L'oggetto della mia tesi è la Compagnia Genovese delle Indie Orientali, una società che armò due navi per il commercio con l'Estremo Oriente nel 1647. La sua vita fu molto breve, e terminò in un fallimento quando nel 1649, al largo di Sumatra, quelle navi furono catturate e sequestrate dalla VOC, che non voleva concorrenti in quell'area. La vicenda della Compagnia è però molto istruttiva per quanto riguarda la storia genovese. In una città che non aveva mai mandato flotte sui mari extraeuropei, e in cui la nobiltà al governo si era specializzata nell'attività finanziaria e nella gestione e affitto di galee, un gruppo di patrizi decise apparentemente all'improvviso di tentare un'attività completamente nuova come il commercio con l'Oriente; come cercherò di mostrare, questa scelta in realtà affonda le sue radici nel dibattito politico interno a Genova, e in vari progetti per il rilancio navale della Repubblica. Allo stesso tempo, la storia della Compagnia offre l'occasione di indagare i legami di Genova con un paese con cui c'erano significative somiglianze e importanti differenze, i Paesi Bassi. La Compagnia era infatti costituita ad imitazione delle compagnie di navigazione neerlandesi, e nella sua formazione avevano svolto un ruolo importante dei mercanti di quel paese, fra cui lo stesso console neerlandese a Genova. In quegli anni, del resto, le Province Unite erano un modello per molti dei nobili genovesi impegnati nei tentativi di rilancio navale, e fra esse e la Repubblica c'erano dei buoni rapporti diplomatici ed economici. Nella mia tesi seguirò queste linee di ricerca in modo complementare, dato che ognuna di esse può illuminare in maniera significativa l'altra. Cercherò quindi di indagare i rapporti fra Genova e i Paesi Bassi per studiare la Compagnia e di indagare la Compagnia per studiare quei rapporti.
Dottorato di ricerca in Scienze Storiche e dei Beni Culturali ; la ricerca analizza le esplorazioni italiane nel Sudest asiatico effettuate nella seconda metà dell'Ottocento, in particolare dal 1865 al 1885, in una prospettiva globale. L'Italia postunitaria allestì alcune spedizioni navali nell'area asiatica, con l'intento di stringere accordi diplomatici e commerciali con gli Stati della penisola indocinese (Impero birmano, Siam); contemporaneamente, furono condotte privatamente alcune esplorazioni scientifiche da naturalisti italiani come Odoardo Beccari e Leonardo Fea, che contribuirono a diffondere nel paese la conoscenza delle regioni interne della Birmania e delle isole dell'arcipelago indomalese. La regione fu oggetto anche di alcuni progetti coloniali, con l'obiettivo di ottenere una concessione territoriale per istituirvi uno stabilimento penale oppure una stazione commerciale; questi tentativi furono sostenuti in particolare dal commerciante Emilio Cerruti e dall'avventuriero Celso Cesare Moreno, che proposero al governo italiano l'acquisto di alcune isole nell'arcipelago delle Molucche e a Sumatra. Il governo italiano, nel 1870, tentò di stabilire un insediamento coloniale nel Borneo, avviando trattative diplomatiche con il Foreign Office inglese, ma le pressioni politiche del governo britannico e dell'Olanda, che stavano affermando il loro dominio sull'isola, costrinsero l'esecutivo presieduto da Giovanni Lanza a rinunciare definitivamente al progetto. I tentativi espansionistici italiani nel Sudest asiatico, tuttavia, testimoniarono la diffusione di una coscienza coloniale presso alcuni circoli imprenditoriali e nazionalisti del paese, riuniti in sodalizi scientifici come la "Società Geografica Italiana", fondata nel 1867; l'interesse mostrato verso questi progetti da alcuni ministeri, in particolare dal dicastero della marina, inoltre, comprovava un diretto coinvolgimento di alcuni governi della Destra Storica, in particolare degli esecutivi presieduti da Luigi Federico Menabrea, retrodatando gli esordi dell'espansione coloniale italiana – convenzionalmente attestata al 1882, anno dell'acquisto della baia di Assab, in Eritrea – agli anni dell'unificazione nazionale. Nella ricerca è stato esaminato l'ampio dibattito politico interno suscitato dai progetti coloniali nell'arcipelago indomalese, in quanto essi contribuirono a definire le modalità di acquisizione dei territori d'oltremare, che furono successivamente impiegate dall'Italia nelle colonie africane. Le esplorazioni italiane nel Sudest asiatico, infine, sono state analizzate in un'ottica globale, con l'obiettivo di inquadrarle all'interno delle spedizioni scientifiche allestite dalle potenze europee nella regione asiatica, esaminando al contempo la situazione sociale e politica delle popolazioni locali negli anni dell'estensione del dominio coloniale occidentale; sono state studiate anche le interazioni occorse tra gli autoctoni e gli esploratori italiani, i cui scritti contribuirono a diffondere la conoscenza dell'area nella cultura italiana negli ultimi decenni dell'Ottocento. Parole chiave: ; The research analyzes the Italian explorations in Southeast Asia carried out in the second half of the nineteenth century, in particular from 1865 to 1885, in a global perspective. Post-unification Italy set up some naval expeditions in the Asian area, with the intent of forging diplomatic and commercial agreements with the states of the Indochinese peninsula (Burmese Empire, Siam); at the same time, some scientific explorations were conducted privately by Italian naturalists such as Odoardo Beccari and Leonardo Fea, who contributed to spread the knowledge of the internal regions of Burma and of the islands of the Indomalese archipelago in the country. The region was also the object of some colonial projects, with the aim of obtaining a territorial concession to establish a penal establishment or a commercial station; these attempts were supported in particular by the merchant Emilio Cerruti and the adventurer Celso Cesare Moreno, who proposed to the Italian government the purchase of some islands in the Molucca archipelago and in Sumatra. The Italian government, in 1870, tried to establish a colonial settlement in Borneo, starting diplomatic negotiations with the British Foreign Office, but the political pressures of the British and Dutch governments, which were affirming their dominion on the island, forced the executive chaired by Giovanni Lanza to definitively renounce the project. The Italian expansionist attempts in Southeast Asia, however, witnessed the spread of a colonial consciousness in some of the country's entrepreneurial and nationalist circles, gathered in scientific associations such as the "Società Geografica Italiana" (Italian Geographical Society), founded in 1867; the interest shown towards these projects by some ministries, in particular from the navy dicastery, also proved a direct involvement of some governments of the "Destra Storica", in particular the executive presided by Luigi Federico Menabrea, backdating the beginnings of the Italian colonial expansion - conventionally attested to 1882, the year of the acquisition of the Bay of Assab, in Eritrea - to the years of national unification. The research examined the broad internal political debate aroused by colonial projects in the Indomalese archipelago, as they helped define the methods of acquisition of the overseas territories, which were subsequently used by Italy in the African colonies. Lastly, the Italian explorations in Southeast Asia were analyzed in a global perspective, with the aim of placing them within the scientific expeditions set up by the European powers in the Asian region, while examining the social and political situation of the local populations in the years of the extension of western colonial rule; the interactions between the natives and the Italian explorers were also studied, whose writings contributed to spread the knowledge of the area in Italian culture in the last decades of the nineteenth century.