Science is facing a fundamental turning point of its history. Never as in this historical moment it appears giant and powerful, but at the same time it shows high fragility: the concentration of information control power in the hands of few commercial groups, the iniquity of a system that benefits developed countries, the restriction of academic autonomy by political and economic power, the precariousness of working conditions of young researchers, the increase in the number of cases of scientific fraud and misconduct, the questioning of its authority by a portion of the public. Can openness be understood as a system capable of strengthening science and treating the diseases that afflict it?
In quello che Paolo Grossi chiama il medioevo sapienziale i giuristi si impegnano a definire una serie di regole tese alla composizione delle controversie di confine: non ci sono infatti testi normativi precostituiti che le definiscano. Il Corpus Iuris si occupa, quasi esclusivamente, della conflittualità confinaria tra privati. Quando il richiamo ai testi del diritto romano viene effettuato serve solo per conferire 'autorevolezza' a soluzioni che assai spesso si fondano su pratiche di composizione legate alla prassi. Le regole elaborate dai giuristi medievali trovano così la loro formalizzazione sul piano del diritto, ma rinviano a un modo di vivere i confini tra comunità legato agli spostamenti, alle abitudini, alle comuni necessità esistenziali. D'altra parte l'esistenza di demarcazioni nette (che pure esistono) rinvia non tanto a una pretesa politica esclusiva e totalizzante, quanto piuttosto all'esercizio di diritti e prerogative determinati. ; In what Paolo Grossi calls «the sapiential Middle Ages» jurists engaged themselves in defining a set of rules aiming at the settlement of boundary disputes, which previously were not established by any normative text. The Corpus Iuris concerns nearly exclusively boundary disputes between private individuals. References to texts of the Roman law were meant to give 'authority' to resolutions often based upon customary praxis. The norms elaborated by Middle Ages jurists are thus given a formal legal shape; yet, they are linked to a perception of the boundaries between communities that was affected by the displacements, the customs, the common needs of everyday life. On the other side the existence of actual neat demarcations was linked to the exertion of certain rights and privileges rather than to an exclusive and absolute political claim.
In quello che Paolo Grossi chiama il medioevo sapienziale i giuristi si impegnano a definire una serie di regole tese alla composizione delle controversie di confine: non ci sono infatti testi normativi precostituiti che le definiscano. Il Corpus Iuris si occupa, quasi esclusivamente, della conflittualità confinaria tra privati. Quando il richiamo ai testi del diritto romano viene effettuato serve solo per conferire 'autorevolezza' a soluzioni che assai spesso si fondano su pratiche di composizione legate alla prassi. Le regole elaborate dai giuristi medievali trovano così la loro formalizzazione sul piano del diritto, ma rinviano a un modo di vivere i confini tra comunità legato agli spostamenti, alle abitudini, alle comuni necessità esistenziali. D'altra parte l'esistenza di demarcazioni nette (che pure esistono) rinvia non tanto a una pretesa politica esclusiva e totalizzante, quanto piuttosto all'esercizio di diritti e prerogative determinati. ; In what Paolo Grossi calls «the sapiential Middle Ages» jurists engaged themselves in defining a set of rules aiming at the settlement of boundary disputes, which previously were not established by any normative text. The Corpus Iuris concerns nearly exclusively boundary disputes between private individuals. References to texts of the Roman law were meant to give 'authority' to resolutions often based upon customary praxis. The norms elaborated by Middle Ages jurists are thus given a formal legal shape; yet, they are linked to a perception of the boundaries between communities that was affected by the displacements, the customs, the common needs of everyday life. On the other side the existence of actual neat demarcations was linked to the exertion of certain rights and privileges rather than to an exclusive and absolute political claim.
Il lavoro è il risultato di un contributo ad un convegno avente come oggetto il legame tra la letteratura, le scienze umane e l'economia politica. Il lavoro mostra come fino alla prima metà dell'ottocento questo legame fosse, sia da parte degli umanisti che da parte degli economisti, piuttosto stretto. In seguito si e verificata invece una certa dicotomia per non dire rottura tra le due discipline.
Although it is not a new phenomenon, citizen science is a form of collaborative research whose importance has grown in recent years. There is no single definition of citizen science and although this is the prevailing expression, activities are often referred to by other terms. However, the various terms used emphasize the key element, which is the voluntary participation of non-expert citizens in scientific research. Citizen science encompasses a wide range of activities and practices that can cover the entire life cycle of a research, from data collection to publication of results, and even evaluation. The first part of the article briefly traces the history of citizen science, highlighting the implications of the different facets through which it is defined. Then, it gives an overview of the state of the art, the initiatives, guidelines and good practices, the open issues, and the most representative institutions and organizations. A series of data are also provided regarding its dissemination, and reflections on the impact of this form of research on the scientific community and society, as well as on specific aspects related to open science and sustainable development. Finally, the article focuses on the role of university libraries and public libraries for citizen science. ; La citizen science è una forma di ricerca collaborativa la cui importanza è aumentata sensibilmente negli ultimi anni, anche se non si tratta di un fenomeno nuovo. Non vi è una definizione univoca di citizen science e sebbene questa espressione sia la più diffusa, anche in Italia, le attività a cui fa riferimento sono spesso chiamate in altro modo. Tuttavia, i diversi termini utilizzati enfatizzano un elemento chiave che è la partecipazione volontaria di cittadini non esperti alla ricerca scientifica. La citizen science comprende un'ampia serie di attività e pratiche che possono coprire l'intero ciclo di vita della ricerca, dalla raccolta dei dati alla pubblicazione dei risultati, e finanche la valutazione.La prima parte dell'articolo traccia sommariamente la storia della citizen science, evidenziando le implicazioni delle diverse faccette attraverso cui la si guarda nelle varie definizioni. Successivamente, offre una panoramica dello stato dell'arte, delle iniziative e delle buone pratiche, delle questioni aperte, e delle istituzioni e organizzazioni più rappresentative che se ne occupano. Vengono inoltre forniti dei dati sulla sua diffusione e condotte delle riflessioni sull'impatto di questa forma di ricerca sulla comunità scientifica e sulla società, nonché sugli aspetti collegati all'open science e allo sviluppo sostenibile. Infine, l'articolo si focalizza sul ruolo delle biblioteche delle università e delle biblioteche pubbliche nella citizen science.
Presentazione relativa all'intervento tenuto al webinar "Le scienze del patrimonio culturale on Air. ISPC e la politica Open Access" (15-03-2021). Elemento chiave per la reperibilità e l'accessibilità dei prodotti della ricerca è l'elaborazione dei metadati descrittivi delle risorse, ai fini della loro esposizione in repositories che garantiscano l'interoperabilità e il riuso dei dati. Attraverso il caso di studio di People e di CNR ExploRA, l'intervento mostrerà l'importanza di una corretta descrizione dei prodotti della ricerca negli archivi istituzionali. Verrà inoltre illustrato il processo di valutazione delle piattaforme che, attraverso il riuso automatizzato dei dati di People, consentiranno a ISPC di aderire pienamente all'Open Science, in conformità alle più recenti indicazioni europee.
La presentazione prende le mosse da un'enumerazione dei mali che affliggono la scienza contemporanea, offre una visione dell'Open Science come scienza pubblica e democratica finalizzata a contrastare i mali descritti e si conclude con alcuni commenti relativi alla proposta di legge sull'Open Access attualmente in discussione alla Camera dei Deputati del Parlamento della Repubblica italiana.
L'obiettivo di questo lavoro è (ri)costruire il processo di emergenza del campo di ricerca dei "Science and Technology Studies" (STS) come risultato di una complessa opera di negoziazioni disciplinari. In funzione di questo obiettivo, abbiamo elaborato una metodologia che abbiamo battezzato come "Socio-epistemologia storica". Dal punto di vista storico, questa tesi di dottorato propone una dettagliata ricostruzione del processo di emergenza del campo interdisciplinare degli STS fra gli anni '60 e la metà degli anni '80 (grazie anche a ricerche d'archivio e storia orale). In primo luogo, ci siamo occupati di tracciare alcune traiettorie intellettuali, accademiche e socio-politiche in funzione di una disamina delle condizioni di possibilità dell'emergere di tale campo (fra gli anni '30 e gli anni '60). Nel capitolo seguente abbiamo invece proposto una cartografia dei principali centri di ricerca e programmi pedagogici nei principali casi nazionali come: U.K., U.S., Francia, Repubblica democratica tedesca, Repubblica federale tedesca, Austria, e Paesi Bassi. Infine, un ulteriore capitolo è invece dedicato alla ricostruzione della nascita delle prime reti di ricerca internazionali (società e associazioni professionali) in ambito STS. I risultati di questa ricerca storica sono stati interpretati e organizzati tramite il framework della "sociologia dei campi accademici" e della "sociologia della conoscenza". A completare la nostra disamina, l'approccio filosofico ha reso possibile un'analisi epistemologica basata sui concreti processi storici e sociali di negoziazione disciplinare che hanno reso possibile il programma di ricerca interdisciplinare degli STS. In questo senso, abbiamo sostenuto che le frontiere disciplinari nelle scienze sociali siano al contempo elaborate socialmente, tramite un lungo processo di negoziazione storica, e sulla base di rivendicazioni epistemiche. ; The aim of this work is to (re)construct the emergence process of the "Science and Technology Studies" (STS) field, as a result of broad disciplinary negotiations (especially between history of science, sociology of science and philosophy of science). In order to achieve this, I proposed an integrated methodology that I labelled "Socio-Historical Epistemology". From the historical point of view, my Ph.D thesis provides a detailed survey of the academic emergence of the "STS" interdisciplinary field, from the 60s to the mid 80s (made also through archive research and oral history). First of all, I traced some intellectual, academical and socio-political trajectories, in order to explain the conditions of the emergence of this field (from the 30s to the 60s). In the following chapter I proposed a cartography of the major research units and pedagogical programs in U.K., U.S., France, German Democratic Republic, Federal Republic of Germany, Austria and Netherlands. Finally, another chapter is dedicated to the professional and international societies in STS. The results of this historical inquiry have been interpreted and organised through the framework of the "sociology of scientific fields" and the "sociology of knowledge". Furthermore, the philosophical approach has made possible an epistemological analysis of both the historical and the sociological genesis and development of the interdisciplinary context of research of the "STS". In this sense I argued that disciplinary boundaries in social sciences are, at the same time, diachronically constructed and reconstructed, through a collective process of controversies and negotiations and due to epistemological claims.
Questa tesi punta a ricostruire il pensiero politico di Bell tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni Settanta. In tale arco cronologico, la riflessione politica di Bell si profila, per usare una formula di Jean-François Lyotard, come una «grande narrazione» del capitalismo. Nel complesso, cioè, l'opera di Bell appare come una storia sociologica del capitalismo, che nella fine delle ideologie registra l'apogeo del fordismo e, in seguito, ne mette in luce le trasformazioni in senso post-industriale, indagando le ricadute che tali mutamenti implicano sul piano dei rapporti di potere e della legittimazione del sistema. Nell'ottica di Bell, pertanto, il capitalismo non costituisce soltanto un sistema economico, ma la forma specifica attraverso cui si dispiega la società nel suo complesso, attivando una serie di rapporti di potere mediante i quali gli individui vengono coordinati e subordinati. Una siffatta concezione del capitalismo agisce immediatamente la questione del potere e solleva un interrogativo a esso connesso: «che cosa tiene insieme una società?». Una domanda che attraversa la traiettoria intellettuale di Bell e, sia pure declinata mediante una terminologia sociologica, riflette in realtà l'ambizione delle scienze sociali di farsi teoria politica. Esse si presentano quindi come teoria politica della modernità, nella misura in cui distinguono il potere sociale dal potere politico e, al tempo stesso, instaurano tra i due poli una tensione dialettica produttiva. Mettendo a fuoco la concettualizzazione del potere nell'opera di Bell si analizzeranno le mutazioni nel rapporto tra Stato e società negli Stati Uniti durante la Golden Age del capitalismo. In particolare, si metterà in luce nella grande narrazione di Bell l'ascesa e il declino di un ordine istituzionale che, alla metà degli anni Settanta, appare percorso da molteplici tensioni politiche e sociali che preannunciano l'avvento dell'età globale e il bisogno di una nuova "scala" di governo. ; This dissertations deals with Daniel Bell's political thought between the post-war era and the Seventies. During these years, Bell's political reflection appears to be, to say it in the words of Jean-François Lyotard, a «grand narrative» of capitalism. Overall, Bell's work is a sociological history of capitalism. It points out the height of fordism by assuming the end of ideology, and then sheds light on the post-industrial transformations, looking at the effects produced on power relations and the legitimacy of the socio-political system. In Bell's view, capitalism is not only an economic system, but a complex social system which places individuals in the power structure by means of subordination and coordination. «What holds a society together?» is the question that go trough the whole trajectory of his reflection. It looks a sociological question, but actually it is a political question, because the order of society depends on the legitimacy of obligation relationships. The link between politics and sociology marks Bell's thought and shows how social sciences are assumed to be the political theory of modernity: they analyze the political side of social relations as well as the social element inherent to the workings of political institutions. In other words, I look at the way in which Bell, «the sociologist of capitalism» as «The Economist» put it, distinguishes between social power and political power and then makes them interact. Focusing on Bell's view of power I analyze the transformations occurred in the relationship between State and society in the US during the so-called Golden Age of Capitalism. Particularly, drawing the trajectory of this «grand narrative» of capitalism up to mid-seventies, I highlight that Bell recognizes the coming of a global age, full of political and social strains, and the need of a new institutional scale to cope with them.
Economists have widely investigated the framework of politics and politicians, its mechanisms and its results. We collect some works, both theoretical and empirical, that describe some typical behaviour of politicians. In particular we focus on the following topics: political accountability, through the electoral systems and the role of citizens, the function of bureaucracy, the issue of multitasking. Finally we present a dynamic model that focuses on the degree of trust among voters.
Mémoire de fin d'étude sur le thème de la persécution de la communauté religieuse Baha'ie en Iran après la révolution islamique de 1979. ; info:eu-repo/semantics/nonPublished
If the wage indexation rate is chosen discretionarily, a Left hand government lowers it in order to increase the output effects of surprise inflation, while a Right hand government prefers high indexation. These choices magnify the differences between the inflation rates preferred by the two parties. When binding commitments before the signature of the labor contract are possible, both parties prefer a higher wage indexation with respect to the discretionary situation, in order to reduce the inflationary bias.
The University of Camerino Botany Library was established in 1828 by Vincenzo Ottaviani, founder of the botanical gardens. The library collections have grown over the years thanks to the professors' passion for scientific research, and its history reflects the transformations occurred in the scientific and academic world, the political passions that would have led to revolutions in Europe and the institutional problems of a small Italian university with a rich and complex historical background. By analyzing the library's historical inventory and its collections' development we can catch a glimpse of the feverish scientific spirit of the time – a time of great innovations and knowledge exchange at an international level. ; La Biblioteca di botanica dell'Università di Camerino – nata nel 1828 per volontà di Vincenzo Ottaviani, fondatore dell'Orto botanico – ha visto crescere le sue collezioni coerentemente con gli interessi scientifici dei vari docenti, i mutamenti metodologici nella didattica e nella sperimentazione pratica, le passioni politiche che avrebbero portato alle rivoluzioni in Europa, e i problemi istituzionali di una piccola università italiana dalla storia secolare e complicata. L'analisi dell'inventario storico della Biblioteca, in cui compaiono alcuni testi fondamentali per le scienze naturali acquistati nel corso dell'Ottocento, ha permesso di ripercorrerne la storia e individuarne le linee di sviluppo, del tutto coerenti con le innovazioni scientifiche di quel secolo e con lo scambio internazionale di conoscenza proprio della cultura universitaria.
C'è oggi un'evidenza scientifica condivisa del fatto che il comportamento dell'uomo è il principale responsabile dei cambiamenti climatici in atto. Le emissioni di gas serra, che sono la causa del riscaldamento globale, sono in rapida crescita, tanto che, in assenza di misure correttive, si prevede che il riscaldamento della Terra possa superare i 5° entro la fine del secolo rispetto all'età pre-industriale, con conseguenze estremamente pericolose per l'ambiente e per l'uomo. La c.d. Stern Review, autorevole pubblicazione commissionata dal governo britannico e dedicata ai profili economici del cambiamento climatico, prevede per un aumento della temperatura attorno a 5°C, una perdita di produzione globale superiore al 10%. Ma tale cifra è destinata a salire se si considera che eventi climatici estremi come inondazioni, siccità e uragani diverranno molto più frequenti, con evidenti ripercussioni sull'ecosistema e sulla salute umana. Risulta dunque necessario ridurre drasticamente la produzione di gas-serra, la cui fonte principale deriva dall'utilizzo dei combustibili fossili. Il modo economicamente più efficiente consiste nel rendere effettivo il principio secondo cui "chi inquina paga", stabilendo un prezzo comune a livello internazionale. Tecnicamente, tale risultato può essere ottenuto istituendo una tassa sulla produzione dei gas-serra (c.d. carbon tax), o creando un mercato dei diritti d'emissione (cap-and-trade system). Ciascuno di questi due metodi ha punti di forza e di debolezza. Gli sforzi della comunità internazionale per fronteggiare il cambiamento climatico si sono finora orientati sul cap-and-trade system, ed hanno prodotto come risultato più importante il Protocollo di Kyoto ('97). Questo è il primo accordo internazionale che pone degli obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni per quei Paesi sviluppati che lo hanno ratificato. Tuttavia, l'entità della diminuzione da esso stabilita è decisamente insufficiente rispetto alle esigenze ambientali. Inoltre, il mancato coinvolgimento degli Stati Uniti e dei Paesi emergenti ne limita profondamente la portata. Nella prassi poi, la maggior parte dei paesi membri del Protocollo è lontana dal centrare i target di contenimento. La necessità di costruire un regime internazionale in grado di superare le debolezze di Kyoto e di prevenire le conseguenze più disastrose del cambiamento climatico si scontra con le grandi difficoltà di raggiungere un accordo tra i Paesi che tenga conto delle responsabilità storiche delle emissioni. Dal punto di vista politico, la situazione è aggravata dalle caratteristiche fisiche del fenomeno: dal momento che le sue conseguenze più pericolose si produrranno solo nel lungo periodo, i governi in carica non sono incentivati a intervenire in modo risoluto. A ciò va aggiunto che la tutela dell'ambiente ha le classiche caratteristiche del bene pubblico: ciascun Paese ha quindi un forte incentivo a comportarsi da free-rider, in modo da trarre beneficio dai sacrifici altrui senza cooperare. Ciononostante, ci sono segnali che inducono ad un moderato ottimismo sull'esito dei negoziati futuri: l'opinione pubblica si sta progressivamente sensibilizzando al problema, il che pone un potenziale stimolo ai governi. Inoltre diversi Paesi hanno annunciato obiettivi di stabilizzazione delle emissioni in modo unilaterale. In particolare, l'Unione Europea, che finora è lontana dall'obiettivo di Kyoto, ha fissato una serie di target molto ambiziosi da raggiungere entro il 2020. Inoltre essa ha istituzionalizzato un mercato dei diritti di emissione di gas serra Questo impegno, se mantenuto, rappresenterebbe un potente messaggio verso quei Paesi che finora sono stati i più riluttanti a intervenire, e potrebbe avvicinare la soluzione di uno dei più grandi problemi di azione collettiva delle relazioni internazionali contemporanee. Per quanto riguarda il settore privato, la probabilità che esso sarà influenzato dal cambiamento climatico sembra molto elevata. Tuttavia, il livello di tale influenza dipenderà in misura cruciale da una serie di fattori, il più evidente dei quali è il settore industriale. Tutte le imprese saranno interessate, con diversa intensità, da spinte di natura reputazionale e competitiva. Le utilities, le industrie energetiche, minerarie, metallurgiche e manifatturiere saranno quelle maggiormente toccate dagli aspetti regolativi, mentre i settori assicurativo, farmaceutico ed edilizio saranno i più interessati dalle conseguenze fisiche del fenomeno. Le imprese destinate a trarre beneficio dal cambiamento climatico sono quelle che riusciranno ad anticiparne le principali conseguenze per la propria industria, adattando in modo compatibile la strategia di sviluppo.