This essay connects Antonio Gramsci's expanded concept of Marxian ideology to his training in linguistics and, broadly understood, philosophy of language in order to advance a hypothesis regarding Gramsci's views on literary criticism and aesthetic judgment. This hypothesis can be summed up in the following way: aesthetic judgment, including literary criticism, maintains a unity of form and content while rejecting facile attempts to reduce the global meaning of a "political" work of art to its ideological content, where ideology is understood in the sense of a series of theoretical propositions about the world, which reside in the realm of traditional Marxist superstructure. As a result, there is no recourse to either a scientific objectivity or a relativistic emphasis on subjectivity in the evaluation of works of art; instead, priority is given to an immanent, contextual interpretation of works of literature and culture. Such a methodology is intimately related to Gramsci's reworked concept of ideology and therefore deserves further consideration. Keywords: Gramsci; Ideology; Philosophy of Language, Aesthetic Judgment.
As philosopher, Giorgio Agamben is known for his political writings. However the problem of language is an important issue also in his most recent essays. Considering a time span ranging from the late sixties until the early nineties, this article tries handing in Agamben's linguistic reflections. On the one hand, Agamben's linguistic reflection represent an essential starting point to fully understand his political proposal. On the other hand, Agamben can be considered without doubt a philosopher of language. Additionally, this article does not exclude an analysis of both the characteristics and the unsuitableness of his philosophy of language. Finally, with regard to this suggestions, it seems to be important the reference to the more general historical, philosophical and linguistic context of the period when the early work of Agamben have been published.
[ita] Il mio lavoro articola un aspetto importante del pensiero di María Zambrano: il tema del delirio. La ricerca si propone di sviscerare tale tema nell'intento di contribuire alla riflessione filosofica con un'analisi che mira a coglierlo seguendo una doppia direzione. La questione del delirio è fondamentale in Zambrano. Il delirio costituisce infatti il punto di partenza che pone in movimento la sua ragione, in un'articolazione che si concretizza nell'attenzione all'esperienza vissuta e nell'utilizzo di un linguaggio innovatore. Ho scelto di argomentarlo, presentandolo sia come possibile chiave di lettura del filosofare zambraniano, sia come argomento vero e proprio: il tema centrale, l'elemento costituente di una razionalità intrinsecamente legata alla vita. Come chiave di lettura, il delirio è il passo di apertura, la traccia di un andamento di pensiero che può anche prendere diramazioni che si spingono oltre la traccia d'inizio. Questo superamento non è un andare fuori tema, che elude il corpo a corpo con il delirio, al contrario, è rimanere fedeli all'apertura per darle respiro, per non risolverla, ma per schiuderla ad altri spazi di ragionamento, nel guadagno di affermazioni che hanno a che vedere con la verità. Come argomento vero e proprio, cioè come tema centrale del mio lavoro, il delirio si struttura in modo tematico nella sua relazione con la razionalità. La scommessa simbolica proposta da Zambrano si gioca su due punti: scoprire in che modo delirio e ragione possono convivere, senza che l'uno venga abolito dall'altra, e viceversa, vedere come il delirio possa presentarsi sempre e di nuovo quale prologo di un logos, che è uno, ma in generi ed esercizi diversi. In altre parole, l'intento di Zambrano è quello di assumere il delirio come radice di un'idea di logos accogliente, incorporandolo così nel suo modo di comprendere la ragione, nei suoi differenti aspetti e nei suoi molteplici esercizi. Il mio lavoro si articola in tre capitoli, introdotti da una sorta di introduzione, costituita da Mirada e Poiesis, che ho desiderato chiamare Per iniziare, e dalle conclusioni: Per concludere, che sono i guadagni teorici del lavoro. Il primo capitolo si concentra sul Taglio del lavoro sul delirio e, partendo dalla motivazione della scelta dell'argomento, analizza la costellazione semantica che ruota attorno al centro aperto del delirio. Sottolineando l'importanza del delirio come arché del filosofare zambraniano («En principio era el delirio», scrive Zambrano), spiego come il delirio possa diventare l'elemento movilizador dell'esperienza umana, oppure come possa convertirsi in una prigione, in un carcere, che impedisce l'intrinseco movimento della vita. Qui la questione si gioca tutta prendendo in considerazione el ensueño, il risveglio, la temporalità, e due elementi che per Zambrano sono fondamentali: la necessità e la speranza. Il delirio da cui scaturisce l'azione essenziale è infatti quello che tiene unite, armonizzandole, necessità e speranza. Il secondo e il terzo capitolo sono legati all'idea di adoperare come chiave di lettura del filosofare di Zambrano il pensiero della differenza femminile, cercando di scandagliarlo come elemento essenziale per l'apertura dei testi ad aspetti imprevisti. Il terzo capitolo Il delirio negli archetipi femminili dà voce alle figure femminili di Diotima, Antigone, Nina, dando spazio alla storia dei loro deliri, che queste donne incarnano come evento che mette in moto una ricerca di mediazioni che testimoniano che c'è sempre qualcosa che va oltre, che trascende, il recinto dei fatti, per aprirsi, con amore, all'infinita disponibilità dell'essere. Seguire Zambrano nel delirio comporta un dislocamento esistenziale che eccede la classica divisione tra teoria e prassi, perché è l'esistenza tutta, nel suo complesso, ad essere orientata dal delirio. Questa situazione di dislocamento, se non diviene straniamento, è segno dell'essere che si fa storia. ; [eng] My work develops an important aspect of Maria Zambrano's thought: the theme of delirium. The research aims to uncover this theme and make a contribution to philosophical reflection with an analysis that follows two directions. Delirium is a fundamental issue in Zambrano. It represents the starting point of her thought via the articulation of her regard for lived experience and her use of an innovative language. I discuss this issue both as a possible key to Zambrano's philosophy and as an issue worthy of inquiry per se: the core theme and constituent element of a rationality that is intrinsically linked to life. As a key to Zambrano, delirium is the beginning of a thought process that can take a different direction from its initial trace. This does not mean changing the subject in order to avoid the mail issue; on the contrary, il means keeping faith to the initial opening in order to let it develop, instead of resolving it. It means allowing further spaces of elaboration in orden to gain something from statements that deal with the truth. As an issue in and of itself, as the central theme of my work, delirium is structurally relates to the theme of rationality. Zambrano's symbolic challenge rests on two points: discovering how delirium ad reason can coexist without one abolishing the other, and vice-versa, seeing how delirium can present itself time and again as prologue to a logos that is singular, but exists in different forms and exercises. In other words, Zambrano's aim is to take delirium as the root of an idea of logos that is welcoming, so as to incorporate it in her way of understanding reason, in its different aspects and multiple exercises. By stressing the importance of delirium as the arché of Zambrano's thought, I explain how delirium may become the element movilizador in the human experience, or how it may become a prison that impedes life's intrinsic movement. The crucial issue here is to take into account el ensueño, the awakening, the temporality, and the two elements that are central to Zambrano: necessity and hope.
The analysis moves across the theory of philosophy of language and philosophy of politics, in order to focus the relationship between language and political space, and to show the basis of making community.
Existe una vasta literatura sobre el concepto de 'ideología lingüística' y los especialistas por lo general están de acuerdo en definirlo como un conjunto de ideas que sostienen los miembros de una comunidad sobre la función del lenguaje en la comunidad. No obstante, los especialistas mismos comúnmente no están de acuerdo si estas ideas son explícitas o implícitas. Los puntos diversos sobre este aspecto implican diferentes metodologías, a saber, el análisis de consideraciones explícitas sobre el lenguaje, en el primer caso; y en el segundo caso de materiales más variados. Una mejor opción consiste en distinguir creencias explícitas de supuestos implícitos. Mientras que en el primer caso el estudio se debe hacer por medio de métodos sociológicos o etnosociológicos, en el segundo el estudio se hace a través de la semiótica: los discursos que se producen en una comunidad se consideran como signos de supuestos implícitos que dicha comunidad tiene sobre el lenguaje. Este artículo hace un estudio de caso: la ideología semiótica subyacente a la desmentida en el discurso político italiano contemporáneo. ; A vast literature exists on the concept of "linguistic ideology." Scholars generally agree on defining it as a set of ideas that the members of a community hold about the role of language in the community. Nevertheless, scholars generally disagree on whether these ideas are explicit or implicit. Different views on this point imply different methodologies: the analysis of explicit considerations on language in the first case, that of a more multifarious material in the second one. However, excluding implicit ideas from the analysis is too restrictive. A better option is to distinguish between explicit beliefs and implicit assumptions. Whereas the first ones must be studied through socio- or ethno-logical methods, the second ones must be studied through semiotics: the discourses that are produced in a community are considered as signs of implicit assumptions that such community holds about language. The paper deals with a case-study: the semiotic ideology behind denegation in the contemporary Italian political discourse.
Although in comparison to other key Gramscian concepts, ideology has not been among the most studied, this is beginning to change. In particular, recent scholarship has demonstrated a diffuse and variegated usage of the term in the Prison Notebooks, as well as an innovative extension of the concept, which is articulated around a network of closely correlated terms and concepts. Nevertheless, debates remain over how to understand its meaning in Gramsci's carceral discourse, with some arguing that his distinctive conception of ideology has a "neutral", and arguably, also "positive" meaning, while others contend that it is neither "neutral", nor "positive", but a critical concept. This essay argues that Gramsci's conception of ideology is neither neutral nor positive, but rather, an eminently critical and differentiated analysis of the diverse ideological forms of consciousness through which the popular masses are enveloped within the web of a class's hegemony through the mediation of the philosophers' philosophies, the fruit of his attempt to rethink philosophy politically. In short, understanding Gramsci's conception of ideology in the full sense can only be ascertained by following the threads of his philosophical investigations in their shifts and re-elaborations. Keywords: Gramsci, Politics, Philosophy, Ideology
Il mio lavoro articola un aspetto importante del pensiero di María Zambrano: il tema del delirio. La ricerca si propone di sviscerare tale tema nell'intento di contribuire alla riflessione filosofica con un'analisi che mira a coglierlo seguendo una doppia direzione. La questione del delirio è fondamentale in Zambrano. Il delirio costituisce infatti il punto di partenza che pone in movimento la sua ragione, in un'articolazione che si concretizza nell'attenzione all'esperienza vissuta e nell'utilizzo di un linguaggio innovatore. Ho scelto di argomentarlo, presentandolo sia come possibile chiave di lettura del filosofare zambraniano, sia come argomento vero e proprio: il tema centrale, l'elemento costituente di una razionalità intrinsecamente legata alla vita. Come chiave di lettura, il delirio è il passo di apertura, la traccia di un andamento di pensiero che può anche prendere diramazioni che si spingono oltre la traccia d'inizio. Questo superamento non è un andare fuori tema, che elude il corpo a corpo con il delirio, al contrario, è rimanere fedeli all'apertura per darle respiro, per non risolverla, ma per schiuderla ad altri spazi di ragionamento, nel guadagno di affermazioni che hanno a che vedere con la verità. Come argomento vero e proprio, cioè come tema centrale del mio lavoro, il delirio si struttura in modo tematico nella sua relazione con la razionalità. La scommessa simbolica proposta da Zambrano si gioca su due punti: scoprire in che modo delirio e ragione possono convivere, senza che l'uno venga abolito dall'altra, e viceversa, vedere come il delirio possa presentarsi sempre e di nuovo quale prologo di un logos, che è uno, ma in generi ed esercizi diversi. In altre parole, l'intento di Zambrano è quello di assumere il delirio come radice di un'idea di logos accogliente, incorporandolo così nel suo modo di comprendere la ragione, nei suoi differenti aspetti e nei suoi molteplici esercizi. Il mio lavoro si articola in tre capitoli, introdotti da una sorta di introduzione, costituita da Mirada e ...
This contribution focuses on the changes and developments of political language in Italy in the last twenty years. These changes can obviously be attributed to many different factors, but there is no doubt of the role Silvio Berlusconi and the mass media have played in it. At the same time, the financial crisis from which Southern Europe has not yet recovered and international terrorism have also intensively contributed to these changes.
[Inglese] This doctoral dissertation explores aspects of the language of conflict in Northern Ireland. In this area, the conflict between Unionists and Republicans, Catholic and Protestants has been raging on for centuries, reaching its most recent peak with the 1970s so-called 'Troubles'. Today, after almost four decades of physical violence, as the peace process unfolds, the fight seems to have moved from paramilitary action onto political debate – a war of words is slowly replacing real war. For this study, a written corpus has been collected, comprising the annual party conference speeches from the past ten years by the leaders of the two main and opposed political parties of Northern Ireland: the President of the Republican Sinn Féin party, Gerry Adams, and the president of the Protestant Democratic Unionist Party, Ian Paisley. By comparing texts by these politicians, who have been on the Northern Irish scene for over thirty years, it should be possible to observe the development of their discourse from a diachronic perspective. A Critical Discourse Analysis approach is considered particularly suitable for dealing with political speeches, but contributions from different fields and disciplines are also considered. The discourse analysis of the texts collected is supported by computer-aided analysis. Two aspects are being focussed on, in particular: 1) the overall influence of language on politics, i.e. how words are used to exercise power; and 2) the use of same/different argumentative structures by the same orators to discuss same/different subjects over the years. It is hoped that the present study may help clarify aspects of the evolution of political discourse in Northern Ireland, in general, and of the argumentative skills and strategies of the above two politicians, in particular. [Italiano] La presente tesi di dottorato esplora alcuni aspetti del linguaggio del conflitto nell'Irlanda del Nord. In questa regione, il conflitto fra Lealisti (o Unionisti) e Repubblicani, Cattolici e Protestanti, imperversa com'è noto da secoli, e ha raggiunto il suo apice in tempi recenti nei cosiddetti "Troubles" (disordini) degli anni 1970. Dopo quasi quattro decenni di violenze, pare oggi che il processo di pace si stia sviluppando positivamente e che la lotta stia lentamente spostandosi dalle strade ai palazzi di governo: una guerra di parole sta fortunatamente soppiantando la guerra vera. Per questa ricerca, è stato raccolto un corpus formato dai discorsi tenuti alle conferenze annuali di partito dai leaders dei due principali e contrapposti partiti politici nordirlandesi: il Presidente del repubblicano Sinn Féin, Gerry Adams, e quello del protestante Democratic Unionist Party, Ian Paisley. Confrontando i testi di questi politici, che si muovono sulla scena politica locale da più di trent'anni, dovrebbe essere possibile osservare lo sviluppo delle caratteristiche del loro discorso dal punto di vista diacronico. Trattandosi di testi di natura politica, si ritiene particolarmente adatto un approccio di analisi critica del discorso; sono tuttavia considerati contributi da altri campi e discipline. L'analisi del discorso dei testi raccolti sarà supportata da tecniche di analisi computazionale. Sono due, in particolare, gli aspetti che saranno maggiormente trattati: 1) l'influenza generale della lingua sulla politica, cioè come le parole siano usate per esercitare potere; e 2) l'uso di strutture argomentative simili o differenti, da parte dei medesimi oratori, nel discutere i medesimi argomenti nel corso degli anni. Si spera, in generale, che la presente ricerca contribuisca a chiarire aspetti dell'evoluzione del discorso politico dell'Irlanda del Nord e, in particolare, delle abilità e strategie argomentative dei due politici considerati.
John Langshaw Austin (1911-1960) was one of the most influential British philosophers of his time, for his rigorous thought, extraordinary personality and innovative philosophical method. According to John Searle, Austin was a philosopher both passionately loved and hated by his contemporaries, because, like Socrates, he seemed to destroy all philosophical orthodoxy without presenting an alternative, and equally comforting, orthodoxy. Austin's work is known for two major contributions to contemporary philosophy. On the one hand, his 'linguistic phenomenology', a peculiar method of philosophical analysis of the concepts and ways of expression of everyday language. On the other hand, Speech Act Theory, the idea of a performative dimension in any use of the language: with a well-known slogan, "to say something is to do something." Speech Act Theory has had consequences and import in research fields as diverse as philosophy of language, ethics, political philosophy, philosophy of law, linguistics, artificial intelligence and feminist philosophy. Here we will focus on Austin's contributions to philosophy of language, epistemology and philosophy of action, and on two main developments of speech act theory: the dispute between conventionalism and intentionalism on the one hand, and the debate on free speech, pornography, and censorship on the other. ; John Austin (1911-1960) è stato uno dei filosofi britannici più influenti del suo tempo, per il rigore del pensiero, la personalità straordinaria e il metodo filosofico innovativo. A parere di John Searle Austin era molto amato e molto odiato dai contemporanei – disorientati da un pensiero che sembrava distruggere più che costruire, sfidare l"ortodossia della filosofia tradizionale ma anche dell"allora imperante empirismo logico, senza sostituirvi nessuna confortante nuova ortodossia. L"opera di Austin è tuttavia oggi poco conosciuta e gli elementi di novità della sua riflessione non sufficientemente apprezzati. Costituiscono un"eccezione due risultati, universalmente riconosciuti e celebrati: da un lato la tecnica di analisi filosofica – quella versione della "filosofia linguistica" praticata da Austin con la pazienza, il rigore e il talento di un entomologo; dall"altro la teoria degli atti linguistici. Austin viene ricordato soprattutto per aver evidenziato la dimensione performativa che permea ogni nostro proferimento: con uno slogan diventato famoso, ogni dire è anche un fare. Una tesi con ripercussioni in aree di ricerca molto diverse, dalla filosofia del linguaggio all"etica, dalla filosofia politica al diritto, dalla linguistica alla filosofia femminista. Ci concentreremo qui sui contributi di Austin alla filosofia del linguaggio, ma faremo cenni anche estesi ai suoi contributi in epistemologia e teoria dell"azione, nonché al vivace dibattito che a partire dalla teoria degli atti linguistici si è sviluppato negli anni "60 e "70. Un dibattito che è tornato ad accendersi in tempi recentissimi nelle discussioni su libertà di espressione e censura.
The European Commission publishes documents containing proposals for Community actions in many different areas. Primarily they are documents addressed to interested parties – organizations and individuals, who are invited to participate in a process of consultation and debate. In some areas, such as education, they provide an impetus for subsequent legislation. These documents, sometimes, follow discussion papers published to launch a consultation process at European level. While discussion papers set out a range of ideas presented for public discussion and debate, document papers contain an official set of proposal in specific areas and are used as vehicles for Community development. The aim of this contribution is to identify through public official European documents some opportunities in the field of education, especially in combating social exclusion, and to assess how important . the teacher's work is in giving students confidence in learning languages. People often speak about "World Peace", but they often don't know how to start turning violence, war, terrorism in to peace actions. Promoting European ideas in the field of education is the first step to develop this aim. My opinion is that school and university must be closely associated in the operation of the EU supporting it with specific programmes.
In this paper, I analyze the idea of the world as the co-existence of humans and things. I argue that this co-existence should be considered from the conceptual perspective of responsibility. In the first two paragraphs, I argue that a system of artefacts always mediates human experience. In the third and fourth paragraphs, I synthetize two different philosophical approaches, namely the theory of artefacts and the materialistic method, which share the thesis of the performativity of artefacts in the constitution of human experience. In the conclusions, I show the political and ethical relevance of this possible material hermeneutics of the world. ; In questo saggio analizzo l'idea del mondo come coesistenza di umani e cose, e sostengo che tale coesistenza debba essere considerate sotto la lente concettuale della responsabilità. Nei primi due paragrafi sostengo che l'esperienza umana è sempre mediata da un sistema di artefatti. Nel terzo e nel quarto paragrafo sintetizzo due differenti approcci filosofici, ossia la teoria degli artefatti e il metodo materialista, i quali condividono la tesi della performatività degli artefatti nella costituzione dell'esperienza umana. Nelle conclusioni mostro la rilevanza etica e politica di questa possibile ermeneutica materiale del mondo. ; In questo saggio analizzo l'idea del mondo come coesistenza di umani e cose, e sostengo che tale coesistenza debba essere considerate sotto la lente concettuale della responsabilità. Nei primi due paragrafi sostengo che l'esperienza umana è sempre mediata da un sistema di artefatti. Nel terzo e nel quarto paragrafo sintetizzo due differenti approcci filosofici, ossia la teoria degli artefatti e il metodo materialista, i quali condividono la tesi della performatività degli artefatti nella costituzione dell'esperienza umana. Nelle conclusioni mostro la rilevanza etica e politica di questa possibile ermeneutica materiale del mondo.
The current scientific paths in the pedagogical scope that have encountered linguistics and related areas had some validity in the past, but they should be quickly updated in the face of the constant and unexpected evolutions in which we are immersed, as they are partly outdated. Speaking about languages, it is necessary to work to reduce the artificial separations between humanistic and scientific skills, for a recomposition of knowledge, as a premise of the indispensable recomposition of the person, suspended between the revolt towards new commands and the supine acceptance of the technologies that guide existences. ; Gli attuali percorsi scientifici in ambito pedagogico che hanno incontrato la linguistica e le aree collegate hanno avuto nel passato una certa validità, ma andrebbero rapidamente aggiornati di fronte alle evoluzioni costanti e inattese in cui siamo immersi, in quanto risultano in buona parte superati. Parlando di linguaggi, bisogna operare per ridurre le artificiali separazioni tra competenze umanistiche e scientifiche, per una ricomposizione dei saperi, intesi come premessa della indispensabile ricomposizione della persona, sospesa tra la rivolta verso nuovi comandi e l'accettazione supina delle tecnologie che orientano le esistenze.
This article discusses the opposition of neurosciences of moral judgement to moral philosophy, shedding light on the political meaning of the thesis according to which a science of morality is possible, or already real, and would demonstrate that rights' recognition equates to a cognitive error. It furthermore presents some theoretical contributions offered by Kant's moral doctrine – on condition that one avoids providing an unfounded and caricatural account in order to make it the paradigm of armchair philosophy – about the role of intuition and reasoning in formulating moral judgements and of mental experiments on moral dilemmas. ; L'articolo discute la contrapposizione delle neuroscienze del giudizio morale alla filosofia morale, mettendo in luce il significato politico della tesi che sia possibile, o già reale, una scienza della moralità, e che questa dimostri che il riconoscimento dei diritti equivale a un errore cognitivo. L'articolo presenta inoltre alcuni dei contributi teorici che la dottrina morale di Kant può fornire – purché si eviti di fornirne un resoconto infondato e caricaturale, per farne il paradigma della filosofia dalla poltrona – quanto al ruolo dell'intuizione e del ragionamento nella formulazione dei giudizi morali e quanto alla funzione da attribuire agli esperimenti mentali relativi ai dilemmi morali.
Contemporary populism could be read as a form of social-ism, i.e, a political discourse marked by the languages and the -isms of social networks. On the basis of this assumption, the aim of this paper is to explore and analyse three specific semiotic aspects of the social-ist language. First, the relationship between moods and noises that characterizes the enunciation in and of the social networks, in which screaming plays a fundamental role. Second, the prerequisite and consequences of shots/ slams, whose roots are to be found in the correlation between the language of social media and that of neotelevision. Third, the forms of political provocation, rewritten, nowadays, by the communicative and interactional logic of digital media. The reasoning we develop is inspired by the analysis of texts - tweets, Facebook and Instagram posts, messages and conversations extracted from Whatsapp public groups - taken from both the Italian and Brazilian context. Nevertheless, we believe our findings are potentially generalizable, since they seem to resume how, on an international scale, the languages of politics - and, vice versa, the politics of language - are nowadays constructed and articulated.