I fenomeni d'immigrazione tendono ancora oggi a essere trattati come stati d'eccezione, di cui vanno narrati i momenti più eclatanti (il viaggio, la prima accoglienza) e i cui unici protagonisti sono i migranti stessi; le migrazioni vengono infatti quasi sempre narrate attraverso le azioni di chi si mette in movimento. Lungi dal voler negare la fondamentale importanza di una simile attenzione, ritengo però necessario anche mettere in luce le reazioni da parte degli abitanti dei territori dove i migranti, in maniera più o meno informale, si insediano. Sembra infatti rischioso abbandonare la riflessione sul punto di vista di queste persone, sulle immaginazioni e pratiche che mettono all'opera rispetto alla presenza dell'altro da sé nel territorio; si rischia infatti di lasciare tutto in mano ad agende politiche che cercano di cristallizzare il discorso sui temi dell'identità e della difesa della patria e dei suoi valori. Per queste ragioni, ritengo sia invece fondamentale che il lavoro dei ricercatori si occupi anche di questa prospettiva, per riappropriarsi di queste narrazioni, decostruirle e proporne di nuove. Presenterò quindi i risultati di una ricerca etnografica compiuta all'interno del territorio del III municipio di Roma, dove ho lavorato sull'utilizzo dei dispostivi mobili di comunicazione, internet e i social network, cercando di vedere in che modalità si sviluppassero all'interno di questi habitat discorsi riguardanti il territorio, le sue criticità, le sue qualità e la sua gestione. Non sorprenderà sapere che buona parte di questi discorsi convergono in maniera conflittuale sulla figura dello straniero, la cui rappresentazione ha continuamente luogo all'interno dei vari luoghi di discussioni "immateriali" attraverso una pedissequa narrazione degli effetti che l'arrivo degli immigrati provoca nei quartieri. Attorno a questi resoconti si formano discussioni che pongono ogni volta nuovi confini su cosa e come sia "l'altro", seguendo due principali filoni narrativi: l'altro come simbolo e colpevole del degrado urbano e dell'impossibilità di un'integrazione, o l'altro "buono e lavoratore", disposto a veri sacrifici per migliorare il "nostro" territorio e, attraverso questo sacrificio integrarsi. Entrambi questi stereotipi che vengono a formarsi contribuiscono a creare un'immagine distorta tanto dei comportamenti degli immigrati, quanto dei giusti comportamenti da tenere nei loro confronti da parte della popolazione "accogliente", facendo spesso assurgere ogni comportamento semplicemente corretto a forme di "perbenismo". L'osservazione di una simile dinamica risulta però fondamentale per comprendere profondamente le motivazioni di comportamenti simili, per quanto possano non piacerci. Attraverso questa comprensione infatti, credo sia possibile individuare le modalità più efficaci di instaurare con gli abitanti una decostruzione condivisa di questi stereotipi, e una costruzione di nuovi modelli di convivenza.
Nuove forme di organizzazione per i servizi della mobilità urbana sono sempre più diffuse, grazie a molteplici modalità emergenti e continue innovazioni che configurano nuove risposte per esigenze di movimento diverse dal passato. Si tratta di esperienze che possono avere un ampio potenziale innovativo, ad oggi ancora largamente inespresso. Il paper intende esplorare tali contributi, sottolineando gli effetti positivi che nuove modalità di intervento possono avere nel campo della mobilità, a partire dalla molteplicità delle modalità contemporanee e dalla rigidità che spesso caratterizza piani e politiche. In questo senso, l'innovazione tecnologica da sola non è sufficiente, ma gioca un ruolo strumentale nel rispondere a problemi nuovi con soluzioni nuove. Il paper descrive in particolare come alcune modalità di spostamento emergenti esprimono una domanda di mobilità che al tempo stesso tenta, dal suo interno, di sviluppare anche parte dell'offerta, permettendo di osservare nuove forme di organizzazione per i servizi della mobilità urbana. A partire dalla descrizione di alcuni esempi già in corso, è possibile discutere le opportunità che tali forme di organizzazione possono generare e le potenziali interazioni da stabilire con l'azione pubblica. Correndo il rischio di complicare le tradizionali forme di intervento, emergono modi innovativi per rispondere alle esigenze della mobilità.
The focus of the paper is the distance between the experience of vulnerability lived by all the people in their social practices and the social conditions of vulnerability resulting from the institution of legal orders. The social practices of mutual trust and recognition among social actors become a neutral object of legal norms; nevertheless only from these practices of entrustment/recognition can arise the subject's difficult path of emancipatory autonomy. In this sense, legal and political institution are grounded in - and preceded by - ethics and politics of recognition of human otherness.
Il lavoro prende parte al dibattito scientifico su quali siano le più corrette modalità di attuazione del concetto di "sviluppo sostenibile". Attraverso l'applicazione dell'approccio coevolutivo allo studio condotto a Santiago del Cile, abbiamo cercato di rispondere alle seguenti domande: 1) Quali sono i problemi ambientali locali e quali le relative ripercussioni sociali? 2) Quali sono gli strumenti a disposizione delle municipalità locali per risolverli? 3) Quali strumenti vengono realmente impiegati e quali le ripercussioni sociali del loro utilizzo? ; The work takes part in the scientific debate about the most correct ways to affect the sustainable development concept. Through the coevolutive approach application to Santiago case (Chile) we tried to answer following questions: 1) what are local environmental problems and what are their social repercussions? 2) What are instruments in the local municipalities hands in order to resolve them? 3) Which instruments are really employed and what are social repercussions from their use?
Recently, a significant part of the psychoanalytical world, especially the psychoanalysts belonging to the Lacanian orientation, under the guide of J.-A. Miller, has committed to the project of "making psychoanalysis exist in the political field". In this article, first I reconstruct and discuss the ways in which contemporary Lacanian psychoanalysts tried to realize this project; second, I illustrate some of the past political inventions of radical feminism that could constitute as many symbolic and practical resources to develop that project more consistently.
Il contributo intende sostenere che la piena cittadinanza e la piena capacità della promozione umana, soprattutto nelle periferie, avviene anche, e oggi soprattutto se pensiamo ai contesti urbani più difficili delle nostre periferie (a cominciare da quelli della Capitale), attraverso non soltanto l'inclusione nei servizi e il riconoscimento formale, ma anche attraverso il sostegno alle economie urbane sostenibili, in particolare alle economie locali (anche nel loro carattere di economie circolari), e alla promozione sociale complessiva dove gli abitanti possano essere protagonisti della loro presenza sui territori. Il contesto urbano è oggi caratterizzato dall'arretramento del welfare state, e dalla distanza crescente tra istituzioni e politica da un lato e territori dall'altra. In questa situazione si riconosce un ruolo particolarmente importante delle iniziative degli abitanti, singoli e/o associati, e delle loro forme di protagonismo sociale e di autorganizzazione, con tutte le dimensioni positive ma anche le ambiguità che questo comporta. Per tanti versi le forme di autorganizzazione costituiscono una forma di welfare sostitutivo. In questi contesti assume un particolare rilievo il problema del lavoro e dell'economia locale più ancora del degrado fisico o del disagio sociale. Esso rimanda al problema della definizione delle economie, dei modelli di sviluppo, ma anche della loro relazione con la promozione sociale e lo sviluppo di una piena cittadinanza dei suoi abitanti, anche in contrasto alle disuguaglianze crescente nelle nostre periferie ; The contribution intends to argue that full citizenship and the full capacity of human promotion, especially in the suburbs, also takes place, and today especially if we think of the more difficult urban contexts of our suburbs (starting with those of the capital), through not only the inclusion in services and formal recognition, but also through support for sustainable urban economies, in particular local economies (also in their character as circular economies), and for overall social promotion where inhabitants can be protagonists of their presence on the territories. The urban context is today characterized by the withdrawal of the welfare state, and by the growing distance between institutions and politics on one side and territories on the other. In this situation we recognize a particularly important role of the initiatives of the inhabitants, single and / or associated, and of their forms of social protagonism and self-organization, with all the positive dimensions but also the ambiguities that this entails. In many ways, forms of self-organization constitute a form of substitute welfare. In these contexts, the problem of work and the local economy takes on particular importance, even more than physical degradation or social unease. It refers to the problem of defining economies, of development models, but also of their relationship with social promotion and the development of full citizenship of its inhabitants, also in contrast to the growing inequalities in our peripheries
Cities are places where a renewed social activism is growing in unprecedented ways. Inside a wide spectrum of different urban collective movements, many practices are "informal" actions of re-appropriation: practices that challenge property and normative regimes in the attempt to recover a multiplicity of spaces that have been dismissed by modernity. These practices are islands of resistance but also incubators of new imageries: organizational experiments that are potentially able to build the city even out of an institutionally recognized framework; symbolic and material tactics of spatial sense-making; a net of molecular and minute writings that transgress the text of the planned city; the result of a capillary battle with power mechanisms. These forms of social mobilization can potentially increase the environmental and social quality of life in urbanized environments. But they need to be supported. In this perspective they represent a crucial challenge for institutions. What role could institutions play in this respect? What kind of tensions need to be explored between social practices and institutional powers? Can public policy promote urban inclusion by legitimizing these self-guiding society expressions?
This volume collects some of the contributions presented at the Italian session of the International Social Work Education and Development Online (ISWED 2021) conference, jointly organised by the International Association of Schools of Social Work (IASSW), and the International Council of Social Welfare (ICSW) and, for the Italian language sessions, by the National Foundation of Social Workers. Its aim is to contribute to the debate that was opened with the creation of the Global Agenda, an initiative taken by the three international organisations in the 2010/2020 decade and renewed for the 2020/2030 decade. In particular, the volume offers reflections on the role of social work in promoting human relations, justice and social solidarity, showing how research, training and professional practice can have an impact in translating the goals guiding the Global Agenda into practice. While the first eight chapters deal specifically with the Italian context and address different themes, such as social work in the face of social emergency, qualitative research as a means of reconstructing social action, perspectives in decision-making processes for the protection of minors, and reciprocity in the exchange between social work and the homeless, the agapic relationship in social work, the production of knowledge in the process of aid, and finally the practices of training in Italian universities, the ninth chapter is dedicated to a historical analysis of social service and training in the State of Espirito Santo in Brazil. Keywords: social work, social justice, social solidarity, human relations, global agenda We believe that this volume can offer an articulate and complex panorama of what is being debated and realised in contemporary social work and can be of interest to all those who, teachers, students, professionals working in the social field.
During the '90s, we witnessed in Europe the spread of types of relationships between public administration and private organizations derived from the two main categories of contracting out and accreditation. These models, linked to the process of developing new modes of governance, also focus on forms of contracting between providers and users of services. This contractual configuration of local welfare systems seems to encourage "civil society" and recipients to play a more active role in designing interventions and putting them into practice. Nonetheless, many questions still remain, especially about the different position assumed by the beneficiaries in the case of intervention theoretically aimed to ensure or increase their "freedom of choice". This paper sets out to analyse these questions with specific reference to the implementation of the Italian legal reform of social assistance. only subscribers can see the full article. ; Sono ormai diversi anni che si discute, e si sperimenta, l'introduzione di contratti nelle politiche sociali in tutti i paesi europei1. La contrattualizzazione non è, probabilmente, la principale idea-guida che direziona gli assi dei cambiamenti degli strumenti di policy2, ma è senza dubbio una nozione dotata di una notevole forza attrattiva. L'idea di incorporare contratti e dimensioni contrattuali nelle politiche sociali, infatti, è in rapporto stretto col repertorio di idee, obiettivi e strumenti di policy sul quale fanno perno le riconfigurazioni approntate a livello europeo (Bifulco, Vitale, in corso di pubblicazione). Una delle parole chiave che più frequentemente viene associata alla contrattualizzazione è quella di "attivazione", non a caso, un'altra idea centrale per le rielaborazioni attuali della cittadinanza sociale (Borghi, 2005; Borghi, van Berkel, in corso di pubblicazione) (.).
During the '90s, we witnessed in Europe the spread of types of relationships between public administration and private organizations derived from the two main categories of contracting out and accreditation. These models, linked to the process of developing new modes of governance, also focus on forms of contracting between providers and users of services. This contractual configuration of local welfare systems seems to encourage "civil society" and recipients to play a more active role in designing interventions and putting them into practice. Nonetheless, many questions still remain, especially about the different position assumed by the beneficiaries in the case of intervention theoretically aimed to ensure or increase their "freedom of choice". This paper sets out to analyse these questions with specific reference to the implementation of the Italian legal reform of social assistance. only subscribers can see the full article. ; Sono ormai diversi anni che si discute, e si sperimenta, l'introduzione di contratti nelle politiche sociali in tutti i paesi europei1. La contrattualizzazione non è, probabilmente, la principale idea-guida che direziona gli assi dei cambiamenti degli strumenti di policy2, ma è senza dubbio una nozione dotata di una notevole forza attrattiva. L'idea di incorporare contratti e dimensioni contrattuali nelle politiche sociali, infatti, è in rapporto stretto col repertorio di idee, obiettivi e strumenti di policy sul quale fanno perno le riconfigurazioni approntate a livello europeo (Bifulco, Vitale, in corso di pubblicazione). Una delle parole chiave che più frequentemente viene associata alla contrattualizzazione è quella di "attivazione", non a caso, un'altra idea centrale per le rielaborazioni attuali della cittadinanza sociale (Borghi, 2005; Borghi, van Berkel, in corso di pubblicazione) (.).
L'articolo risponde alle recenti preoccupazioni per la crescita dei messaggi d'odio nel dibattito pubblico online, che coinvolge attori differenti tra cui gli stessi rappresentanti politici. Concentrandosi in particolare sui giovani, si propone di esaminare il fenomeno del cyberbullismo all'interno di un framework più ampio, in grado di collegare i comportamenti bullizzanti alla crescita di inciviltà nel discorso pubblico. La ricognizione teorica su incivility e cyberbullismo mostra aree di sovrapposizione a conferma del fatto che non si tratta di fenomeni individuali ma che riguardano l'intera società. L'articolo identifica traiettorie di ricerca e interventi utili a contrastarne la diffusione pervasiva. ; The article addresses issues in response to the concern about the growth of hate messages in online public debate which involves different actors including politicians. Focusing in particular on young people, it aims at examining cyberbullying within a broader framework, linking the bullying behavior to the growth of incivility in public discourse, especially on social media. The theoretical overview of incivility and cyberbullying shows areas of overlap, confirming the fact that these are not individual phenomena, but they affect the whole society. The article identifies trajectories of research, as well as useful interventions to counteract their pervasive spread
L'articolo risponde alle recenti preoccupazioni per la crescita dei messaggi d'odio nel dibattito pubblico online, che coinvolge attori differenti tra cui gli stessi rappresentanti politici. Concentrandosi in particolare sui giovani, si propo-ne di esaminare il fenomeno del cyberbullismo all'interno di un framework più ampio, in grado di collegare i comportamenti bullizzanti alla crescita di inciviltà nel discorso pubblico. La ricognizione teorica su incivility e cyberbullismo mo-stra aree di sovrapposizione a conferma del fatto che non si tratta di fenomeni individuali ma che riguardano l'intera società. L'articolo identifica traiettorie di ricerca e interventi utili a contrastarne la diffusione pervasiva. ; The article addresses issues in response to the concern about the growth of hate messages in online public debate which involves different actors including politicians. Focusing in particular on young people, it aims at examining cyberbullying within a broader framework, linking the bullying behavior to the growth of incivility in public discourse, especially on social media. The theoretical overview of incivility and cyberbullying shows areas of overlap, confirming the fact that these are not individual phenomena, but they affect the whole society. The article identifies trajectories of research, as well as useful interventions to counteract their pervasive spread.
Il lavoro è volto a mettere in luce le problematiche connesse all'attività delle imprese multinazionali e alla sussistenza in capo alle stesse di una responsabilità sociale internazionale (RSI). Nell'attuale panorama economico e politico mondiale, caratterizzato dalla globalizzazione e dalla stretta interdipendenza dei mercati, dalla sempre più frequente internazionalizzazione dei processi produttivi e aziendali e dalla contestuale operatività delle società in più Paesi, dalla accresciuta consapevolezza del consumatore circa il rispetto, nei processi produttivi, di istanze ritenuti fondamentali dalla società civile, come i diritti fondamentali dell'uomo e dei lavoratori o la protezione dell'ambiente, l'impresa multinazionale assume un ruolo fondamentale sia nell'indirizzare i trends economici globali (si pensi al fatto che alcune società hanno profitti superiori al PIL di buona parte degli Stati della comunità internazionale); la configurazione di una responsabilità sociale in capo a tali società vuol dire mescolare la libertà di impresa e il libero mercato con l'etica. La necessità di inserire la questione dell'etica negli affari nasce, dunque, dalla convinzione - sempre più diffusa in ambito internazionale e nazionale - che l'attenzione dell'impresa verso le istanze sociali, ambientali ed etiche delle comunità umane costituisca una condizione imprescindibile per uno sviluppo durevole e sostenibile. In tale prospettiva, dunque, il concetto di responsabilità sociale d'impresa richiama le imprese a considerare attentamente - nella definizione della propria strategia, nell'articolazione delle politiche e nelle procedure gestionali quotidiane - gli interessi diffusi della collettività, nonché l'impatto delle proprie attività, non solo in termini economici, ma anche sociali, ambientali ed etici. La responsabilità sociale rappresenta, quindi, per l'impresa uno strumento utile ed efficace per rispondere alle istanze e alle esigenze della società civile. Con la RSI nasce quindi una teoria di impresa che vede la produzione di beni non solo come strumento di profitto ma anche come occasione di realizzazione del benessere sociale; lo stesso operato dell'impresa inizia ad essere valutato globalmente non solo in rapporto ai risultati economici della stessa ma anche in base alla qualità del prodotto, alla qualità dell'ambiente lavorativo e alle istanze ambientali, seconda i dettami di quella scuola di pensiero del cd. business ethics per cui le imprese sono chiamate a compiere azioni che contribuiscano ad eliminare e prevenire le iniquità sociali e a promuovere lo sviluppo della collettività. Tale necessità è stata anche consequenziale a comportamenti ed abusi messi in atto dalle società transnazionali che hanno arrecato gravi danni alle comunità umane degli Stati ospiti delle attività produttive. Gli abusi commessi dalle imprese, non sempre riconducibili a precise violazioni degli ordinamenti nazionali, sono stati progressivamente interpretati e costruiti come violazioni o mancanze nei confronti di un complesso di principi definiti come appartenenti ad una ampia sfera di responsabilità sociale internazionale dell'impresa, che implica la perdita di reputazione e, quindi, la possibile riduzione delle sue quote sul mercato qualora gli stakeholders più interessati riescano a mobilitare l'opinione pubblica su larga scala. Fin dagli anni '70, diverse organizzazioni internazionali hanno iniziato ad occuparsi della regolamentazione dell'attività delle imprese transnazionali, evidenziando il ruolo che le imprese multinazionali sono chiamate a rivestire nei processi di tutela dei diritti umani e dell'ambiente che emergono nello svolgimento delle loro attività economiche; appare evidente come sia basilare, nel piano dell'opera, definire l'impresa multinazionale, analizzando i diversi strumenti adottati dalle organizzazioni internazionali e i contributi dottrinali in materia, alla luce dei quali sembra potersi dire che il carattere di "multinazionalità" o "transnazionalità" è dato dalla presenza di diverse unità operative, dislocate in più Paesi, che si trovano sotto il controllo (azionario o di gestione) di un'unica società holding; tale distinzione tra unità operative si estende fino al profilo giuridico, in quanto le singole consociate sono autonomi soggetti di diritto sottoposti, relativamente ai profili della regolamentazione e della costituzione, all'ordinamento giuridico dello Stato di nazionalità. Ciò spesso comporta che le società scelgano come sede un Paese sulla base della convenienza che ciascuno di essi offre in relazione al trattamento fiscale, al costo della manodopera e delle materie prime, alla regolamentazione in materia di protezione dell'ambiente. Sembra quindi necessario un tentativo di regolamentazione da parte di organismi sovranazionali, a fronte del numero sempre maggiore di imprese operanti in più mercati (più di 80.000 società con circa 900.000 società sussidiarie), al loro peso economico e occupazionale (si stimano circa 80.000.000 di posti di lavoro) e a seguito di numerosi episodi che hanno coinvolto tali imprese dagli anni '70 ad oggi, come nei casi della Drummond o della Del Monte, accusate di gravi repressioni dei diritti sindacali e sociali dei lavoratori, o della Chevron/Texaco e della Union Carbride, responsabili di disastri ambientali tra cui quello di Bophal, in India, fino al caso, recentissimo, del disastro ambientale causato dalla piattaforma Deepwater Horizon al largo delle coste della Florida e della Louisiana tra il 2010 e il 2011, o i casi di violazioni dei diritti umani e commissione di crimini internazionali (arresti arbitrari, torture, violenze sessuali, trattamenti inumani e degradanti), commesse da società transnazionali operanti nel settore estrattivo e minerario in Africa e nel Sud Est Asiatico, commessi direttamente o a mezzo di milizie assoldate per la protezione degli impianti. L'attività delle Organizzazioni internazionali, a partire dagli anni '70, si è focalizzata sul tema; l'OCSE, l'Organizzazione internazionale del lavoro, la Camera di Commercio internazionale hanno adottato in quegli anni raccomandazioni e dichiarazioni rivolte agli Stati membri e alle imprese per l'adesione a certi principi e diritti già sanciti da altri strumenti convenzionali; le Nazioni Unite, prima attraverso l'attività della Commissione sulle imprese multinazionali e poi della Sottocommissione per la protezione e promozione dei diritti umani, si sono occupate della materia, giungendo alla elaborazione di un Codice di condotta per le imprese multinazionali (mai adottato) e di Norme sulla responsabilità delle imprese multinazionali e altre imprese in relazione ai diritti umani, che si affiancano alla partnership pubblico-privata del Global Compact. Ancora, anche altre organizzazioni internazionali, come l'Organizzazione mondiale della sanità, l'OMC, la Banca mondiale, l'International Standard Organisation, hanno adottato atti che invitano le imprese a svolgere la propria attività produttiva nel pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona, delle comunità locali e dell'ambiente, e quindi prendendo in considerazione non solo interessi e diritti dei soci ma di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti o toccati dall'attività aziendale. In ultimo, è il lavoro del Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU John Ruggie ad elaborare un quadro normativo (denominato Protect, Respect, Remedy) generale relativo al rapporto tra business e diritti umani. La caratteristica degli strumenti analizzati è la loro natura non vincolante, quindi meramente esortativa e ad applicazione volontaria. Tale situazione si ricollega sostanzialmente a due ragioni: la discussa soggettività internazionale delle imprese multinazionali e le opposte visioni dei Governi in materia (con evidenti difformità di vedute tra Paesi in via di sviluppo e Paesi industrializzati). Riguardo alla soggettività delle imprese multinazionali, ovvero lo status di essere titolari di diritti e obblighi nascenti dal diritto internazionale, la dottrina internazionalistica è fortemente divisa. Secondo un primo orientamento, le IMN non sarebbero soggetti di diritto internazionali in quanto sono solo destinatarie di norme, e quindi "oggetto" del diritto internazionale; sarebbero soggette solo alla giurisdizione dello Stato, e vincolate dal diritto internazionale solamente in virtù del richiamo da parte dell'ordinamento giuridico interno. Dagli anni '60, inizia a farsi largo un diverso filone dottrinale che, partendo dal noto parere della Corte internazionale di giustizia Reparations for Injuries, considera l'impresa quale soggetto di diritto internazionale, in virtù di una serie di diritti e obblighi che le vengono attribuiti dal diritto internazionale, soprattutto in materia di investimenti e di contratti internazionali (tra tutti, il diritto di adire un'istanza arbitrale o giurisdizionale a carattere arbitrale). Inoltre, la costante attenzione per l'attività delle IMN da parte delle Organizzazioni internazionali, potrebbe testimoniare la nascente opinio juris di conferire una, seppur limitata, soggettività internazionale alle imprese. Dall'analisi della prassi internazionale si sono tratte conclusioni provvisorie, in particolare che l'impresa, soprattutto nel settore del diritto economico e degli investimenti, possegga una personalità giuridica internazionale limitata e soprattutto derivata dalla volontà degli Stati, ma soprattutto funzionale, poiché contenuta nei limiti stabiliti dal trattato internazionale (BITs) o del contratto internazionale che stabilisce diritti e obblighi per la stessa. Negli ultimi anni anche l'Unione Europea ha iniziato a promuovere una adesione delle imprese ai valori fondamentali dei diritti dell'uomo, dei lavoratori e dello sviluppo sostenibile. A partire dal Libro Verde del 2001, l'UE ha elaborato progressivamente una strategia europea per la responsabilità sociale di impresa, qualificata come adozione spontanea di prassi volte a contribuire al miglioramento della società e alla qualità dell'ambiente. La strategia dell'UE si caratterizza per avere una dimensione sia interna all'impresa, stabilendo una serie di programmi d'azione e l'adozione di sistemi di gestione dei processi produttivi, sia esterna alla stessa, prevedendo il coinvolgimento di comunità locali, partner commerciali, clienti, fornitori, ONG, autorità statali. A tali fini, l'UE lanciò una serie di iniziative, quali i sistemi EMAS e ECOLABEL di certificazione ecologica e di audit ambientale, il Multistakeholders' forum, per formare un quadro giuridico regolamentare in materia di appalti pubblici e sostenibilità ambientale, di tutela del consumatore, di pubblicità ingannevole, nonché l'adozione di codici di condotta settoriali, ispirato ai principi della RSI. L'attività di regolamentazione della RSI ha ricevuto un contributo dalle stesse imprese multinazionali, nel senso di una autoregolamentazione delle proprie attività, attraverso dei codici di condotta autonomamente adottati dalla singola impresa in funzione delle proprie strategie e valori. Tali codici si distinguono nettamente dalle linee guida adottate dalle Organizzazioni internazionali perché in essi l'impresa si fa creatrice e destinataria di norme, create non perché la necessità provenga dal diritto, ma dall'interesse dell'impresa (che, in molti casi, si caratterizza per essere meramente reputazionale). Tali codici, di chiara natura volontaristica, garantiscono il rispetto degli standard di tutela e di promozione dei principi in esso contenuti, stabilendo il più delle volte un meccanismo di monitoraggio e controllo del rispetto delle norme in esso contenute, meccanismo che può essere a carattere interno (gestito quindi da un ufficio interno all'impresa) o a carattere esterno (gestito, il più delle volte, da una ONG o da un sindacato). Infine, la ricerca si conclude con l'analisi dei principali temi che riguardano la RSI negli ultimi anni, ovvero quelli relativi ai profili di responsabilità delle imprese per violazione dei diritti fondamentali e per danni ambientali (con particolare riguardo alla disciplina statunitense contenuta nell'Alien Torts Statute), con particolare riferimento agli obblighi internazionali che incombono sugli Stati attraverso la ricostruzione della prassi internazionale. Inoltre, ulteriore profilo di studio è quello che si concentra sulla possibile estensione della giurisdizione dei tribunali internazionali per crimini internazionali alle persone giuridiche, con particolare riguardo ai lavori preparatori della Conferenza di Roma che ha portato all'istituzione della Corte Penale Internazionale. In conclusione, oggetto della ricerca è stato la ricostruzione del concetto di RSI, il quale è un prodotto degli ordinamenti nazionali ed in particolare degli ordinamenti giuridici degli Stati industrializzati, identificando un framework giuridico che include strumenti normativi di varia natura e in svariati settori, come quelli che disciplinano le società commerciali; le normative nazionali di prevenzione e repressione della corruzione; le normative del settore finanziario ed in particolare quelle sulle borse valori; le discipline a tutela del lavoro, dell'ambiente e del consumatore. Negli Stati più avanzati dal punto di vista economico e istituzionale la RSI, dunque, non è codificata in uno specifico settore regolamentare ma rappresenta un sistema complesso di normative che regolano i diversi aspetti di quelle attività di impresa; nei PVS, invece, tali normative sono spesso frammentarie o addirittura assenti: questa situazione ha permesso alle IMN di avvantaggiarsi dei vuoti legislativi o delle regole stringenti presenti in questi Paesi. Appare evidente come la comunità internazionale abbia constatato la necessità di regolare l'attività delle imprese multinazionali, per la promozione e la protezione dei propri valori fondamentali e di uno sviluppo in un'ottica di sostenibilità ambientale, nell'intenzione di creare un quadro giuridico internazionale che permetta alle imprese di perseguire le proprie finalità aziendali senza perdere di vista le esigenze collettive (in particolare dei Paesi in cui operano). Per raggiungere tale obiettivo, appare inevitabile un'evoluzione del diritto internazionale vigente, i cui processi di formazione, gestiti sostanzialmente dai Governi, non possono non tenere conto dell'accresciuto ruolo e peso delle IMN e della società civile. ; In today's economic and political world characterized by globalization and interdependence of markets, by an increasingly internationalization of production processes and by business operations of the company conducted simultaneously in several countries, by an increased consumer awareness regarding compliance of production processes to values that are considered essential by civil society, as fundamental human rights and labour and environmental protection, MNEs have a fundamental role in addressing the global economic trends. In this perspective, then, the concept of corporate social responsibility attracts companies to consider carefully - in the definition of its strategy and in the articulation of policies and procedures daily management - the various interests of the community, as well as the impact of its activities, not only in economic terms but also in social, environmental and ethical issues. Social responsibility is, therefore, a useful tool for the enterprise and effective way to respond to the needs and demands of civil society.With the CSR arises, therefore, a theory of business that sees the production of goods not only as a means of profit, but also as an opportunity for the realization of social welfare, as dictated bythe school of thought of thebusiness ethics, which invite companies to take action in orderto eliminate and prevent social inequities and promote community development. This need was also consequential to the abusescommitted by transnational corporations that have caused serious damage to human communities of their host countries. Abuses committed by companies, not always related to specific violations of national laws, have been gradually interpreted and constructed as a violation or misconduct against a set of principles defined as belonging to a broad spectrum of social responsibility international, which implies loss of reputation and, therefore, the possible reduction of its share on the market where the key stakeholders concerned can mobilize public opinion on a large scale. Since the 70s, several international organizations have begun to deal with the regulation of transnational corporations, highlighting the role that multinational corporations are called to play in the process of protection of human rights and of the environment that emerge in the course of their economic activity. Is fundamental for the work plan, define the multinational enterprise, by analysing the various instruments adopted by international organizations and doctrinal contributions on the subject, the light of which it seems possible to say that the character of "multinationality" or "transnationality" is the presence of various operating units, located in different countries, which are under the control (equity or management) of a single holding company; the distinction between operational units extends to the legal point of view, as the individual subsidiaries are independent legal entities subject, relatively to the profiles of the regulation and constitution, subjected to the legal system of the State of nationality. It often means that companies choose the host country on the basis of convenience that this country provides in relation to the tax treatment, labour costs and raw materials, to the rules on environmental protection. It therefore seems necessary to attempt to regulate multinational enterprises by supranational bodies, in relation to the increasing number of companies operating in multiple markets (more than 80,000 companies with about 900,000 subsidiaries), to their economic and employment (an estimated 80 million job opportunities) and following several incidents involving such companies from the '70s to today, as in the case of Drummond or Del Monte, accused of severe repression of trade union rights and social rights of workers, or Chevron/ Texaco and Union Carbide, responsible for environmental disasters including that of Bhopal, India, to the case of the environmental disaster caused by the Deepwater Horizon rig off the coast of Florida and Louisiana between 2010 and 2011, or cases of human rights violations and commission of international crimes (arbitrary detention, torture, rape, inhumane and degrading treatment) by transnational corporations operating in the mining industry in Africa and South East Asia, made directly or through the militias hired to the protection of plants. The activities of international organizations, from the 70s, focused on the theme, the OECD, the International Labour Organization, the International Chamber of Commerce adopted in those years, recommendations and declarations addressed to the Member States and the companies for adherence to certain principles and rights already provided by other conventional instruments; also the United Nations, first through the work of the Committee on Multinational Enterprises and then through the subcommittee for the protection and promotion of human rights, have dealt with the matter, coming to the elaboration of a Code of Conduct for Multinational Enterprises (never adopted) and rules on the responsibilities of transnational corporations and other business enterprises with regard to human rights, alongside to the public-private partnership of the Global Compact. Still, other international organizations such as the World Health Organization, the WTO, the World Bank, the International Standards Organization (which as a private nature), have taken actions that invite businesses to carry out its production activities in full respect of fundamental human rights, of local communities needs and of the environment, and then taking into account not only the interests and rights of the shareholders but to all those involved in various ways affected the activity or business. Finally, it is the work of the Special Representative of the UN Secretary-General John Ruggie to develop a framework (called Protect, Respect, Remedy) concerning the relationship between business and human rights. The characteristic of the analysed tools is their non-binding nature, then merely hortatory and voluntary application. This situation is linked mainly to two reasons: the disputed international subjectivity of multinational enterprises and the opposing views of Governments on the subject (with obvious differences of views between developing countries and industrialized countries). Regard to the subjectivity of transnational corporations, or the status of being holders of rights and obligations arising from international law, international legal theory is strongly divided. According to one view, MNEs would not be subject to international law as they are only recipients of rules, and then the "object" of international law would be subject only to the jurisdiction of the state, and bound by international law only by virtue of the reference made by the domestic legal system. Since the '60s, a different doctrinal trend began to make his way starting from the known opinion Reparations for Injuries of the International Court of Justice, and then considering the company as a subject of international law, by virtue of a series of rights and duties which are assigned to it by international law, especially in the field of investment and international contracts (among them, the right to appeal an arbitration tribunal or judicial character arbitration). In addition, the constant attention to the activities of MNEs by international organizations, could witness the nascent opiniojuris to give ainternational subjectivity to businesses, albeit limited. An analysis of international practice have taken provisional findings, in particular that the company, especially in the field of economic law and investment, possesses an international limitedlegal personality and mainly derived from the will of the States, but above all functional, as contained in limits established by international treaty (BITs) or international agreement that establishes rights and obligations for the same. In recent years the European Union has begun to promote adhesion of the companies core values of human rights, labour standards and sustainable development. From the Green Paper of 2001, the EU has developed progressively a European strategy for corporate social responsibility, described as spontaneous adoption of practices to contribute to the improvement of society and the quality of the environment. The EU strategy is characterized by having an internal dimension to the company, establishing a series of action programs and the adoption of management systems, processes, and external to it, calling for the involvement of local communities, commercial partners, customers, suppliers, NGOs, state authorities. To this end, the EU launched a series of initiatives, such as EMAS and Ecolabel certification ecological and environmental audit, the multi-stakeholder forum, to form a legal framework to regulate public procurement and environmental sustainability, protection of consumer, misleading advertising, and the adoption of sectorial codes of conduct based on the principles of CSR. The regulatory activities of CSR has received a grant from the multinational enterprises themselves, in the sense of a self-regulation of their activities, through codes of conduct adopted by each company independently according to their own strategies and values. These codes can be clearly distinguished from the guidelines adopted by international organizations because in them the company is the creator and recipient of rules, created not because the need comes from the law, but by the company (which, in many cases, characterized by being merely reputational). These codes, clearly voluntary, ensure compliance with standards for the protection and promotion of the principles contained therein, setting most of the time a mechanism for monitoring and enforcement of the rules it contains, a mechanism that may be internal character (then managed by an office inside the company) or external character (managed, in most cases, an NGO, or a trade union). Finally, the research concludes with an analysis of the main issues concerning CSR in recent years, namely those related to the profiles of corporate responsibility for violation of fundamental rights and environmental damage (especially with regard to U.S. regulations contained in the Alien Tort Statute), with particular reference to international obligations on states through the reconstruction of the international practice. In addition, further study is to profile that focuses on the possible extension of the jurisdiction of international tribunals for crimes under international law to legal persons, with particular reference to the drafting history of the Rome Conference that led to the establishment of the International Criminal Court. In conclusion, the object of the research was the reconstruction of the concept of CSR, which is a product of national law and in particular the legal systems of the industrialized countries, identifying a legal framework that includes legal instruments of various types and in various sectors, such as those governing commercial companies, national regulations for the prevention and combating of corruption; regulations of the financial sector and in particular those on stock exchanges; disciplines to protect labour, the environment and the consumer. In the most advanced in terms of economic and institutional CSR, therefore, is not encoded in a specific sector regulation but it is a complex system of regulations governing various aspects of the business activities, in developing countries, however, these rules are often fragmentary or even absent: this situation has allowed MNCs to take advantage of loopholes in the law or stringent rules present in these countries. It is evident that the international community has identified the need to regulate the activities of multinational enterprises, for the promotion and protection of its fundamental values and development in a sustainable environment, with the intention to create an international legal framework that allows companies to pursue their own business purposes without losing sight of the collective needs (in particular in the countries in which they operate). To achieve this goal, it is inevitable evolution of international law, whose formation processes, managed largely by governments, cannot fail to take into account the increased role and weight of MNEs and civil society. ; Dottorato di ricerca in Persona, impresa e lavoro: dal diritto interno a quello internazionale (XXV ciclo)
Mainly in Italy but more considerably in many European countries, the policies targeted to build transport infrastructures did not succeed in meeting the growing demand for mobility or, at least, have been addressed, for many decades, to increase the infrastructure supply (roads) that showed their limits but mostly their inefficiency as regards costs and negative impacts. The lack of policies addressed to make valid alternatives to private transport and the speed with which the need for mobility has increased have led many cities almost to collapse. Problems of congestion, pollution, urban decay are the elements associated with this process, with heavy environmental as well as economic and social consequences. In order to make up for this consolidated situation, policies targeted to improve rail public transport are being implemented as alternative to private transport. The interventions are usually very complex and often unpopular, also for the need to make interventions in already consolidated contexts with consequent problems linked to the fragility of the territory, the difficulty in organizing the building site for the works, with a further traffic increase near the usually long-lasting building sites. The analysis of the most important experiences points out, however, that where the interventions for transport infrastructures have been associated with urban transformations targeted to build, around the stations or inside the stations themselves, functional poles or at least opportunities of urban requalification there have been numerous results and a mitigation of negative impacts. The case of the Line 6 Mostra-Mergellina route of the Naples subway is very interesting because, although no surface stations have been realized but only simple accesses to the infrastructure, its realization has produced an important process of requalification, affecting an important area of the Forigrotta district, one of the largest and most populated district of Naples. The interventions for the realization of the Line 6 have offered a rail public transport, in line with the European security and comfort standards, to the Furoigrotta district and to the whole city but, besides that, they have allowed other important surface interventions considered as the elements of an integrated program of actions that have produced important opportunities of urban requalification for the city. ; Soprattutto in Italia ma in modo significativo in gran parte dell'Europa, le politiche messe in campo per la realizzazione di infrastrutture di trasporto non sono riuscite a soddisfare la crescente domanda di mobilità o, quanto meno, si sono indirizzate, per molti decenni, verso l'incremento dell'offerta di infrastrutture (strade) che hanno evidenziato i loro limiti ma soprattutto la loro inefficienza in termini di costi ed impatti negativi. L'assenza di politiche finalizzate alla realizzazione di offerte valide ed alternative al trasporto privato e la velocità con cui si è ampliata l'esigenza di mobilità ha portato al limite del collasso molte città. Problemi di congestione, inquinamento, degrado urbano sono i fenomeni che hanno accompagnato questo processo con notevoli conseguenze ambientali ma anche economiche e sociali. Al fine di porre rimedio alla difficile situazione che si è andata consolidando, si stanno mettendo in campo politiche finalizzate ad incrementare il trasporto pubblico su ferro come alternativa a quello privato. Gli interventi sono in genere molto complessi e non sempre ben visti anche per la necessità di intervenire in contesti urbani oramai consolidati con i conseguenti problemi legati alla fragilità del territorio, alle difficoltà di cantierizzazione delle opere e con ulteriore aggravio del traffico in prossimità delle aree di cantiere i cui tempi di permanenza sono in genere molto lunghi. L'analisi delle principali esperienze evidenzia però che lì dove agli interventi per la realizzazione di infrastrutture di trasporto si sono accompagnate trasformazioni urbane finalizzate a creare intorno alle stazioni e nelle stazioni stesse dei nuovi poli funzionali o almeno delle occasioni di riqualificazione urbana si sono riscontrati molteplici risultati oltre che una attenuazione degli impatti negativi. Il caso della tratta Mostra-Mergellina della linea 6 della metropolitana di Napoli è un caso particolarmente interessante in quanto pur non essendo state realizzate stazioni superficiali ma semplici accessi all'infrastruttura, con la realizzazione della tratta metropolitana si è dato avvio ad un significativo processo di riqualificazione che ha interessato un'importante area del quartiere di Fuorigrotta, uno dei più estesi e popolosi della città di Napoli. Gli interventi per la realizzazione della linea 6 hanno consentito al quartiere Fuorigrotta e alla città di dotarsi di un sistema di trasporto pubblico su ferro in linea con gli standard di sicurezza e di confort europei, ma oltre alla realizzazione di un efficiente sistema di trasporto pubblico, hanno consentito anche importanti interventi in superficie che si sono configurati come tasselli di un programma integrato di azioni che hanno generato notevoli occasioni di riqualificazione urbana per la città.
Mainly in Italy but more considerably in many European countries, the policies targeted to build transport infrastructures did not succeed in meeting the growing demand for mobility or, at least, have been addressed, for many decades, to increase the infrastructure supply (roads) that showed their limits but mostly their inefficiency as regards costs and negative impacts. The lack of policies addressed to make valid alternatives to private transport and the speed with which the need for mobility has increased have led many cities almost to collapse. Problems of congestion, pollution, urban decay are the elements associated with this process, with heavy environmental as well as economic and social consequences. In order to make up for this consolidated situation, policies targeted to improve rail public transport are being implemented as alternative to private transport. The interventions are usually very complex and often unpopular, also for the need to make interventions in already consolidated contexts with consequent problems linked to the fragility of the territory, the difficulty in organizing the building site for the works, with a further traffic increase near the usually long-lasting building sites. The analysis of the most important experiences points out, however, that where the interventions for transport infrastructures have been associated with urban transformations targeted to build, around the stations or inside the stations themselves, functional poles or at least opportunities of urban requalification there have been numerous results and a mitigation of negative impacts. The case of the Line 6 Mostra-Mergellina route of the Naples subway is very interesting because, although no surface stations have been realized but only simple accesses to the infrastructure, its realization has produced an important process of requalification, affecting an important area of the Forigrotta district, one of the largest and most populated district of Naples. The interventions for the realization of the Line 6 have offered a rail public transport, in line with the European security and comfort standards, to the Furoigrotta district and to the whole city but, besides that, they have allowed other important surface interventions considered as the elements of an integrated program of actions that have produced important opportunities of urban requalification for the city. ; Soprattutto in Italia ma in modo significativo in gran parte dell'Europa, le politiche messe in campo per la realizzazione di infrastrutture di trasporto non sono riuscite a soddisfare la crescente domanda di mobilità o, quanto meno, si sono indirizzate, per molti decenni, verso l'incremento dell'offerta di infrastrutture (strade) che hanno evidenziato i loro limiti ma soprattutto la loro inefficienza in termini di costi ed impatti negativi. L'assenza di politiche finalizzate alla realizzazione di offerte valide ed alternative al trasporto privato e la velocità con cui si è ampliata l'esigenza di mobilità ha portato al limite del collasso molte città. Problemi di congestione, inquinamento, degrado urbano sono i fenomeni che hanno accompagnato questo processo con notevoli conseguenze ambientali ma anche economiche e sociali. Al fine di porre rimedio alla difficile situazione che si è andata consolidando, si stanno mettendo in campo politiche finalizzate ad incrementare il trasporto pubblico su ferro come alternativa a quello privato. Gli interventi sono in genere molto complessi e non sempre ben visti anche per la necessità di intervenire in contesti urbani oramai consolidati con i conseguenti problemi legati alla fragilità del territorio, alle difficoltà di cantierizzazione delle opere e con ulteriore aggravio del traffico in prossimità delle aree di cantiere i cui tempi di permanenza sono in genere molto lunghi. L'analisi delle principali esperienze evidenzia però che lì dove agli interventi per la realizzazione di infrastrutture di trasporto si sono accompagnate trasformazioni urbane finalizzate a creare intorno alle stazioni e nelle stazioni stesse dei nuovi poli funzionali o almeno delle occasioni di riqualificazione urbana si sono riscontrati molteplici risultati oltre che una attenuazione degli impatti negativi. Il caso della tratta Mostra-Mergellina della linea 6 della metropolitana di Napoli è un caso particolarmente interessante in quanto pur non essendo state realizzate stazioni superficiali ma semplici accessi all'infrastruttura, con la realizzazione della tratta metropolitana si è dato avvio ad un significativo processo di riqualificazione che ha interessato un'importante area del quartiere di Fuorigrotta, uno dei più estesi e popolosi della città di Napoli. Gli interventi per la realizzazione della linea 6 hanno consentito al quartiere Fuorigrotta e alla città di dotarsi di un sistema di trasporto pubblico su ferro in linea con gli standard di sicurezza e di confort europei, ma oltre alla realizzazione di un efficiente sistema di trasporto pubblico, hanno consentito anche importanti interventi in superficie che si sono configurati come tasselli di un programma integrato di azioni che hanno generato notevoli occasioni di riqualificazione urbana per la città.