La tesi di laurea si propone di esplorare il ruolo che le corti supreme o costituzionali possono svolgere nella risoluzione delle controversie secessioniste che si verificano in Stati federali e/o regionali le cui costituzioni non disciplinano espressamente l'argomento della secessione, attraverso l'analisi di cinque casi di studio concreti riguardanti altrettanti Paesi e le rispettive corti. Nella prima parte si esamina l'importanza assunta dai fenomeni secessionisti in tempi recenti, si introducono i concetti fondamentali per l'analisi e si espone la struttura generale dell'elaborato. Nella seconda parte si cerca di stabilire se una parte del territorio di uno Stato possa ricavare un diritto alla secessione dall'architettura costituzionale dello Stato federale o dal diritto internazionale pubblico, con riferimento alle divergenti posizioni della dottrina e ai possibili legami con il diritto di resistenza; infine si accenna all'argomento delle clausole costituzionali di secessione e di quali siano le ragioni che militano a favore o contro la loro previsione. Nella terza parte si introduce lo studio dei vari casi concreti partendo da quello degli Stati Uniti, per illustrarne l'evoluzione costituzionale ed il mutamento di atteggiamento del mondo politico e giuridico verso la secessione, dapprima comunemente ritenuta lecita e, poi, dopo la Guerra civile, riconosciuta contraria alla Costituzione dalla sentenza Texas v White della Corte Suprema. Nella quarta parte ci si concentra sul Canada, ripercorrendo le vicende della sua origine federale e dei due referendum sull'indipendenza del Québec, per approdare poi all'esame della reference della Corte Suprema del 1998, che ha ritenuto possibile a certe condizioni la secessione ed ha avuto una forte influenza politica e scientifica anche all'estero. Nella quinta parte viene preso in esame il caso di maggiore attualità, quello della Spagna, e del ruolo che il Tribunal Constitucional ha avuto nel gestire la crisi catalana. Si sottolinea a tale proposito come il giudice costituzionale, nonostante alcuni tentativi di mediazione fra le parti, abbia finito, a causa dei contenuti di certe sue sentenze, soprattutto quella del 2010 sul nuovo Statuto catalano, per essere percepito dalla Catalogna come un attore non neutrale e schierato sulle posizioni del Governo spagnolo, con grave danno per la sua legittimazione. La sesta parte tratta del Regno Unito, analizzando in dettaglio gli sviluppi della devolution e la vicenda del referendum sull'indipendenza della Scozia del 2014, che è stato possibile grazie ad un accordo consensuale fra i due governi. Si parla inoltre della sentenza Miller del 2017 della Corte Suprema, che ha affrontato anche la questione del possibile ruolo svolto dalle devolved jurisdictions nel meccanismo innescato dalla c.d. Brexit, e di come questa sentenza sia stata accolta da Scozia e Irlanda del Nord, rafforzando i sentimenti favorevoli alla secessione. Nella settima parte si esamina il caso dell'Italia, dapprima con riferimento alle varie sentenze della Corte Costituzionale che hanno respinto le pretese di esercizio di poteri sovrani di alcune Regioni, in seguito con focus sulla sentenza 118/2015 che ha stabilito l'incostituzionalità della legge che prevedeva un referendum consultivo sull'indipendenza della Regione Veneto. Nell'ottava parte, infine, vengono tratte le conclusioni dell'intero lavoro, evidenziando come le cinque corti prese in esame si siano mostrate in linea di principio più o meno aperte a mettere in discussione il principio dell'unità nazionale e ad ammettere la possibilità di una secessione a seconda che abbiano natura di federalismi "puri" o semplici Stati regionali decentrati. This paper is aimed at exploring the possible role of supreme and constitutional courts in handling secessionist disputes taking place in federal or regional States whose constitutions do not explicitly take secession into account. We will do that by analising five actual cases involving five countries and their courts. In the first part we will examine the importance of secessionism in recent times, we will introduce the fundamental concepts for our analysis and we will outline the general plan of the paper. In the second part we will try to clear whether a portion of a State's territory can derive a right to secession from federal States' constitutional structure or internationl public law. We will refer to the different authors' conflicting viewpoints and to the possible links with the concept of "right to revolution". Finally we will briefly discuss the subject of constitutional secession clauses and their pros and cons. In the third part we will introduce the case study by analysing the United States. We will explain their constitutional evolution and the change of political and jurisprudencial attitudes towards the subjects of secession, which was at first thought to be legal. After the Civil War, the U.S. Supreme Court ruled it as unconstitutional in Texas v White (1869). In the fourth part we will focus on Canada and we will discuss its federal origin and the two Quebec independence referenda . We will then examine the Supreme Court's Quebec Secession Reference of 1998, which ruled the secession as constitutional, provided some conditions are met, and which had a strong political and jurisprudencial influence in Canada as well as abroad. In the fifth part we will examine the most important recent case, that is Spain, and we will discuss the role the Spanish Tribunal Constitucional had in handling the Catalan crisis. We will show that, despite some attempts to mediate, the Court came to be perceived by Catalonia as a partial actor, aligned with the Spanish Government. This happened because of the contents of some of the Court's decisions, such as the one in 2010 on the Catalan Statute, and it severely damaged its legitimacy. The sixth part discusses the United Kingdom, and it analyses the devolution system's developments and the Scottish independence referendum in 2014, which was made possibile by the two governements' agreement. We will also discuss the UK Supreme Court Miller judgement in 2017, which dealt with the devolved jurisdictions' possible role in the Brexit mechanism, and Scotland's and Northern Ireland's reactions to it, as it strenghtened secessionism. In the seventh part we will discuss the Italian case; first we will refer to the the several judgments by Italy's Corte Costituzionale which rejected some Regions'claims to sovereign powers. We will then focus on Judgement 118/2015, which ruled as unconstitutional the law providing for an advisory referendum on the independence of the Veneto Region. In the eighth part we will draw some conclusions, highliting the five court's different attitudes towards the principle of national unity and secession and their relationship with the States' nature as "true" federalisms or mere devolved regional States.
Dottorato di ricerca in Memoria e materia delle opere d'arte attraverso i processi di produzione, storicizzazione, conservazione, musealizzazione ; Il lavoro di ricerca, condotto in un intreccio serrato tra teoria e prassi che si è voluto evidenziare fin dalla scelta del titolo, si rivolge al complesso ed ampio fenomeno della Public art nell'intento di precisarne i contorni all'interno del più ampio orizzonte dell'arte contemporanea degli ultimi due decenni, di cui costituisce uno dei fenomeni maggiormente vitali. Le contemporanee forme artistiche, con l'inclusione di interventi che vedono in essere pratiche che esulano dai tradizionali spazi deputati, si sono fatte contaminazione, abbandonando quel solipsismo che per troppo tempo l'arte si è tenuta addosso. I confini tra spazio pubblico, vita quotidiana e fare artistico sono divenuti sempre più labili, infranti dal superamento dell'idea di arte come 'separazione', con conseguenti cambiamenti in atto che hanno portato l'arte a legarsi sempre di più al concetto di riqualificazione urbana. Essa ha così cercato di riciclare quel "terzo paesaggio"1 fatto di vuoti urbani privi di identità, costituendo supporto e corollario per investitori pubblici e privati o per semplici cittadini, che si sono ritrovati ad operare in periferie e luoghi dismessi, di colpo divenuti occasione storica di trasformazione concreta2. In questa sede è stata quindi lasciata da parte l'arte pubblica nella sua accezione più glamour, di arte da collocare in spazi sviluppati e già profondamente connotati (arte pubblica come dispositivo di carattere estetico) considerandola nella sua valenza sociale, etica, di arte relazionale che viaggia nel sommerso, pratica i territori della residualità, gli interstizi, si muove lungo i limiti, allontanandola da quella dimensione estetica che la riporterebbe nell'ambito dell'urban forniture e del monumento. Partendo da una riflessione su come sia cambiata la città (indefinibile e impraticabile metafora del tempo presente), si constata che la diffusione dell'arte pubblica, con le sue pratiche site specific, sia andata di pari passo con la perdita di senso e di segno del territorio e del palinsesto città. In questo contesto l'arte non solo è processo, ma innesca processi in luoghi altri, irrituali, dai centri storici alla periferia fino agli spazi interstiziali (quelli abbandonati, dimenticati, desolati) e l'artista produce oper-azioni tra estetica ed etica, mentre il pubblico non solo è partecipe, ma perfino coautore di tali processi. Contemporaneamente, con uno sguardo storico, viene ripercorsa l'evoluzione del significato di Public Art dagli anni '70 ad oggi, restituendone tutta la complessità attraverso un'analisi del pensiero critico espresso da autori internazionali di tante e diverse discipline (dalla sociologia, alla geografia, all'urbanistica, all'architettura, alla legislazione) interconnesse a questo particolare fenomeno artistico. Dopo aver colto le dimensioni in cui l'arte pubblica si manifesta, l'indagine si concentra sulla dimensione etico-sociale di rigenerazione urbana della Public Art, sia attraverso una riflessione sul ruolo dell'arte in questo 1 G. Clement, Il manifesto del Terzo paesaggio, Quodlibet, Macerata 2005. 2 Cfr. V. Gregotti, Editoriale, "Rassegna", 42, 1990, numero monografico su "I territori abbandonati". contesto, sia attraverso un serrato confronto tra alcuni casi studio europei (in Italia, Germania, Olanda, Svezia, Francia, Inghilterra, Spagna, Danimarca), casi che restituiscono un panorama diversificato, ma per certi versi attraversato da linee comuni. Dopo aver dato conto di quella legislazione che regola la commissione di un'opera d'arte pubblica a livello italiano ed europeo, messa a confronto con disposizioni e regolamenti statunitensi, il lavoro si conclude con significative interviste ad artisti e ad addetti ai lavori. ; Public art. Theories and practice, between critical analysis and urban regeneration. European case studies. The research, that mingles both theory and practice, as the title itself underlines, deals with the wide and complex phenomenon of Public art in order to define its boundaries within the wider horizon of contemporary art (of which it is one of the most vital phenomena), during the last two decades. The contemporary forms of art, with actions that go beyond the traditional delegated spaces, have abandoned the solipsism that has characterized art for a long time. The boundaries between public space, daily life and art have become increasingly fragile, overtaking the concept of art as "separation", and creating new stronger connections between art and urban re-qualification. The idea of "third landscape"1, made of empty urban spaces with no identity, has been recycled and became the support for public and private investors to operate in suburbs and dismissed areas that offered a chance for a tangible transformation2. Thus the glamorous connotation of public art (art as an aesthetic device) has been put aside to enhance its social value, its ethic and its capability to move along the boarders and the interstices, far from the concepts of urban furniture and monument. Starting with considerations about the changes in the city (seen as a metaphor of the present), it is observed that the diffusion of public art, with its site-specific practices, has followed the loss of meaning of the territory and the city scene. In this context art is not just process itself, but it activates different processes in diverse and non-ritual places, from the inner city to the suburbs and desolated, abandoned and forgotten areas; the artist produces actions between aesthetics and ethics and the public is not only participating, but even the coauthor of such processes. At the same time, the evolution of Public art meaning is investigated through an historical overview from the Seventies until nowadays, through an analysis of the critical thought expressed by international authors involved in several disciplines (from sociology to geography, architecture, city planning, legislation) connected to this particular art phenomenon. After describing the dimensions in which public art reveals itself, the research focuses on the ethical-social aspects of urban regeneration of public art, both reflecting on the art's role in this context, and through a dense debate between different European case studies (in Italy, Germany, Holland, Sweden, France, England, Spain, Denmark). Analyses about the legislation that governs the commission of public artworks in Italy and Europe have been also carried out, comparing them with American regulations and dispositions; the project ends with significant interviews to artists and experts of the field. 1 G. Clement, Il manifesto del Terzo paesaggio, Quodlibet, Macerata 2005. 2 Cfr. V. Gregotti, Editoriale, "Rassegna", 42, 1990, numero monografico su "I territori abbandonati".
The aim of this doctoral thesis is to study the quality and evolution of the relations between the Duke of Ferrara, Alfonso II d'Este, and the French crown, from the restoration of peace in 1559 between the Valois and the Habsburgs with the Treaty of Cateau-Cambrésis (2-3 April 1559) and during the following twenty years, until 1580. However, this is not an analysis aimed at deepening the relations between the ducal power of Ferrara and the French monarchy from a strictly diplomatic point of view. I have preferred to study the links between the Duke of Ferrara and the Valois kingdom through the family network that the former had on the other side of the Alps, thanks to the matrimonial alliance signed between the Este and the Guise in 1548, and which in 1559 still existed and was fully functional. From the European framework of the Treaty of Cateau-Cambrésis, we would like to shed light on the hopes, the level of autonomy, the oscillations, and the modes of action that the House of Este implemented in the face of Spanish preponderance through its links with the Kingdom of France. In addition to an international approach, we study the effects on the system of equilibrium and competition between the Italian courts through the red thread of the dispute for precedence between Este and Medici. Through the relations of the Este with the French Crown, we try to analyse not only the relationship between these two entities and the real contractual power of the Duke of Ferrara, but also the balances and influences of other Italian dynasties, such as the Savoy and the Medici, in the same context. This is also reflected in the sources that constitute the documentary framework of my thesis, i.e. the correspondence of the Este agents in the kingdom of France in the first place, which has been cross-referenced with that of the Savoy and Medici envoys, and of the ambassadors of the Republic of Venice and the apostolic nuncios, as well as with the family correspondences. Finally, it is a question of determining the negotiating power and the margins of initiative of the Este lineage, a ducal house at the head of an independent Italian state but linked by feudal ties to the Empire and the Papacy, in the face of the indirect tutelage of Spain and the geopolitical disorder produced by the French Wars of Religion ; L'objectif de cette thèse de doctorat est d'étudier la qualité et l'évolution des relations entre le duc de Ferrare, Alphonse II d'Este, et la couronne de France, à partir du rétablissement de la paix en 1559 entre les Valois et les Habsbourg avec le traité de Cateau-Cambrésis (2-3 avril 1559) et au cours des vingt années suivantes, jusqu'en 1580. Cependant il ne s'agit pas d'une analyse visant à approfondir les relations entre le pouvoir ducal de Ferrare et la monarchie française d'un point de vue strictement diplomatique. J'ai plutôt préféré étudier les liens entre le duc de Ferrare et le royaume des Valois à travers le réseau familial dont le premier disposait de l'autre côté des Alpes, grâce à l'alliance matrimoniale signée entre les Este et les Guise en 1548, et qui en 1559 existait encore et fonctionnait pleinement. À partir du cadre européen issu du traité de Cateau-Cambrésis, nous voudrions éclairer les espoirs, le niveau d'autonomie, les oscillations et les modes d'action que la maison d'Este a mis en œuvre face à la prépondérance espagnole par ses liens avec le Royaume de France. À une approche à l'échelle internationale, nous joignons l'étude des effets sur le système d'équilibre et de la concurrence entre les Cours italiennes à travers le fil rouge de la querelle pour la préséance entre Este et Médicis. À travers les relations des Este avec la Couronne de France, nous essayons d'analyser non seulement la relation entre ces deux entités et le pouvoir contractuel réel du duc de Ferrare, mais aussi les équilibres et les influences d'autres dynasties italienne, telles que les Savoie et les Médicis, dans le même contexte. Cela se reflète également dans les sources qui constituent le cadre documentaire de ma thèse, c'est à dire les correspondances des agents des Este dans le royaume de France en premier lieu, qui ont été croisée avec celle des envoyés des Savoie et des Médicis, et des ambassadeurs de la République de Venise et des nonces apostoliques, et avec les correspondances familiales. Enfin, il s'agit de déterminer le pouvoir de négociation et les marges d'initiative de la ligné des Este, maison ducale à la tête d'un État italiens indépendants mais liés par des liens féodaux à l'Empire et à la Papauté, face à la tutelle indirecte de l'Espagne et au désordre géopolitique produit par les Guerres de Religion françaises. ; L'obiettivo di questa tesi di dottorato è quello di studiare la qualità e l'evoluzione delle relazioni che intercorsero tra il duca di Ferrara, Alfonso II d'Este, e la corona di Francia a partire dal ripristino della pace tra Valois e Asburgo con il trattato di Cateau-Cambrésis (2-3 aprile 1559) e nel corso dei vent'anni successivi, fino al 1580. Non si tratta, però, di un'analisi mirante ad approfondire le relazioni tra il ducato di Ferrara e la monarchia francese da un punto di vista strettamente diplomatico. Ho preferito, piuttosto, studiare i legami intercorrenti tra il duca di Ferrara e il regno dei Valois attraverso la rete familiare di cui il primo poteva disporre Oltralpe, grazie all'alleanza matrimoniale stretta tra gli Este e i Guise nel 1548, e che nel 1559 non solo esisteva ancora, ma era pienamente operativa. A partire dal quadro europeo sancito dal trattato di Cateau-Cambrésis, si sono tentante di chiarire le aspirazioni, il livello di autonomia, le oscillazioni e le modalità d'azione che caratterizzarono l'operato della casata degli Este alla luce dei suoi legami con il regno di Francia e dinanzi all'avanzare della preponderanza spagnola. A un approccio su scala internazionale, è stato incrociato uno studio degli effetti sul sistema di equilibrio e competizione esistente tra le corti principesche della penisola italiana, di cui la disputa per la precedenza tra Este e Medici, consumatasi anche alla corte dei Valois, fu uno dei più vividi esempi. Attraverso le relazioni degli Este con la corona di Francia, si è analizzata non solo le connessioni tra queste due entità e la consistenza del potere contrattuale reale del duca di Ferrara, ma anche gli equilibri e le influenze di altre dinastie italiane, come i Savoia e i Medici, nel medesimo conteso. Questo approccio si riflette anche sul corpus documentario su cui si è costruita la tesi, formato prevalentemente dalle corrispondenze degli agenti estensi nel regno di Francia, che sono state incrociate non solo con quelle degli ambasciatori sabaudi, medicei, veneziani e dei nunzi apostolici, ma anche con i carteggi familiari di origine estense e guisarda. Infine, si è trattato di determinare il potere di negoziazione e i margini di iniziativa della casata degli Este, lignaggio alla testa di uno Stato italiano indipendente ma legato da vincoli feudali tanto all'Impero quanto al Papato, dinanzi alla tutela indiretta esercitata dal regno di Spagna sulla penisola italiana e al disordine geopolitico prodotto dalle guerre di religione in Francia.
The research opens a new chapter about the studies conducted until now on the traditional architecture of the smaller towns in Sardinia, which I have been part from 2007 to 2010 and has been completed with the editing of Manuals Retrieval of the historical centers of Sardinia. The research started from a socio-anthropological knowledge of the characters, urban and technological centers and from the study of the traditional Sardinian architecture. Furthermore, having the opportunity to meet the Mediterranean architecture on the same viewpoints, the research investigates the archetypal elements of traditional architecture under the aspect of composition. It looks at the ways in which the contemporary design strategies, released by ideological references, take them over elaborating them, comparing with the memory of places, beyond of every stylistic affiliation. Belonging to minimalist positions, regionalist or post-modern resuming solutions, contextualizing and reinterpreting them in a practical and empirical way, even trying to see which characters and modes could be identified as typical and recurrent. This kind of research, which specifically aims to verify the composition and some elements of the experience of this project, needs to be based on the knowledge of the culture and the debate which marked the activity of designers in the near past, from the first modernity trying to recognize which characters were conditioners, which continue to influence the present and which are typical and original in the actuality. For this reason, the research has an introductory part which incorporates some emblematic moments of the debate on the architecture of the twentieth century, referring to reality and figures of the Mediterranean. One is the myth of modernity celebrated from the first rationalism, especially in Italy and Spain, the other one is the debate about the historical centers of the late twentieth century, still typical of our country: in the first season the traditional Mediterranean architecture is transformed into a progressive ideal used to specify shapes and intentions of the new architecture, especially in its character of anonymity and puristic reduction. The first part of the research, introduces the relationship between modern architecture and Mediterranean inspiration and deepens in a critical manner, the weakness of the concept of Mediterranean, founded on one hand in a sham and on the other on how rationalism looks at the historical landscape searching for a radical overhaul of the style of architecture. The Mediterranean myth in the Italian architecture is mainly influenced by the idea of the correspondence of the formal themes of modernity and is used for political reasons in order to find a place of modern Italian positions within the regime. The Mediterranean architecture is not, therefore, re-interpreted conservatively, but revised into a new paradigm, a new way of imagining the architecture. In the second part, by the pre-war myth, still literary and idealized, we move to a more critical and accurate knowledge to the empirical verification and philological sort order, losing the progressive tension of the first season and building a system of strict preservation rules, revealed, too deterministic and inhibitory. The weakness of the rationalist positions, reveals the architecture of the Second World War, who looked to the Mediterranean, devoid by now, of the ideal tension during the rationalism: it is less parallelism between cutting-edge research and charm of the Mediterranean landscape and the question begins to focus more on the relationship with the towns, with the existing environment, and for a certain range of the debate, with the preservation of historic centers, up to produce more and become part of the theories of critical regionalism, political manifesto, as Frampton says, of resistance towards globalization. The enhancement of local realities is no longer specific to the Mediterranean, but is extended: it is as if the great architecture of Mediterranean figures lost part of the universal value, which instead is recognized during rationalism. In the present, after the crisis of the great paradigms interpretive, the debate about relationship between new and old loses strength and becomes eccentric compared to issues considered preeminent. Some great works receive media attention representing particular methodologies, these are exceptional circumstances, related to charismatic personalities who avoid to define a strong theory. This research select a field of attentive investigation to the works of medium size on which you can recognize an empirical approach (not programmatic), which could be recognized as typical of this period. An approach that addresses issues that in the past were strongly ideological - the relation between modernity and tradition and continuity and rupture with the figures of history - out of those programmatic intentions and norms: in this way many architects of the younger generation, active in the Mediterranean territories, they built a sensitive and imaginative dialogue between the elements inherited from the context and strategies - even radical - of contemporary design, defining a fertile scene and interesting to build new methodologies and practices of intervention. Currently there is no attention to the great paradigm, but an open and practical approach. I will approach the scope of this study as part of the Mediterranean, in order to understand the outcome of discussions which are the current approaches and isolating a specific subject of the tradition, one of the most characteristic, trying to figure out how the projects chosen take up and rework the issue. The modulation of the light, treated according to the manner in which you relate to some elements of tradition: the dematerialization of the building mass, the dimming systems, gaps in the patio and courtyard and places of shade. Each of the examples treated, shows that there is a traditional way to control the light that has characterized the Mediterranean architecture of the past and that has been expressed by the categories identified. I prove that there are contemporary projects which reflect those solutions contextualizing and reinterpreting them in an empirical and practical way: this is very interesting because it demonstrates the vitality of the relationship between contemporary architecture and history and how certain paradigms of the Mediterranean tradition have survived as a cultural and architectural legacy, in the attempt to offer a possible answer to the complexity of the problems posed by the existing historic and how have been reinterpreted. Beyond each "nuovismo", as well as the obsession of memory, which often gave rise to an analytical mummification that carries with it the nostalgic for the unachievable quality of the ancient city and the assurance of the absence of quality of the city modern-contemporary, can be an alternative based on the careful study of places to go back to the essential qualities that the architectures are realized in it.
Il presente lavoro si prefigge come obiettivo quello di esaminare la problematica dei rapporti intercorrenti tra Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e Autorità Giudiziaria Ordinaria, nell'esercizio delle loro competenze, in relazione al sindacato sulle intese restrittive della concorrenza. In particolare, oggetto di studio è il doppio binario dei sistemi di valutazione e di apprezzamento delle intese, affidati – in sede amministrativa – all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ed – in sede giurisdizionale – alla competenza esclusiva ed in unico grado della Corte d'Appello. La tesi analizza la scelta operata dal legislatore nazionale evidenziando gli aspetti problematici della soluzione adottata in sede legislativa ed indagando sui problemi applicativi che essa origina, soprattutto nella prospettiva del potenziale conflitto tra valutazioni amministrative e pronunciamenti giurisdizionali. L'indagine involge anche la coerenza sistematica del predetto doppio binario di valutazioni e di tutela e la possibilità teorica di risolvere i potenziali conflitti ritraendo dalle norme vigenti un principio, non scritto ma ricavabile in via interpretativa, di pregiudizialità amministrativa. Inoltre, in una prospettiva comparatistica delle soluzioni adottate nell'ordinamento italiano e nello spirito della progressiva uniformazione del diritto dei Paesi appartenenti all'Unione Europea, si è reso opportuno lo studio e l'analisi della disciplina data nella medesima materia in un altro Stato europeo, in particolare in quello spagnolo, vicino al nostro per tradizione giuridica e per omogeneità dei principi generali. Da ultimo, occorre avvertire che il Governo ha attribuito nuove competenze all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nell'ambito dello Statuto delle Imprese e del c.d. Decreto Salva Italia. In particolare, e per quel che interessa in questa sede, il Decreto Liberalizzazioni, convertito in Legge n. 27 del 24 Marzo 2012, amplia ulteriormente l'area di intervento dell'AGCM, oltre ad introdurre un sistema interamente nuovo di finanziamento di tale istituzione. Preme fin da ora sottolineare che l'articolo 2 del citato Decreto, prevede la sostituzione di tutte le esistenti sezioni specializzate in materia di proprietà industriale ed intellettuale attualmente presenti presso alcuni Tribunali e Corti di Appello, con nuove sezioni specializzate in materia di impresa. Peraltro, tali nuove sezioni specializzate saranno istituite anche presso tutti i rimanenti Tribunali e Corti di Appello aventi sede nel capoluogo di ciascuna regione, ad eccezione della Valle d'Aosta, nonché presso il Tribunale e la Corte di Appello di Brescia. Le predette nuove sezioni, saranno competenti a conoscere delle controversie relative alla violazione della normativa antitrust italiana e dell'Unione Europea. Conseguentemente, l'articolo 2, comma secondo, del Decreto Crescitalia, modifica il testo dell'articolo 33 della legge n. 287/90 (legge antitrust), che attribuiva alle Corti di Appello territorialmente competenti le controversie tra privati inerenti la violazione della (sola) normativa italiana antitrust. La nuova norma, inoltre, risolve finalmente la disparità di trattamento tra la disciplina comunitaria e quella nazionale poste a tutela della concorrenza. Ai sensi del citato articolo 33, della legge n. 287/90, infatti, le Corti di Appello erano competenti, quali giudici di primo - e unico grado - se si assumeva violata la disciplina nazionale a tutela della concorrenza, mentre le violazioni della disciplina antitrust comunitaria restavano nella normale competenza dei Tribunali, con possibilità di successivo appello. Proprio perché entrambe le normative sono di contenuto pressoché identico, tale disparità di trattamento, ora eliminata dalla legge n. 27 del 2012, risultava difficilmente giustificabile ed oltretutto fonte di evidente incertezza circa il foro competente. ; This paper aims to examine the issue of the relationship between Italian Competition Authority and the ordinary courts, relating the exercise of their powers referring to the judgement on anti-competitive agreements. In particular, the object of this study is the two-track system of evaluation and appreciation of the agreements, committed – on the administrative side – to the Italian Competition Authority, and - in the courts - to the exclusive jurisdiction of the Court of Appeal. The paper analyzes the choice made by the Italian legislator, by highlighting the problematic aspects of the solution adopted by the legislator and by investigating the practical problems which it originates, especially in the view of the potential conflict between administrative assessments and judicial pronouncements. The study involves also the systematic coherence of the predicted double-track assessments and the theoretical possibility to solve the potential conflicts, by deducting from the rules, a not written principle obtainable through the interpretation of the administrative prejudicial. Furthermore, in a comparative perspective of the solutions adopted in Italy and in the spirit of the progressive unification of the law of the countries belonging to the European Union, it has become appropriate the study and the analysis of the rules given in the same subject in another European country: the Spain, a country that is very close to our legal tradition and homogeneity of the general principles. Finally, it should be noted that the Italian Government has given new powers to the Italian Competition Authority in the section called "Statuto delle Imprese" and in the "Salva Italia" decree. In particular, the "Decreto Liberalizzazioni" decree, converted into Law 24 March 2012, no. 27, further expanding the area of intervention of the Italian Competition Authority, in addition to the introduction of a new system of financing of the institution. It is important to underline that Article 2 of the Decree provides the replacement of all existing sections in the field of industrial and intellectual property, currently present in some Courts and Courts of Appeal, with new sections on business matter. Moreover, these new sections will be established also in all remaining Courts and Courts of Appeal established in the capital of each region, except in Valle d'Aosta, and in the Court and the Court of Appeal of Brescia. The aforementioned new sections, will have jurisdiction to hear and determine disputes relating to antitrust Italian and European Union. Consequently, Article 2, second paragraph, of "Decreto Crescitalia" decree, edits the text of Article 33 of Law no. 287/90 (antitrust law), which assigned to the Courts of Appeal territorial jurisdiction disputes between individuals concerning the violation of the Italian antitrust legislation. The new discipline, finally also addresses the difference in treatment between the Community and national rules for the protection of competition. Within the meaning of Article 33 of Law no. 287/90, in fact, the Court of Appeal had jurisdiction, such as courts of first instance only with the violation of the national antitrust legislation, whereas the violations of the European Union antitrust legislation remained in the normal jurisdiction of the courts, with the possibility of subsequent appeal. Just because the two laws are almost identical in content, this difference in treatment, now removed from the Law. 27 of 2012, was difficult to justify and moreover obvious source of uncertainty about the jurisdiction. ; Dottorato di ricerca in Persona, impresa e lavoro: dal diritto interno a quello internazionale (XXV ciclo)
[spa] La investigación que se presenta en esta tesis, hecha en cotutela entre la Universidad de Nápoles "Federico II" y la Universitat de Barcelona, tuvo como objetivo el análisis de los acontecimientos biográficos y también de la colección de arte particular de Ramiro Felípez Núñez de Guzmán, duque de Medina de las Torres y virrey de Nápoles entre el 1637 y el 1644. Para dar organicidad al estudio, en la redacción de la tesis se decidió seguir el orden cronológico de Ramiro Núñez de Guzmán, analizando las principales etapas de su vida. La primera parte trata del comienzo de su carrera política, en la que jugó un papel decisivo el casamiento con la hija del Conde Duque de Olivares, celebrado en el 1626. Esto ha necesariamente implicado una reflexión sobre la dinámica de la corte de Felipe IV, sobre todo en relación con la asignación de títulos y encargos de palacio. En los capítulos dos y tres se ha tratado de los años napolitanos del Guzmán (1637-1644), de las implicaciones políticas de matrimonio con la princesa Anna Carafa. Dada la influencia que esta unión tuvo también en el desarrollo de los intereses artísticos en el duque, se ha dedicado amplio espacio a las noticias más interesantes surgidas de la investigación de archivo. El estudio de los inventarios de la familia ha permitido profundizar sobre la colección, que constaba de pinturas y tapices de telas bordadas, que, según los informes de las fuentes, generaron particular admiración entre sus contemporáneos por amplitud y calidad. Los dos últimos capítulos tratan de la vuelta a Madrid, después del mandato virreinal, cuando el duque volvió a trabajar en la corte, a donde, mientras tanto, se habían afirmado nuevos personajes, como Luis de Haro, que contrastaron su subida como primer ministro. Además de la ambiciosa tarea de sumiller de corps del monarca, el duque de Medina comenzó a desempeñar el difícil papel de decano del Consejo de Estado, en un momento en que la monarquía española, después de la salida del Conde Duque de Olivares, había empezado el lento proceso de decadencia política en Europa. De hecho, estos años coincidieron con una intensa actividad diplomática para el Guzmán, llamado a participar en las negociaciones con las delegaciones de los holandeses, franceses y portugueses para la firma, respectivamente, del Tratado de Münster, de la Paz de los Pirineos y del Tratado de Lisboa. A la muerte del duque de Medina de las Torres a finales de 1668, lo que quedaba de la colección de pinturas y objetos de arte fue puesto a la venta. La investigación se centra pues al desarrollo de esta figura en relación con las donaciones al convento de Santa Teresa de Jesús, así como la reconstrucción de las relaciones que continuó manteniendo con Nápoles, tal como refieren unos inéditos documentan que se presentan por primera vez en esta ocasión. ; [eng] This thesis, carried out both at the University of Naples "Federico II" and the University of Barcelona, aims to analyse some biographical events and the artistic collection of Ramiro Felípez Núñez de Guzmán (1600-1668), Duke of Medina de las Torres. In the drafting of this thesis I decided to follow the sequence of biographical events of Ramiro de Guzmán. In the first chapter I analyzed his early political career, in which his marriage to the daughter of the Count Duke of Olivares (1626) played a decisive role. This necessarily had to reflect upon the dynamics of the Spanish court, especially regarding the allocation of diplomatic posts and the palace. In the subsequent chapters I focused on the years when Guzmán was sent as viceroy to Naples (1637-1644), and on the political implications of his marriage to Princess Anna Carafa. Thanks to this union, an incredible collection of paintings, hangings and tapestries began, which enjoyed particular admiration among his contemporaries. The last two chapters deal with the return to Madrid in 1644, when, in addition to the ambitious task of Sumiller de corps of the monarch, the Duke of Medina began to act as minister of the Council of State. In fact, these years were ones of intense diplomatic activity for Guzmán, who participated in the negotiations with the Dutch, French and Portuguese delegations for the signature of the Treaty of Münster, the Peace of the Pyrenees and the Treaty of Lisbon. At the death of the Duke of Medina de las Torres, at the end of 1668, what remained of the collection of paintings and art objects was inventoried and put on sale, but in the meantime a large part had passed on to his son Nicholas. Of particular interest were, for instance, also his activities as donor and patron of the Madrid convent of Santa Teresa de Jesús, as well as the recreation of the relations he kept with the Neapolitan artistic milieu after moving back to Spain, as witnessed by some unpublished documents that I am herein introducing. ; [ita] La ricerca che si presenta in questa tesi, svolta in cotutela tra l'Università degli Studi di Napoli "Federico II" e l'Universitat de Barcelona, ha avuto come obiettivo l'analisi delle vicende biografiche e collezionistiche di Ramiro Felípez Núñez de Guzmán, II duca di Medina de las Torres e viceré a Napoli dal 1637 al 1644. Per dare organicità e consequenzialità allo studio, nella stesura della tesi si è deciso di seguire il percorso biografico di Ramiro Núñez de Guzmán nelle sue tappe principali. Nella prima parte sono stati affrontati gli inizi della sua carriera politica, per la quale giocò un ruolo determinante il matrimonio con la figlia del conte duca di Olivares, celebrato nel 1626. Ciò ha necessariamente implicato una riflessione sulle dinamiche della corte spagnola, specie in riferimento all'assegnazione degli incarichi diplomatici e di palazzo. Nei capitoli successivi si è scelto di focalizzare l'attenzione sugli anni in cui il Guzmán fu inviato a Napoli come viceré (1637-1644), e sulle implicazioni politiche del matrimonio con la principessa Anna Carafa. Considerata l'influenza che questa unione ebbe anche per l'affacciarsi di interessi artistici nel duca, si è dedicato ampio spazio alle novità più interessanti emerse in tal senso dalle indagini archivistiche. Lo studio degli inventari di famiglia ha consentito un affondo sulla ricchissima quadreria e sulla rilevante raccolta di arazzi e panni ricamati che, stando a quanto riportato dalle fonti, godeva di particolare ammirazione presso i contemporanei per l'ampiezza e il pregio. Gli ultimi due capitoli affrontano il rientro a Madrid al termine del mandato vicereale e il ritorno agli incarichi di palazzo e di corte, dove nel frattempo si erano affermate nuove personalità, come quella di Luis de Haro, che ne avrebbero ostacolato l'ascesa a primo ministro. Oltre all'ambizioso compito di sumiller de corps del monarca, il duca di Medina riprese a svolgere l'impegnativo ruolo di decano al Consiglio di Stato, in un momento in cui la monarchia spagnola, dopo l'uscita di scena del conte duca di Olivares, cominciava il suo lento processo di declino politico in ambito europeo. Questi anni coincisero infatti con una intensa attività diplomatica per il Guzmán, chiamato a partecipare alle negoziazioni con le delegazioni olandesi, francesi e portoghesi per la firma, rispettivamente, del trattato di Münster, della Pace dei Pirenei e di quella di Lisbona. L'attitudine collezionistica del Guzmán sembra in questa fase subire una forte battuta d'arresto, in quanto i nuclei di dipinti, arazzi e oggetti preziosi cominciarono a disperdersi tra la nuova residenza madrilena, quella del figlio Nicola (che in un secondo momento lo seguì a corte) e i reales sitios di Filippo IV, dove giunsero in forma di dono. Alla morte del duca di Medina de las Torres, avvenuta alla fine del 1668, ciò che restava delle raccolte di dipinti e oggetti d'arte venne inventariato e messo in vendita, andando incontro all'oblio; tuttavia, nel frattempo una cospicua parte era passata al figlio Nicola, che già precedentemente era stato nominato erede universale del patrimonio materno. L'indagine si è a questo punto dirottata sulle vicende collezionistiche del primogenito, svelando alcune inaspettate sorprese. Di particolare interesse si è rivelata ad esempio la messa a punto della sua attività di donatore e patrocinatore nei confronti del convento madrileno di Santa Teresa de Jesús, oltre che la ricostruzione dei rapporti che continuò a mantenere con l'ambiente artistico napoletano dopo il trasferimento in Spagna, com'è testimoniato da alcuni documenti inediti che si presentano in questa occasione.
Il trattore agricolo è una macchina complessa, progettata per fornire potenza ad un numero consistente di attrezzi diversi sotto forma meccanica, idraulica e modernamente anche pneumatica ed elettrica. Il tutto viene fornito all'operatore per il tramite di un motore endotermico (tipicamente a ciclo Diesel), che sfrutta l'energia chimica contenuta nel combustibile, trasformandola in lavoro meccanico. Il continuo aumento del costo del gasolio, unitamente ad una maggiore attenzione ai problemi ambientali, hanno aumentato notevolmente l'attenzione degli agricoltori ai consumi. Proprio per questo, negli ultimi anni molte organizzazioni nazionali ed internazionali hanno cercato di definire dei metodi per calcolare un indice di efficienza energetica (EEI) anche per i trattori, similmente a quanto già fatto, ad esempio, per le automobili o per diverse tipologie di elettrodomestici. In particolare, l'efficienza energetica di un qualsiasi sistema rappresenta la capacità di sfruttare l'energia ad esso fornito per soddisfarne i fabbisogni. Minori sono i consumi relativi al soddisfacimento di questo fabbisogno, e migliore risulta l'efficienza energetica del sistema. Nel settore della meccanizzazione agricola, diverse nazioni (Spagna, Corea, Turchia) hanno introdotto dei programmi per la definizione di questo indice, basandosi su dati già disponibili, come quelli delle prove del Codice 2 OCSE o delle prove di omologazione del motore endotermico. La DLG (una associazione di agricoltori tedeschi), invece, ha messo in opera un sistema diverso, basato su prove in pista che cercano di simulare dei cicli di lavoro reali, tipici dell'agricoltura centro-europea. Tuttavia, storicamente sia i codici OCSE che questi nuovi protocolli di prova hanno riguardato nella gran parte dei casi i trattori standard; viceversa, i trattori specializzati, impiegati nei vigneti, frutteti, nell'orto-floro-vivaistica e nella manutenzione del verde non hanno potuto finora godere delle medesime attenzioni. Scopo di questo lavoro è quindi quello di costruire una metodologia per poter calcolare un Indice di Efficienza Energetica anche per i trattori da vigneto. Una prima fase del lavoro ha visto l'analisi dell'operatività dei trattori da vigneto, per poter definire quali cicli lavorativi rilevare in quanto maggiormente impattanti. Si è quindi proceduto all'analisi, per diversi motivi solo parziale, di questi cicli reali di campo, analizzando le potenze trasmesse dal trattore alla macchina operatrice e (ove possibile) anche i consumi. Successivamente questi dati sono stati elaborati per costruire dei cicli teorici facilmente riproducibili in laboratorio, per il tramite di banchi prova appositi (freno motore in particolare). La ridotta collaborazione dei costruttori non ha però permesso di replicare in laboratorio questi cicli creati. Si è quindi deciso di tentare un'altra strada, ovvero utilizzare dei dati di prove motore già liberamente disponibili, ovvero quelli relativi alle prove Codice 2 OCSE. Nel periodo 2011-2015, su un totale di 278 test report emessi, solo 11 purtroppo erano relativi a trattori da vigneto e frutteto. Analizzando i report si è valutata la corrispondenza tra potenza rilevata nelle prove in campo e potenza rilevata nel test Codice 2, verificando inoltre la compatibilità della modalità di prova (con riguardo alla posizione dell'acceleratore). I diversi cicli sono stati quindi parificati a 4 diverse condizioni di prova del Codice 2 OCSE. I dati relativi ai consumi specifici (espressi in g/kWh) sono stati quindi analizzati introducendo un impegno temporale previsto per la singola operazione, espresso come percentuale del tempo totale di lavoro, questo in quanto l'agricoltore non utilizza il trattore per un'unica operazione, ma per più operazioni. L'agricoltore può inoltre variare le percentuali di utilizzo del trattore per la singola operazione, ricalcolando quindi sulla effettiva operatività aziendale l'Indice di Efficienza Energetica complessivo. Come spesso succede, però, un singolo numero, soprattutto se non immediatamente confrontato con altri, non dice molto all'utilizzatore finale. Si rende quindi indispensabile, come effettuato in molti altri casi, una definizione delle diverse classi energetiche, per poter facilmente confrontare i risultati ottenuti dal foglio di calcolo sopra indicato. Si è deciso di optare per l'introduzione di 7 classi, dalla A alla G, differenziate tra di loro per un intervalli di 30 g/kWh. Si tratta di una decisione puramente arbitraria, e ovviamente soggetta a futuri adeguamenti, anche in base al ridotto campione di trattori che è stato in questo momento analizzato. In conclusione, il progetto sviluppato durante questa tesi ha lo scopo principale di offrire all'utilizzatore di trattori specializzati diversi indici riguardanti l'efficienza energetica (e quindi, indirettamente, i possibili costi di gestione) dei trattori stessi in diverse condizioni operative, tipiche del settore viticolo e frutticolo. Futuri approfondimenti del lavoro dovranno sicuramente riguardare tutte le parti di questo lavoro. Si dovrà infatti implementare l'analisi reale delle diverse lavorazioni, con una misurazione puntuale delle potenze assorbite da diverse attrezzature (anche della stessa tipologia ma con capacità operative differenti), ricreando dei cicli teorici più affidabili possibili. Inoltre, la fase critica sarà quella per l'ottenimento dei dati reali da prove di laboratorio riferite ai cicli, e non più ai soli dati del codice 2. Si ritiene poi importante anche ottimizzare il database, creando un software apposito con un database periodicamente aggiornato, e in grado di guidare l'agricoltore nella compilazione del suo "uso tipico". Inoltre, è ovvio che il consumo di combustibile, per quanto sia uno dei fattori principali che guidano l'agricoltore nella scelta del trattore, non è sicuramente l'unico. Dal punto di vista ambientale potrebbe essere utile analizzare anche le emissioni di gas in atmosfera, misurandole con l'apposita sensoristica (opacimetri, sonde lambda, etc.) durante le prove di laboratorio. Questi dati, confrontati tra loro su di un utilizzo medio ragionato, potrebbero essere utilizzati anche come base per l'erogazione di sussidi in agricoltura: come già avviene in molti altri settori o in altri paesi, dove le macchine maggiormente efficienti (sia come consumi che come emissioni) sono finanziate dai Piani di Sviluppo Rurale, soggette a defiscalizzazioni o comunque oggetto di contribuzione pubblica. ; The agricultural tractor is a complex machine, designed to provide power to a broad number of different types of equipment, be it mechanical power, hydraulic power, and in recent times even pneumatic and electric power. All this power is harnessed through an endothermic engine (typically diesel cycle), that harnesses the chemical energy of the fuel transforming it into mechanical energy. The constant increase in fuel prices, together with a higher awareness of environmental issues, have significantly increased farmers' concern over their consumptions. In the last few years, this has led many national and international organisations to come up with methods to calculate an energy efficiency index for tractors, in line with what has already been done for cars or different types of household appliances. In particular, the energy efficiency of a system can be defined as its ability to harness the supplied energy to meet its needs. The less the system consumes in order to meet its needs, the higher will be its energy efficiency. Within the farm mechanisation industry, several countries (Spain, Korea, Turkey) have introduced programmes in an attempt to define this index, based on currently available data such as the OECD Code 2 tests or performance testing on endothermic engines. The DLG (German Agricultural Society) has implemented a different system, based instead on field tests that replicate real work cycles typical of central- European farming. However both the OECD codes and these new testing protocols were mainly designed and tested on standard tractors, whereas specialised tractors, the ones used in vineyards, fruit orchards, greenhouses and vegetation maintenance, have been neglected up until now. The purpose of this project is to devise a methodology in order to be able to calculate an Energy Efficiency Index also for vineyard tractors. The first part of the project consisted in analysing the work of tractors in viticulture, in order to pick out the most impactful, and therefore most relevant work cycles. This was followed by an only partial (for several reasons) analysis of these real-life field cycles, by studying the power transmitted from the tractor to the implements/equipment and (where possible) assessing consumption as well. This data was then used to devise theoretical cycles, easily reproducible in the lab thanks to dedicated testing areas (especially for the engine brake). But due to a lack of cooperation from the manufacturers, it was not possible to test these cycles in the lab. A different strategy was then decided on: using engine testing data from sources that were already freely available, such as data from the OECD Code 2 tests. Between 2011 and 2015, only 11 out of 278 test reports issued involved vineyard and orchard tractors. When analysing these reports, the power detected in field tests was compared to the power detected in Code 2 tests, and the compatibility of the test setting was also assessed (especially the position of the throttle). The various cycles were then compared against 4 different test conditions of the OECD Code 2. The specific consumption data (expressed in g/kWh) was then assessed against a given time allocated to the task, expressed as a percentage of the overall work time, as the farmer doesn't use the tractor for a single task but for multiple tasks. The farmer can also change the percentages of tractor usage for each task; thereby recalculating the overall energy efficiency index according to the farm's actual operational performance. However, as often happens, one single figure, especially if not immediately checked against other numbers, does not mean much to the end user. Therefore it is essential, as it has proved to be in many other cases, to provide a definition of the different energy brackets in order to facilitate the comparison of results by using the spreadsheet shown above. It has been decided to introduce 7 energy brackets running from A to G, each one separated by an interval of 30g/kWh. This is a purely arbitrary distinction, which is obviously subject to future amendments also due to the small numbers of tractors analysed so far. In conclusion, the main goal of the project outlined in this paper is to provide the user of specialised tractors with different energy efficiency indexes (and therefore also, indirectly, with an idea of the possible operating costs) of tractors under diverse operating conditions within the vine and fruit culture industry. Any future research on this project should take into account all the aspects that have been touched on. It will be necessary in fact to implement a real-life analysis of the different activities, with accurate measurements of the power used by each piece of equipment (even if they are of the same type but with different operating systems), devising in this way theoretical cycles that are as reliable as possible. In addition, a key part of the project should revolve around obtaining real data from laboratory tests based on these cycles, and not just data from Code 2 tests. We also consider it important to optimise the database, by creating a dedicated software with a regularly updated database, which can guide the farmer in tracking his "typical use". Moreover it is clear that the consumption of fuel, despite being one of the main factors that guide the farmer's choice of tractor, is definitely not the only one. From an environmental point of view, it could be useful to also analyse gas emissions into the atmosphere, by measuring them with the appropriate instruments (opacimeters, lambda waves, etc.) during laboratory tests. All this data, if it was compared and evaluated against a reasoned average utilisation, could then be used as a basis for the distribution of agricultural subsidies, as is already the case in many other industries or in other countries, where the most efficient machines (both in terms of consumption and emissions) are funded by Rural Development Plans, or benefit from tax deductions or some form of government contribution.
Il commercio equo e solidale (Cees) è andato sviluppandosi nel mondo occidentale nel corso degli ultimi quaranta anni, quale risposta alla crescente consapevolezza del fatto che i vantaggi derivanti dagli scambi e dall'espansione del commercio internazionale non risultano equamente ripartiti tra tutti i Paesi e tra i vari strati della popolazione di ciascuno dei Paesi stessi. La progressiva estensione del fenomeno in termini di ampliamento delle aree geografiche coperte e di aumento del quantitativo e delle tipologie dei beni commerciati, nonché il proliferare dei soggetti coinvolti e la loro stessa eterogeneità ha via via evidenziato le potenzialità connesse a tale realtà divenuta, nel corso di pochi decenni, da settore di nicchia, modello di riferimento per un commercio giusto nel panorama internazionale di mercato. Orbene, allo scopo di inquadrare precisamente il fenomeno e di sviscerarne i contenuti si è ritenuto opportuno suddividere la trattazione del tema in quattro macro-blocchi inerenti rispettivamente: la descrizione socio-economica del Cees, i progetti di normazione presenti in materia a livello sovranazionale-nazionale e regionale, le altre esperienze parallelamente sviluppate in altri paesi europei, nonché l'analisi degli strumenti contrattuali in uso nel settore con particolare riguardo ai contratti di Ctm. Il punto di partenza è rappresentato da una serie di considerazioni di ordine introduttivo, con particolare riguardo alla dimensione socio-economica del fenomeno, alla luce della sua crescente evoluzione e del suo attuale valore in termini di incidenza all'interno del nuovo ordine globale delle relazioni economiche. A seguire, dato il taglio essenzialmente giuridico della ricerca, si è ritenuto opportuno penetrare immediatamente la realtà del commercio equo con specifico riferimento alle problematiche ed alle prospettive connesse all'opportunità di una regolamentazione giuridica del fenomeno stesso, le quali costituiscono, precisamente, l'oggetto centrale del presente studio. In particolare si è scelto di elaborare una serie di riflessioni introduttive a proposito dei differenti approcci posti in essere in materia, considerando la complessità del quadro di riferimento nonché la varietà degli intenti. Orbene, nel tentativo di ricostruire le ragioni che hanno determinato l'esigenza di regolamentare la materia, si è pensato in primo luogo di esaminare i numerosi tentativi di autoregolamentazione attuati in tal senso, con riferimento da un lato alle cc. dd. Carte dei Criteri ed in particolare alla Carta Italiana, elaborate allo scopo di identificare i requisiti ed i soggetti destinati ad operare in tale contesto, e dall'altro lato ai sistemi di certificazione privati e specializzati posti in essere allo scopo di etichettare i prodotti del Cees e garantire così la conformità a determinati standard, nonché il rispetto dei principi propri del settore in esame. Una volta esaminati i percorsi inerenti la via dell'autoregolamentazione e le peculiarità connesse agli stessi si è ritenuto interessante procedere nell'analisi dei percorsi di eteroregolamentazione posti in essere in materia, e ciò in particolare sulla scorta dei limiti e delle incongruenze intrinsecamente legate alla strada dell'autodisciplina. La creazione di un preciso schema legislativo in materia, corrispondente ad una vera e propria legge, consentirebbe, infatti - ed è precisamente ciò che la ricerca è tesa a dimostrare - di realizzare, al di là del riconoscimento ufficiale del fenomeno, anche una specifica individuazione dei prodotti del Cees e dei soggetti coinvolti, ciò che determinerebbe, attraverso l'istituzione di un rigoroso sistema sanzionatorio, la conseguente eliminazione del rischio che gli stessi si trovino in un certo senso a miscelarsi inconsapevolmente con soggetti estranei ai principi del movimento, traducendosi implicitamente in una enorme garanzia per il consumatore. Una volta accertata la necessità di regolamentare la materia e una volta enucleate le motivazioni attraverso le quali si è giunti ad affermare la preferenza di soluzioni di tipo eteroregolamentative, si è scelto di proseguire nell'analisi dettagliata dei percorsi e degli interventi legislativi elaborati su scala sovranazionale, nazionale e regionale; ciò al fine di riflettere più compiutamente sul taglio che un intervento regolativo in materia dovrebbe avere. I paragrafi elaborati nell'ambito della Parte II e precisamente inerenti una ricognizione e valutazione critica dei progetti di normazione presenti in materia, si muovono in effetti proprio in tale ottica, nel tentativo di chiarire se, posta la complessità degli interventi legislativi predisposti a vari livelli, sia ravvisabile all'interno di uno di questi un possibile modello da seguire. Sempre allo scopo di riflettere sui profili regolamentativi del fenomeno del Cees e posta la necessità di rintracciare un modello indicativo sulla base del quale pervenire all'elaborazione di un preciso schema di inquadramento legislativo, si è scelto di dedicare le successive fasi della ricerca all'esame delle esperienze maggiormente rilevanti nel settore condotte all'interno di altri paesi. La terza parte-sezione del lavoro di ricerca si incentra, infatti, sull'analisi degli schemi e delle soluzioni legislative elaborate a livello europeo (e non solo) in tale ambito, ciò allo scopo di valutare le affinità e le compatibilità, ma anche eventualmente le divergenze esistenti rispetto al nostro sistema. Ebbene, a parte lo studio delle strategie tracciate all'interno del contesto europeo, ed in modo particolare in paesi come la Spagna e la Francia - attraverso l'analisi delle varie proposte e normative concretamente poste in essere - si è ritenuto interessante proporre anche l'esame di una realtà profondamente differente, sia per struttura che per impostazione, quale, appunto, quella canadese, e ciò considerato in particolare anche il carattere innovativo di una indagine comparata tra le due dimensioni (quella italiana e quella, appunto, canadese). Alla luce di tali considerazioni, nonché allo scopo di rendere effettivamente concreti i profili teorici anzi sviluppati, si è scelto di completare la ricerca mediante l'analisi di alcuni contratti commerciali, utilizzati nella pratica degli affari e recanti appunto norme rispettose dei principi del Cees. In particolare, l'ultima sezione del lavoro, inerente temi di giustizia sociale e diritto dei contratti - con specifico riferimento alla disciplina giuridica del contratto inteso appunto quale mezzo attraverso cui orientare il corretto funzionamento del mercato concorrenziale e fornire adeguate tutele ai consumatori - si sofferma sull'analisi della modulistica contrattuale (Il "Fair Trade Partnership Agreement"; l'"Annual Plan"; il "Fair Trade Purchasing Contract"; il "Delivery Order") utilizzata da Ctm Altromercato nelle operazioni di acquisto, nonché di trasporto e vendita dei prodotti equo-solidali. Tale modulistica, reperita grazie ad una profonda collaborazione con la sede legale del Consorzio, è stata ritenuta particolarmente interessante sotto un duplice profilo: da una parte, infatti, tali strumenti contrattuali potrebbero rappresentare una effettiva garanzia per quel consumatore socialmente responsabile che voglia visionarli al fine di constatare direttamente il rispetto di determinati standard e principi e che voglia, cioè, accertare che i prodotti che acquista siano effettivamente rispettosi di quegli standard; dall'altra parte, tali contratti rappresenterebbero una sorta di garanzia sociale, vale a dire un mezzo attraverso il quale far rispettare i suddetti valori e recuperare, in una prospettiva più ampia, anche determinati diritti. ; The fair trade phenomenon expanded in the western world during the last forty years because the benefits of trade and the expansion of international trade are not equitably distributed among all countries and between different levels of population. The gradual extension of phenomenon, the expansion of the geographic areas covered, the increase of quantity and types of traded goods and the proliferation of actors, gradually showed the strength related to this reality, which has become, in a few years, a true reference model for a fair trade on the international market. However, in order to classify precisely the phenomenon and to reveal its contents, it was considered appropriate to divide the discussion of the topic into four macro-blocks, respectively associated to: -the socio-economic description of the fair trade; -the different standardization projects elaborated in this field at the supranational, national and regional levels; -the other experiences developed in a comparative perspective with other European countries (and not only); -the analysis of contractual instruments used in the sector with particular regard to the contracts used by CTM Altromercato. The starting point is represented by some different preliminary considerations, with special emphasis on socio-economic phenomenon, considering its increasing trend and its current value in terms of incidence on the new global order of economic relations. Secondly, as legal research, it was considered appropriate to immediately penetrate the reality of fair trade, with specific reference to the problems and prospects related to the best legal regulation of this phenomenon, which represents the central object of this study. In particular, we chose to develop some general discussion about the different approaches elaborated in this area, considering the complexity of the framework and the variety of proposals. However, reconstructing the underlying reasons for a legal adjustment of this phenomenon, it was thought primarily to examine the many attempts to self-regulation, referring firstly to the "Carte dei Criteri" and especially the "Carta Italiana", drawn up to identify the requirements and the people suitable to operate in that context, and secondly concerning the private certification schemes, specialized in this field, and created to label the products of fair trade and thus to ensure compliance with standards and respect for the principles of the sector. After examining the pathways of self-regulation and the peculiarities connected to the same, it was considered interesting to carry out the analysis of a different form of regulation, called "heteroregulation", considering, in particular, the limitations and inconsistencies intrinsically linked to the self-discipline. In fact, the creation of a clear legislative framework, corresponding to a real law, would- and this is precisely what the research is oriented to prove - to establish, in addition to official recognition of the phenomenon, the specific identification of the fair trade products and of the parties involved and moreover, establishing a strict system of sanctions, to realize the subsequent elimination of the risk that they are, unconsciously, mixed with persons outside the principles of the movement, meaning a huge guarantee for the consumers. Once we have established the need to regulate this field and once outlined the reasons for a preference of heteroregolamentative type solutions, it was interesting to analyze the detailed paths and the legislative actions drawn up at the supranational , national and regional level, to reflect more broadly on the style that a regulatory intervention in this area would have. The paragraphs elaborated in the II part, concerning a critical evaluation of the projects of regulation existing in this context, want to clarify if, considering the complexity of the sector, a potential model to follow exists. Thirdly, in order to reflect on the regulation profiles of fair trade phenomenon and considering the need to find a legislative framework, it was chosen to dedicate the next stages of research to examine of the most important experiences carried on in this field from other countries. The third part-section of the research is focused on the analysis of legislative solutions developed at European level (and not only) in this context; the aim is to value the similarities and the compatibility, but also the differences, compared to our system. In addiction to the study of strategies, outlined in the European context, and particularly in the countries like Spain and France - through the analysis of various proposals and regulations put in practice - it was considered interesting to propose also the examination of Canadian perspective, considering in particular the innovative nature of a comparative study between these two dimensions (Italian and Canadian). For these considerations and to realize the theoretical profile, it was decided to complete the research with the analysis of some commercial contracts, which are used in the practice of business and containing the fair trade rules and the principles. In particular, the last section of work, concerning the social justice issues and the law of contracts - with particular reference to the legal framework of the contract conceived like an instrument to ensuring the proper functioning of the competitive market and protect consumers - is focused on the analysis of contractual forms ( "Fair Trade Partnership Agreement", "Annual Plan, "Fair Trade Purchasing Contract" and "Delivery Order") used by CTM Altromercato in transactions of purchase, transportation and sale of fair trade products. These contracts, obtained thanks to a strong collaboration with the legal office of the Consortium CTM Altromercato, were considered particularly interesting: first of all, these instruments could be a contractual guarantee for a consumer socially responsible, who wants to view them and to observe directly the relevance of these standards and principles, and to ensure that the products meet those standards; on the other hand, these contracts represent a kind of social security, namely an instrument to enforce these values and also to recover, in a broader perspective, specific rights.
La nozione di "dati personali" è particolarmente ampia nel diritto dell'Unione. La Corte di giustizia ha precisato che comprende, per esempio, "il nome di una persona accostato al suo recapito telefonico o ad informazioni relative alla sua situazione lavorativa o ai suoi passatempi", il suo indirizzo i suoi periodi di lavoro e di riposo nonché le relative interruzioni o pause, gli stipendi corrisposti da taluni enti ed i loro beneficiari, i dati sui redditi da lavoro e da capitale nonché sul patrimonio delle persone fisiche, le banche date sugli stranieri presenti sul territorio. Nei limiti in cui le informazioni riguardano una persona fisica identificata o identificabile, il loro contenuto può riguardare tutti gli aspetti relativi alla vita privata o professionale in una sfera pubblica. La forma può essere scritta, sonora o visiva. Un'altra nozione importante è quella della nozione di "flusso transfrontaliero dei dati" che riguarda la comunicazione diretta "a destinatari specifici". Da questo concetto, è esclusa la semplice pubblicazione online (di dati personali) quali i registri pubblici o i mezzi di comunicazione di massa (giornali elettronici e televisione). In un primo periodo della sua giurisprudenza sulla Carta, la Corte di giustizia si riferisce alla protezione della privacy con un riferimento spesso cumulativo agli artt. 7 e 8 senza riconoscere l'autonomia del "diritto alla protezione dei dati personali"rispetto al "diritto al rispetto della vita privata". Inoltre, sino al momento in cui è emersa la questione delle limitazioni consentite ai diritti previsti dagli artt. 7 e 8, con riferimento all'applicazione dell'art. 52 Carta, la Corte non ha distinto il profilo relativo all'applicazione del principio di proporzionalità, da quello riguardante la violazione dei "contenuti essenziali" dei diritti in gioco. In questo senso particolarmente significativa è il ragionamento della Corte nella sentenza Volker del 2010: si deve ritenere, da un lato, che il rispetto del diritto alla vita privata con riguardo al trattamento dei dati personali, riconosciuto dagli artt.7 e 8 della Carta, sia riferito ad ogni informazione relativa ad una persona fisica identificata o identificabile e, dall'altro, che le limitazioni che possono essere legittimamente apportate al diritto alla protezione dei dati personali corrispondano a quelle tollerate nell'ambito dell'art. 8 della CEDU". Il riferimento all'art. 8 della CEDU sottolinea come il diritto alla protezione dei dati sia considerato semplicemente quale accessorio rispetto al diritto al rispetto alla vita privata previsto dall'art. 7 della Carta. La conservazione dei dati può costituire una limitazione del diritto al rispetto della vita privata e del diritto alla protezione dei dati personali. In parallelo con l'art. 8, par. 2, della CEDU, la Carta riconosce che l'ingerenza di un'autorità pubblica nell'esercizio del diritto al rispetto della vita privata può essere giustificata se necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza e alla prevenzione dei reati. In particolare ai sensi dell'art. 52, par. 1 della Carta, tali limitazioni devono essere "previste dalla legge e rispettare il contenuto essenziale di detti diritti […] nel rispetto del principio di proporzionalità," ed essere necessarie e rispondere a finalità di interesse generale riconosciute dall'Unione o all'esigenza di proteggere i diritti e le libertà altrui. In pratica, ciò significa che le eventuali limitazioni devono essere: formulate con precisione e prevedibilità; necessarie per realizzare una finalità di interesse generale o per proteggere i diritti e le libertà altrui; proporzionate alla finalità perseguita; e conformi al contenuto essenziale dei diritti fondamentali in questione. Pertanto, la protezione dei dati personali prevista dall'obbligo prescritto dall'articolo 8 par. 1 della Carta risulta particolarmente importante per il diritto al rispetto della vita privata di cui all'articolo 7 della stessa Carta. La Convenzione di Roma per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) stabilisce un elevato livello di protezione dei dati personali. Secondo l'art. 8, ogni persona è titolare del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, del suo domicilio e della sua corrispondenza. Sulla base di un'interpretazione estensiva della nozione di "vita privata", sono stati individuati dalla Corte europea principi o diritti propri della materia. In base alla giurisprudenza della Corte EDU, la protezione dei dati ex art. 8 CEDU ha ad oggetto il loro trattamento, che può comprendere diverse operazioni (raccolta, registrazione, conservazione, impiego, trasferimento, divulgazione, rettifica o cancellazione). Il trattamento deve essere compiuto nel rispetto dei principi di legalità, legittimità, temporaneità e proporzionalità. Per ciò che attiene alle limitazioni ammissibili, il requisito fondamentale è la "prevedibilità" e "accessibilità" della legge. L'accertamento di una violazione può dipendere da fattori, quali la qualità, la modalità e la tipologia dei dati e dal diritto di esercitare il diritto di accesso e dalla possibilità di richiesta, di rettifica e cancellazione da parte del soggetto interessato. Sono ammissibili deroghe relative alla sicurezza nazionale o alla prevenzione o alla repressione del crimine. Una particolare categoria è costituita dai dati sensibili (ad esempio stato di salute ed origini etniche) che richiedono specifiche garanzie per evitare qualsiasi forma di discriminazione. Per quanto riguarda la possibilità di interpretare estensivamente la nozione di vita rivata la Corte ha più volte ribadito che: "Private life is a broad term not susceptible to exhaustive definition". Si tratta di un termine ampio non suscettibile di definizione esaustiva. La Corte ha più volte statuito che elementi quali il sesso, il nome, l'orientamento sessuale e la vita sessuale sono elementi importanti della sfera personale (ex art. 8 CEDU). Vi è però anche una zona di interazione di una persona con gli altri, anche in un contesto pubblico, che può rientrare nell'ambito dell'applicazione della "vita privata". Il diritto di identità e sviluppo personale, e il diritto di stabilire e sviluppare relazioni con altri esseri umani può persino consentire di estendere l'ambito di applicazione alle attività di natura professionale o commerciale. Il Trattato di Lisbona ha creato per la prima volta una nuova base giuridica per la protezione dei dati personali nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, utilizzabile sia per l'armonizzazione legislativa del mercato, che per la cooperazione giudiziaria civile e penale (ex terzo pilastro). Tuttavia, la base giuridica dell'art. 16 del TFUE consente all'Unione europea di adottare direttive e regolamenti per la cooperazione di polizia solo dopo la fine del periodo transitorio di cinque anni, vale a dire alla fine del 2014. La competenza prevista dall'art. 16 del TFUE è una competenza concorrente dell'Unione con gli Stati membri come per tutto lo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia (cooperazione in materia di immigrazione, cooperazione civile e penale). In quest'ultimo settore potranno comunque essere previste norme specifiche (Dichiarazione 21 Allegata al Trattato di Lisbona). Infatti, le informazioni nel settore della libertà, della sicurezza e della giustizia vengono scambiate anche per analizzare le minacce alla sicurezza, identificare i trend delle attività criminali o valutare i rischi nei settori correlati. La seconda base giuridica riguarda il settore della politica estera e di sicurezza comune, in cui il TFUE prevede invece solo l'adozione di una decisione ad hoc del Consiglio. La direttiva 95/46/CE costituisce la parte principale della normativa secondaria sulla protezione dei dati personali nel mercato che contiene gli elementi principali della tutela, concretizzando e ampliando il contenuto della Convenzione 108. La direttiva rappresenta un quadro generale completato da strumenti normativi specifici quali il regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari e la direttiva 2002/58/CE relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche nonchè la libera circolazione di tali dati (in particolare l'art. 41) La direttiva 95/46/CE prevede di promuovere la libera circolazione delle informazioni nel mercato interno; l'armonizzazione di disposizioni essenziali del diritto nazionale; esprime la fiducia reciproca degli Stati membri nei rispettivi sistemi giuridici nazionali. Le disposizioni della direttiva non si applicano ai trattamenti di dati personali effettuati per l'esercizio di attività che non rientravano nel campo di applicazione del diritto comunitario e, comunque, ai trattamenti aventi come oggetto la pubblica sicurezza, la difesa, la sicurezza dello Stato e in materia di diritto penale. A livello del diritto comunitario, la conservazione e l'uso di dati a fini di contrasto dei reati sono stati affrontati per la prima volta dalla direttiva 97/66/CE sul trattamento dei dati personali e sulla tutela della vita privata nel settore delle telecomunicazioni. Detta direttiva ha stabilito, per la prima volta, che gli Stati membri possono adottare le disposizioni legislative che considerano necessarie per la salvaguardia della pubblica sicurezza, della difesa o dell'ordine pubblico (compreso il benessere economico dello Stato ove le attività siano connesse a questioni di sicurezza dello Stato), e per l'applicazione del diritto penale. La direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche riguarda principalmente il trattamento dei dati personali nel quadro della fornitura dei servizi di telecomunicazione. La direttiva contiene norme fondamentali destinate a garantire la fiducia degli utilizzatori nei servizi e nelle tecnologie delle comunicazioni elettroniche. Esse riguardano in particolare il divieto di "spam", il sistema di consenso preventivo dell'utilizzatore (opt–in) e l'installazione di marcatori (cookies). Si accresce la tutela contro i trattamenti invisibili di dati che si attivano ogniqualvolta si accede ad un sito internet. Le norme in materia di Privacy online si rafforzano, quindi, in merito all'uso dei cookies (stringhe di testo che possono anche memorizzare le scelte di navigazione degli utenti) e simili sistemi. Gli utenti di internet dovranno essere maggiormente informati sull'esistenza di tali sistemi e su ciò che accade ai loro dati, potendo così controllarli più facilmente. Anche per i "cookies" devono valere i concetti di informativa e consenso. Ai fini dell'espressione del consenso possono essere utilizzate specifiche configurazioni di programmi informatici o di dispositivi che siano di facile e chiara utilizzabilità per il contraente o l'utente. La direttiva stabilisce come principio di base, che gli Stati membri devono garantire, tramite la legislazione nazionale, la riservatezza delle comunicazioni effettuate tramite una rete pubblica di comunicazioni elettroniche. In particolare, devono proibire ad ogni altra persona di ascoltare, intercettare, memorizzare le comunicazioni senza il consenso degli utenti interessati. Per quanto riguarda la sicurezza dei servizi, il fornitore di un servizio di comunicazione elettronica deve garantire che i dati personali siano accessibili soltanto al personale autorizzato; tutelati dalla distruzione, perdita o alterazione accidentale. Eventuali violazioni devono essere comunicate alla persona interessata, nonché all'autorità nazionale di regolamentazione (ANR). Per garantire la disponibilità dei dati di comunicazione per la ricerca, l'accertamento e il perseguimento di reati, la direttiva stabilisce un regime di conservazione dei dati. La direttiva adotta l'approccio di libera scelta (opt–in) in relazione alle comunicazioni elettroniche commerciali indesiderate, cioè gli utenti devono dare il loro accordo preliminare prima di ricevere queste comunicazioni. Questo sistema di opt–in copre anche i messaggi SMS e altri messaggi elettronici ricevuti su qualsiasi terminale fisso o mobile. Sono tuttavia previste deroghe. A norma della direttiva 2002/58/CE relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche in linea di principio tali dati relativi al traffico, generati dall'uso dei servizi di comunicazione elettronica, devono essere cancellati o resi anonimi quando non sono più necessari ai fini della trasmissione di una comunicazione, salvo i casi in cui risultino necessari per la fatturazione, e solo per il periodo necessario a tal fine, o in cui sia stato ottenuto il consenso dell'abbonato o utente. I dati relativi all'ubicazione possono essere trattati soltanto se sono resi anonimi o con il consenso dell'utente interessato, nella misura e per il periodo necessari alla fornitura di un servizio a valore aggiunto. Le modifiche introdotte dalla direttiva 2009/136/CE, in materia di trattamento dei dati personali e tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche sono finalizzate a promuovere una maggiore tutela dei consumatori contro le violazioni dei dati personali, le comunicazioni indesiderate e lo "spam". A questo proposito, il soggetto tutelato dalle comunicazioni indesiderate e dallo spam viene definito in modo nuovo: "contraente" o "utente" (in sostituzione del concetto di interessato o abbonato). La direttiva data retention ha modificato l'art. 15, par. 1, della direttiva relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche, inserendo un paragrafo che esclude che tale normativa si applichi ai dati conservati in base alla direttiva data retention. Secondo tale direttiva (art. 11) gli Stati membri possono adottare disposizioni legislative in deroga al principio della riservatezza delle comunicazioni, tra cui, a talune condizioni, la conservazione, l'accesso e il ricorso ai dati a fini di contrasto. L'art. 15, par. 1, permette agli Stati membri di limitare i diritti e gli obblighi attinenti alla vita privata, anche mediante la conservazione di dati per un periodo di tempo limitato, qualora la misura sia "necessaria, opportuna e proporzionata all'interno di una società democratica per la salvaguardia della sicurezza nazionale (cioè della sicurezza dello Stato), della difesa, della sicurezza pubblica; e la prevenzione, ricerca, accertamento e perseguimento dei reati, ovvero dell'uso non autorizzato del sistema di comunicazione elettronica". La giurisprudenza della Corte di Strasburgo riguardante il bilanciamento della tutela dei dati personali con l'interesse pubblico alla sicurezza in materia di dati conservati dai servizi d'intelligence ha avuto per oggetto i seguenti casi: Rotaru v. Romania; Haralambie v. Romania; Turek v. Slovakia; Segerstedt-Wiberg and O. v. Sweden e Shimovolos v. Russia. In materia di conservazione del DNA: S. and Marper v. United Kingdom e Peruzzo and Martens v. Germany. In materia di conservazione dei dati in speciali banche dati: Bouchacourt; Gardel e M.B. v. France; Khelili v. Switzerland; M.K. v. France; Dalea v. France; E.B v. Austria e Bernh Larsen v. Norway. In materia di controlli e videosorveglianza: Peck v. the United Kingdom; Vetter v. France; Kopke v. Germany e Van Vondel v. Netherlands. La Corte EDU si è occupata di bilanciamento con la tutela della salute nelle sentenze: Armonas v. Lithuania; Gillberg v. Sweden e Avilkina and Others v. Russia. Mentre il bilanciamento con la libertà di espressione e il diritto di reputazione è stato affrontato nelle sentenze: Von Hannover v. Germany; Axel Springer AG v. Germany; Mosley v. United Kingdom e Nagla v. Lettonia. La giurisprudenza della Corte di giustizia in relazione all'esercizio di poteri pubblici si è occupata dei casi: Österreichischer Rundfunk, Huber e YS. Nelle sentenze Commissione c. Germania, Commissione c. Austria e ommissione c. Ungheria, il giudice dell'Unione si è occupato del ruolo delle autorità indipendenti di controllo sui dati e in Volker und Markus Schecke e Commissione c. Bavarian Lager della problematica relativa all'accesso agli atti. In particolar modo le questioni interpretative della direttiva 95/46/CE sono state affrontate nelle sentenze Asociación Nacional de Establecimientos Financieros de Crédito; Deutsche Telekom AG; Institut immobiliere e Ryneš. Copiosa è stata la giurisprudenza sia della Corte di Strasburgo (KU v. Finland; Editorial Board di Pravoye Delo e Shtekel v. Ukraina; Ahmet Yildirim v. Turkey; Animal Defenders International v. United Kingdom; Delfi AS v. Estonia; Times Newspapers Limited v. United Kingdom e Ashby Donald e Neij e Sunde Kolmisoppi) e della Corte di Lussemburgo sulle problematiche poste da internet in relazione alla tutela dei dati personali (SABAM, Promusicae, UPC Telekabel Wien, Digital Rights, Google Spain).
Dottorato di ricerca in Scienze e tecnologie per la gestione forestale e ambientale ; La definizione di biodiversità può avere diverse interpretazioni, ma generalmente con questo termine si indica l'insieme delle specie presenti in un ecosistema: ad una maggior numero di esse, corrisponde una maggiore stabilità del sistema. A livello di specie, la biodiversità è principalmente correlata alle differenze genetiche tra individui; un ricco patrimonio genetico intra-specifico garantisce un ampio spettro di risposte alle pressioni ambientali. D'altro canto, popolazioni con scarsa biodiversità genetica tendono a rispondere in maniera univoca a condizioni di stress, dunque presentandosi più vulnerabili ad essi. Questo fenomeno è particolarmente enfatizzato in contesti di pressione antropica e climate change, specialmente a scala regionale o locale. Individui, popolazioni ed ecosistemi sono strettamente collegati tra loro, ed interagiscono nel mantenimento degli equilibri dei macro sistemi, sia paesaggistici, che socio-economici. Di conseguenza, il mantenimento della biodiversità deve essere garantita attraverso misure attive di conservazione implementate dalle più recenti ed innovative tecniche e politiche di settore. Per molte specie forestali, questo significa sollecitare la sensibilità sullo sviluppo di nuovi ed efficienti strumenti operativi da integrare con le tradizionali strategie di gestione, ad esempio la conservazione in situ ed ex situ del patrimonio forestale. Considerando queste premesse, un tale strumento potrebbe certamente essere identificato nella definizione e delimitazione delle Regioni di Provenienza, promosse dall'Unione Europea attraverso la Direttiva 105/99. I principali metodi finora utilizzati si riferiscono all'utilizzo di parametri ecologici (pedologici, fitoclimatici, ecc.), come descrittori di contesti ecologici omogenei a livello spaziali, quindi identificanti eco provenienze per ogni specie forestale come conseguenza della differenziazione evolutiva secondo i principi della selezione naturale. Tali eco regioni forniscono un quadro di sintesi relativo ad un territorio che, suddiviso in aree ecologicamente omogenee, garantisce l'identificazione dei soprassuoli idonei dai quali prelevare il materiale di propagazione di base, ossia coni, frutti e sementi, parti di piante ottenute da propagazione agamica, embrioni, ecc. Tra i soprassuoli vengono anche contemplati i cosiddetti boschi da seme, le piantagioni, il materiale parentale derivante da incroci, nonché i cloni. Ad oggi molti Paesi dell'Unione Europea hanno promosso dei metodi per determinare le Regioni di Provenienza, basandosi principalmente sulla suddivisione del territorio secondo criteri chimico-fisici; questa scelta è intrinsecamente motivata dal fatto che di tali parametri si ha un ricco database informativo derivante dai molti anni di studio del territorio. Come risultato, ogni Paese ha delimitato con rigidi confini le proprie zone ecologicamente omogenee. Tale approccio rappresenta sicuramente un primo passo fondamentale nel soddisfare appieno i requisiti presenti nella Direttiva 105/99, per quanto uno studio più approfondito viene incoraggiato per identificare le Regioni di Provenienza per ogni specie forestale. Alcuni Paesi come la Francia, la Spagna o la Germania stanno lavorando in questa direzione da circa 15 anni, mentre l'Italia è ancora qualche passo indietro. In particolare, la posizione italiana è anche condizionata dal regime giuridico che demanda le competenze in tema di ambiente dal governo centrale alle Regioni. Il risultato è che la suddivisione del territorio italiano in Regioni di Provenienza per le specie forestali è ancora incompleto o fermo allo stadio preliminare. Lo scopo principale di questo lavoro è stato, quindi, l'applicazione del metodo ampiamente utilizzato in Europa, adeguatamente arricchito con nuovi parametri chimico-fisici e fitoclimatici, per definire le Regioni di Provenienza valide per le specie forestali della Regione Lazio. Un primo passaggio ha interessato la raccolta e l'analisi dei dati presenti circa la caratterizzazione territoriale, in modo da poter selezionare le variabili ecologiche ed ambientali maggiormente rappresentative nel definire delle eco provenienze. Successivamente, in accordo con l'Allegato I della L.R. 39/2002, 28 specie di interesse forestale sono state scelte e mappate sul territorio. Tra queste, 10 specie sono state descritte con una puntuale carta della distribuzione, mentre per le rimanenti 18 specie un areale quantitativo è stato ricostruito dalle informazioni raccolte secondo un criterio di presenza/assenza applicato ad una scala 1:10000. A causa della necessità di identificare dei boschi da seme per queste specie, tali per cui vi fossero già delle condizioni di tutela a livello legislativo, solo la superficie forestale regionale che insiste all'interno delle aree protette è stata presa in considerazione. Un dossier cartografico di 432 mappe è stato realizzato a partire dalle informazioni precedentemente illustrate e correlato con delle informazioni di carattere statistico circa l'estensione ed il numero di siti per ogni specie, per ogni area protetta del Lazio. Allo stesso tempo, uno studio pilota è stato condotto sul pino domestico (Pinus pinea L.) in modo da completare il processo richiesto dalla Direttiva Europea e giungere dall'individuazione delle Regioni di Provenienza fino alla selezione dei soprassuoli candidati ad essere inseriti nel Registro regionale dei Boschi da Seme. Lo sviluppo di questa parte del lavoro ha richiesto un monitoraggio di tutte le principali pinete litoranee laziali, con la raccolta delle informazioni di carattere strutturale e dendrometrico. I risultati hanno composto un ulteriore dossier cartografico, questa volta dedicato al pino domestico, con informazioni relative alle singole pinete studiate. La sovrapposizione della distribuzione puntuale del pino domestico con la carta precedentemente realizzata delle Regioni di Provenienza, o più precisamente "Regioni di Raccolta", unitamente alle considerazioni derivanti dalle indagini in campo, ha permesso di identificare due zone (denominate "Litorale" e "Lauretum caldo") dalle quali sono stati scelti rispettivamente i boschi di Castelporziano e della Foresta Demaniale del Circeo come migliori candidati a boschi da seme. Di questi soprassuoli sono state altresì redatte delle proposte di gestione, da indirizzare all'Assessorato all'Ambiente della regione Lazio, in modo da completare le linee guida per la conservazione, amministrazione e certificazione del materiale di base da utilizzare nei piani di restauro ambientale o di rimboschimento. Infine, la multidisciplinarietà del presente lavoro ha offerto degli spunti di indagine paralleli ma strettamente inerenti le problematiche descritte in precedenza, che hanno condotto a delle ulteriori sperimentazioni confluite in altrettante pubblicazioni di carattere internazionale. In particolare, prendendo spunto dalle metodologie impiegate per la definizione delle Regioni di Provenienza secondo parametri chimico-fisici, è stata testata la possibilità di giungere ad un simile risultato partendo però dall'analisi di alcune risposte biologiche. In tal senso, uno studio ha interessato l'utilizzo combinato della dendroecologia e dell'attività fenologica delle foreste laziali per arrivare alla delimitazione di quattro Regioni di Provenienza, attraverso le analisi PCA e di cluster, basate solo sulle risposte bioclimatiche. Per la caratterizzazione dendroecologica dei soprassuoli forestali si è fatto riferimento ad una network che ha il faggio come specie pilota, mentre i modelli fenologici sono stati quantificati utilizzando il segnale espresso dall'attività fotosintetica attraverso l'NDVI (Normalized Difference Vegetation Index). Attraverso uno studio da remoto con sistemi GIS si è ottenuto una corrispondenza tra risposte dendroecologiche e fenologiche tale per cui è stato possibile delimitare delle Regioni di Provenienza basate sulla risposta delle piante al clima. Un secondo approfondimento ha interessato la possibilità di includere in un innovativo strumento operativo per il rimboschimento ed il restauro ambientale, i principi teoretici alla base delle Regioni di Provenienza. Tale tecnica di rimboschimento è stata identificata nel metodo Miyawaki, la quale, mai testata in Europa, è stata oggetto di indagine per verificarne la reale efficacia nel contesto Mediterraneo. L'esperimento è stato condotto in Sardegna ed i risultati incoraggiano l'uso di tale metodo nel nostro contesto ambientale, in particolare perché risponde appieno alle raccomandazioni circa il reperimento del materiale di base della Direttiva Europea, inoltre, è stato verificato come il suo utilizzo possa essere efficace anche in zone dove le tradizionali tecniche di rimboschimento hanno fallito in precedenza. I principali vantaggi interessano il mantenimento di un alto tasso di biodiversità rispetto ai tradizionali metodi e la capacità delle cenosi vegetali che vengono a costituirsi di evolversi senza l'intervento assistito dell'uomo. Questo si traduce in un'interessante riduzione del costo di gestione dei siti rimboschiti, oltre ad una possibilità operativa aggiuntiva per tutti gli esperti di settore che operano nell'ambiente Mediterraneo. ; The definition of biodiversity can have many interpretations, but generally refers to the amount of species occurring in an ecosystem: more species, greater stability. At species' level, biodiversity is mainly related to the genetic differences between individuals; a rich intra-specific gene pool means a wide range of responses to environmental strains. On the other hand, populations with low genetic diversity tend to respond evenly to stress conditions, thus having more difficulties to face currently growing disturbances driven by anthropic pressure and climate change, especially on local and regional scales. Individuals, populations and ecosystems are tightly linked and interact to maintain landscape stability, large socio-economic systems and man's health. As consequence, biodiversity maintenance should be carried out with active conservation measures implemented with the most recent progress in techniques and policies. For forest species, this implies awareness of the availability of new and efficient tools to comply with traditional strategies, such as tree populations management at their natural sites within the environment to which they are adapted (in situ) and artificial, but dynamically evolving populations, elsewhere (ex situ). Under these circumstances an operative tool could certainly be the definition and delimitation of Regions of Provenance, promoted by the European Directive 105/99. The main methods involved the use of ecological parameters (e.g. pedological, phytoclimatic), presumed to be homogeneous within each area, thus identifying ecoprovenances for a species as a consequence of evolutionary differentiation according to the effects of natural selection. They provide a framework for specifying sources of forest reproductive material, i.e. cones, fruits and seeds, all parts of plants obtained by vegetative propagation, including embryos and plants produced from any of these. The plant material from which the forest reproductive material is derived includes seed stands, seed orchards, parent material held by tree breeders in archives, individual and mixtures of clones. Nowadays, many European countries are promoting methods to detect Regions of Provenance, mainly based on chemiophysical parameters, because of the data availability across years of land monitoring. As result, each country has been divided in several ecologically homogeneous sub-zones, with fixed boundaries. This could be represent a preliminary approach to full-fill the Directive's requirements, but a deeper study is encouraged to focus on each forest species for which Regions of Provenance are required. Some countries, as France, Spain or Germany are working since 15 years to provide these results, while Italy is still many steps backward. In particular, the Italian position is partially due to its jurisdiction that devolve power in terms of environmental policy from the central Government to the Regional departments. As consequence, the definition of Regions of Provenance in our country is still incomplete and in many cases at preliminary stages. In the present work, the main goal was to assess a method based on ecological parameters, like in other European scenarios, to define and delineate Regions of Provenance for Latium in order to establish seed stands for selected forest species. A first step regarded data collection and analysis to create the set of most representative chemiophysical variables to point out ecoprovenances; than, distribution ranges of 28 forest species listed as natural and/or autochthonous for Latium have been obtained from remote analysis of cartographic dataset or from previous studies. During this process, 10 species were fully mapped, and for the remaining 18 species quantitative ranges were performed at 1:10000 scale level, with information on presence/absence. Because of the need to identify seed stands of these species that could also benefit from legislative pre-existing conditions, only forest surface within protected areas was taken into account. Totally, a cartographic dossier of 432 maps was produced with information about the number of sites and hectares for study species in each protected areas of Latium. At the same time, a case study was afforded to complete the process from the definition of Regions of Provenance up to seed stands identification. Domestic pine (Pinus pinea L.) stands across Latium coasts were monitored. Forest stands were mapped, dendrometric and structural characteristics were recorded during field surveys and detailed information about each stand were summarized in a specific map set. Overlapping distribution range of domestic pine to the Regions of Provenance previously performed, two zones were identified as containing all the stands and another one was added because of the occurrence of one population on the buffer zone. Finally, two pine forests were chosen as candidate to become seed stands, in order to get one stand for each Region (Castelporziano for Region 12 "Litorale", and Foresta del Circeo for Region 9 "Lauretum caldo"). Forest management proposals were also carried out for these forests, to accomplish guide lines for the Envirnomental Directorate of Latium in order to perform the best practices to protect and maintain seed stands and provide certified base material for reforestation programs. Moreover, mutual points of interest risen up during this work gave the chance to delve into the present methodologies and theoretical ideas in order to approach innovative and practical tools, that could be considered as advanced experiments. In particular, a first investigation point out the use of combined dendroecological and phenological analysis to define Regions of Provenance by biological parameters. Previous dendroclimatic research demonstrated the relationship between plant growth and climatic parameters; in Latium, similar bioclimatic responses from different forest stands growing at similar elevations were statistically grouped into three homogeneous altitudinal belts using principal component analysis and hierarchical cluster analysis. Phenological patterns of forest species were quantified using the photosynthetic activity signals expressed in the normalized difference vegetation index (NDVI). Through a beech tree-ring network, NDVI was compared with dendroecological results using Geographical Information System analysis, obtaining high correspondence in overlapping, and underlying the relevance of altitude as a main factor defining homogeneous spatial vegetation dynamics, thus delimiting ecological Regions of Provenance based on tree responses to climate. At the same time, a tentative study was assessed to find a reforestation approach that include in its theoretical principles the concept of Region of Provenance as an ecologically homogeneous well-delimited zone. The effectiveness of the Miyawaki method, never tested in Mediterranean environments was experimented in Sardinia, and point out the possibility to adopt sustainable techniques in principle with the declarations of the European Directive 105/99, in sites where traditional reforestation approach failed. The Miyawaki method has been applied in the Far East, Malaysia, and South America; results have been very impressive, allowing quick environmental restorations of strongly degraded areas. However, these applications have always been made on sites characterized by high precipitation, but never in context with summer aridity and risk of desertification. Results obtained 2 and 11 years after planting are positive: having compared the traditional reforestation techniques, plant biodiversity using the Miyawaki method appears very high, and the new coenosis (plant community) was able to evolve without further operative support after planting. Therefore, the implementation of supplementary technique along with cost reduction might provide a new and innovative tool to foresters and ecological engineering experts for Mediterranean environmental reforestation program.
La presente ricerca si è proposta di evidenziare le strategie di integrazione ovvero le pratiche di cittadinanza adottate in favore di un particolare segmento dei fenomeni migratori internazionali attuali: quello dei minori stranieri che soli varcano le frontiere del nostro paese alla ricerca di generiche migliori condizioni di vita. La conoscenza del loro patrimonio culturale e l'analisi delle procedure di accoglienza e di integrazione adottate nelle società di accoglienza, rappresentano una sfida stimolante nella prospettiva della disciplina antropologica, da sempre considerata la scienza 'dell'altro' e della 'differenza culturale' (Callari Galli, 2005). In generale, l'importanza di tale studio è resa evidente certamente dai numeri sempre più consistenti di minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro paese, ma ancor più dalla necessità di ridefinire le strategie dell'integrazione sociale complessive se non si vuole alimentare quella che già dagli anni 70 è stata definita da alcuni criminologi come una "una bomba sociale a scoppio ritardato" (Bovenkerk 1973, cit. in Barbagli 2002, p. 31); tanto è la posta in gioco. Sebbene la letteratura sulle seconde generazioni e in particolare quella sui minori stranieri non accompagnati sia ormai cospicua tanto in Italia quanto a livello internazionale, mancano ancora monografie antropologiche su singole nazionalità immigrate soprattutto che siano capaci di accedere, investigare ed indagare il controverso universo emozionale dei minori. La presente ricerca nasce dall'esigenza di colmare questo gap esperienziale assumendo come protagonisti una frangia specifica della categoria minorile: i giovani di origine marocchina che si innescano su uno specifico segmento delle attuali tratte migratorie transnazionali, l'asse Khourigba – Roma. In accordo con le recenti acquisizioni degli studi antropologici (Persichetti, 2003; Riccio; 2007; Capello, 2008) si è ritenuto inoltre opportuno procedere con uno studio multisituato capace di ricomprendere al suo interno i due aspetti del binomio migratorio: il contesto di partenza e quello di arrivo dei giovani migranti. "Prima di diventare un immigrato, il migrante è sempre innanzitutto un emigrato" scrive il sociologo algerino Abdelmalek Sayad (2002) intendendo con tale affermazione che emigrazione ed immigrazione sono due facce della stessa realtà. Uno studio dei fenomeni migratori cioè dimentico delle condizioni di origine si condanna ad offrire degli stessi solo una versione parziale e connotata etnocentricamente. L'etnografia, iniziata nel 2006 e terminata nel 2008, è stata quindi integrata da due viaggi in Marocco con l'intenzione appunto di cogliere quella parte di vissuto fatto anche di suoni, colori, immagini altrimenti non "accessibile" e non "trasmissibile" nel solo contesto di accoglienza. Chiaramente si è fatto largo uso di metodologie qualitative (osservazione partecipante, focus group, interviste in profondità) in quanto maggiormente adatte ad indagare in profondità le complesse dinamiche caratterizzanti i vissuti esperienziali; a cogliere le sfumature di contesto e di restituire per queste stesse ragioni un quadro vivo e frastagliato fuori da logiche pre- costituite. La restituzione delle testimonianze raccolte - grazie a un capillare lavoro di conoscenza della realtà romana dell'immigrazione e a un 'patto' etnografico molto forte intrattenuto con i giovani testimoni nonché con gli operatori che in molte occasioni se ne fanno carico - fa risaltare gli aspetti non solo politico-culturali della questione, ma anche l'intreccio di emotività e fragilità che si cela al centro della loro condizione di minori non accompagnati. La particolare condizione di vulnerabilità di cui sono vittima deriva certamente da una condizione giuridica fortemente "incerta", ma anche dal doppio ruolo sociale che il minore straniero non accompagnato assume su di sé: come "minore" è soggetto di un tradizionale percorso pedagogico, come "straniero" è un pericolo per l'ordine pubblico. La tutela "naturale" viene in questo modo costantemente infranta o finisce per dissolversi in uno spazio che non può essere indirizzato o controllato su logiche o prassi proprie dell'ordine nazionale. Soggetto "anomalo" e "sovversivo"quindi, il minore straniero non accompagnato, spesso relegato negli ambiti bui e marginali delle metropoli odierne, con la sua stessa presenza pone seri interrogativi rispetto alla capacità della nostre società di accoglienza di produrre coesione sociale e di riformulare le regole del gioco di un sistema che sia realmente inclusivo delle parti. Adolescenti (e) immigrati la cui vita si svolge su rotte transnazionali. Il loro percorso è intessuto di piccole casualità - incontri, parole, piccoli gesti - che ne determinano l'intrigo. Sono storie fatte di alternanza di successi e sbandamenti, integrazione e devianza, intreccio di trame che si snodano sul confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Minori al "bivio", dunque, qualcuno dice, "tra integrazione e rimpatrio". Questi giovani, figli di una diaspora migratoria che ha tessuto legami sociali internazionali in vari continenti, tendono a pensarsi come cittadini del mondo e possono immaginare il loro futuro in Italia, nel paese d'origine, così come in un altro luogo, conoscono la fatica dell'adattamento, e stanno imparando a gestirlo; sanno che la loro "differenza", le loro conoscenze di un'altra lingua, cultura e religione, il loro aspetto, le loro esperienze non sempre facili di socializzazione, potranno rivelarsi un limite o una risorsa. E' questa nuova consapevolezza che si sta faticosamente facendo strada oggi tra le coscienze a far sperare oggi in un destino per loro diverso da quello vissuto dai loro coetanei delle banlieues francesi o delle inner cities britanniche, dove l'essere cresciuti in quartieri in cui problemi sociali e esistenziali simili tendono a sovrapporsi, ha portato molti giovani a sentirsi collettivamente parte di una generazione tradita e sacrificata, maturando così rancore sociale e desiderio di imporsi, attraverso un'identità fiera o desiderosa di ricreare una sua purezza. La scommessa di una integrazione sociale riuscita per i giovani stranieri cresciuti nel nostro paese, ma ancora più per i minori stranieri non accompagnati, si gioca essenzialmente quindi nelle reti dell'assistenza sociale e quindi nella scuola. Tale scelta pur essendo molto lontana dal conseguimento degli obiettivi economici, e quindi dall'ottemperamento del mandato migratorio, consente di rivendicare principi e ragioni di "somiglianza – uguaglianza" con i compagni di scuola autoctoni; confronto prima pressoché impossibile data la clandestinità cui sono di sovente costretti i minori stranieri non accompagnati e la peculiarità del tipo di lavoro svolto dai marocchini, quello ambulante, per sua natura itinerante e fortemente stigmatizzato dall'opinione comune. Nonostante le evidenti lacerazioni che questa scelta comporta in termini di: rottura con vecchi schemi di comportamento; ridefinizione dei ruoli all'interno della famiglia, nell'ambito societario di arrivo, così come in quello di appartenenza; riapporpiazione della propria identità, questa strada sembra a tutt'oggi l'unica in grado di preservare questi giovani migranti o di stornarli dal destino di devianza e marginalità che spesso si apre loro come scelta obbligata. La ricerca consta di due parti: la prima rende conto della letteratura in materia di seconde generazioni e la seconda restituisce i risultati dell'etnografia. In particolare il primo capitolo affronta i termini generali della questione con l'intenzione di chiarire i diversi misunderstanding che costellano il dibattito in materia di immigrazione attraverso una lettura critica della letteratura nazionale e internazionale. Il secondo e il terzo capitolo si occupano rispettivamente della normativa europea e italiana. Quanto al primo contesto sono evidenziate le diverse pratiche adottate in materia di ingresso dei minori stranieri non accompagnati all'interno dei confini di alcuni Paesi membri di vecchia e nuova immigrazione (Francia, Inghilterra, Germania, Belgio e Spagna) e posti in luce i gaps presenti così come le falle del sistema; quanto al contesto italiano, si mettono in rilievo le criticità che gli apparati giuridici presentano rispetto a una realtà concreta del fenomeno caratterizzata, come è ovvio, da straordinaria fluttuanza e informalità. Il quarto capitolo è stato dedicato alla scuola in quanto considerata la vera fucina del cambiamento sociale per la sua capacità di rappresentare l'occasione primaria di formazione linguistica, di costruzione di reti interne al Paese di accoglienza, di apprendimento di concetti e modalità didattiche ad esso omogenee; un paragrafo a parte è stato riservato all'inserimento lavorativo essendo questo il principale movente della migrazione di questi giovani. Infine il quinto capitolo si è prefisso di indagare il contesto di provenienza dei minori intervistati, il Marocco, ricostruendo l'eredità del passato coloniale, le scelte economiche del Marocco Indipendente, i fattori di push and pull dietro i flussi migratori di ieri e di oggi. Il quadro finale ha permesso di sondare la salute del sistema. Riconoscere diritto di parola e di ascolto dell'infanzia e dell'adolescenza ha significato fare un passo importante in avanti nella comprensione della loro soggettività, consentendo di fare emergere tutti quegli aspetti di conformità, progressivo adattamento ovvero di riottosità rispetto tanto alla propria comunità di appartenenza quanto alla società di arrivo. Considerare i minori come "soggetti di diritto" ha significato in altre parole ripensare sotto un altro punto di vista l'organizzazione e le strutture profonde che quella società regolano con il merito di porre in luce aspetti e problemi inediti, frizioni interne al gruppo normalmente sfuggevoli e molto riposte ed elementi di scarto rispetto a un modello omogeneo e granitico di una data cultura. Occorre sobriamente riconoscere che non si danno più né immigrati né emigrati, ma "pari" cittadini (o spiranti tali) che tessono relazioni effettivamente ed affettivamente collegate in un unico destino interdipendente. La consapevolezza di questo richiede competenza, intelligenza, impegno e determinazione nelle scelte operative da intraprendere; l'altra faccia della medaglia è solo devianza ed emarginazione. ; The following research is aimed to underline the strategies of integration and the practices of citizenship utilized in favor of a particular segment of the actual international migratory phenomenon: the one about foreign minors who alone pass the borders of our country to search for better conditions of life. The knowledge of their cultural background and the analysis of the procedures of the ways in which one is welcomed and the integration adopted by the receiving countries represent a stimulating challenge from the anthropological perspective, always considered the science of "cultural differences" (Callari Galli, 2005). The importance of this study is obviously given forth by the increasing numbers of "separated" minors in our country, but moreover by the necessity to re-define the strategies of social integration tout court if we don't want to feed what has, since 1970, been defined by some criminologists as a real "time bomb" (Bovenkerk 1973, cit. in Barbagli 2002, p. 31). Although nowadays both of the international and Italian literature, about the second generation and in particular those that talk of separated minors are conspicuous, we are still missing anthropological monographs on single nationalities of immigrants able to access, investigate and inquire into the complex emotional world of these minors. The following research was born from the necessity to fill in this experiential gap assuming as its subject a specific part of the category of minors: youth of Moroccan origin that are situated on a particular segment of the transnational migratory trades, the axis Khourigba- Rome. According to the recent anthropological acquisition (Persichetti, 2003; Riccio; 2007; Capello, 2008) it became appropriate to proceed with a multi-situated study able to embrace both of the aspects of the migrants lives: the context of origin and the context of arrival of the young migrants. "Before becoming an immigrant, the migrant is always an emigrant" wrote the Algerian sociologist Abdelmalek Sayad (2002), intending by this affirmation that immigration and emigration are both faces of the same reality. A study of the migrant phenomenon that forgets or leaves behind the condition of origin of immigrants people is condemned to offer only a partial and ethnocentric version of this phenomenon. The ethnography, started in 2006 and finished in 2008, has been integrated by two journeys in Morocco with the purpose to investigate those part of lives – made principally also by sounds, colors and images - not "accessible" and "communicable" in the receiving countries. Clearly the research has required a large use of qualitative methodologies (participant observation, focus group, interview in depth, etc) because of their characteristic to be more adapted to investigate the complex dynamics typical of the lived experience; to catch the shades of content and to give back, for these same reasons, a lively and unusual picture out of rules and schemes prior established. The feedback from the gathered stories – by a meticulous work which consisted in the knowledge of the Roman immigrants reality and a strong ethnographical "pact" with the minors on one hand and the social operators on the other – has brought to light not only the political and cultural aspects of the phenomenon, but moreover the tangle of sensitiveness and fragility hidden behind their condition of separated minors. The particular condition of vulnerability of which they are victims firstly came from an "uncertain" juridical condition, but more so by the double rule that the separated minor assumes on himself: as a "minor" he is subject to a traditional pedagogic approach and as a "stranger" he is considered dangerous to the public order. The natural guardianship which they should enjoy is continuously breached and threatened and dissolves in vague promises and empty rituals. Separated minors are "anomalous" and "subversive" subjects who too often are relegated to the dark and marginal spheres of the actual metropolis. Furthermore, their own presence, even if it is made invisible by the viewpoint of the system, impose serious and urgent questions to contemporary society; in respect of our capacity to produce social cohesion and re-formulate the rules of a game which has to be really inclusive in all its parts. It compromises the global issues of our society. Adolescents (and) immigrants who are living their lives on transnational routes. Their course is woven together by many little causalities - encounters, words and simple gestures that determine its outcome. These are stories made up of alternations of successes and disbandment, integration and deviance, a tangle of plots that lie on the border of what is licit and what is not. Minors on a "crossroad", some say, between "integration and repatriation". These young, son of numerous migratory diasporas that have banded together into international social links in many continents, tend to think themselves as citizens of the world and are able to imagine their future in Italy, in their own country or everywhere. They have lived the fatigue of adaptation and are learning to manage it. They know that their "difference" - the knowledge of another tongue, culture, religion, their physical appearance, their experiences of socialization, not always so simple and immediate - can be either a limit or a resource. Is this new consciousness - that nowadays is hardly rousing our consciences - to leave us the hope in a different destiny from that lived by their residing in the French banlieues or in Britain's inner cities. These communities, where to be brought up in districts in which social and existential problems tend to overlap, has brought many young persons to feel part of a generation betrayed and sacrificed and to foster social resentment and wishes of revenge through an identity that is proud and intent on recreating its original purity. The bet of a successful social integration for the young people growing up in our country, but moreover for the separated minors, is played on the circuits of social assistance and then on the capacity of school to create cohesion as an agency of socialization. This choice, though it is really far away from the fulfillment of their economic objectives and then from the attainment of the migratory cause, allows them to claim principles and reasons of " similarity – equality" with their coetaneous friends of school. This is a kind of comparison that was impossible before because of the irregular condition to which separated minors are often obliged and the peculiar characteristics of the type of job done by Moroccan people, usually pitchmen, from its nature an itinerant job hardly stigmatized by common opinion. Although the evident lacerations that this choice implies in terms of breaking old schemes of behaviours; redefinition of rules in the family, in the society of arrival (as well as in the society of origin); re-appropriation of one's own identity; this road appears uniquely to be able to preserve these young migrants from the solitude of a destiny otherwise made up of deviance and marginality. The research consists of two parts: the first one proposes a general framework about second generation literature and the second one provides the results of the ethnography. In particular, the first chapter copes with these questions in general terms with the intent to clarify the different misunderstandings in the debate about immigration, through a critical reading of national and international literature. The second and third chapters talk respectively of the European laws concerning separated minors and the Italian ones. In regard to the first context, it underlines the different practices adopted about the entry of separated minors in the territories of several old and new European immigration countries (such as France, Britain, Germany, Belgium and Spain) and point out the gaps and problems of these systems. As regards the Italian context, instead, emphasize is put on the critical points of the actual juridical systems in respect to a reality of the phenomenon characterized, as obviously it is, by remarkable unbalance and changeability. The fourth chapter has been dedicated to the school because it is considered the real forge of the social changing in its capacity to represent the primary occasion of: linguistic training, constructing of intern links in the receiving countries, learning of concepts and didactic modalities homogenous to it. A specific paragraph has been reserved to the introduction to the working environment because it is the main reason of the migration of these young people. The fifth chapter is aimed to investigate the context of provenience of minors interviewed, the Moroccan Country, reconstructing the heredity of the colonial past, the economic choices of the Independent Morocco, and the factors of push and pull behind the migratory flows of yesterday and today. The final picture is used to verify the health of the system. Recognizing the right of "speech" and "listening" to infancy and adolescence has meant to make an important step forward in the knowledge of their individuality, making arise all aspects of conformity and progressive adaptation or, on the contrary, their rebelliousness to their own culture as well as to the receiving society. In other worlds, considering minors "subjects of right" has meant rethinking the organization and obscure structures that manage the same societies in which they live, with the merit to point out aspects and elements of forsaking respect to a homogenous and given model of a culture. Nowadays more than ever it is necessary to admit that there are no more immigrants or emigrants, but "equal" citizens (or aspirant ones) who weave together elements of every type in a unique interdependent destiny. The consciousness of this claim calls for competence, intelligence, dedication and determination in the choice to engage; the rest is made by deviance, frustration, marginalization. ; Dottorato di ricerca in Tutela e Promozione dei Diritti dell'Infanzia (XXII ciclo)