historical baseline), e di valutare la variabilità naturale su ampia scala temporale (historical range of variation). Gli obiettivi del presente progetto di dottorato sono: i) descrivere le attività di pesca in Alto Adriatico negli ultimi due secoli, quale principale forzante che ha agito sull'ecosistema; ii) analizzare i cambiamenti a lungo termine della struttura della comunità marina; iii) valutare ed interpretare i cambiamenti intercorsi mediante applicazione di indicatori. Allo scopo è stata condotta un'estensiva ricerca bibliografica nei principali archivi storici e biblioteche di Venezia, Chioggia, Trieste, Roma e Spalato al fine di individuare, catalogare e acquisire informazioni e dati sulle popolazioni marine e le attività di pesca nell'Alto Adriatico nel 19° e 20° secolo. La tipologia delle fonti raccolte include documenti storici e archivistici, cataloghi di specie, fonti statistiche come i dati di sbarcato dei mercati ittici e informazioni sulla consistenza delle flotte e gli attrezzi da pesca utilizzati. Si rileva come la ricerca d'archivio abbia evidenziato un'ampia disponibilità di documenti storici, inerenti sia le popolazioni marine che le attività di pesca. La tesi è organizzata in tre capitoli. Il primo è parzialmente tratto dal libro "T. Fortibuoni, O. Giovanardi, e S. Raicevich, 2009. Un altro mare. Edizioni Associazione Tegnue di Chioggia – onlus, 221 pp." e ricostruisce la storia della pesca in Alto Adriatico negli ultimi due secoli; il secondo rappresenta una versione estesa del manoscritto "T. Fortibuoni, S. Libralato, S. Raicevich, O. Giovanardi e C. Solidoro. Coding early naturalists' accounts into historical fish community changes" (attualmente sottomesso presso rivista internazionale ISI), e ricostruisce, attraverso l'intercalibrazione ed integrazione di fonti qualitative e quantitative, i cambiamenti della struttura della comunità ittica avvenuti tra il 1800 e il 2000; il terzo capitolo analizza, mediante l'applicazione di indicatori, i cambiamenti qualitativi e quantitativi della produzione alieutica dell'Alto Adriatico dal secondo dopoguerra ad oggi (1945-2008), inferendo informazioni sui cambiamenti cui è stata sottoposta la comunità marina alla luce di diverse forzanti (manoscritto in preparazione). L'obiettivo del primo capitolo è descrivere l'evoluzione della capacità di pesca, principale forzante che storicamente ha interagito con l'ecosistema marino, in Alto Adriatico dal 1800 ad oggi. La diversificazione, sia per varietà di attrezzi utilizzati che per la molteplicità delle specie sfruttate, delle attività di pesca storicamente condotte in Alto Adriatico è un tratto caratteristico di tale area. Le differenze morfologiche e biologiche delle due sponde, occidentale e orientale, e le diverse vicende storiche e politiche, hanno portato infatti ad uno sviluppo delle attività di pesca nettamente diversificato. Sulla sponda orientale la pesca ha rappresentato, almeno fino all'inizio del 20° secolo, un'attività di sussistenza. Era praticata quasi esclusivamente nelle acque costiere, con un'ampia varietà di attrezzi artigianali e mono-specifici, concepiti cioè per lo sfruttamento di poche specie e adattati a particolari ambienti. Al contrario, lungo la costa occidentale operavano flotte ben sviluppate, come quella di Chioggia, che si dedicavano alla pesca in mare su entrambe le sponde adriatiche con attrezzi a strascico, compiendo migrazioni stagionali tra le due sponde per seguire le migrazioni del pesce. La capacità di pesca in Alto Adriatico è aumentata a partire dalla seconda metà del 19° secolo, periodo in cui si è osservato uno sviluppo sia in termini di numero di imbarcazioni che di addetti, grazie ad una congiuntura economica, sociale e storica favorevole. Fino alla I Guerra Mondiale, però, le tecniche di pesca sono rimaste pressoché invariate, e le attività erano condotte con barche a vela o a remi. Già all'inizio del 20° secolo l'Alto Adriatico era sottoposto ad un'intensa attività di pesca che, compatibilmente con le tecnologie disponibili all'epoca, riguardava principalmente le aree costiere, mentre l'attività era più moderata in alto mare. Durante la II Guerra Mondiale si è assistito al fermo quasi totale della pesca, con conseguente disarmo della maggior parte dei pescherecci. Nell'immediato dopoguerra il numero di imbarcazioni è aumentato molto velocemente, e sono state introdotte alcune innovazioni che in breve tempo hanno cambiato radicalmente le attività di pesca tradizionali (industrializzazione della pesca). Innanzitutto l'introduzione del motore, con conseguente espansione delle aree di pesca ed aumento delle giornate in mare, grazie all'indipendenza della navigazione dalle condizioni di vento. Il motore ha anche permesso l'introduzione di nuovi attrezzi da pesca, più efficienti ma al contempo più impattanti, che richiedono un'elevata potenza per essere manovrati (ad esempio il rapido e la draga idraulica). Altre innovazioni hanno determinato un miglioramento delle condizioni dei pescatori e un aumento consistente delle catture. Analizzando la storia della pesca in Alto Adriatico negli ultimi due secoli si possono quindi distinguere principalmente due periodi diversi: pre-1950, quando aveva notevole importanza su entrambe le coste la pesca strettamente costiera, praticata con attrezzi artigianali e mono-specifici, mentre la pesca a strascico in mare aperto era prerogativa delle flotte italiane (ed in particolare di Chioggia) ed era praticata con barche a vela; il periodo successivo al 1950, che ha visto l'introduzione del motore, un aumento esponenziale del tonnellaggio e del numero di barche e la sostituzione graduale di attrezzi artigianali mono-specifici con attrezzi multi-specifici ad elevato impatto. Se nel primo periodo la pesca si basava sulle conoscenze ecologiche del pescatore, che adattava le proprie tecniche in funzione della stagione, dell'habitat e degli spostamenti delle specie, nel secondo si è visto un maggior investimento nella tecnologia e nell'utilizzo di attrezzi multi-specifici. Negli ultimi vent'anni la capacità di pesca delle principali flotte italiane operanti in Alto Adriatico si è stabilizzata su valori elevati, e in alcune marinerie all'inizio del 21° secolo è iniziata una lieve diminuzione, in linea con i dettami della Politica Comune della Pesca dell'Unione Europea. A tutt'oggi comunque lo sforzo di pesca in questo ecosistema è molto elevato; ad esempio, alcuni fondali possono essere disturbati dalla pesca a strascico con intensità superiori a dieci volte in un anno, determinando un disturbo cronico su habitat e biota. Il secondo capitolo presenta una nuova metodologia per intercalibrare ed integrare informazioni qualitative e quantitative sull'abbondanza delle specie, per ottenere una descrizione semi-quantitativa della comunità ittica su ampia scala temporale. La disponibilità di dati quantitativi sulle popolazioni marine dell'Alto Adriatico prima della seconda metà del 20° secolo è, infatti, scarsa, e la ricostruzione di cambiamenti a lungo termine richiede l'integrazione e l'analisi di dati provenienti da altre tipologie di fonti (proxy), tra cui i cataloghi dei naturalisti e le statistiche di sbarcato dei mercati ittici. Le opere dei naturalisti rappresentano la principale e più completa fonte d'informazione sulle popolazioni ittiche dell'Alto Adriatico nel 19° secolo e almeno fino alla seconda metà del 20° secolo. Consistono in cataloghi di specie in cui ne vengono descritte l'abbondanza (in termini qualitativi: ad esempio raro, comune, molto comune), le aree di distribuzione, la taglia, gli aspetti riproduttivi e altre informazioni ancillari. Sono stati raccolti trentasei cataloghi di specie per il periodo 1818-1956, in cui sono descritte un totale di 255 specie ittiche. I dati di sbarcato costituiscono l'unica fonte quantitativa per un elevato numero di specie disponibile per l'Alto Adriatico a partire dalla fine del 19° secolo. I dati utilizzati nel presente lavoro sono riferiti ai principali mercati e aree di pesca dell'Alto Adriatico e coprono il periodo 1874-2000, e sono espressi come peso umido di specie o gruppi di specie commerciate in un anno (kg/anno). Poiché i naturalisti basavano le proprie valutazioni sull'abbondanza delle specie su osservazioni fatte presso mercati ittici, porti e interviste a pescatori, è stato possibile sviluppare una metodologia per intercalibrare ed integrare le due fonti di dati, permettendo un'analisi di lungo periodo dei cambiamenti della comunità ittica. L'intercalibrazione e l'integrazione dei due datasets ha infatti permesso di descrivere, con una scala semi-quantitativa, l'abbondanza di circa 90 taxa nell'arco di due secoli (1800-2000). Mediante l'applicazione di indicatori basati sulle caratteristiche ecologiche dei taxon è stato così possibile analizzare cambiamenti a lungo termine della comunità ittica. Sono stati evidenziati segnali di cambiamento che precedono l'industrializzazione della pesca, con una diminuzione significativa dell'abbondanza relativa dei predatori apicali (pesci cartilaginei e specie di taglia elevata) e delle specie più vulnerabili (specie che raggiungono la maturità sessuale tardi). Questo lavoro rappresenta uno dei pochi casi in cui è stato studiato il cambiamento della struttura di un'intera comunità ittica su un'ampia scala temporale (due secoli), e presenta una nuova metodologia per l'intercalibrazione ed integrazione di dati qualitativi e quantitativi. In particolare le testimonianze dirette dei naturalisti – considerate per molto tempo dai biologi della pesca "aneddoti" e non "scienza" – si sono rilevate un'ottima fonte per ricostruire cambiamenti a lungo termine delle comunità marine. La metodologia elaborata in questo lavoro può essere estesa ad altri casi-studio in cui è necessario integrare informazioni qualitative e quantitative, permettendo di estrarre nuove informazioni da vecchie – e talvolta sottovalutate – fonti, e riscoprire l'importanza delle testimonianze di naturalisti, viaggiatori e storici. Il terzo capitolo affronta un'analisi quantitativa dei cambiamenti ecologici dell'Alto Adriatico, condotta mediante analisi dello sbarcato del Mercato Ittico di Chioggia tra il 1945 e il 2008 e l'applicazione di indicatori. È stato scelto questo mercato per la disponibilità di dati per un ampio periodo storico (circa 60 anni), che ha permesso di valutare i cambiamenti avvenuti in un arco di tempo in cui si è assistito all'industrializzazione, ad una rapida ascesa e al successivo declino della pesca. Chioggia rappresenta il principale mercato ittico dell'Alto Adriatico rifornito dalla più consistente flotta peschereccia dell'area, che sfrutta sia zone costiere che di mare aperto. Oltre ad un'analisi dell'andamento temporale dello sbarcato totale, sono stati applicati alcuni indicatori trofodinamici (livello trofico medio, Fishing-in-Balance, Relative Price Index e rapporto Pelagici/Demersali) e indicatori basati sulle caratteristiche di life-history delle specie (lunghezza media della comunità ittica e rapporto Elasmobranchi/Teleostei). L'utilizzo complementare di più indicatori, sensibili in misura diversa alle fonti di disturbo ecologico e riferite a diverse proprietà emergenti dell'ecosistema e delle relative caratteristiche strutturali, ha permesso di descrivere i cambiamenti avvenuti dal secondo dopoguerra ad oggi e identificare le potenziali forzanti che hanno agito sull'ecosistema. Ad una rapida espansione della pesca, cui è conseguito un aumento significativo delle catture (che hanno raggiunto il massimo negli anni '80), è seguita una fase di acuta crisi ambientale. L'effetto sinergico di diverse forzanti (pesca, eutrofizzazione, crisi anossiche, fioriture di mucillaggini) ha modificato la struttura e la composizione della comunità biologica, inducendo una graduale semplificazione della rete trofica. Fino agli anni '80 l'aumento della produttività legato all'incremento di apporto di nutrienti ha sostenuto l'elevata e crescente pressione di pesca, malgrado progressivi cambiamenti strutturali della comunità (regime-shifts), rendendo l'Adriatico il più pescoso mare italiano. Successivamente il sistema sembra essere entrato in una situazione di instabilità, manifestatasi con un drastico calo della produzione alieutica, bloom di meduse (soprattutto Pelagia noctiluca), maree rosse (fioriture di dinoflagellati potenzialmente tossici), crisi anossiche e conseguenti mortalità di massa, regressione di alcune specie importanti per la pesca come la vongola (Chamelea gallina), e fioriture sempre più frequenti di mucillaggini. L'analisi conferma che la sovra-pesca ha agito da pre-requisito perché altre forme di alterazione si manifestassero, e attualmente non sono evidenti segnali di recupero, probabilmente a causa sia di una diminuzione della produttività primaria che della pressione cronica e tuttora crescente indotta dalla pesca. L'approccio di ecologia storica utilizzato ha permesso di ricostruire la storia della pesca in Alto Adriatico, evidenziandone le dinamiche di sviluppo, i cambiamenti tecnologici, strutturali e di pressione ambientale. L'insieme delle analisi e delle fonti raccolte ha permesso di ricostruire - in termini semi-quantitativi - le attività di pesca in Alto Adriatico dal 19° secolo a oggi, analizzare i cambiamenti della comunità ittica nell'arco di due secoli, e infine approfondire le analisi per gli ultimi sessanta anni attraverso l'applicazione di indicatori quantitativi. Da questo studio emerge come già all'inizio del 20° secolo la pesca fosse pienamente sviluppata nell'area, causando cambiamenti strutturali nella comunità ittica, ben prima dell'industrializzazione. Dal secondo dopoguerra si è verificato un rapido incremento dell'intensità delle diverse forzanti antropiche, il cui effetto sinergico ha alterato profondamente l'ecosistema portandolo ad uno stato di inabilità, culminato in gravi crisi ambientali e un netto calo della produzione alieutica. ; XXII Ciclo ; 1979
RIASSUNTO TESI Il concetto della performance, della sua misurazione, gestione e controllo, accanto a quelli di efficienza, trasparenza, accountability e responsabilità, rappresentano gli elementi fondanti la dottrina del New Public Management e in quanto tali sono stato oggetto di studi accademici e analisi da parte dei professionisti del settore pubblico. La crisi economica dei primi anni '90, le sue implicazioni e le conseguenti tensioni politiche hanno aumentato l'interesse dei governi e parlamenti italiani, che si sono susseguiti, sulle problematiche dell'aumento incontrollato della spesa e del debito pubblico. La conseguenza immediata di questa nuova attenzione, anche per le nuove esigenze di bilancio derivanti dal processo di adesione all'Unione Europea, è stata un incremento della produzione legislativa. In questo contesto gli interventi legislativi, a partire in primo luogo dalla legge n. 142 del 1990, hanno avuto tutti il medesimo filo conduttore, ovvero l'obiettivo di realizzare in concreto il disegno costituzionale di articolazione del governo centrale nei suoi livelli territoriali, quali Comuni, Province e Regioni (queste ultime previste successivamente nel 1970, operative con il d.P.R. n 616/77). I governi e i parlamenti hanno incentrato la loro azione legislativa su interventi finalizzati a favorire il decentramento amministrativo e l'autonomia locale, dapprima solo statutaria e regolamentare, poi anche impositiva, finanziaria e gestionale. L'attenzione nei confronti della programmazione dell'attività amministrativa locale, e successivamente anche sulle prestazioni pubbliche, è aumentato contestualmente al crescere delle esigenze informative dei cittadini sulle modalità di utilizzo delle scarse risorse pubbliche (derivanti in grande parte dal gettito fiscale), al fine di poter garantire i servizi essenziali alla collettività. Gli organi di indirizzo politico – amministrativo orientano la gestione tramite il complesso di decisioni ed azioni organizzative che seguono le linee di indirizzo generali (D.Lgs 165/2001), la definizione di piani, programmi e direttive generali. L'oggetto della Legge n. 150 del 2009 (c.d. riforma Brunetta) è la performance della pubblica amministrazione, la performance organizzativa ed individuale dei dipendenti pubblici. Quest'ultima in particolare è un tema sensibile nel dibattito pubblico, spesso con un'accezione negativa nell'opinione pubblica. A seguito dei più recenti interventi in materia di armonizzazione contabile, si è ritenuto fosse necessario e interessante avviare una riflessione sul complessivo sistema di programmazione e controllo della performance negli enti locali allo scopo di sviluppare un modello della performance integrato. In questo senso, la presente tesi di dottorato si è concentrata sugli strumenti a disposizione degli enti locali italiani per la programmazione, la misurazione e la gestione della performance, partendo dai primi dettati legislativi in materia di programmazione e controllo, analizzando successivamente quanto introdotto dal D.Lgs 150/09 e più recentemente dal D.Lgs 118/2011, al fine di giungere allo sviluppo di uno strumento che rispondesse alle principali esigenze informative in materia di performance della PA locale. A questo scopo, inizialmente è stata effettuata un'analisi della letteratura, il più completa possibile, sul concetto della performance e della sua misurazione, sottolineando i benefici e gli effetti inaspettati delle misure di performance, i limiti e la differenze esistenti tra misurazione e gestione della performance. La trattazione successivamente si concentrerà sull'illustrazione dei concetti di indicatori e misure di performance, dal punto di vista delle caratteristiche e differente principali, oltre che dell'utilità, dei possibili usi ed utilizzatori dell'informazione di performance (ad esempio: decision-makers, politici e cittadini). L'analisi del background teorico sarà finalizzata alla descrizione del complessivo contesto del tema della performance tramite i) il contesto internazionale del settore pubblico e ii) le dinamiche della performance delle pubbliche amministrazione. Il contesto specifico di rifermento è quello degli enti locali italiani, 1) descritto nei suoi aspetti normativi e dottrinali in termini di programmazione, performance, pianificazione e gestione della performance nonché di armonizzazione contabile e di controllo, con particolare riferimento ai controlli interni, e 2) analizzato con riferimento a principi, criteri, obiettivi e strumenti pluriennali ed annuali che ogni ente è tenuto e può utilizzare per poter al meglio pianificare, programmazione e controllare le proprie prestazioni di breve, medio e lungo termine. Una volta delineato il background teorico si procederà alla descrizione di un'ipotesi di piano integrato della performance, sotto il punto di vista del processo di sviluppo e degli strumenti, con l'evidenziazione di punti di forza, possibili benefici, ma anche dei limiti e delle questioni non affrontate o che rimangono senza una risposta efficace. A titolo di approfondimento verrà presentato un caso di studio per evidenziare come un sistema integrato di performance possa essere considerato un sistema di governance amministrativa. La definizione del modello è stato guidata da due principi guida: i) semplificazione del contesto e ii) riduzione della complessità degli strumenti. Il tutto, in una prospettiva di possibile futura applicazione pratica all'interno degli enti locali italiani di piccole dimensioni. Tali enti sono caratterizzati da strutture organizzative con un minor grado di complessità, minori risorse economiche, finanziarie, strumentali ed umane, rispetto ad enti di maggiori dimensioni. Per queste ragioni, questi enti rappresentano un miglior contesto in cui adottare uno strumento di pianificazione e programmazione semplice e chiaro che possa aggiungersi agli altri adempimenti previsti per legge, senza appesantire troppo la gestione amministrativa. Se da un lato il modello proposto ha il vantaggio di riunire in un unico documento gli elementi di pianificazione e programmazione della performance strategica con collegamenti chiari e diretti ai documenti di programmazione pluriennali dell'intera attività amministrativa degli enti (DUP) e a quelli di gestione amministrativa e di bilancio (PEG), dall'altro potrebbe incorrere nel rischio di recepimento dello stesso come mero elemento formale, senza un'utilità sostanziale. Lo strumento ipotizzato permette, da un lato, di rispondere a quanto previsto dalla riforma del 2009 e con i dettati derivanti dal processo di armonizzazione contabile, ma, dall'altro, potrebbe contribuire a creare confusione, soprattutto all'interno di quegli enti locali con competenze limitate e risorse inadeguate all'utilizzo di strumenti innovativi per la gestione strategica e dell'intero ciclo di programmazione e controllo A questi punti possono e devono essere aggiunte riflessioni in merito alle modalità di trasmissione, gestione e comunicazione dell'informazione di performance oltre che di conciliazione e sintesi con i processi di decentramento amministrativo, di sviluppo ed affermazione dell'autonomia locale, nel nuovo quadro dei vincoli finanziaria, economici ed istituzionali nazionali e comunitari. THESIS SUMMARY Performance, performance measurement, management and control, alongside the concepts of efficiency, transparency, accountability and responsibility are considered the basis of New Public Management by both scholars and practioners of public sector. The economic crisis at the beginning of the 90's, its implications and political tensions have increased the concern of Italian governments and parliaments (over the years) on uncontrolled growth of public expenses and public debt. An increasing legislative provision on local government dynamics and principles was a consequence of this concerning, amplifying also by the new European Union's budget procedures and needs. The State organization in different levels of government as stated by the constitutional prevision was the focus of main legislative measures (starting form the law no. 142/1990) . In particular Italian local governments are articled in three different levels: Municipality, Provinces and Regions (last are stated in 1970 but became operating with the republican president decree no. 616/77). Moreover governments and parliaments focused their attention on the promotion of administrative decentralization and local statutory, regulative, fiscal, financial and management autonomy. The focus on local government planning activity and performance increased as well as the attention on citizens' informative needs about the use of scarce public resources in order to guarantee the public services. Decisions and actions of the political and administrative bodies followed the general guidelines (legislative decree 165/2001), plans and programs. The object of the Law no. 150 of 2009 (Brunetta Law) is public administration performance, organizational and individual performance of public employees. The public performance is often a sensitive issue in the public debate and generates negative point of views. The last regulation on accounting harmonization generates i) a rethinking process about the overall local governments performance programming and control systems ii) to develop an integrated system to satisfy informative needs on local public administration performance. The present PhD thesis's focused on Italian local governments tools and procedures to i) program, ii) measure and iii) manage the performance by the analysis of the legislative provisions until the last legislative decree 150/09 and the legislative decree 118/2011. First, a full literature review about performance meanings and performance measurement has been carried out. This work highlighted the benefits and the unexpected effects of the performance measures, their limitations and the existing differences between performance measurement and management. Then, concepts of indicators and performance measures are introduced, their principal features and differences, utility and possible uses and the users of performance information (e.g. decision makers, politicians, citizens). The presentation of the theoretical background will be aimed to describe the overall context of performance issue through, i) the international context of public sector and ii) the local public administration performance dynamics. The specific context of this dissertation will be the Italian local government focusing on 1) the description of legislation and doctrine for the programming, planning and management of performance, as well as the accounting harmonization and internal controls and 2) the analysis of local governments' principles, criteria, aims and tools for long and short term performance planning, programming and controls. The next section will be dedicated to describe an hypothesis of integrated performance plan, its development process and tools, its strengths and weaknesses, and the non-addressed and unresolved issues. Further a case study is presented in order to highlight how an integrated performance system can be considered as an administrative governance system. The overall analysis is guided by two principles: i) context simplification and ii) tools' complexity reduction. The future perspective of its practical application is represented by small local governments, characterized by lower complexity and economic, financial, instrumental and human resources than larger ones. For these reasons small governments are better context to apply a new simple tool in addition to the traditional legislative fulfillments without increasing the administrative complexity. Elements of performance planning and programming and their connections with the others multiannual programming, budgeting and management documents (Single Programming Document: DUP, Executive Management Plan: PEG) are included in one single document. However, this system can be seen as another mere formality, without substantial benefits. It meets the aims of the 2009 reform and the principles of the accounting harmonization but it can also create confusion, in particular for local governments with limited skills and inadequate resources to use innovative tools of strategic governance, programming and control. Finally, it will be presented a reflection about systems of performance information transmission, management and communication and the settlement between decentralization processes, development and statement of local autonomy, national and European economic-financial constraints.
Dottorato di ricerca in Diritto dei contratti pubblici e privati ; Molte nullità parziali di recente genesi normativa, spesso introdotte in attuazione di direttive comunitarie, si contraddistinguono per una disciplina difforme rispetto a quella stabilita dall'art. 1419 c.c., in quanto sfuggono all'alternativa "secca" tra conservazione della porzione negoziale residua e propagazione della nullità all'intero contratto. Non è ormai raro imbattersi in trattamenti della nullità parziale affatto peculiari (la parziarietà necessaria, la sostituzione delle clausole invalide con regolamenti dettati da norme dispositive, la riconduzione del contratto ad equità da parte del giudice). In alcuni casi, poi, il legislatore omette di pronunciarsi circa la sorte della parte rimanente e la sostituzione delle clausole cassate, costringendo l'interprete ad indagare quale sia la disciplina applicabile. Vi è da chiedersi, anzitutto, se le ragioni delle enunciate peculiarità disciplinari risiedano esclusivamente nella rinnovata dimensione funzionale assunta dalla nullità, sempre più frequentemente rivolta alla protezione del contraente debole, o se invece il tratto distintivo delle nuove nullità concerna anche il piano strutturale. Invero la finalità protettiva non sembra costituire una chiave di lettura sufficiente rispetto al fenomeno del crescente ricorso a sostituzioni legali o giudiziali. Alla base delle nuove fattispecie di nullità parziale vi è molto spesso la disapprovazione di clausole inique o squilibrate, e più dettagliatamente il "divieto" di superare un certo limite quantitativo nella pattuizione di prezzi, interessi o termini: un limite, dunque, interno alla clausola, che talvolta viene prefissato in via diretta dalla disposizione di legge e talaltra viene determinato attraverso l'utilizzo di clausole generali. È forse anche in questo connotato strutturale della nullità che albergano i motivi della predisposizione di meccanismi idonei a delimitare, ex ante o mediante l'opera concretizzatrice del giudice, i contorni oggettivi della nullità. In tal senso, pare lecito dubitare che il riequilibrio giudiziale del contratto parzialmente nullo costituisca una vera e propria forma di eterointegrazione del contratto; e discorrere di "poteri sostitutivi" in capo al giudice può apparire quantomeno fuorviante. Le leggi che contemplano la riconduzione ad equità della clausola nulla non debbano considerarsi eccezionali, stante la varietà di disposizioni che prevedono il riequilibrio giudiziale di clausole nulle o, quantomeno, di contenuti negoziali disapprovati: nel codice civile spiccano gli artt. 1384 e 1526; nella legislazione speciale si rinvengono, sebbene con caratteristiche diverse, l'art. 44 d.lgs. 286/98, l'art. 13 l. 431/98 e l'art. 8 d.lgs. 170/04; la riconduzione ad equità era prevista anche nell'art. 7 d.lgs. 231/02, prima della sua recente modifica ad opera del d.lgs. 192/2012; nell'ambito della soft law si segnalano l'art. 3.2.7. dei Principi Unidroit e l'art. 4:109 dei Principles of European Contract Law. Di certo le novità legislative non privano di validità il tradizionale assunto secondo cui l'equità non costituisce di per sé fonte di integrazione cogente del contratto. La prospettiva, tuttavia, muta quando specifiche norme sanciscono la nullità di alcune clausole in ragione della loro iniquità. In questi casi infatti l'equità, svolgendo un ruolo essenziale nella comminazione dell'invalidità negoziale, finisce sovente per assumere una funzione cruciale anche nel trattamento giuridico dell'invalidità stessa. Sono queste, in sintesi, le ragioni che spingono a verificare se vi siano spazi per ammettere l'intervento giudiziale di riequilibrio del contratto parzialmente nullo anche in ipotesi nelle quali un tale intervento non è espressamente contemplato: si pensi agli artt. 6 e 9 l. 192/98, agli artt. 2 e 3 l. 287/90 e all'art. 34 d.lgs. 206/05, i quali riguardano, direttamente o indirettamente, fattispecie di nullità che mal si conciliano con l'applicazione dell'art. 1419 c.c. Il solo argomento funzionale, tuttavia, non basta a legittimare la riconduzione ad equità del contratto, in difetto di un'esplicita previsione. Una volta assunto che vi sia una lacuna normativa si rende necessario il ricorso all'analogia, della quale però, nelle ipotesi sopra elencate, sembrano mancare gli altri presupposti: non vi è similarità rispetto ai casi di riequilibrio compiutamente regolati, e comunque risulterebbe problematica la puntuale individuazione della disciplina analogicamente applicabile, visto che l'intervento del giudice è regolato da ciascuna norma con sfumature differenti. Non convince, d'altro canto, la prospettazione di un'analogia iuris, sulla base di un preteso principio generale secondo cui l'invalidità avrebbe sempre ad oggetto la sola parte di clausola che determina l'iniquità: l'assunto trova ampie smentite nel diritto positivo, segnatamente in quelle norme, come l'art. 1815 c.c., che ad una nullità per iniquità fanno conseguire l'invalidazione dell'intera clausola. In conclusione, il vigente panorama normativo non consente di estendere in via interpretativa l'ambito applicativo della riconduzione ad equità del contratto parzialmente nullo. ; In recent legislative history, many cases of separability often introduced in the implementation of EU directives are characterized by a discipline that is different to that established by art. 1419 of the Italian Civil Code. In fact, they escape the "blunt" alternative between conservation of the residual negotiating portion and extension of the invalidity to the whole contract. It is not unusual, now, to come across some absolutely peculiar treatments of a partial nullity (the necessary partition, the replacement of invalid clauses with regulations dictated by provisions, the restoration of contractual equity by the court). In some cases, also, the legislator fails to rule on the fate of the remaining part and the replacement of annuled clauses, forcing the interpreter to investigate what the applicable discipline is. First of all, it makes one wonder whether the reasons for the said disciplinary peculiarities reside exclusively in the renewed functional dimension of the nullity, that is more and more frequently aimed at the protection of the weaker party, or whether the distinctive feature of the new nullity also affects the structural plan. Indeed, the purpose of protection does not seem to be an interpretation compliant with the phenomenon of the increased use of legal or judicial replacements. The new cases of partial nullity are often based on the disapproval of unequal or unbalanced clauses - and more specifically, the "ban" to exceed a certain limit quantity in the prices, interests or terms agreement: a limit, therefore, that is within the clause, which is either prefixed directly from the provision of law or determined through the use of general clauses. It is possibly even in this structural connotation of the nullity that the reasons lie for the establishment of mechanisms defining, ex ante or through the judge's work of actualization, the objective outlines of the nullity itself. To that effect, it seems doubtful that judicial balancing of the partially void contract is a genuine form of integration of the contract. Moreover, talking about "substitutive powers" of the court may appear somewhat misleading. The laws providing restoration of equity for the void clause should not be considered exceptional, given the variety of provisions for judicial rebalancing of void clauses or, at least, of disapproved negotiation contents: Articles 1384 and 1526 stand out in the Italian Civil Code; within the special legislation are to be found, although with different features, Art. 44 Legislative Decree no. 286/98, Art. 13 l. 431/98 and Art. 8 Legislative Decree 170/04. Restoration of equity was also envisaged in Art. 7 Legislative Decree no. 231/02, prior to its recent amendment by the Legislative Decree no. 192/2012. Soft law features Art. 3.2.7. of Unidroit Principles and Art. 4:109 of the Principles of European Contract Law. Of course, legislative variations do not negate the validity of the traditional assumption that equity does not in itself constitute a source of binding integration of the contract. The perspective, however, changes when specific regulations enshrine the nullity of certain clauses because of their iniquity. In these cases, equity often assumes a key role also in the legal treatment of the invalidity, as it plays an essential role in the imposition of negotiation invalidity itself. These are, in short, the reasons which impel to ascertain whether there is scope to allow judicial intervention to rebalance the partially void contract even in cases in which such an intervention is not expressly provided: Take the cases of Art. 6 and 9 L. 192/98, Art. 2 and 3 L. 287/90 and Art. 34 Legislative Decree no. 206/05, directly or indirectly concerning cases of nullity that do not accord with the application of Art. 1419 of the Italian Civil Code. The sole functional topic, however, is not enough to legitimize the restoration of contractual equity in default of an explicit provision. Once assumed that there is a lacuna in the legislation, it becomes necessary to recourse to analogy - of which, however, in the cases listed above, the other preconditions seem to be missing: there is no similarity with respect to the fully regulated cases of rebalancing, and in any case it would be difficullt the punctually identify the analogously applicable discipline, given that the court's intervention is regulated by each norm with different nuances. On the other hand, the prospect of a legal analogy is unconvincing, on the basis of an alleged general principle that invalidity would still cover only the part of the clause that determines the iniquity: the assumption is largely contradicted in positive law - in particular by those norms, such as Article 1815 of the Italian Civil Code, under which a nullity for iniquity results in the invalidation of the entire clause. In fine, the existing regulatory panorama does not enable to extend the scope of equity restoration of a partially void contract through interpretation.
Il lavoro prende in considerazione il problema dei rapporti tra coloni greci e comunità indigene nel territorio di Himera, sulla base dei risultati della prospezione archeologica condotta per tre decenni nelle valli dei fiumi Imera settentrionale, Torto e S. Leonardo. Vengono esaminati gli elementi di cultura materiale che permettono di definire i modi dell'interazione culturale tra coloni e indigeni, nonché di ricostruire i paesaggi politici, socio-economici e il paesaggio del sacro nelle diverse aree indagate e nei diversi comprensori. La ricerca infatti permette di delineare, oltre alle usuali organizzazioni insediative e agricole della chora politiké e della éremos chora, anche articolati comprensori all'interno del territorio che definiamo "imerese", cogliendo anche i caratteri insediativi della campagna accanto alla presenza di insediamenti di altura. Si abbandona, pertanto, l'ottica centro-periferia, per una analisi più articolata che dimostra differenti forme di insediamento e di contatto culturale nelle tre valli fluviali comprese nel territorio di Himera.
El objetivo de esta investigación es analizar, en la sociedad, las consecuencias, en el desarrollo de la carrera de las profesionales del sexo femenino en relación con la maternidad. A partir de la verificación de los datos desde de 1990 y continuando hasta el día de hoy, a través de la discusión y el análisis crítico de las diferencias encontradas en diversas variables, se trató de identificar los factores críticos que influyen en la forma de ser de la mujer madre profesional en la sociedad de hoy. A través de la investigación y el trabajo de investigación se han encontrado datos útiles a partir de los registros y de los profesionales de las oficinas del Registro de la provincia de Messina. Sucesivamente con la ayuda de entrevistas a mujeres inscritas en diversas asociaciones profesionales, hemos tratado de controlar su desarrollo social, profesional y familiar, estudiando las variables condicionales entre el papel femenino en la elección de la maternidad y/o de ser trabajador de alta significación. El propósito ha sido comprender el impacto social de la clase de trabajo a desarrollar respecto a la posibilidad de "desarrollar la práctica la maternidad" por las mujeres en este campo de trabajo de alta significación . El camino que hemos llevado a cabo ha consistido en: Identificar el contexto, de las protagonistas de la investigación; La búsqueda, a través de la lista oficial de personas para la identificación de la muestra; Explicitar el método mediante la comparación de los datos obtenidos de la muestras y del análisis crítico; Presentar una propuesta dirigida a cualquier acción correctiva positiva. Con este trabajo se ha pretendido identificar un grupo de mujeres, pertenecientes a un grupo social específico, de alta significación, a saber, los servicios profesionales de alta gestión (ingenieros, arquitectos, abogados). Las diversas etapas del trabajo fueron las siguientes: Búsqueda de datos; Verificar el estado paralelo profesional-familiar de la mujer libre profesional; Analizar la información y los puntos relevantes identificados; Reseñar los puntos de debilidad y consecuencias negativas en la organización social, del trabajo / carrera y al mismo tiempo la oportunidad "para alcanzar y hacer realidad la maternidad". Presentar valores útiles correctivos a las políticas sociales y familiares con el objetivo de dar apoyo a las categorías propuestas por los órganos de gobierno, con el fin de inducir la activación de cambios sociales en apoyo de la maternidad'. Podemos afirmar, según nuestras búsquedas, que no se ha encontrado un estudio específico en relación con el proyecto emprendido y desde nuestras primeras investigaciones. El análisis de los datos muestra que en los últimos años la realidad de la maternidad en el caso de las mujeres libres-profesionales, ha sufrido una caída significativa, aunque se mantiene un fuerte deseo de la procreación, por lo que ahora todavía no se ha logrado permitiendo a las mujeres conciliar ambas funciones. ; The aim of the research is to see the fallout in society, motherhood over career prospects of self-employed female gender, engineers, architects and lawyers. Starting from the verification of the data prior to 1990 and continuing to the present day, through discussion and critical analysis on the differences found, it tried to identify problematic factors that influence the shape of the professional mother in today's society. Through the investigation and research work in the field are analyzed data on the subject, from professional registers and the registry office of the city of Messina. Successive with the help of interviews, performed by means of a questionnaire, the women enrolled in various professional associations, has tried to monitor their social, professional and family, bringing out the decisive variables of the female role in the choice of mother and a worker. The purpose is to understand the social impact of the type of work on the possibility 'to implement motherhood' by women engaged in ambitilavorativi under investigation. The path that has been undertaken is to: When identifying the scope of investigation; In the research, through the official lists of professions under study, the subjects for the identification of the sample; make explicit the method by comparing the data obtained from sampling and critical analysis; In the purpose addressed and addressed to any corrective actions. This work has attenzionato a specific group of female gender, belonging to a specific social group, namely the professional services (engineers, architects, lawyers). The various phases were: search for data; check family and working conditions of freelance women; analyze the information and the relevant points identified; identify areas of weakness and negative fallout in the social organization, the report job / career and at the same time the opportunity 'to achieve and realize motherhood experience, useful corrective to social and family policies with the aim of raising support for attenzionate categories proposed by the organs, in order to induce the activation of social support of childbirth corretivi. Research has literature on the subject, it is not experiencing a specific study relating to the project undertaken. The data analysis shows that in recent years the construction of motherhood for free-professional women, has suffered a significant downturn, although it will remain a strong desire for procreation, so today does not seem to be yet managed the intent to allow women concialiare of both roles. It 'clear the woman's efforts in trying to establish itself in the role and professional skills without having to give up what the mother condition that seems to persist for the inability of the social and political systems.
Dottorato di ricerca in Memoria e materia delle opere d'arte attraverso i processi di produzione, storicizzazione, conservazione e musealizzazione ; Luigi Calamatta (Civitavecchia, 21 giugno 1801 - Milano, 8 marzo 1869) fu un incisore di traduzione appartenne, cioè, a quel genere di artisti che si dedicarono ad interpretare l'opera altrui. La sua attività si colloca a chiusura della secolare tradizione della stampa d'après mezzo attraverso il quale le opere dei grandi maestri antichi e contemporanei sono state divulgate in tutto il mondo. La stampa di traduzione ha avuto un ruolo di vasta portata nella diffusione dell'estetica, nei cambiamenti del gusto, nella fortuna visiva di alcune opere d'arte e in molti casi a questa valenza si è affiancata quella di essere considerata essa stessa un'opera d'arte. Tuttavia, nella più recente letteratura storico-artistica che riguarda il panorama italiano, se non mancano contributi che hanno preso in esame il concetto interpretativo di incisione di traduzione e diversi studi monografici sui più valenti incisori di traduzione dal XV al XVIII secolo, restano scarsi gli apporti sull'Ottocento, dove si ravvisa un certo ritardo nel recupero storico e critico delle personalità più rappresentative. L'interesse della critica si è infatti prevalentemente soffermato sulla più seducente incisione 'originale' dei peintres-graveurs della seconda metà del XIX secolo, considerata opera d'arte vera e propria per la presenza della componente creativa che, in alcuni casi, coinvolge l'artista in prima persona durante tutto il processo di esecuzione, dall'ideazione del disegno alla stampa della matrice. Di converso, l'attenzione per l'opera dei maestri traduttori è andata via via affievolendosi, poiché le stampe che hanno tramandato per secoli i capolavori dell'arte si presentano oggi di difficile lettura, venendo meno nel tempo quegli strumenti di conoscenza tecnici e storici che hanno permesso di farle apprezzare in passato e di cogliere il significato intrinseco della personalità artistica dell'incisore nella complessità del tessuto segnico. Partendo da questi presupposti, la presente ricerca vuole offrire un contributo per far emergere una delle personalità più rappresentative dall'"immenso magma fluttuante" (come lo definisce Evelina Borea nel suo ultimo lavoro, Lo specchio dell'arte italiana nelle stampe di cinque secoli, Pisa 2009) che caratterizza l'incisione di traduzione dell'Ottocento riguardante i fatti italiani e non solo, e tentare di colmare qualche lacuna di conoscenza della nostra tradizione incisoria che ancora oggi grava e alimenta pregiudizi sul ruolo e la rilevanza dell'incisore in un'epoca segnata da grandi sconvolgimenti politici e sociali, ma anche da enormi progressi tecnologici che si riverberarono sulla produzione figurativa a stampa fino a stravolgerla del tutto con l'avvento della fotografia. In questo contesto, l'approfondimento critico su Luigi Calamatta – poliedrica figura di uomo, artista e patriota risorgimentale di statura internazionale, vissuto tra l'Italia, la Francia e il Belgio, a contatto con i maggiori rappresentanti dell'élite progressista e repubblicana che segnarono la storia culturale e politica europea dell'epoca – offre spunti di ricerca e di riflessione che hanno permesso una rilettura per molti aspetti aggiornata basata su una considerevole quantità di documenti inediti, oltre a fornire la possibilità di aggiungere nuove considerazioni sul concetto di mutamento di percezione del ruolo specifico dell'incisore di traduzione e d'interpretazione che lo stesso Calamatta contribuì a modificare, grazie soprattutto all'influente amicizia con una delle protagoniste più attive della cultura romantica francese, George Sand, e alla lunga collaborazione con il maggiore rappresentante del panorama artistico dell'epoca, Jean Auguste Dominique Ingres. Il presente studio mira dunque ad affrontare e risolvere alcune problematiche inerenti i precedenti studi sull'incisore, in particolare la verifica delle fonti d'archivio, della bibliografia ottocentesca unita all'analisi diretta e al confronto sistematico degli esemplari delle opere, per ricostruire la genesi e la cronologia di queste ultime, la rete di relazioni artistiche e culturali di Calamatta e il dibattito intorno a temi specifici come la formazione accademica nel settore della calcografia nel primo Ottocento, il mutamento di prospettiva dell'incisore tra la traduzione e l'interpretazione dell'opera d'arte, il ruolo del ritratto nella propaganda politica. ; Luigi Calamatta (Civitavecchia, 21 June 1801 - Milano, 8 March 1869) was an 'incisore di traduzione', an 'engraver translator': he was in fact the kind of artist who devoted his life to interpret the work of others. His activity can be placed at the end of the centuries-old tradition of print d'après, a means through which the work of ancient and contemporary masters spread throughout the world. The present research aims to outline one of the most representative Italian figures among the incisori di traduzione in the context of early 19th century Europe. It also aims to fill some gaps in our knowledge of the tradition of engraving, being this issue still little studied. Even today there are too many prejudices about the role and relevance of the engraver in this period, marked by great political and social upheavals, but also by enormous technological advances that had a deep impact on prints production, until when it was disrupted with the advent of photography. Luigi Calamatta was a multifaceted figure: artist and internationally renowned patriot of the Risorgimento, he lived in Italy, France and Belgium and he was in contact with the leading representatives of the liberal and republican élite. The critic deepening of Calamatta's figure offers many opportunities of research and reflexion. An updated interpretation was also possible thanks to the thorough analysis of the huge quantity of newly discovered, unpublished documents. Moreover, it allowed to add fresh considerations to the issue concerning the changing of perception of the incisore di traduzione's specific role. A role that Calamatta himself contributed to modify, both because of his influent friendship with one of the main players of the romantic French culture, George Sand, and his long cooperation with the most important artist of that time, Jean Auguste Dominique Ingres.
Oggetto della ricerca è stato lo studio e l'analisi del sistema dell'editoria d'arte contemporanea nella Milano degli anni trenta, a partire da una mappatura della produzione libraria specializzata uscita lungo il decennio di cui si sono messe a fuoco forme, meccanismi e protagonisti. Il lavoro ha avuto una frase preliminare di individuazione dei materiali di studio, di strutturazione dell'ambito e dei campi di ricerca, in una prospettiva storiografica sostanzialmente inedita, al confine tra la storia dell'arte e dell'editoria, in cui si intrecciano le dinamiche della promozione artistica e del suo consumo, del mercato editoriale e della filiera del libro. Le peculiarità dell'edizione d'arte, dal suo profilo materiale al pubblico a cui è indirizzata, ne fanno un prodotto con caratteristiche e problematiche distinte nel quadro allargato dell'industria editoriale. Tale specificità negli anni trenta si innesta in un dibattito cruciale sull'identità dell'arte contemporanea, prefigurando un quadro storico nuovo rispetto al periodo precedente in cui si assiste alla significativa fioritura di iniziative editoriali inedite tese alla codificazione e divulgazione dei valori della cultura figurativa del presente. L'intero studio si è fondato sulla mappatura sistematica delle pubblicazioni date alle stampe tra il 1929 e il 1943 – arco cronologico individuato come il più congruente ai fini dell'indagine – condotta sulla base dell'analisi di fonti d'epoca specializzate quali guide bibliografiche, bollettini, cataloghi di vendita dei libri, nonché i registri di carico delle biblioteche di settore. Il recupero, l'esame diretto e la schedatura delle singole edizioni attraverso parametri specifici, messi a punto tenendo conto della natura del libro d'arte e in particolare della centralità delle fotoriproduzioni nella filiera produttiva, ha portato alla realizzazione di un database, confluito in un repertorio organizzato in schede tecniche e indici delle presenze editoriali. I risultati scaturiti da questo ampio censimento hanno orientato la ricerca verso i grandi nodi del sistema produttivo, dei generi letterari emergenti e dei procedimenti di riproduzione e di stampa delle immagini, tra teoria e agganci ai testi, alle fonti a stampa e alla documentazione d'archivio, allargando il complessivo campo di indagine a una comparazione con la rispettiva produzione editoriale italiana e straniera coeva. La tesi si articola dunque in tre grandi parti, introdotte da un tentativo di definizione delle forme del libro d'arte contemporanea e da una verifica dell'andamento della produzione editoriale. Quest'ultima ha messo in luce l'esistenza di una periodizzazione interna agli estremi cronologici legata a doppio filo a una molteplicità di dinamiche in atto che incidono in modo diretto sull'editoria di settore, tra le quali il consolidamento di un nuovo collezionismo, i contestuali svolgimenti sul piano della politica delle arti e i progressi tecnici dell'industria grafica sono solo alcune delle più eloquenti. L'analisi del sistema editoriale si è rivolta anzitutto a definirne gli attori, vale a dire le figure direttamente coinvolte nella filiera produttiva, restituendo per la prima volta una mappa strutturata degli editori, dei fotoincisori, dei tipografi e stampatori. Tra le prerogative del settore spicca infatti la frammentazione dei soggetti imprenditoriali dovuta all'elevato standard di specializzazione richiesto dal libro illustrato, alla cui realizzazione concorrono necessariamente professionalità diverse. A monte, nel panorama degli editori è emersa una sensibile diversificazione tradotta in una sostanziale permeabilità al tessuto delle gallerie e del mercato e a quello delle riviste, permettendo di riconsiderare luoghi che per la storiografia vivono separati. Spostando l'obiettivo sulla produzione editoriale, ovvero sui libri oggetto d'indagine, si sono discusse le problematiche connesse alle forme della divulgazione dei nuovi valori figurativi, a fronte di un processo mobile teso a una loro compiuta definizione. Una prospettiva aderente alla mappatura, che facesse leva su uno sguardo d'insieme e sui molteplici aspetti del prodotto librario considerati nella ricerca, ha inteso mettere a fuoco i generi emergenti, dal libro-catalogo, al panorama, alle collane di monografie d'artista, riflettendo sulla loro fortuna, tra scarti, continuità ed elementi innovativi, anche attraverso un confronto con i modelli internazionali. Una parte centrale del lavoro è stata dedicata, infine, alla disamina dei diversi procedimenti fotomeccanici di riproduzione e di stampa impiegati nella realizzazione dei libri, un problema nodale, connaturato alle specificità stesse dell'editoria d'arte – fondata sulle riproduzioni e sulla loro mise en page – che tuttavia, allo stato degli studi, risulta sostanzialmente trascurato dalla storiografia. Attente alle attrezzature tecniche, ai passaggi di lavorazione e ai risultati grafici, le ricerche svolte hanno confermato il valore di questo filone di indagine, mettendo in luce il peso che negli anni trenta le innovazioni tecnologiche nel settore hanno giocato nel determinare non solo la fisicità e la grammatica delle immagini, e dunque la ricezione dell'arte, ma le stesse forme editoriali. Novità significative sono emerse, in particolare, in relazione alla riproduzione a colori e ai suoi rinnovati sistemi in rapida ascesa commerciale, come il fotocolor, di cui è stata ricostruita la prima diffusione. Il repertorio finale delle schede tecniche delle singole pubblicazioni, integrato da indici ed elenchi, tra cui i cataloghi completi delle collezioni editoriali, è presentato in appendice. ; The research aimed at studying and analysing the contemporary art publishing system in Milan during the Thirties, on the basis of a mapping of the specialised book production with a major focus on its forms, mechanisms and leading figures. The work spanned a preliminary phase designed to identifying the study materials, to defining the research boundaries and fields in a quite unusual historiographical perspective, poised between history of art and publishing, on a ground where the dynamics related to the artistic promotion and its consumption, to the publishing market and to the book production chain are mutually intertwined. Because of their peculiarities, such as the material profile as well as the target audience, art books prove to be products with distinct features and issues within the publishing industry. In the Thirties, such specificity interact with a crucial debate on the identity of contemporary art, prefiguring a new historical context characterised by the unprecedented development of editorial initiatives aimed at the codification and dissemination of the values of the current figurative culture. The entire study was based on the systematic mapping of publications issued between 1929 and 1943 – a chronological arc identified as the most congruent for the purposes of the investigation – carried out according to the analysis of coeval sources, such as bibliographic guides and bulletins, book sales catalogues, specialised libraries records. The evaluation and cataloguing of each editions took into account specific parameters selected depending on the nature of art books and more specifically considering the central role of photomechanical reproductions in the production chain. All information was gathered in a database converted into an organised repertory with technical entries and indexes of editorial presences. The results of this broad census led the research considering the great issues of the productive system, the emerging literary genres, and the reproduction and printing processes of images, making references to theory as well as to texts, printed and archive sources, until broadening the field of investigation to include a comparison with the related Italian and foreign coeval publishing. The thesis is thus divided into three main parts, introduced by an attempt to define the forms of contemporary art books and by a check of the performance of editorial production. This section shed light on an existing periodization within the chronological extremes closely intertwined with a wide variety of ongoing dynamics directly affecting the publishing sector, among which the consolidation of a new collecting, the contextual developments in the field of art politics and the technological advances of the graphic industry are just some of the most relevant. The analysis of the publishing system chiefly looked to define the players, actually the figures personally involved in the production chain, thus outlining for the first time a structured map of publishers, photoengravers, typographers and printers. In fact, among the prerogatives of the sector, one which undoubtedly stands out is the fragmentation of the entrepreneurial figures ascribable to the high specialization standards which illustrated books require and to the creation of which contribute multiple professional profiles and skills. The panorama of the publishers itself revealed a remarkable diversification corresponding to a consistent permeability to the context of the galleries and the art market as well as to the context of magazines, thus making it possible to reconsider places which according to historiography live apart. Shifting the goal to the publishing production, namely to the books object of the investigation, the work addressed the issues related to the forms of dissemination of new figurative values, in response to the coeval ongoing process aiming at their accomplished definition. In keeping with the mapping, and tapping into a comprehensive overview and a wealth of aspects typical of the product book considered in the research, the perspective aimed at highlighting the emerging genres, such as the book-catalogue, the panorama, the series of artist monographs, while reflecting on their fortune, among gaps, drifts, continuity and innovative elements, also based on a comparison with international models. Finally, a key part of the work consisted in examining the photomechanical reproduction and printing processes employed in the production of books: a crucial issue inherently belonging to the specificity of art publishing – based on reproductions and their mise en page – that, however, appears largely overlooked by historiography. Mindful of the technical equipment, the processing steps and the graphic results, the research carried out confirmed the value of this investigation line, while shedding light on the role that the technological innovations achieved in the Thirties played not only in determining the materiality and grammar of images, and hence the reception of art, but the very publishing forms. Significantly new features emerged, in particular, in relation to the colour reproduction and its renovated, quickly booming commercial systems, such as fotocolor, whose first diffusion this work retraced. The appendix presents the final catalogue of books entries as well as indexes and lists, including the complete listing of publishing series.
La presente ricerca si è proposta di evidenziare le strategie di integrazione ovvero le pratiche di cittadinanza adottate in favore di un particolare segmento dei fenomeni migratori internazionali attuali: quello dei minori stranieri che soli varcano le frontiere del nostro paese alla ricerca di generiche migliori condizioni di vita. La conoscenza del loro patrimonio culturale e l'analisi delle procedure di accoglienza e di integrazione adottate nelle società di accoglienza, rappresentano una sfida stimolante nella prospettiva della disciplina antropologica, da sempre considerata la scienza 'dell'altro' e della 'differenza culturale' (Callari Galli, 2005). In generale, l'importanza di tale studio è resa evidente certamente dai numeri sempre più consistenti di minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro paese, ma ancor più dalla necessità di ridefinire le strategie dell'integrazione sociale complessive se non si vuole alimentare quella che già dagli anni 70 è stata definita da alcuni criminologi come una "una bomba sociale a scoppio ritardato" (Bovenkerk 1973, cit. in Barbagli 2002, p. 31); tanto è la posta in gioco. Sebbene la letteratura sulle seconde generazioni e in particolare quella sui minori stranieri non accompagnati sia ormai cospicua tanto in Italia quanto a livello internazionale, mancano ancora monografie antropologiche su singole nazionalità immigrate soprattutto che siano capaci di accedere, investigare ed indagare il controverso universo emozionale dei minori. La presente ricerca nasce dall'esigenza di colmare questo gap esperienziale assumendo come protagonisti una frangia specifica della categoria minorile: i giovani di origine marocchina che si innescano su uno specifico segmento delle attuali tratte migratorie transnazionali, l'asse Khourigba – Roma. In accordo con le recenti acquisizioni degli studi antropologici (Persichetti, 2003; Riccio; 2007; Capello, 2008) si è ritenuto inoltre opportuno procedere con uno studio multisituato capace di ricomprendere al suo interno i due aspetti del binomio migratorio: il contesto di partenza e quello di arrivo dei giovani migranti. "Prima di diventare un immigrato, il migrante è sempre innanzitutto un emigrato" scrive il sociologo algerino Abdelmalek Sayad (2002) intendendo con tale affermazione che emigrazione ed immigrazione sono due facce della stessa realtà. Uno studio dei fenomeni migratori cioè dimentico delle condizioni di origine si condanna ad offrire degli stessi solo una versione parziale e connotata etnocentricamente. L'etnografia, iniziata nel 2006 e terminata nel 2008, è stata quindi integrata da due viaggi in Marocco con l'intenzione appunto di cogliere quella parte di vissuto fatto anche di suoni, colori, immagini altrimenti non "accessibile" e non "trasmissibile" nel solo contesto di accoglienza. Chiaramente si è fatto largo uso di metodologie qualitative (osservazione partecipante, focus group, interviste in profondità) in quanto maggiormente adatte ad indagare in profondità le complesse dinamiche caratterizzanti i vissuti esperienziali; a cogliere le sfumature di contesto e di restituire per queste stesse ragioni un quadro vivo e frastagliato fuori da logiche pre- costituite. La restituzione delle testimonianze raccolte - grazie a un capillare lavoro di conoscenza della realtà romana dell'immigrazione e a un 'patto' etnografico molto forte intrattenuto con i giovani testimoni nonché con gli operatori che in molte occasioni se ne fanno carico - fa risaltare gli aspetti non solo politico-culturali della questione, ma anche l'intreccio di emotività e fragilità che si cela al centro della loro condizione di minori non accompagnati. La particolare condizione di vulnerabilità di cui sono vittima deriva certamente da una condizione giuridica fortemente "incerta", ma anche dal doppio ruolo sociale che il minore straniero non accompagnato assume su di sé: come "minore" è soggetto di un tradizionale percorso pedagogico, come "straniero" è un pericolo per l'ordine pubblico. La tutela "naturale" viene in questo modo costantemente infranta o finisce per dissolversi in uno spazio che non può essere indirizzato o controllato su logiche o prassi proprie dell'ordine nazionale. Soggetto "anomalo" e "sovversivo"quindi, il minore straniero non accompagnato, spesso relegato negli ambiti bui e marginali delle metropoli odierne, con la sua stessa presenza pone seri interrogativi rispetto alla capacità della nostre società di accoglienza di produrre coesione sociale e di riformulare le regole del gioco di un sistema che sia realmente inclusivo delle parti. Adolescenti (e) immigrati la cui vita si svolge su rotte transnazionali. Il loro percorso è intessuto di piccole casualità - incontri, parole, piccoli gesti - che ne determinano l'intrigo. Sono storie fatte di alternanza di successi e sbandamenti, integrazione e devianza, intreccio di trame che si snodano sul confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Minori al "bivio", dunque, qualcuno dice, "tra integrazione e rimpatrio". Questi giovani, figli di una diaspora migratoria che ha tessuto legami sociali internazionali in vari continenti, tendono a pensarsi come cittadini del mondo e possono immaginare il loro futuro in Italia, nel paese d'origine, così come in un altro luogo, conoscono la fatica dell'adattamento, e stanno imparando a gestirlo; sanno che la loro "differenza", le loro conoscenze di un'altra lingua, cultura e religione, il loro aspetto, le loro esperienze non sempre facili di socializzazione, potranno rivelarsi un limite o una risorsa. E' questa nuova consapevolezza che si sta faticosamente facendo strada oggi tra le coscienze a far sperare oggi in un destino per loro diverso da quello vissuto dai loro coetanei delle banlieues francesi o delle inner cities britanniche, dove l'essere cresciuti in quartieri in cui problemi sociali e esistenziali simili tendono a sovrapporsi, ha portato molti giovani a sentirsi collettivamente parte di una generazione tradita e sacrificata, maturando così rancore sociale e desiderio di imporsi, attraverso un'identità fiera o desiderosa di ricreare una sua purezza. La scommessa di una integrazione sociale riuscita per i giovani stranieri cresciuti nel nostro paese, ma ancora più per i minori stranieri non accompagnati, si gioca essenzialmente quindi nelle reti dell'assistenza sociale e quindi nella scuola. Tale scelta pur essendo molto lontana dal conseguimento degli obiettivi economici, e quindi dall'ottemperamento del mandato migratorio, consente di rivendicare principi e ragioni di "somiglianza – uguaglianza" con i compagni di scuola autoctoni; confronto prima pressoché impossibile data la clandestinità cui sono di sovente costretti i minori stranieri non accompagnati e la peculiarità del tipo di lavoro svolto dai marocchini, quello ambulante, per sua natura itinerante e fortemente stigmatizzato dall'opinione comune. Nonostante le evidenti lacerazioni che questa scelta comporta in termini di: rottura con vecchi schemi di comportamento; ridefinizione dei ruoli all'interno della famiglia, nell'ambito societario di arrivo, così come in quello di appartenenza; riapporpiazione della propria identità, questa strada sembra a tutt'oggi l'unica in grado di preservare questi giovani migranti o di stornarli dal destino di devianza e marginalità che spesso si apre loro come scelta obbligata. La ricerca consta di due parti: la prima rende conto della letteratura in materia di seconde generazioni e la seconda restituisce i risultati dell'etnografia. In particolare il primo capitolo affronta i termini generali della questione con l'intenzione di chiarire i diversi misunderstanding che costellano il dibattito in materia di immigrazione attraverso una lettura critica della letteratura nazionale e internazionale. Il secondo e il terzo capitolo si occupano rispettivamente della normativa europea e italiana. Quanto al primo contesto sono evidenziate le diverse pratiche adottate in materia di ingresso dei minori stranieri non accompagnati all'interno dei confini di alcuni Paesi membri di vecchia e nuova immigrazione (Francia, Inghilterra, Germania, Belgio e Spagna) e posti in luce i gaps presenti così come le falle del sistema; quanto al contesto italiano, si mettono in rilievo le criticità che gli apparati giuridici presentano rispetto a una realtà concreta del fenomeno caratterizzata, come è ovvio, da straordinaria fluttuanza e informalità. Il quarto capitolo è stato dedicato alla scuola in quanto considerata la vera fucina del cambiamento sociale per la sua capacità di rappresentare l'occasione primaria di formazione linguistica, di costruzione di reti interne al Paese di accoglienza, di apprendimento di concetti e modalità didattiche ad esso omogenee; un paragrafo a parte è stato riservato all'inserimento lavorativo essendo questo il principale movente della migrazione di questi giovani. Infine il quinto capitolo si è prefisso di indagare il contesto di provenienza dei minori intervistati, il Marocco, ricostruendo l'eredità del passato coloniale, le scelte economiche del Marocco Indipendente, i fattori di push and pull dietro i flussi migratori di ieri e di oggi. Il quadro finale ha permesso di sondare la salute del sistema. Riconoscere diritto di parola e di ascolto dell'infanzia e dell'adolescenza ha significato fare un passo importante in avanti nella comprensione della loro soggettività, consentendo di fare emergere tutti quegli aspetti di conformità, progressivo adattamento ovvero di riottosità rispetto tanto alla propria comunità di appartenenza quanto alla società di arrivo. Considerare i minori come "soggetti di diritto" ha significato in altre parole ripensare sotto un altro punto di vista l'organizzazione e le strutture profonde che quella società regolano con il merito di porre in luce aspetti e problemi inediti, frizioni interne al gruppo normalmente sfuggevoli e molto riposte ed elementi di scarto rispetto a un modello omogeneo e granitico di una data cultura. Occorre sobriamente riconoscere che non si danno più né immigrati né emigrati, ma "pari" cittadini (o spiranti tali) che tessono relazioni effettivamente ed affettivamente collegate in un unico destino interdipendente. La consapevolezza di questo richiede competenza, intelligenza, impegno e determinazione nelle scelte operative da intraprendere; l'altra faccia della medaglia è solo devianza ed emarginazione. ; The following research is aimed to underline the strategies of integration and the practices of citizenship utilized in favor of a particular segment of the actual international migratory phenomenon: the one about foreign minors who alone pass the borders of our country to search for better conditions of life. The knowledge of their cultural background and the analysis of the procedures of the ways in which one is welcomed and the integration adopted by the receiving countries represent a stimulating challenge from the anthropological perspective, always considered the science of "cultural differences" (Callari Galli, 2005). The importance of this study is obviously given forth by the increasing numbers of "separated" minors in our country, but moreover by the necessity to re-define the strategies of social integration tout court if we don't want to feed what has, since 1970, been defined by some criminologists as a real "time bomb" (Bovenkerk 1973, cit. in Barbagli 2002, p. 31). Although nowadays both of the international and Italian literature, about the second generation and in particular those that talk of separated minors are conspicuous, we are still missing anthropological monographs on single nationalities of immigrants able to access, investigate and inquire into the complex emotional world of these minors. The following research was born from the necessity to fill in this experiential gap assuming as its subject a specific part of the category of minors: youth of Moroccan origin that are situated on a particular segment of the transnational migratory trades, the axis Khourigba- Rome. According to the recent anthropological acquisition (Persichetti, 2003; Riccio; 2007; Capello, 2008) it became appropriate to proceed with a multi-situated study able to embrace both of the aspects of the migrants lives: the context of origin and the context of arrival of the young migrants. "Before becoming an immigrant, the migrant is always an emigrant" wrote the Algerian sociologist Abdelmalek Sayad (2002), intending by this affirmation that immigration and emigration are both faces of the same reality. A study of the migrant phenomenon that forgets or leaves behind the condition of origin of immigrants people is condemned to offer only a partial and ethnocentric version of this phenomenon. The ethnography, started in 2006 and finished in 2008, has been integrated by two journeys in Morocco with the purpose to investigate those part of lives – made principally also by sounds, colors and images - not "accessible" and "communicable" in the receiving countries. Clearly the research has required a large use of qualitative methodologies (participant observation, focus group, interview in depth, etc) because of their characteristic to be more adapted to investigate the complex dynamics typical of the lived experience; to catch the shades of content and to give back, for these same reasons, a lively and unusual picture out of rules and schemes prior established. The feedback from the gathered stories – by a meticulous work which consisted in the knowledge of the Roman immigrants reality and a strong ethnographical "pact" with the minors on one hand and the social operators on the other – has brought to light not only the political and cultural aspects of the phenomenon, but moreover the tangle of sensitiveness and fragility hidden behind their condition of separated minors. The particular condition of vulnerability of which they are victims firstly came from an "uncertain" juridical condition, but more so by the double rule that the separated minor assumes on himself: as a "minor" he is subject to a traditional pedagogic approach and as a "stranger" he is considered dangerous to the public order. The natural guardianship which they should enjoy is continuously breached and threatened and dissolves in vague promises and empty rituals. Separated minors are "anomalous" and "subversive" subjects who too often are relegated to the dark and marginal spheres of the actual metropolis. Furthermore, their own presence, even if it is made invisible by the viewpoint of the system, impose serious and urgent questions to contemporary society; in respect of our capacity to produce social cohesion and re-formulate the rules of a game which has to be really inclusive in all its parts. It compromises the global issues of our society. Adolescents (and) immigrants who are living their lives on transnational routes. Their course is woven together by many little causalities - encounters, words and simple gestures that determine its outcome. These are stories made up of alternations of successes and disbandment, integration and deviance, a tangle of plots that lie on the border of what is licit and what is not. Minors on a "crossroad", some say, between "integration and repatriation". These young, son of numerous migratory diasporas that have banded together into international social links in many continents, tend to think themselves as citizens of the world and are able to imagine their future in Italy, in their own country or everywhere. They have lived the fatigue of adaptation and are learning to manage it. They know that their "difference" - the knowledge of another tongue, culture, religion, their physical appearance, their experiences of socialization, not always so simple and immediate - can be either a limit or a resource. Is this new consciousness - that nowadays is hardly rousing our consciences - to leave us the hope in a different destiny from that lived by their residing in the French banlieues or in Britain's inner cities. These communities, where to be brought up in districts in which social and existential problems tend to overlap, has brought many young persons to feel part of a generation betrayed and sacrificed and to foster social resentment and wishes of revenge through an identity that is proud and intent on recreating its original purity. The bet of a successful social integration for the young people growing up in our country, but moreover for the separated minors, is played on the circuits of social assistance and then on the capacity of school to create cohesion as an agency of socialization. This choice, though it is really far away from the fulfillment of their economic objectives and then from the attainment of the migratory cause, allows them to claim principles and reasons of " similarity – equality" with their coetaneous friends of school. This is a kind of comparison that was impossible before because of the irregular condition to which separated minors are often obliged and the peculiar characteristics of the type of job done by Moroccan people, usually pitchmen, from its nature an itinerant job hardly stigmatized by common opinion. Although the evident lacerations that this choice implies in terms of breaking old schemes of behaviours; redefinition of rules in the family, in the society of arrival (as well as in the society of origin); re-appropriation of one's own identity; this road appears uniquely to be able to preserve these young migrants from the solitude of a destiny otherwise made up of deviance and marginality. The research consists of two parts: the first one proposes a general framework about second generation literature and the second one provides the results of the ethnography. In particular, the first chapter copes with these questions in general terms with the intent to clarify the different misunderstandings in the debate about immigration, through a critical reading of national and international literature. The second and third chapters talk respectively of the European laws concerning separated minors and the Italian ones. In regard to the first context, it underlines the different practices adopted about the entry of separated minors in the territories of several old and new European immigration countries (such as France, Britain, Germany, Belgium and Spain) and point out the gaps and problems of these systems. As regards the Italian context, instead, emphasize is put on the critical points of the actual juridical systems in respect to a reality of the phenomenon characterized, as obviously it is, by remarkable unbalance and changeability. The fourth chapter has been dedicated to the school because it is considered the real forge of the social changing in its capacity to represent the primary occasion of: linguistic training, constructing of intern links in the receiving countries, learning of concepts and didactic modalities homogenous to it. A specific paragraph has been reserved to the introduction to the working environment because it is the main reason of the migration of these young people. The fifth chapter is aimed to investigate the context of provenience of minors interviewed, the Moroccan Country, reconstructing the heredity of the colonial past, the economic choices of the Independent Morocco, and the factors of push and pull behind the migratory flows of yesterday and today. The final picture is used to verify the health of the system. Recognizing the right of "speech" and "listening" to infancy and adolescence has meant to make an important step forward in the knowledge of their individuality, making arise all aspects of conformity and progressive adaptation or, on the contrary, their rebelliousness to their own culture as well as to the receiving society. In other worlds, considering minors "subjects of right" has meant rethinking the organization and obscure structures that manage the same societies in which they live, with the merit to point out aspects and elements of forsaking respect to a homogenous and given model of a culture. Nowadays more than ever it is necessary to admit that there are no more immigrants or emigrants, but "equal" citizens (or aspirant ones) who weave together elements of every type in a unique interdependent destiny. The consciousness of this claim calls for competence, intelligence, dedication and determination in the choice to engage; the rest is made by deviance, frustration, marginalization. ; Dottorato di ricerca in Tutela e Promozione dei Diritti dell'Infanzia (XXII ciclo)
Il mio lavoro compie un excursus sullo spionaggio americano in Italia nel periodo 1943 - 1945 dalla sbarco anglo-americano in Sicilia del 10 luglio '43 che diede inizio alla "campagna d'Italia" alla liberazione dalla Germania del 25 aprile '45, alla luce delle carte dell'Office of Strategic Services (OSS), antesignano della Central Intelligence Agency (CIA), in Italia, quali rinvenute, eminentemente, nei National Archives and Records Administration (NARA) e, precisamente, nel Record Group n. 226 (Records of Office of Strategic Services 1940 - 1946). La ricostruzione delle molteplici missioni condotte dai servizi segreti americani in Italia, nel periodo di interesse, ha confermato e chiarito che l'OSS non fu tanto un servizio strategico, ma un'agenzia operativa a supporto delle Forze Armate americane durante la "campagna d'Italia", i cui compiti consistettero, principalmente, in: - raccolta e trasmissione di informazioni strategiche, inizialmente di natura militare, ma, già nel corso del 1943, sempre più di tipo socio-politico e economico (secret intelligence); - propaganda e istigazione della popolazione a compiere atti di resistenza contro i tedeschi; - sabotaggio del nemico (scorch); - antisabotaggio (anti-scorch); - collegamento con le bande partigiane che combattevano nell'Italia occupata dal nemico; - organizzazione di squadre per il compimento di operazioni (special operations) a sostegno dell'azione militare alleata sulle linee nemiche o in avanscoperta. Inoltre, specialmente, nella fase finale della "campagna d'Italia" l'OSS assunse un ruolo fondamentale nella tutela dell'ordine pubblico e la legalità nel passaggio di poteri dopo l'evacuazione delle regioni del Nord da parte dei nazifascisti. Ben due furono le missioni inviate allo scopo di catturare il Duce vivo che, dopo l'incontro nel palazzo arcivescovile di Milano del 25 aprile, aveva intrapreso il suo ultimo viaggio lungo la sponda occidentale del lago di Como, ma queste agirono, l'una all'insaputa dell'altra e fallirono l'obiettivo. Proprio la fine di Mussolini rappresenta il punto di convergenza delle opposte forze dei servizi segreti alleati operanti nell'Italia del nord: la morte del Duce lasciò i servizi segreti americani, oltremodo, insoddisfatti e delusi per essersi lasciati sfuggire l'ambita preda, tanto che dovettero attivarsi a posteriori per scoprire la verità con l'invio, agli inizi di maggio, di una missione nel Nord dell'Italia capitanata dal colonnello Valerian Lada Mocarski. Al contrario, gli inglesi, bene irreggimentati e assai più disciplinati dei colleghi americani, non solo conferirono ampio mandato ai capi della Resistenza ma li invitarono a "risolvere" la faccenda al più presto possibile e, comunque, non oltre l'ingresso delle truppe alleate a Milano. Pertanto la fine del Duce condensa in sé e, nel contempo, rappresenta il caso emblematico della dicotomia interalleata che connotò di sé la politica anglo-americana in e verso l'Italia, che i servizi segreti alleati contribuirono a definire e attuare. ; The present work makes an excursus on American Intelligence during the period from the 1943 to 1945, from the D- Day of the Allied landing in Sicily on the 10th of July 1943 until the Day of the Italy's liberation from the Hun on the 25th of April 1945, based on the records of the Office of Strategic Services (OSS), the forerunner of the Central Intelligence Agency (CIA), concerning the American Secret Services' Campaign of Italy, that I have found in National Archives and Records Administration (NARA) at College Park, Marydand, especially in the Records Group no. 226 (Records of Office of Strategic Services 1940 - 1946). The examination of the papers now declassified, concerning the missions accomplished by the American Secret Services in Italy during the period above mentioned, have confirmed and clarified that the OSS wasn't a kind of strategic service but a special operative agency that supported the Allied Armies during the "campaign of Italy". The OSS carried out, mainly, the following activities in Italy: a. secret intelligence, of which the classes were not only military, but also political, psychological and social; b. istigation of the Italian population to carry out acts of resistance against German Forces; b. direct attack on communications and transport in that area of Italy held by the enemy; c. destruction of enemy aircraft on the ground; d. destruction of enemy supply dump; e. anti-scorch; f. special operations in direct support of the 15th Army Group; g. infiltration of agents, supplies and communication equipment and liaison with the patriots in that area of Italy held by enemy. Furthermore, the OSS played a prominent role in the final stage of the "campaign of Italy", especially in order to protect the public order and legality during the power change after the evacuation of Northern Italy by the Germans. Two special missions were sent in order to save the life of Benito Mussolini who had taken his last journey along the western shore of Lake Como, after meeting with the representatives of Committee of Liberation of Northern Italy (CLNAI) in the Archbishop's Palace on Milan. Unfortunately, they acted without any knowledge of each other and were unsuccessful. The Mussolini's death was the converging point of the opposing forces of Allied Secret Services in Northern Italy: the death of the leader of Italian Social Republic (RSI) left the OSS dissatisfied and disappointed because he had missed the coveted prey, so that it had to get active a posteriori to discover the truth and sent another mission in Northern Italy leaded by the colonel Valerian Lada Mocarski at beginning of May 1945. On the other side, the English Special Operations Executive (SOE), much more disciplined than the OSS, not only conferred broad mandate to the leaders of Resistance in Northern Italy, but invited them to "solve the problem" on their own as soon as possible and, anyway, before the entrance of Allied Forces into Milan. Therefore, it has to be pointed that the Mussolini's death concentrates on itself and, in the same time, represents the typical case of the dichotomy of the Anglo - American policy in and towards Italy, that the allied secret services helped to define and implement. ; Dottorato di ricerca in Storia della società italiana XIV-XX secolo (XXIII ciclo)
[ita]A Roma come nel resto dell'Impero, le case dell'élite, sedi delle relazioni affettive e politiche dei proprietari, costituivano un potente strumento di auto-rappresentazione. Per questo, spazi pubblici come atria, tablina, triclinia, generici "ambienti di rappresentanza", portici, percorsi quotidianamente non solo da abitanti ma anche da clientes e amici, dovevano essere particolarmente "eloquenti". Una lussuosa decorazione comunicava il prestigio sociale, economico e culturale del signore a tutti coloro che entravano nella sua domus o villa, luoghi di un sereno otium. Consideriamo in particolare i pavimenti decorati: al pari di un affresco, un mosaico figurato era chiamato a comunicare sensazioni e significati agli abitanti della dimora e ai suoi ospiti. In particolare, la dimensione intellettuale poteva essere affidata a immagini-simbolo quali Muse, poeti, filosofi, attori teatrali oppure a immagini mitologiche, sia sotto forma di ritratti sia di rappresentazioni di vicende con più personaggi coinvolti. Tra queste storie alcune si distinguono per la loro relazione con una o più opere letterarie di carattere epico o teatrale. Nella parte occidentale dell'Impero romano, Africa Proconsularis e Hispania si distinguono per la quantità e la qualità dei tessellati di questo tipo, datati su base stratigrafica o stilistica fra il I sec. a. C. e il V sec. d. C. Nella maggior parte dei casi vi sono rappresentati episodi mitici anticamente molto noti che coinvolgono alcuni personaggi del ciclo troiano: il giudizio di Paride e il rapimento di Elena, lo svelamento di Achille a Sciro, il sacrificio di Ifigenia, la supplica di Crise ad Agamennone, la lite fra Achille e Agamennone (?), l'addio di Achille a Briseide, il confronto tra Glauco e Diomede, l'incontro tra Filottete e l'ambasceria greca, l'offerta della coppa di vino di Ulisse a Polifemo, l'incontro fra Ulisse e le Sirene. Ritroviamo inoltre storie raccontate in opere teatrali come la follia di Ercole, il tormento di Medea, la storia di Fedra e Ippolito. Si tratta di miti di origine greca facenti parte del patrimonio culturale romano fin dall'epoca arcaica della storia di Roma e caratterizzati da una lunga continuità di vita. I principali canali di conoscenza di queste storie erano la scuola e il teatro, importanti strumenti di romanizzazione attraverso cui la cultura greco-romana veniva diffusa nei territori conquistati. Nelle case delle élites provinciali, che guardavano a Roma come a un modello prestigioso, i tessellati con contenuto letterario erano chiamati a comunicare la cultura del proprietario. Immaginiamo che questi, sulla base delle proprie conoscenze più o meno profonde, scegliesse consapevolmente il tema per il mosaico, e poi stabilisse, d'accordo con gli artigiani, i criteri per un'elaborazione originale del soggetto a partire da un modello già esistente, generalmente di origine ellenistico. A partire dal confronto fra le immagini e i testi letterari di riferimento conservati in cui si racconta l'episodio rappresentato nel mosaico abbiamo provato a raccogliere possibili informazioni sulla cultura letteraria dei committenti. La corrispondenza basica fra alcuni "elementi chiave" (personaggi ed eventi peculiari), presenti nella versione scritta della storia e nei tessellati, garantiva la comprensione della vicenda da parte di un pubblico colto. Al di là di questa necessaria coerenza, nella maggior parte dei casi, rispetto ai testi di riferimento gli episodi sono rappresentati in forma semplificata e a volte anche compendiaria (con più sequenze riunite). La volontà di comunicare con successo dei significati, e dunque di ottenere, seguendo la teoria di R. Jakobson, un corretto feedback da parte del pubblico, poteva determinare un distacco dal modello e dal testo. Inoltre, l'epigrafia, soprattutto in Hispania, interveniva nei casi in cui l'immagine poteva essere ambigua, dando sempre una sicura veste colta all'immagine. Lo studio dei mosaici africani e ispanici con contenuto letterario permette dunque di esprimere alcune considerazioni sulla cultura dell'élite presente nei territori, purtroppo anonima e molto probabilmente ancora pagana, in epoca tardoantica. ; [eng]As places for the political relationships of the owners, the houses of the élite, in Rome, like in the rest of the Empire, were a powerful tool for self-representation. For this reason, public spaces like atria, tablina, triclinia or porches, which were crossed daily not only by its inhabitants but also by clientes and amici, had to be particularly significant. A luxurious decoration communicated the social, economic and cultural prestige of the owner to all those who entered his domus or villa. We consider in particular the decorated floors: like a fresco, images in mosaics had to communicate feelings and meanings to the inhabitants of the house and to his guests. Particularly, the intellectual dimension could be entrusted to symbolic images such as Muses, poets, philosophers, actors, or mythological themes — both portraits and representations of episodes with some characters involved. Among these stories, some pictures are distinguished by their relationship to a specific literary work, epic or theatrical. Due to the number and the quality of this kind of mosaics, in the western part of the Roman Empire Africa Proconsularis and Hispania represent two interesting cases that are worth studying. In African and Hispanic mosaics especially (dated from the 1st century B. C. to the 5th A. D.), we can recognize stories that involve Homeric characters: the judgment of Paris, the kidnapping of Helen, the unveiling of Achilles in Skyros, the sacrifice of Iphigenia, Crises' plea to Agamemnon, the farewell of Achilles and Briseis, the encounter between Glaucus and Diomedes, the quarrel between Achilles and Agamemnon (?), the encounter between Philoctetes and the Greek embassy, the offer of the wine cup of Odysseus to Polyphemus, the encounter between Ulysses and the Sirens. We also find other stories, such as those represented in Greek and Latin plays: the madness of Hercules, the torment of Medea, the story of Phaedra and Hippolytus. The knowledge of these legends and myths, very popular in the Greco-Roman culture at all times, depended on the school and the theatre. Considering the choice of the themes and the way they're treated in each mosaic, this study is aimed to search for some information about the literary culture of the mosaics' owners who, unfortunately, remain anonymous but were most probably members of the provincial élites.
Il presente lavoro riflette in prospettiva sociologica,sulla riscoperta degli aspetti etici del consumo. I cosiddetti consumi critici, sostenibili e responsabili, che presuppongono un agire sociale dotato di senso, rappresentano una pratica di acquisto tesa al ben-vivere. Il consumo da vicario della produzione -qual' è stato per un lungo periodo- è diventato uno dei principali, se non il principale, punto di snodo della società in cui ci muoviamo. I consum-attori postmoderni, tecnicamente più preparati e in grado di esprimere richieste al mondo della produzione e della distribuzione, sono consapevoli che l'atto di acquisto è diventato uno strumento per esprimere impegno e responsabilità nella sfera pubblica. Tale pratica contribuisce all'affermazione e alla determinazione di nuovi modi di essere e di agire dove confluiscono nuovi valori simbolici legati all'emergere di nuove abitudini di spesa. Partendo da tale ipotesi, la parte empirica del lavoro affronta un'analisi qualitativa prendendo in esame lo sviluppo del farmer's market, il mercato degli agricoltori, forma ed espressione della filiera corta. Si osserva un caso di studio nella Regione Molise allo scopo di comprendere cosa si cela dietro l'atto di acquisto e perché si predilige un atteggiamento alternativo al sistema della grande distribuzione. Il farmer's market è un luogo di convivialità dove è possibile fermarsi, parlare, consumare qualcosa in compagnia. E' un'occasione in cui vengono accorciate le distanze fisiche, economiche e soprattutto sociali, in cui diventa sempre più lontana l'idea della spesa intesa come atto funzionale ed alienante tipico dell'homo consumericus. Concezioni, abitudini e atteggiamenti che propongono il passaggio da un modello di consumi in cui l'elemento fondante è rappresentato dal benessere soggettivo -componente primario della felicità personale anche dal punto di vista identitario ed espressivo - ad un modello in cui i consumi restano fondamentali, ma come ingredienti di una migliore qualità del vivere. La prima parte del lavoro a valenza introduttiva, ripercorre con un excursus sulla letteratura, le teorie dei classici e dei contemporanei del pensiero sociologico, tentando di fornire una definizione di consumatore postmoderno. A questa, seguono i temi della sostenibilità ambientale e responsabilità sociale che mirano ad opporsi alle logiche proprie dello spreco-consumo, radici della crisi ambientale, del degrado e del rischio globale. La questione ecologica diventa, economica e politica, e ancor più una questione sociale, frutto di una nuova logica organizzativa in materia di consumo. La seconda parte affronta la ricerca sul campo riportando tra gli altri, i dati sulle motivazioni alla base di tale pratica di consumo e successivamente esplorando il ruolo del produttore/venditore attraverso l'attribuzione di credibilità che gli viene conferita. Il concetto di comunità, ambito tutt'oggi aperto nel dibattito sociologico, conclude il percorso di ricerca ponendo attenzione alla riscoperta del localismo. ; This thesis focuses on the rediscovery of the ethical aspects of consumption. Principal consumption that is both sustainable and responsible presupposes what Weber termed a rational social action and represents an aspiration to live well. Vicarious consumption - which has existed for a long time – has become one of the principal if not the principal turning point in the society in which we live. Post-modern consumers, technically more prepared and able to express their wishes to the world of production and distribution, are aware that shopping has become an instrument with which to express commitment and responsibility in the public domain. Shopping has contributed to the affirmation and the determination of new ways of being and behaving, which converge with the new symbolic values tied to the emergence of new shopping habits. Using this hypothesis as a starting point, the empirical part of this thesis engages with a qualitative analysis of the development of the farmers' market, the embodiment of a short distribution chain. It examines a case study in the region of Molise, with the aim of understanding what is concealed behind the act of shopping and why there is now a preference for an alternative way of thinking that goes against the model of mass production. The farmers' market is a place of conviviality, where it is possible to stop, talk and consume something in company. It is an occasion in which physical, economic and above all social distances are diminished, where the idea of food shopping as merely an essential and alienating act, typical of the homo consumericus, is remote. Conceptions, habits and attitudes now promote a move away from a model of consumption founded on the principle of subjective well-being – a primary component of personal happiness, even when seen from the point of view of identity and expression – to a model in which consumers remain fundamental, but are now the main players in the quest for a better quality of life. The first part of the thesis, as an introduction, reviews the literature and discusses both classic and contemporary sociological theory, with the aim of producing a definition of the post-modern consumer. This is followed by a discussion of environmental sustainability and social responsibility, two concepts that are set in opposition to the logics of wasteful consumption, something that can be seen at the heart of the global environmental crisis. The ecological debate has become not only economic and political but social; the fruit of a new organisational logic in the field of consumption. The second part of the thesis deals with the field work, presenting amongst other things, data concerning the motivation at the heart of this new model of consumption. This is followed by a detailed exploration of the role of the producer/seller by focusing on the attribution of credibility which has been conferred upon them. A discussion of the concept of community, a concept still wide open in sociological debate, with a particular emphasis on the rediscovery of localism, concludes this research. ; Dottorato di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale (XXIV ciclo)
Mediante l'inserimento, all'interno della fattispecie di infedeltà patrimoniale, della previsione normativa dei vantaggi compensativi la tematica dei gruppi di società ha ricevuto una dignità espressa anche nel settore del diritto penale dell'economia. La scelta di politica legislativa, che si inserisce più genericamente nell'obiettivo politico criminale del legislatore novellante di costruire un diritto penale societario minimo, permeato dal necessario rispetto dei canoni di concreta offensività, è stata salutata con favore dalla letteratura penalistica la quale, all'indomani della novella, ha rinnovato l'interesse per il tema. La disciplina dei gruppi, infatti, oltre a rivestire primario interesse per la sua notevole applicazione, costituisce anche un importante banco di prova per verificare la coerenza delle soluzioni legislative rispetto al piano del dover essere della legislazione penale; per verificare, cioè, in un ottica di stampo teleologico, la conformità della disciplina settoriale, rispetto ad un sistema assiologicamente orientato. Sotto tale profilo, il rapporto tra la disciplina civile dei gruppi e quella penale, consente di evidenziare come la normativa penale sia effettivamente conforme al volto di un sistema penale orientato dai valori di sussidiarietà ed extrema ratio, in quanto la portata empirica della fattispecie penale risulta arretrata rispetto ai presidi risarcitori di ordine civilistico: la attribuita rilevanza ai vantaggi fondatamente prevedibili, ai fini della esclusione della responsabilità penale, e la loro irrilevanza, per converso, ai fini della esclusione della responsabilità civile, fa sì che nella tutela del patrimonio sociale la fattispecie di diritto penale societario occupi uno spazio solamente residuale. Se tali sono i profili di pregio della disciplina penale dei gruppi di società, non pochi sono, tuttavia, gli spunti critici che lascia aperti all'interprete. Sul piano della bontà delle scelte legislative, residuano margini di dubbio sull'opportunità di una scelta di carattere settoriale, che pone il rischio di limitarne la portata applicativa alla sola fattispecie di infedeltà patrimoniale, unica per la quale risulta espressamente prevista; creando, così, non poche distonie applicative nell'ambito dello stesso sottosettore del diritto penale dell'economia. Di non poco rilievo appaiono, poi, le censure da muovere alla 'disciplina penale dei gruppi' sul piano della determinatezza della fattispecie penale dovute al mancato coordinamento della riforma dei reati societari con quella del diritto societario. Mentre il legislatore societario è stato capace di creare una disciplina armonica e idonea a perseguire gli obiettivi di tutela, occupandosi dei gruppi tanto nella patologia, quanto nella fisiologia, l'approccio del legislatore penale è stato ben più approssimativo e minimalista: sul versante penale societario, infatti, all'abuso di direzione unitaria non si è collegata una ipotesi di responsabilità né degli organi amministrativi della holding, né della controllante con il d.lgs. 231/2001. Di qui la necessità di provare a recuperare la responsabilità penale del vero centro decisionale (gli organi della holding), attraverso l'applicazione delle clausole generali di estensione della tipicità di cui agli artt. 110 e 113 c.p., tanto per la responsabilità concorsuale delle persone fisiche, quanto per quella amministrativa da reato delle persone giuridiche. ; By inserting, in the case of infidelity sheet, the legislative provision of compensatory benefits to the thematic groups of companies has received a dignity expressed also in the field of economic criminal law. The legislative policy choice, which is part of more general political objective of the criminal reform legislature to build a corporate criminal law at least, permeated by the need to respect the canons of concrete offensiveness, was welcomed by the criminal law literature which, at day after the news, has renewed interest in the topic. The discipline of the groups, in addition to covering the primary interest for its remarkable application, is also an important test to verify the consistency of legislative solutions to the plane having to be the criminal law, to verify, in an optical teleological mold, compliance with the legislation, and compared to a value-free system oriented. In this respect, the relationship between the discipline of civil groups and the penal, it highlights how the criminal law is actually conforms to the face of a criminal justice system-oriented values of proportionality and last resort, because the scope of the empirical case is criminal back with respect to a compensation order statutory safeguards: the importance attributed to the benefits legitimately expected, for the purposes of exemption from criminal liability, and their irrelevance, conversely, for the purposes of the exclusion of liability, means that the protection of the assets case of corporate criminal law occupy a space only residual. If these profiles are the valuable discipline of criminal groups of companies, many are, however, the critical insights that leaves open the interpreter. In terms of the goodness of legislative choices, remaining margin of doubt regarding the appropriateness of the choice of a sectoral nature, which poses the risk of limiting the scope of application to the single case of infidelity sheet, only one for which is expressly provided, creating, thus, not a few dystonias application within the same sub-sector of economic criminal law. Of no little importance appear, then, the complaints to be moved to the 'rules of criminal groups' in terms of determination of the criminal case due to lack of coordination of the reform of corporate crimes with that of corporate law. While the legislature company was able to create a harmonious and appropriate discipline to pursue the objectives of protection, taking care of both groups in pathology, as in physiology, the approach of the criminal legislature was much more rough and minimalist: on the side of corporate criminal, in fact, the abuse of centralized management is not connected to a theory of liability or administrative bodies of the holding company or parent of the Leg. 231/2001. Hence the need to try to retrieve the criminal liability of the real center of decision (the organs of the holding company), through the application of the general conditions of the typicality of the extension of articles 110 and 113 c.p., the responsibility for the insolvency of individuals, and for the administrative offenses by legal persons. ; Dottorato di ricerca in Diritto ed economia: interessi rilevanti e tutele (XXIV ciclo)