Cover -- Quartino -- Indice generale -- Premessa -- Parte I - Comportamenti e diritti -- Capitolo I - Economia e diritto: ordito e trama del tessuto sociale -- Capitolo II - Diritti e doveri di cittadinanza nella storia occidentale -- Capitolo III - La capacità d'intendere e di volere nell'interpretazione economica -- Parte II - Diritti di proprietà e obbligazioni giuridiche -- Capitolo IV - "Sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti" -- Capitolo V - I diritti di proprietà: da conflitti inevitabili a esiti efficienti -- Capitolo VI - Le obbligazionitra interazione volontaria e involontaria -- Parte III - Le organizzazioni private e pubbliche -- Capitolo VII - Vantaggi e costi delle organizzazioni -- Capitolo VIII - I problemi della committenza politica: Quis custodiet ipsos custodes? -- Bibliografia essenziale.
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Il problema del riconoscimento dei diritti delle popolazioni aborigene sulle proprie terre ancestrali pone un problema di fondo alla concezione moderna dello ius dicere come funzione della sovranità, presupposto ineliminabile dello Stato costituzionale, cui appartengono due principi: il primato della legge e la definizione legislativa dei diritti di proprietà sulle cose. Quest'ultimo aspetto può essere storicamente interpretato come una funzione dell'accentramento dei poteri che si traduce nella concezione moderna della sovranità, atteso che attraverso questo processo si raggiunge la netta separazione tra poteri pubblici e legittimazioni private sul territorio. Questo equilibrio è però messo in crisi allorché un ordinamento costituzionale, basato sul primato della legge, entra in conflitto con un ordinamento integralmente consuetudinario, come quello di una comunità indigena, soprattutto quando deve accertarne l'identità rispetto a un territorio. La crisi si manifesta sotto due profili: 1. la consuetudine indigena è un ordinamento primario, che si identifica con la ragione stessa di esistere della comunità: la consuetudine indigena non può essere quindi accertata come fatto da cui far discendere conseguenze volute dalla legge, ma è piuttosto la legge dello Stato a dover individuare delle norme di conflitto con la consuetudine. 2. il rapporto giuridico tra popolazione indigena e territorio è parte del proprio ordinamento primario, perché la comunità è individuata a partire dal rapporto con la terra ancestrale, che ogni membro ha diritto di usare, in modo esclusivo rispetto ai terzi; non esiste quindi la possibilità di autonomizzare il soggetto comunità dalla relazione giuridica che essa ha sul proprio territorio, che presenta i tipici caratteri della proprietà collettiva. Nella mia tesi, le cause della crisi sono da ricercarsi nel fatto che gli ordinamenti integralmente consuetudinari non possono essere separati dal proprio ius dicere: la funzione di risoluzione di conflitti mediante norme giuridiche che devono essere individuate a partire dallo stesso fatto di causa. Nell'ordinamento di diritto comune la iurisdictio era la dimensione processuale della consuetudine, caratteristica che consentiva di risolvere i conflitti in materia di diritti reali – di titolarità individuale come collettiva - in via contenziosa, onerando ciascuna comunità della prova della consuetudine che la legava alle proprie terre. Gli ordinamenti attuali si sforzano di mantenere l'equilibrio tradizionale del sistema costituzionale attribuendo l'accertamento dei diritti indigeni alla funzione amministrativa. E' la tendenza osservabile nella giurisprudenza latino-americana, sia in sede di Corte Interamericana dei diritti umani, sia in sede nazionale. Sul primo profilo, è agevole notare come importanti sentenze (Comunidad Mayagna (Sumo) Awas Tingni vs. Nicaragua; Comunidad Indígena Yakye Axa vs. Paraguay) ribadiscano il carattere di proprietà collettiva del rapporto tra comunità indigene e territorio, ma allo stesso tempo attribuiscono agli Stati l'obbligo di una tutela senza porre il problema dell'accertamento della proprietà, che si identifica con quello dell'individuazione della comunità. Sul secondo, può essere citata una sentenza del Tribunal Constitucional del Peru del 2010, che rigetta una domanda di incostituzionalità di un decreto legislativo con cui si disponeva la lottizzazione di "terre abbandonate", interpretando lo stesso in modo da escludere che esso si applichi alle terre di proprietà collettiva indigena, ma senza specificare i criteri per la sua individuazione come diritto, disinteressandosi del problema principale del decreto: attribuire alla pubblica amministrazione l'individuazione dello spazio giuridico della comunità, vanificando così ogni spazio di tutela effettiva. Questa viene raggiunta – sempre secondo la mia tesi – solo ove l'accertamento dei diritti collettivi venga operato dal giudice, nel contraddittorio tra le parti, con una cognizione della specifica consuetudine indigena come ordinamento. E' quanto accade nell'ordinamento canadese dopo alcune importanti pronunce della Supreme Court, da Delgamuukw v. B.C. del 1997 e, soprattutto, Tsilhqot'in Nation v. B.C. del 2014.
Mentre l'UNESCO si accinge ad adottare la raccomandazione sull'Open Science, la Francia ha da poco varato il secondo piano nazionale sulla scienza aperta, e l'UE non solo finalizza il progetto Horizon Europe all'apertura dei risultati della ricerca ma inserisce le pratiche dell'Open Science tra gli elementi di valutazione delle proposte progettuali, in Italia si discute molto di politiche della Scienza Aperta senza sviluppi concreti e significativi. Anzi, oggi la scienza appare nel nostro Paese meno aperta e libera: i condizionamenti politici e privati si fanno via via più pesanti.
The right to a name belongs today fully to the catalog of personality rights. As such, it is not only an identifying instrument of the person, but also an essential and indispensable part of his identity. As a fundamental right, the name is the object of protection by various legal instruments which, for example, recognize the right of every person to be given a name and to be able to preserve the identity thus constituted throughout it for life. Precisely because of its significance, the name is often also the object of conflicting interests that cannot always be reconciled, outlining questions of considerable legal interest; think of the question from the attribution of a proper name not corresponding to sex, to the attribution of ridiculous or shameful proper names, or to the age-old question of the transmission of the maternal surname, on which Italy represents the "black jersey" of the 'European Union.
This paper aims at critically addressing the issue of intellectual property in the biomedical and health fields, focusing on the equitable and rapid distribution of anti-COVID-19 vaccines on a global scale. The main allegation is not new: open science is incompatible with policies aimed at extending and strengthening intellectual property. However, this same thesis deserves further attention in relation to the ongoing public debate and national and international policy choices. The paper starts from the refutation of the arguments in favour of private patents on vaccines (paragraph 2), then it provides an overview on of the debate on downstream policies (paragraph 3) and discusses some upstream policies (paragraph 4); some conclusions follow (paragraph 5). Questo scritto intende affrontare criticamente il tema della proprietà intellettuale in campo biomedico e sanitario, con particolare riferimento alla questione dell'equa e rapida distribuzione su scala globale dei vaccini anti-COVID-19. La tesi di fondo non è nuova: la scienza aperta è inconciliabile con politiche di estensione e rafforzamento della proprietà intellettuale. Pur non essendo nuova, la tesi merita un approfondimento in relazione al dibattito pubblico in corso e alle scelte politiche nazionali e internazionali. Si prenderà le mosse dalla confutazione degli argomenti a favore di brevetti privati sui vaccini (paragrafo 2), per poi offrire una sintesi del dibattito sulle politiche a valle (paragrafo 3), discutere alcune politiche a monte (paragrafo 4) e infine svolgere alcune conclusioni (paragrafo 5). ; https://www.robertocaso.it/2021/05/19/pandemia-e-vaccini-lirrisolvibile-antagonismo-tra-scienza-aperta-e-proprieta-intellettuale/
This paper aims to outline some issues concerning the interaction, in the European Union law, between Open Data policy in the Public Sector Information and Open Science policy. On the one hand, such issues concern intellectual property: exclusive rights deriving from patents, copyright, trademarks, trade secrets. On the other hand, they concern the exclusive control of data not related to intellectual property as designed by international and national regulations (intellectual property in a narrow sense), but they regard the exclusive control deriving from abnormal forms of intellectual property ("pseudo-intellectual property") and from the actual power enhanced by technology. This exclusive control can add to (or be independent from) the protection of intellectual property conferred by law. The reflection is triggered by a novelty in the European Union policy on Open data in the Public Sector Information. The Directive 2019/1024/EU of the European Parliament and the Council of 20 June 2019 on open data and the re-use of public sector information ("Open Data Directive") changes the course of research data (article 10, recitals 27 and 28), now included in its scope. The thesis advanced by this paper is the following. Next to creating public infrastructures and implementing open standards for texts, data and code, it is necessary to restrict and reorganize the intellectual property rights on data. The restriction and reorganization of intellectual property rights are amongst the tools to attempt to decrease the market power of data oligopolies. The future autonomy and freedom of research institutions (first of all, universities) and, ultimately, the future of democracy, are at stake. Questo scritto mira a delineare alcuni problemi riguardanti l'interazione, nel diritto dell'Unione Europea, tra politiche di apertura dei dati nel settore pubblico e politiche sulla scienza aperta. Per un verso, essi riguardano la proprietà intellettuale: diritti di esclusiva derivanti da brevetti per invenzione, diritti d'autore, ...
Le linee di costa sono da sempre il luogo fisico a maggiore gradiente di immaterialità, a più alta densità di valore esperienziale, a più elevata tensione localizzativa. Con specifico riferimento all'uso dei litorali, alla loro conservazione e valorizzazione, all'accesso a essi, in quanto commons e heritage-goods, l'articolo avanza alcune considerazioni generali che richiamano temi di pianificazione ampi e profonde questioni valutative. Lo studio proposto intende indicare alcune componenti strutturali (in senso paesaggistico), caratteristiche salienti (in senso assiologico) e potenzialità (in senso progettuale) del patrimonio costiero. Il lavoro prende spunto dall'osservazione di alcuni casi topici di appropriazione e colonizzazione, sottovalutazione delle concessioni, sovra-sfruttamento, impatto paesaggistico e deprivazione dell'uso pubblico d'importanti aree costiere in Sicilia. Il contributo intende mostrare i limiti dell'approccio compensativo di matrice neoclassica, basato sul modello alla Coase e pigouviano, dell'internalizzazione delle esternalità a mezzo di tasse e incentivi, e la necessità di superare un approccio mercantile alla luce di un modello di tipo strategico e contemporaneamente basato sulla valorizzazione delle identità locali. ; The Sicilian coastal heritage is currently being affected by the environmental pressure and the intensive exploitation for bathing and tourist accommodation purposes. The contribution indicates the main dimensions of this phenomenon through information disaggregated by province, and provides some examples of appropriation of the physical support and the landscape features of the shores where bathing is permitted. In front of the effects of strong and even social polarization (very few people own much and a lot of people own little or nothing) due to the impoverishment of public goods and the consequent impairment of territorial democracy, we observe the impasse of the regulatory development on the state property concession issue, and the inertia of the local administrations concerning the formation of the Plans of Use of the coasts.
Many authors, although they express very different positions on the use of public property in defending common goods, in any case consider juridical rationality to be a fundamental tool in pursuing this aim. Therefore, they undervalue the supremacy that economic rationality is exer-cising today both on juridical rationality and the predominant ways of dwelling in the world. In this regard, it is not simply a question of replacing common goods as things with the common as a political principle. Indeed, the movements that claim the collective or public ownership of certain "things" also shed light on the crucial crisis of our dwelling relationship with the common world, first of all as a material world. Main reference authors: Settis, Marella, Ostrom, Dardot, Laval, Arendt, Mattei.
The growing interest in intellectual property is closely linked to the role it plays in modern society, characterized by continuous technological and cultural progress and a knowledge-based economy. Therefore, intangible assets have become increasingly important and indispensable for the success of individuals and businesses on the market. In order for this value to be preserved and made profitable, it is necessary that IP rights are effectively protected against counterfeiting and plagiarism. Indeed, thanks to technological innovations and easier access to information, these phenomena have reached worrying proportions, so much so as to test the adequacy of the responses of our legal system. In particular, in the general strategy of IP enforcement, a prominent role is played by infringement damages, intended as a tool by which to allow the owner of the infringed right to obtain fair compensation. However, traditionally, the institution of compensation has not always been up to this task, especially in view of the characteristics of intangible assets and counterfeiting phenomena, as well as due to a compensatory function focused too much on the damage suffered, so as to miss the other direct consequence of the harmful conduct: the profits gained by the infringer. With the intention of making up for this shortcoming, the legislator has been inspired by common law systems, in particular the US system and the remedy of disgorgement of profits, for the introduction of the retroversion of profits, an instrument foreign to our civil tradition that allows the return of profits unlawfully obtained from the violation of IP rights. Consequently, the remedy not only plays a compensatory function, but also a preventive-deterrent and punitive-sanctioning one. This thesis aims to critically analyze how the introduction of the retroversion of profits has led to redefine the concept of damages and, more generally, of civil liability in the field of intellectual property. Moreover, through a comparative analysis of the US and ...
La presentazione prende le mosse da un'enumerazione dei mali che affliggono la scienza contemporanea, offre una visione dell'Open Science come scienza pubblica e democratica finalizzata a contrastare i mali descritti e si conclude con alcuni commenti relativi alla proposta di legge sull'Open Access attualmente in discussione alla Camera dei Deputati del Parlamento della Repubblica italiana.