Il paradigma relazionale nelle scienze sociali: le prospettive sociologiche
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Lo scopo di questo articolo è manifestare la necessità, in un contesto sociale morfogenetico come quello contemporaneo, di una lettura relazionale della famiglia e, in particolare, di attivare la riflessività relazionale che è la riflessività applicata alla relazione fra identità individuale e sociale. Secondo il paradigma relazionale proposto, la famiglia è una relazione sociale sui generis che emerge da un suo genoma sociale costitutivo, struttura circonflessa fra quattro elementi: la motivazione del dono, la regola della reciprocità, la sessualità di coppia e la generatività. Si apportano referenze a molteplici ricerche empiriche che sostengono che la famiglia normo-costituita è e rimane la risorsa primaria di quelle società che sono più portatrici di futuro perché è dalla famiglia che proviene il capitale sociale primario della società. Infine si tracciano alcune linee di politica famigliare. ; info:eu-repo/semantics/updatedVersion
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In: Le guide Erickson
In: L' educazione sentimentale: rivista semestrale, Heft 37, S. 183-206
ISSN: 2037-7649
Viviamo un momento storico nel quale il paradigma educativo ed organizzativo che ha ispirato la nascita e l'affermazione della scuola di massa novecentesca mostra tutti i propri limiti. La scuola pare che tenda inerzialmente ad autoconservarsi, a ripetersi eguale a se stessa. Ma non sempre e non ovunque. Nelle testimonianze di alcuni docenti che percorrono con successo nuove modalità didattiche intravediamo alcuni elementi che possono rappresentare una guida per costruire una didattica più adeguata ai nostri tempi. In particolare emerge con forza la centralità di una relazione tra docenti e studenti basata sulla fiducia e sulla responsabilità, che persegua l'obiettivo di rendere più efficace il processo di insegnamen-to/apprendimento. Queste conclusioni si basano sulle dinamiche peculiari che caratterizzano gli adolescenti di oggi, come dimostrato da numerosi studi scientifici. Utilizzando tale approccio gli adulti possono diventare figure effettivamente significative ed autorevoli per i pro-pri allievi, capaci di accompagnarli nel loro percorso di crescita verso la vita adulta.
Civic education in school is seen as a support pathway for building student identity, which is accomplished through a process of identification that involves the individual relating with and becoming integrated into the community, applying the principles of co-belonging and co-evolution in open systems. Accordingly, civic education in school translates methodologically into an interdisciplinary pathway along which sciences and disciplines are considered, ecologically, as systems interacting one with another. This enables understanding of how the person-citizen acts and reacts within a complex ecosystem, which in turn leads to an awareness of human participation in a network of relations that does not reflect a reductionist and mechanistic view of life, but rather, one that is systemic, process-oriented and changeable. Adopting the method of complexity as the way humankind inhabits planet Earth, the approach can be taken up by education and help to build a regenerated humanism, one that is civil and democratic, providing a guideline for development of the person-citizen. ; L'educazione civica nella scuola viene intesa come percorso di supporto alla costruzione dell'identità dello studente, la quale si realizza attraverso un processo di individuazione che implica la relazione e l'integrazione dell'individuo nella comunità secondo i principi di co-appartenenza e co-evoluzione in sistemi aperti. L'educazione civica nella scuola, di conseguenza, si traduce metodologicamente in un percorso interdisciplinare che considera ecologicamente le scienze e le discipline come sistemi interagenti. Ciò permette di comprendere l'azione della persona-cittadino all'interno di un ecosistema complesso. Avviene quindi la presa di coscienza della partecipazione dell'uomo a una rete di relazioni che non risponde ad una visione riduzionistica e meccanicistica, ma sistemica e processuale e mutevole. L'adozione del metodo della complessità come modalità dell'uomo di abitare la Terra viene recepita dall'educazione e conduce all'edificazione ...
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La tesi ha per oggetto lo studio delle politiche pubbliche locali ed in particolare delle politiche sociali che dal 2011 sono diventate politiche esclusivamente territoriali. L'obiettivo è quello di verificare se il differente orientamento politico delle amministrazioni genera politiche differenti. Per verificare le ipotesi si sono scelti 2 Comuni simili sul piano delle variabili socio-economiche, ma guidati da giunte con orientamento politico differente: il Comune di Modena a guida Partito Democratico e il Comune di Verona con un sindaco leghista a capo di una giunta di centro-destra. Nella prima parte vengono esposti ed analizzati i principali paradigmi di studio delle politiche (rational choice, paradigma marxista, economia del benessere, corporativismo e pluralismo, neo-istituzionalismo e paradigma relazionale) e viene presentato il paradigma che verrà utilizzato per l'analisi delle politiche (paradigma relazionale). Per la parte empirica si è proceduto attraverso interviste in profondità effettuate ai due Assessori alle Politiche sociali e ai due Dirigenti comunali dei Comuni e a 18 organizzazioni di Terzo settore impegnate nella costruzione delle politiche e selezionate attraverso la metodologia "a palla di neve". Sono analizzate le disposizioni normative in materia di politica sociale, sia per la legislazione regionale che per quella comunale. L'analisi dei dati ha verificato l'ipotesi di ricerca nel senso che l'orientamento politico produce politiche differenti per quanto riguarda il rapporto tra Pubblica Amministrazione e Terzo settore. Per Modena si può parlare di una scelta di esternalizzazione dei servizi che si accompagna ad un processo di internalizzazione dei servizi tramite le ASP; a Verona almeno per alcuni settori delle politiche (disabilità e anziani) sono stati realizzati processi di sussidiarietà e di governance. Per la fase di programmazione l'orientamento politico ha meno influenza e la programmazione mostra caratteristiche di tipo "top-down". ; My thesis deals with local public policies, with a particular focus on policies which since 2011 have acquired a mere territorial status. My aim was to verify if different political orientation of government could generate different orientation in policies. In order to test this hypothesis, I have chosen two municipalities which are very similar in terms of socio-economic variables, but with an otherwise politically orientated City Council. The cities I mean are Modena (led by Democratic Party) and Verona (led by a center-right council). Firstly, I have analyzed the major paradigms for the political study (rational choice, the Marxist paradigm, welfare economics, corporatism and pluralism, neo-institutionalism and the relational paradigm), and I have presented the paradigm used for political analysis (relational paradigm). I have applied experimental method by carrying out interviews to assessors for social policies, to municipal managers, to eighteen third-sector organizations involved in municipal policies, selected through the method called "ball of snow". Secondly, I have analyzed law provisions on social policy, both in the regional and municipal legislation, with a particular consideration to the so called "piani di zona". To sum out, data analysis have confirmed the original research hypothesis. Political orientation has shown to produce different policies according to the relationship between Public Administration and Third Sector. Referring to Modena, it is possible to affirm a pure choice of outsourcing of services. On the other hand, referring to Verona, it is possible to verify a choice of subsidiarity and governance processes regarding to some policy areas (disabled and elderly). Finally, concerning to a planning phase, political orientation has demonstrated lower political influence with a planning of top-down type.
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Questa tesi è un tentativo di riflettere sul cammino filosofico di Martin Buber, in particolare di pensare alle conseguenze e le acquisizioni che il nuovo paradigma relazionale, inaugurato dalla sua filosofia dialogica, ha originato nel pensiero antropologico contemporaneo, indicando all'uomo occidentale un cammino che possa condurlo entro una dimensione di socialità autentica e fuori dal pericolo del nichilismo. Questa indagine procede attraverso tre passaggi: l'analisi dell'antropologia buberiana, l'indagine attorno al concetto di religiosità ed eclissi di Dio, inauguranti una nuova prospettiva morale, ed infine l'indagine sul significato della via sionista percorsa e riconosciuta dal filosofo come itinerario capace di realizzare un assetto sociale fondato su relazioni umane autentiche. This thesis is an attempt to analyze the Martin Buber's philosophical walk. I tried to identify the consequences and acquisitions that the new relational paradigm, introduced by Martin Buber's dialogical philosophy, has originated in the contemporary anthropological thought. I tried to show the way in which Martin Buber indicated to the Western man an another way to know himself, a way that could lead him to a dimension of authentic sociality and get him out of a nihilist prospective. This study is developed through three steps: the analysis of buberian anthropology, the search about the concept of religiosity and eclipse of God, conceptions that inaugurate a new moral prospective and, at last, the search about the meaning of the Martin Buber's Zionist way to construct a new social order founded on authentic humans relations.
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Questa tesi si propone di analizzare i profili politico-criminali e sistematici connessi alla novellata fattispecie penale di 'corruzione per l'esercizio della funzione'. Una volta provveduto un inquadramento di tale intervento modificativo dell'art. 318 c.p. in seno alla legge anticorruzione del 6 novembre 2012, n°190 – a mezzo della quale il legislatore ha cercato principalmente di adeguare l'ordinamento interno ad alcune pressioni (di carattere più o meno vincolante) provenienti dall'ambito sovranazionale - l'elaborato propone un esame dei profili criminologici della fenomenologia corruttiva, cogliendo cause, attuale fisionomia e conseguenze della cd. 'corruzione sistemica'. Dopo aver chiarito, quindi, come nei fatti di corruzione la progressiva recessione del paradigma 'mercantilistico-sinallagmatico', incentrato sulla compravendita di singoli atti d'ufficio, abbia lasciato spazio ad un paradigma 'relazionale', in cui ad essere corrotto è, più genericamente, lo stesso esercizio della funzione pubblica, sono prospettati diversi modelli di tutela astrattamente impiegabili a contrasto dei fatti di corruzione. Sulla scorta di queste premesse, segue un'analisi dell'inadeguatezza del vecchio assetto di tutela e della discrasia creatasi tra 'diritto vigente' e 'diritto vivente' elaborato dalla giurisprudenza: in particolare, è sottolineato come la Cassazione, mediante un processo di analogia in malam partem teso alla 'smaterializzazione' dell'elemento di 'atto d'ufficio', fosse pervenuta a sussumere nell'art. 319 c.p. (corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio) fatti di corruzione per esercizio della funzione del tutto prescindenti dall'individuazione di uno specifico atto. Faremo inoltre luce sulle problematiche connesse al delitto di concussione (art. 317 c.p) ed ai relativi orizzonti applicativi d'elaborazione giurisprudenziale. Prima di scendere in una dettagliata esegesi dell'art. 318 c.p., parte dell'elaborato è dedicata ad una comparazione incentrata sui sistemi di tutela penale diffusi in Europa, grazie alla quale si coglie la possibilità di una convivenza tra modelli di tutela ancora incentrati sull'atto e fattispecie più idonee alla repressione di fenomeni di corruzione sistemica (come, ad es. , la corruzione per l'esercizio della funzione). Segue, quindi, un'analisi approfondita degli elementi costitutivi della nuova fattispecie ex art. 318 c.p., e relativa ricostruzione dell'ambito applicativo, anche alla luce di un'indagine svolta sulle relazioni sussistenti tra questa e le altre fattispecie del capo sui delitti contro la P.A. A tal riguardo, si fa riferimento al corrente assetto interpretativo della Cassazione - foriero di ulteriori criticità sul piano del principio di legalità - in quanto tutt'oggi legato agli schemi ante-riforma e apparentemente insensibile alle concrete, attuali possibilità applicative della fattispecie in questione.
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ABSTRACT La Banca del Tempo: oltre l'egemonia degli scambi monetari per un'Economia Civile. Parlando di Banca del Tempo (d'ora in avanti BdT) non si può non fare riferimento in modo automatico a tale 'sistema' come a un promotore di una duplice "rivoluzione culturale". Tale 'rivoluzione culturale' si sostanzia, in primo luogo, nell'epocale seppur lento e graduale passaggio da un sistema economico di scambio basato sulla moneta e sul valore di mercato a uno fondato, invece, sulle relazioni e sul valore di scambio. Il paradigma economico dominante ha cominciato, con la comparsa del paradigma dell'economia civile, a perdere il suo carattere di esclusività, garantendo sempre maggiori spazi a 'nuovi' principi economici, primi tra tutti la Reciprocità, che hanno sempre avuto una posizione marginale nella strutturazione concreta dei sistemi economici delle società contemporanee. Con l'Economia civile si struttura, invece, una nuova concezione degli scambi economici per un'economia sostenibile, ovvero fondata su una dimensione Relazionale. Reciprocità, fiducia, beni relazionali, capitale sociale: ecco i concetti che, in un'ottica di integrazione e non di sostituzione, si affiancano alla tradizionale economia di mercato per dare vita a un'economia "irrazionale" della reciprocità basata sugli scambi non monetari e sui processi produttivi generati dall'incontro sociale. Un sistema che allo stesso tempo è alimentato e alimenta rapporti fiduciari e che, di conseguenza, genera capitale sociale, ovvero risorse, in una società globale dove i bisogni si moltiplicano e le risorse si dimezzano sempre più. La BdT si situa all'interno della Società civile, dove ciascun individuo è al tempo stesso portatore di bisogni e detentore di risorse, ponendosi come obiettivi il soddisfacimento di bisogni non standardizzabili, lo sviluppo della personalità del singolo e la scoperta di capacità personali, l'incremento dell'autostima e della creatività e la promozione delle relazioni sociali attraverso l'incontro relazionale. Ecco, quindi, delinearsi il secondo aspetto della "rivoluzione culturale": finalizzata ad un investimento negli assetti relazionali comunitari e ad un impegno di condivisione per la realizzazione di obiettivi di cittadinanza attiva e di inclusione, la BdT si presenta come un meccanismo di democrazia e di sicurezza sociale e societaria , intesa come partecipazione dei singoli attori quali cittadini attivi e capaci di autodeterminarsi, di godere delle libertà positive cui hanno diritto e di affrontare e risolvere le problematiche individuali attraverso risorse provenienti non solo dai singoli individui ma anche dagli assetti societari e comunitari dove queste sempre si originano. Alla luce di tali considerazioni, verrebbe da chiedersi perché, sebbene tale strumento abbracci pienamente gli obiettivi propri del Servizio Sociale di autodeterminazione e di promozione della relazionalità comunitaria, questo abbia ancora oggi, sul territorio italiano, una diffusione molto contenuta rispetto ad altre realtà nazionali. Qual è, dunque, lo spazio che il nuovo paradigma dell'economia solidale, in particolare attraverso la BdT, è riuscito a conquistare concretamente nel sistema normativo e applicativo italiano? E più nello specifico, qual è lo spazio che la BdT può concretamente assumere all'interno del paradigma proprio del Work Community definito come lavoro con la Comunità? Quali sono le opportunità offerte da tale meccanismo ma anche le difficoltà e i vincoli strutturali e organizzativi posti per una sua maggiore diffusione? Allargando il campo di analisi oltre i ristretti confini nazionali e guardando a quei paesi che vantano un'esperienza più radicata di quella italiana, è possibile pensare di importare da altri contesti elementi e modalità organizzative innovativi, introducendoli nel contesto italiano e adattandoli opportunamente alle peculiarità e alle risorse di quest'ultimo? Partendo da una riflessione teorica circa le origini e le implicazioni economiche e sociologiche del paradigma dell'economia civile, questo lavoro intende ripercorrere lo sviluppo della BdT in un'ottica analitica comparativa tra realtà nazionali diverse, soffermandosi in modo particolare sull'evoluzione e sulle caratteristiche che tale meccanismo ha assunto nel nostro paese e in particolar modo sul rapporto che esso ha instaurato e/o può instaurare con il Servizio Sociale in un'ottica di promozione della cittadinanza attiva e dell'inclusione sociale.
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2006/2007 ; Il pensiero che ha fatto da guida ed ha sostenuto la scelta del campo di studio - il tema della povertà, delle azioni e degli strumenti di contrasto alla stessa – fa riferimento alla necessità che siano individuate modalità di intervento diverse rispetto a quelle tradizionalmente poste in essere fino ad oggi. La problematica della povertà si intreccia con l'immagine che il povero suscita nel contesto sociale. La rappresentazione che la società ha di un fenomeno e dei soggetti che lo interpretano è fortemente connessa alle scelte di politica sociale che vengono (o non vengono) messe in atto. Nel percorso di studio si è voluto approfondire tali aspetti e pertanto il lavoro di tesi si pone l'interrogativo se interventi di contrasto alla povertà come il reddito minimo di inserimento (RMI) possano realmente innescare processi virtuosi di empowerment e modificare la posizione del soggetto: da assistito a cittadino attivo compartecipe e co-responsabile di un percorso volto alla sua autonomia. Particolare riferimento è stato fatto al Reddito di base per la cittadinanza (RdB) misura realizzata nella Regione Friuli Venezia Giulia a seguito della L.R. 6/2006 e del D.P.Reg. 278/2007. Il motivo della scelta di tale strumento è connesso al fatto che si tratta di una misura a carattere monetario - e pertanto comparabile con le erogazioni assistenziali – integrativa al reddito ma non è una misura di tipo categoriale bensì universale pur essendo selettiva in quanto condizionata alla prova dei mezzi. La prospettiva teorica che ha fatto da guida al percorso di riflessione e che è trasversale ad esso fa riferimento all'orientamento di pensiero di Simmel, in particolare per quanto riguarda il significato del denaro non solo nella sua funzione materiale ma soprattutto simbolica. Tale prospettiva è stata integrata da altri paradigmi: l'interazionismo simbolico e l'approccio fenomenologico di Schütz per quanto riguarda l'immagine dei poveri e le aspettative di comportamento, quindi la relazione Ego-Alter; nonché quella drammaturgica (Goffman 1959/1969; 1961/2003) e del costruttivismo sociale (Berger e Luckmann 1966/1969). Si è ritenuto, inoltre, che l'analisi compiuta da Bourdieu sulla base di un importante e corposo lavoro di ricerca sul tema della miseria (Bourdieu, 1993) potesse fornire supporti utili a sostenere l'argomentazione. Il percorso di tesi si è articolato in due parti: una a carattere empirico e l'altra teorico. Per quanto riguarda la parte empirica ci si è interrogati sulle seguenti dimensioni: a) le rappresentazioni delle persone rispetto: alla loro condizione di povertà; al processo (eventi, esperienze, ecc.) che per loro costituisce la svolta nella povertà; alle risorse soggettive che attivano per contrastare la situazione di disagio; alla percezione di sé come soggetti beneficiari degli interventi economici; b) le rappresentazioni degli assistenti sociali del Servizio Sociale dei Comuni (SSC) sugli aspetti sopra evidenziati e sulle aspettative relative all'introduzione del RdB. Si è ritenuto importante approfondire tali aspetti raccogliendo i vissuti e le opinioni dei diretti interessati: persone che sono in assistenza economica ed assistenti sociali del SSC che eroga la prestazione monetaria. Ciò appare essere utile nella riflessione circa le potenzialità della misura RdB. La scelta metodologica compiuta per il lavoro di ricerca è quella non standard. Sono state effettate delle interviste a osservatori privilegiati finalizzate alla mappatura del contesto (Gianturco 2004; del Zotto 1998) e 15 interviste in profondità, sulla base di un campionatura a scelta ragionata e avvalendosi di una griglia di intervista che è stato utilizzata nella fase rielaborativa. Inoltre, per rilevare la rete relazionale delle persone oltre che attraverso la narrazione delle stesse si è utilizzato lo strumento della rete egoica (Maguire 1983/1989, 26-28). Tale strumento è stato adottato per ciascuna intervista. Oltre a ciò è stato svolto un focus group con un gruppo di assistenti sociali che vi hanno aderito su base volontaria. I temi guida trattati hanno interfacciato gli argomenti affrontati con le persone in sede di intervista. L'analisi dei risultati è stata operata su due dimensioni. La prima dimensione coglie elementi trasversali a tutte le interviste, elementi che fanno riferimento ai contenuti dello schema guida dell'intervista e che vengono qui raggruppati in grandi aree tematiche: il reddito inteso sia come esito di un'attività (presente o passata) che attribuisce alla persona un ruolo sociale sia per la funzione simbolica che esso rappresenta; la rete relazionale in quanto numerosi studi e ricerche rilevano che la povertà percepita è diversa in base allo spessore della rete relazionale e una rete relazionale più o meno densa può influenzare lo stato di povertà; la dimensione della domesticità cioè il rapporto con l'abitazione quale luogo di vita e di espressione di sé e il rapporto con il quartiere; il rapporto con il servizio sociale inteso nella sua dimensione istituzionale, rispetto a questo punto, l'interesse è stato focalizzato a cogliere come le persone percepiscono l'intervento assistenziale, se cioè l'erogazione economica connota la persona che la può percepire come uno stigma o, viceversa, come un aiuto per un cambiamento. Nella seconda dimensione si sono comparate le interviste utilizzando due categorie di pensiero: quella proposta dalla social cognition (Heider 1958/1972; Weiner 1974) in merito ai processi di attribuzione causale messi in atto dalle persone e quella che si riferisce all'orientamento teorico proposto da Merton (1949/2000) riguardo alle modalità di adattamento sociale. Ciò ha consentito di costruire degli ideal-tipo (Weber 1922/1958) denominati: tenaci, smarriti e rassegnati. Ognuno di questi ideal-tipo ha delle caratteristiche specifiche rispetto all'immagine di sé e del proprio futuro. Tale analisi è stata integrata anche con quanto emerso nel focus group. La parte teorica è stata sviluppata sul tema della povertà e dello strumento di contrasto del reddito minimo di inserimento e del reddito di base per la cittadinanza. Il tema della povertà è stato considerato sotto la prospettiva dell'essere e del sentirsi poveri in quanto segnano l'esperienza della persona in modo diverso. Dopo una breve analisi sull'entità del fenomeno in Europa ed in Italia, si è messo in rilievo la questione inerente il concetto di povertà la cui definizione risulta essere complessa perché la povertà assume oggi tanti volti e tante espressioni. Il tema della povertà si intreccia con quelli dell'esclusione sociale, delle disuguaglianze e delle dinamiche di impoverimento. Il permanere in uno stato di povertà non è solo connesso alla precarietà economica ma anche all'indebolirsi delle altre sfere di vita del soggetto: famiglia, rete relazionale, sistema di welfare (Ranci, C. 2002; Giaccardi, Magatti 2005) ed alla trasformazione dei codici culturali in codici che valorizzano il consumo (Bauman 1998/2004). Inoltre, anche le attese del contesto sociale nei confronti del povero (Simmel 1906/2001) influiscono su tale stato. L'attribuzione della responsabilità di essere povero è presente nella storia dell'assistenza ed ha connotato le risposte del sistema sociale nei confronti di queste persone. Essa è spesso accompagnata implicitamente dalla scarsa o assente fiducia nei confronti di queste persone ritenute incapaci di gestire la propria vita e di permanere in un contesto sociale connotato da competitività ed individualismo (Donati, 2000). Al problema di come fronteggiare la povertà si associa anche quello di come evitare la dipendenza dal sistema assistenziale. Il sistema assistenziale stesso sembra, per le logiche che lo sottendono, implementare questo rapporto di dipendenza, rapporto che deresponsabilizza entrambe le parti. Passare da un'ottica riparativa ad una emancipativa comporta vedere la persona come soggetto con abilità, competenze d'agire e capacità di autodeterminazione. Per assumere questo approccio è necessario rifondare il rapporto con la persona in termini di fiducia; ciò da un lato offre la possibilità di rafforzare ed implementare le relazioni ma dall'altro lato impegna la persona nel presentarsi come degno di fiducia (Luhmann 1968/2002). In questo senso i diritti ed i doveri del cittadino nei confronti della comunità vanno ri-considerati anche in relazione al fatto che la base della vita della società è costituita dalle interazioni e dal loro carattere di reciprocità (Simmel 1906/2001). È necessario allora pensare a degli strumenti che possano favorire processi di autonomia. Dopo una breve storia della misura del reddito di cittadinanza, si è messo in evidenza come la stessa abbia assunto denominazioni diverse, denominazioni che presentano aspetti di trasversalità e di specificità. In particolare l'attributo che viene affiancato al termine reddito (di base, di inserimento, di cittadinanza, ecc.) connota la misura ed esprime le finalità della stessa. Si è proposta una lettura della misura secondo un'ottica individualista ed una relazionale, utilizzando come strumento di analisi il modello proposto da Parsons e rielaborato da Donati (1991, 1999, 2006). Si è, inoltre, descritta una sintetica panoramica dell'esperienza europea e si è, quindi, analizzata, nei suoi punti salienti, la sperimentazione avvenuta in Italia alla fine degli anni '90, nonché l'attuale esperienza realizzata nelle regioni Campania, Basilicata e Friuli Venezia Giulia. Particolare riferimento è stato fatto a quest'ultima esperienza ed anche di tale esperienza si è proposta una lettura secondo il paradigma relazionale. La riflessione si interroga criticamente circa l'effettiva rispondenza degli obiettivi che la misura persegue: innescare processi di empowerment e promuovere la cittadinanza attiva. In relazione a questi aspetti si sono messi in evidenza alcune criticità, contraddizioni e potenzialità dell'intervento.
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Entro l'approccio concettuale e metodologico transdisciplinare della Scienza della Sostenibilità, la presente tesi elabora un background teorico per concettualizzare una definizione di sostenibilità sulla cui base proporre un modello di sviluppo alternativo a quello dominante, declinato in termini di proposte concrete entro il caso-studio di regolazione europea in materia di risparmio energetico. La ricerca, attraverso un'analisi transdisciplinare, identifica una crisi strutturale del modello di sviluppo dominante basato sulla crescita economica quale (unico) indicatore di benessere e una crisi valoriale. L'attenzione si concentra quindi sull'individuazione di un paradigma idoneo a rispondere alle criticità emerse dall'analisi. A tal fine vengono esaminati i concetti di sviluppo sostenibile e di sostenibilità, arrivando a proporre un nuovo paradigma (la "sostenibilità ecosistemica") che dia conto dell'impossibilità di una crescita infinita su un sistema caratterizzato da risorse limitate. Vengono poi presentate delle proposte per un modello di sviluppo sostenibile alternativo a quello dominante. Siffatta elaborazione teorica viene declinata in termini concreti mediante l'elaborazione di un caso-studio. A tal fine, viene innanzitutto analizzata la funzione della regolazione come strumento per garantire l'applicazione pratica del modello teorico. L'attenzione è concentrata sul caso-studio rappresentato dalla politica e regolazione dell'Unione Europea in materia di risparmio ed efficienza energetica. Dall'analisi emerge una progressiva commistione tra i due concetti di risparmio energetico ed efficienza energetica, per la quale vengono avanzate delle motivazioni e individuati dei rischi in termini di effetti rebound. Per rispondere alle incongruenze tra obiettivo proclamato dall'Unione Europea di riduzione dei consumi energetici e politica effettivamente perseguita, viene proposta una forma di "regolazione per la sostenibilità" in ambito abitativo residenziale che, promuovendo la condivisione dei servizi energetici, recuperi il significato proprio di risparmio energetico come riduzione del consumo mediante cambiamenti di comportamento, arricchendolo di una nuova connotazione come "bene relazionale" per la promozione del benessere relazionale ed individuale. ; Within the conceptual framework and the transdisciplinary methodological approach of Sustainability Science, the thesis develops a theoretical background for the elaboration of a new paradigm to promote a sustainable development model alternative to the mainstream one. Such a theoretical elaboration is translated into practice through a case study on the European Union regulation concerning the rationalisation of energy uses. More in detail, the analysis detects a crisis of the mainstream development model based on the increase of gross domestic product as the solely wellbeing index as well as a crisis of values. In order to identify an apt paradigm to address such crises, "sustainable development" and "sustainability" are put under scrutiny and a new paradigm accounting for the impossibility of a limitless economic growth on a finite planet is proposed: "ecosystemic sustainability". On its basis, some proposals for a sustainable development model are presented. Such a theoretical elaboration is tested through a case study concerning the European regulation on the rationalisation of energy uses. The analysis preliminary investigates the role of regulation as an effective means for the practical promotion of ecosystemic sustainability. The focus is then shifted to the European regulation on the rationalisation of energy uses. The analysis reveals a conflating trend of energy saving with energy efficiency likely to adversely affect the development of a sustainable energy regulation. The possible related reasons and risks in terms of rebound effects are presented. In order to address the inconsistencies of such a regulatory tendency with the European goal of energy consumption reduction, a proposal for the regulation of residential energy services is developed. Such a proposal is based on the recovery of the proper meaning of energy saving as enriched with a characterisation as a "relational good" for the promotion of relational wellbeing through the sharing of energy services.
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In today's society, characterized by a weakening of the civic sense and deconstructing the identity dimension, it is again necessary to define planning paths capable of listening to and respecting differences, rethinking citizenship as a relational, intersubjective, cultural dimension, starting from the educational paradigm. The need to rethink citizenship, which has become a cognitive place for reflection and proposal, shows the need to rethink citizenship, its exercise and citizenship. An active pedagogy, which allows to break down the barriers between school disciplines and those between the school and the outsideworld; accompany the school programs and fight against school failure, grant to obtain a pedagogy of the project Within such a perspective, the pedagogy of cultural heritage, not being a subject but, rather, an approach capable of producing a culture of emancipation and self-regulation of behavior, becomes a tool for promoting education to human rights and to globality. We hear again the echo of the Deweyan consideration: learning for democracy. After all, for education to cultural heritage, as for citizenship, these are concepts that have undergone a profound revision over time, which has redefined and areas of research.By assuming the new meanings and roles produced in contemporary competitions, education in cultural heritage becomes the agent of the processes of education to citizenship and the construction of European identity, thus acquiring on the individual and on society. ; Nell'attuale società, caratterizzata da indebolimento del senso civico e destrutturazione della dimensione identitaria, occorre nuovamente definire percorsi progettuali in grado di ascoltare e rispettare le differenze, ripensando la cittadinanza come dimensione relazionale, intersoggettiva, culturale, partendo dal paradigma dell'educativo. La progressivamente centralità acquisita dall'educazione alla cittadinanza, divenuta luogo cognitivo di riflessione e proposattiva, che permetta di abbattere le barriere tra discipline ...
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DALLE TEORIE DELLO SVILUPPO A QUELLE DEL BENESSERE: UN'ESPERIENZE DI PREVENZIONE E RIDUZIONE DEI DISAGI PSICOSOCIALI CAUSATI DALLA CRISI. RIASSUNTO Il termine sviluppo ha assunto negli ultimi decenni un significato centrale ed una concezione multidimensionale e multidisciplinare. Possiamo dire che per definire lo sviluppo vanno specificati due approcci sostanzialmente opposti: "il primo presuppone che ogni sistema socio-culturale-territoriale abbia un proprio cammino di sviluppo diverso e non comparabile con gli altri; il secondo, che lo sviluppo sia tracciato da una cultura dominante che tutte le altre devono seguire rinunciando alla loro specificità. Il primo approccio conduce a una geografia delle diversità che osserva lo sviluppo come un fenomeno complesso; il secondo conduce a tracciare una geografia delle diseguaglianze rispetto a un unico modello che mette in discussione la grande varietà culturale e territoriale riscontrabile sul pianeta[…]" . Nel linguaggio corrente e in quello dei media, lo sviluppo presuppone un aumento in termini di crescita (growth) della disponibilità dei beni materiali attraverso il processo consequenziale di produzione, vendita, consumo. Questa definizione è molto vicina a quella più specifica di sviluppo ed alle conseguenze che il secondo approccio apporta nella società attuale. Nel primo capitolo si presenterà brevemente il percorso storico che ha portato alla nascita del paradigma scientifico dominante, risalendo alle sue principali radici filosofiche e culturali e mostrando le conseguenze negative che l'assolutizzazione di alcuni suoi assunti iniziali ha poi prodotto sul piano ambientale, politico, socioeconomico, culturale ed esistenziale, fino ad arrivare ai giorni nostri ed alle più recenti teorie in materia. In quest'epoca odierna, siamo di fronte a due paradigmi culturali che nel corso dell'evoluzione del concetto di sviluppo si sono articolati e continuano a farlo, presentando nella loro convivenza un carattere conflittuale. Si parla del Paradigma riduzionistico e quello olistico. "Olos" in greco significa "intero", "tutto" e l'olismo è un modo globale e sistemico di vedere la realtà, che considera i fenomeni fisici, biologici, psichici, linguistici e sociali nelle loro molteplici interrelazioni, che si sviluppa a partire dalla fine del XIX secolo a livello scientifico e filosofico, benché il concetto sotteso da questo termine sia presente già nella filosofia classica. Ed è solo a partire dalla seconda metà del XX secolo che la visione olistica della realtà ha cominciato a diffondersi nei diversi ambiti della scienza - dalla biologia alla sociologia, dalla medicina alla psicologia - acquisendo via via sempre maggiore credibilità e delineando i contorni di quello che possiamo oggi chiamare "un nuovo paradigma scientifico, alternativo a quello riduzionista e meccanicista che da secoli predomina incontrastato in tutti i campi della ricerca scientifica." Il termine "paradigma" deriva dal greco e significa "schema" o "modello". A livello epistemologico per "schema" s' intende un insieme di teorie, leggi e metodi sulla realtà, che può essere condiviso dalla maggioranza della comunità scientifica o solo da una parte di questa. Un paradigma, quello dominante o riduzionista, che ha reso indubbiamente possibile uno sviluppo tecnologico ed economico senza precedenti, ma che presenta non pochi limiti conoscitivi e pericolosi effetti collaterali. È proprio a causa di ciò che il suddetto paradigma è stato messo in discussione, prima da un piccolo gruppo di pionieri e poi da un numero sempre maggiore di persone - anche al di fuori del mondo scientifico - preoccupate per i dissesti da esso direttamente o indirettamente prodotti. Due sono le principali obiezioni mosse al paradigma meccanicista riduzionista: una di natura epistemologica, proveniente dall'interno della comunità scientifica, relativa ai limiti conoscitivi di tale modo di vedere la realtà e più precisamente alla sua scarsa capacità di comprendere i processi ad elevato grado di complessità; l'altra di natura etica, proveniente anche dalla società civile, riguardante i molti effetti collaterali negativi che l'applicazione indiscriminata e acritica di tale paradigma ha prodotto sull'ecosistema, sui sistemi socio-economici e sui singoli individui. È proprio a partire da tali obiezioni che, nel corso del XX secolo, si sono andati configurando, in diversi ambiti disciplinari, alcuni modelli teorici alternativi che si caratterizzano per una visione processuale e globale della realtà: dalla fenomenologia alla psicologia della gestalt, dalla teoria dei sistemi all'ecologia, dalle medicine olistiche alla PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia). Questi modelli alternativi, anche se tra loro distinti e spesso distanti, possono essere considerati come parti diverse di un unico paradigma olistico emergente. Nonostante sia ancora immaturo e applicato solo da una ristretta minoranza di scienziati, questo paradigma viene da molti considerato superiore a quello riduzionista e soprattutto portatore di assai minori effetti collaterali negativi. In considerazione di ciò sono in molti ad auspicare una rivoluzione scientifica e culturale che sancisca un passaggio dall'uno all'altro modello. Entrambi i paradigmi se presi isolatamente presentano infatti, sia pregi che limiti, mentre assieme possono portare ad una comprensione assai più soddisfacente della realtà. Questa affermazione, che per molti potrebbe apparire di "sano buon senso", non è però affatto scontata e incontra non poche resistenze ed anche vere e proprie opposizioni: le incontra tra gli scienziati più conservatori e ortodossi, perché mette in discussione alcuni dei fondamenti storici e metodologici della scienza moderna, e le trova anche tra gli intellettuali e gli scienziati più innovatori e radicali, che vorrebbero liquidare tout-court il vecchio paradigma riduzionista a favore di una visione esclusivamente olistica della realtà. "Considerare i rapporti tra la visione olistica emergente e il paradigma riduzionista dominante in termini antagonistici è un modo distorto e conflittuale di affrontare la questione, che non favorisce certo una sua evoluzione positiva." Negli ultimi decenni sempre più studiosi, dopo aver apprezzato e utilizzato a fondo i modelli e le metodologie riduzioniste e quantitative, sono giunti a scontrarsi con alcuni loro gravi e insanabili limiti; allora, superando un iniziale scetticismo, si sono orientati verso approcci qualitativi olistici, cogliendone gli evidenti vantaggi ma comprendendo poi che anche essi hanno dei limiti e che nessuna delle due strade, da sola, è realmente superiore all'altra. Nel secondo capitolo si esamina il concetto di benessere e come questo, nel corso degli anni, si stia non solo affiancando al concetto di sviluppo ma lo stia integrando, avvicinandosi sempre più alla visione di convivenza armonica tra uomo e ambiente, risultato di un processo di adattamento a molteplici fattori che incidono sullo stile di vita. Si approfondiranno gli ultimi studi in materia di benessere di Amartya Sen e Vandana Shiva. In seguito si presenta il rapporto Stiglitz come documento odierno di concezione di sviluppo in termini di processo integrato: un processo che non ha variabili costanti per tutte le società e le culture ma che parte, appunto, dal concetto per il quale lo sviluppo è un processo che, attraverso i concetti di abilità e capacità, "estrae" dal contesto culturale e sociale i bisogni e le necessità essenziali per il gruppo sociale in questione. Subito di seguito e per dovere di cronaca si parlerà del BES: Benessere Equo Sostenibile. Con il "Benessere Equo e Sostenibile (Bes)", il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (Cnel) e l'Istituto nazionale di statistica (Istat) italiani hanno risposto alla necessità, sentita a livello internazionale, di darsi indicatori sullo stato di salute di un Paese che vadano "al di là del Pil". Si tratta di un'iniziativa di grande rilevanza scientifica, che pone l'Italia all'avanguardia. Esiste già una parte della popolazione che vive da anni con nuovi valori, più vicini all'ambiente ed all'etica e che fa uso delle risorse naturali e personali in modo critico. Tra la metà degli anni '80 e la fine degli anni '90 il sociologo Paul H. Ray e la psicologa Sherry R. Anderson hanno svolto negli USA approfondite indagini con l'obiettivo di individuare l'entità numerica e le caratteristiche socioculturali ed economiche della popolazione adulta maggiormente partecipe di questo processo di cambiamento culturale. Alla fine del secondo capitolo si parlerà di questa ricerca, quella americana e quella italiana che fanno entrambe una fotografia dello stato delle cose riguardo la partecipazione a questo nuovo modo di intendere le cose: ciò che si evince da entrambe le ricerche è che chi è orientato ad un mondo più etico ed ecosostenibile non ha la coscienza del gruppo, ovvero crede di esser da solo o quanto meno di appartenere ad una ristrettissima nicchia di persone che come lui/lei intende contribuire col proprio stile di vita alla creazione di nuove realtà oltre a quella già conosciuta. La ricerca americana è quella italiana chiamano questo gruppo "creativi Culturali". Nel terzo ed ultimo capitolo si procede nell'approfondimento del concetto e del fenomeno sociale della "crisi" e di come questo rappresenti la diretta conseguenza del sistema di matrice riduzionistica nel quale viviamo e che, più o meno consapevolmente, sosteniamo. Si parlerà del conseguente fenomeno della disoccupazione e del disagio psicosociale che il suddetto provoca. Nello specifico si presenteranno alcuni dati statistici sulla situazione italiana a riguardo, sui precisi disturbi di ansia e depressione, ludopatia, alcolismo e tossico dipendenza nella presentazione del Progetto Co-senza Stress attuato, ed ancora in corso, sul territorio cosentino dall'associazione Kirone: crescita personale e psicosomatica. Il progetto prevede un programma di educazione alla gestione dello stress, allo sviluppo della resilienza e del benessere psicosomatico e relazionale principalmente attraverso l'utilizzo di modalità esperienziali di provata efficacia ed attraverso la divulgazione di informazioni che permettano alle persone di migliorare il controllo sulla propria salute: ad. esempio tecniche di gestione dello stress e dell'ansia; programmi di comunicazione empatica volti a stimolare relazioni più profonde; tecniche di gestione dell' emozioni; informazioni su alimentazione, ecologia, diritti umani, ecc., partendo dal presupposto base che un qualsivoglia cambiamento parte proprio dalla consapevolezza di una singola persona Lo scopo del progetto è bilanciare le ripercussioni psicofisiche che la crisi economica ha sugli individui equipaggiandoli meglio alla gestione dello stress mirando allo sviluppo di una maggiore consapevolezza e di favorire l'innesco di dinamiche di evoluzione sociale, maggiormente volte al mutuo-sostegno, lo scambio empatico e la condivisione. Per ultimo e non per importanza, il carattere sperimentale della tesi fa riferimento: 1) al tipo di approccio e studio innovativo che il progetto propone: la prevenzione e la riduzione del disagio psicosociale causato dalla crisi. 2) Agli interventi sul campo: contatti con enti di promozione della salute e della cultura e di quelli che sostengono e si occupano di fasce sociali a disagio nella città di Cosenza (es, associazioni per i disabili, casa circondariale, comunità di tossicodipendenti, università della terza eta, Arcigay, università, scuole primarie e sulla popolazione tutta interessata ad occuparsi del proprio benessere)e all'organizzazione di incontri mirati 3) Il Progetto Co-Senza Stress è, inoltre, un programma di educazione alla consapevolezza globale di sé stessi ed alla salute psicofisica, orientato a promuovere una migliore integrazione sociale e fornire nuovi strumenti umani e culturali per superare o gestire in modo funzionale le problematiche del mondo in cui viviamo.
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