The recent Italian legislation introducing community educational Pacts is part of policies aimed at combating educational poverty. The assumption is that a healthy and collaborative educating community (learning society) constitutes a protective factor against educational poverty: in fact, if this is interpreted within the framework of the capability approach, it is necessary to refer to the ubiquity of educational processes, to the need for collaboration between the different agencies and, finally, to the educating community. This paper reports on an action research, carried out in a country in the inner areas, which investigated the teachers' representation of educational poverty; supported the construction of a territorial table to oppose educational poverty, intended as a reflexive device. This is a first step towards the construction of the educating community and the formalization of the community educational Pact. This experience teaches us something about what the dynamics of building the educating community in internal areas can be. ; La recente normativa italiana che introduce i Patti educativi di comunità si inserisce nelle politiche volte a contrastare la povertà educativa. Il presupposto è che una sana e collaborativa comunità educante costituisca un fattore protettivo nei confronti della povertà educativa: infatti se questa è interpretata all'interno del framework del capability approach è necessario fare riferimento all'ubiquità dei processi educativi, all'esigenza di una collaborazione tra le diverse agenzie e, in ultima analisi, alla comunità educante. Questo paper rende conto di una ricerca-azione, realizzata in un paese delle aree interne, che ha indagato la rappresentazione dei docenti della povertà educativa; ha sostenuto la costruzione di un tavolo territoriale di contrasto alla povertà educativa, inteso come dispositivo riflessivo: un primo passo verso la costruzione della comunità educante e la formalizzazione del Patto educativo di comunità. Questa esperienza ci insegna qualcosa su quali ...
Our world is characterized by complexity, uncertainty and rapid changes. In Italy, the pandemic crisis amplified those characteristics as it hit a country that was already fragile from an economic, social and environmental point of view. Environmental degradation, climatic emergency, inequalities, poverty constitute «systemic» educational challenges for humanity. These require an urgent change in the dominant socio-economic model as well as in the transformation of both the ways of thinking and acting. These challenges demand an in-depth review of policies and lifestyles. Sustainable education is well suited for this task and can contribute as it focuses on human training in its relation with the challenges posed by global problems. The project VIVRE: VIVability, Resilience, Education to contrast poverty of the Catholic University of the Sacred Heart can promote reflection on the topic of combating poverty of families within the horizon of an integral and sustainable human development. ; Ci troviamo in un mondo caratterizzato da complessità, rapidi cambiamenti e incertezza. In Italia, tutto questo è stato amplificato da una crisi pandemica che si è abbattuta su un Paese già fragile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Degrado ambientale, emergenza climatica, disuguaglianze, povertà costituiscono sfide «sistemiche» educative per l'umanità, richiedono con urgenza un mutamento del modello socioeconomico dominante e una trasformazione dei modi di pensare e agire. Implicano una revisione profonda delle politiche e degli stili di vita, a cui non è estranea un'educazione alla sostenibilità il cui oggetto è la formazione umana nel suo rapporto con le sfide poste dai problemi globali. Può contribuire ad alimentare la riflessione il progetto VIVRE: VIVibilita, Resilienza, Educazione per contrastare le povertà dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, inerente al contrasto delle povertà delle famiglie per uno sviluppo umano integrale e sostenibile.
Questo studio ha analizzato gli effetti della globalizzazione agroalimentare sulla povertà rurale in Tanzania, inquadrando il fenomeno nei più ampi processi di cambiamento politico, sociale ed economico in corso nel Paese e nel continente africano. Dopo un lungo periodo di disinteresse tanto del settore pubblico quanto di quello privato, negli ultimi anni è infatti emersa una nuova attenzione da parte dei governi nazionali, dei donatori e degli investitori esteri verso l'agricoltura e la terra africana. Come suggerito dalla Banca Mondiale con la pubblicazione del World Development Report 2008, il governo tanzaniano ha intrapreso una strategia di sviluppo che pone grande enfasi sull'attrazione di investimenti esteri nel settore agricolo, sulla creazione di 'cluster agroindustriali' e sulla diffusione di nuove colture 'high value' e 'labor intensive' per l'esportazione nel mercato internazionale. I donatori e il governo tanzaniano ritengono infatti di facilitare la riduzione della povertà sia attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro nelle imprese agricole, sia tramite l'inclusione degli agricoltori locali nelle nuove filiere regionali e globali. La ricerca ha preso come caso di studio il recente sviluppo dell'industria ortofrutticola orientata all'esportazione – definita dalla stessa Banca Mondiale come 'la nuova agricoltura africana' - nelle zone montane delle regioni di Kilimanjaro, Arusha e Tanga, focalizzandosi in particolare sulle condizioni degli agricoltori coinvolti nella produzione di 'nuove colture' per il mercato globale attraverso i programmi di contract farming (CF) e sulle condizioni dei lavoratori salariati impiegati dalle imprese agricole e dagli stessi produttori tanzaniani. Lo studio contribuisce al dibattito internazionale sulle trasformazioni agrarie, sul ruolo dell'agricoltura, dello Stato, del mercato e della cooperazione internazionale nel processo di sviluppo in Tanzania e in Africa sub-sahariana. ; This Thesis deals with the impacts of globalization on rural poverty in Tanzania. It does so by looking at the wider process of political and socioeconomic change in the country as well in other sub-Saharan countries in the last decades. Since the beginning of the new century, there has been a growing interest by national governments, private investors and international donors in the African agriculture. As suggested by the World Bank in the World Development Report 2008, the Tanzanian government is implementing a development strategy aimed at attracting foreign investments in agriculture, at crating agro-industrial corridor and clusters and at promoting the production and export of high-value and labour-intensive products. Through this strategy, international donors and the Tanzanian government believe to foster the reduction of poverty by either the creation of wage labour and the inclusion of smallholder farmers in the emerging 'global value chains'. This study has taken the development of the horticultural industry in the northern regions of Tanga, Kilimanjaro and Arusha as case study. Within the actors involved in industry, this research has focused on the one hand on the impacts of contract farming, and on the other on the impacts of wage labor on poverty and inequality. The study contributes to the international debate on agrarian change and transformations and on the role of the State, market, agriculture and donors in the development process in Tanzania as well in other Sub-Saharan countries.
Attention to the theme of educational poverty has grown in Italy over the last few years, mainly thanks to the advocacy of Save the Children and to the establishment of the Child Educational Poverty Fund, put in place for the first time by the Italian Government in the 2016 stability law. But what is educational poverty? Can it be considered a recent concept or have we already seen some signs of it in the history of ped-agogy, even if such syntagma were not used? Taking these questions as a starting point, this article explores the thoughts and work of Father Lorenzo Milani. We can find intuitions that precede the construction of educational poverty and ideas which are able to withstand the passing of time and still today offer valid tools for its prevention. ; L'attenzione al tema della povertà educativa è andata crescendo in Italia negli ultimi anni, grazie soprattutto all'advocacy di Save the Children e all'istituzione del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, inserito per la prima volta dal Governo italiano nella legge di stabilità 2016. Ma che cos'è la povertà educativa? Può essere considerata un concetto recente o nella storia della pedagogia se ne incontrano prodromi, anche se non si utilizzava tale sintagma? A partire da queste domande, il presente articolo esplora il pensiero e l'operato di don Lorenzo Milani. Vi si ritrovano intuizioni che precorrono il costrutto di povertà educativa e spunti in grado di resistere al passare del tempo e di offrire ancora oggi validi strumenti per il suo contrasto.
The consequences of a catastrophe are often reflected in aspects that influence and modify communities' social assets, with impact on a multitude of dimensions that affect the individual and their economic, social, cultural and educational context, increasing the risk of educational poverty developing. Educationsystemsplayacrucial role in preventing and managing such situations, policies, and the professionals who operate in these systems. This contribution describes the results of qualitative research, which began in the earliest stages of the COVID-19 emergency, and which made use of interviews with privileged witnesses, or professionals working in the educational field (school managers, educators, teachers) across northern and central Italy. We investigated the experiences, motivations, and meanings of professional activity in an emergency and the resilient strategies implemented to ensure the quality of the interventions activated. ; Le conseguenze di una catastrofe si riflettono spesso su aspetti che influenzano e modificano gli assetti sociali delle comunità coinvolte impattando su una moltitudine di dimensioni che investono l'individuo e il contesto in cui è inserito in riferimento all'area economica, sociale, culturale e educativa, aumentando il rischio di generare condizioni di povertà educativa. Ruolo chiave nella prevenzione e nella gestione di tali situazioni è svolto dai sistemi educativi e dalle loro politiche, oltre che dai professionisti che in essi operano. Il contributo descrive i risultati di una ricerca qualitativa, svolta a partire dai primi momenti dell'emergenza COVID-19, che si è avvalsa di interviste a testimoni privilegiati, ovvero professionisti che operano in ambito educativo (dirigenti, educatori, insegnanti) distribuiti tra il Nord e il Centro Italia. Si sono indagate le forme che la povertà educativa ha assunto nei diversi contesti e le strategie resilienti messe in atto per contrastarla e per garantire la qualità degli interventi attivati.
This article rebuts conventional claims that AIDS in Africa is a microbial problem to be controlled through sexual abstinence, behavior modification, condoms, and drugs. The orthodox view mistakenly attributes to sexual activities the common symptoms that define an AIDS case in Africa - diarrhea, high fever, weight loss and dry cough. What has really made Africans increasingly sick over the past 25 years are deteriorating political economies, not people's sexual behavior. The establishment view on AIDS turned poverty into a medical issue and made everyday life an obsession about safe sex. While the vast, selfperpetuating AIDS industry invented such aggressive phrases as "the war on AIDS" and "fighting stigma," it viciously denounced any physician, scientist, journalist or citizen who exposed the inconsistencies, contradictions and errors in their campaigns. Thus, fighting AIDS in Africa degenerated into an intolerant religious crusade. Poverty and social inequality are the most potent co-factors for an AIDS diagnosis. In South Africa, racial inequalities rooted in apartheid mandated rigid segregation of health facilities and disproportionate spending on the health of whites, compared to blacks. Apartheid policies ignored the diseases that primarily afflicted Africans - malaria, tuberculosis, respiratory infections and protein anemia. Even after the end of apartheid, the absence of basic sanitation and clean water supplies still affects many Africans in the former homelands and townships. The article argues that the billions of dollars squandered on fighting AIDS should be diverted to poverty relief, job creation, the provision of better sanitation, better drinking water, and financial help for drought-stricken farmers. The cure for AIDS in Africa is as near at hand as an alternative explanation for what is making Africans sick in the first place.
Poverty of peoples is a crucial concern in development as in research questions. Measures of poverty represent a key issue in implementing politics towards resolution of deprivation conditions. In the last 40 years we assisted at two main approaches. The traditional income-consumption based studies (one-dimensional) and the Sen's capabilities-functionings approach (multidimensional) have mostly characterised deprivation and development analysis. An open debate grows on the evaluation of indigence and on method choice, mainly by a multidimensional view. Important implications on aggregation systems emerge, especially on weights and choice arbitrariness. Involvement of all stakeholders is considered as capital. This paper aims to turn a light on past and recent discussions on measuring poverty and development to further promote the conceptual and methodological debate on economical and social issues at a global, regional and national scale. ; La povertà umana è una tematica centrale nei programmi di sviluppo e nella ricerca. La misura della povertà rappresenta un fattore chiave nelle politiche finalizzate alla soluzione delle deprivazioni. Negli ultimi 40 anni lo studio si è basato su due approcci: il metodo classico del reddito-consumo (unidimensionale) e l'approccio capacità-funzionamenti di Sen (multidimensionale) hanno caratterizzato l'analisi dello sviluppo e della povertà. Il dibattito scientifico sulle modalità di stima delle condizioni di indigenza e sulla scelta del metodo da applicare evolve in chiave multidimensionale. Infatti, importanti sviluppi emergono dall'aggregazione dei dati, dai sistemi di ponderazione e dall'arbitrarietà delle scelte dove il coinvolgimento di tutti gli stakeholders è considerato essenziale. Il presente lavoro vuole porre l'attenzione sulle precedenti ed attuali riflessioni riguardo la misurazione della povertà, al fine di aprire ulteriormente il dibattito concettuale e metodologico sulle tematiche economico-sociali al livello globale e nazionale.
'Conventional' models of how the field of international political economy should engage with ethics have proposed or assumed the normative primacy of ethical principles and often sought to add reliable empirical economic analysis so that political perspectives on economic systems, institutions and practices can result. James Brassett and Christopher Holmes (2010) have criticized such approaches for overlooking the potentially violent character of ethics as a constitu- tive discourse like any other. The present article defends the conventional method against Brassett and Holmes's critique. Focusing especially on Thomas Pogge's ethics of world poverty as Brassett and Holmes's main conventionalist target, the article argues that: (i) Brassett and Holme s's understanding of 'ethics' is seriously inadequate; (ii) Pogge's 'negative duty not to harm' principle should be maintained against Brassett and Holmes's troublingly 'political' account and facile relativist critique of Pogge's ethics; (iii) Brassett and Holmes, while conceivably critical of Pogge's global level reformist solution as superficially 'neo liberal', cannot see that their own arguably valuable proposal of radical local forms of 'resistance' can coherently complete Pogge's poverty ethics and thus confirms, rather than undermines, the conventional method. Ultimately, Brassett and Holmes's post structural attempt risks being 'violent' itself for implying a renewed international moral skepticism.
International audience ; Poverty of peoples is a crucial concern in development as in research questions. Measures of poverty represent a key issue in implementing politics towards resolution of deprivation conditions. In the last 40 years we assisted at two main approaches. The traditional income-consumption based studies (one-dimensional) and the Sen's capabilities-functionings approach (multidimensional) have mostly characterised deprivation and development analysis. An open debate grows on the evaluation of indigence and on method choice, mainly by a multidimensional view. Important implications on aggregation systems emerge, especially on weights and choice arbitrariness. Involvement of all stakeholders is considered as capital. This paper aims to turn a light on past and recent discussions on measuring poverty and development to further promote the conceptual and methodological debate on economical and social issues at a global, regional and national scale. ; La povertà umana è una tematica centrale nei programmi di sviluppo e nella ricerca. La misura della povertà rappresenta un fattore chiave nelle politiche finalizzate alla soluzione delle deprivazioni. Negli ultimi 40 anni lo studio si è basato su due approcci: il metodo classico del reddito-consumo (unidimensionale) e l'approccio capacità-funzionamenti di Sen (multidimensionale) hanno caratterizzato l'analisi dello sviluppo e della povertà. Il dibattito scientifico sulle modalità di stima delle condizioni di indigenza e sulla scelta del metodo da applicare evolve in chiave multidimensionale. Infatti, importanti sviluppi emergono dall'aggregazione dei dati, dai sistemi di ponderazione e dall'arbitrarietà delle scelte dove il coinvolgimento di tutti gli stakeholders è considerato essenziale. Il presente lavoro vuole porre l'attenzione sulle precedenti ed attuali riflessioni riguardo la misurazione della povertà, al fine di aprire ulteriormente il dibattito concettuale e metodologico sulle tematiche economico-sociali al livello globale e nazionale.
International audience ; Poverty of peoples is a crucial concern in development as in research questions. Measures of poverty represent a key issue in implementing politics towards resolution of deprivation conditions. In the last 40 years we assisted at two main approaches. The traditional income-consumption based studies (one-dimensional) and the Sen's capabilities-functionings approach (multidimensional) have mostly characterised deprivation and development analysis. An open debate grows on the evaluation of indigence and on method choice, mainly by a multidimensional view. Important implications on aggregation systems emerge, especially on weights and choice arbitrariness. Involvement of all stakeholders is considered as capital. This paper aims to turn a light on past and recent discussions on measuring poverty and development to further promote the conceptual and methodological debate on economical and social issues at a global, regional and national scale. ; La povertà umana è una tematica centrale nei programmi di sviluppo e nella ricerca. La misura della povertà rappresenta un fattore chiave nelle politiche finalizzate alla soluzione delle deprivazioni. Negli ultimi 40 anni lo studio si è basato su due approcci: il metodo classico del reddito-consumo (unidimensionale) e l'approccio capacità-funzionamenti di Sen (multidimensionale) hanno caratterizzato l'analisi dello sviluppo e della povertà. Il dibattito scientifico sulle modalità di stima delle condizioni di indigenza e sulla scelta del metodo da applicare evolve in chiave multidimensionale. Infatti, importanti sviluppi emergono dall'aggregazione dei dati, dai sistemi di ponderazione e dall'arbitrarietà delle scelte dove il coinvolgimento di tutti gli stakeholders è considerato essenziale. Il presente lavoro vuole porre l'attenzione sulle precedenti ed attuali riflessioni riguardo la misurazione della povertà, al fine di aprire ulteriormente il dibattito concettuale e metodologico sulle tematiche economico-sociali al livello globale e nazionale.
In questo articolo si presentano i principali risultati di una ricerca nazionale che ha coinvolto 6.558 assistenti sociali e che ha indagato la loro esperienza professionale rispetto al contrasto al-la povertà e alla gestione delle misure del Reddito di Inclusione e Reddito di Cittadinanza. Ven-gono descritte le posizioni e gli orientamenti di povertà a partire dall'esperienza degli assistenti sociali; si analizzano le preferenze di questi ultimi circa le misure che più di altre possono garan-tire una riduzione efficace della povertà; si confrontano le valutazioni espresse dai rispondenti sul Reddito di inclusione e sul Reddito di cittadinanza e si individuano i problemi che hanno ral-lentato lo sviluppo di dinamiche di integrazione e di rete tra i vari soggetti delle politiche sociali chiamati a favorire l'attuazione dei percorsi di inclusione dei beneficiari del Reddito di cittadi-nanza. ; In this article we present the main findings from of a national survey which involved 6,558 so-cial workers and investigated their professional experiences in tackling poverty in Italy and par-ticipating in the two minimum income schemes introduced in the country: Reddito di Inclusione and then Reddito di Cittadinanza. Social workers' positions and orientations on poverty are out-lined as well as their preferences for schemes that more than others might better guarantee an ef-fective reduction of poverty are highlighted. A specific focus is devoted to the perceived impacts that the two schemes may have exerted on recipients according to social workers. Furthermore, some general outcomes concerning the weak level of integration and networking among public and non-public welfare organizations and its negative effects on social inclusion as it is targeted in the scheme of Reddito di Cittadinanza are discussed.
Questo libretto presenta la "Piattaforma d'Azione di Chennai" per il potenziamento del contributo delle risorse fitogenetiche per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs), in particolare quelli suula riduzione di fame e povertà. Il piano d'azione descritto in questo libretto intende aiutare i governi nazionali e le agenzie internazionali a raggiungere il dimezzamento di fame e povertà entro il 2015. Il documento promuove il principio di dare alla biodiversità agraria maggiore importanza nelle strategie di sviluppo nazionali e internazionali e quello di creare condizioni necessarie per politiche di uso sostenibile di tale ricchezza a beneficio dei più poveri e degli emarginati della nostra società. Il piano d'azione fa appello ad una maggiore collaborazione internazionale nella conservazione e nell'uso sostenibile ed equo dei benefici derivanti dall'uso della biodiversità agraria. Sottolinea altresì il bisogno urgente di azione per il raggiungimento dei MDGs nei modi appropriati ai vari contesti nazionali.
Il fenomeno della povertà energetica è sempre più dibattuto sia a livello europeo che a livello nazionale. Nonostante il crescente interesse, in Italia non esiste né una definizione condivisa di povertà energetica a fronte di specifici strumenti di contrasto al fenomeno (ad esempio il bonus gas) né delle analisi quantitative dettagliate a livello regionale. In questo lavoro, a partire da una database originale, mediante la specificazione di un modello multilivello valuteremo l'incidenza e l'evoluzione del fenomeno nelle varie zone della città di Trieste. ; Energy poverty is a phenomenon of increasing importance at both European and national level. Despite this growing interest, in Italy there is not a shared definition of energy poverty even if there exist various public interventions to alleviate or reduce this problem (for instance the so-called bonus gas). There is also a lack of quantitative studies, especially at regional level. In this contribution, starting from an original database, we will specify a multilevel model to estimate the energy poverty incidence and evolution across the areas of the city of Trieste.
The unpublished archive collection of despatches by Agostino Pinelli, Genoese resident minister at the papal court provides invaluable first-hand material for the study of the 1656-57 plague in Rome. The Genoese diplomat covered several aspects attaching to the crisis, including the widening of social inequality, the rise in crime, scientific disputes among physicians, good practices in plague control, and the personal role of pope Alexander VII Chigi. At the peak of the epidemic, Pinelli duly monitored the mortality and morbidity data, relating to his government the figures of the deceased, infected, and suspect cases from the three plague hospitals in Rome. From the cultural angle, Pinelli stands for a sceptical patriciate, unlikely to explain the infection away as negative astral influence or a conspiracy of plague spreaders, and conversely most attentive to its effects on trade and to policies of prevention.
Mentre il mondo si avvicina alla scadenza fi ssata nel 2015 per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG, Millennium Development Goals) - tra i quali rientra il dimezzamento della percentuale di persone che soffrono la fame - l'Indice Globale della Fame (GHI, Global Hunger Index) 2010 offre una utile fotografi a pluridimensionale della fame nel mondo. Il GHI 2010 mostra alcuni miglioramenti rispetto al GHI 1990, essendo diminuito di un quarto. Cionononostante, l'indice della fame nel mondo resta a un livello "grave". Questo risultato non sorprende se si pensa che il numero complessivo di persone affamate ha superato il miliardo nel 2009. I punteggi più elevati di GHI a livello regionale si registrano in Asia meridionale e Africa subsahariana, ma l'Asia meridionale ha fatto molti più progressi rispetto al 1990. In Asia meridionale, tra i principali fattori che contribuiscono a un'alta prevalenza dei bambini sottopeso in età compresa tra 0 e 5 anni, ci sono lo scarso accesso delle donne a una nutrizione ed educazione adeguate e il loro basso status sociale. In Africa subsahariana, invece, la scarsa effi cienza dei governi, i confl itti, l'instabilità politica e gli alti tassi di HIV e AIDS sono tra i principali fattori responsabili dell'alta mortalità infantile e dell'alta percentuale di persone che non possono soddisfare il proprio fabbisogno calorico. Alcuni paesi hanno fatto passi avanti signifi cativi in termini assolutinel miglioramento del proprio GHI. I progressi più evidenti tra il GHI 1990 e il GHI 2010 si sono registrati in Angola, Etiopia, Ghana, Mozambico, Nicaragua e Vietnam. Ventinove paesi hanno comunque ancora livelli di fame "estremamente allarmanti" o "allarmanti". I paesi con punteggi di GHI 2010 "estremamente allarmanti" - Burundi, Ciad, Repubblica Democratica del Congo e Eritrea - sono in Africa subsahariana. La maggior parte dei paesi con punteggi di GHI "allarmanti" sono in Africa subsahariana e in Asia meridionale. Il più grave deterioramento dei livelli di GHI si è registrato nella Repubblica Democratica del Congo, in gran parte a causa dei confl itti e dell'instabilità politica. Prestazioni economiche e fame sono inversamente correlate. I paesi con alti livelli di reddito nazionale lordo (RNL) pro capite - un'importante misura dell'attività economica - hanno tendenzialmente bassi punteggi di GHI 2010, e i paesi con bassi livelli di RNL pro capite hanno tendenzialmente alti punteggi di GHI. Ma questa non è una relazione sempre valida. Confl itti, malattie, disuguaglianze, cattive pratiche di governo e discriminazione di genere sono fattori che possono rendere il livello di fame di un paese più alto di quanto ci si aspetterebbe sulla base del suo reddito. Al contrario, una crescita economica favorevole ai poveri, una solida attività agricola e una crescente parità di genere possono ridurre la fame oltre i livelli attesi sulla base delle entrate procapite. L'alta prevalenza della denutrizione infantile è uno dei fattori maggiormente responsabili della persistenza della fame. A livello generale, il fattore che più contribuisce al livello di GHI mondiale è l'insuffi cienza di peso tra i bambini. Anche se la percentuale di insuffi cienza di peso nei bambini al di sotto dei cinque anni è solo uno dei tre elementi che compongono il GHI, è responsabile di quasi la metà del punteggio mondiale di GHI. La denutrizione infantile non è uniformemente diffusa nel mondo, ma piuttosto si concentra in pochi paesi e regioni. Oltre il 90% dei bambini al mondo che soffrono di ritardi nella crescita (bambini la cui statura è inadeguata in rapporto all'età) vivono in Africa e in Asia, dove i tassi di ritardo nella crescita sono rispettivamente al 40 e al 36%. Per migliorare i rispettivi punteggi di GHI, ai paesi servono progressi più rapidi nella riduzione della denutrizione infantile. Dati recenti mostrano che l'intervallo utile per migliorare l'alimentazione del bambino va dai -9 ai +24 mesi (ovvero i mille giorni che intercorrono tra il momento del concepimento e il secondo compleanno). È in questa fase che i bambini hanno maggior necessità di adeguate quantità di cibo nutriente, di assistenza sanitaria preventiva e curativa, e di cure adatte alla loro età che favoriscano uno sviluppo sano; inoltre è il momento in cui gli interventi hanno più probabilità di prevenire l'insorgere di uno stato di malnutrizione. Dopo i due anni di età, gli effetti della sottonutrizione sono in gran parte irreversibili. Per ridurre la malnutrizione infantile, i governi dovrebbero investire in interventi alimentari effettivi diretti alle madri e ai fi gli durante i primi mille giorni. Questi interventi dovrebbero concentrarsi sul miglioramento dell'alimentazione materna durante la gravidanza e l'allattamento, promuovendo un corretto allattamento al seno e pratiche alimentari integrative, fornendo i micronutrienti essenziali, praticando la iodurazione del sale e garantendo al contempo appropriate vaccinazioni. Un'elevata copertura di questi interventi potrebbe comportare un rapido miglioramento dell'alimentazione della prima infanzia. I governi dovrebbero anche adottare strategie in grado di affrontare con più ampio respiro le cause alla radice della sottonutrizione, come l'insicurezza alimentare, la mancanza di accesso ai servizi sanitari e le cattive pratiche nutrizionali e di cura del bambino: problemi resi ancor più gravi dalla povertà e dalla disparità di genere. Le strategie di riduzione della povertà basate sulla riduzione delle disuguaglianze sono quindi parte della soluzione dei problemi di alimentazione nella prima infanzia, così come le politiche mirate al miglioramento della salute, dell'alimentazione e dello status sociale delle bambine e delle donne. ; PR ; IFPRI1; GRP24 ; COM; DGO; PHND