Producción Científica ; Nos gustaría comenzar con unas palabras de Rosa Rodríguez (1998, 257) que siguen estando de actualidad "la realidad es que nuestra sociedad pervive todavía asentada en un sistema de valores y relaciones sociales que, basadas en una visión androcéntrica, toma lo masculino como eje de toda experiencia". Evidentemente hay avances legislativos, y en el día a día, pero "esta realidad tarda en llegar a las aulas y a los textos, donde el sexismo de los libros y el olvido sistemático de la existencia y papel fundamental de la mujer en la sociedad es permanente". [Texto extraído del capítulo de María Montserrat León Guerrero].
Tesis descargada desde TESEO ; In Arrivederci piccole donne, di Marcella Serrano, una ragazza sogna di aprire una casa editrice. Il suo modello è quella di un'altra donna: Virginia Woolf. Esiste un modo delle donne di operare nell'editoria così come ne esiste uno di scrivere? Questa la questione che le pagine che seguono provano ad affrontare. Inizieremo fornendo un quadro storico dell'editoria italiana. Il punto di partenza sarà l'anno 1861, quello in cui l'Italia unì i propri confini politici e, con essi, il mercato editoriale. Vedremo quanto, dall'abbattimento delle frontiere interne, è cambiato. Le case editrici hanno raggiunto, oggi, il numero di settemilaseicento. Al loro interno la maggioranza degli impiegati sono donne. Un secolo e mezzo fa la figura dell'editore era assimilata con quella del tipografo. Quanto alle donne, nella Parigi all'avanguardia di allora, il loro accesso alla carriera di tipografo era vietato. Le prime donne che compaiono nella storia dell'editoria sono vedove dei fondatori. Il fatto, però, che spesso le attività proseguissero senza fratture, lascia arguire anni di lavoro nell'ombra. Esso verrà alla luce del sole con i movimenti femministi. Ciclostili, riviste in grado di rilanciarsi e superare le crisi, siti internet, non potevano però esaurirsi in un discorso complessivo. Né il quadro poteva ridursi alla rievocazione o ai bilanci delle reduci. In forme meno ideologiche come blog, periodici o marchi non solo votati a temi femminili, iniziative che si fanno portavoce delle istanze delle donne continuano a nascere. A quasi venti di esse dedicheremo schede specifiche che ne dettaglino storie e linee editoriali. Doverosa era la menzione di Noi donne, una storia che inizia in esilio, prosegue in clandestinità, vive gli anni della contestazione conquistandosi l'autonomia dal partito, cessa le pubblicazioni e quindi rinasce, nella versione attuale. Per il resto abbiamo privilegiato le testate che abbiano avuto un ruolo nel dibattito femminista e quelle che presentassero un contenuto letterario. Quanto ai siti internet, il criterio è andato al di là del numero di accessi e del contenuto letterario. Abbiamo preferito lasciare in secondo piano siti istituzionali, accademici e di associazioni anche autorevoli. L'aspetto che andava sottolineato, riteniamo, è l'eterogeneità delle iniziative in cui le donne si cimentano. Abbiamo tentato di darne conto recensendo blog, siti che sono delle vere testate registrate ma anche pagine telematiche dagli accenti quasi arcadici. Possono essere loro la soluzione ai limiti della editoria femminista che Maria Crispino lamentava già venticinque anni fa. L'editoria femminista scontava, e tuttora sconta, una penuria di mezzi che le impedisce l'accesso ad una distribuzione che la porti fuori dall'autoreferenzialità. Del resto, anche nel libro di Serrano, il fatto che aprire una casa editrice sia un sogno è dovuto al fatto di non avere abbastanza fondi. Eppure è seguendo l'esempio delle prime case femministe che, anche inconsapevolmente, tante donne si sono cimentate in avventure editoriali. Le loro sono state case editrici ostinate e pazienti – il modello è La tartaruga – ma anche fantasiose e anticonformiste, come Sottosopra. Hanno conquistato l'egemonia culturale. Il concetto, gramsciano, si lega a quello di cultura nazionalpopolare. Ad essa hanno concorso fotoromanzi, rotocalchi, romanzi rosa e, da ultimo, il fenomeno dei chik lit. Insieme, compongono la così detta paraletteratura. Le sue tirature sono multiple di quelle delle testate femministe e, non di rado, l'avversano. Esamineremo come. Riporteremo, nel concreto, l'atteggiamento dei fotoromanzi e della posta dei lettori verso il mutamento sociale. Anticipiamo che riviste patinate e romanzi rosa sono organi della conservazione. La loro modernità è strumentale al consumismo. Le lotte delle donne vi vengono non di rado osteggiate, le loro conquiste banalizzate. Anche di questo genere di pubblicazioni abbiamo ripercorso la storia che, peraltro, pesa più di quanto si creda su quella nazionale. È sulle "riviste per signore" che si è formata buona parte della conoscenza nazionale. È leggendo le loro pagine che le italiane hanno adottato una lingua e poi abitudini e consumi comuni. È tra le righe delle risposte alle loro lettrici che autrici come la Marchesa Colombi consigliavano un'accondiscendenza opportunistica. Perchè è sulle loro pagine che scrivevano e scrivono le autrici dei libri campioni di vendita. Come è evidente, il discorso parte dalle case editrici, include le scrittrici e, infine, vira sulle lettrici. Ma comprendere cosa viene proposto alle lettrici aiuta a comprendere la voglia, da parte di tante di loro, di darsi all'editoria. Laura Lepetit disse di aver fondato la sua casa editrice per editare un libro che in Italia mancava e che riteneva necessario. Anche il personaggio del libro di Serrano, in fondo, sebbene come editrice, sogna di emulare una scrittrice. La nostra analisi, quindi, cerca di considerare tutti i punti d'osservazione possibili. Guarda, cioè, alle donne in quanto lettrici e in quanto autrici. Anche quando, secondo una tradizione antica, esse si presentano con degli pseudonimi. Dove, invece, le firme indicano inequivocabilmente un autore, è nel giornalismo. In quell'ambito le donne si avviano, quanto ai numeri, a prevalere. Su quanto la maggioranza comporti un effettivo potere la discussione è aperta. Alcune voci denunciano la permanente assenza delle donne dai vertici delle testate. Altre le attribuiscono un modo di incidere sull'opinione pubblica che andrebbe al di là degli organigrammi. Oriana Fallaci, in altre parole, non avrebbe visto aumentare la propria autorevolezza dalla direzione di un giornale. Anche l'apporto delle donne al giornalismo nel suo complesso non è soggetto a una lettura univoca. Miriam Mafai , tra le altre, riconosce alle donne il merito di una benefica iniezione di frivolezza. Forse ciò che le donne possono dare va oltre. Forse il semiotico non si riduce ai pettegolezzi sui politici. Individuarlo e definirlo ha richiesto decenni di ricerche. Gran parte di esse attengono proprio ai modi espressivi. L'approdo, in estrema sintesi, è stato che il logos è maschile, mentre della donna è peculiare l'espressione dei sentimenti, il semiotico, appunto. Anche per questo l'editoria sulla quale ci concentriamo è sull'editoria letteraria. Rosi Braidotti afferma che la scrittura può ricomporre linguaggi logos-intensivi (come la scienza) e pathos-intensivi (la letteratura e la poesia). È stato questo, in fondo, l'obiettivo di autrici come Helene Cixous e di Luce Irigaray. Ognuna ha tentato di scartare dal patriarcato, uscire dall'alveo del consueto, proporre una prospettiva nuova. Sono le stesse finalità che si è posta la casa editrice il Caso e il Vento, di Sandra Giuliani. Il suo prodotto di punta sono gli audiolibri. Il modo di promuoverli è orizzontale: la declamazione da parte di persone confuse tra il pubblico. Anche la distribuzione, affidata al passaparola, cerca di mettere in discussione le gerarchie, di esplorare vie nuove. Quella di Sandra Giuliani è solo una delle numerose case editrici che abbiamo consultato sul tema della scrittura delle donne. Sulla stessa questione abbiamo sollecitato anche addetti ai lavori e femministe storiche: da Giampiero delle Molle, direttore della più diffusa rivista letteraria italiana, al compianto Vincenzo Consolo a Daniela Percovich a Piera Codognotto a Luciana Tufani. Le loro riflessioni hanno integrato la nostra lettura di Julia Kristeva e il resto del nostro bagaglio bibliografico. Ne abbiamo ricavato qualche sorpresa e qualche conferma. Sarebbero, ad esempio specialmente le donne a proporre manoscritti a contenuto erotico. Da Alda Merini a Dacia Maraini, del resto, l'importanza dei sensi, nella scrittura delle donne, è un dato assodato. Coniugato con il peso che le scrittrici tradizionalmente attribuiscono ai sentimenti, esso permette di individuare una modalità alternativa alla logica prettamente celebrale degli uomini. Detto delle caratteristiche della scrittura delle donne, ci siamo soffermati sui messaggi dei loro prodotti più recenti. Abbiamo verificato quanto e come nelle autrici degli ultimi anni sia presentato il superamento del patriarcato. A cui, peraltro, non mancano di opporsi espressioni letterarie di un sistema editoriale oligopolistico che Andrè Shriffin ha denunciato. Ancora una volta, la scrittura ci invita a guardare all'editoria nel suo complesso. Quindi al posto che vi ricoprono le donne in ogni ruolo, non solo nelle foto dei risvolti di copertina. Sul tema abbiamo raccolto le voci delle case editrici, dai titolari fino agli stagisti. Il quadro che ne abbiamo ricavato è articolato. L'insoddisfazione per gli scarsi riconoscimenti di qualcuno si sposa con la consapevolezza che tra i settori produttivi, per le donne, l'editoria rappresenta un settore privilegiato. Alberto Castelvecchi , tra gli altri, ci ha fornito una chiave d'interpretazione comune a quella che già avevamo visto proporre per la distanza delle donne dai ruoli direttivi dei giornali. In sintesi non è necessariamente dalle poltrone dei dirigenti che una donna può incidere su di una casa editrice. Al contrario, per restare nella metafora, è dagli sgabelli più operativi, magari, che si indirizzano giorno per giorno le imprese editoriali. Rintracciarvi un nuovo ordine simbolico è probabilmente qualcosa di mai tentato prima. Significa andare al di là delle singole opere e cercarne un filo rosso che dia al loro insieme un ulteriore significato. Cogliere, al di là delle dichiarazioni programmatiche, una linea editoriale. E, da ultimo, verificare un comune denominatore tra le case editrici di donne. Come, ad esempio, il proporsi come ponte di culture. Iperborea, Zandonai, Voland sono case editrici fondate da donne e da donne quasi totalmente formate. Il loro lavoro si pone in ideale continuità con Fernanda Pivano. Con il loro tradurre opere di letterature lontane o ritenute secondarie, tutte confermano quella specialità nomade che Rosi Braidotti riconosce alle donne. Ma questa è solo una, e forse la più evidente, delle peculiarità che sembra caratterizzare il cospicuo numero delle case editrici esaminate. A questo riguardo urge una nota metodologica. Il lavoro poggia su opinioni raccolte da addetti ai lavori: titolari di case editrici e stagisti, curatrici di collane, una direttrice di giornale come Tiziana Bartolini, una storica del femminismo come Piera Codognotto e un ex editore ora esperto di comunicazione come Alberto Castelvecchi ed altri ancora. Consultandoli, abbiamo voluto cercare spunti per la nostra ricerca ma anche registrare il clima che si respira all'interno del settore. Le interviste si sono svolte negli ultimi tre anni. In buona parte hanno avuto luogo nelle occasioni deputate agli incontri con le case editrici, cioè le fiere. In generale abbiamo modulato domande e l'occasione in cui formularle a seconda del soggetto che avevamo di fronte. Piera Codognotto, per esempio, ci ha accolti nella biblioteca in cui lavora, Tiziana Bartolini, direttrice di NoiDonne, presso la Casa Internazionale della donna di Roma, Alberto Castelvecchi presso l'università Luiss di Roma, Vincenzo Consolo a margine di un convegno. Altri incontri hanno avuto sedi più informali: conviviali, come nel caso di Anna Maria Crispino, o addirittura domestiche come nel caso di Luciana Tufani o della distributrice Cecilia Rossi. Di fronte a tanta eterogeneità, le questioni poste non potevano prevedere un asettico formulario. Le nostre, quindi sono state conversazioni tarate sul soggetto che avevamo di fronte: A Marianna Martino, titolare ventenne di una casa editrice surrealista, non sarebbe servito domandare lo stesso contributo che a Luciana Percovich, teologa femminista legata al movimento da quasi mezzo secolo. A tutta la nostra ricerca, qualitativa, abbiamo dato infine, una cornice di dati e statistiche. Quante sono le donne impiegate in editoria, quali sono, effettivamente, le mansioni che svolgono più di frequente, quali sono, infine, le tendenze. Al termine di un lavoro che si è data una lente cronologica, abbiamo guardato alle prospettive. Dopo anni di crescita, nell'ultimo anno il numero di case editrici è calato, si diffonde l'acquisto di libri on line, i generi letterari sono in discussione. Nuovi mezzi potrebbero soppiantare il supporto cartaceo e la nostra stessa idea di lettura. È ora, più che mai, di verificare quali frutti stiano dando, anche nell'editoria, i semi irrigati dall'inchiostro dei ciclostili quasi mezzo secolo fa.
Trabajo de Fin de Máster del Máster en Estudios Interdisciplinares de Género, curso 2011-2012. ; [ES] Este trabajo investiga la gestación por sustitución y las posiciones legislativas con respecto al tema en España y en otros países para conocer la situación social de la mujer gestante en el proceso de gestación por sustitución ; [EN] This work investigates the substitution gestation and the legislative positions with regard to the topic in Spain and in other countries to know the social situation of the gestational mothers in the process of subtitution gestation
Texto de la lección impartida en la Facultad de Derecho de la Universidad de Extremadura con ocasión de la celebración de la festividad de San Raimundo de Peñafort de 1997. ; El articulo analiza el desajuste entre la evolución del constitucionalismo y la posición jurídica de la mujer que quizás haya que buscarla en que los problemas que dicha posición suscita responden a parámetros en buena medida distintos de otros aspectos de la dinámica constitucional: fuerte enraizamiento en la cultura de una determinada concepción de la mujer y tratarse de una cuestión conectada con las relaciones sociales de poder más que con las relaciones político-institucionales de poder. ; The article analyzes the mismatch between the evolution of constitutionalism and the legal position of women, which may have to be sought in that the problems that this position raises respond to parameters that are largely different from other aspects of constitutional dynamics: strong roots in culture of a certain conception of women and dealing with an issue connected with the social relations of power rather than with the political-institutional relations of power. ; peerReviewed
Este trabajo investiga sobre los fundamentos legislativos y socioculturales que estuvieron presentes en la formación de las matronas dentro del ámbito universitario español, y más concretamente en el distrito universitario de Zaragoza, entre 1857 y 1978. En el momento en que comienza la formación de matrona en la universidad, este colectivo profesional se encargaba de la asistencia de los partos en los hogares. Pero a comienzos del siglo XX, la atención al nacimiento se traslada al hospital, surge el comienzo del protagonismo médico en la parcela asistencial para la reproducción. A partir de ese momento, las estudiantes de matronas sufrieron un cambio en la construcción cultural asociada al nacimiento, sobre el que se adscribía una identidad masculina. La autoridad estaba representada por los tocólogos y esta asistencia se asociaba al uso de nuevos instrumentos obstétricos y la medicalización del nacimiento. Objetivos: Conocer los fundamentos legislativos y socio-culturales de las enseñanzas académicas de las matronas en el Distrito Universitario de Zaragoza desde 1857 hasta 1978. Analizar la trayectoria legislativa publicada en España en referencia la formación de la profesión de matrona. Describir los textos o manuales formativos de las matronas en ese periodo y analizar el contenido de los textos o manuales formativos, más representativos, con el fin de reconocer la heteroidentidad de las matronas, expresada en los mismos a través de sus autores médicos. Analizar las particularidades en la institucionalización de la enseñanza oficial de las matronas en el distrito universitario de Zaragoza y describir el perfil académico y socio-demográfico del alumnado de los estudios de matrona en el distrito universitario de Zaragoza. Metodología: Para la búsqueda y análisis de los manuales formativos de las matronas, se consultaron los catálogos de la Biblioteca Nacional de España (BNE), el Catálogo Bibliográfico del patrimonio Histórico Español, la Red de Bibliotecas Universitarias Españolas (REBIUN), la Biblioteca de Historia de las Ciencias de la Salud de la Fundación Uriach y las Bases de datos de ISOC e IME pertenecientes al Centro Superior de Investigaciones Científicas. Para la investigación sobre los fundamentos legislativos se organizó y analizó la información contenida en cada una de las disposiciones legales publicadas en relación a la formación de las matronas en la Gaceta de Madrid y el Boletín Oficial del Estado. Y para la investigación sobre las alumnas aspirantes a matronas en el distrito universitario de Zaragoza, se consultaron los fondos del Archivo Histórico de la Universidad de Zaragoza y el Archivo Administrativo de la Universidad de Zaragoza. Resultados y Discusión: Los cuatro textos utilizados para un análisis de contenido sobre los fundamentos socioculturales, desde el primero del doctor Alonso Rubio de 1866, hasta el cuarto del doctor Orengo (1949/1974), nos han permitido ver como hay ido cambiando la concepción de las Matronas por la Medicina Obstétrico-ginecológica. Mientras que en la obra de Alonso Rubio, la responsabilidad de los partos normales recaía en las matronas y debían tener conocimientos para en ocasiones ocuparse de los distócicos. La obra del doctor Vidal Solares, publicada en el 1900, tiende a demostrar la hegemonía médica respecto al proceso reproductivo. Y la obra del doctor Torre Blanco, publicada en 1925, intentaba anular a la profesión de matrona y proponía un cambio en el título de matrona por otra designación, redefiniendo las funciones de este colectivo profesional. Según este autor, debía tender a una labor similar a la que haría una enfermera especializada en partos o auxiliar. Igual sucede con el manual del doctor Orengo, publicado por primera vez en 1949, en el que se normaliza el aprendizaje para el parto hospitalario. En los manuales, se ven los discursos de género asociados al contexto histórico patriarcal. Del primero al último se ve una progresiva estructura jerárquica o iatrocentrismo, en la atención al parto y en temas ginecológicos. En nombre de la ciencia y el saber, los médicos eran autoridad inquebrantable, mientras que los conocimientos propios de las matronas eran los de una mera auxiliar del médico. Si bien, ellas en medios rurales podían incluso atender partos distócicos. Al final de nuestro periodo de estudio, la heteroidentidad que enseñaban, estaba indiscutiblemente asociada a la de "asistentes del médico en la clínica" donde las matronas se limitaban a cumplir órdenes médicas. En el hospital las mujeres y las matronas aprenden a ser sumisas y obedientes frente a los avances médicos y la autoridad que representaron sus profesores. La legislación analizada sobre la Carrera de Matronas en España, nos permite afirmar que la formación de las matronas como titulación universitaria, se inició en el año 1857, año de la Ley de Instrucción Pública, que consideró el título de Matrona, oficialmente dentro de las Facultades de Medicina en España. Y así se mantuvo durante todo nuestro periodo de estudio hasta 1978. Las disposiciones legales analizadas, entre 1857 y 1978, nos informan con detalle sobre estas enseñanzas. Los estudios tuvieron una duración de dos años; o un año como especialidad, tras los tres años de estudios de ATS (1957). Hubo una excepción, con cursos de uno año, durante la Guerra Civil Española (1936 y 1937). Las prácticas, siempre se dieron en una clínica de maternidad que cumplía los requisitos aprobados por la Universidad. La enseñanza se fue alternando entre, enseñanza oficial y/o libre. La evaluación en todo momento, consistió en la superación de una prueba o examen de reválida teórico-práctica, ante un tribunal examinador de la respectiva Facultad de Medicina; tanto en los estudios oficiales como en lo libres. El Distrito Universitario de Zaragoza (1857-1978), incluía las provincias de: Navarra, Zaragoza, Huesca, Teruel, Soria y La Rioja. En Zaragoza, existieron tres escuelas para la formación universitaria de matronas. La primera comenzó en 1878, asociada a la Facultad de Medicina de Zaragoza, y tuvo vigencia hasta el año 1955. La segunda escuela, como escuela para la especialidad de ATS (Matrona), nació en 1958 y estuvo vigente hasta el año 1968. Y finalmente, se abrió una segunda escuela en 1976, también para la titulación de especialista, que duró dos cursos, hasta 1978. En Navarra se abrió escuela en 1958 y en Soria en 1974. Las alumnas de la Carrera de matrona entre 1878 y 1978 fueron 985. Mujeres principalmente, entre 20 y 30 años, que procedían de zonas rurales y elegían un tipo de estudios no oficial; en los primeros 50 años, la mayoría de Navarra. Entre los años 1904 y 1958, fueron aumentando las alumnas urbanas, que eran algo más jóvenes, entre 15 y 20 años y la mitad eligieron la modalidad de estudios oficiales con asistencia durante dos años a clases teóricas y prácticas, en la Universidad de Zaragoza. En este periodo (1904-1958), se matricularon la mayoría de hombres para optar al título de Matrona; en el 79% de los casos poseían una doble titulación de Practicante y Matrona. Entre 1958 y 1979, se dio un menor número de alumnas para los estudios de matrona en la Universidad de Zaragoza. Debían ser tituladas como ATS, estando entre los 20 y 29 años. En la última escuela, en un mayor porcentaje, eran procedentes de lugares más alejados como Guipúzcoa, Guadalajara y Almería. Conclusiones: Los manuales formativos nos han permitido ver cómo ha ido variando la heteroidentidad de las matronas, principalmente construida desde la medicina especializada en obstetricia. En los manuales se entrevén los discursos de género y la progresiva estructura jerárquica o iatrocentrismo en la atención al parto. Al final de nuestro periodo, en la clínica, las parturientas y las matronas deben ser sumisas frente a los avances y la autoridad que representaban sus profesores. La formación como titulación universitaria se inició en 1857, año y se mantuvo dentro de las Facultades de Medicina españolas a lo largo de todo nuestro periodo de estudio. La legislación intentó organizar unos estudios con formación práctica que no se dieron hasta el Reglamento de 1904. Y estos fueron modificados con la apertura de los estudios de la especialidad de ATS en obstetricia (Matrona) a partir del 1957. La especialización de matrona, para los ATS femeninos en exclusiva; entre los años 1958 y 1976 dio lugar a la apertura de 12 escuelas en España. En Zaragoza, existieron tres escuelas para las matronas. La escuela de Navarra y Soria también pertenecían al distrito universitario. Las alumnas matriculadas en el distrito universitario zaragozano eran mujeres jóvenes que llegaban de zonas rurales y casi en la mitad de los casos realizaron estudios oficiales. Los alumnos varones tuvieron una escasa representación, eran practicantes en su mayoría y principalmente aparecen entre los años 1939 y 1943. En el periodo que comienza en 1958, las escuelas de ATS especialistas (Matronas) de esta universidad, contaron con un escaso número de matriculadas.
Producción Científica ; La historia del trabajo de las mujeres es una sucesión de etapas de marginación y desigualdad contra las trabajadoras. Es también la historia de una permanente reivindicación de las mujeres que no han consguido, todavía, cerrar las diferencias laborales, a pesar del elevado número de leyes y medidas de las instituciones en favor de la igualdad laboral. Hay razones más profundas que son sociales y culturales, como el patriarcado, más difíciles de erradicar. ; The history of women´s work is a sucession of steps of discrimination and inequality against women workers. It is also, the history of a permanent recognition of the women who haven´t yet managed to close the disputes in the work place, despite the high number of legislation and policies by the institutions in favor of the labour equality between men and women. There are reasons more profound which are social and cultural, as the patriarchy that is more difficult to eradicate.
Este trabajo de investigación se presenta dentro del programa de doctorado ¿Educación Física y Deporte¿ del Departamento de Educación Física y Deporte de la Universidad de Sevilla. Cuando nos planteamos el carácter significativo de esta investigación y su posible contribución al conocimiento en los campos de la perspectiva de género en el deporte, y en concreto en el atletismo, no surgió sólo a partir de preocupaciones académicas, ni científicas, mi experiencia como atleta, estudiante en la universidad y formadora de formadores en la actualidad así como de entrenadora de atletismo, nos llevó a reflexionar sobre numerosos aspectos del estudio que aquí acontece. Bajo un marco de aparente igualdad en el mundo atlético, buscamos analizar cómo, en un término inmediato, los agentes que intervienen en todo el proceso, en toda su ejecución, y estructura deportiva, tienen un peso determinante; son los profesionales de este mundo: para nosotros, los futuros entrenadores y entrenadoras, directivos y directivas, formadores y formadoras, seleccionadores y seleccionadoras, en definitiva, el material humano que va a transformar y llevar a este deporte a la excelencia del mismo en el S. XXI. Por ello es importante el estudio y valoración de estos, en cuanto a los estereotipos de género que pueden poseer o desarrollar sobre la mujer y su participación en el mundo del deporte y del atletismo. Todo ello nos lleva a la presente investigación, y es ¿Existen estereotipos de género en los alumnos y las alumnas que estudian la especialidad de Atletismo en las Facultades de Ciencias de la Actividad Física y el Deporte de las Universidades Andaluzas? Ellos serán los que, en un futuro muy próximo inundaran los campos y las diferentes facetas de este deporte. La investigación aquí presentada se estructura en tres partes. La primera de contextualización científica y fundamentación teórica del estudio. Una segunda parte en la que se plantea la metodología de la investigación. La tercera y última parte, presenta aquellos resultados obtenidos y plantea las conclusiones que sugieren dichos resultados, así como, las limitaciones y prospectiva científica. Dentro de estas tres partes se encuentran cinco capítulos de diferente naturaleza que a continuación se detalla: En el capítulo 1 se muestra y contextualizan las mujeres en el deporte en general y en el atletismo en particular. Para ello se ha realizado una revisión de diferentes contextos internacionales, ya que el estado, tratamiento y presencia de las mujeres en el deporte es diverso en función del continente, cultura, incluso religión que se procesa. Se plantea, a su vez, una extensa revisión del tratamiento de la mujer, y las oportunidades que se les otorga en España, tanto social, cultural como legislativo. Por último se ha efectuado una completa relación de sucesos y acontecimientos en el mudo de atletismo, en los que la mujer ha sido protagonista a lo largo de la historia. En el capítulo 2 se presenta una revisión de los términos mujer, deporte y atletismo en relación a los estereotipos de género. Para ello se ha ido descomponiendo los términos desde el concepto estereotipo, estereotipos de género y, por último, estereotipos de género en el deporte. A partir del análisis exhaustivo de estos términos, se ha tratado de esclarecer y desarrollar las diferentes dimensiones a estudiar en el cuestionario, que es el eje sobre el que gira esta investigación. En el capítulo 3 se plantean el problema y los objetivos de estudio. Presentándose también los aspectos metodológicos empleados para llevar a cabo este trabajo. En el capítulo 4 se presentan los resultados obtenidos de aplicar los análisis y las pruebas estadísticas propuestas en el capítulo anterior. Se muestran los resultados referidos al diagnóstico de los objetivos e hipótesis planteadas. Finalmente, en el capítulo 5 se confrontan los resultados obtenidos con las investigaciones precedentes sobre la materia. Se expresan las conclusiones a las que se han llegado a raíz de los resultados obtenidos anteriormente se expresan las limitaciones, y, por último, se plantean posibles prospectivas futuras de dicha investigación.
Trabajo de Fin de Master en Antropología de Iberoamérica. Curso 2012-2013 ; [ES] Este trabajo tiene como finalidad analizar, desde el punto de vista de la antropología sociocultural, la incorporación de la mujer a las Fuerzas Armadas Españolas, dentro del proceso más amplio de profesionalización de la institución militar y cómo este hecho ha afectado, por un lado a la organización y funcionamiento de la propia institución y, por otro lado, a las relaciones entre sus miembros. ; [EN] This work has as purpose analyze, from the point of view of the sociocultural anthropology, the incorporation of the women to the Spanish Armed Forces, inside the most unde process of professionalization of the military institution, and how this fact has concerned, on the one hand, the organization and functioning of the own institution and, on the other hand, the relations between his members.
Trabajo de Fin de Máster del Máster en Estudios Interdisciplinares de Género, curso 2010-2011. ; [ES] La educación es el instrumento primordial para alcanzar la igualdad y extinguir las conductas discriminatorias, pues sólo personas educadas bajo valores de solidaridad, respeto e igualdad podrán salvaguardar los derechos fundamentales de mujeres y hombres, por igual. En la primera parte del documento se analiza el recorrido legal del sistema educativo, distribuyendo en etapas los cambios políticos que han surgidos en España. A continuación, la autora habla de la Educación en sí, comenzando por una contextualización etimológica, mencionando los objetivos que las instituciones educativas han de tener según las diferentes Instituciones gubernamentales, de los principales agentes educadores y socializadores de nuestra sociedad: la familia y los y las profesionales de la docencia. En la segunda parte del documento se dispone a realizar un plan de estudios para un curso de formación y/o reciclaje en materia de igualdad para profesionales de la docencia. Finalmente se exponen unas conclusiones acerca de la historia de la educación y los diferentes cambios que en esta materia se han producido. ; [EN] Education is the key instrument for achieving equality and extinguish discriminatory conduct, because only educated in the values of solidarity, respect and equality will safeguard the fundamental rights of women and men alike. In the first part of the course examines the legal education system, distributed in stages the political changes that have emerged in Spain. Here the author speaks of Education itself, beginning with a contextualization etymological, mentioning the goals that schools must have according to the different government institutions, leading educators and socializing agents of our society and family and the teaching professionals. In the second part of the document is ready to make a curriculum for a training course and / or recycling in equality for teaching professionals. Finally conclusions are presented about the history of education and the different changes in this area have occurred.
[ES] El presente Trabajo Fin de Máster consiste en una Propuesta Didáctica centrada en la educación afectivo-sexual del alumnado de Educación Primaria, concretamente del segundo ciclo. Esta estará compuesta por tres bloques destinados al tratamiento de los roles y estereotipos de género y de la diversidad sexual y personal, especificando en contenidos como los juguetes sexistas, los medios de comunicación, la diversidad sexual y los distintos modelos de familia. Por consiguiente, esta Propuesta Didáctica tiene el objetivo de situar a los alumnos y a las alumnas en un espacio protagonista, donde aprendan a ser personas críticas, reflexivas, respetuosas y empáticas. Por ello, esta Intervención Didáctica es un pequeño paso para avanzar en la consecución de la igualdad, a través de las futuras generaciones, quiénes deben aprender a respetar la diversidad y actuar de acuerdo a los principios de nuestra sociedad democrática. ; [EN] This Master's Thesis consists of a Didactic Proposal focused on affective-sexual education of Primary Education students, specifically in the second cycle. This will be made up of three blocks aimed at treating gender roles and stereotypes and sexual and personal diversity, specifying content such as sexist toys, the media, sexual diversity and different family models. Consequently, this Didactic Proposal has the objective of placing the students in a leading space, where they learn to be critical, reflective, respectful and empathetic people. Therefore, this Didactic Intervention is a small step to advance in the achievement of equality, through future generations, who must learn to respect diversity and act according to the principles of our democratic society.
Este artículo describe la posición social de la mujer en el Sahara como una sociedad nomada que conoce muchos cambios socio-económicos desde los años setenta del siglo pasado. Entonces hay influencias sobre la posición de la mujer y también sobre relaciones del "gender" en esta sociedad tradicional musulmana.
This project intends to explore the complex effects of colonialism, independence and migration upon the socio-political dynamics of South Pacific cultures, through the study of their literatures in English and visual art. The main aim of this work is to interrogate the way women are represented in the post and neocolonial contexts of the Pacific, focusing mostly on Hawaii, Samoa and Tahiti, in order to investigate the diversity and similarities in the way the female body becomes both objectified and commodified, but also a site of subversion through which another perspective of history can be told and validated. It will examine the obsession with Polynesian (female) sexuality within the Western (European and American) discursive practices of representation, the internal gender politics of Polynesian societies (its similarities and differences), and the influence of Western education (from the first contact to the present), media and consumer capitalism (tourism and commodification of cultures) upon Polynesian young population. In relation to this, it will pay attention to the concerns and impact of globalization and diaspora culture within contemporary Pacific literature, art and theory. ; Este proyecto pretende analizar los efectos complejos del colonialismo, independencia y migración sobre las dinámicas socio-políticas de las culturas del Pacífico Sur, a través del estudio de sus literaturas en lengua inglesa y arte visual. La finalidad principal de este trabajo es interrogar los modos de respresentación de las mujeres en los contextos post- y neo- coloniales del Pacífico, centrándose mayoritariamente en Hawai, Samoa y Tahití, para investigar la diversidad y semejanzas en la manera en que el cuerpo femenino deviene cosificado y comodificado, pero también un lugar de subversión por el cual se puede obtener y validar otra perspectiva de la historia. Examinará la obsesión con la sexualidad feminina polinesia en las prácticas discursivas de representación occidentales (europeas y americanas), la política de género ...
This project intends to explore the complex effects of colonialism, independence and migration upon the socio-political dynamics of South Pacific cultures, through the study of their literatures in English and visual art. The main aim of this work is to interrogate the way women are represented in the post and neocolonial contexts of the Pacific, focusing mostly on Hawaii, Samoa and Tahiti, in order to investigate the diversity and similarities in the way the female body becomes both objectified and commodified, but also a site of subversion through which another perspective of history can be told and validated. It will examine the obsession with Polynesian (female) sexuality within the Western (European and American) discursive practices of representation, the internal gender politics of Polynesian societies (its similarities and differences), and the influence of Western education (from the first contact to the present), media and consumer capitalism (tourism and commodification of cultures) upon Polynesian young population. In relation to this, it will pay attention to the concerns and impact of globalization and diaspora culture within contemporary Pacific literature, art and theory. ; Este proyecto pretende analizar los efectos complejos del colonialismo, independencia y migración sobre las dinámicas socio-políticas de las culturas del Pacífico Sur, a través del estudio de sus literaturas en lengua inglesa y arte visual. La finalidad principal de este trabajo es interrogar los modos de respresentación de las mujeres en los contextos post- y neo- coloniales del Pacífico, centrándose mayoritariamente en Hawai, Samoa y Tahití, para investigar la diversidad y semejanzas en la manera en que el cuerpo femenino deviene cosificado y comodificado, pero también un lugar de subversión por el cual se puede obtener y validar otra perspectiva de la historia. Examinará la obsesión con la sexualidad feminina polinesia en las prácticas discursivas de representación occidentales (europeas y americanas), la política de género interna de la sociedades polinesias (sus semejanzas y diferencias), y la influencia de la educación occidental (desde el primer contacto hasta el presente), de los medios de comunicación y del capitalismo consumista (turismo y comodificación de las culturas) sobre las nuevas generaciones polinesias. En relación a esto, prestará atención a los problemas e impacto de la globalización y la cultura diásporica dentro de literatura contemporánea, el arte y la teoría del Pacífico. ; Este proxecto pretende analizar os efectos complexos do colonialismo, independencia e migración sobre as dinámicas socio-políticas das culturas do Pacífico Sur, a través do estudo das súas literaturas en lingua inglesa e a arte visual. A finalidade principal deste traballo é interrogar os modos de representación das mulleres nos contextos post- e neo- coloniais do Pacífico, centrándose maioritariamente en Hawai, Samoa e Tahití, para investigar a diversidade e semellanzas na maneira en que o corpo feminino devén cosificado e comodificado, pero tamén un lugar de subversión polo cal se pode obter e validar outra perspectiva da historia. Examinará a obsesión coa sexualidade feminina polinesia nas prácticas discursivas de representación occidentais (europeas e americanas), a política de xénero interna das sociedades polinesias (as súas semellanzas e diferenzas), e a influencia da educación occidental (desde o primeiro contacto ata o presente), dos medios de comunicación e do capitalismo consumista (turismo e comodificación das culturas) sobre as novas xeracións polinesias. En relación a isto, prestará atención aos problemas e impacto da globalización e a cultura diásporica dentro de literatura contemporánea, a arte e a teoría do Pacífico.
En esta tesis doctoral se investiga, en tres capítulos, la relación entre los géneros gramaticales y sexuales para entender la relación y colocación simbólica cultural asignada a mujeres y hombres. La observación de una construcción ontológica fundamental entre sujeto-creador y objeto-creado se ha instalado en nuestra Cultura, interpretándose de forma paralela a las diferencias accidentales del género gramatical. Se produce así un sistema de asignación sexo/género esencializado y jerárquico que reproduce un sistema lingüístico e ideológico androcéntrico que niega la experiencia y las voces de las mujeres. Nos basamos en las siguientes hipótesis: primera, consideramos no neutral una lengua/lenguaje que muestren un sistema sexuado. Indagaremos en cómo el género sexual se conceptualiza y se convierte en discurso cultural, fijando generacionalmente los significados y su representación gráfica a lo largo del tiempo. Segunda, admitimos que, aunque la diferencia sexual esté anclada en lo biológico y fuera anterior a la semiosis, esa misma distinción se encuentra construida social y culturalmente a través de un proceso semiótico y lingüístico. Tercera, afirmamos que la Cultura marca a los seres humanos con el género, y el género caracteriza la percepción de todo lo demás. En la cuarta hipótesis, consideramos el lenguaje no solo como instrumento de comunicación o de conocimiento, sino de poder. Por último, proponemos la existencia de un femenino primitivo del que se origina el masculino. Nuestra disertación finaliza con una actualización del eslogan de Kate Millet: "lo personal es político" que se ha transformado ahora en "lo político es personal". ; In this PhD dissertation, a research is made, in three chapters, on the relationship between grammatical and sexual gender, on the one hand, and the cultural symbolic allocation assigned to women and men, on the other. The observation of a fundamental ontological construction of a subject- creator and object-created is installed in our Culture and, thus, the accidental differences of grammatical gender are interpreted consequently as well. An allocation is established in a hierarchical and essential sex / gender system that replicates an androcentric and ideological linguistic system that denies the experience and voices of women. We rely on the assumptions of the non-neutrality of languages if they show this gendered system. We will enquire into how the sexual gender becomes conceptualized, becoming a cultural discourse that flattens meanings and its graphical representation, generationally, over time. Secondly, we admit that, although the gender difference is anchored in what is biological and happens before the semiotic process took place, the same distinction is socially and culturally constructed through a semiotic and linguistic process. Thirdly, human beings are shaped within gender by means of Culture, and gender characterizes the perception of everything else. Fourthly, we consider language not only a communication tool or a piece of knowledge, but also a power. Finally, we propose the existence of a primitive feminine gender from which the masculine is originated. Our work finishes with an update of Kate Millet's slogan: "the personal is political" that has now become "the political is personal".