Dottorato di ricerca in Storia e cultura del viaggio e dell'odeporica nell'età moderna ; La famiglia Volkonskij appartiene a un ramo tra i più antichi della nobiltà russa. I suoi membri si distinsero per spirito di abnegazione e coraggio sia che fossero al servizio della zar, come Nikita Grigor'evič o Petr Michajlovič, sia che ne contestassero apertamente le politiche come il giovane Sergej Grigor'evič, che prese parte alla rivolta decabrista del 1825. Anche le rappresentanti femminili annoverano personaggi di spicco, su tutte Marija Nikolaevna Raevskaja, moglie di Sergej, che decise coraggiosamente di seguire il marito nel lungo e difficile esilio siberiano al quale era stato condannato. Un altro membro che fece onore al prestigio di questa famiglia, divenendo celebre tanto in Russia quanto in Europa fu Zinaida Aleksandrovna Belosel'skaja-Belozerskaja, moglie di Nikita. Il suo nome rimbalza praticamente in ogni memoria dei personaggi a lei contemporanei sparsi per tutto il continente europeo. Zinaida era la figlia del raffinato principe Belosel'skij-Belozerskij, ambasciatore di Caterina II prima a Dresda e poi a Torino, che aveva affascinato i suoi contemporanei distinguendosi per i suoi principi, le idee illuministe e l'enorme cultura nel segno della quale aveva cresciuto la sua incantevole figlia. Zinaida era la degna erede di suo padre: dopo aver trascorso l'infanzia tra Dresda e Torino, si era trasferita molto giovane a San Pietroburgo e qui era presto entrata a palazzo in qualità di dama di compagnia dell'imperatrice vedova attirando le attenzioni dello zar Alessandro I. Dopo aver fatto parte del seguito imperiale durante la marcia trionfale in seguito alla vittoria nella guerra patriottica del 1812, la Volkonskaja partecipò al Congresso di Vienna, a quello di Verona, affascinò la corte austriaca, quella francese, inglese e papale, stringendo rapporti profondi e stimolanti con gli uomini più influenti del suo tempo, fossero essi politici, intellettuali o artisti. In Russia il suo nome divenne celebre grazie al suo salotto sulla via Tverskaja, nel palazzo che attualmente ospita i magazzini Eliseev. A Roma era universalmente nota non solo per risiedere in una delle ville più belle della città, divenuta oggi residenza dell'Ambasciatore inglese in Italia, ma soprattutto per il suo generoso mecenatismo volto a sostenere la colonia degli artisti russi e, negli ultimi anni della sua vita, come fervente cattolica convertita. Gli ospiti dei suoi salotti erano luminari dell'università di Mosca, come Ševyrev, Del'vig, Odoevskij e Pogodin, poeti del calibro di Puškin, Mickiewicz e Belli, artisti affermati e alti prelati quali Thorvaldsen, Walter Scott, i cardinali Consalvi e Mezzofanti così come Kipreenskij, Bruni, Ščedrin e Gal'berg, giovani promesse dell'arte russa. In una parola: chiunque fosse amante del bello, della cultura o frequentasse il bel mondo a Mosca come a Parigi, a Odessa come a Roma fu almeno una volta suo ospite. Da parte sua Zinaida Volkonskaja fu cantante, mecenate, compositrice, membro delle principali società intellettuali di Russia e Italia, ispiratrice di alcuni tra i più bei versi dei poeti più acclamati e intima amica dello zar. Intratteneva fitte corrispondenze con intellettuali e funzionari e si distingueva per intelligenza, arguzia e innato savoir faire. La sua biografia, per quanto attraversi fasi assai differenti fra loro, è costantemente popolata da figure di primo piano e la vede presente nei luoghi dove si fa la Storia. In primo luogo Zinaida fu un'instancabile viaggiatrice. Iniziò a viaggiare fin da piccola per seguire il padre da Dresda a Torino, poi il ritorno in Russia, la marcia europea al seguito di Alessandro, l'entrata a Parigi delle truppe russo-prussiane, i festeggiamenti in Inghilterra, i congressi di Vienna e Verona. E ancora i soggiorni in Italia nel 1815 e nel 1820, quello a Parigi, Odessa, Mosca e di nuovo l'Italia e Roma. Anche quando si stabilì col suo salotto nella vecchia capitale russa, si rimise in cammino per il (quasi) definitivo trasferimento in Italia dopo soli quattro anni. Dei primi quarant'anni della sua vita, ne trascorse circa quindici in viaggio. La principessa è stata celebrata dai suoi contemporanei e in molti si sono prodigati nella descrizione della sua lunga e intensa vita: esistono infatti almeno cinque biografie, ciascuna delle quali si distingue dalle altre per l'approfondimento di un tratto peculiare o lo studio di un particolare periodo. La biografia pubblicata da N.A. Belozerskaja su «Istoričeskij vestnik» e il libro Pilgrim princess di Maria Feirweather offrono i resoconti più completi della vita della Volkonskaja, sebbene in entrambe le opere si riscontrino inesattezze o informazioni mancanti e spesso imprecise circa avvenimenti e periodi della biografia della principessa. Dalla bibliografia presa in considerazione emerge la mancanza di un approfondimento circa i salotti di Odessa e Parigi, ma la lacuna più evidente riguarda i lunghi anni trascorsi da Zinaida in viaggio. Solo Ettore Lo Gatto e Giulia Baselica trattano l'argomento, sebbene restringendo il campo al solo viaggio del 1829 alla volta dell'Italia, unico tra tutti sul quale si hanno notizie più dettagliate, non tanto per i frammenti delle memorie pubblicate da Zinaida (presentate qui in traduzione integrale, corredate da due lettere inedite provenienti dall'archivio statale russo di letteratura e storia dell'arte di Mosca – RGALI), quanto per il dettagliato resoconto che il prof. Ševyrev, compagno di viaggio della principessa, trascrisse sui suoi diari pubblicati in patria su numerose riviste e successivamente in un libro sulle Impressioni italiane. Sugli altri viaggi non ci sono testimonianze dirette e possono essere ricostruiti solo grazie a fonti indirette. La ricerca è stata resa particolarmente complessa dalla scarsa accessibilità dei documenti: se si escludono i manoscritti conservati nell'archivio statale e i materiali della biblioteca nazionale di Mosca – successivamente pubblicati sui «Severnye cvety» del 1830 e 1831, la maggior parte delle fonti si trova nell'archivio della Houghton Library dell'Università di Harvard, mentre pochi altri documenti sono sparsi nelle biblioteche di Francia, Germania, Polonia e Inghilterra. L'archivio privato della principessa, dopo la sua morte, in pochi anni è andato disperso tra i discendenti, riaffiorando non di rado nelle collezioni private e nelle aste degli antiquari romani. Il barone Lemmermann, dopo averne raccolto una parte consistente, lo donò nel 1967 ad Harvard, dove dovette attendere molti anni prima di essere catalogato. Unica testimonianza dei contenuti di tale archivio, sebbene parziale, è costituita dal libro di Bayara Aroutunova Lives in Letters, che raccoglie alcune tra le missive più significative ricevute dai numerosi corrispondenti della principessa. Il presente lavoro raccoglie e organizza per la prima volta tutti i materiali disponibili circa i viaggi della principessa Volkonskaja, con lo scopo di metterne in luce la centralità in un'esistenza votata alla realizzazione del progetto che Pietro il Grande aveva solo vagheggiato qualche decennio prima: quel ponte tra Russia ed Europa che Zinaida attuerà tanto nel privato dei suoi salotti, quanto nelle diverse ambascerie. Inoltre questa tesi presenta una nuova biografia dettagliata dalla quale sono state eliminate le frequenti imprecisioni, rivaluta l'attività letteraria della Volkonskaja e mette in luce la rilevanza delle opere pie che contraddistinsero gli ultimi anni della sua vita. Infine l'Appendice Documentaria presenta, accanto ai già citati resoconti di viaggio, la traduzione di alcune delle opere più significative della principessa e frammenti della sua corrispondenza privata inediti in italiano. Malgrado tutti gli sforzi compiuti la ricerca non si definisce né può essere completa: i documenti conservati in archivi inaccessibili, quali gli archivi segreti vaticani o gli archivi imperiali russi, potrebbero costituire materiale prezioso per far luce su alcuni punti della biografia della principessa rimasti oscuri o fornire nuovi dettagli sulla sua figura: interi periodi sono stati ricostruiti finora solo grazie alle testimonianze indirette di chi conobbe la Corinna del Nord. Tali lacune sono da attribuirsi inoltre all'azione censoria che Aleksandr Nikitič operò sull'archivio privato di sua madre dopo la morte di Zinaida per salvaguardarne l'onore distruggendo informazioni e materiali potenzialmente compromettenti, ragione che spinse anche Propaganda Fide a secretare le lettere dell'archivio del cardinal Consalvi, tra le quali alcune della Volkonskaja, e probabilmente anche i custodi delle memorie della famiglia imperiale russa. Il più accessibile resta l'archivio statunitense, di cui è disponibile una dettagliata catalogazione alla luce della quale è possibile ipotizzare la possibilità di rinvenire informazioni se non del tutto nuove, quantomeno più dettagliate su questa donna straordinaria che tanto diede alla cultura del primo Ottocento europeo. ; Volkonsky family have been one of the older and nobler branches of Russian aristocracy. Its members stood out for abnegation and bravery, whether in favour, such as Nikita or Petr, or against the Emperor, such as the decembrist Sergey Grigorevich. The female branch includes high ranking personalities as well: amongst all Maria Nikolaevskaya Raevskaya, Sergey's wife, who decided voluntarily to follow her husband to the Siberian exile, to which he had been condemned. Another woman, who honoured the name and the prestige of this family was Zinaida Aleksandrovna Beloselskaya-Belozerskaya, Nikita's wife. Her name can be found in quite every memory of her contemporaries all over Europe. She was the daughter of the sofisticated prince Alexander Beloselsky-Belozersky, Catherine the Great's ambassador first in Dresden, than in Turin, who fascinated his contemporaries with his principles, Illuministic ideas and huge culture. Princess Zinaida was educated following her father's steps. She was his worthy heiress: grown up in Dresden, than in Turin, she left for Petersburg in her early adolescence, becoming after few months lady-in-wating of the Empress Dowager and drawing the attentions of young Emperor Alexander I. After Napoleon's defeat in the great patriotic war of 1812, Zinaida followed the imperial entourage across Europe, took part in the Congresses of Vienna and Verona, fascinating Austrian, English, French and Vatican courts, establishing heartfelt and stimulating friendships with the most influential figures of her times, might they be politicians, intellectuals or artists. In Russia her name became famous thanks to her salon in Tverskaya street, in the building now housing Eliseev's stores. In Rome she was well-known not only for her beautiful villa, in which nowadays England's ambassador resides, but particularly thanks to her patronage in support of the roman Russian artistic colony and, in the last days of her life, for her passionate support to catholicism. The guests of her salons were eminences from Moscow university, such as Shevyrev, Delvig, Odoevsky and Pogodin, distinguished poets like of Pushkin, Mickiewicz and Belli, prominent artists and prelates like Thorvaldsen, Walter Scott and cardinals Consalvi and Mezzofanti, as well as Kipreensky, Bruni Shchedrin and Galberg, who showed promise as painters and artists. Everyone who loved culture, beauty and elegance was at least once in her place. Zinaida herself was a singer, a philantropist, a composer, a member of the most important intellectual societies both in Russia and in Italy, inspired many acclaimed poets and was an intimate friend of Emperor Alexander I. She also had correspondences with intellectuals and officials and distinguished herself for cleverness, intellect and innate savoir faire. Her biography, though it includes very different periods, is constantly featured by prominent figures and during her entire life she was in every place, where History was made. First of all she was an unceasing traveller. She began travelling since she was a child in order to follow her father from Dresden to Turin, then their journey back to Russia, the European march following the tsar, the Russian-Prussian army entry to Paris, the celebrations in England, the Congresses of Vienna and Verona. The sojourn in Italy in 1815 and 1820, in Paris, in Odessa, in Moscow and once again in Rome. Even when she decided to open her salon in Moscow, her stay lasted not more than four years, before she moved (quite) definitely to Rome. As she was forty she had already spent fifteen years travelling. Princess was celebrated by her contemporaries and many of them wrote about her: there are at least five biographies and each of them particularly focuses on a single stage or a peculiarity of her life and personality. Biographies published by A.N. Belozerskaya and M. Fairweather seem to be the most complete works on Volkonskaya's life, even if in both of them there can be found mistakes and lack of information. Considering the analyzed bibliography, there are so far poorly examinated seasons of her life, such as the salons in Paris or in Odessa, but the most evident lack concerns her travels. In Italy only Ettore Lo Gatto and Giulia Baselica wrote about this topic, but only analyzed the 1829-year travel, the only one about wich we have detailed information. Zinaida, actually, wrote some travel memories (here presented in their first Italian complete translation, with two non-published letters from the Moscow State archive for literature and arts), but mainly we have details about this journey thanks to the diaries of Shevyrev, who took part in this travel. Researches about Volkonskaya were also difficult on account of hard access to documents: the main part of sources from Zinaida's private archive can be found at Harvard's Houghton Library, while some manuscripts and few other materials are conserved in Moscow (RGALI and Russian State Library) or in French, German, Polish or English libraries. Princess Volkonskaya's private archive, firstly scattered in numerous private collections, was out together by baron Lemmermann, who in 1967 donated it to Harvard University, where it was classified only many years later. The only direct, but partial, evidence of the content of this archive is Aroutunova's Lives in letters, a book collecting some of the most significant letters received by Zinaida from her correspondents. The present work is aimed to gather and organize all available information and materials about Volkonskaya's travels, in order to underline their importance in a life dedicated to the realization of Peter the Great's long for dream about a bridge connecting Russia and Europe. Finally the Appendix presents the Italian translation of some of the most significant literary works of princess Zinaida and few fragments of her private correspondence. In spite of all the efforts made this work is not, and it can't be complete: documents stored in unaccessible archives, such as the Vatican or the Imperial ones, might reveal helpful knowledge about some obscure years in the life of princess Volkonskaya. These lacks are due, furthermore, to the censorship by Alexander Nikitich of the private collection of his mother, in order to preserve her memory from likely compromising materials. Maybe the same reasons forced Propaganda Fide and the imperial Russian officers to take the same action. Harvard University is the main accessibile archive: thanks to its detailed cataloguing we can hold that there is a possibility to reveal accurate information about this extraordinary woman, to whom XIX century european culture owes so much.
"Mi sia concesso di cominciare con una confessione piuttosto imbarazzante: per tutta la mia vita nessuno mi ha dato piacere più grande di David Bowie. Certo, forse questo la dice lunga sulla qualità, della mia vita. Non fraintendetemi. Ci sono stati momenti belli, talvolta persino insieme ad altre persone. Ma per ciò che riguarda una gioia costante e prolungata attraverso i decenni, nulla si avvicina al piacere che mi ha dato Bowie." (Simon Critchley, Bowie) Quelli che non conoscono l'opera di Bowie, temo, avranno provato un po' d'irritazione per la quantità di cose dette e scritte dopo la sua morte nel gennaio scorso. O perlomeno stupore, viste le innumerevoli sfaccettature per cui è stato ricordato. Come ha scritto giustamente Francesco Adinolfi su Il manifesto del 12 gennaio, "non c'è un solo Bowie, e ognuno ha il suo Bowie da piangere". C'è ovviamente il Bowie che tra la fine dei '60 e i primi anni '70 porta in scena la libertà contro la soffocante pubblica morale, mescolando generi ed identità sessuali in canzoni e concerti, ostentando i suoi personaggi scandalosi per sbatterli in faccia a family day di ogni sorta. Lo scrittore Hanif Kureishi, per esempio, ricorda la canzone "Rebel rebel" (1974) come una spinta che lo porta a desiderare di andarsene dal monotono perbenismo del sud di Londra. Il filosofo Simon Critchley descrive l'impatto di "Rock'n'roll suicide" (1972), dove l'urlo "You're not alone!" ("Non sei solo"!) diventa detonatore emotivo per una generazione di giovani a disagio con se stessi e con il mondo, spingendoli a cercare di diventare qualcos'altro – "qualcosa di più libero, più queer (traducibile con 'eccentrico', e anche 'omosessuale'), più sincero, più aperto, e più eccitante." Ma questo Bowie, l'icona del gender bending, è stracitato. Molto meno noto è il Bowie dall'animo irriducibilmente politico. Intendiamoci, anche dal punto di vista politico Bowie è stato molte cose. Nel 1975 rilascia alcune dichiarazioni di simpatia verso il nazismo, che saranno poi rettificate e (molto parzialmente) giustificate con la sua pericolosa dipendenza dalle droghe di quel periodo. Il clamore è amplificato da una fotografia in cui sembra fare il saluto romano a una folla di fan che lo attende a Victoria Station (ma osservando il filmato dell'evento su Internet, pare che il fotografo abbia preso lo scatto proprio nel momento in cui il braccio si tende in un normalissimo saluto). Si tratta di un aspetto delicato ancora da chiarire completamente, in cui anche critici raffinati come Critchley non si avventurano troppo. E che comunque ha finito per offuscare, secondo me, la figura di Bowie cantore degli ultimi e dei margini. Il nodo cruciale di questo suo aspetto è l'album Scary Monsters (1980), alla fine di un decennio segnato da una serie di album memorabili, dal glam rock alle sperimentazioni berlinesi – storicamente, la fine delle utopie e l'inizio del cosiddetto riflusso. Nel brano "Ashes to ashes" Bowie riprende il personaggio che l'aveva portato al successo, il Maggiore Tom, astronauta che in "Space oddity" (1969) celebrava l'allunaggio ma al contempo si perdeva stranamente a galleggiare nello spazio. Seguendo una parabola analoga agli ideali bruciati di quel periodo, nel 1980 Major Tom ricompare travolto dalle droghe pesanti, schiavo dei mostri che lo perseguitano nello spazio: I want an axe to break the ice, I want to come down right now Ashes to ashes, funk to funky We know Major Tom's a junkie strung out in heaven's high hitting an all-time low Voglio un'ascia per rompere il ghiaccio, voglio venir giù subito Cenere alla cenere, funk al funky Lo sappiamo che Major Tom è un tossico sperso nell'alto dei cieli caduto in una depressione storica Ma anche la realtà in cui Major Tom desidera tornare non promette nulla di buono. In Scary Monsters si manifesta uno dei punti più alti della critica socio-politica nei testi di Bowie, che assume toni quasi profetici. Mi riferisco alla canzone che apre l'album, "It's no game (no. 1)": Silhouettes and shadows watch the revolution No more free steps to heaven and it's no game (…) Documentaries on refugees couples 'gainst the target (…) Draw the blinds on yesterday and it's all so much scarier Put a bullet in my brain and it makes all the papers Profili e ombre guardano la rivoluzione Niente più passi facili verso il paradiso e non è un gioco (…) Documentari su rifugiati coppie nel mirino (…) Chiudi la finestra sul passato ed è tutto più spaventoso Sparami un colpo in testa e ne parleranno tutti i giornali Qui Bowie sembra svelare quella che sarà la faccia oscura degli anni '80 e oltre: la questione dei rifugiati e delle vittime civili dei conflitti (come suonano profetici quei due versi…), l'oblio degli ideali del passato, lo sguardo onnipresente ma banalizzante dei mass media. E' importante ascoltare "It's no game (no. 1)" anche perché Bowie canta questa canzone a squarciagola, a voce quasi stridula, come se lo stessero torturando; l'insieme è reso più complesso dall'alternanza con una voce femminile che canta in giapponese una traduzione del testo, in tono aggressivo. Secondo Critchley, "il genio di Bowie risiede nell'armonizzare minuziosamente parole e musica attraverso il mezzo della voce". I versi finali della canzone introducono poi un riferimento più esplicitamente politico, forse riferendosi alla polemica menzionata sopra: So where's the moral? People have their fingers broken To be insulted by these fascists – it's so degrading And it's no game E allora dov'è la morale? La gente ha le dita spezzate Venir insultati da 'sti fascisti – è così degradante E non è un gioco La voce di Bowie si contorce soprattutto quando pronuncia il titolo della canzone, "non è un gioco": il dramma della 'fine delle ideologie' sta nel poter non prendere più nulla sul serio, neanche le grandi tragedie. C'è una coincidenza curiosa, a questo proposito. L'anno seguente Giorgio Gaber mette in scena il recital Anni affollati, e nel pezzo parlato "Il presente" offre (ovviamente con Sandro Luporini) una caustica riflessione sul nuovo clima dei primi anni '80, dove i più bravi e geniali riescono a togliersi di dosso la pesantezza di qualcosa che ingombra per dedicarsi allo 'smitizzante'. Perché di fronte all'idiozia dei vecchi moralisti, preferisco vedere l'uomo di cultura che si fa fotografare nudo su un divano a fiori. Eh sì, per questa sua capacità di saper vivere il gioco. Sto parlando insomma di quelli veramente colti, che con sottile ironia hanno riscoperto… l'effimero. Ecco che cos'è il presente: l'effimero. E devo dire che per della gente come noi, che non crede più a niente, questo è perfetto. (…) La cosa più intelligente da fare è quella di giocare d'astuzia con i segnali del tempo. Ma attenzione, perché tra l'avere la sensazione che il mondo sia una cosa poco seria, e il muovercisi dentro perfettamente a proprio agio, esiste la stessa differenza che c'è tra l'avere il senso del comico ed essere ridicoli… La canzone di Bowie non finisce qui, perché Scary Monsters ha una struttura circolare e si chiude con "It's no game (no. 2)" ("Non è un gioco, parte seconda"), dove viene riproposto lo stesso motivo – o quasi. Questa versione accentua la critica sociale (e la visionarietà profetica) aggiungendo una strofa finale sullo sfruttamento del lavoro minorile: Children 'round the world put camel shit on the walls Making carpets on treadmills, or garbage sorting And it's no game Bambini in tutto il mondo mettono cacca di cammello sui muri Fanno tappeti su macchinari, o frugano in discariche E non è un gioco Ma soprattutto, i versi di questa "parte seconda" sono cantati in modo radicalmente diverso, con voce lenta, calda, modulata, quasi da crooner in stile Frank Sinatra, quasi a voler dire: guardate che anche i miei pezzi apparentemente più commerciali possono essere qualcosa di più di semplici canzoni orecchiabili. E' una caratteristica dei suoi testi che viene colta anche dalla genialità sregolata di Lars Von Trier, il cui durissimo film Dogville (2003), sulla brutalità del sogno americano, si conclude con la scena del massacro di un intero villaggio e uno stacco improvviso sui titoli di coda: una sequenza di immagini di povertà e degrado statunitense con in sottofondo il pezzo "Young Americans" (1975), dal ritmo allegro ma con un sottotesto che accenna alla sterilizzante massificazione degli individui: We live for just these twenty years, do we have to die for the fifty more? Viviamo solo per questi vent'anni, dobbiamo morire per altri cinquanta? Questa ambivalenza è riscontrabile soprattutto nei dischi immediatamente successivi a Scary Monsters, quelli segnati da un disimpegno che per la prima volta fanno diventare Bowie un fenomeno commerciale mainstream, e che molti fan ancora rifiutano. Mi riferisco innanzi tutto a Let's Dance (1983), ovviamente, ricordando il videoclip della canzone omonima che mette in primo piano la condizione degli aborigeni australiani; come scrive Nicholas Pegg nel suo enciclopedico The Complete David Bowie, "prendendo spunto solo marginalmente dal testo della canzone per sposare la causa dei diritti degli aborigeni, il video costituisce il primo (sic) sostanziale esempio del ruolo da militante sociopolitico che Bowie cominciava a ritagliarsi negli anni '80." Sempre in Let's Dance, il brano "Ricochet" ("Pallottola di rimbalzo") è pervaso da un senso di totale sacrificabilità delle vite umane; come in "It's no game", i versi sembrano già descrivere il lato oscuro della globalizzazione neoliberista: Like weeds on a rock face waiting for the scythe (…) These are the prisons, these are the crimes teaching life in a violent new way (…) Early, before the sun, they struggle off to the gates in their secret fearful places, they see their lives unraveling before them (…) But when they get home, damp-eyed and weary, they smile and crush their children to their heaving chests, making unfullfillable promises. For who can bear to be forgotten? Come erbacce sulla roccia in attesa della falce (…) Queste sono le prigioni, questi i crimini che insegnano la vita con nuova violenza (…) Presto, prima del sole, sgomitano verso i cancelli nei loro spaventosi luoghi segreti, vedono la propria vita che gli si dipana di fronte (…) Ma quando arrivano a casa, stanchi e con occhi umidi, sorridono e si stringono i figli al petto ansante, facendo promesse inesaudibili. Perché chi può sopportare di venir dimenticato? Buona parte di questi versi sono parlati con voce metallica, come da un megafono, rimarcando così l'idea di omologazione oppressiva della società contemporanea. Su questi temi Bowie ritorna periodicamente anche nei dischi incisi dopo Let's Dance, dalla fine degli anni '80 fino a pochi anni fa – album quasi sempre di gran qualità, che le commemorazioni dello scorso gennaio hanno praticamente ignorato. Va menzionato, dall'album Tin Machine (1989) il brano "I can't read" ("Non so leggere"), che tratta di deprivazione culturale in un mondo dove "money goes to money heaven / bodies go to body hell" (" i soldi finiscono nel paradiso dei soldi / i corpi nell'inferno dei corpi"). Lo stesso LP contiene una cover di "Working class hero" ("Eroe della classe operaia") di John Lennon (1970), inno anti-sistema cantato da Bowie con voce carica di rabbia: When they've tortured and scared you for twenty-odd years then they expect you to pick a career when you can't really function you're so full of fear (…) Keep you doped with religion and sex and TV and you think you're so clever and classless and free but you're still fucking peasants as far as I can see (…) There's room at the top they're telling you still but first you must learn how to smile as you kill Dopo che ti hanno torturato e terrorizzato per una ventina d'anni poi si aspettano che tu ti scelga una carriera mentre non riesci neanche a pensare tanto sei pieno di paura (…) Ti drogano di religione, sesso e TV e ti credi d'essere così furbo e oltre le classi e libero ma sei ancora un cazzo di bifolco, mi sembra (…) C'è ancora posto là in cima, ti continuano a dire Ma prima, mentre uccidi, devi imparare a sorridere Una diffusa alienazione sociale emerge anche in "Dead man walking" ("Morto che cammina", 1997), un pezzo contaminato da sonorità drum'n'bass che martellano immagini come questa: an alien nation in therapy sliding naked, anew like a bad-tempered child on the rain-slicked streets una nazione aliena in terapia che scivola nuda, di nuovo come un bambino intrattabile per strade viscide di pioggia Due anni dopo, in "Seven", riprende la figura del fratello maggiore Terry, sofferente di schizofrenia e suicida nel 1985, tornando così ad un altro tema per lui ricorrente, quello dei meccanismi sociali che riproducono la malattia mentale: I forgot what my brother said I forgot what he said I don't regret anything at all I remember how he wept On a bridge of violent people I was small enough to cry I've got seven days to live my life or seven ways to die Ho scordato cosa diceva mio fratello ho scordato che diceva Non rimpiango davvero nulla mi ricordo come piangeva Sopra un ponte di gente violenta ero abbastanza piccolo da strillare Ho sette giorni per vivere la mia vita o sette giorni per morire L'attenzione di Bowie verso le vittime della Storia si può ritrovare, comunque, già prima del 1980. Quando ancora cantava ballate alla Bob Dylan, il pezzo "Little bombardier" ("Il piccolo artigliere", 1967) narra di un reduce solo, spaesato e affamato di affetti: War made him a soldier, little Frankie Mear. Peace made him a loser, a little bombardier La Guerra lo fece un soldato piccolo Frankie Mear La pace lo fece un perdente, un piccolo artigliere Per sua grande gioia, diventa amico di due bambine, ma si farà cacciare perché sospettato di pedofilia: Leave them alone or we'll get sore. We've had blokes like you in the station before Lasciale stare o cominceremo a seccarci. Ne abbiamo già avuti come te alla stazione di polizia. Pur puntando esplicitamente il dito contro l'autorità costituita, questa storia malinconica è musicata, scrive Pegg, con un "nostalgico valzer da fiera di paese (…) uno dei pochissimi brani di Bowie scritti in 3/4". Il testo è ispirato al racconto "Uncle Ernest" (1959) di Alan Sillitoe, uno dei più felici narratori del nuovo realismo proletario nel secondo dopoguerra. In quanto a temi socio-politici, Bowie tocca spesso anche l'imperialismo statunitense e la natura repressiva delle religioni istituzionali (si veda ad esempio lo 'scandaloso' videoclip di "The next day", 2013). Ma il Bowie che ho voluto ricordare qui è l'artista che non ha mai chiuso gli occhi di fronte alle ingiustizie, alla sofferenza degli ultimi. Potrà suonare paradossale, ma mi viene da pensare ad un altro grande cantore dei margini come Enzo Jannacci. Bowie torna spesso su ciò che in "Under pressure" ("Sotto pressione", 1981) definisce "the terror of knowing what this world is about" ("il terrore di sapere di cosa è fatto questo mondo"), mentre Love dares you to care for the people in the streets the people on the edge of the night L'amore ti sfida a prenderti cura della gente per le strade la gente al margine della notte Certo, è difficile accostare i maglioni sudati di Jannacci al Bowie che ha creato e curato la propria immagine, cui il prestigioso Victoria and Albert Museum di Londra ha dedicato una mostra di grande successo nel 2013. E la voce di Jannacci, sempre apparentemente sul punto di esaurire il fiato, condivide poco con le virtuosità bowiane. Dietro ad entrambi vedo però una sensibilità comune, e un simile atteggiamento di insofferenza verso ogni inquadramento, ogni norma imposta dall'alto. Per me, i testi di Bowie hanno rappresentato l'inizio di una passione per la letteratura in lingua inglese, e per la natura indecifrabile, sfuggente e mai omologabile che è propria della poesia. Critchley nota che, a partire dal periodo berlinese, i suoi versi diventano meno intellegibili e narrativi, e che "colpiscono maggiormente quando sono più indiretti. Siamo noi a doverli completare con la nostra immaginazione, col nostro desiderio." Continuo a citare Critchley anche perché mi ritrovo profondamente nel percorso del suo libro, purtroppo non ancora tradotto in italiano. Il volumetto si conclude con una frase che sottoscrivo, e che rappresenta il motivo per cui non ho ancora trovato il coraggio di ascoltare Blackstar, l'ultimo album uscito solo due giorni prima della morte: "Non voglio che Bowie finisca. Ma lo farà. E anche io."
Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com Editoriale Performative Thinking in Humanities Un Quaderno periodico Editoriale in cui si spiega che il Quaderno Think Tank PTH – Performative Thinking in Humanities diventerà una pubblicazione annuale dedicata alla disseminazione dei saperi filosofici e umanistici attraverso le arti audiovisive e musicali. Filosofia, Musica, Teatro, Impegno, Politica Fabrizio Masucci Museo Cappella Sansevero fabriziomasucci@museosansevero.it Un melologo filosofico per Raimondo di Sangro principe di Sansevero Prefazione del Presidente del Museo Cappella Sansevero al libretto e alla partitura del melologo. Velo, Cristo velato, Museo Cappella Sansevero, Teatro della Filosofia, Disseminazione Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com Il pensiero velato Una meditazione notturna del principe di Sansevero melologo in quattro quadri per voce recitante, voci registrate e percussioni libretto Basato sulle opere di Raimondo di Sangro e su altri testi dell'epoca concepiti nella cerchia dei cosiddetti Liberi pensatori, il libretto mette a fuoco la personalità del principe di Sansevero nel momento in cui scrive la Supplica (1753) da inviare a Benedetto XIV per chiedergli di derubricare la sua Lettera apologetica (1751) dall'Index librorum prohibitorum. Raimondo di Sangro viene presentato come un ostinato difensore della libertà di pensiero e della tolleranza. Il suo interesse per il sistema di segni del popolo peruviano (quipu) denuncia in lui un'attenzione per la scrittura, intesa come l'unico strumento concesso all'uomo per lasciare traccia di sé e guadagnare quindi una immortalità (non personale) nella fama. Pensiero critico, Tolleranza, Censura, Scrittura, Sperimentazione Rosalba Quindici Hochschule der Künste Bern rosalbaquindici@yahoo.it Il pensiero velato Una meditazione notturna del principe di Sansevero melologo in quattro quadri per voce recitante, voci registrate e percussioni score Partitura musicale del melologo. Musica contemporanea, Ricerca timbrica, Percussioni, Scrittura, Sperimentazione Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com Pandemia 2020 / scena deserta Breve storia di un progetto nato e mutato dall'emergenza sanitaria Il breve saggio racconta le fasi di lavorazione necessarie a produrre il video Pandemia 2020 / scena deserta, che evoca il tema dei teatri chiusi per la l'epidemia di Covid-19 ed è dedicato ad attori e musicisti in difficoltà perché rimasti senza lavoro. L'esplodere dell'emergenza sanitaria ha costretto i partecipanti a modificare il progetto mentre era in corso di svolgimento. Teatro, Video, Scenografia, Musica, Sceneggiatura Nera Prota Accademia di Belle Arti di Napoli nera.prota@yahoo.com Pensare con le mani nell'era digitale Manualità tra Information Technologies (IT) e creatività umana Nelle Accademie di Belle Arti, sempre più spesso l'information technology è proposta come un sostituto o un surrogato dello sviluppo individuale della manualità. Coloro i quali, per qualsiasi motivo, si sentono a disagio nell'usare la loro manualità, possono trovare un'apparente via di uscita nell'uso dei software. Tuttavia, questo trend rinforza la perdita di manualità impedendo alle persone di costruire un loro personale linguaggio artistico. L'aiuto delle macchine nella produzione artistica incontra un'esigenza di mercato, consolidando l'idea fittizia che la creatività umana possa essere espressa attraverso processi standardizzati. Certamente, ciò è funzionale all'interesse del mercato. Per esempio, uno dei software più usati in ambito artistico progettuale è il CAD (Computer-aided design). Il nome del software immediatamente svela la relazione asimmetrica con l'utente. In molti casi, software come il CAD possono interagire direttamente con altre macchine complesse (ossia macchine a controllo numerico) per intraprendere attività di larga scala ed estrema precisione. In questo saggio, l'autrice ricerca il confine tra la produzione industriale e la creatività umana in ambito artistico, sfatando in questo modo alcune ambiguità sul ruolo che la tecnologia ricopre nella società. Design, Virtuale, Arte, Tecnologia, Didattica Benedetta Tramontano Accademia di Belle Arti di Napoli bene_98@hotmail.it Ricerca stilistica e scelte personali Tecla: un'evocazione visuale in tre bozzetti di una città invisibile di Italo Calvino Nel contributo si descrivono le modalità seguite nel dare una raffigurazione fantastica – dunque soggettivo-prospettica – di una delle città invisibili di Italo Calvino: Tecla, la metropoli-cantiere. L'Autrice ha deliberatamente scelto il disegno e la colorazione a mano libera, rifiutandosi di utilizzare software di disegno digitale. Acquerello, china, bozzetto, colore, disegno digitale Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.it Giancarlo Turaccio Conservatorio Statale di Musica di Salerno "Antonio Martucci" giancarlo.turaccio@gmail.com Un ascolto iniziatico Conversazione tra un filosofo e un compositore sulla musica acusmatica Un ricercatore di filosofia e un docente di composizione dialogano sulla musica acusmatica, ossia quella proposta (anche in concerto) in assenza della sua fonte sonora. La discussione ricostruisce brevemente la storia del concetto e mette in evidenza l'importanza dell'ascolto "puro", fondato sulla relazione diretta fra l'orecchio e l'oggetto sonoro. Pitagorici, Pierre Schaeffer, Walter Benjamin, Oggetto sonoro, Spazializzazione del suono Gianvincenzo Cresta Conservatorio Statale di Musica di Avellino "Domenico Cimarosa" gianvincenzo.cresta@conservatoriocimarosa.org Ricordo di Bruno Maderna (1920-1973) a cento anni dalla nascita Del canto immobile Qualche riflessione su Per Caterina di Bruno Maderna per violino e pianoforte Spesso nell'indagine storico analitica su un compositore si cerca una sintesi e ci si focalizza su alcune opere ritenendole maggiormente rappresentative. È una via possibile che però delimita l'identità del compositore, piegandolo a una narrazione semplificata, mentre invece il cammino creativo di un artista è un complesso caleidoscopio. Per Caterina di Bruno Maderna è un breve brano per violino e pianoforte composto nel 1963, il cui esito, pur ponendosi in rottura rispetto ad altre sue opere e agli stilemi stilistici degli anni '50 e '60, si colloca con naturalezza nell'arco creativo dell'autore. È un brano emblematico del suo modo di vivere la musica come fenomeno unitario, senza steccati stilistici e categorizzazioni. La retorica è per Maderna un mezzo e non un'estetica e la musica un'esperienza complessa che mescola al sonoro il percettivo, il motorio e l'emozionale. Afferma Maderna: «la musica non può essere che un fatto espressivo, un suono suscita reazioni e i suoni non sono che mezzi». Identità, Canto, Antico, Modernità, Libertà Tommaso Rossi Conservatorio Statale di Musica di Benevento "Nicola Sala" info@tommasorossi.it Una grande Aulodìa Flauto e oboe nella "melodia arcaica" di Bruno Maderna Nella variegata e copiosa produzione musicale di Bruno Maderna la scelta di dedicare una particolare attenzione al flauto e all'oboe – i due più acuti rappresentanti della famiglia dei "legni" – sembra andare oltre il pur comprensibile interesse del compositore per l'indagine timbrica di due affascinanti strumenti, ma è legato a ragioni più profonde, che risiedono in aspetti fondanti della poetica musicale del compositore. Il flauto e l'oboe sono "gli" strumenti della mitologia classica, e il loro suono particolare rimanda immediatamente alla Grecia antica, alla civiltà che il popolo greco ha creato e al culto della bellezza che ne è scaturito, influenzando il corso della storia dell'Occidente. Maderna guarda, attraverso il suono di questi strumenti, a questo mondo – oggi perduto – con il preciso desiderio di riproporre utopicamente, in una modernità segnata dalla violenza delle macchine e nel contesto di una società disumanizzata, un ideale superiore ma irraggiungibile di armonia. Attraverso l'analisi di molti dei lavori scritti da Maderna, che hanno per protagonisti il flauto e l'oboe, l'autore ricostruisce alcuni aspetti dell'estetica maderniana. Hyperion, Musica su due dimensioni, Grande Aulodia, Don Perlimplìn, Terzo concerto per oboe Rossella Gaglione Università degli Studi di Napoli Federico II rossellagaglione@hotmail.com Discorsi tra Eco e Narciso A proposito di un recente libro di Dario Giugliano Che rapporto c'è tra ίδιοςe κοινός? E come possono la filosofia (nello specifico la metafisica) e la letteratura coniugare questi due termini? Quanto è difficile, e allo stesso tempo necessario, comunicare con l'Altro, cioè trasferire la propria voce singolare all'interno del sistema segnico condiviso affinché possa essere compresa? Che cos'è l'esperienza? Cosa si intende per idiotismo? Com'è possibile leggere il mito di Eco e Narciso? Questi e altri interrogativi sono alla base del testo di Giugliano che – grazie anche al confronto con vari pensatori (tra cui Platone, Novalis e Nietzsche) – offre numerosi e interessanti spunti di riflessione. Idiotismo, comunicazione, esperienza, Filosofia, linguaggio ; Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com Editorial Performative Thinking in Humanities A Periodical Book Editorial explaining that the Book Think Tank PTH – Performing Thinking in Humanities will become an annual publication dedicated to the dissemination of philosophical and humanistic knowledge through the visual and musical arts. Philosophy, Music, Theater, Commitment, Politics Fabrizio Masucci Museo Cappella Sansevero fabriziomasucci@museosansevero.it A Philosophical Melologue for Raimondo di Sangro principe di Sansevero Preface by the President of the Sansevero Chapel Museum to the libretto and score of the melologue. Veil, Veiled Christ, Sansevero Chapel Museum, Philosophy Theater, Dissemination Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com The Veiled Thought A Nocturnal Meditation by the Prince of Sansevero melologue in four scenes for narrating voice, recorded voices and percussion libretto Based on the works of Raimondo di Sangro and on other texts of the circle of the Free Thinkers, the libretto focuses on the personality of the Prince of Sansevero when he writes the Supplica (1753) for Benedict XIV. In it he ask him to delete his Lettera apologetica (1751) from the Index librorum prohibitorum. Raimondo di Sangro is presented as an obstinate defender of freedom of free thought and tolerance. His interest in the system of signs of the Peruvian people (quipu) denounces in him an attention to writing, which – understood as a trace of an existence – can guarantee immortality in fame. Critical Thinking, Tolerance, Censorship, Writing, Experimentation Rosalba Quindici Hochschule der Künste Bern rosalbaquindici@yahoo.it The Veiled Thought A Nocturnal Meditation by the Prince of Sansevero melologue in four scenes for narrating voice, recorded voices and percussion partitura musicale Score of the melologue. Contemporary music, Timbric Research, Percussion, Writing, Experimentation Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.com Pandemic 2020 / Deserted Scene A Brief History of a Project that the Pandemic has changed The short essay describes the processing steps to produce the video Pandemic 2020 / deserted scene, which evokes the theme of closed theaters because of the Covid-19 epidemic and is dedicated to actors and musicians in difficulty, because without work. The explosion of the health emergency forced the participants to modify the project while it was in progress. Theater, Video, Scenography, Music, Screenplay Nera Prota Accademia di Belle Arti di Napoli nera.prota@yahoo.com Thinking with Hands in the Digital Age Crafting Art Amidst Information Technology (IT) and Human Creativity In Art Academies, IT is increasingly proposed as a substitute or a surrogate to developing individual crafting abilities. Those that, for any reasons, feel uncomfortable using their hands can easily find in computer applications an apparent way-out. However, this trend reinforces hands disability preventing individuals to build their own personal artistic language. Machine support in art crafting meets a growing market demand ushering in the fictitious idea that human creativity can be achieved through standardized processes. This is of course functional to market interests. For example, one of the most popular software is used in art design is CAD (Computer-Aided Design). The name itself highlights the asymmetric relation with the user. In many cases software like CAD can directly interact with other complex machines (i.e., numeric control machines) to undertake large-scale, precision tasks. In this essay, the Author will search the boundary between industrial production and human creativity, thus debunking some ambiguity about the role of technology in society. Design, Virtual, Art, Technology, Didactics Benedetta Tramontano Accademia di Belle Arti di Napoli bene_98@hotmail.it Stylistic Research and Personal Choices Tecla: A Visual Evocation in Three Sketches of an Invisible City by Italo Calvino The contribution describes the methods followed in giving a fantastic – therefore subjective-perspective – representation of one of Italo Calvino's invisible cities: Tecla, the building site-city. The Author has deliberately chosen freehand drawing and coloring, refusing to use digital drawing software. Watercolor, Ink, Sketch, Color, Digital Drawing Rosario Diana Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico Moderno Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF-CNR) rosariodiana61@gmail.it Giancarlo Turaccio Conservatorio Statale di Musica di Salerno "Antonio Martucci" giancarlo.turaccio@gmail.com An Initiatory Listening Conversation between a Philosopher and a Composer about Acousmatic Music A philosophy researcher and a professor of composition talk about acousmatic music, which is proposed (even live) in the absence of her sound source. The discussion briefly reconstructs the history of the concept and highlights the importance of "pure" listening, which is based on the direct relationship between the ear and the sound object. Pythagoreans, Pierre Schaeffer, Walter Benjamin, Sound Object, Spatialization of Sound Gianvincenzo Cresta Conservatorio Statale di Musica di Avellino "Domenico Cimarosa" gianvincenzo.cresta@conservatoriocimarosa.org Memory of Bruno Maderna (1920-1973) One Hundred Years After his Birth On Steady Song Some Reflections on Per Caterina by Bruno Maderna for Violin and Piano In the analytic historical survey of a composer we usually look for a synthesis and we focus on some works that are considered more representative. It is a possible way but that can restrict the identity of the composer, bending it to a simplified narrative whereas the creative journey of an artist is a complex kaleidoscope. Per Caterina by Bruno Maderna is a short piece for violin and piano composed in 1963, and despite being in contrast with his other works and stylistic styles of the '50s and '60s, it is naturally placed in the creative arc of the author. It is an emblematic piece of his way of experiencing music as a unitary event, without stylistic fences and categorizations. Rhetoric is for Maderna a means and not an aesthetic and music is a complex experience that mixes sound with the perception, the motor and the emotional. Maderna says: «Music can only be an expressive fact, a sound that elicits reactions and sounds are only a means». Identity, Song, Ancient, Modernity, Freedom Tommaso Rossi Conservatorio Statale di Musica di Benevento "Nicola Sala" info@tommasorossi.it Una grande Aulodìa The Flute and the Oboe in Bruno Maderna's "Arcaic Melody" In Bruno Maderna's varied and copious musical production, the choice to devote particular attention to the flute and the oboe – the two highest pitched members of the "woodwind" family – seems to go beyond the composer's understandable interest in the timbre investigation of two fascinating instruments, but it is linked to deeper reasons, which reside in fundamental aspects of the composer's musical poetics. The flute and the oboe are "the" instruments of classical mythology. Their particular sound immediately recalls ancient Greece, the civilization that the Greeks founded, with its inherent cult of beauty, which influenced the whole history of Western civilization. Through the sound of these instruments, Maderna looks at this world – now lost – with the precise desire to re-propose utopically–in a modernity marked by the violence of machines and in the context of a dehumanized society–a superior but unattainable ideal of harmony. Through the analysis of many of his works, which feature the flute and the oboe, the author reconstructs some aspects of Maderna's aesthetics. Hyperion, Musica su due dimensioni, Grande Aulodia, Don Perlimplìn, Terzo concerto per oboe Rossella Gaglione Università degli Studi di Napoli Federico II rossellagaglione@hotmail.com Talkbetween Echo and Narcissus About a Recent Book by Dario Giugliano What is the relationship between ίδιος and κοινός? And how can philosophy (specifically metaphysics) and literature combine these two terms? How difficult is, and at the same time necessary, communicate with Other, that is to transfer one's singular voice in the shared sign system for this voice can be understood? What is experience? What is idiotism? What about the myth of Echo and Narcissus? These questions and other ones are the basis of Giugliano's text which – thanks also to the comparison with various thinkers (including Plato, Novalis and Nietzsche) – offers numerous interesting food for thought. Idiotism, Communication, Experience, Philosophy, Language
Dottorato di ricerca in Economia e territorio ; La tesi ha rivolto la sua attenzione a uno strumento innovativo nella gestione degli investimenti pubblici sotto il profilo economico amministrativo, la concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale che ha lo scopo di valorizzare il capitale demaniale dello Stato senza intaccare le risorse finanziarie dello stesso, vincolate dai criteri europei e prevalentemente destinate a coprire le spese correnti. La tesi descrive la prima concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale rilasciata dallo Stato: Villa Tolomei a Firenze. Villa Tolomei è un complesso immobiliare plurisecolare immerso nelle colline di Firenze, che a seguito della riqualificazione e della valorizzazione è stato trasformato in un hotel e resort a cinque stelle, a soli 5 minuti dal centro storico e a 2,7 km dal Ponte Vecchio, dotato di tutti i comfort. Villa Tolomei è una dimora risalente al XIV secolo appartenuta alla famiglia Tolomei. Il complesso immobiliare è costituito, sin dalla sua origine, da diversi edifici per circa 3.500 mq di superficie, collocati all'interno di 17 ettari di un parco che presenta ancora le tracce della vecchia organizzazione a poderi. La tesi descrive i criteri contabili per la redazione del Bilancio dello Stato italiano e passa in rassegna i vincoli imposti dal Trattato di Maastricht, dal Fiscal Compact e dal Two Pack, da cui emerge le difficoltà dell'Italia nel fare fronte ai propri impegni europei, nel valorizzare il proprio patrimonio artistico e culturale e nel procedere con gli investimenti necessari per lo sviluppo del Paese senza il quale la politica di austerità del bilancio non ha efficacia. Il Bilancio dello Stato italiano infatti sta destinando le proprie risorse prevalentemente, se non totalmente, per finanziare le spese di funzionamento e per il ripianamento del debito, trascurando le spese in conto capitale e in particolare la valorizzazione del proprio patrimonio immobiliare. Diventa quindi fondamentale una stretta cooperazione con il settore privato, tramite i cosiddetti partenariati pubblico-privati (PPP), in cui sono realizzati progetti comuni con vantaggi reciproci e che perseguono obiettivi anche sociali. Tra questi, un ruolo particolare è quello della concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale che permette allo stato di valorizzare il patrimonio e di creare occupazione e crescita, senza esborsi finanziari diretti. Una prima forma di Concessione Demaniale era già presente nella Roma Imperiale dove il complesso dei territori di proprietà della comunità, denominato "Ager Publicus", veniva assegnato ai cittadini meritevoli. Quasi un secolo più tardi con l'unificazione del Regno d'Italia e la stesura del Codice Civile del 1865, si ha la definitiva evoluzione del concetto di beni pubblici (sia mobili che immobili) distinti in demaniali (inalienabili e imprescrittibili) e patrimoniali (utili allo svolgimento delle attività interne ed estere proprie di uno Stato). In letteratura economica, l'analisi della possibile esistenza di vincoli finanziari per la decisione di produzione e d'investimento (Sau, 1999), è stata considerata fin dagli anni Cinquanta (Meyer – Kuh,1957; Gurley – Shaw, 1955). Tutti i contributi mostravano però il fianco a due possibili critiche: erano carenti nelle motivazioni teoriche di tali vincoli e si prestavano ad ambiguità interpretative nei riscontri empirici. Ciò contribuì al successo del teorema di Modigliani Miller (1958). Difatti, per oltre trent'anni i modelli teorici ed empirici delle decisioni d'investimento di una impresa privata si sono basati essenzialmente sul teorema di Modigliani-Miller. I due economisti si chiesero quale fosse il costo del capitale per un'impresa le cui fonti di finanziamento sono utilizzate per acquistare delle attività il cui rendimento è incerto. Formularono a tale riguardo tre proposizioni, nelle quali si afferma che, in base a determinate assunzioni, il valore di mercato di un'impresa è indipendente dalla sua struttura finanziaria, che il rendimento delle azioni è una relazione lineare crescente del rapporto d'indebitamento e che il tipo di strumento finanziario usato è irrilevante ai fini della valutazione della convenienza o meno dell'investimento. Si è applicato un identico ragionamento allo Stato, considerato come attore economico che investe alla stregua di un'impresa, per verificare se la sua struttura finanziaria sia effettivamente irrilevante rispetto alla politica d'investimento. Partendo dalla considerazione che, attualmente, il gettito fiscale è prevalentemente destinato a coprire le spese correnti e marginalmente le spese in conto capitale, ci si è chiesti quali soluzioni potesse trovare lo Stato per investire, nel rispetto dei vincoli europei. Si è escluso l'aumento del gettito fiscale poiché il livello della pressione tributaria è già elevato e l'aumento dell'indebitamento visti i vincoli europei. Inoltre, Il taglio della spesa pubblica, peraltro auspicabile, produce effetti solo nel lungo termine. Una metodologia alternativa, che renda irrilevante la struttura finanziaria rispetto alla politica di investimento, è la concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale. Prendendo in esame le modalità di copertura del fabbisogno e inserendo, come variabile, la concessione demaniale cinquantennale, si ottiene un vincolo di bilancio in cui è dimostrabile l'assunto del teorema di Modigliani-Miller. Questo strumento non solo non sottrae risorse finanziarie per il mantenimento e/o la valorizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato, ma genera un rendimento atteso attraverso la riscossione del canone di concessione. I vantaggi per lo Stato della concessione demaniale si rinvengono nella possibilità di attuare una politica di adeguamento infrastrutturale del Paese, limitando fortemente l'utilizzo di risorse finanziarie pubbliche. Utilizza competenze private in tutte le fasi di costruzione, gestione ed erogazione del servizio con un maggiore coinvolgimento dei soggetti finanziatori e con un trasferimento ottimale dei rischi al settore privato. Inoltre, lo Stato trae reddito con il canone di concessione cinquantennale demaniale che, nel caso di Villa Tolomei, ammonta a €150.000 all'anno per una durata di 50 anni, per un totale di €16.869.546,0011. Non da ultimo occorre ricordare che lo Stato incassa le imposte sul reddito generate dall'attività turistico-recettiva di Villa Tolomei. Per l'imprenditore privato, i vantaggi della concessione demaniale consistono in primis nei ridotti i costi d'investimento (non si acquista l'immobile); l'imprenditore nel caso di studio ha sostenuto solo i costi di riqualificazione del bene, che sono stati di circa €6,0 milioni, finanziati da istituti bancari e finanziari senza garanzia ipotecaria. L'attività turistico-recettiva è stata inaugurata il 24 maggio 2013 e i primi significativi risultati economici sono stati valutati in occasione della chiusura del primo anno di esercizio al 31/12/2014, il Bilancio 2014 che riporta Ricavi per €2.105.711,20, Costi €1.981.648,99 ed un Cash flow di €124.062,21. Questo livello di redditività garantisce la sostenibilità economica dell'attività, la remunerazione del capitale, ed è in linea con il business plan presentato nel bando di concessione demaniale cinquantennale attesta che l'imprenditore è stato in grado di pagare il canone di concessione e anche di generare un EBITDA positivo, fin dal primo anno di attività. Per la Regione Toscana, il vantaggio consiste nella valorizzazione dell'area che prima versava in stato di degrado e dal punto di vista economico nell'incasso dell'ammontare dell'IRAP e dell'addizionale regionale. Per il Comune di Firenze, oltre all'evidente incremento occupazionale2, lo strumento della concessione cinquantennale genera anche un introito per le casse del Comune consistente nella riscossione dei tributi e delle tasse locali (tassa di soggiorno, addizionale comunale, etc.). Infine, si genera un indotto locale in termini di un aumento dell'affluenza turistica (numero presenze camere) ed un incremento del volume degli scambi commerciali con le imprese locali (fornitori di beni e servizi) quantificabile in €1.285.024,89. Dalla analisi emerge come lo strumento giuridico amministrativo della concessione demaniale cinquantennale sia funzionale allo sviluppo locale, alla valorizzazione del patrimonio e alla sua tutela, nonostante i vincoli finanziari imposti sul bilancio pubblico in sede europea. 1 Ottenuti calcolando una rata annuale di €75.000 indicizzata al 2% annuo per 5 anni e una rata annuale di €150.000,00, indicizzata al 2% annuo per una ulteriore durata di 45 anni. 2 Attualmente Villa Tolomei conta alle sue dipendenze circa 50 lavoratori suddivisi fra rapporti di lavoro diretti ed indiretti. ; The thesis focused on an innovative administrative tool for the public investments' management: the state-owned fifty-years enhancement grant, intended to enhance the public capital without employing the financial resources, bound by the European budget criteria and mainly devoted to finance current expenditure. The thesis describes the first state-owned fiftyyears enhancement grant issued in Italy: Villa Tolomei in Florence. Villa Tolomei is a XIV century villa on the hills of Florence, which has been transformed into a Luxury hotel and fivestar resort that offers all amenities, is 5 minutes away from the city center and 2.7 km from Ponte Vecchio. Villa Tolomei is a Villa belonged to the prestigious Tolomei family. The Villa has, since its origin, several buildings for about 3,500 square meters, located within 17 acres of park that still has traces of the old farm structure. The thesis describes the accounting policies for the preparation of the Italian State Budget and reviews the constraints imposed by the Maastricht Treaty, the Fiscal Compact and the Two Pack, the difficulties to match these commitments, to enhance their artistic and cultural heritage and to proceed with the investments without which the austerity policy of the budget is ineffective. The Italian State Budget is devoting its resources mainly, if not entirely, to fund operating expenses and the debt repayment, neglecting capital expenditures and, in particular, the real estate. It is therefore essential a close cooperation with the private sector, through the so-called public-private partnerships (PPP), in which joint projects are realized with mutual benefits and pursuing social objectives at the same time. Among them, the state-owned fiftyyears enhancement grant plays a special role because it allows the state to promote the heritage and to create jobs and growth, without direct financial outlays. An early form of State grant was available in Imperial Rome where all territories belonging to the community, called "Ager Publicus", were awarded to most valuable citizens. With the unification of the Kingdom of Italy and the drafting of the Civil Code of 1865, it was defined the concept of public goods (both movable and real estate) divided into state-owned (inalienable and imprescriptible) and capital (useful in carrying out the State activities at home and abroad). In economic literature, the analysis of any financial constraint on production and investment (Sau, 1999) has been considered since 1950 (Meyer - Kuh, 1957; Gurley - Shaw, 1955). There are two possible criticisms of these contributions: the theoretical motivations of these constraints were deficient and lent themselves to ambiguity in the empirical evidence. These facts contributed to the success of the Modigliani Miller theorem (1958). In fact, for more than thirty years the theoretical and empirical models of investment's decisions of a private enterprise has been based largely on the Modigliani-Miller theorem. The two economists faced the question of which is the cost of capital for the company whose funding sources are used to purchase assets, whose return is highly uncertain. They formulated three propositions, which stated that, based on certain assumptions, the market value of a firm is independent of its capital structure, the performance of the shares is a linear increasing function of financial leverage and the type of financial instrument used is irrelevant to the assessment of the advantages and disadvantages of the investment. The Modigliani Miller theorem has been applied to the State, as an economic actor who invests as a firm, to see if its financial structure is actually irrelevant to the investment policy. Starting from the premise that, at present, the tax revenue is mainly intended to cover the costs and only marginally the capital expenditures, it has been looked for solutions the State could found to invest, within the European constraints. Increasing tax revenues could do the financing of new investments, but this solution is not feasible because of the high tax burden; at the same time a debt is not possible because of the European constraints. Moreover, the cut in public spending, however desirable, produces effects only in the long term. An alternative tool, which makes irrelevant the financial structure compared to the investment policy, is the state-owned fifty-years enhancement grant. By considering how to cover the needs and by inputting, as a variable, the granting of stateowned fifty-enhancement, it has been obtained a budget constraint in which the Modigliani- Miller theorem can hold. This tool not only removes financial resources for the maintenance and / or development of real property of the State, but generates an expected return through the collection of the concession fee. Thanks to the state-owned fifty-years enhancement grant it is possible to implement the country's infrastructure, severely limiting the use of public financial resources. It uses private expertise in all phases of construction, management and service delivery with a greater involvement of stakeholders and lenders with an optimum risk transfer to the private sector. In addition, the State raises revenues from the state-owned fifty-years enhancement grant that in the case of Villa Tolomei, amounts to € 150,000 per year for a period of 50 years, for a total of € 16,869,546.001. Moreover, the State collects the new income taxes generated by the tourist reception of Villa Tolomei. For the private entrepreneur, the benefits of state-owned fifty-years enhancement grant consist primarily in low investment costs (do not buy the property). In the case study, the entrepreneur claimed only the costs of the renewal of the property, which were € 6million, funded by banks and financial institutions without mortgage collateral. The hotel inaugurated on May 24th, 2013 and the first significant economic results were evaluated on 31/12/2014. The 2014 budget shows revenues of € 2,105,711.20, costs of € 1,981,648.99 and a cash flow of € 124,062.21. This level of profitability ensures the economic sustainability of the business, a fair return on capital, and is in line with the business plan presented in the notice of the state-owned fifty-years enhancement grant. It confirms that the entrepreneur has been able to pay the concession fee and also to generate a positive EBITDA after the first year of operation. For the Region of Tuscany, the benefit is the enhancement of the area, which was in a state of deterioration and the collection of IRAP and additional regional tax. For the City of Florence, the state-owned fifty-years enhancement grant generates an increase in employment2, and revenue for the coffers of the City consisting of local taxes (tourist tax, municipal surcharge, etc.). Finally, it generates an increase in the tourist figures and an increase in the volume of trade with local companies (suppliers of goods and services), estimated worth € 1,285,024.89. The analysis shows that the state-owned fifty-years enhancement grant is a juridical tool functional to local development, to enhance the cultural heritage and for its protection, despite the financial constraints on public finances imposed by the European Union. 1 Obtained by calculating an annual concession fee of € 75,000.00 indexed at 2% per annum for five years and an annual concession fee of € 150,000.00, indexed at 2% per annum for a further term of 45 years. 2 Currently Villa Tolomei has about 50 employees divided between direct and indirect labor relations.
2008/2009 ; La nuova pressione cui è sottoposta l'Europa dopo la fine del mondo bipolare e a seguito dell'accelerazione dei flussi commerciali e di informazione dell'economia non ha solo ridisegnato il ruolo e le funzioni dello Stato. Essa obbliga anche l'Unione europea a ridefinire la sua identità e, in un certo senso, ad uscire dagli equivoci sulla finalità della costruzione comunitaria. Il modello di integrazione comunitario si trova ad affrontare un significativo banco di prova. Da un lato, infatti, è mutato il quadro di riferimento geopolitico e, con la fine della minaccia sovietica, è venuta meno una delle ragioni del sostegno incondizionato all'Ue da parte del suo più potente partner esterno, gli Stati Uniti, e delle ragioni che legavano indissolubilmente alcuni Stati membri, come la Germania, al progetto europeo. Dall'altro, l'intensità e la velocità degli scambi commerciali e dei flussi di informazione oltre i confini nazionali non sono più tratti distintivi della sola Europa, il che, se da un lato rende l'Unione un utile strumento per i suoi Stati membri, dall'altro rende oggi più difficile per i cittadini distinguere tra integrazione europea e globalizzazione e sviluppare un senso di appartenenza e lealtà nei confronti delle Istituzioni comunitarie. La ragion d'essere dell'Unione europea La fondazione delle Comunità europee ha segnato la pacificazione e la stabilizzazione di una regione contraddistinta dalla presenza di nazionalità e culture diverse in uno spazio tanto densamente popolato quanto scarso di risorse naturali in rapporto al fabbisogno e nel quale, vista anche la conformazione del territorio, l'intensità della circolazione delle merci, delle persone e delle idee era senza dubbio maggiore rispetto alle altre aree del mondo. La guerra fredda e la minaccia portata dal blocco orientale hanno senza dubbio creato dei presupposti favorevoli all'integrazione europea. Sin dal Recovery Act, infatti, gli Stati Uniti incentivarono gli europei a condividere le risorse messe a disposizione, in modo da vincere le storiche reciproche diffidenze ed è noto che uno dei padri fondatori dell'edificio comunitario, Jean Monnet, forte di un consolidato rapporto con Washington, innestò le proprie proposte su un terreno favorevole. Tuttavia, accettando di sottoporre ad istituzioni comuni la gestione di quelle che allora erano le principali fonti di energia e le materie prime dell'industria bellica (trattato della Comunità europea del Carbone e dell'Acciaio), e di eliminare tutti gli aiuti statali alle imprese nazionali che avrebbero potuto avvantaggiarle sul mercato interno (trattato della Comunità Economica Europea) gli Stati europei non siglarono semplicemente un trattato di pace o un'alleanza, ma rinunciarono alla gestione sovrana delle possibili risorse di offesa o aggressività reciproca. La rimozione alla radice delle cause dei conflitti attraverso la condivisione della sovranità nei settori che alimentano il potenziale aggressivo costituisce quindi la "formula" originale della costruzione europea. Deve osservarsi che i paesi fondatori erano spinti a questa scelta anche da interessi ben precisi. La necessità per la Germania di essere riammessa nel consesso delle nazioni democratiche e di poter utilizzare le proprie risorse naturali per la ricostruzione, la volontà della Francia di non sfinirsi per tentare di esercitare un controllo sul proprio vicino, del Benelux di non essere tagliato fuori, a detrimento dei propri porti, dall'integrazione dei due paesi, dell'Italia di agganciarsi al treno a sostegno della propria modernizzazione, costituirono valide motivazioni individuali anche a prescindere dalla condivisione di valori e dalla consapevolezza di un interesse comune. La nascita delle Comunità poggiò, comunque, su un diffuso consenso popolare, che però non sfociò mai in un vero e proprio sentimento identitario. Nella lenta transizione fino all'uscita dalla guerra fredda, il successo, soprattutto economico, delle Comunità europee, ha spinto altri nove stati ad agganciarsi alla costruzione, senza però che tutti ne condividessero profondamente le soluzioni di fondo. I timidi passi verso la costruzione di un'Europa dei cittadini si sono rivelati inadeguati di fronte alla rapida evoluzione dello scenario dopo la caduta del muro di Berlino ed al collasso del blocco orientale. La fine dell'equilibrio bipolare e la ridefinizione degli equilibri interni ed esterni all'Unione La fine dell'equilibrio bipolare e la riconversione delle economie pianificate in economie di mercato hanno prodotto una serie di trasformazioni che incidono sull'Europa. Il venir meno della cortina di ferro ha aperto, al confine orientale della Comunità, uno spazio relativamente vasto e meno densamente popolato, formato da Stati di piccola e media entità, transitoriamente o strutturalmente più deboli rispetto ai paesi dell'Europa occidentale. La Germania, riunificandosi, ha accresciuto il proprio peso demografico ed economico, disponendo di un PIL praticamente doppio rispetto a quello degli altri paesi maggiori dell'Unione. Inoltre, con la fine della guerra fredda e l'affievolimento della minaccia russa, è parzialmente venuta meno la sua necessità di ancorarsi politicamente ai suoi vicini occidentali. Le aree limitrofe dell'ex impero sovietico, a causa del vuoto di centri gravitazionali, si sono frammentate culturalmente e politicamente, iniziando fragili processi di nation-building e di ridefinizione delle loro politiche estere e di sicurezza. La crescente liberalizzazione del commercio e l'incremento produttivo dei paesi asiatici, la Cina in primo luogo, hanno posto l'economia dell'Europa occidentale di fronte alla necessità di una rapida riconversione e di un adeguamento del proprio sistema di welfare alla scarsità di risorse disponibili. Inoltre, anche sul piano del partenariato internazionale, l'Europa non può più considerarsi l'unico benefattore delle economie in via di sviluppo e, quindi, anche l'accesso privilegiato alle loro risorse naturali viene rimesso in discussione. La crescita demografica planetaria, il mancato sviluppo di molte aree del pianeta e la difficile riconversione di altre hanno creato imponenti flussi migratori, che si sono riversati, spesso sotto il controllo della criminalità organizzata, sull'Europa settentrionale, occidentale e meridionale, creando zone di marginalità e tensioni diffuse. Infine, lo sviluppo di centri economici e finanziari svincolati dal rapporto con il territorio retrostante e la differenziazione della velocità dei flussi commerciali e di informazione tra nodi principali e zone meno collegate del pianeta ha ampliato il divario tra lo stato sovrano come entità territoriale definita e la realtà dei sistemi economici moderni. Il maggiore polimorfismo geografico nell'ordine economico provoca una trasformazione anche dell'ordine politico, erodendo la sovranità dello Stato in corrispondenza dei punti di contatto significativi con il primo. L'autorappresentazione classica dell'Unione europea in termini di "unità nella diversità", frutto, prevalentemente, di un approccio storico-culturale sottace la circostanza che il suddetto dualismo non è stato ricondotto, nella maggioranza dei casi, ad una sinergia virtuosa. Nell'ultimo decennio, soprattutto, la dinamica unità versus diversità ha condotto, di fatto, ad una sostanziale neutralizzazione reciproca tra la spinta all'integrazione e quella al particolarismo, da cui è conseguita la persistente incapacità dell'Europa, e di ciascuno dei suoi protagonisti, ad affrontare le sfide cruciali del mondo globalizzato. Da un lato, quindi, nei rapporti tra i paesi europei, si è assistito ad una sorta di "ritorno al futuro", con il ricrearsi di equilibri ed atteggiamenti simili a quelli che avevano contraddistinto il periodo tra le due guerre mondiali. Dall'altro, la società europea appare fortemente frammentata e culturalmente meno omogenea, con aree di forte insicurezza sia al proprio interno che, soprattutto, ai propri confini. La riscoperta delle identità nazionali, che, come nell'età delle rivoluzioni liberali, poteva rivelarsi positivamente strumentale per alcuni paesi posti di fronte alla necessità di una ricostruzione politica ed economica, è quindi divenuta, in un contesto di generalizzata insicurezza percepita, un fattore comune a tutta l'Europa, fino ad alimentare, in alcuni casi in cui essa ha assunto tratti iconografici, divisioni e conflitti armati. Il fatto che ciò avvenga in corrispondenza dell'erosione del potere effettivo dello Stato-nazione può, forse, essere spiegato alla luce del fatto che, senza un quadro identitario che renda possibile la circolazione delle idee a livello sovranazionale, è aumentato il distacco tra le élites, economiche e politiche, che concorrono alla governance mondiale e i cittadini su cui essa produce i suoi effetti. Il quadro di riferimento nazionale appare quindi l'unico contenitore entro il quale manifestare le proprie istanze in modo percepibile. In una stagione in cui le identità assumono rilievo crescente, e spesso determinante, nelle scelte politiche, l'Europa si trova quindi a dover definire la propria con maggiore chiarezza rispetto al passato. L'Unione europea e le sue identità Il primo segno dell'adattamento dell'Europa comunitaria al nuovo scenario geopolitico ed economico è stata l'Unione economica e monetaria (UEM) che, avvenuta a coronamento di un processo in tre fasi e da una transizione non scevra da tensioni e prese di posizioni contrarie, si è rivelata un indubbio successo. L'Unione europea si trova infatti a disporre di una moneta sufficientemente forte da poter essere utilizzata nelle transazioni internazionali e da offrire alle economie degli stati membri una solida protezione in caso crisi o tensioni, garantendo stabilità al commercio e agli investimenti europei. Il continuo apprezzamento dell'Euro, sebbene possa costituire un freno alle esportazioni, è un segno evidente del successo di questa moneta e rivela potenzialmente il ruolo che, dopo la crisi della finanza statunitense e la sofferenza del dollaro, l'Europa potrebbe essere chiamata a svolgere. Oltre a garantire stabilità ai cambi, ai prezzi e ai tassi di interesse, l'Euro ha poi rappresentato un fattore di stabilizzazione del quadro europeo anche, sul piano politico, costituendo un punto di riferimento anche per le economie di molti paesi europei che non sono entrati a farne parte ed ancorando la Germania al progetto europeo. La Banca Centrale Europea (BCE) cui è affidata la gestione della politica monetaria, ha una forte visibilità anche sul piano internazionale, è rappresentata in tutti gli organismi pertinenti e costituisce parte attiva nel processo di sorveglianza multilaterale dell'economia mondiale. Sul piano monetario, l'Europa dispone quindi di uno strumento forte e di un interprete della sua politica facilmente individuabile. Con lo stesso trattato che ha istituito l'UEM, l'Unione si è data anche una politica estera comune (PESC) ed una politica di sicurezza e difesa (PESD). Essa non è però riuscita, in occasione delle maggiori crisi internazionali, a parlare con una sola voce e neppure ad arrivare ad una linea comune, dimostrando, in alcuni casi, una sostanziale incapacità a reagire con prontezza e, in altri, una divisione evidente. Migliore è stata, invece, la sua azione quando, passati i momenti di maggior virulenza, si è trattato di scongiurare il prolungarsi dei conflitti o la loro propagazione, o di assicurare e di ricostruire il tessuto economico e civile delle aree di crisi. L'Europa si è dunque rivelata più efficace nel contenere le crisi che nell'affrontarle: ciò non gli ha impedito di fare alcuni passi in avanti nell'integrazione e di teorizzare una propria identità di difesa. Una leva che l'UE ha utilizzato con maggiore efficacia è, invece, quella economico-commerciale: l'ampiezza dei fondi erogati per gli aiuti allo sviluppo e per gli aiuti umanitari, unita al peso della politica commerciale comune nei confronti dei paesi terzi ha permesso all'Unione di esercitare, spesso con successo, una politica di persuasione nei confronti dell'esterno, in modo da esportare i propri valori e garantire i propri interessi. La definizione di "potenza civile" che ne è scaturita non basta, però, a sopperire alle carenze dell'azione esterna dell'Unione e, soprattutto, non basta a guadagnarle il consenso sulle scelte operate da parte dei suoi cittadini che, pertanto, si orientano prevalentemente avendo come punto di riferimento il contesto nazionale. Sul piano interno, l'Unione ha tentato più volte di riformarsi, con esiti di volta in volta diversi. Nell'insieme, possono osservarsi una parziale ridefinizione del sistema decisionale (con un aumento dei settori di intervento dell'Unione, intaccando in molti settori il monopolio degli Stati membri, i quali però, a loro volta, hanno accresciuto la capacità di controllare e orientare le Istituzioni europee) e una momentanea incapacità di superare i limiti della sfera pubblica europea (che, pur allargatasi ad un numero elevatissimo di portatori di interessi settoriali, territoriali e diffusi, resta sostanzialmente circoscritta entro tale ambito) e di una politica di comunicazione che raggiunga la maggioranza dei cittadini. Al riguardo, è intervenuta recentemente la Corte Costituzionale tedesca che, pronunciandosi in merito al trattato di Lisbona, con cui l'UE ha riavviato il proprio processo di riforma, ha messo in rilievo, con una sentenza largamente commentata e discussa, le contraddizioni della costruzione europea, sottolineando l'imprescindibilità delle garanzie democratiche offerte dallo Stato moderno. Ogni riforma dell'Unione, che voglia dotarla di maggiore capacità di agire come attore globale, non potrà quindi prescindere dalla fondazione di un'identità condivisa. L'Unione europea, inoltre, pur avendo visto accrescere la propria sfera di azione con l'attribuzione di sempre nuove competenze e l'incorporazione di nuove aree geografiche, ha subito un rallentamento del proprio processo decisionale ed è stata a lungo esposta agli attacchi, a volte demagogici, di mezzi di informazione nazionali che hanno fatto leva proprio sui rinnovati sentimenti di appartenenza. In conclusione Il recupero di un'identità "forte" da parte dell'UE appare dunque una scelta obbligata qualora essa non voglia abdicare alla propria missione e lasciare che l'Europa scivoli in una posizione di tranquilla marginalità. La frammentarietà dell'azione comunitaria e la sovrapposizione tra intervento comunitario e azioni nazionali costituiscono i limiti più evidenti di questa via "pragmatica" alla costruzione europea. La complessità del processo decisionale comunitario e la sua parziale divergenza dalle regole classiche della democrazia appaiono i primi ostacoli da superare nell'ottica della definizione di un'identità più forte, che accresca il sentimento di lealtà da parte dei cittadini e favorisca l'individiazione di obiettivi e interessi comuni. Le più recenti riforme hanno privilegiato, invece, l'aspetto dei controlli e delle garanzie degli Stati a scapito, troppo spesso, della rappresentatività popolare e dell'efficienza delle Istituzioni. Inoltre, l'Unione dovrebbe evidenziare maggiormente gli aspetti autenticamente originali che stanno alla base dei suoi successi. Questo però, la obbligherebbe a sciogliere nodi irrisolti sin dal momento della sua fondazione. Per quanto le Istituzioni europee siano sorte in un clima di forte sostegno anche nei confronti della prospettiva di integrazione irreversibile e ad ampio raggio, esse sono state la risposta ad un problema concreto e contingente (gli approvvigionamenti di carbone e acciaio di Francia e Germania e il rilancio commercilale e industriale degli altri quattro paesi fondatori) venendo costruite in funzione di tale necessità. L'originalità delle prime Comunità europee risiedeva però nel superamento della concezione assoluta della sovranità nazionale (mai però nella sua cancellazione) e nell'istituzionalizzazione dell'interdipendenza tra gli Stati membri Più che la storia antecedente alla sua fondazione, l'Unione dovrebbe, insomma, recuperare la storia della sua fondazione, intesa però non come cronaca dei fatti che la prepararono, bensì come esplicitazione del principio ispiratore del suo funzionamento. L'Unione dovrebbe poi recuperare il rapporto con lo spazio, inteso sia come presenza delle sue Istituzioni sul territorio, che come delimitazione e caratterizzazione della sua espressione geografica. Le caratteristiche del territorio europeo, e le conseguenze della sua conformazione in termini di continuità e intensità degli scambi (dovuta al numero e alla praticabilità delle vie di comunicazione) pur nella separatezza delle comunità residenti (dovuta all'esistenza di molte barriere naturali) evocano, sul versante politico-identitario, un'idea di pluralità (piuttosto che diversità) nella coabitazione (piuttosto che nell'"unità, concetto che induce un'erronea impressione di livellamento delle differenze). Infine, va ricordato che la forza dei progetti europei di maggior successo è stata tradizionalmente quella di fondarsi su un'adesione di tipo "volontaristico" da parte degli Stati interessati. Anzi, è stata spesso la determinazione di alcuni ad attrarre i meno convinti, magari per timore di essere lasciati indietro. L'attuazione delle "geometrie variabili", sotto forma di "cooperazioni rafforzate" o "stutturate" (queste ultime nel campo della difesa), che altro non sono che la trasposizione, sotto l'aspetto politico, della varietà geografica dell'Europa e della diversa intensità dei rapporti tra le sue regioni, permetterebbe anzi di superare più velocemente il problema dell'incompletezza delle funzioni esercitate dal livello comunitario che è un limite oggettivo all'affermazione dell'Unione come soggetto compiutamente autonomo sulla scena internazionale. ; XXII Ciclo
La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dell'urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: l'intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per l'economia e la politica, è oggi minoritaria; l'irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l'elevazione del livello di istruzione e quindi l'incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande che non possono essere più soddisfatte attraverso un'idea di welfare semplicemente basata sull'istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l'assistenza sociale. La città moderna ovvero l'idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di racchiudere entro limiti certi l'oggetto "città" e la mancanza di un convincimento forte nell'interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dell'identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire l'immagine comunemente percepita della città e del territorio, del paesaggio e dell'ambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base all'idea di cosa è, in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L'urbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle "effettive necessità delle persone": nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il "Piano dei servizi", che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di "piano regolatore sociale", per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l'avvento della cosiddetta "new economy", la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la città storica, definita moderna. Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito "nuovo welfare", in contrapposizione a quello essenzialmente basato sull'istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico e sull'assistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E' chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi dalla società contemporanea le dotazioni effettive per "fare città" devono necessariamente superare i concetti di "standard" e di "zonizzazione", che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi all'evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche l'ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto "dalla casa alla città", perché è in questa dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualità e il benessere dell'ambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di "qualità dello star bene". E' evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.; dall'altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con l'ambiente, quindi manifestazione concreta di un'esigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell'inizio di una nuova stagione urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città. ; The research aims to define guidelines for the preparation of a plan that deals with quality of life and well-being. The reference to the quality and well-being is positively innovative, because imposes to organs of the government to relate with the subjectivity of active citizens and, at the same time, makes clear the need for a broader and transversal approach to the city and a more close relationship of technicians/experts with the leaders of political and administrative bodies. The research investigates the limits of modern town-planning theory in front of the complexity of new needs expressed by contemporary urban populations. The demand for services has changed significantly compared to that one of the Sixties, not only on the quantity but also and especially in terms of quality, because of the social changes that have transformed the modern city, from the point of view of the structure and the cultural request: the intermittent citizenship, so cities are increasingly experienced and enjoyed by citizens of the world (tourists and/or visitors, temporarily present) and popular citizens (suburban, provincial, metropolitan); radical transformation of the family structure, so the family-type consisting of a couple with children, solid benchmark for the economy and politics, is now minority; the irregularity and flexibility of calendars, diaries and rhythms of life of the population active, and social mobility, so individuals have trajectories of life and daily practices less determined by their social origins of what happened in the past; the elevation of the level of education and thus the increase in demand for culture; the growth of elderly population and the strong social individualism have generated a demand for the city expressed by the people extremely varied and diverse, fragmented and volatile, and in some aspects quite new. Close to old and consolidated requests - the city efficient, functional, productive, accessible to all - there are new questions, ideals and needs such as beauty, variety, usability, security, the ability to amaze and entertain, sustainability, the search for new identities, questions that express a desire to live and enjoy the city, to fell good into the city, questions that can no longer be satisfied through a welfare simply based on education, health, pension system and social security. The modern city or the modern idea of the city, based only on the concepts of order, regularity, cleaning, equality and good governance was handed over to the past history turning into something very different hard to represent, describe, tell. The contemporary city can be represented in many different ways, both on town-planning way and social way: in the recent literature there is the obvious difficulty of defining and enclose within certain limits the subject "city" and the lack of a strong belief in the interpretation of political, economic and social transformations that have invested society and the world in the last century. The contemporary city, beyond the administrative areas, territorial expansion and urban structures, infrastructure, technology, functionalism and global markets, is also a place of human relations, representation of the relationship between individuals and urban spaces where these relationship move. The city is both physical concentration of people and buildings, but also variety of uses and groups, it's the place of dense social relations where processes of cohesion or social exclusion occur, a place of cultural norms that govern behaviour and identity, expressed physically and symbolically through public spaces of city life. It's necessary a new approach to study the contemporary city, made up of cross-contamination and knowledge provided by other disciplines such as sociology and human sciences, which help to build the image commonly known of the city and the territory, landscape and environment. The representation of the urban social life varies according to what it is considered, in a specific historic moment and in a given context, a situation of well-being. The modern town-planning aimed at maximum level of well-being for individuals and communities, modelling on "real needs of people": in the old urban systems manuals appears a "Plan of services" as an appendix to the master plan, which includes services distributed on the surrounding areas, a sort of "social master plan" to avoid neighborhoods separated by segments of population or classes. In the contemporary city globalization, new forms of marginalization and exclusion, the advent of the so-called "new economy", the re-definition of the production base and the labour market are urban expression of a social complexity that can be defined trough transactions and symbolic exchanges, rather than trough processes of industrialization and modernization towards which the historic city, adopted modern, was oriented. All of this questions are the expression of that complex of matters which are currently described as "the new welfare", opposed to the one essentially based on education, on health, on the pension system and on social assistances. The research has therefore examined the traditional tools of town-planning and territorial programming in their operational and institutional dimension: the main destination of these instruments is the classification and accommodation of services and urban containers. It's evident, however, that in order to answer to the many questions of complexity, needs and desires expressed by contemporary society the actual allocations to "make city" must necessarily overcome the concepts of "standards" and "zoning" that are too rigid and unable to adapt to a growing demand for quality and services and at the same time inadequate to manage the relationship between collective space and domestic space. In this sense it is important to consider the relationship between housing types and urban morphology and hence the environment around the house, which establishes the relationship "from the house to the city" because it is in this duality that it is possible to define the relationship between private domestic spaces and public spaces and contextualize questions of roads, shops, meeting places, accesses. After the convergence from the wide urban scale construction to the architectural scale, the attention moves from the architectural scale to the scale of urban constructions, since the criterion of well-being goes through the different scales of habitable space. Moreover, in territorial systems with a widespread well-being and a high level of economic development there's an emerging awareness that the very concept of well-being is no longer linked only to the ability of collective and/or individual income: today the quality of life is measured in terms of environmental quality and social inclusion. Thus the need of an instrument of knowledge of the contemporary city to be attached to the Plan, containing criteria to be observed in the design of urban spaces in order to determine the quality and well-being, in the meaning of "quality of feeling good", of urban environment. Obviously, to reach quality and well-being it is necessary to satisfy macroscopic aspects of social functioning and living standards, through the indicators of income, employment, poverty, crime, housing, education, etc., and also first needs, basic and elementary, and secondary, cultural and changing, moving through the welfare state to a general feeling of well-being, to wellness in a holistic sense, all expressions of a desire for mental and physical beauty and a new relationship of the body with the environment, then real expression of a need for an individual and collective wellbeing. And it is this need, new and difficult, which creates the widespread feeling of a starting new urban season, much more than physical changes of the city could represent.
Dottorato di ricerca in Storia d'Europa: Società, politica e istituzioni(XIX-XX Secolo) ; Una curiosa espressione di Jacques Delors, più volte utilizzata nel corso della sua carriera, definì le istituzioni comunitarie come un "O.P.N.I., oggetto politico non identificato". L'affermazione di Delors appare come un compromesso tra l'interesse a tutela dei diritti degli Stati e la necessità di attribuire al processo di integrazione europea istituzioni stabili e soprattutto autonome. In realtà, i caratteri di profonda instabilità mostrati dal modello di Comunità ne fecero scaturire due orientamenti interpretativi differenti. Il primo considerò il raggiungimento dell'obiettivo prefissato nella realizzazione di una unione politica; come sostiene Riccardo Perissich, "Ai limitati trasferimenti di sovranità già decisi, altri ne sarebbero seguiti, anche se sempre in modo graduale. Coerentemente con questo approccio, le istituzioni avrebbero dovuto evolvere verso un modello classico. La Commissione si sarebbe trasformata in un esecutivo federale; il Consiglio dei ministri in un "Senato degli Stati"; l'Assemblea parlamentare in un vero Parlamento federale"1. Il secondo orientamento si basò sull'idea che il principio di sovranità non potesse essere frammentato e che il conferimento di potere previsto dai Trattati fosse più di carattere tecnico che politico. Questa seconda interpretazione aumentò i dubbi e la diffidenza nei confronti della Commissione e ancor più del Parlamento. C'è da dire inoltre, che gli Stati firmatari dei Trattati si riconobbero più nella prima lettura del modello, con un necessario distinguo per la Francia che, all'epoca dell'entrata in vigore era presieduta dal generale Charles De Gaulle, fortemente contrario, come noto, all'idea di una qualsiasi minima cessione di potere a livello sovranazionale. A seguito della fusione di CECA, CEE ed EURATOM una sola Commissione unificò l'apparato amministrativo mentre al Parlamento europeo venne assegnato unicamente il compito di esercitare il potere in materia di bilancio, oltre ad una funzione meramente consultiva; l'elezione diretta del Parlamento fu contemplata nell'articolo n.138 del Trattato istitutivo della Comunità europea nel quale, oltre ad essere indicato il sistema di elezione dei parlamentari europei delegati come provvisorio, 1R. Perissich, L'Unione Europea una storia non ufficiale, Milano, Longanesi, 2008, p.54. venne previsto che il Parlamento avrebbe elaborato progetti volti alla realizzazione di una procedura di elezione uniforme per tutti gli Stati membri. Di fatto, negli anni che intercorsero tra il 1951 e il 1976, furono presentate numerose proposte orientate all'istituzione della procedura di elezione a suffragio universale diretto che, dopo molte difficoltà, trovarono soltanto nel 1979 la loro attuazione; questo risultato rappresentò l'inizio di una nuova era in cui l'importanza della comunicazione politico-istituzionale giocò un ruolo fondamentale per creare il necessario contatto con i cittadini, in previsione della loro partecipazione al voto europeo. Ricordiamo come nel 1974, al vertice francese presieduto da Valéry Giscard D'Estaing, venne adottata la decisione di istituire il Consiglio europeo e l'elezione diretta del Parlamento. L'evento avrebbe esercitato una notevole influenza nella dinamica istituzionale europea; nonostante il suo assetto di Assemblea diversa da quelle nazionali, il Parlamento europeo direttamente eletto avrebbe preteso un aumento della propria influenza politica così come del proprio peso istituzionale. Attraverso le elezioni, i cittadini europei avrebbero potuto accrescere progressivamente il loro interesse nei confronti dei temi comunitari riuscendo a percepire meglio l'esistenza di un'istituzione fino ad allora poco conosciuta. Su questo aspetto federalisti e "gradualisti" si collocarono su posizioni discordanti, in quanto i primi da sempre consideravano il Parlamento eletto come "Congresso del popolo europeo" e quindi come il potere costituente della futura Federazione europea. Personalità di spicco sui singoli piani nazionali, costantemente impegnate nella causa dell'integrazione europea (solo per citare alcuni nomi si ricordano Altiero Spinelli, Simone Veil, Helmut Kohl, Jacques Chirac), oltre ad esponenti politici ed intellettuali che interpretarono un ruolo di forte influenza all'interno dei loro partiti riguardo alla scelta europeista (per l'Italia ricordiamo Giorgio Amendola, Enrico Berlinguer, Mauro Ferri, Gaetano Arfè), si impegnarono con l'intento di legittimarne il ruolo rispetto alle altre istituzioni, in particolar modo la Commissione. I parlamentari eletti nel primo suffragio universale diretto si trovarono quindi ad affrontare temi che andavano dalla questione dei paesi comunisti ai rapporti con il Terzo mondo, alla progettazione di una televisione europea fino alla necessità di redigere una prima bozza di Costituzione europea. Il ricorso alle candidature di personalità politiche ben note all'opinione pubblica quali Enrico Berlinguer, Simone Veil, Willy Brandt, si pensò potesse offrire un maggiore potenziale all'organizzazione della propaganda. La campagna elettorale del giugno 1979, così come le altre due successive, fu tuttavia caratterizzata, soprattutto in Italia e Francia, da argomenti troppo spesso collegati alla dialettica politica della propria nazione. In ogni caso l'informazione data ai cittadini europei fu in grado di suscitare un inevitabile interessamento ai problemi comunitari, ma soprattutto alla realtà sovranazionale. L'affluenza al voto fu comunque inferiore rispetto alle elezioni nazionali. Nei motivi della scarsa partecipazione al voto, oltre l'assenza di dibattito propriamente europeo vi fu anche il fatto che le strategie dei partiti tesero ad una sorta di strumentalizzazione delle elezioni europee, puntando attraverso le campagne elettorali al perseguimento di obiettivi nazionali. Il primo scrutinio diretto fu in grado comunque di dare una ventata di novità al concetto di democrazia europea. La nuova legittimità consentì al Parlamento di consolidare nel tempo i propri poteri e di interpretare un ruolo all'interno del processo decisionale comunitario che all'epoca poteva dirsi quanto meno "nebuloso". Una volta fissato il periodo di svolgimento delle prime elezioni, le forze politiche nazionali dovettero sostenere una sfida che le avrebbe costrette a rimettersi in gioco, cercando di rinnovare gli argomenti e i temi individuati per le campagne elettorali nazionali. Una maggiore consapevolezza riguardo alla necessità di allargare l'orizzonte, senza trascurare tuttavia il contatto con i propri elettori e cercando le possibili somiglianze con gli altri partiti europei, avrebbe consentito di conciliare la propria ideologia in un contesto più ampio. Occorre tener presente come tra il 1975 e il 1979 si fossero create all'interno dell'Assemblea parlamentare non eletta, formazioni politiche rappresentative di partiti accomunati da un orientamento affine a quello nazionale. La diversità di ideologie, tuttavia rendeva queste coalizioni molto deboli, soprattutto per via della tanto difficile integrazione ostacolata dalla predominanza degli interessi nazionali anteposti a quelli comunitari. La primazia dei partiti nazionali ha sempre costituito un ostacolo all'autonomia di azione dei gruppi e delle federazioni lasciando, fino ad oggi, inattuata la costituzione di veri e propri partiti europei. All'indomani del primo suffragio universale diretto, tuttavia, il nuovo parlamentare europeo avrebbe assunto il ruolo di trait d'union tra il proprio elettorato, il proprio partito, la coalizione europea e il Parlamento stesso. I tratti caratterizzanti il percorso politico-istituzionale del Parlamento europeo sono stati oggetto di approfondimento nello studio dei casi relativi ai tre Paesi considerati rivelando le differenze che, per la natura stessa del ruolo giocato nel contesto sovranazionale, non hanno risparmiato il processo di integrazione e, nel caso specifico, la partecipazione alle elezioni dirette del Parlamento. Accomunando Italia e Francia, paesi fondatori della Comunità europea che si dimostrarono troppo intenti a trattare temi nazionali durante le campagne elettorali, nel Regno Unito l'idea di Europa si coniugò con la costante valutazione di tutti gli elementi che sarebbero risultati convenienti per partecipare, senza che tutto ciò costringesse a modificare o rinunciare a quanto già in possesso, atteggiamento che trovò nella linea di governo di Margaret Thatcher una perfetta interpretazione durata per l'intero decennio esaminato. Se per il primo suffragio universale diretto l'attività maggiore fu quella di approntare nuovi metodi organizzativi per le campagne elettorali, adatti alla ricerca di un consenso più ampio, diretto a legittimare l'istituzione sovranazionale, nella seconda e terza tornata le riflessioni delle forze politiche si resero necessarie per cercare di individuare le cause del progressivo calo partecipativo. I difetti di una comunicazione politica spesso basata su issues nazionali, soprattutto riguardo la Francia, ha di sicuro rappresentato una delle possibili cause, ma l'atteggiamento stesso dei partiti, apparso frequentemente poco incline a credere seriamente nell'importanza delle elezioni, ha lasciato percepire incertezza ai cittadini europei. Per altro verso, anche le campagne elettorali comunitarie, sebbene abbiano investito molte risorse per cercare di catturare il consenso dell'opinione pubblica, hanno mostrato la parziale efficienza dei mezzi messi in atto. Elezioni di second'ordine quindi? E' possibile parlarne ancora in questi termini? Da quanto emerso nel corso della ricerca condotta sul versante storico-politologico, il livello delle elezioni europee non risulta affatto secondario. Il dato partecipativo, anzi è inversamente proporzionale alla quantità di lavoro preparatorio sia dal punto di vista politico che amministravo-istituzionale, ben superiore a qualsiasi suffragio nazionale. Ci si chiede allora perché gli elettori non abbiano risposto con altrettanto entusiasmo. Qui le risposte trovano differenti possibilità da tenere nella giusta considerazione: la poca attenzione ai temi comunitari, la qualità della comunicazione, l'errore di propagandare l'evento troppo a ridosso delle date di svolgimento, l'eccessiva distanza tra istituzioni e cittadini, il livello culturale degli elettori, i giorni della settimana individuati per i suffragi spesso troppo vicini ad elezioni nazionali appena svolte, la classe politica poco convinta. In realtà tutti questi fattori rappresentano concause della scarsa partecipazione. Il cittadino europeo in mezzo a questo guazzabuglio è il personaggio principale di una performance in cui lui stesso determina la riuscita. Nonostante i numeri evidenzino una progressiva flessione nei dieci anni esaminati, i cittadini non sono rimasti indifferenti di fronte alle novità introdotte dal processo di integrazione europea. Spesso, soprattutto durante i sondaggi, accanto ad una percentuale di "indifferenti" o "euroscettici", molti intervistati hanno lamentato la poca autorità del Parlamento europeo nel contesto istituzionale comunitario2 confidando in ulteriori progressi strutturali. Il mancato raggiungimento di questo obiettivo, preannunciato già prima del 1979, insieme alle vicende politiche legate al proprio Paese, ha gradualmente provocato negli elettori reazioni di protesta attraverso il non voto o il voto negativo3, comportamenti capaci di delineare una partecipazione differente rispetto alla decisione di esprimere la propria scelta. Questo tipo di elettore ha mostrato di essere stato raggiunto dall'informazione diffusa durante le campagne elettorali e, sulla base di quanto appreso, ha deciso consapevolmente di non votare o di esercitare un voto diverso annullando o votando scheda bianca; quindi si è recato ai seggi, 2 Si vedano a questo proposito i risultati emersi nella pubblicazione della Commissione delle Comunità europee, Eurobarometro – L'opinione pubblica nella Comunità europea, Vol.1, 32/89, Direzione generale Informazione, comunicazione e cultura, Bruxelles, 1989. 3 Cfr. A. Gianturco Gulisano, La fenomenologia del non voto, in R. De Mucci (a cura di), Election day. Votare tutti e tutto assieme fa bene alla democrazia?, cit. non è rimasto inerte disinteressandosi di quanto stava accadendo. L'auspicio di un consolidamento istituzionale del Parlamento e di una maggiore coesione politica della Comunità europea non ancora raggiunti, anche per responsabilità delle politiche nazionali, ha posto l'elettore in condizione di negare il proprio contributo o protestare verso il mancato conseguimento dei risultati. L'accrescimento della conoscenza e del coinvolgimento, sebbene presenti, non sono andati di pari passo con la partecipazione. Elementi di insoddisfazione hanno caratterizzato il comportamento dell'elettore realmente europeista. I cittadini europei possono in realtà collocarsi in tre macro aree nelle quali si ritrovano gli europeisti, gli euro avversi e gli euroscettici. Se le aspettative degli europeisti sono rimaste deluse, gli euroavversi hanno parzialmente esercitato il diritto di voto alimentando quelle liste comunque presenti nella competizione europea. Gli euroscettici, invece hanno rappresentato il punto nevralgico dell'elettorato. Trovandosi in quella parte di popolazione attenta ad osservare quali e quanti cambiamenti sarebbero avvenuti a partire dal 1979 hanno avuto modo di consolidare la loro posizione continuando a percepire la Comunità ancora lontana e prevalentemente scomoda se non inutile. A differenza dell'europeista deluso che comunque ha continuato a partecipare, magari protestando, e dell'euroavverso che ha espresso il suo disappunto preferendo i partiti antieuropeisti, l'euroscettico ha proseguito nell'osservazione, affiancandosi agli incerti che sono rimasti a casa. A questo punto sono apparse inevitabili ulteriori valutazioni verso quegli elementi che caratterizzano le elezioni in genere. Ciò che attrae il cittadino ai seggi elettorali è prevalentemente il peso che le elezioni possono esercitare sui cambiamenti del governo nel proprio Paese. Il "less at stake" delle elezioni europee ha rappresentato sicuramente uno dei motivi scatenanti i sentimenti appena descritti; lo scenario si profila diverso, In such 'marker-setting' elections, voters have an incentive to behave tactically, but in a sense of the word 'tactical' that is quite different from what we see in National elections, where large parties are advantaged by their size. In a markersetting election the tactical situation is instead characterized by an apparent lack of consequences for the allocation of power, on the one hand, and by the attentiveness of politicians and media, on the other4. La mancanza di conseguenze sul livello nazionale garantita dalle elezioni europee ha "alleggerito" l'elettore della responsabilità di orientare con la propria scelta il corso della politica nazionale. Sebbene nel 1979 vi fu un'attività partitica a livello transnazionale, consentita anche dalla disponibilità di fondi in quel periodo, l'attenzione dell'elettorato fu minima. In termini di risultati transnazionali la percezione fu praticamente irrilevante; circa il cinquanta per cento dei votanti ammise di non aver idea di quali gruppi avessero ottenuto maggiori consensi. Altro aspetto da non sottovalutare si collega allo sproporzionato successo ottenuto dai partiti più piccoli rispetto ai grandi; è in questo caso che si può parlare di voto punitivo nei confronti della politica del governo nazionale. Molte le sfaccettature e tutte fondamentali per riuscire a capire il perché delle differenze comportamentali dell'elettorato, differenze che nei tre Paesi oggetto di studio si sono rivelate estremamente rappresentate. In linea con la tradizione, gli elettori dell'Italia e della Francia hanno mostrato una partecipazione considerevole, evidentemente legata alle vicende che hanno caratterizzato il dibattito politico nazionale negli anni 1979 – 1989. Il voto "pseudo-obbligatorio" dell'Italia ha mantenuto alta la percentuale dei votanti, ma i risultati hanno mostrato orientamenti variabili nelle tre tornate esaminate. Il caso francese ha mostrato una escalation della destra attraverso i consensi ottenuti dal Front National in risposta ad un importante declino del Partito comunista, anche in considerazione di una progressiva dispersione di voti dovuta alla presenza di numerose liste, in particolar modo nel 1989. Il caso anglosassone si colloca in una posizione particolare rispetto agli altri due Paesi, ma sarebbe più giusto dire rispetto a tutti gli altri. A fronte di un orientamento nazionale tendenzialmente contrario alla Comunità europea, fra le ideologie maggiormente rappresentative si è distinto un Partito conservatore desideroso di giocare un ruolo importante nel contesto europeo, consapevole quindi del significato che la competizione europea 4 C. Van der Eijk, M. Franklin, M. Marsh, What voters teach us about Europe-Wide Elections: what Europe-Wide Elections teach us about voters, in "Electoral Studies", vol. 15, n. 2, p. 157. avrebbe potuto assumere per la riuscita dell'intento. L'importanza del suffragio sovranazionale non fu invece immediatamente compresa dai Laburisti, che di fatto ottennero una pesante sconfitta nel corso del primo appuntamento con lo scrutinio europeo, ravvedendosi in seguito e riuscendo a superare i Conservatori anche grazie all'inizio del declino del governo Thatcher. Un elemento che ha accomunato tutti i Paesi della Comunità è stato rappresentato dalla progressiva affermazione dei Verdi. Lo studio effettuato attraverso una costante attenzione al dibattito politico di ciascun Paese, insieme alle strategie attuate dagli attori, consapevoli fin dall'inizio che la sfida europea li avrebbe impegnati non più o meno di quella nazionale, ma sicuramente in modo diverso, ha condotto ad un approfondimento verso il singolo cittadino che assumendo in sé il ruolo di attore principale ne ha determinato gli esiti. Le risultanze dei dati emersi dalle consultazioni avvenute negli anni 1979 – 1989 non possono considerarsi soltanto per il puro dato numerico. La molteplicità dei fattori che hanno influito sulla scelta di votare o meno ha mostrato un elettore che, pur appartenendo a paesi diversi e con differenti livelli culturali, è stato in grado di decidere basandosi su considerazioni affatto superficiali, operando un'attenta scelta dei numerosi elementi che avrebbero potuto favorire il rafforzamento politico-istituzionale europeo: una tacita selezione dell'elettorato, che inevitabilmente ha lasciato fuori tutti coloro che non hanno ritenuto importante impegnarsi per una consultazione ritenuta priva di un qualsiasi tornaconto. Classe politica poco convinta, informazione discutibile, scarsa conoscenza da parte dei cittadini riguardo al ruolo del Parlamento europeo, inefficacia della comunicazione, hanno contribuito a costruire un elettore diverso dal solito, più attento, in possesso di maggiore senso critico nei confronti di uno scenario nuovo e molto più complesso rispetto a quello nazionale5. Dalla pluralità di elementi emersi durante la ricerca attraverso il ricorso all'interdisciplinarietà per cercare di comprenderne maggiormente i significati, sono emersi dettagli che hanno stimolato ad ulteriori approfondimenti. 5 Cfr. Commissione delle Comunità europee, Eurobarometro – L'opinione pubblica e l'Europa, 9/89, Direzione generale Informazione, comunicazione e cultura, Bruxelles, 1989. Successivamente alle considerazioni storico – politiche , ciò che si è voluto sottolineare, attraverso l'analisi sociologica, riguardo alle elezioni europee nel loro complesso e nella loro perpetua considerazione di elezioni secondarie, è che tutti i fattori esaminati ne mostrano un'immagine differente, che non vuole assolutamente porsi in contrasto con l'interpretazione dei dati puri, ma vuole indurre a considerare maggiormente i numerosi fattori, che per la qualità e la quantità riscontrata permettono di ottenere un quadro più completo dei fatti, andando oltre al mero dato partecipativo sul quale, indubbiamente, la differenza con la partecipazione nazionale è di tutta evidenza. L'esame approfondito è apparso ancor più necessario alla luce del tortuoso processo di costruzione europea e del macchinoso assetto istituzionale comunitario, al fine di poter tenere nella giusta considerazione il maggior numero di elementi possibile, non tanto per giustificare i risultati, ma quanto, piuttosto, per riflettere su di essi cercando di distribuire una responsabilità policentrica a partire dalle forze politiche per finire al cittadino stesso. ; Jacques Delors used to talk about European institutions as an O.P.N.I Object Politique Non Identifié. His opinion appears a compromise between his interest to protect National rights and the need to give lasting and autonomous governance to the European integration process. Actually from the European Community model, two different ways of thinking the governance derived both influenced by the instability of the model itself. The first one aimed at a political union; as Riccardo Perissich says: "Ai limitati trasferimenti di sovranità già decisi, altri ne sarebbero seguiti, anche se sempre in modo graduale. Coerentemente con questo approccio, le istituzioni avrebbero dovuto evolvere verso un modello classico. La Commissione si sarebbe trasformata in un esecutivo federale; il Consiglio dei ministri in un "Senato degli Stati"; l'Assemblea parlamentare in un vero Parlamento federale"6. The second one tried not to neglect the sovereignty principle by transferring technical and political power according to the Treaties. This second view increased doubts and mistrust towards the European Parliament and Commission as well. European Member States agreed above all with the first view, except for the France of Charles De Gaulle who was still convinced of his idea of not giving power to supranational level. Following the unification between ECSC, EEC and EAEC there was a single Commission for the whole administrative system while the Parliament had competence on the European budget; direct election to European Parliament was referred to as "temporary" in Article 138 of the European Community Treaty; then the Parliament would plan the way for a single procedure election regarding all Member States. Between 1951 and 1976 there were many proposals to define a direct universal suffrage, but only in 1979 this target was achieved. This result meant a significant change also for the polical and institutional 6R. Perissich, L'Unione Europea una storia non ufficiale, Milano, Longanesi, 2008, p.54. communication that became fundamental to reach citizenship during the election campaign. In 1974, during the French summit chaired by Valéry Giscard d'Estaing, were both established the European Council and the direct election of the European Parliament. The European Parliament finally elected by European citizens would require an increase in both political and institutional influence. The direct elections would enhance popular interest in European affairs as well as raise people's awareness of the Parliament itself. This last aspect emphasized the differences between the federalist and the "gradualist" trend. The first one considered the direct elected Parliament as a "Congress of European People", that is to say the constituent power of the future European Federation. Many famous people were constantly engaged in the European integration cause as politicians and intellectuals did by committing themselves to legitimizing the role of the European Parliament in relation to other institutions, particularly the European Commission. Reference can be made to Altiero Spinelli, Enrico Berlinguer, Simone Veil, Helmut Kohl, Jacques Chirac, just to mention some of them. Members of the European Parliament (MEP's) began their job by addressing many issues such as the question of communist nations or planning for a European TV or preparing a draft for the European Constitution. Appointing political celebrities such as Enrico Berlinguer, Simone Veil, Willy Brandt was a way to make the propaganda more effective. The 1979 election campaign as well as the other two following ones was, however, characterized by arguments too often associated with the national political discourse. All the information given to European citizens succeeded in generating interest in supranational reality above all. The turnout was lower than in national elections and the reason has to be found in the behaviour of political parties in discussing mostly national issues aiming at national targets. In spite of this, the first direct election to the European Parliament gave a breath of fresh air to the meaning of European democracy. The newly acquired legitimacy gave the European Parliament the opportunity to consolidate its power by acting a definite role inside the European decisional process that was, at that time, nebulous to say the least. Once the electoral date was scheduled all the national political parties had to face a challenge that forced them to renew their themes and topics previously chosen in national campaign. There was greater awareness of the necessity to broaden the horizon without loosing contact with voters by looking for similarities in other European political parties. This is what would allow single ideologies to merge in a wider context. We must to consider that between 1975 – 1979 inside the European Parliament there were representatives of parties sharing outlooks similar to the national ones, but different ways of thinking made these coalitions too weak, above all because of the predominant national interests. The primacy of national parties has always been an obstacle to the autonomy of groups and federations, neglecting the implementation of European parties. After the first direct European elections the new MEP's were a kind of "trait d'union" with their own electorates, their own party, the European coalition and the Parliament as well. The peculiar features of the political-institutional path of the European Parliament concerning the three countries studied showed differences that have characterized their participation in European elections. While Italy and France, founding members of EC, were too busy to deal with national issues during electoral campaign, the UK was more attentive to evaluate the benefits of participation and Margaret Thatcher, who was Prime Minister from 1979 to 1990 was particularly suited for such an attitude. While during the first direct election there was a need to bring some new element in organizing the electoral campaign in order to reach a wider consensus, the following two elections made political forces more reflective about the decline in turnout. Too many national issues made the communication weak, particularly for the French campaign. What citizens perceived was the little confidence of political parties and that was the reason for such a large incertitude among the people. On the other hand, the Community campaign too showed a partial efficiency. So what kind of elections are we talking about? Still "second order" elections? This is not the picture that emerged from my research conducted on the historical and political fields. Participation is inversely proportional to the preparatory work, both from a political point of view and from an administrative-institutional one, which was far superior to any national suffrage. So, why didn't voters participate so enthusiastically? Many answers are possible because many are the causes of such an odd behaviour: little attention to European issues, quality of communication, propaganda too close to the election date, distance between citizens and istitution, the cultural level of voters, election dates too close to those of national elections, lack of confidence of the political class were all contributing factors in low participation. In the middle of this mess the European citizen becomes the protagonist for the success of such a performance. Despite numbers reveal a gradual decline in the ten years examined, European citizens have not remained indifferent to the changes introduced by the European integration process. Many surveys showed that in addition to a percentage of "indifferent" or "eurosceptical" people, there were citizens who asked for a stronger Parliament hoping that this result would be reached sooner or later. The failure to achieve this goal as well as the political events of each nation have gradually caused an outcry against the vote expressed either in nonvoting or in negative-vote; these different behaviours show a different way of participating . The voter who, though informed by the electoral campaign, decided not to vote or to give a different vote by cancelling his vote or returning blank−voting ballot, went nevertheless to the polling station and didn't stay at home ignoring what was happening. The unfullfilled hope for an institutional strengthening of the Parliament and for greater political cohesion of the European Community, due to political responsibilities, didn't allow the voter to contribute or protest against the non-achievement of results. Citizens' increased knowledge and involvement did not keep pace with the participation; some elements of dissatisfaction have characterized the behaviour of the pro-Europe voter. The three main groups in which European voters may be included are pro- Europe, anti-Europe and eurosceptics. Whereas the pro-Europe voters' expectations have been disappointed, the anti-Europe voters have partially exercised the right to vote feeding this kind of lists in the European competition. Eurosceptics, on the other hand were the centerpiece of the electorate. Being careful observers of which and how many changes have occurred since 1979, citizens have been able to consolidate their position by continuing to perceive the Community as still too distant and mostly uncomfortable if not useless. They have continued their observation by standing together with those uncertain people who stayed at home. At this point it appeared inevitable to assess also those elements that characterized the elections in general. What attracts people to the polling station is mainly the weight that elections may have on the governmental changes in their own countries. The "less at stake" of European elections surely showed one of the reasons just described. We are therefore facing a different context, In such 'marker-setting' elections, voters have an incentive to behave tactically, but in a sense of the word 'tactical' that is quite different from what we see in National elections, where large parties are advantaged by their size. In a markersetting election the tactical situation is instead characterized by an apparent lack of consequences for the allocation of power, on the one hand, and by the attentiveness of politicians and media, on the other7. The lack of consequences on the national level where European elections are concerned lightened voters by taking away their responsibility in directing the national political course. Although in 1979 there was a political activity at the transnational level, the electorate's attention was very scarce. The result showed 50% of voters admitting to their disinformation about the groups that achieved greater consensus. 7 C. Van der Eijk, M. Franklin, M. Marsh, What voters teach us about Europe-Wide Elections: what Europe-Wide Elections teach us about voters, in "Electoral Studies", vol. 15, n. 2, p. 157. Another issue is the large success gained by smaller parties; in this case it is possible to talk about a "punishment vote" against the policy of the national government. The three cases studied showed different ways of participating. Italian and French voters showed a considerable participation according to their tradition also because in the 1979 – 1989 period there was an interesting political debate. The Italian "pseudo-compulsory" vote kept the percentage of voters high, but the outcome showed changing directions during the above mentioned period. Looking at the outcomes got by the Front National the French case showed an escalation of the Right next to to a significant decline of the Communist Party. There was also a substantial dispersion of voting because of so many rolls, particularly during the 1989 elections. The British case is a special one for the particular behaviour towards the European integration process. The Conservative Party wanted to play an important role in the European context and for this reason European elections were considered as a way to succeed in it. On the contrary the Labour Party did not immediately understand the importance of such a crucial opportunity; the outcome of the 1979 European elections was disastrous and they met an evident defeat that therefore was useful to understand many things for future elections. All three countries have seen the progressive growth of the Green Party. The present study has paid constant attention to to the political debate in each country, and to the strategies implemented by the actors, who were aware from the beginning that the European challenge would engage them in different ways. It was, moreover, focused on the individual citizen's ability to determine the election outcome. Considering the outcome through the mere numerical data gives a partial view of the whole context. There are so many aspects that influenced the decision to vote or not. There was a selection among voters that showed citizens who desired a more political union operating a political and institutional strengthening in opposition to those who did not want to engage themselves in an election without any gain. An unconvinced political class, questionable information, lack of knowledge among citizens about the role of the European Parliament have built a different voter, a more attentive one, with a greater critical sense towards a newer context different from the national one. The diverse elements which have emerged from this interdiciplinary study have led to further insights. After historical considerations, a sociological analysis has been carried out on European elections as a whole and their "second order" perception. From these considerations a new picture has emerged, which is not in absolute contrast with the interpretation of the raw data. The quality and the quantity of so many factors allow a more complete picture of the facts, going beyond the mere participation on which, undoubtedly, the difference with the national presence is quite evident. Detailed examination appeared necessary in the light of the tortuous European building process, in order to take into account as many elements as possible, not only to justify the results, but rather because, to reflect on them trying to deploy a polycentric responsibility from the political forces to the citizens themselves.
Questa ricerca riguarda l'analisi di bacini sintettonici neogenici che si sono sviluppati in varie posizioni rispetto all'orogene siciliano-maghrebide. Lo studio dei bacini in ambiente cinematico convergente e dei depositi che ne costituiscono il riempimento sedimentario, rappresenta uno degli strumenti fondamentali per la comprensione delle modalità con cui avviene la progressiva strutturazione di una zona di catena. In questo lavoro sono stati analizzati i bacini con riempimento di età compresa tra il Serravalliano superiore e il Messiniano inferiore, che si trovano sul fronte e sul dorso della catena siciliana (Thrust Top Basin, Piggy Back Basin) mettendoli in relazione dal punto di vista genetico e stratigrafico-strutturale nel contesto del foreland basin system siciliano. Lo studio è stato condotto nei settori della Sicilia centro-occidentale centrale e orientale, in particolare nell'area di Polizzi Generosa, Resuttano e Catenanuova – Centuripe. In queste aree a partire dall'Oligocene-Miocene la costruzione della catena siciliana è stata accompagnata dalla formazione di sistemi di bacini periferici che migrano verso le zone di avampaese. In particolare, durante il Miocene superiore (Tortoniano sup.-Messiniano inf.) si depositarono dei cunei di sedimenti silicoclastici sulle scaglie tettoniche in movimento. Nel Tortoniano sup.-Messiniano inf. questi bacini sono riempiti da uno spesso cuneo di sedimenti silico-clastici, fluvio-deltizi, marini e carbonatici che si accumulano su un substrato in movimento molto spesso deformato. La base del lavoro effettuato è rappresentata dal rilevamento geologico di dettaglio alla scala 1:10.000. La distinzione tra i principali corpi mappati è stata basata principalmente su caratteri di natura litologica, sedimentologica, stratigrafica (trend deposizionali analisi delle variazioni verticali e laterali di facies), misura di paleocorrenti e studio delle strutture direzionali (clasti embricati pebble cluster). Durante la fase di rilevamento sono state individuate anche le principali strutture tettoniche, misurati i valori giaciturali e rappresentati tramite diagrammi di tipo stereonet. Sono stati misurati dei log sedimentologici di dettaglio in aree chiave per la definizione della successione stratigrafica e dei principali ambienti deposizionali. La misurazione di tali sezioni è stata accompagnata dalla raccolta di circa 45 campioni per analisi micropaleontologiche. Per la classificazione di ciascun bacino sedimentario, è stato fatto riferimento alle classificazioni proposte dai vari autori, in particolare Allen & Allen (1993) e DeCelles & Giles (1996). Per la classificazione e codificazione dei depositi terrigeni è stata utilizzata la classificazione di Miall (1978-1985). La successione tardo miocenica nell'area di Polizzi si presenta con un trend fining e deepening upward caratterizzata dalla sovrapposizione verso l'alto di litofacies conglomeratiche, sabbiose ed argillose mostranti rapporti laterali eteropici. Nell'area di Polizzi i terreni del Tortoniano sup.-Messiniano inf. appartenenti alla Fm. Terravecchia si sovrappongono con rapporti di troncatura erosiva e discordanza sulle arenarie ed argille sabbiose della Fm. Castellana Sicula (Serravalliano sup. –Tortoniano inf.) che affiorano, con limitata estensione solo nella parte SE del bacino o sulle unità tettoniche già strutturate della catena ed in particolare sulle Argille Varicolori (Cretaceo-Eocene inf). Il limite superiore della Fm. Terravecchia si rinviene localmente ed è rappresentato da una superficie di discordanza e discontinuità ricoperta rispettivamente da carbonati di scogliera riferibili alla Fm. Baucina (Tortoniano sup. Messiniano inf) o dalle delle gessareniti della Fm di Pasquasia (Messiniano sup.), chiudono la successioni i Trubi (Zancleano). All'interno della successione stratigrafica tardo miocenica sono state differenziate due settori con associazioni di facies differenti: il settore NW presenta, a partire dal basso, conglomerati politipici con elementi carbonatici, silicei, cristallini, organizzati in unità tabulari, con spessore totale di circa 20 m, con matrice sabbiosa rossastra, riferibili ad un contesto di conoide alluvionale che hanno registrato un trend medio di paleoflusso da NNE a SSW. A seguire arenarie con granulometria da grossolana a media, con geometria esterna lentiforme, con spessore di 25 m che diminuisce verso sud, organizzate in strati metrici con geometria esterna tabulare e stratificazione incrociata ad alto angolo, nella parte bassa, che passano verso l'alto a livelli con stratificazione incrociata a basso angolo di tipo swaley (SCS) ed hummocky (HCS); queste litofacies sono riferibili ad un contesto di wave dominated shoreface delta system che hanno registrato un trend medio di paleocorrente concorde con i conglomerati da NNE a SSW. Chiude la successione un corpo di argille siltose e silt argillosi con fauna planctonica riferibili ad un contesto marino "aperto". Nella zona orientale, invece, a partire dal basso si riconoscono conglomerati organizzati in unità di spessore metrico con geometria concava, costituiti da conglomerati rossastri massivi o mal stratificati, riconducibili a contesti deposizionali di tipo braided river a canali concavi che hanno registrato un trend di paleocorrente che va da ENE a WSW. Seguono facies calcarenitiche medio-grossolane con grande quantità di bivalvi, arrangiate in strati metrici che si intervallano a strati costituite da arenarie medio fini, che presentano clinoformi progradanti verso W con inclinazione di 20°. Queste facies sono attribuibili ad un contesto di delta front. Da punto di vista strutturale il bacino di Polizzi è una sinclinale con asse che si sviluppa in direzione NNE-SSW. Il fianco occidentale risulta essere più inclinato di quello orientale, circa 35° per il primo e immersione a ENE e circa 25° il secondo con immersione WSW. Nell'area sono presenti faglie dirette con orientazione circa NE-SW e non vi sono evidenze che queste faglie abbiano avuto movimento durante le fasi deposizionali. La successione stratigrafica nel settore di Polizzi è riconducibile principalmente a due sistemi deposizionali: uno di fan delta system (Galloway 1988), evolvente a wave dominated shoreface delta system (Howell et al., 2003) ed uno di river delta system, che confluivano all'interno di un bacino da due diverse direzioni: il primo da N-NNE verso S-SSW il secondo da ENE verso WSW alimentati da una sorgente caratterizzata dall'attiva erosione delle unità cristalline Kabilo- Calabridi e da prodotti derivanti da vulcanismo di tipo calcalcalino come dimostrato dalla presenza di basalti andesitici. Il meccanismo deposizionale che interessava la parte occidentale (grain flow) induce a considerare che i corsi d'acqua che alimentavano la piana alluvionale si sviluppavano per un tratto relativamente corto mantenendo un gradiente elevato fino allo sbocco nel bacino ricevente. I depositi di shoreface media superiore invece si formano nel momento in cui si ha risalita del livello del mare modifica il tipo di apporto sedimentario, infatti cominciano a depositarsi sabbie ben cernite di taglia medio-grossolana con un grosso sviluppo verticale che lateralmente riducono il loro spessore verso il bacino e aumentano verso terra (river-dominated shoreface delta system). Nelle zone più orientali, invece, si sviluppava un sistema di tipo braided che scaricava in mare i depositi via via più sabbiosi che progradavano in un delta a basso gradiente, di cui oggi si può vedere la parte frontale (river dominated delta system) da Est verso Ovest come si evince dalle misure di paleocorrene. Correlando le diverse sezioni stratigrafiche osservate nel Bacino di Polizzi è possibile osservare che la successione è "Trasgressiva" con un profilo complessivamente fining upward. I due settori però, danno alcune informazioni di carattere "regressivo", poiché le sequenze di facies alluvionali sono considerate il risultato della progradazione di sistemi fluviali e/o di conoide alluvionale, indotta da un incremento progressivo dell'energia dei corsi d'acqua. Nella curva di variazione relativa del livello del mare simili condizioni si verificano durante lo sviluppo del lowstand systems tract. I caratteri deposizionali e le geometrie stratali descritte per l'associazione di facies di shoreface (profilo fining upward) sono concordanti con quelli tipicamente associati allo sviluppo del trasgressive system tract. Questo è testimoniato anche dalle geometria progradanti delle facies arenitiche sulle stesse facies arenitiche di delta front. La successione tardo miocenica nell'area di Resuttano si presenta con un trend coarsening- e shallowing upward nella parte bassa e nella restante parte con un trend fining deepining upward, caratterizzata dalla sovrapposizione verso l'alto di litofacies sabbiose e conglomeratiche, e lateralmente argillose e calcarenitiche, mostranti rapporti laterali eteropici. I depositi del Tortoniano sup. Messiniano inf. giacciono con rapporti di troncatura erosiva e discordanza sulle argille sabbiose della Fm. Castellana Sicula che affiorano in tutta la zona limitrofa l'abitato di Resuttano fino a Cozzo Terravecchia, le quali giacciono sulle unità tettoniche già strutturate della catena ed in particolare sulle Argille varicolori. I terreni più recenti sono rappresentati dalla biolititi a coralli della Fm. Baucina qui datata Tortoniano sup., a seguire il calcare di base che affiora a Cozzo Terravecchia e chiudono la successione i gessi messiniani All'interno della successione stratigrafica tardo miocenica sono state differenziate, procedendo da NE verso SW, litofacies costituite da ortoconglomerati con spessore di circa 10 m e geometria esterna tabulare, che si alternano a strati con spessore di circa 4 m a geometria esterna tabulare di arenarie e calcareniti con stratificazione incrociata ad alto angolo. Queste litofacies fanno parte di un contesto alluvionale di tipo braided canalizzato. Le strutture sedimentarie come pebble clusters e l'embricatura dei ciottoli più appiattiti hanno registrato una direzione media delle paleocorrenti da NW a SE Verso SW le litofacies sopra descritte passano a litofacies, arenitiche di taglia grossolana, che si alternano a sabbie siltose stratificate con spessori di 20 cm circa e presentano strutture sedimentarie di tipo stratificazione incrociata a basso angolo swaley (SCS) ed hummocky (HCS) ed hanno una diffusa presenza di bivalvi. Queste litofacies costituiscono una associazione di facies di fronte deltizia con pattern delle paleocorrenti concorde con quello misurato nei conglomerati. Tutti i litotipi a granulometria fine (peliti sabbiose, marne argillose, silt argillosi) con spessori decametrici, sono stati inseriti in un unica associazione di facies relativa ad un ambiente di prodelta affiorante nella porzione centrale e meridionale del settore di Resuttano. Da punto di vista strutturale il bacino di Resuttano è una sinclinale blanda e incompleta con asse che si sviluppa in direzione NE-SW. Il fianco occidentale risulta essere più inclinato rispetto a quello orientale. Gli elementi strutturali presenti nell'area sono faglie dirette con orientazione circa NW-SE e NE-SW che dislocano i terreni messiniani. Sono state riscontate faglie inverse con andamento circa E-W e NE-SW che a differenza di quelle dirette dislocano solo i terreni tortoniani. La regione è interessata da pieghe minori con orientazione NE-SW che interessa i conglomerati e SW-NE che interessa i gessi messiniani. Nell'area non sono state riconosciute geometrie stratali sintettoniche. La successione stratigrafica nel settore di Resuttano è riconducibile principalmente ad un sistema deposizionale di river delta system (Galloway 1988) che si sviluppava da NNE e NE verso SSW e SW. Questa area di sedimentazione era alimentata da corsi d'acqua effimeri, ad alta energia, che formavano ampie piane alluvionali non confinate attraversate da canali a morfologia braided. I depositi grossolani trasportati alla foce dai corsi d'acqua formavano un sistema deltizio di grandi dimensioni del tipo Shelf Type a bassa inclinazione. La presenza dei calcari di scogliera della Fm. Baucina, sovrapposti alle litofacies di fronte/prodelta nelle aree meridionali del bacino, è indicativa della tendenza "trasgressiva" nell'evoluzione complessiva del bacino tra il Tortoniano sup. ed il Messiniano inferiore. Tuttavia alcuni settori danno informazioni di carattere "regressivo" poiché la porzione bassa delle sequenze di facies alluvionali è considerato il risultato della progradazione di sistemi fluviali indotta da un incremento progressivo dell'energia dei corsi d'acqua. Nella curva di variazione del livello del mare simili condizioni si verificano durante lo sviluppo del lowstand systems tract LST. La parte superiore della successione costituita dalle arenarie con piccoli canali riempiti induce a pensare che dopo la prima fase di abbassamento del livello del mare e progradazione ci sia stata una fase di sollevamento, confermato anche dal livello di argille marine che si trova alla base del corpo conglomeratico geometricamente più alto e al tetto delle facies sabbiose. Questa parte di successione si sviluppa con un profilo "trasgressivo" con sequenze di facies a trend fining- e deepening upward. I caratteri deposizionali e le geometrie stratali descritte per l'associazione di facies braided (profilo fining upward) sono concordanti con quelli tipicamente associati allo sviluppo del trasgressive system tract TST . Nell'area di Catenanuova-Centuripe i depositi del Tortoniano sup. Messiniano inf. giacciono con rapporti di troncatura erosiva e discordanza sui terreni delle Unità Sicilidi e del Flysch Numidico e verso l'alto sono delimitati dalla serie evaporitica messiniana, dai calcari e calcari-marnosi dei Trubi del Pliocene inferiore e dalle calcareniti della Formazione di Centuripe. All'interno di questa sequenza si intercalano, a vari livelli stratigrafici, olistostromi di Argille Brecciate La successione si presenta con un trend Coarsening- Shallowing Upward. Nell'area essa è generalmente costituita da due litofacies eteropiche: una litofacies, più diffusa, costituita da marne argillose e da sabbie quarzose; l'altra, costituita da sabbie quarzose con grosse lenti di conglomerati a clasti da piatti a sferici, arrotondati, di natura sia sedimentaria che cristallina. Le litofacies conglomeratiche hanno uno spessore di circa 15m organizzati in livelli potenti circa 4 m con geometria esterna concava, gradati inversamente nella parte bassa e caotici nella parte alta in matrice arenitica di taglia medio- grossolana che si sono formati in un contesto di canali braided. Lungo la sinclinale di Centuripe-Leonforte e la valle del F. Dittàino prevale nettamente la facies marnoso sabbiosa che è costituita da alternanze di arenarie e argille marnose con abbondante quarzo e glauconite, interdigitate tra loro con spessore di 20 m circa con gradazione inversa. Le diverse facies presentano notevoli variazioni di spessore testimonianza di una varietà degli apporti detritici connessi all'articolazione dell'ambiente deposizionale che è riconducibile a piane alluvionali prodotte da corsi d'acqua caratterizzati da canali di tipo braided che scaricavano i sedimenti nella piana deltizia e che verso S creavano un ambiente di fronte deltizia/prodelta, che hanno registrato una direzione di paleoflusso da NE a SW. Nell'area tra Catenanuova e Centuripe il bacino ha la forma di un sinclinorio consviluppo E-W che non presenta un pattern deformativo sia fragile che duttile molto evidente. Si può notare che questo bacino è il risultato dell'avanzamento del fronte della catena che man mano che procedeva verso ESE e si smantellava, le misure giaciturali infatti confermano che questi bacini impostati sul dorso dei principali sovrascorrimenti immergono a N-NNW come mostrato dalle geometrie di crescita divergente verso N che hanno i livelli marnoso-sabbiosi grossolani sul Flysch Numidico. Sono state misurate assi di pieghe isoclinali con assi orientati NE-SW e pieghe coricate con asse NNE-SSW ed ENE-WSW a volte erose dalle successioni tardo mioceniche e che rispecchiano il senso di orientazione dei fronti. In questa area il sistema deposizionale, ricostruito in base alla distribuzione delle litofacies, è costituito da una piana alluvionale superiore attraversata da canali amalgamati che erano soggetti a piene frequenti (river delta system Galloway 1988) e una pianura alluvionale distale caratterizzata da canali distributari con carico sabbioso che via via lasciavano il posto ai processi marini verso la zona di fronte deltizio/prodelta. Correlando le diverse sezioni stratigrafiche osservate è possibile osservare che la successione tardo miocenica è "Regressiva" con un profilo complessivamente coarsening upward. La sequenza di facies alluvionale è considerato il risultato della progradazione di sistemi fluviali indotta da un incremento progressivo dell'energia dei corsi d'acqua. Una situazione simile può avvenire durante la regressione normale (Plint, 1988; Posamentier et al., 1992) Nella curva di variazione relativa del livello del mare simili condizioni si verificano durante lo sviluppo del lowstand systems tract LST. La presenza di una superficie di erosione probabilmente sub-aerea alla base dei depositi alluvionali induce a considerare che si tratti di un LST. Dai dati raccolti si può concludere che i depositi tardo miocenici in tutti i settori studiati poggiano con rapporto di discordanza angolare, oltre che sulle unità del Flysch Numidico e Sicilidi (Creataceo sup.-Eocene/Oligocene sup.-Miocene inf.), anche sui depositi appartenenti alla Fm. Castellana Sicula (Serravalliano sup. - Tortoniano inf.). La successione tardo miocenica nel settore di Polizzi e di Resuttano si è sviluppata all'interno di bacini sedimentari che si sono prima riempiti e poi deformati in risposta alla deformazione delle unità strutturalmente più basse dell'edificio tettonico siciliano in risposta ad un campo di stress contrazionale orientato circa NW-SE, nella parte alta del Tortoniano, quindi tali bacini sono pre-tettonici; formatisi tra il primo e il secondo evento della deformazione della catena (Avellone et al., 2010) mentre nell'area tra Centuripe e Catenanuova il bacino è sintettonico. La presenza di sequenze di facies regressive nella successione assume un carattere molto più importante spostandosi verso Est (attuale) dal Bacino di Polizzi verso il Bacino Catenanuova – Centuripe, che è l'unico ad essere regressivo. Il carattere confinato delle litofacies alluvionali e le litofacies di valle incisa si attenuano fino a scomparire spostandosi verso l'attuale Est partendo dal Bacino di Polizzi; spostandosi da Est verso Ovest si passa, da sistemi deposizionali di tipo wave dominated "shoreface" delta system (Bacino di Polizzi porzione occidentale) a sistemi deposizionali del tipo river-dominated delta system (Bacino di Polizzi porzione orientale, Bacino di Resuttano e Bacino tra Catenanuova e Centuripe), molto probabilmente legata alla fisiografia dell'area deposizionale su cui si impostavano. In base a quanto osservato nei singoli bacini le strutture da back thrust a vergenza settentrionale, hanno giocato un ruolo importante, dopo la deposizione delle successioni tardo mioceniche, per la deformazione dei bacini più occidentali. Per il bacino di Catenanuova-Centuripe la geometria divergente indica la possibile attività di un thrust nord-vergente contemporaneamente alla deposizione. ; The aim of this study is the analysis of Neogene syntectonic basins developed in different positions above the Sicilian-Maghrebian orogen. The study of the basins in convergent setting and their filling, is one of the fundamental tools for understanding the ways in which the progressive structuring of a chain area occurs. In this work, Thrust Top Basin and Piggy Back Basin lying on the Sicilian fold and thrust belt, filled up with Serravallian to Messinian sediments, have been analysed in order to relate them to a genetic and stratigraphic-structural point of view in the Sicilian foreland basin system context. The study has been carried out in Central-Western and eastern Sicily in particular in the Polizzi Generosa, Resuttano and Catenanuova–Centuripe areas. In these areas from Oligocene to Miocene the building of the Sicilian fold and thrust belt has been accompanied by the development of a peripheral foreland basin system which migrated toward the Foreland. In particular, during the late Miocene (late Tortonian to early Messinian) a siliciclastic sedimentary wedge above the moving thrust sheets have been deposited. These basins are characterized by sedimentation of continental to open marine clastics and shallow-marine carbonates sediments, above an often deformed moving substrate. The basis of the work is a detailed geological mapping, performed at a 1:10.000 scale. The distinction between the main bodies mapped in the field, has been made on the lithological, sedimentological, stratigraphic features (such as depositional trend, lateral and vertical relationships among facies associations), palaeocurrents measurement and study of the imbricated clasts and pebble clusters. During the geological surveys, the main tectonic structures, have been identified, measured and plotted by stereonet diagrams. Detailed sedimentological log in key areas for the definition of the stratigraphic sequence and the main depositional environments have been measured. The measurement of these sections is accompanied by a collection of 45 samples for micropaleontological analysis. For the classification of each sedimentary basin, reference is made to the classifications proposed by Allen & Allen (1993) and DeCelles & Giles (1996). The classification of Miall (1978-1985) has been used for the classification and codification of terrigenous deposit. The late Miocene succession in the Polizzi area, shows a fining and deepening upward trend characterized by overlapping of conglomeratic, sandy and clayey lithofacies showing lateral heteropic relations. In the Polizzi area the late Tortonian-early Messinian sediments, belonging to Terravecchia Fm. overlay, in unconformity, the sandstones and sandy clays of the Castellana Sicula Fm. (late Serravallian-early Tortonian) or above the structured tectonic units of the chain in particular on Varicolored Clay (Cretaceous-early Eocene).The upper limit of Terravecchia Fm. is found locally and is represented by a unconformity surface covered by carbonates reef deposit pertaining to Baucina Fm. (late Tortonian–early Messinian) or by the Gessarenites pertaining to Pasquasia Fm. (late Messinian). The sequence ends with the Trubi (Zanclean). Inside the upper Miocene stratigraphic succession two areas are differentiated with different facies associations: the NW sector shows, starting from the bottom, polymittic conglomerates with reddish sandy matrix, with carbonatic, siliceous, crystalline clasts, arranged in tabular units, with a total thickness of about 20 m, related to an alluvial fan, which registers an average trend of paleocurrent from NNE to SSW. Upward there are medium- to coarse-grained sandstones, whit external lens geometry and 25 m thick, which decreases towards the south, arranged in well defined, planar-shaped, up to 1m-thick strata characterized by large scale cross bedding in the early part, which pass upward at swaley (SCS) and hummocky (HCS) cross stratification. These lithofacies have been related to a wave-dominated shoreface delta system which recorded an average trend of paleocurrent like conglomerates from NNE to SSW. The sequence ends with silty clays and clayey silts with planktonic fauna related to an offshore environment. In the eastern part of Polizzi basin, conglomerates arranged into units of metric thickness with external concave upward geometry can be recognized from the bottom, made up of reddish conglomerates, massive or poorly stratified, related to a braided river channels environments that showed a mean paleocurrent trend ranging from ENE to WSW. To follow, there are medium-coarse calcarenites with large amount of bivalves, arranged in metric layers alterning to medium-fine sandstones, forming clinoforms dipping towards W with 20° gradient. These facies can be attributed to a delta front environment. From the structural point of view the Polizzi basin is a syncline with NNE-SSW axis. The western limb is more inclined than the eastern limb, the first 35° dipping toward ENE whilst the second 25 °dipping toward SW. In this area there is a normal faults system, NE to SW trending and there is not evidence of syn- tectonics deposition. The stratigraphic succession in the Polizzi area is due to two main depositional systems: the first related to fan delta system (Galloway 1988), evolving in wave-dominated shoreface delta system (Howell et al., 2003); the second related to a river delta system converged inside the basin from two different way: the first from the N- NNE to S-SSW the second from ENE to WSW, from a source characterized by the active erosion of the Kabilo-Calabrides crystalline units and calcalkaline rocks coming from Tyrrhenian volcanic arc. The depositional mechanism that affected the western part of sector (grain flow), leads us to consider that the streams have been developed in a relatively short stretch, maintaining a steep gradient until the mouth to the receiver basin. The late-medium shoreface deposits are instead formed when there are sea level rise that changes the type of sedimentation, indeed starting to accumulate well sorted medium to coarse sands, with a large vertical development, that reduce their thickness laterally toward the basin and increase toward the land (river-dominated shoreface delta system). In the easternmost areas, instead, a braided river system has developed discharging sediments in the sea, gradually more sandy, advancing in a low-gradient delta, (river dominated delta system) from an easterly direction as shown by paleocurrent measures. By linking the different stratigraphic sections observed in the Polizzi Basin it is possible to see that the succession is "Transgressive" with a trend fining upward. The two areas, however, show a "regressive" trend because the alluvial facies are considered to be the result of river systems and /or alluvial fan progradation, induced by a progressive increase in the energy rivers. In the curve of relative sea level change these conditions occur during the development of lowstand systems tract. The characters and the depositional geometries described for the shoreface facies association (fining upward trend) are concordant with those typically associated with the development of the transgressive systems tract. The upper Miocene succession in the Resuttano area develops with a trend-coarsening and shallowing upward, in the lower part, and in the remaining part with a trend fining-deepining upward, characterized by the overlapping of sandy conglomeratic lithofacies and laterally clayey and calcareous, showing heteropic relations. In the Resuttano area the upper Tortonian- lower Messinian sediments, belonging to Terravecchia Fm. overlay in unconformity the sandstones and sandy clays of the Castellana Sicula Fm. (late Serravallian-early Tortonian) cropping out from Resuttano village to Cozzo Terravecchia or above the structured tectonic units of the chain in particular on Varicolored Clay (Cretaceous-early Eocene). The upper limit of Terravecchia Fm. is represented by an unconformity covered by carbonates reef deposits pertaining to Baucina Fm. (late Tortonian in this area) or by the "Calcare di Base" (late Messinian). The sequence ends with the Messinian evaporitic deposit. Inside the upper Miocene stratigraphic succession are differentiated, from NE to SW, ortoconglomeratic lithofacies, 10 m thick and tabular external shape, which alternate layers with 4m thickness of sandstone and calcarenite with high-angle cross-bedding with tabular external shape. These lithofacies are typical of braided river. The sedimentary structures like pebble clusters and imbricated pebbles recorded an average trend of paleocurrent from NW to SE. Towards the SW the lithofacies described above is made up of medium-to coarse sandstones, with external lens geometry and 20 m thickness, arranged in well defined, planar-shaped, up to 1m-thick strata characterized by large scale through cross bedding in the early part, which pass upward at, swaley (SCS) and hummocky (HCS) cross stratification with abundant bivalves. These lithofacies are related to a delta front which records an average trend of paleocurrent from NW to SE. All fine grain litotypes (mudstones, sandy clay and silt clay) with a decametric thickness, are included in a single facies association relating to a prodelta environment, cropping out in the central and southern Resuttano area. From the structural point of view the Resuttano basin is an incomplete syncline with NE-SW axis trend. The western limb is more inclined than the eastern limb. The structural elements are normal faults with NW-SE and NE-SW trend that displace the Messinian deposits and reverse fault with E-W and NE-SW trend that displace the Tortonian deposits. There is no trace of syn- tectonics deposition. The stratigraphic succession in the Resuttano area consists mainly of a depositional river delta system (Galloway, 1988) developed from SSW to NNE and from NE to SW. This area of sedimentation was fed by high-energy ephemeral streams, forming large alluvial plains crossed by not confined braided channels. The coarse deposits transported by rivers have formed a large Shelf Type delta system with low gradient. Some sector of this area, however, show a "regressive" trend because the alluvial facies are considered to be the result of river progradation systems, induced by a progressive increase in the energy rivers. In the curve of relative sea level change these conditions occur during the development of lowstand systems tract. The late part of the sequence constituted by sandstones with small channels fillings, suggests that after the first phase of lowering sea level and progradation, there has been an uplift phase, also confirmed by the level of marine clay located at the base of the conglomeratic body geometrically higher being the roof of the sandy facies. This part of the succession is developed with a "transgressive" trend with fining and deepening upward facies sequences. The stratal pattern described above for the braided facies (fining upward trend) is typically associated with the development of the transgressive systems tract. In the Catenanuova-Centuripe area the upper Tortonian- lower Messinian sediments, belonging to Terravecchia Fm. overlay in unconformity the Sicilide Unit and Numidian Flysch; the upper limit is represented by an unconformity surface covered by carbonates reef deposit pertaining to Messinian deposits, marly limestones and limestones of the Early Pliocene (Trubi) and calcarenitic facies pertaining to Centuripe Formation. Within this sequence olistostromes of "Argille Brecciate" are intercalated at various stratigraphic levels. The sequence shows a coarsening -shallowing upward trend. This area is generally constituted by two heteropic lithofacies: the one's, most widespread, consists of clayey marl and quartz sands, and the other is constituted by quartz sands with thick lenses of conglomerates with dishes spherical clasts, rounded, of sedimentary and crystalline nature. The conglomeratic lithofacies are 15m thick organized in layers (4 m thick) with external concave shape, inversely graded in the lower part, and chaotic in the upper part made up of medium to coarse sandy matrix which were formed in a braided channels environment. Along the Centuripe-Enna syncline and the Dittàino river valley prevails the sandy marl facies made up of alternating sandstones and marly clays with abundant quartz and glauconite, 20 m thick and inverse gradation. The different facies show significant variations in thickness that reflect a high diversity in sedimentary supply, due to the articulation of depositional environment which was made by floodplains produced by braided channels that discharged the sediments into the delta plain and created an delta/prodelta environment towards S, which recorded a paleocurrent from NE to SW. The basin in the area between Catenanuova Centuripe has a synform shape with EW trend and does not present a deformation brittle or ductile pattern very evident. It can be seen that this basin is the result of the moving chain front towards ESE, structural data confirm that these basins, set on the back of the main thrusts dipping toward N-NW, as shown by the growth geometry diverging towards N. Isoclinal folds with NE-SW axes and folds with NNE-SSW and ENE-WSW horizontal axis have been measured, which reflect the sense of orientation of chain fronts, sometimes eroded by the upper Miocene sequences. In this area, the depositional system, reconstructed according to the distribution of lithofacies, is made up of upper alluvial plain crossed by amalgamated channels, subject to frequent floods (river delta system, Galloway, 1988) and a distal alluvial plain characterized by distributary channels with coarse load sandy that gradually gave way to marine processes towards the area of the delta front/prodelta. By correlating the stratigraphic sections it is possible to see that the upper Miocene succession is "regressive" with a coarsening upward trend. The sequence of alluvial facies is considered to be the result of the fluvial systems progradation, induced by a progressive increase in the rivers energy. A similar situation may occur during the normal regression (Plint, 1988; Posamentier et al., 1992). In the curve of relative sea level change these conditions occur during the development of lowstand systems tract, as confirmed by the presence of sub-aerial erosion, probably, at the base of the alluvial deposits. From the data collected it can be concluded that the upper Miocene deposits in all areas studied lie, with angular unconformity relationship, above the Numidian Flysch and Sicilide Unit (late Cretaceous-Eocene/Oligocene–late Miocene) and above deposits belonging to the. Castellana Sicula Fm. (late Serravallian -early Tortonian). The Polizzi and Resuttano basins was filled and then deformed in response to deformation of the lowest structurally tectonic units of the Sicilian fold and thrust belt in response to a NW- SE contractional stress, during the late Tortonian, therefore these basins are pre- tectonic; formed between the first and the second event of the chain deformation (Avellone et al., 2010) while in the area between Centuripe and Catenanuova the basin is syntectonic. The presence of regressive facies sequences is prevalent, moving actual eastward, from Polizzi, to Catenanuova–Centuripe; the latter is the only regressive one. In the Western sector the Miocene succession is characterized by an incised valley, instead in the eastern sector it is characterized by a delta plain system. Moving from west to east the depositional systems are different, switching from wave-dominated delta systems and shoreface delta system (Western sector of Polizzi basin), to dominated delta system (Eastern sector of Polizzi basin, Resuttano basin and Catenanuova- Centuripe basin) probably related to the different physiography areas. According to what has been observed in individual basins the north-verging back thrust played an important role, after the deposition of the upper Miocene succession, for the deformation of the western basins. For the Catenanuova-Centuripe basin the divergent geometry indicates the possible activities of a north -verging thrust simultaneously with deposition.
0 ORGANIZZAZIONE DEL PROGETTO: "Analisi degli ambiti prioritari di domanda e offerta di tecnologie per la "Fabbrica Intelligente"" 0.1 Cenni Teorici sull'attività di Project Management La parola "Progetto" è utilizzata per indicare compiti e attività in apparenza molto diverse tra loro, basti pensare ad un progetto di ricerca e ad un progetto di costruzione di un edificio: due attività assai diverse e formalmente senza punti in comune. Al fine di approfondire i concetti legati al progetto in esame, sarebbe utile definire in maniera più precisa cosa si intende con la parola "progetto". Sin dai primi studi di Taylor e Gantt ad inizio del 1900 si è cercato di dare una definizione chiara del termine, arrivando a definirlo come: "Un insieme di persone e di altre risorse temporaneamente riunite per raggiungere uno specifico obiettivo, di solito con un budget determinato ed entro un periodo stabilito" (Graham, 1990) "Uno sforzo complesso, comportante compiti interrelati eseguiti da varie organizzazioni, con obiettivi, schedulazioni e budget ben definiti" (Russel D. Archibald, 1994) "Un insieme di sforzi coordinati nel tempo" (Kerzner, 1995) "Uno sforzo temporaneo intrapreso per creare un prodotto o un servizio univoco" (PMI – Project Management Institute, 1996) "Un insieme di attività complesse e interrelate, aventi come fine un obiettivo ben definito, raggiungibile attraverso sforzi sinergici e coordinati, entro un tempo predeterminato e con un preciso ammontare di risorse umane e finanziarie a disposizione." (Tonchia, 2007) È da notare che, a prescindere dall'organizzazione e dal settore di riferimento, un progetto è caratterizzato da alcuni elementi distintivi: • un obiettivo da raggiungere con determinate specifiche; • un insieme di attività tra loro coordinate in modo complesso; • tempi di inizio e fine stabiliti; • risorse normalmente limitate (umane, strumentali e finanziare); • carattere pluridisciplinare o multifunzionale rispetto alla struttura organizzativa. La specificità dell'obiettivo determina l'eccezionalità del progetto rispetto alle attività ordinarie e quindi l'assenza di esperienze precedenti. Le organizzazioni, siano esse imprese, enti pubblici o Università, svolgono appunto due tipologie di attività con caratteristiche distinte: 1. funzioni operative; 2. progetti. Talvolta le due categorie presentano aree comuni e condividono alcune caratteristiche: • sono eseguiti da persone; • sono vincolati da risorse limitate; • sono soggetti a pianificazione, esecuzione e controllo. Nonostante queste caratteristiche comuni, progetti e funzioni operative hanno obiettivi diversi tra loro: il progetto infatti è di natura temporanea e ha lo scopo di raggiungere il proprio obiettivo e quindi concludersi, la funzione operativa invece è di natura ripetitiva e fornisce un'azione di supporto continuativo all'azienda. Un progetto indipendentemente dal settore e dall'organizzazione nel quale si sviluppa, ha 3 vincoli fondamentali tra loro in competizione: • qualità o prestazioni; • tempo; • costo. Per di più se il progetto è commissionato da un cliente esterno sarà presente un quarto vincolo, ovvero le buone relazioni tra l'organizzazione e il cliente, è chiaro infatti che è tecnicamente possibile gestire un progetto rispettando i primi tre vincoli senza coinvolgere il cliente, ma così vengono pregiudicati i futuri business. Le principali caratteristiche di un progetto sono: 1. Temporaneità: Ogni progetto infatti ha come detto una data di inizio e di fine definite, e quest'ultima viene raggiunta quando: a. gli obiettivi del progetto sono stati raggiunti; b. è impossibile raggiungere gli obiettivi; c. il progetto non è più necessario e viene chiuso. Temporaneità non significa che un progetto ha breve durata, i progetti infatti possono durare anche diversi anni, l'importante è comprendere che la durata di un progetto è definita con l'obiettivo di creare risultati duraturi. La natura temporanea dei progetti può essere applicata anche ad altri aspetti: - l'opportunità o finestra di mercato è generalmente temporanea; - come unità lavorativa, raramente il gruppo di progetto sopravvive dopo il progetto, il gruppo infatti realizzerà il progetto e alla conclusione di questo verrà sciolto, riassegnando il personale ad altri progetti. 2. Prodotti, servizi o risultati unici: Un progetto crea prodotti, servizi o risultati unici. I progetti solitamente creano: - un prodotto finale o un componente di un prodotto; - un servizio; - un risultato, come degli esiti, dei documenti e report. L'unicità è un'importante caratteristica degli output di un progetto. 3. Elaborazione progressiva: con questa espressione si intende lo sviluppo in fasi, organizzate attraverso una successione incrementale per tutto il ciclo di vita del progetto, infatti man mano che un Project Team (Gruppo di Progetto) approfondisce la conoscenza del progetto è anche in grado di gestirlo ad un maggiore livello di dettaglio e sarà in grado di arricchirlo di maggiori dettagli via via che il Team sviluppa delle conoscenze sul settore. L'attività di Gestione del Progetto o Project Management è l'applicazione di conoscenze, abilità, strumenti e tecniche alle attività di progetto al fine di soddisfarne i requisiti, dove il Project Manager (PM) è la persona incaricata del raggiungimento degli obiettivi di progetto. La gestione di progetto include: • identificare i requisiti; • fissare obiettivi chiari e raggiungibili; • adattare specifiche di prodotto, piani e approccio alle diverse aree di interesse e alle diverse aspettative dei vari stakeholder. • individuare il giusto equilibrio tra le esigenze di qualità, ambito, tempo e costi, che sono in competenza tra di loro. Nella gestione dei progetti infatti, è costante lo sforzo atto a bilanciare i tre vincoli (qualità e prestazioni, tempi e costi), poiché i progetti di successo sono quelli che consegnano il prodotto, il servizio o il risultato richiesti nell'ambito stabilito, entro il tempo fissato e rimanendo entro i limiti del budget definito, infatti la variazione anche di uno solo dei tre vincoli implica che almeno un altro ne risulta influenzato. Il PM si occupa inoltre di gestire i progetti tenendo conto dei rischi intrinseci di un progetto, ossia eventi o condizioni incerte che, se si verificano, hanno un effetto o positivo o negativo su almeno uno degli obiettivi di progetto. Una Gestione dei Progetti efficace ma allo stesso tempo efficiente, può essere definita quindi come il raggiungimento degli obiettivi del progetto al livello di prestazioni o qualità desiderate, mantenendosi nei tempi e nei costi previsti e utilizzando senza sprechi le risorse disponibili. Tutto ciò è fondamentale che sia conforme al desiderio del cliente, infatti nei casi in cui un progetto è commissionato da un cliente esterno, le relazioni con quest'ultimo diventano un ulteriore vincolo di progetto e quindi Il successo di un progetto si raggiunge con quanto detto sopra e con l'accettazione da parte del cliente. Raramente i progetti vengono completati rispettando l'obiettivo originale, spesso infatti con l'avanzamento del progetto alcune modifiche sono inevitabili, e se non gestite in maniera opportuna possono anche affossare il progetto e il morale di chi ci lavora. Perciò è necessario un accordo reciproco tra PM e cliente relativo ai cambiamenti degli obiettivi, che comunque devono essere minimi e sempre approvati. È da ricordare infine che i PM devono gestire i progetti in base alle linee guida dell'azienda a cui fanno riferimento, rispettando procedure, regole e direttive dell'organizzazione, altrimenti si rischia che il PM venga considerato come un imprenditore autonomo, finalizzato esclusivamente al raggiungimento dei suoi obiettivi, rischiando così di modificare il flusso di lavoro principale dell'organizzazione. 0.2 Scopo del Progetto Sotto il suggerimento della Commissione Europea, tutte le Regioni degli Stati membri dell'UE, sono state invitate a stilare un documento nel quale si definisca la propria Smart Specialisation Strategy SSS , al fine di favorire lo sviluppo delle politiche di coesione delle regioni e degli stati membri, da finanziare con i Fondi Strutturali per il periodo 2014-2020. Il concetto indica Strategie d'innovazione concepite a livello regionale ma valutate e messe a sistema a livello nazionale con l'obiettivo di: • evitare la frammentazione degli interventi e mettere a sistema le politiche di ricerca e innovazione; • sviluppare strategie d'innovazione regionali che valorizzino gli ambiti produttivi di eccellenza tenendo conto del posizionamento strategico territoriale e delle prospettive di sviluppo in un quadro economico globale. In linea con le direttive comunitarie e in coerenza con quanto indicato nella SSS della Regione Toscana, IRPET Regione Toscana ha incaricato quindi il Consorzio QUINN a redigere un report denominato "Analisi degli ambiti prioritari di domanda e offerta di tecnologie per la "Fabbrica Intelligente"", affinché venga delineato il panorama delle imprese regionali che fanno uso di queste tecnologie, al fine di erogare in una seconda fase dei finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo, in particolare quelli gestiti nell'ambito dei fondi strutturali che svolgono un ruolo rilevante come promotori dell'innovazione tecnologica. La "Fabbrica Intelligente" infatti rappresenta una delle 9 aree tecnologiche individuate dal Bando «Cluster Tecnologici Nazionali» presentato dal MIUR il 30 maggio 2012, e definita come strategica per la competitività del Paese. Nella SSS regionale, l'ambito prioritario legato alle tecnologie per la Fabbrica Intelligente si rivolge alle tecnologie dell'automazione, della meccatronica e della robotica. Ai fini degli obiettivi della SSS queste tre discipline concorrono in maniera integrata a sviluppare soluzioni tecnologiche funzionali all'automazione dei processi produttivi, in termini di velocizzazione, sicurezza e controllo, della sostenibilità ed economicità degli stessi, nonché dell'estensione della capacità di azione. Per un più semplice inquadramento definitorio, le tecnologie di questi tre settori vengono di seguito approfonditi e descritti in maniera distinta. 1. AUTOMAZIONE : Per "automazione" si intende lo sviluppo di sistemi, strumentazioni, processi ed applicativi che consentono la riduzione dell'intervento dell'uomo sui processi produttivi. L'automazione in tal senso si realizza mediante soluzioni di problemi tecnici legati all'esecuzione di azioni in maniera ripetuta, nella semplificazioni di operazione complesse, nell'effettuazione di operazioni complesse in contesti incerti e dinamici con elevato livello di precisione. Il concetto di automazione assume un carattere estensivo di integrazione di tecnologie e di ambiti applicativi (dal laboratorio, alla fabbrica intelligente), mantenendo il focus sul controllo automatico dei processi. 2. MECCATRONICA : La "meccatronica" è una branca dell'ingegneria che coniuga sinergicamente più discipline quali la Meccanica, l'elettronica, ed i sistemi di controllo intelligenti, allo scopo di realizzare un sistema integrato detto anche sistema tecnico. Inizialmente la meccatronica è nata dalla necessità di fondere insieme la meccanica e l'elettronica, da cui il nome. Successivamente l'esigenza di realizzare sistemi tecnici sempre più complessi ha portato alla necessità di integrare anche le altre discipline per applicazioni industriali robotiche e di azionamento elettrico. 3. ROBOTICA : Come ramo della cibernetica rivolto alle tecniche di costruzione (ed i possibili ambiti di applicazioni) dei robot, la robotica è la disciplina dell'ingegneria che studia e sviluppa metodi che permettano a un robot di eseguire dei compiti specifici riproducendo il lavoro umano. La robotica moderna si è sviluppata perseguendo principalmente: a) l'autonomia delle macchine; b) la capacità di interazione/immedesimazione con l'uomo e i suoi comportamenti. 0.3 Stakeholder del Progetto La definizione stakeholder o portatori di interesse fu elaborata nel 1963 al Research Institute dell'Università di Stanford da Edward Freeman, definendoli come i soggetti senza il cui supporto l'impresa non è in grado di sopravvivere. Gli stakeholder di un progetto sono persone o strutture organizzative coinvolte attivamente nel progetto o i cui interessi possono subire effetti dell'esecuzione o dal completamento del progetto, possono quindi avere influenza sugli obiettivi e sui risultati del progetto. Ignorare gli stakeholder può portare a conseguenze negative sui risultati del progetto, il loro ruolo infatti può avere sia un impatto negativo che positivo sul progetto: gli stakeholder positivi sono quelli che traggono vantaggi dalla buona riuscita del progetto, è quindi vantaggioso supportarne gli interessi, mentre i negativi sono quelli che vedono risultati sfavorevoli dalla buona riuscita del progetto, gli interessi di questi ultimi avrebbero la meglio con un aumento dei vincoli sull'avanzamento del progetto. Solitamente gli stakeholder principali in un progetto sono rappresentati da: • Project Manager: persona responsabile della gestione del progetto; • Cliente/utente: persona o struttura organizzativa che utilizzerà il prodotto del progetto; • Membri del Team di progetto: membri del gruppo incaricati all'esecuzione del progetto; • Sponsor: persona o gruppo che fornisce le risorse necessarie al progetto; • Soggetti influenti: persone o gruppi che sono non direttamente collegati con l'acquisto o l'uso del prodotto ma che, a causa della posizione ricoperta nella struttura organizzativa del cliente, possono influire positivamente o negativamente sul corso del progetto. Il compito di gestire le aspettative degli stakeholder va al Project Manager, spesso ciò non è semplice a causa dei differenti e contrastanti obiettivi degli stakeholder. Nel presente progetto gli stakeholder coinvolti nelle varie attività possono quindi essere ricondotti a quattro soggetti o gruppi: • Ente Committente: IRPET; • Ente Incaricato: Consorzio QUINN; • Team di Progetto; • Regione Toscana. 0.3.1 IRPET: ISTITUTO REGIONALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA DELLA TOSCANA L'IRPET, nato nel 1968 come organo tecnico-scientifico del CRPET (Comitato regionale per la programmazione economica della Toscana) con la finalità di compiere gli studi preliminari all'istituzione dell'ente Regione, è diventato Ente pubblico con legge della Regione Toscana nel 1974. L'Istituto è ente di consulenza sia per la Giunta che per il Consiglio regionale per lo svolgimento di compiti di studio e ricerca in materia di programmazione. Sono compiti dell'Istituto, in particolare: a) lo studio della struttura socio economica regionale e delle sue trasformazioni, degli andamenti congiunturali e dei relativi strumenti analitici; b) lo studio della struttura territoriale regionale e delle sue trasformazioni e dei relativi strumenti analitici; c) lo studio delle metodologie di programmazione, di valutazione e di verifica delle politiche; d) gli studi preparatori per gli atti della programmazione regionale e per il piano di indirizzo territoriale regionale in ordine ai problemi economici, territoriali e sociali; d bis) elaborazione dei documenti o rapporti di valutazione dei programmi nazionali e dell'Unione europea gestiti dalla Regione Toscana, di cui agli articoli 10, comma 5, e 12 della legge regionale 2 agosto 2013, n. 44 (Disposizioni in materia di programmazione regionale). e) la circolazione delle conoscenze e dei risultati di cui alle lettere a) b) e c). L'Istituto, nell'ambito delle medesime materie, può altresì svolgere altre attività di studio, ricerca e consulenza su committenza di soggetti pubblici e privati diversi dalla Regione, e inoltre: • stabilisce relazioni con enti di ricerca, anche esteri, istituti specializzati, dipartimenti universitari; • assume iniziative di formazione specialistica nelle discipline oggetto dell'attività dell'Istituto. 0.3.2 QUINN: CONSORZIO UNIVERSITARIO IN INGEGNERIA PER LA QUALITÀ E L'INNOVAZIONE Istituito nel 1989 su iniziativa dell'Università di Pisa con l'adesione di numerose grandi imprese italiane e riconosciuto dal MURST (oggi MIUR) con Decreto del 1991, l'attuale QUINN: Consorzio Universitario in Ingegneria per la Qualità e l'Innovazione viene costituito inizialmente con il nome "Qualital" allo scopo di far collaborare un gruppo di grandi imprese nella ricerca applicata e nella formazione manageriale in una disciplina in forte crescita, il Total Quality Management ed in particolare l'ingegneria dei processi aziendali. Nel 2005 alla missione originaria se ne affianca un'altra: l'innovazione. Cambia il nome: Quinn, Consorzio Universitario in Ingegneria per la Qualità e l'Innovazione, ma resta l'approccio rigoroso: sviluppare metodologie e strumenti di supporto ai processi innovativi derivanti dalla migliore ricerca e dalle esperienze più avanzate a livello internazionale. Il Consorzio con sede a Pisa, non ha fine di lucro; esso mira a creare sinergie tra le competenze del suo staff e dei partner accademici e le capacità operative delle Imprese industriali, delle Organizzazioni pubbliche e private operanti nella produzione di beni e servizi, allo scopo di promuovere e svolgere: • ricerca applicata e sperimentazione on field di metodologie e strumenti per il miglioramento della qualità di prodotti e servizi; • progetti di rilievo nazionale ed internazionale finalizzati allo sviluppo scientifico e tecnologico dell'ingegneria della qualità e dell'innovazione. Per quanto concerne la ricerca applicata le linee strategiche seguite riguardano: • Metodiche, strumenti per l'innovazione, la qualità, il miglioramento delle performance aziendali; • Gestione per Processi sviluppata in contesti diversificati; • Sistemi Integrati Qualità, Ambiente, Sicurezza, Sostenibilità. Il Consorzio QUINN è una struttura professionale con al vertice un rappresentante della componente accademica dell'Università di Pisa (discipline ingegneristiche) e gestito dal Direttore operativo con comprovata esperienza manageriale. QUINN opera quindi con un pool di professionisti che, con background multidisciplinare e approccio per «commessa», presidiano i principali ambiti di intervento: • il recupero di efficienza dei processi organizzativi; • la capitalizzazione dell'ascolto dei clienti e delle lessons learned; • il miglioramento continuo delle performance di unità operative e key people; • l'evoluzione dei sistemi di gestione Qualità, Ambiente e Sicurezza verso la sostenibilità. I componenti del pool, oltre ad operare personalmente sul campo, attivano collaborazioni con esperti del mondo della ricerca e delle professioni, per portare a termine progetti e ricerche che creino valore tangibile per i Committenti. Gli incarichi di QUINN si caratterizzano per la relativa non convenzionalità degli obiettivi assegnati, dei metodi di lavoro utilizzati e per l'interdisciplinarietà delle competenze richieste; costante è la flessibilità di approccio per rispondere ad esigenze che evolvono anche durante l'iter progettuale e l'attenzione a coinvolgere le risorse del Cliente che possono contribuire al risultato finale. Tra le linee di intervento a supporto dell'Innovazione attivate da QUINN negli ultimi 15 anni evidenziamo i "Servizi di supporto alle Policy pubbliche", che per la realizzazione di interventi di supporto alle policy regionali toscane (2010-2014) per l'innovazione delle imprese si sono articolate in: • Organizzazione e gestione di un percorso d'incontri per i centri servizi e di trasferimento tecnologico aderenti alla Tecnorete della Regione Toscana; • Revisione catalogo dei servizi avanzati e qualificati, sua estensione all'internazionalizzazione; • Analisi del concetto e di esperienze di Dimostratore Tecnologico; • Linee guida per la Divulgazione Tecnologica nel Trasferimento Tecnologico; • Linee guida per la valutazione della performance dei laboratori di ricerca e trasferimento tecnologico e laboratori di prova/analisi; • Linee guida alle attività di Business-Matching / Matchmaking; • Studio di fattibilità per una società di seed capital per Toscana Life Sciences e collaborazione con le attività di incubazione di Siena (2006); • Studi di fattibilità per le policy di sostegno alla nascita di nuove imprese innovative - CCIAA Lodi, ARTI/Regione Puglia (2007- 2008); • Indagine sul sistema dei Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani (2010); • Studio di fattibilità dell'incubatore universitario di Sesto Fiorentino (2009); • Progettazione condivisa con gli attori territoriali del progetto Innovation Building a Prato (2009); • Ricerca sulla nuova imprenditorialità e attrazione di investimenti nel distretto della nautica della Spezia (2007-2008); • Attività di supporto all'Incubatore tecnologico di Firenze finalizzate alla ricerca e accoglimento di nuove imprese (2007); • Analisi di opportunità di nuove imprese innovative derivanti dalla costruzione di un nuovo ospedale (2006-2007). 0.4 Fasi del Progetto La Pianificazione del Progetto, nell'ottica di un'efficace Project Management, è stata svolta suddividendo il progetto in fasi al fine di poter effettuare un miglior controllo. I passaggi da una fase all'altra del progetto, che rappresentano il ciclo di vita del progetto, comportano generalmente una forma di trasferimento tecnico o comunque un passaggio di consegne, dove gli output ottenuti da una fase a monte, prima di essere approvati per procedere alla fase a valle vengono analizzati per verificarne completezza e accuratezza. Quando si ritiene che i possibili rischi sono accettabili, può essere che una fase venga iniziata prima dell'approvazione dei deliverable della fase precedente. Per fasi si intendono sequenze identificabili di eventi composti da attività coerenti che producono risultati definiti e che costituiscono l'input per la fase successiva. Le fasi standard identificabili nella maggior parte dei progetti sono: • Concezione e Avvio del Progetto; • Pianificazione; • Esecuzione e Controllo; • Chiusura. In sostanza il ciclo di vita del progetto definisce quale lavoro tecnico deve essere svolto in ciascuna fase, quando devono essere prodotti i deliverable in ciascuna fase e come ciascun deliverable deve essere analizzato, verificato e convalidato, chi è coinvolto in ciascuna fase e come controllare e approvare ciascuna fase. Le fasi che hanno portato alla redazione del report, nel quale le informazioni raccolte sul campo sono state organizzate in modo tale da consentire l'inquadramento del fenomeno della Fabbrica Intelligente in Toscana, sono così individuabili: • FASE 0: Fase Preliminare Dopo aver ricevuto l'incarico da parte di IRPET per la redazione del report, il QUINN ha analizzato la fattibilità del progetto, in modo da prevenire un rischio di insuccesso e dare concretezza all'idea progettuale, e una volta verificata ha redatto la propria Offerta Tecnica. Dopo l'accettazione dell'Offerta da parte dell'Ente Committente, QUINN ha costituito il Team di Progetto incaricato a svolgere le attività progettuali, assegnando a ciascun componente le proprie responsabilità e mansioni. Grazie all'utilizzo di tecniche efficaci per la pianificazione, sono state programmate nel dettaglio tutte le attività da svolgere, al fine di completare il report entro il termine fissato. • FASE 1: Comprensione del Contesto di riferimento In questa fase l'obiettivo centrale era rappresentato dalla comprensione del contesto del progetto, il Team di Progetto rispetto al contesto imprenditoriale italiano ha svolto un'analisi interna e una esterna, che hanno permesso di inquadrare il tema della "Fabbrica Intelligente". Partendo dalle origini prettamente letterarie del concetto, è stata illustrata l'evoluzione industriale che ha preceduto questo fenomeno, successivamente sono stati analizzati i macro trend socio-economici che hanno maggiore impatto sull'industria che stanno caratterizzando l'attuale scenario industriale, concludendo infine con la presentazione delle varie iniziative comunitarie e nazionali a sostegno della ripresa manifatturiera attraverso la "Fabbrica Intelligente". • FASE 2: Esplorazione del Concetto nel Panorama Internazionale Durante questa fase, svolta quasi in parallelo con la precedente, sono state analizzate le varie declinazioni al concetto di Fabbrica Intelligente e congiuntamente ricercati i trend e le tecnologie abilitanti. Attraverso un esercizio di Forecasting Tecnologico, osservando molteplici studi condotti da un altrettanto numero di esperti, sono stati identificati i trend attuali e quelli emergenti connessi alla Fabbrica Intelligente, con i conseguenti impatti sulle aziende e sulla forza lavoro. Alla fine sono stati ricercati alcuni casi di Fabbrica Intelligente, o di Industria 4.0 che dir si voglia, sviluppati da diverse aziende nel mondo. • FASE 3: Studio dell'Applicazione del Modello nella Regione Toscana Nello svolgimento di questa fase, si è passati allo studio degli ambiti prioritari della domanda e dell'offerta di tecnologie per la Fabbrica Intelligente nella Regione Toscana, per come identificata all'interno della SSS, focalizzandoci sulle tecnologie connesse all'automazione, alla meccatronica e alla robotica. Successivamente si è passati ad individuare possibili legami tra gli ambiti tecnologici analizzati e lo sviluppo di soluzioni tecnologiche funzionali ai processi produttivi, "in termini di velocizzazione sicurezza e controllo dei processi, della sostenibilità ed economicità degli stessi, nonché dell'estensione della capacità di azione". Si è arrivati infine a delineare il panorama della diffusione del modello della Fabbrica intelligente nelle imprese del sistema produttivo toscano, grazie all'analisi della diffusione fra le aziende produttrici e utilizzatrici delle tecnologie correlate, attraverso il merging di due DB di imprese Toscane stilati da enti qualificati, interviste in profondità e telefoniche, e infine attraverso l'organizzazione di due Focus Group. • FASE 4: Realizzazione Conclusiva del Report La quarta e ultima fase ha portato alla redazione finale del report, nel quale le informazioni sia di carattere quantitativo, ma soprattutto qualitativo raccolte sul campo sono state elaborate in maniera tale da evidenziare la diffusione del fenomeno nel tessuto produttivo toscano. I risultati conseguenti all'elaborazione di tali informazioni risultano essere: - la descrizione di casi studio sia di utilizzatori che di sviluppatori, con la presentazione delle peculiarità di adozione delle tecnologie che prefigurano possibili modelli di adozione alla Fabbrica intelligente; - la mappatura della diffusione delle tecnologie abilitanti della Fabbrica intelligente in Toscana con riferimento alle imprese utilizzatrici; - inquadramento del livello di maturità dei diversi settori produttivi toscani rispetto alle tecnologie target identificate dal Cluster Fabbrica Intelligente; - raccomandazioni di policy. 0.5 Strumenti e Tecniche utilizzate nell'ambito del Progetto Per una più facile comprensione dei contenuti, in questo paragrafo vengono descritti in forma teorica gli strumenti e le tecniche gestionali, che il Team di Progetto ha utilizzato per lo svolgimento delle attività progettuali, elencandoli in funzione dell'impiego nelle diverse fasi del progetto. Nel proseguo del lavoro, dove verranno presentati i contenuti del report, saranno illustrate le modalità operative realmente avviate nell'applicazione dei vari strumenti. 0.5.1 FASE 0: FASE PRELIMINARE In questa fase preliminare il PM detiene la responsabilità della pianificazione, integrazione ed esecuzione dei piani. La pianificazione, ovvero il P nella logica PDCA, è fondamentale a causa della breve durata del progetto e per l'assegnazione delle risorse. L'integrazione risulta altrettanto importante, altrimenti ogni soggetto sviluppa la propria pianificazione senza tener conto degli altri. La pianificazione è la definizione di cosa fare, quando va fatto e da chi; è destinata in linea teorica a: • "acquisire" gli obiettivi del processo; • individuare le fasi o meglio processi, diretti ed indiretti, che consentono di raggiungere gli obiettivi prefissati ovvero stesura della "mappa" di processi e delle interazioni; • scegliere metodi per il do, il check e l'act, il personale, i materiali e/o le informazioni, le macchine/tecnologie e/o attrezzature per ogni processo operativo aggredibile; • provare, sperimentare, verificare là dove non si sa; • emettere specifiche, standard; • occuparsi delle eventuali attività di comunicazione e addestramento. Per un PM è fondamentale utilizzare tecniche di pianificazione efficaci, e di seguito sono descritte quelle utilizzate durante tutte le fasi del progetto: • Work Breakdown Structure (WBS); • Matrice RACI; • Diagramma di Gantt; • Flow Chart (FC). 0.5.1.1 Work Breakdown Structure (WBS) La WBS (Work Breakdown Structure) è una forma di scomposizione (o disaggregazione secondo una struttura ad albero) strutturata e gerarchica del progetto che si sviluppa tramite l'individuazione di sotto-obiettivi e attività definite ad un livello di dettaglio sempre maggiore. Scopo della WBS è di identificare e collocare all'ultimo livello gerarchico pacchetti di lavoro (Work Package) chiaramente gestibili e attribuibili a un unico responsabile, affinché possano essere programmati, schedulati, controllati e valutati. La WBS è uno strumento di fondamentale importanza nel Project Management, infatti fornisce le basi per sviluppare una matrice delle responsabilità e successivamente effettuare lo scheduling . Attraverso la suddivisione dei deliverable in componenti più piccoli definiti "work package" si semplifica la gestione del progetto. Il work package infatti rappresenta il gradino più basso della gerarchia WBS ed è tramite questo che si possono definire in maniera più affidabile schedulazione dei tempi e costi. La suddivisione per livello procede riducendo ampiezza e complessità fino a quando non perviene a una descrizione adeguata e inequivocabile della voce finale. La Work Breakdown Structure (WBS), ha permesso di individuare, ai vari livelli, tutte le attività di sviluppo del progetto. La logica di scomposizione utilizzata è stata quella del processo di lavoro, questa logica consiste nel suddividere il progetto in relazione alla sequenza logica delle attività realizzative che verranno messe in opera, e ci ha permesso di individuare, per ogni pacchetto di lavoro: • scopo del lavoro con obiettivi e vincoli; • il processo di lavoro e le sue interfacce; • le risorse assegnabili e assegnate; • i limiti di tempo. 0.5.1.2 Matrice RACI La Matrice RACI è uno strumento che viene utilizzato per l'individuazione delle responsabilità all'interno di un progetto. Essa indica alle risorse umane coinvolte le mansioni e il grado di responsabilità all'interno del progetto, inoltre fornisce indicazioni specifiche su come comportarsi nel gestire le relazioni e responsabilità di altre persone coinvolte, rappresentando un forte elemento di motivazione per le stesse. La matrice di responsabilità nella sua intersezione indica il tipo di persona a cui è delegata una persona o un'unità organizzativa. Generalmente vengono utilizzate delle sigle che esprimono le responsabilità, le più utilizzate sono quelle corrispondenti all'acronimo RACI: • R: "Responsabile": è il ruolo di colui che è chiamato ad eseguire operativamente il task (per ogni task è possibile avere più Responsabili); • A: "Approva": è aziendalmente il ruolo a cui riporta il Responsabile o che comunque dovrà svolgere un ruolo di supervisione del lavoro del/dei Responsabili(ci può essere un solo A per ogni attività); • C: "Coordinamento": è il ruolo di chi dovrà supportare il/i Responsabile nello svolgimento del task fornendogli informazioni utili al completamento del lavoro o a migliorare la qualità del lavoro stesso • I: "Informato": è il ruolo di chi dovrà essere informato in merito al lavoro del/dei Responsabile e che dovrà prendere decisioni sulla base delle informazioni avute. 0.5.1.3 Diagramma di Gantt La complessità sempre maggiore di molti progetti, la gestione di grandi quantità di dati e le scadenze rigide incentivano le organizzazioni verso l'utilizzo di metodi per la pianificazione delle attività su scala temporale. Le tecniche di scheduling più comuni sono: • Diagrammi a barre o di Gantt; • Tecniche reticolari: - PDM (Precedence Diagram Method); - ADM (Arrow Diagram Method); - PERT (Program Evaluation and Review Technique); - CPM (Critical Path Method). • Approccio della Catena Critica CCPM (Critical Chain Project Management). La tipologia di rappresentazione utilizzata nel presente report, è il diagramma a barre (di Gantt), un mezzo molto semplice e intuitivo per visualizzare le attività o gli eventi tracciati in relazione al tempo, come nel nostro caso, o al denaro. La rappresentazione utilizzata riguarda l'evoluzione del progetto su scala temporale, dove ogni barra rappresenta un'attività la cui lunghezza è proporzionale alla durata dell'attività stessa, la quale è collocata sulla scala temporale. Il diagramma di Gantt permette perciò di definire cosa fare in una determinata quantità di tempo, e stabilisce inoltre eventi o date chiave (milestone) di progetto e un riferimento per il controllo dell'avanzamento. Il vantaggio che ha apportato sta nell'ottimizzazione delle risorse, attraverso una contemporanea visualizzazione delle attività, delle tempistiche e dei soggetti coinvolti. Ha comunque tre limitazioni principali, infatti non illustra: • le interdipendenze tra le attività; • risultati di un inizio anticipato o tardivo nelle attività; • l'incertezza inclusa nell'esecuzione dell'attività. 0.5.1.4 Flow Chart (FC) o Diagramma di Flusso Il Diagramma di Flusso, detto anche Flow Chart, rappresenta una modellazione grafica per rappresentare il flusso di controllo ed esecuzione di algoritmi, procedure o istruzioni operative. Esso consente di descrivere in modo schematico ovvero grafico: • le operazioni da compiere, rappresentate mediante forme convenzionali (ad esempio : rettangoli, rombi, esagoni, parallelogrammi, .), ciascuna con un preciso significato logico e all'interno delle quali un'indicazione testuale descrive tipicamente l'attività da svolgere; • la sequenza nella quale devono essere compiute, rappresentate con frecce di collegamento. Tale strumento permette pertanto di visualizzare tutto o parte del processo e di capire il collegamento delle sequenze necessarie a svolgere una funzione. In particolare permette di individuare i punti del processo in cui si verifica l'effetto che si vuole analizzare e di risalire il flusso fino alle origini delle cause potenziali. 0.5.2 FASE 1: COMPRENSIONE DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO Tutti i progetti si interfacciano con il mondo reale, quindi occorre considerare i diversi contesti in cui il progetto converge. Alla luce di questo il PM ha incaricato i componenti del Team di Progetto di effettuare, un'analisi del contesto di riferimento, svolgendo un esercizio di Forecasting Tecnologico, attraverso la Ricerca sul Web, allo scopo di realizzare: • un'Analisi Interna; • un'Analisi Esterna; • l'Analisi SWOT. 0.5.2.1 Ricerca sul Web Lo strumento che normalmente viene utilizzato per effettuare una ricerca sul web è il cosiddetto motore di ricerca, il quale è basato sull'inserimento di una o più parole-chiave le cui occorrenze vengono cercate all'interno dei vari documenti presenti in rete. Bisogna dire che il processo di ricerca e di selezione delle informazioni è molto più complesso di quanto si possa pensare, per l'appunto possiamo differenziare la ricerca delle fonti in due modi: • Fonti Istituzionali (es. Regolamenti Comunitari, EUROSTAT, ISTAT, etc.); • Fonti Pubbliche (es. Unioncamere); • Enti di natura scientifica (es. società di consulenza). La conoscenza precedente dell'argomento influenza e da maggiori garanzie di successo nella ricerca, in questo modo l'utente è in possesso di termini specifici che può utilizzare direttamente come keywords. Gli elementi per impostare una soddisfacente ricerca sul web possono essere riassunti in: • chiarezza dell'oggetto, quesito o obiettivo della ricerca; • tempo e capacità dell'utente che effettua la ricerca; • qualità delle risposte in termini di: - adeguatezza, completezza ed esaustività; - affidabilità e autorevolezza della fonte; - grado di aggiornamento. 0.5.2.2 Forecasting Tecnologico Il Forecasting Tecnologico è un settore dei Technology Future Studies che racchiude varie strumenti volti ad anticipare e a capire la direzione potenziale, le caratteristiche e gli effetti del cambiamento tecnologico. Sono identificabili 9 cluster: 0.5.2.2.1 Expert Opinion Questa famiglia comprende tecniche basate sull'opinione di esperti, e include la previsione o la comprensione dello sviluppo tecnologico attraverso intense consultazioni tra vari esperti in materia. Uno dei metodi più diffusi è sicuramente il Metodo Delphi. Questo metodo combina richiesta di pareri riguardanti la probabilità di realizzare la tecnologia proposta e pareri di esperti in materia dei tempi di sviluppo. Gli esperti si confrontano e si scambiano pareri in base alle proprie previsioni tecnologiche, in modo da arrivare a una linea comune. 0.5.2.2.2 Trend Analysis L'Analisi del Trend comporta la previsione attraverso la proiezione dei dati storici quantitativi nel futuro. Questa analisi comprende modelli sia di previsione economica che tecnologica. Una tecnologia di solito ha un ciclo di vita composto di varie distinti fasi. Le tappe includono tipicamente • una fase di adozione • una fase di crescita • una fase di sviluppo • una fase di declino. L'analisi cerca di identificare e prevedere il ciclo della innovazione tecnologica oggetto dello studio. 0.5.2.2.3 Monitoring and Intelligence Methods Questa famiglia di metodi (Monitoring e le sue variazioni: Environmental Scanning and Technology Watch) ha lo scopo di fare acquisire consapevolezza dei cambiamenti all'orizzonte che potrebbero avere impatto sulla penetrazione o ricezione delle tecnologie nel mercato. 0.5.2.2.4 Statistical Methods Fra i metodi statistici, i più diffusi sono l'Analisi di Correlazione e l'Analisi Bibliometrica. • L'Analisi di Correlazione anticipa i modelli di sviluppo di una nuova tecnologia correlandola ad altri, quando lo stesso modello è simile ad altre tecnologie esistenti. • L'Analisi Bibliometrica si concentra sullo studio della produzione scientifica (pubblicazioni, etc.) presente in letteratura. In particolare risulta utile al fine di: - sviluppare conoscenza esaustiva del tema oggetto di studio; - analizzare i database da usare, da cui trarre informazioni e dati; - acquisire conoscenza sulle informazioni dei brevetti, fonte importante per acquisire informazioni uniche dal momento che spesso i dati e le informazioni rintracciabili nei brevetti non sono pubblicati altrove; - definire la strategia di ricerca; - utilizzare gli strumenti di analisi, attraverso software di data e text mining efficienti; - analizzare i risultati, grazie alle informazioni di vario tipo da cui gli esperti possono estrarre informazioni strategiche. 0.5.2.2.5 Modelling and Simulation Per "modello" si intende una rappresentazione semplificata delle dinamiche strutturali di una certa parte del mondo "reale". Questi modelli possono mostrare il comportamento futuro dei sistemi complessi semplicemente isolando gli aspetti essenziali di un sistema da quelli non essenziali. Tra i principali metodi: • Agent Modeling, tecnica che simula l'interazione dei diversi fattori in gioco; • System Simulation, tecniche che simulano la configurazione di un sistema a fronte dell'azione di possibili variabili aggiuntive. 0.5.2.2.6 Scenarios Costituiscono rappresentazioni alternative delle tecnologie future, sulla base di considerazioni e condizioni ulteriori a seguito di possibili cambiamenti delle condizioni al contorno inizialmente ipotizzate. 0.5.2.2.7 Valuing/Decision/Economic Methods Tra i metodi il più popolare è il "Relevance Tree Approach": le finalità e gli obiettivi di una tecnologia proposta sono suddivisi tra: • obiettivi prioritari; • obiettivi di basso livello. Grazie ad una struttura ad albero è possibile identificare la struttura gerarchica dello sviluppo tecnologico. In base ad esso viene eseguita la stima delle probabilità di raggiungere gli obiettivi ai vari livelli di sviluppo tecnologico. 0.5.2.2.8 Descriptive and Matrices Methods In crescente affermazione in questa famiglia di metodi è la definizione di Roadmap dello sviluppo di tecnologie, che consiste nel proiettare i principali elementi tecnologici di progettazione e produzione insieme alle strategie per il raggiungimento di traguardi desiderabili in modo efficiente Nel suo contesto più ampio, una Roadmap tecnologica fornisce una "vista di consenso o visione del futuro" della scienza e della tecnologia a disposizione dei decisori. 0.5.2.3 Analisi SWOT L'analisi SWOT è uno strumento di pianificazione strategica semplice ed efficace che serve ad evidenziare le caratteristiche di un progetto o di un programma, di un'organizzazione e le conseguenti relazioni con l'ambiente operativo nel quale si colloca, offrendo un quadro di riferimento per la definizione di strategie finalizzate al raggiungimento di un obiettivo. La SWOT Analysis si costruisce tramite una matrice divisa in quattro campi nei quali si hanno: • Punti di Forza (Strengths); • Punti di Debolezza (Weaknesses); • Opportunità (Opportunities); • Minacce (Threats). L'Analisi SWOT consente di distinguere fattori esogeni ed endogeni, dove punti di forza e debolezza sono da considerarsi fattori endogeni mentre minacce e opportunità fattori esogeni. I fattori endogeni sono tutte quelle variabili che fanno parte integrante del sistema sulle quali è possibile intervenire, i fattori esogeni invece sono quelle variabili esterne al sistema che possono però condizionarlo, su di esse non è possibile intervenire direttamente ma è necessario tenerle sotto controllo in modo da sfruttare gli eventi positivi e prevenire quelli negativi, che rischiano di compromettere il raggiungimento degli obiettivi prefissati. I vantaggi di una analisi di questo tipo si possono sintetizzare in 3 punti: • la profonda analisi del contesto in cui si agisce, resa possibile dalla preliminare osservazione e raccolta dei dati e da una loro abile interpretazione si traduce in una puntuale delineazione delle strategie; • il raffronto continuo tra le necessità dell'organizzazione e le strategie adottate porta ad un potenziamento della efficacia raggiunta; • consente di raggiungere un maggiore consenso sulle strategie se partecipano all'analisi tutte le parti coinvolte dall'intervento. 0.5.3 FASE 2: ESPLORAZIONE DEL CONCETTO NEL PANORAMA INTERNAZIONALE Anche in questa fase, dove l'obiettivo era quello di ricercare nella letteratura le varie declinazioni al concetto di "Fabbrica Intelligente" e le tecnologie attuali ed emergenti connesse ad essa, è stata svolta un'analisi degli organismi specializzati nel Foresight Tecnologico e di profondi conoscitori del settore dell'automazione industriale, per studiare le tendenze tecnologiche per i prossimi anni. 0.5.4 FASE 3: STUDIO DELL'APPLICAZIONE DEL MODELLO NELLA REGIONE TOSCANA Durante lo svolgimento di questa fase, si è intrapreso un percorso di raccolta delle informazioni legate al tema della "Fabbrica Intelligente" nel tessuto produttivo toscano, che è stato strutturato in 3 diverse attività: • Mappatura della Diffusione delle Tecnologie in Toscana attraverso il merging dei DB "Osservatorio sulle imprese high-tech della Toscana" e delle "Aziende eccellenti" dell'IRPET con l'estrapolazione dei dati da Fonti Aziendali: questa attività verrà discussa nel dettaglio nel proseguo del lavoro; • Interviste in Profondità e Interviste Telefoniche; • Focus Group. 0.5.4.1 Intervista L'intervista semi-strutturata è l'equivalente del questionario, con domande predefinite dal ricercatore in fase di preparazione dello strumento; a differenziare i due metodi è il modo di presentazione, orale nel caso dell'intervista, scritto nel caso del questionario, che assicura maggiore capacità di adattamento all'interlocutore e di valorizzazione di tutte le opportunità di raccolta d'informazioni "non strutturate". L'intervista ha quindi il vantaggio di essere un metodo versatile, che è possibile utilizzare in ogni stadio della progettazione, dalla fase di esplorazione a quella di validazione ex post delle informazioni. A differenza dei questionari, la presenza del ricercatore allontana l'eventualità che il soggetto interpreti in maniera errata le domande o che si trovi in imbarazzo perché non comprende quanto gli viene richiesto; inoltre, nel caso di una risposta non attinente, il ricercatore può riformulare la domanda. Il vantaggio maggiore rispetto al questionario consiste nel fatto che l'intervista non registra la stessa alta percentuale di mancati recapiti da parte dei soggetti contattati; di conseguenza, i dati raccolti godono di maggiore validità . A differenza dell'intervista personale, l'intervista telefonica appare concepibile nell'ambito di un sondaggio, offrendo vantaggi legati soprattutto al costo e al tempo di esecuzione, nonostante la mancanza di un'interazione faccia a faccia limita la "competenza comunicativa" () dell'intervistatore e dell'intervistato. Durante l'intervista telefonica l'intervistato non può prendere visione diretta del questionario, come accade nel sondaggio tramite intervista personale, e non consente all'intervistatore il ricorso a tecniche che comportano strumenti da sottoporre visivamente all'intervistato, come forme di gadgets o scale auto-ancoranti. Dal punto di vista dell'intervistatore, si dispone di meno informazioni per valutare se l'intervistato ha capito davvero la domanda; di conseguenza tenderà a ridurre gli interventi opportuni per chiarire il testo. Non è possibile integrare il resoconto dell'intervista con informazioni relative all'ambiente fisico in cui essa ha luogo e al comportamento non verbale dell'intervistato. 0.5.4.2 Focus Group Interviste rivolte a un gruppo omogeneo di 7/12 persone, la cui attenzione è focalizzata su di un argomento specifico, che viene scandagliato in profondità. Un moderatore (spesso definito: 'facilitatore') indirizza e dirige la discussione fra i partecipanti e ne facilita l'interazione, anche attraverso la predisposizione di un "sceneggiatura" finalizzata a fare emergere le peculiari conoscenze ed esperienze, nonché finalizzata a favorire il confronto "creativo". Ogni partecipante ha l'opportunità di esprimere liberamente la propria opinione rispetto all'argomento trattato ma nel rispetto di alcune "regole del gioco" introdotte dal facilitatore; la comunicazione nel gruppo è impostata in modo aperto e partecipato, con un'alta propensione all'ascolto. Il contraddittorio positivo che ne consegue consente di far emergere i reali punti di vista, giudizi, pre-giudizi, opinioni, percezioni e aspettative del pubblico di interesse in modo più approfondito di quanto non consentano altre tecniche di indagine . Nella tabella seguente, sono riportati i metodi di Forecasting Tecnologico , suddivisi nei 9 cluster definiti dal "MIT- Massachusetts Institute of Technology", indicando quali sono stati impiegati nelle attività progettuali e in che fase. 0.5.5 FASE 4: REALIZZAZIONE CONCLUSIVA DEL REPORT Durante la fase conclusiva di redazione finale del report, il Team di Progetto si è concentrato nell'elaborazione dei dati raccolti durante le fasi precedenti attraverso strumenti grafici che hanno facilitato l'attività di capitolazione delle informazioni, tra cui: • Istogrammi; • Diagramma a Torta; • Mappatura con metrica a "semaforo" : questa tecnica di rappresentazione è stata ideata dal Team di Progetto. Le sue peculiarità saranno illustrate più nel dettaglio successivamente. • Modello di Maturità (Maturity Model). 0.5.5.1 Istogramma L'istogramma è la rappresentazione grafica di una distribuzione in classi di un carattere continuo. Un istogramma consente di rappresentare i dati attraverso rettangoli di uguale base ed altezza differente a seconda dei dati stessi, ed in un solo colpo d'occhio permette di capire se una "quantità" è maggiore, minore o uguale di un'altra semplicemente guardando l'altezza dei rettangoli. 0.5.5.2 Diagramma a Torta Un Diagramma a Torta è una tecnica di rappresentazione che in un modo semplice e diretto è evidenzia il peso delle varie componenti di una grandezza. In questo modo la grandezza in questione viene rappresentata sottoforma di cerchio i cui spicchi hanno un angolo e di conseguenza, un arco, proporzionale alle varie componenti. 0.5.5.3 Modello di Maturità Tale modello definisce il livello di maturità di un'entità. L'aspetto caratteristico di tale rappresentazione è il fatto di essere organizzato per livelli. Il modello definisce diversi profili di maturità crescente, indicando implicitamente anche una strategia molto generale di miglioramento che si basa sull'introduzione di quelle pratiche che permettono solitamente ad un'azienda, di muoversi da un livello di maturità al successivo.