Il contributo affronta il tema dell'utilizzo di evidenze epidemiologiche ai fini della prova del nesso causale con riferimento alle offese alla salute ed alla vita tipizzate nei nuovi delitti ambientali introdotti nel codice penale dalla legge n. 68 del 2015. L'attenzione è focalizzata, in particolare, sugli artt. 452-ter (morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale) e 452-quater (disastro ambientale). Dopo avere fornito una serie di indicazioni di taglio esegetico, evidenziando al contempo i numerosi profili di criticità che contrassegnano tali disposizioni sotto il profilo del drafting legislativo e della dosimetria sanzionatoria, l'autore si sofferma sui profili probatori al metro delle misure epidemiologiche del "rischio relativo" e del "numero attribuibile", confrontandosi con le diverse posizioni che ad oggi si sono affacciate in dottrina e giungendo alla conclusione secondo cui tali misure possono, a certe condizioni, fornire evidenze utili ai fini della prova delle offese tipiche non solo dei delitti ambientali, ma anche delle fattispecie di omicidio e lesioni personali. ; The paper deals with the use of epidemiological evidence for the purpose of proving the causal link between polluting conducts and the harm to human health, under the new environmental crimes introduced in the Italian penal code by law n. 68 of 2015. The attention is focused on articles 452-ter (death or personal injury as a result of the crime of environmental pollution) and 452-quater (environmental disaster) of the penal code. The author provides the interpretation of these provisions, pointing out several shortcomings related to their drafting and their penalties, and then addresses the issue of the relevance of the epidemiological measures of the "relative risk" and the "attributable number". This part of the paper takes into account the different positions that have emerged in legal doctrine and reaches the conclusion that such epidemiologic measures may, under certain conditions, provide evidence which is relevant not only for the proof of the environmental crimes, but also for the offences of homicide and personal injury.
La crisi ambientale nelle evidenze proprie delle trasformazioni climatiche e geologiche sta orientando il dibattito antropologico sempre di più verso l'esplorazione delle implicazioni biosociali e politico-economiche nelle relazioni tra attività umane e dimensioni naturali. Vaste aree del pianeta sono state danneggiate dai processi di estrazione di combustibili fossili, di consumo, di industrializzazione con i relativi scarichi, emissioni inquinanti e rifiuti che hanno determinato lo sfruttamento intensivo dei territori. Tali processi incidono pesantemente sulla trasformazione dell'ambiente e del cambiamento climatico innescando nuove forme di disuguaglianze socio-economiche e favorendo la diffusione di patologie ed epidemie, come peraltro evidenziato anche dalla recente pandemia Covid-19. La riflessione sulle connessioni causali tra modificazioni ambientali, rischio sanitario, tutela e diritto alla salute appare, pertanto, una delle principali sfide per la salute umana del terzo millennio. In un tale quadro di complessità, la ricerca etnografica ha la possibilità di esplorare le molteplici articolazioni globali della crisi ambientale con le specificità locali incarnate dalle persone che vivono e si ammalano in territori contaminati.
BACKGROUND: Many pregnancy and birth cohort studies investigate the health effects of early-life environmental contaminant exposure. An overview of existing studies and their data is needed to improve collaboration, harmonization, and future project planning. OBJECTIVES: Our goal was to create a comprehensive overview of European birth cohorts with environmental exposure data. METHODS: Birth cohort studies were included if they a) collected data on at least one environmental exposure, b) started enrollment during pregnancy or at birth, c) included at least one follow-up point after birth, d) included at least 200 mother-child pairs, and e) were based in a European country. A questionnaire collected information on basic protocol details and exposure and health outcome assessments, including specific contaminants, methods and samples, timing, and number of subjects. A full inventory can be searched on www.birthcohortsenrieco.net. RESULTS: Questionnaires were completed by 37 cohort studies of > 350,000 mother-child pairs in 19 European countries. Only three cohorts did not participate. All cohorts collected biological specimens of children or parents. Many cohorts collected information on passive smoking (n = 36), maternal occupation (n = 33), outdoor air pollution (n = 27), and allergens/biological organisms (n = 27). Fewer cohorts (n = 12-19) collected information on water contamination, ionizing or nonionizing radiation exposures, noise, metals, persistent organic pollutants, or other pollutants. All cohorts have information on birth outcomes; nearly all on asthma, allergies, childhood growth and obesity; and 26 collected information on child neurodevelopment. CONCLUSION: Combining forces in this field will yield more efficient and conclusive studies and ultimately improve causal inference. This impressive resource of existing birth cohort data could form the basis for longer-term and worldwide coordination of research on environment and child health. ; This work was supported by Environmental Health Risks in European Birth Cohorts (ENRIECO), a project conducted within the European Union's Seventh Framework Programme (Theme 6, Environment, including climate change), grant agreement 226285
Questo elaborato nasce dall'esigenza della ditta C.M.S. S.p.A., di procedimentalizzare l'iter mediante il quale il fabbricante arriva ad applicare la Direttiva 2006/42/CE (Direttiva Macchine) e ad apporre la marcatura CE sul prodotto. La Direttiva risulta essere alle volte prolissa e dalla lettura poco intuitiva visti i continui rimandi tra una articolo e l'altro e dagli allegati agli articoli; inoltre gli allegati, cuore tecnico di ogni direttiva, mancano di specificità tecnica, rimandando ad altre direttive specifiche di prodotto e/o standard nazionali ed internazionali che garantiscano il rispetto dei Requisiti Essenziali di Sicurezza (R.E.S.). Pertanto si è elaborato uno strumento guida per il progettista, che lo conduca in maniera chiara verso tutti i punti salienti della Direttiva Macchine, fino alla Dichiarazione di Conformità CE e che gli permetta rapidamente di accedere al portale degli standard internazionali ISO, procedendo alla ricerca bibliografica di quelle norme utili alla realizzazione di un prodotto sicuro. Una volta consolidate le modalità operative per la "progettazione sicura", è stato sviluppato lo stesso lavoro per la "progettazione ambientale". Oggi, visto l'elevato grado di attenzione sui problemi ambientali da parte di tutti gli stakeholders, le imprese sono sempre più attente a raggiungere e a dimostrare livelli di attenzione per l'ambiente importanti, coerentemente con le proprie attività, con i propri prodotti e quindi con la propria politica aziendale. Nel caso della C.M.S. S.p.A., c'era una richiesta specifica di "autodichiarazione ambientale di prodotto", rientrante nelle etichettature ambientali di prodotto della ISO 14020, Tipo II. Si è realizzato pertanto uno strumento guida, con riferimenti agli standard e alle direttive da valutare durante tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto, secondo il modello di operatività dell'LCA (Life Cycle Assessment), normato dalla ISO 14040. All'interno di questa tesi vedremo quali sono le unità funzionali (U.F.), anche note come fasi del ciclo di vita, da analizzare e le procedure per valutare gli impatti ambientali, le opportunità di miglioramento e i punti forza della progettazione corrente, senza l'ausilio di software certificati, ma creando un proprio database da fonti accreditate. Il cuore tecnico di questo progetto di tesi sarà il capitolo 3: con l'obiettivo di consegnare in mano ai progettisti della C.M.S. S.p.A. un lavoro familiare a quella che è la loro quotidiana attività in azienda, è stato sviluppato un case study sulla compattatrice per rifiuti indifferenziati da ristorazione SuperLizzy 500, da loro realizzata. Il primo paragrafo affronta il risk assessment, elaborato secondo la matrice della UNI EN ISO 13849-1, descrivendone le modalità di valutazione dei "rischi ragionevolmente prevedibili", con alcuni esempi concreti e come si è agito per rendere un rischio accettabile (rispetto R.E.S.), implementando gli appositi componenti di sicurezza. Nel secondo e terzo paragrafo viene affrontata la ricerca dei coefficienti per poter quantificare gli impatti, sottolineando con alcuni esempi di U.F. l'approccio critico del tecnico alla documentazione e ai criteri di cut-off, ossia di esclusione di un aspetto ambientale dall'analisi complessiva.
The hypotheses we intended to contrast were, first, that the most deprived neighborhoods in Barcelona, Spain, present high exposure to environmental hazards (differential exposure) and, secondly, that the health effects of this greater exposure were higher in the most deprived neighborhoods (differential susceptibility). The population studied corresponded to the individuals residing in the neighborhoods of Barcelona in the period 2007–2014. We specified the association between the relative risk of death and environmental hazards and socioeconomic indicators by means of spatio-temporal ecological regressions, formulated as a generalized linear mixed model with Poisson responses. There was a differential exposure (higher in more deprived neighborhoods) in almost all the air pollutants considered, when taken individually. The exposure was higher in the most affluent in the cases of environmental noise. Nevertheless, for both men and women, the risk of dying due to environmental hazards in a very affluent neighborhood is about 30% lower than in a very depressed neighborhood. The effect of environmental hazards was more harmful to the residents of Barcelona's most deprived neighborhoods. This increased susceptibility cannot be attributed to a single problem but rather to a set of environmental hazards that, overall, a neighborhood may present ; This work was partly funded by the CIBER of Epidemiology and Public Health (CIBERESP) through the strategic subprogram 'Crisis and Health', by the AGAUR, Catalan Government Project 'Compositional and Spatial Analysis' (COSDA), 2014SGR551 and by the Research Grant to Improve the Scientific Productivity of the Research Groups of the University of Girona 2016-2018 (MPCUdG2016/69)
Il tema dei rifiuti dal punto di vista sia legislativo, sia gestionale, ruota attorno alla definizione dell'oggeto di interesse, che si evolve, cos? come la consapevolezza dell'ampiezza dei problemi che rappresenta per gli equilibri dell'ambiente e per la salute umana. I salti di qualit? sono avvenuti con l'industrializzazione, che ha creato prodotti non biodegradabili e moltiplicato i consumi; con la crescita delle citt? e l'economia del benessere e con la vorticosa circolazione delle mereci e lo sviluppo di Paesi una volta poveri. Il rifiuto ? "un oggetto abbandonato, o destinato all'abbandono" fino all'applicazione della prima direttiva europea 1991 (91/156/CEE), che lo distingue per origine e qualit? ( caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche). Si dettano i "principi della gestione integrata": -Priima della produzione: precauzione, prevenzione, riduzione; - Dopo la produzione:massima recuperabilit?, minima pericolisit?, prossimit?. In Italia questi principi vengono applicati nel 1997 con decreto Ronchi (22/1997) e nel 2006 con il decreto di riordino della materia ambientale (152/2006) aggiornato da 10 provvedimenti sul solo tema rifiuti. La normativa UE prevede i regolamenti comunitari, di diretta attuazione e le direttive da recepire e applicare. ; Il tema dei rifiuti dal punto di vista sia legislativo, sia gestionale, ruota attorno alla definizione dell'oggeto di interesse, che si evolve, cos? come la consapevolezza dell'ampiezza dei problemi che rappresenta per gli equilibri dell'ambiente e per la salute umana. I salti di qualit? sono avvenuti con l'industrializzazione, che ha creato prodotti non biodegradabili e moltiplicato i consumi; con la crescita delle citt? e l'economia del benessere e con la vorticosa circolazione delle mereci e lo sviluppo di Paesi una volta poveri. Il rifiuto ? "un oggetto abbandonato, o destinato all'abbandono" fino all'applicazione della prima direttiva europea 1991 (91/156/CEE), che lo distingue per origine e qualit? ( caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche). Si dettano i "principi della gestione integrata": -Priima della produzione: precauzione, prevenzione, riduzione; - Dopo la produzione:massima recuperabilit?, minima pericolisit?, prossimit?. In Italia questi principi vengono applicati nel 1997 con decreto Ronchi (22/1997) e nel 2006 con il decreto di riordino della materia ambientale (152/2006) aggiornato da 10 provvedimenti sul solo tema rifiuti. La normativa UE prevede i regolamenti comunitari, di diretta attuazione e le direttive da recepire e applicare.
In questo contributo il mio interesse è mostrare una situazione di crisi, generata da un incidente industriale. Più precisamente mi interesso all'incidente alla fabbrica chimica ICMESA (Industrie Chimiche Meda Società Azionaria) di Meda, controllata dalla multinazionale farmaceutica svizzera Hofmann-LaRoche, occorso il 10 luglio 1976, e alla conseguente contaminazione di diossina subita dalle città di Seveso, Desio, Meda e Cesano Maderno. Il mio interesse è per i processi sociali di definizione e riparazione del danno che la crisi ha causato. In particolare, mi interrogo su in che misura essi si siano intrecciati, nel corso del tempo, con processi di innovazione politica, e in particolare di innovazione istituzionale, a livello locale. L'innovazione politica può coinvolgere la politics, cioè i rapporti di potere e i repertori di azione politica; la polity, nei termini di condurre al riconoscimento di nuovi attori e, più in generale, di nuovi soggetti politici; la policy, con ciò indicando trasformazioni istituzionali che investono la sfera degli strumenti, dispositivi e modalità di azione pubblica. In altre parole, mi chiedo se ci sia un nesso, e quale forma esso assume a Seveso, tra crisi, mobilitazione e critica, riparazione del danno e innovazione politica e istituzionale. Più precisamente, il disastro dell'ICMESA colpisce una realtà locale, offrendosi come opportunità per un'accesa mobilitazione e critica sociale, marcata da forti elementi di conflitto che si concentrano sulla regolazione dei rapporti tra fabbrica e territorio e sull'inadeguatezza delle istituzioni locali, regionali, nazionali a garantirne l'efficacia, nei termini di salvaguardia della salute ambientale. Il movimento di critica non arriva però, almeno nel breve periodo, a conseguire il risultato di determinare un cambiamento istituzionale nei modi di presa in conto del territorio e dell'ambiente. Una rilevante trasformazione istituzionale si produce a livello europeo, dove il disastro dell'ICMESA si costituisce a window of opportunity per ...
H20 è la formula chimica che tutti conoscono. L'acqua, infatti, non è solo la sostanza più diffusa sulla terra, ma è anche la condizione necessaria per la vita. La disponibilità e l'accessibilità di acqua pulita è essenziale per la salute delle comunità, è fondamentale per gli ecosistemi e indispensabile per la prosperità economica. La quantità di acqua dolce sulla Terra è limitata e non equamente distribuita. La scarsità idrica non è più un problema limitato alle regioni più povere del Pianeta: l'acqua è oggi un problema globale che coinvolge sempre più aree del mondo. Ed è proprio grazie al binomio importanza - scarsità che l'acqua è stata soprannominata l'oro blu del XXI secolo, secolo in cui sarà l'acqua a rendere più precari gli equilibri mondiali come, in passato, lo è stato il petrolio. Nella prima parte di questo elaborato l'acqua e i problemi ad essa connessa faranno da protagonisti. Nel capitolo 1 inquadreremo dapprima il problema idrico e parleremo della scarsità di questa importantissima risorsa e dei suoi innumerevoli utilizzi. Nel capitolo 2 presenteremo la Water Footprint o impronta idrica, un indicatore appositamente ideato per quantificare l'uso di acqua di un prodotto, un processo, un individuo, un organizzazione o una nazione. Questo indicatore apre la strada alla focalizzazione sui prodotti dell'industria agroalimentare, il comparto industriale su cui concentreremo la nostra attenzione. Nel capitolo 3 esamineremo l'utilizzo dell'acqua nelle industrie, con particolare attenzione ai temi del riciclo e riuso della risorsa idrica. Nel capitolo 4 analizzeremo alcune esperienze di aziende agroalimentari che hanno intrapreso un percorso di tutela e risparmio della risorsa idrica. Nella seconda parte dell'elaborato inquadreremo il tema della salvaguardia della risorsa idrica in un quadro più generale di tutela ambientale. Nel capitolo 5 presenteremo i temi di green economy, sostenibilità ambientale e ecologia industriale dando rilievo alla dimensione ambientale, economica e sociale. Nel capitolo 6, infine, analizzeremo gli strumenti che le aziende hanno a disposizione per calcolare, certificare e comunicare la loro politica di sostenibilità ambientale.
Ogni anno più di 350.000 tonnellate d' idrocarburi vengono riversate in mare, di cui ben il 75% per errore umano. Ogni minuto nel solo Mediterraneo viene scaricato un equivalente di 33.800 bottigliette di plastica, per un totale di 570.000 tonnellate l'anno e si stima che in mare ve ne siano già 150 milioni di tonnellate. Solo all'Unione Europea i danni da inquinamento costano 320 miliardi di euro l'anno e i danni per il cambiamento climatico derivante circa 11,1 miliardi di euro l'anno. Questi dati preoccupanti rendono inconfutabile l'incidenza negativa sull'ambiente, sull'economia e sulla salute. Pertanto è lecito affermare, rimanendo in linea con la giurisprudenza, che l'inquinamento è e va affrontato come un disastro. La consapevolezza di tali rischi ha portato, già dalla seconda rivoluzione industriale, all'elaborazione delle prime convenzioni e dei primi accordi in materia, anche se queste erano ancora da ritenersi acerbe. Tuttavia, la vera presa di coscienza è avvenuta solo a valle del tragico incidente della petroliera Torrey Canyon che, nel 1967: questo episodio ha scosso gli animi internazionali avviando un nuovo sviluppo normativo e ponendo l'attenzione al principio della prevenzione. L'ambiente è così diventato un bene trasversale: tutte le convenzioni, le leggi e le normative sono ritenute applicabili solo dopo un'attenta valutazione delle stesse, in quanto tutti i livelli pongono, ormai, uno sguardo attento alla questione. Ad esempio, progetti navali devono rispettare le regole ben esposte da MARPOL 73/78 e in particolari casi quello del Polar Code, ed è ormai obbligatoria una copertura assicurativa volta al risarcimento immediato di eventuali danni. L'applicazione a livello nazionale di queste convenzioni e normative, che sono alla base del T.U.A. - vale a dire il monitoraggio del buono stato ambientale, il suo mantenimento e l'eventuale ripristino - è attualmente limitata alla campionatura in situ per mezzo di unità navali e al tracciamento satellitare dei fattori inquinanti. Forte spinta, in ...
I boschi rappresentano un biosistema di fondamentale importanza per la produzione di servizi ecosistemici utili a garantire al tempo stesso la salute ambientale e la valorizzazione economica di un territorio. La loro gestione sostenibile, oltre a richiedere conoscenze di carattere tecnico, proprie delle scienze naturali e forestali, non può prescindere dallo studio diacronico della loro evoluzione nel corso del tempo quale esito dell'interazione tra le dinamiche ambientali e quelle antropiche. Secondo l'approccio dell'ecologia storica, infatti, le foreste rappresentano uno speciale tipo di "artefatto", prodotto delle interazioni sociali, e può quindi essere analizzato e valutato con l'uso di fonti storiche documentarie. Seguendo questa impostazione la cartografa storica può costituire un prezioso strumento informativo, per molti aspetti unico, attraverso cui ricostruire l'evoluzione della copertura boschiva di un determinato territorio. Il Trentino, in particolare, possiede un ricco patrimonio di cartografia storica da cui trarre utili informazioni per la costruzione di un quadro diacronico, qualitativo e quantitativo, delle dinamiche evolutive delle aree boscate. In questi territori la gestione delle foreste è un tema di grande rilevanza sia per le sue implicazioni di carattere socio-economico che per le quelle più propriamente ambientali, connesse alla necessità sempre più stringente di attuare politiche di mitigazione e di adattamento nei confronti dei cambiamenti climatici. Con il presente lavoro si intende proporre una metodologia automatizzata per l'acquisizione in formato digitale di informazioni tematiche da carte storiche al fine del loro utilizzo per analisi spaziali in ambito GIS, applicate alla valutazione dei cambiamenti storici dell'estensione forestale in Trentino. Tale metodologia è stata applicata, nello specifico, per georiferire e digitalizzare la carta dei boschi di Cesare Battisti pubblicata nel suo atlante Il Trentino. Illustrazione statistico economica del 1915. La metodologia implementata ...
Emergenza e infrastrutture sanitarie Sono molte le condizioni di emergenza che, nel panorama globale attuale, ci si trova ad affrontare. Da definizione, lo "stato di emergenza" è una misura adottata per affrontare casi di pericolo e/o minaccia imminente, e solitamente viene dichiarato quando si verifica un disastro naturale, oppure la presenza di disordini civili o a seguito di una dichiarazione di guerra. Caratteri differenti e molteplici distinguono l'ampia casistica delle situazioni di emergenza e altrettante criticità si presentano nel momento in cui l'uomo cerca di porvi rimedio con risposte differenti per temporaneità, efficacia ed impatto dell'intervento sul territorio. Negli ultimi anni si sono registrati numerosi eventi che hanno determinato situazioni di emergenza a livello sanitario-epidemico, ambientale e socio-politico, a scala globale o locale. Seppur dovuti da differenti cause, l'aspetto che accomuna questi diversi stati di emergenza è la necessità di garantire strutture socio sanitarie e abitative che possano supportare le operazioni di primo soccorso. In tale contesto, pertanto, è di fondamentale importanza la risposta delle strutture sanitarie esistenti e/o l'allestimento di strutture socio-sanitarie e abitative in grado di assicurare un ricovero a coloro che hanno dovuto abbandonare la propria abitazione. Tale tema risulta essere estremamente attuale e di fondamentale importanza all'interno del quadro sociale globale perché tale condizione implica necessariamente una diffusione capillare della conoscenza delle suddette tematiche, in modo tale da implementare e migliorare la risposta all'emergenza. Casi esemplificativi a scala nazionale e internazionale Attualmente, in diversi contesti sociopolitici piuttosto critici per la presenza di conflitti bellici, le architetture per la salute si sono adattate per rispondere a diverse esigenze di emergenza: per esempio nell'Assuta Hospital in Israele i piani parcheggi interrati sono stati concepiti come dei veri e propri bunker e sono stati pertanto progettati per poter trasformarsi in aree sanitarie e rispondere alla necessità emergenziale di garantire il servizio sanitario anche in caso di attacco aereo. La flessibilità degli spazi e delle organizzazioni risulta essere quindi un requisito fondamentale per far fronte a diverse situazioni emergenziali siano esse temporanee o prolungate nel tempo. Sul territorio nazionale, invece, si può osservare come nell'area del Pronto Soccorso (Dipartimento Emergenza e Accettazione) degli ospedali italiani è possibile trovare aree dedicate ad affrontare similari situazioni, anche se meno consuete. È il caso dell'area "Bioterrorismo – decontaminazione" e l'area polifunzionale "Catastrofi – Emergenze", composta da spazi "polmone" adatti ad ospitare un numero elevato di utenti al sopraggiungere di specifiche situazioni di emergenza. Tali locali non afferiscono a quegli spazi obbligatori che la normativa nazionale prescrive sotto forma di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l'esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private per Decreto del Presidente della Repubblica del 14/01/1997. L'analisi approfondita di alcune aree di Pronto Soccorso di recente realizzazione in Italia, ha evidenziato che in 4 casi su 16 (25%) è possibile riscontrare la presenza di aree "Bioterrorismo – decontaminazione", mentre in un solo caso (6%) si è rilevata la presenza dell'area polifunzionale "Catastrofi – Emergenze". Questi dati evidenziano una grande criticità e carenza di spazi per la gestione straordinaria delle emergenze attraverso le strutture ospedaliere italiane, anche alla luce di recenti stime che propendono per una crescita sempre maggiore di emergenze per cause naturali e non, già in continuo aumento. Criticità delle strutture sanitarie italiane La carenza di spazi dedicati all'interno delle aree di Pronto Soccorso per rispondere alle grandi emergenze, la mancanza di una cultura diffusa sul tema e l'obsolescenza della maggior parte delle strutture sanitarie italiane (oltre il 70% è stato realizzato prima del 1970), porta ad individuare nell'allestimento di campi di emergenza temporanei la soluzione più ottimale e strategica. Attraverso la raccolta di informazioni riguardo la tematica delle strutture socio-sanitarie e abitative per l'emergenza, però emerge una mancanza di competenze adeguate da parte di volontari e operatori che per le prime volte si sono trovati a lavorare nell'ambito della realizzazione di tali allestimenti. Obiettivo della ricerca Pertanto, emerge la necessità di proporre strategie organizzative e indicazioni progettuali sulla realizzazione e sul funzionamento dei campi di primo soccorso e di tutte le strutture adibite alla cura in situazioni di emergenza che possono anche configurarsi come tendopoli. L'obiettivo è quello di rispondere alle necessità di diffondere e rendere facilmente accessibili la conoscenza delle principali procedure attuabili in condizioni di emergenza di vario genere. Metodologia Supportati da un ampio campione di casi studio, si sono distinti gli stessi in tre grandi macro-gruppi, caratterizzanti le tre principali tipologie di emergenze, ovvero: • legate ad una componente epidemica; • generate da un evento naturale o climatico disastroso; • dovute a problematiche sociali e politiche, quali le guerre e migrazioni. Per la raccolta dei materiali utili, è seguita una prima fase di analisi di casi studio, basata sulla tipologia di struttura relazionata alle dimensioni, il numero di pazienti ospitabili e il numero di operatori necessari per gestirla; il tutto è quindi stato posto in relazione alla tipologia di emergenza che la tendopoli o la struttura sanitaria si trovavano a dover affrontare. Una matrice di analisi basata su dati quantitativi (quali l'estensione, la capacità ricettiva e la permanenza) e qualitativi (come l'organizzazione logistica delle funzioni interne) ha permesso di confrontare diversi casi studio internazionali. L'obiettivo di tale analisi è la comprensione delle modalità di pianificazione e allestimento delle diverse tipologie di strutture per l'urgenza. A partire dalla matrice di confronto, i casi studio sono stati sottoposti ad un'analisi critica che ha permesso di analizzare le differenti funzioni al loro interno, la loro organizzazione e le relazioni spaziali e funzionali in essere tra le diverse aree. Questa analisi ha permesso così di sviluppare una coscienza critica riguardo alle corrette modalità di realizzazione delle strutture in questione e una maggior consapevolezza riguardo gli accorgimenti da mettere in atto nelle fasi di progettazione e allestimento delle stesse. Risultati e sviluppi della ricerca Il risultato finale si traduce in una proposta meta-progettuale di layout funzionali, rispettivamente per ogni macro-area, e la definizione delle principali raccomandazioni che costituiscono un supporto alla realizzazione e all'allestimento del soccorso sanitario per le vittime colpite da calamità naturali, problematiche socio-politiche o emergenza di carattere epidemico. Tali considerazioni, suddivise in base alle diverse tipologiche di evento catastrofico, possono supportare i decisori nella scelta delle strategie ottimali da attuare quali l'individuazione dell'area, la programmazione delle fasi di soccorso e di insediamento, e l'applicazione delle relazioni funzionali e spaziali più adeguate ed efficaci. Il lavoro di ricerca si pone dunque come punto di partenza per un più approfondito studio riguardante le modalità che meglio si adattano ad ogni contesto di rischio, per effettuare scelte consapevoli, efficaci e coerenti rispetto alla tipologia di emergenza che ci si trova ad affrontare.
, ; Una certa permeabilit? ai concetti di base della VIS si osserva, di recente, negli ambiti che si occupano di salute pubblica. Il diffondersi di conoscenze di base su principi e fondamenti della VIS ? di fatto legato ad una proposta in atto di istituzionalizzare atteggiamenti, finora autonomi e volontari, volti a tutelare e promuovere la salute pubblica e delle comunit?. In tema di valutazione di impatti ambientali e sanitari le norme europee e nazionali indirizzano, con crescente enfasi, alla inclusione di temi socio-sanitari nella predisposizione di politiche, piani e programmi nell'ottica di non trascurare la valutazione di possibili impatti che questi possono avere sul benessere delle popolazioni. A tale proposito, facilmente prevedibile ? l'integrazione della valutazione sanitaria come elemento di buone pratiche nell'ambito della Valutazione Ambientale Strategica(Dir.2001/42/CE) che attraverso il Rapporto Ambientale deve consentire la caratterizzazione dei rischi per la salute umana secondo una congruente base di evidenze (Protocollo VAS, Kiev, 2003). Una opportuna formazione a riguardo della VIS va quindi conseguita come base per la possibilit? di impiego reale come strumento di valutazione delle politiche non-sanitarie di futura realizzazione. In Italia un certo fermento si osserva su questo aspetto. Azioni concrete esemplari sono, per?, attualmente disponibili soprattutto in contesto sovranazionale. Sono ancora poche in Italia le esperienze che, a rigore, possono essere individuate come processi di VIS piuttosto che come attivit? per la tutela o promozione della salute. L'Agenda 21 nazionale promuove la VIS nell'ottica dello sviluppo sostenibile per creare dei percorsi di condivisione della programmazione territoriale e ponendosi come obiettivo lo sviluppo di strumenti adattatati all'ambito locale.