Come il mondo ha cambiato i social media
In: Why we post
In: Why we post
Se l'Umanita, come altre volte affermato, e pervenuta all'attuale grado di cultura e di progresso, cia e dovuto al contributo dei Maestri di ogni epoca, di ogni disciplina e di ogni astrazione politica. Cia ci rende riconoscenti e graci, consapevoli come siamo che gli schemi della cultura economica delle epoche passate hanno consencito queUe spinte evolutive che sono state capaci di rend ere piu facili le intese fra popoli e individui. ; peer-reviewed
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In: Alfanet
In: Classici del pensiero critico
«La cosiddetta "postmodernità" non fu che il momento in cui imparammo quali promesse della modernità erano pretese truffaldine o ingenue, quali delle sue ambizioni erano manifestazioni di una e quali intenzioni latenti si nascondevano sotto gli obiettivi dichiarati a voce alta… Il termine "postmodernità" mascherava e nascondeva più di quanto rivelasse il vero senso di ciò che stava accadendo a quel tempo». [Testo dell'editore]
In: Quaderni per la didattica 15
In: Welfare, Economia Sociale E Sviluppo 6
Cover -- Occhiello -- Dedica -- Indice -- Introduzione -- Occhiello Parte I - Responsabilità sociale di impresa: un inquadramento teorico -- P. I - Capitolo I: Lo stato del dibattito sulla responsabilità sociale di impresa -- P. II - Capitolo II: Responsabilità sociale di impresa: politiche e strumenti operativi -- Occhiello Parte II - Pratiche di responsabilità sociale di impresa: il bilancio sociale -- P. II - Capitolo I: Il bilancio sociale. Oltre la rendicontazione economica -- P. I - Capitolo II: Perché redigere un bilancio sociale? Il caso del terzo settore -- Bibliografia -- Finito di stampare -- Volumi pubblicati
In: Società di studi politici
As evinced by the different international analysis the attention to universities, has become an urgent need for the new emerging countries, for those countries that are struggling to overcome conflict and trying to freed from violence, from social and cultural poverty, but also, to a greater extent, for the more advanced countries that towards cultural competition, are facing transnational innovation difficulties. The ability to coagulate multiple resources, to activate processes of intercultural, cultural changes, social and economic transformations, process of mobilization of young people, of researchers by the innovating countries, is the basis of a new idea of democracy. A democracy of: human capital, of resources, of the role of peoples, of institutions and communities, a democracy from the standpoint of the quick changes, mutual and dependent relations that these changes entail. Overcoming the markets constraints of knowledge, the constraints of mobility, of culture, of training, places the universities under a double viewpoint aspect: on one side the ability to interact innovation in its territory and on the other the investment with strategic partnerships, border, network development, capable to build leadership and cooperation. This is an effort that universities must do in the present situation because of competition and innovation that puts them in comparison not only one with the other, but between universities and entreprise, universities and private companies, universities and research bodies and training, universities and the territor. It is in this contest that the different devices of the universities must be reinterpreted in the perspective of qualitative development, effective consultation and transformative impact of cultural and social territories, far and near.
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Il presente lavoro di ricerca verte sulla tematica dei diritti sociali dei lavoratori nel contesto della crisi economica. La crisi economica ha posto al centro del dibattito dottrinale la problematica della sostenibilità dei diritti sociali, in un momento in cui l'allarmante livello raggiunto dai debiti pubblici statali di alcuni Paesi europei ha spinto l'UE a rafforzare la governance economica, imponendo agli Stati di rispettare misure particolarmente rigorose. Come noto, in Italia, a partire dal 2011 sono state adottate riforme nel campo del mercato del lavoro e delle pensioni, nell'ottica, sia di combattere l'elevato livello di disoccupazione, sia di ridurre la spesa pubblica, come indicato, peraltro, dall'UE. Soprattutto negli anni della crisi economica, numerose sono state le critiche rivolte all'UE, alla quale viene contestato uno scarso livello di democraticità, e, altresì, un, quasi, esclusivo interesse per gli aspetti economici e finanziari. Quale spazio, dunque, per i diritti sociali all'interno dello spazio europeo? Quale ruolo ha svolto la Carta dei diritti fondamentali dell'UE nella tutela dei diritti sociali dei lavoratori così come in essa riconosciuti e tutelati? Per tentare di trovare una risposta a tali quesiti, si è scelto di analizzare la giurisprudenza della Corte di giustizia successiva all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona in materia di politica sociale europea. I risultati raggiunti permettono di constatare che i diritti sociali dei lavoratori vengono valorizzati in maniera più soddisfacente quando essi risultino funzionali alla libertà di circolazione o, in ogni caso, allo sviluppo dei principi fondamentali sui quali l'UE si è storicamente costruita, tra i quali, ad esempio, il principio di uguaglianza formale. Il cammino dei diritti dei lavoratori, dunque, risulta incerto, ma non interrotto. Tuttavia, risultati più soddisfacenti potrebbero essere perseguiti laddove la Corte considerasse tali diritti come strumentali alla piena realizzazione dello sviluppo della persona e non, invece, del mercato. ; This study deals with the issue of workers' social rights in the background of the economic crisis. The economic crisis has highlighted a set of problems about the sustainability of social rights, in a period in which the worrying level reached by public debts of many European States has led EU to reinforce the economic governance, imposing upon the States to respect some unflexible measures. As is known, in Italy, since 2011, some reforms are being adopted in the field of the work market and pensions, in the perspective both of tackling the high level of the unemployment and to decrease public expenses, as recommended by EU. Above all, during the period of the economic crisis, many criticisms have been addressed against Europe, because of its lacking level of democracy and, also, of an almost exclusive interest on economic and monetary aspects. Which space is reserved to social rights inside the European legal system? What kind of role has been conducted by the Charter of Nice on the protection of workers' social rights, recognised by that document? In order to find a answer to these questions, it has been chosen to examine the Court of justice's jurisprudence, after the Treaty of Lisbon's came into force, with regards to the European social policy. The results of this research allow to prove that workers' social rights are enhanced in a more satisfying way when they are functional to the growth of the historical fundamental principles of the EU, as, for example, the formal equality principle. The road of workers' social rights seems uncertain, but not interrupted. Nevertheless, more satisfying results could be pursued if the Court considered those rights as a means for the fulfillment of the human being and not, instead, of the market.
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In: Collana dell'Università europea di Roma
COVER -- Quartino -- Indice -- Premessa -- Capitolo I - Introduzione -- Capitolo II - Esiste un diritto naturale? -- Capitolo III - Il diritto naturale nelle testimonianze del mondo antico -- Capitolo IV - Il diritto romano e lo sviluppo del diritto europeo -- Capitolo V - Il diritto umano alla vita -- Capitolo VI - Il diritto naturale come fondamento del matrimonio -- Capitolo VII - Il diritto dei genitori all'educazione -- Capitolo VIII - Sul significato del dirtto naturale per il diritto di proprietà -- Capitolo IX - Sul significato del diritto naturale nel diritto dei contratti -- Capitolo X - Dottrina sociale e Stato sociale -- Conclusioni -- Appendice -- Ultimato di stampa.
Defence date: 2 March 2007 ; Examining Board: Prof. Victoria de Grazia (IUE) (Supervisor) ; Prof. Heinz-Gerhard Haupt (IUE) ; Prof. Paolo Capuzzo (Università di Bologna) ; Prof. Hannes Siegrist (Universität Leipzig). ; First made available online 25 June 2015. ; II presente lavoro prende in esame il periodo storico compreso tra il 1958 fino ai primi anni '80, ed è costituito da due sezioni concettuali speculari. ' La prima mira a investigare le modalità di instaurazione, strutturazione ed estensione del dispositivo che anima il consumo reai soci ali sta del secondo dopoguerra facendo leva su fonti differenziate che hanno aperto piste e prospettive di ricerca inusuali, legate in particolar modo alla pratica discorsiva e impolitica del consumo. La seconda sezione approfondisce, invece, la costruzione del l'immaginario del consumo socialista ovvero gli elementi che appartengono alla produzione e commercializzazione deirintrattenimento e allo sviluppo di importanti settori dell'industria culturale della DDR. Entrambe le sezioni della ricerca mostrano linee di discontinuità e fratture interpretative che non impediscono, però, la determinazione di un processo storico autonomo del fenomeno del consumo, osservato in Germania Est, terreno di rappresentazione fertile nel porre al centro dell'indagine storico culturale le forme impolitiche di determinazione degli equilibri sociali e politici di una determinata società. I fenomeni sociali e le pratiche istituzionali prese in analisi nel caso della DDR, corrispondono a fratture in cui sono stati ricercati gli elementi della formazione degli strati subalterni cosi come di una particolare classe agiata del socialismo, luogo politico dove le distinzioni sociali avrebbero dovuto lentamente scomparire, a vantaggio di una omogeneità sociale costruita su paradigmi redistributivi, di equità e privi di differenziazione e stigma di classe.
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Environment and society are increasingly affected by human activity. World society must constantly face many problems such as climate change, air, water and soil pollutions, resources overuse, human rights, child labor, social inequalities, health and safety. Since companies are the most responsible actors for these troubles, they are stimulated to develop and adopt policies of sustainable development. Practices of Corporate Sustainability and Responsibility are increasing within many businesses for reasons which go beyond the mere compliance with legislations and regulations. Nowadays, sustainable and responsible companies behave ethically for competitive reasons as well. The connections between sustainability and business strategy occurs through the pursuit of eco-socio-efficiencies, resources cost cutting, product-service differentiation, access to ethical funds, image and reputation, and the avoidance of fines, penalties and environmental taxes. Sustainability management occurs through a process that starts with identification of key stakeholders and the relative types of environmental or social impacts generated. Then, strategy must be developed, and communicated to all level of the organization. Leadership and commitment of top management are fundamental in order to diffuse sustainability guidelines, support the organizational structure and spread the new culture. In addition, performance measurement and management systems should drive the attainment of sustainability objectives. Environmental and social accounting systems must provide meaningful data in order to monitor the accomplishment of strategy and, at the same time, disclose the sustainability reports addressed to stakeholders. One important aspect of the process above mentioned regards the connection between strategy and performance measurement system. In order to translate sustainability strategies into actions measurable through performance indicators, it must be emphasized the support of Balanced Scorecard (BSC). The multidimensional conception of the tool advises to integrate environmental and social aspects of business activity within the four traditional perspectives of management in the BSC (financial, customers, processes, learning and growth). Therefore, the emerging concept of Sustainability Balanced Scorecard (SBSC) is referred to the additional feature of considering the environmental and social issues connected directly or indirectly with the execution of the business processes and thus with economic success. Cause and effect relationships in the strategy map show the relations between better social and environmental performances with increasing competitiveness and profitability. The airline sector is facing many challenges of sustainable development. Hence the case developed about a real carrier can help to better understand the matter. The implementation of a Sustainability Balanced Scorecard in Lufthansa Passenger Airline consists in a simulation of the process that starts with the identification of stakeholders and related environmental and social impacts. Based on these exposures, sustainability strategies are developed and formalized as several strategic objectives belonging to the different perspectives of SBSC. Afterwards, for each sustainability objective, numerous key performance indicators are developed in order to monitor single operative aspects related to the achievement of objectives. Finally, the construction of strategy map makes clear how sustainability performances are connected with financial ones. In conclusion, the analysis of environmental, social and economic performances achieved by the German carrier and the comparison with direct European competitor Air France KLM and other minor competitors helps to identify the successes and criticisms deriving from sustainability purposes.
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Stalking is an extremely complex and widespread phenomenon, which potentially can produce severe psychological, physical and social effects. As a result of legislative labelling and defining attempts, in addition to interventions of psychiatry and scientific context, these behaviors are now known to the general population as well as at the institutional level. The research, which concentrated initially on the analysis of the different ways of running a campaign of persecution as well as on the stalker identity, later shifted its attention to the victim of such conduct. Stalking, infact, defines itself through its effects on the victims and their reactions: because of their distress, anxiety and fear, these behaviors, sometimes only harassing or annoying, become crimes or illicit activities. In a protection and prevention perspective, the study of victimological aspects of persecutory acts is fundamental, in terms of early recognition of risk situations and evaluation of main coping strategies. The authors, through a literature review on the topic, aim to highlight the importance of research in this field, which is still limited, in order to identify appropriate interventions to reduce the negative consequences of the phenomenon and to protect the victims. ; Lo stalking è un fenomeno estremamente complesso e diffuso, potenzialmente in grado di produrre gravi conseguenze psicologiche, fisiche e sociali. In seguito a tentativi di classificazione e di definizione sotto il profilo giuridico, oltre che ad interventi della psichiatria e del mondo scientifico, queste condotte sono oggi note alla popolazione generale così come a livello istituzionale. La ricerca, concentratasi inizialmente sull'analisi delle diverse modalità di esecuzione di una campagna persecutoria oltre che sulla figura dello stalker, ha successivamente spostato la propria attenzione sul soggetto passivo di tali condotte. Lo stalking, infatti, si autodefinisce proprio attraverso gli effetti prodotti sulla vittima e le sue reazioni: sono l'angoscia, il timore e la paura di chi lo subisce che trasformano situazioni talvolta solamente moleste o fastidiose, in veri e propri illeciti o reati. In un'ottica di tutela e di prevenzione, fondamentale risulta lo studio degli aspetti vittimologici degli atti persecutori, in termini di riconoscimento precoce delle situazioni a rischio e di valutazione delle strategie di coping prevalenti. Gli autori, attraverso una rassegna della letteratura sul tema, intendono sottolineare l'importanza della ricerca in questo campo, attualmente ancora limitata, al fine di individuare gli interventi appropriati diretti ad attenuare le conseguenze negative del fenomeno e a tutelare le vittime.
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Il lavoro è volto a mettere in luce le problematiche connesse all'attività delle imprese multinazionali e alla sussistenza in capo alle stesse di una responsabilità sociale internazionale (RSI). Nell'attuale panorama economico e politico mondiale, caratterizzato dalla globalizzazione e dalla stretta interdipendenza dei mercati, dalla sempre più frequente internazionalizzazione dei processi produttivi e aziendali e dalla contestuale operatività delle società in più Paesi, dalla accresciuta consapevolezza del consumatore circa il rispetto, nei processi produttivi, di istanze ritenuti fondamentali dalla società civile, come i diritti fondamentali dell'uomo e dei lavoratori o la protezione dell'ambiente, l'impresa multinazionale assume un ruolo fondamentale sia nell'indirizzare i trends economici globali (si pensi al fatto che alcune società hanno profitti superiori al PIL di buona parte degli Stati della comunità internazionale); la configurazione di una responsabilità sociale in capo a tali società vuol dire mescolare la libertà di impresa e il libero mercato con l'etica. La necessità di inserire la questione dell'etica negli affari nasce, dunque, dalla convinzione - sempre più diffusa in ambito internazionale e nazionale - che l'attenzione dell'impresa verso le istanze sociali, ambientali ed etiche delle comunità umane costituisca una condizione imprescindibile per uno sviluppo durevole e sostenibile. In tale prospettiva, dunque, il concetto di responsabilità sociale d'impresa richiama le imprese a considerare attentamente - nella definizione della propria strategia, nell'articolazione delle politiche e nelle procedure gestionali quotidiane - gli interessi diffusi della collettività, nonché l'impatto delle proprie attività, non solo in termini economici, ma anche sociali, ambientali ed etici. La responsabilità sociale rappresenta, quindi, per l'impresa uno strumento utile ed efficace per rispondere alle istanze e alle esigenze della società civile. Con la RSI nasce quindi una teoria di impresa che vede la produzione di beni non solo come strumento di profitto ma anche come occasione di realizzazione del benessere sociale; lo stesso operato dell'impresa inizia ad essere valutato globalmente non solo in rapporto ai risultati economici della stessa ma anche in base alla qualità del prodotto, alla qualità dell'ambiente lavorativo e alle istanze ambientali, seconda i dettami di quella scuola di pensiero del cd. business ethics per cui le imprese sono chiamate a compiere azioni che contribuiscano ad eliminare e prevenire le iniquità sociali e a promuovere lo sviluppo della collettività. Tale necessità è stata anche consequenziale a comportamenti ed abusi messi in atto dalle società transnazionali che hanno arrecato gravi danni alle comunità umane degli Stati ospiti delle attività produttive. Gli abusi commessi dalle imprese, non sempre riconducibili a precise violazioni degli ordinamenti nazionali, sono stati progressivamente interpretati e costruiti come violazioni o mancanze nei confronti di un complesso di principi definiti come appartenenti ad una ampia sfera di responsabilità sociale internazionale dell'impresa, che implica la perdita di reputazione e, quindi, la possibile riduzione delle sue quote sul mercato qualora gli stakeholders più interessati riescano a mobilitare l'opinione pubblica su larga scala. Fin dagli anni '70, diverse organizzazioni internazionali hanno iniziato ad occuparsi della regolamentazione dell'attività delle imprese transnazionali, evidenziando il ruolo che le imprese multinazionali sono chiamate a rivestire nei processi di tutela dei diritti umani e dell'ambiente che emergono nello svolgimento delle loro attività economiche; appare evidente come sia basilare, nel piano dell'opera, definire l'impresa multinazionale, analizzando i diversi strumenti adottati dalle organizzazioni internazionali e i contributi dottrinali in materia, alla luce dei quali sembra potersi dire che il carattere di "multinazionalità" o "transnazionalità" è dato dalla presenza di diverse unità operative, dislocate in più Paesi, che si trovano sotto il controllo (azionario o di gestione) di un'unica società holding; tale distinzione tra unità operative si estende fino al profilo giuridico, in quanto le singole consociate sono autonomi soggetti di diritto sottoposti, relativamente ai profili della regolamentazione e della costituzione, all'ordinamento giuridico dello Stato di nazionalità. Ciò spesso comporta che le società scelgano come sede un Paese sulla base della convenienza che ciascuno di essi offre in relazione al trattamento fiscale, al costo della manodopera e delle materie prime, alla regolamentazione in materia di protezione dell'ambiente. Sembra quindi necessario un tentativo di regolamentazione da parte di organismi sovranazionali, a fronte del numero sempre maggiore di imprese operanti in più mercati (più di 80.000 società con circa 900.000 società sussidiarie), al loro peso economico e occupazionale (si stimano circa 80.000.000 di posti di lavoro) e a seguito di numerosi episodi che hanno coinvolto tali imprese dagli anni '70 ad oggi, come nei casi della Drummond o della Del Monte, accusate di gravi repressioni dei diritti sindacali e sociali dei lavoratori, o della Chevron/Texaco e della Union Carbride, responsabili di disastri ambientali tra cui quello di Bophal, in India, fino al caso, recentissimo, del disastro ambientale causato dalla piattaforma Deepwater Horizon al largo delle coste della Florida e della Louisiana tra il 2010 e il 2011, o i casi di violazioni dei diritti umani e commissione di crimini internazionali (arresti arbitrari, torture, violenze sessuali, trattamenti inumani e degradanti), commesse da società transnazionali operanti nel settore estrattivo e minerario in Africa e nel Sud Est Asiatico, commessi direttamente o a mezzo di milizie assoldate per la protezione degli impianti. L'attività delle Organizzazioni internazionali, a partire dagli anni '70, si è focalizzata sul tema; l'OCSE, l'Organizzazione internazionale del lavoro, la Camera di Commercio internazionale hanno adottato in quegli anni raccomandazioni e dichiarazioni rivolte agli Stati membri e alle imprese per l'adesione a certi principi e diritti già sanciti da altri strumenti convenzionali; le Nazioni Unite, prima attraverso l'attività della Commissione sulle imprese multinazionali e poi della Sottocommissione per la protezione e promozione dei diritti umani, si sono occupate della materia, giungendo alla elaborazione di un Codice di condotta per le imprese multinazionali (mai adottato) e di Norme sulla responsabilità delle imprese multinazionali e altre imprese in relazione ai diritti umani, che si affiancano alla partnership pubblico-privata del Global Compact. Ancora, anche altre organizzazioni internazionali, come l'Organizzazione mondiale della sanità, l'OMC, la Banca mondiale, l'International Standard Organisation, hanno adottato atti che invitano le imprese a svolgere la propria attività produttiva nel pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona, delle comunità locali e dell'ambiente, e quindi prendendo in considerazione non solo interessi e diritti dei soci ma di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti o toccati dall'attività aziendale. In ultimo, è il lavoro del Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU John Ruggie ad elaborare un quadro normativo (denominato Protect, Respect, Remedy) generale relativo al rapporto tra business e diritti umani. La caratteristica degli strumenti analizzati è la loro natura non vincolante, quindi meramente esortativa e ad applicazione volontaria. Tale situazione si ricollega sostanzialmente a due ragioni: la discussa soggettività internazionale delle imprese multinazionali e le opposte visioni dei Governi in materia (con evidenti difformità di vedute tra Paesi in via di sviluppo e Paesi industrializzati). Riguardo alla soggettività delle imprese multinazionali, ovvero lo status di essere titolari di diritti e obblighi nascenti dal diritto internazionale, la dottrina internazionalistica è fortemente divisa. Secondo un primo orientamento, le IMN non sarebbero soggetti di diritto internazionali in quanto sono solo destinatarie di norme, e quindi "oggetto" del diritto internazionale; sarebbero soggette solo alla giurisdizione dello Stato, e vincolate dal diritto internazionale solamente in virtù del richiamo da parte dell'ordinamento giuridico interno. Dagli anni '60, inizia a farsi largo un diverso filone dottrinale che, partendo dal noto parere della Corte internazionale di giustizia Reparations for Injuries, considera l'impresa quale soggetto di diritto internazionale, in virtù di una serie di diritti e obblighi che le vengono attribuiti dal diritto internazionale, soprattutto in materia di investimenti e di contratti internazionali (tra tutti, il diritto di adire un'istanza arbitrale o giurisdizionale a carattere arbitrale). Inoltre, la costante attenzione per l'attività delle IMN da parte delle Organizzazioni internazionali, potrebbe testimoniare la nascente opinio juris di conferire una, seppur limitata, soggettività internazionale alle imprese. Dall'analisi della prassi internazionale si sono tratte conclusioni provvisorie, in particolare che l'impresa, soprattutto nel settore del diritto economico e degli investimenti, possegga una personalità giuridica internazionale limitata e soprattutto derivata dalla volontà degli Stati, ma soprattutto funzionale, poiché contenuta nei limiti stabiliti dal trattato internazionale (BITs) o del contratto internazionale che stabilisce diritti e obblighi per la stessa. Negli ultimi anni anche l'Unione Europea ha iniziato a promuovere una adesione delle imprese ai valori fondamentali dei diritti dell'uomo, dei lavoratori e dello sviluppo sostenibile. A partire dal Libro Verde del 2001, l'UE ha elaborato progressivamente una strategia europea per la responsabilità sociale di impresa, qualificata come adozione spontanea di prassi volte a contribuire al miglioramento della società e alla qualità dell'ambiente. La strategia dell'UE si caratterizza per avere una dimensione sia interna all'impresa, stabilendo una serie di programmi d'azione e l'adozione di sistemi di gestione dei processi produttivi, sia esterna alla stessa, prevedendo il coinvolgimento di comunità locali, partner commerciali, clienti, fornitori, ONG, autorità statali. A tali fini, l'UE lanciò una serie di iniziative, quali i sistemi EMAS e ECOLABEL di certificazione ecologica e di audit ambientale, il Multistakeholders' forum, per formare un quadro giuridico regolamentare in materia di appalti pubblici e sostenibilità ambientale, di tutela del consumatore, di pubblicità ingannevole, nonché l'adozione di codici di condotta settoriali, ispirato ai principi della RSI. L'attività di regolamentazione della RSI ha ricevuto un contributo dalle stesse imprese multinazionali, nel senso di una autoregolamentazione delle proprie attività, attraverso dei codici di condotta autonomamente adottati dalla singola impresa in funzione delle proprie strategie e valori. Tali codici si distinguono nettamente dalle linee guida adottate dalle Organizzazioni internazionali perché in essi l'impresa si fa creatrice e destinataria di norme, create non perché la necessità provenga dal diritto, ma dall'interesse dell'impresa (che, in molti casi, si caratterizza per essere meramente reputazionale). Tali codici, di chiara natura volontaristica, garantiscono il rispetto degli standard di tutela e di promozione dei principi in esso contenuti, stabilendo il più delle volte un meccanismo di monitoraggio e controllo del rispetto delle norme in esso contenute, meccanismo che può essere a carattere interno (gestito quindi da un ufficio interno all'impresa) o a carattere esterno (gestito, il più delle volte, da una ONG o da un sindacato). Infine, la ricerca si conclude con l'analisi dei principali temi che riguardano la RSI negli ultimi anni, ovvero quelli relativi ai profili di responsabilità delle imprese per violazione dei diritti fondamentali e per danni ambientali (con particolare riguardo alla disciplina statunitense contenuta nell'Alien Torts Statute), con particolare riferimento agli obblighi internazionali che incombono sugli Stati attraverso la ricostruzione della prassi internazionale. Inoltre, ulteriore profilo di studio è quello che si concentra sulla possibile estensione della giurisdizione dei tribunali internazionali per crimini internazionali alle persone giuridiche, con particolare riguardo ai lavori preparatori della Conferenza di Roma che ha portato all'istituzione della Corte Penale Internazionale. In conclusione, oggetto della ricerca è stato la ricostruzione del concetto di RSI, il quale è un prodotto degli ordinamenti nazionali ed in particolare degli ordinamenti giuridici degli Stati industrializzati, identificando un framework giuridico che include strumenti normativi di varia natura e in svariati settori, come quelli che disciplinano le società commerciali; le normative nazionali di prevenzione e repressione della corruzione; le normative del settore finanziario ed in particolare quelle sulle borse valori; le discipline a tutela del lavoro, dell'ambiente e del consumatore. Negli Stati più avanzati dal punto di vista economico e istituzionale la RSI, dunque, non è codificata in uno specifico settore regolamentare ma rappresenta un sistema complesso di normative che regolano i diversi aspetti di quelle attività di impresa; nei PVS, invece, tali normative sono spesso frammentarie o addirittura assenti: questa situazione ha permesso alle IMN di avvantaggiarsi dei vuoti legislativi o delle regole stringenti presenti in questi Paesi. Appare evidente come la comunità internazionale abbia constatato la necessità di regolare l'attività delle imprese multinazionali, per la promozione e la protezione dei propri valori fondamentali e di uno sviluppo in un'ottica di sostenibilità ambientale, nell'intenzione di creare un quadro giuridico internazionale che permetta alle imprese di perseguire le proprie finalità aziendali senza perdere di vista le esigenze collettive (in particolare dei Paesi in cui operano). Per raggiungere tale obiettivo, appare inevitabile un'evoluzione del diritto internazionale vigente, i cui processi di formazione, gestiti sostanzialmente dai Governi, non possono non tenere conto dell'accresciuto ruolo e peso delle IMN e della società civile. ; In today's economic and political world characterized by globalization and interdependence of markets, by an increasingly internationalization of production processes and by business operations of the company conducted simultaneously in several countries, by an increased consumer awareness regarding compliance of production processes to values that are considered essential by civil society, as fundamental human rights and labour and environmental protection, MNEs have a fundamental role in addressing the global economic trends. In this perspective, then, the concept of corporate social responsibility attracts companies to consider carefully - in the definition of its strategy and in the articulation of policies and procedures daily management - the various interests of the community, as well as the impact of its activities, not only in economic terms but also in social, environmental and ethical issues. Social responsibility is, therefore, a useful tool for the enterprise and effective way to respond to the needs and demands of civil society.With the CSR arises, therefore, a theory of business that sees the production of goods not only as a means of profit, but also as an opportunity for the realization of social welfare, as dictated bythe school of thought of thebusiness ethics, which invite companies to take action in orderto eliminate and prevent social inequities and promote community development. This need was also consequential to the abusescommitted by transnational corporations that have caused serious damage to human communities of their host countries. Abuses committed by companies, not always related to specific violations of national laws, have been gradually interpreted and constructed as a violation or misconduct against a set of principles defined as belonging to a broad spectrum of social responsibility international, which implies loss of reputation and, therefore, the possible reduction of its share on the market where the key stakeholders concerned can mobilize public opinion on a large scale. Since the 70s, several international organizations have begun to deal with the regulation of transnational corporations, highlighting the role that multinational corporations are called to play in the process of protection of human rights and of the environment that emerge in the course of their economic activity. Is fundamental for the work plan, define the multinational enterprise, by analysing the various instruments adopted by international organizations and doctrinal contributions on the subject, the light of which it seems possible to say that the character of "multinationality" or "transnationality" is the presence of various operating units, located in different countries, which are under the control (equity or management) of a single holding company; the distinction between operational units extends to the legal point of view, as the individual subsidiaries are independent legal entities subject, relatively to the profiles of the regulation and constitution, subjected to the legal system of the State of nationality. It often means that companies choose the host country on the basis of convenience that this country provides in relation to the tax treatment, labour costs and raw materials, to the rules on environmental protection. It therefore seems necessary to attempt to regulate multinational enterprises by supranational bodies, in relation to the increasing number of companies operating in multiple markets (more than 80,000 companies with about 900,000 subsidiaries), to their economic and employment (an estimated 80 million job opportunities) and following several incidents involving such companies from the '70s to today, as in the case of Drummond or Del Monte, accused of severe repression of trade union rights and social rights of workers, or Chevron/ Texaco and Union Carbide, responsible for environmental disasters including that of Bhopal, India, to the case of the environmental disaster caused by the Deepwater Horizon rig off the coast of Florida and Louisiana between 2010 and 2011, or cases of human rights violations and commission of international crimes (arbitrary detention, torture, rape, inhumane and degrading treatment) by transnational corporations operating in the mining industry in Africa and South East Asia, made directly or through the militias hired to the protection of plants. The activities of international organizations, from the 70s, focused on the theme, the OECD, the International Labour Organization, the International Chamber of Commerce adopted in those years, recommendations and declarations addressed to the Member States and the companies for adherence to certain principles and rights already provided by other conventional instruments; also the United Nations, first through the work of the Committee on Multinational Enterprises and then through the subcommittee for the protection and promotion of human rights, have dealt with the matter, coming to the elaboration of a Code of Conduct for Multinational Enterprises (never adopted) and rules on the responsibilities of transnational corporations and other business enterprises with regard to human rights, alongside to the public-private partnership of the Global Compact. Still, other international organizations such as the World Health Organization, the WTO, the World Bank, the International Standards Organization (which as a private nature), have taken actions that invite businesses to carry out its production activities in full respect of fundamental human rights, of local communities needs and of the environment, and then taking into account not only the interests and rights of the shareholders but to all those involved in various ways affected the activity or business. Finally, it is the work of the Special Representative of the UN Secretary-General John Ruggie to develop a framework (called Protect, Respect, Remedy) concerning the relationship between business and human rights. The characteristic of the analysed tools is their non-binding nature, then merely hortatory and voluntary application. This situation is linked mainly to two reasons: the disputed international subjectivity of multinational enterprises and the opposing views of Governments on the subject (with obvious differences of views between developing countries and industrialized countries). Regard to the subjectivity of transnational corporations, or the status of being holders of rights and obligations arising from international law, international legal theory is strongly divided. According to one view, MNEs would not be subject to international law as they are only recipients of rules, and then the "object" of international law would be subject only to the jurisdiction of the state, and bound by international law only by virtue of the reference made by the domestic legal system. Since the '60s, a different doctrinal trend began to make his way starting from the known opinion Reparations for Injuries of the International Court of Justice, and then considering the company as a subject of international law, by virtue of a series of rights and duties which are assigned to it by international law, especially in the field of investment and international contracts (among them, the right to appeal an arbitration tribunal or judicial character arbitration). In addition, the constant attention to the activities of MNEs by international organizations, could witness the nascent opiniojuris to give ainternational subjectivity to businesses, albeit limited. An analysis of international practice have taken provisional findings, in particular that the company, especially in the field of economic law and investment, possesses an international limitedlegal personality and mainly derived from the will of the States, but above all functional, as contained in limits established by international treaty (BITs) or international agreement that establishes rights and obligations for the same. In recent years the European Union has begun to promote adhesion of the companies core values of human rights, labour standards and sustainable development. From the Green Paper of 2001, the EU has developed progressively a European strategy for corporate social responsibility, described as spontaneous adoption of practices to contribute to the improvement of society and the quality of the environment. The EU strategy is characterized by having an internal dimension to the company, establishing a series of action programs and the adoption of management systems, processes, and external to it, calling for the involvement of local communities, commercial partners, customers, suppliers, NGOs, state authorities. To this end, the EU launched a series of initiatives, such as EMAS and Ecolabel certification ecological and environmental audit, the multi-stakeholder forum, to form a legal framework to regulate public procurement and environmental sustainability, protection of consumer, misleading advertising, and the adoption of sectorial codes of conduct based on the principles of CSR. The regulatory activities of CSR has received a grant from the multinational enterprises themselves, in the sense of a self-regulation of their activities, through codes of conduct adopted by each company independently according to their own strategies and values. These codes can be clearly distinguished from the guidelines adopted by international organizations because in them the company is the creator and recipient of rules, created not because the need comes from the law, but by the company (which, in many cases, characterized by being merely reputational). These codes, clearly voluntary, ensure compliance with standards for the protection and promotion of the principles contained therein, setting most of the time a mechanism for monitoring and enforcement of the rules it contains, a mechanism that may be internal character (then managed by an office inside the company) or external character (managed, in most cases, an NGO, or a trade union). Finally, the research concludes with an analysis of the main issues concerning CSR in recent years, namely those related to the profiles of corporate responsibility for violation of fundamental rights and environmental damage (especially with regard to U.S. regulations contained in the Alien Tort Statute), with particular reference to international obligations on states through the reconstruction of the international practice. In addition, further study is to profile that focuses on the possible extension of the jurisdiction of international tribunals for crimes under international law to legal persons, with particular reference to the drafting history of the Rome Conference that led to the establishment of the International Criminal Court. In conclusion, the object of the research was the reconstruction of the concept of CSR, which is a product of national law and in particular the legal systems of the industrialized countries, identifying a legal framework that includes legal instruments of various types and in various sectors, such as those governing commercial companies, national regulations for the prevention and combating of corruption; regulations of the financial sector and in particular those on stock exchanges; disciplines to protect labour, the environment and the consumer. In the most advanced in terms of economic and institutional CSR, therefore, is not encoded in a specific sector regulation but it is a complex system of regulations governing various aspects of the business activities, in developing countries, however, these rules are often fragmentary or even absent: this situation has allowed MNCs to take advantage of loopholes in the law or stringent rules present in these countries. It is evident that the international community has identified the need to regulate the activities of multinational enterprises, for the promotion and protection of its fundamental values and development in a sustainable environment, with the intention to create an international legal framework that allows companies to pursue their own business purposes without losing sight of the collective needs (in particular in the countries in which they operate). To achieve this goal, it is inevitable evolution of international law, whose formation processes, managed largely by governments, cannot fail to take into account the increased role and weight of MNEs and civil society. ; Dottorato di ricerca in Persona, impresa e lavoro: dal diritto interno a quello internazionale (XXV ciclo)
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Contemporary populism could be read as a form of social-ism, i.e, a political discourse marked by the languages and the -isms of social networks. On the basis of this assumption, the aim of this paper is to explore and analyse three specific semiotic aspects of the social-ist language. First, the relationship between moods and noises that characterizes the enunciation in and of the social networks, in which screaming plays a fundamental role. Second, the prerequisite and consequences of shots/ slams, whose roots are to be found in the correlation between the language of social media and that of neotelevision. Third, the forms of political provocation, rewritten, nowadays, by the communicative and interactional logic of digital media. The reasoning we develop is inspired by the analysis of texts - tweets, Facebook and Instagram posts, messages and conversations extracted from Whatsapp public groups - taken from both the Italian and Brazilian context. Nevertheless, we believe our findings are potentially generalizable, since they seem to resume how, on an international scale, the languages of politics - and, vice versa, the politics of language - are nowadays constructed and articulated.
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