Die Forschungen zur Diplomatie der Frühen Neuzeit haben in den letzten Jahren die strukturellen Unterschiede zur modernen Diplomatie herausgearbeitet. Simultane Loyalitätsbeziehungen zu verschiedenen Fürstenhäusern und Territorien charakterisierten die Stellung von Diplomaten aus dem hohen Adel. Regina Stuber zeigt anhand der Karriere des Pastorensohns Johann Christoph (von) Urbich, dass ein weit gespanntes Beziehungsgeflecht auch für bürgerliche Diplomaten die Grundlage für den Aufstieg in höhere Positionen bilden konnte. Transterritoriales Agieren kennzeichnete das Selbstverständnis der sich etablierenden Funktionselite, bedingte aber auch die Fragilität einer beruflichen Existenz, die auf multiplen Loyalitäten aufgebaut war
Staat, Nation und Europa haben im Zeitalter der Romantik einen Zuschnitt erfahren, der ihre Gestalt und Diskussion bis in die Gegenwart bestimmt. Sie mögen heute als rationale Gebilde eines Modernisierungsprozesses er-scheinen, der vornehmlich in der Aufklärung eine Blütezeit erlebte. Das historische Gesamtbild ergibt sich jedoch erst in einer synthetischen Gesamtschau, die darauf verzichtet, die scheinbar gefühlsbetonte Romantik gegen die vernunftbestimmte Aufklärung auszuspielen. Stattdessen kann Romantik als eine teils kongeniale Ergänzung aufklärerischer Grundanliegen verstanden werden, so dass auch ihr politisches Reform- und Modernisierungspotential in den Blick gerät.Zu den Kerngedanken der politischen Romantik gehören ein organizistisch-ganzheitliches, gleichwohl individualistisches wie entwicklungsgeschichtliches Denken, das durchaus auch liberale, demokratische und europäische Gedanken in sich trägt.Mit Beiträgen von:Jens Eisfeld, Stefan Gerber, Walter Pauly, Klaus Ries, Miriam Rose, Achim Seifert, Ludwig Stockinger, Jan Urbich, Giulia Valpione
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Da uno spoglio delle cronache citttadine contemporanee emerge un quadro abbastanza ricco circa l'ampio ventaglio di possibilità che i Comuni avevano a disposizione per rendere onore ad un capitano, un podestà, o a un cavaliere, o piuttosto per infamarlo, anche attraverso l'uso delle immagini. Con questo filo-guida si prenderanno in esame i casi noti anche solo dalle fonti di personalità pubbliche che sono state onorate dai Comuni toscani non solo in vita, ma anche e soprattutto post mortem, con funerali solenni e sepolcri ad comunis expensas; oppure, che sono state oggetto di pitture infamanti o di una qualche forma di damnatio memoriae. Sepolcri in honorem e pitture ad infamiam costituivano importanti veicoli di messaggi politici, come "manifesti" duraturi affissi all'interno degli spazi "sacri" delle chiese oppure più legati alla cronaca spicciola e dipinti in luoghi "profani" come le porte urbiche e le facciate degli edifici pubblici, vere e proprie vetrine della vita politica dei Comuni. In particolare, il monumento sepolcrale con la statua equestre doveva essere inteso, soprattutto in due città-guida come Firenze e Siena, come un semplice ma efficace mezzo di comunicazione politica alternativo alla pittura monumentale, un mezzo a cui le istituzioni comunali ricorrevano in casi particolari per indicare modelli da seguire e contemporaneamente celebrare loro stesse attraverso l'omaggio al singolo, così come fecero ad esempio per Piero da Farnese e per gli altri capitani di guerra e famosi condottieri che avevano ricoperto importanti incarichi militari al loro servizio. In questo contesto di uso politico delle immagini nell'ambito delle armi, la pittura infamante costituiva inevitabilmente il rovescio della stessa medaglia. Infine, si porrà attenzione ad un modo singolare di "colpire" non il singolo nemico o traditore di turno ma l'intera parte avversaria in battaglia, attraverso la coniazione di monete con immagini volutamente offensive e infamanti.
Tra la seconda metà del XIX sec. e l'inizio del XX sec. in Europa si assiste alla progressiva distruzione dei sistemi difensivi delle città, in quanto, oramai, considerati inutili ingombri rispetto ai motivi che li avevano originati. Delle fortificazioni delle città, solamente alcuni elementi furono conservati, come, ad esempio le porte urbiche e alcune torri. In particolare la città di Rodi, in Grecia, fino all'arrivo degli occupanti italiani, nel 1912, possedeva un sistema di fortificazioni formato da mura, bastioni, fossati e terrapieni. Quest'ultimi, dopo più di duecento anni, dalla conquista dello stato dei Cavalieri di Rodi, erano stati adibiti a cimiteri israeliani e musulmani. Con l'occupazione dei militari italiani delle isole Egee e di Rodi, ebbe inizio anche l'azione di tutela e restauro delle variegate testimonianze. Il presente saggio indaga il sistema delle fortificazioni della città di Rodi, salvato, nella sua quasi totalità dalla sicura distruzione, per merito anche dell'archeologo A. Maiuri, nel corso della sua attività di Soprintendente di Rodi (1914-1924). Rodi rappresenta un buon esempio di tutela e conservazione, all'inizio del XX secolo, di un intero centro storico. ; Between the second half of the nineteenth century. and the beginning of the twentieth century. in Europe we are witnessing the gradual destruction of the defensive systems of the city, because, now, considered unnecessary bulk by the reasons they had originated. Of the fortifications of the city, only some elements were preserved, as, for example, the city gates and some towers. In particular the city of Rhodes, Greece, until the arrival of the Italian occupiers in 1912, had a fortification system consisting of walls, bastions, ditches and embankments. The latter, after more than two hundred years, from the conquest of the state of the Knights of Rhodes, had been used as Israelis and Muslim cemeteries. With the occupation of the Italian soldiers of the Aegean islands and Rhodes, it began also action for the protection and restoration of the diverse testimonies. This paper investigates the system of fortifications of the city of Rhodes, saved, almost in its entirety from certain destruction, even to the archaeologist A. Maiuri, in the course of its activities Superintendent of Rhodes (1914-1924). Rhodes is a good example of protection and conservation, beginning of the twentieth century, a whole historical center.
Il contributo intende analizzare l'incontro tra il linguaggio barocco romano di matrice accademica e la stereotomia attraverso l'opera svolta da Romano Carapecchia a Malta nel primo Settecento. Alcune realizzazioni rivelano come l'architetto abbia cercato di conformare alla realtà locale, permeata da una solida tradizione costruttiva in pietra, temi compositivi (andamenti sinusoidali, strutture concavo convesse) appartenenti al linguaggio barocco "internazionale" di Carlo Fontana, Francesco Borromini e Andrea Pozzo. Le nuove facciate curvilinee, ad esempio, traducono in pietra quanto finora attuato a Roma attraverso l'uso di materiali estranei al cantiere maltese e pertanto alla stereotomia, come il laterizio e i rivestimenti in travertino, nell'ambito di una ricerca che accomuna altri protagonisti operanti nella prima metà del XVIII secolo in diversi centri dell'Europa Meridionale, come la Sicilia e la Spagna. In alcune opere più tarde, e in particolare nella volta ovale della chiesa di Santa Barbara a Valletta, è poi evidente la perizia acquisita da Carapecchia nella scienza del taglio della pietra attraverso l'elaborazione di strutture complesse e ardite dal punto di vista statico ed esecutivo. Disegni raffiguranti costruzioni geometriche per scale a chiocciola e procedimenti per realizzare volte in blocchi di pietra inseriti all'interno del noto Compendio Architettonico…edito a Roma negli anni ottanta-novanta del Seicento, e cioè durante il periodo di apprendistato compiuto dall'architetto presso il celebre atelier diretto da Carlo Fontana, denunciano in realtà come certe soluzioni già appartenessero al versatile repertorio di Carapecchia. Un iniziale interesse che, a giudicare dai progetti e dalle opere attuate successivamente a Malta, come le torri, le porte urbiche e i portali inseriti nel circuito difensivo dei maggiori centri dell'isola, sembra trovare nell'aggiornamento acquisito dai trattati contemporanei e nella lunga tradizione costruttiva locale ampie possibilità di approfondimento e di sperimentazione. Proficue collaborazioni con gli intagliatori maltesi unite a ulteriori suggestioni derivanti dalla permanenza nell'isola, durante l'età moderna, di specialisti nel settore della stereotomia come gli ingegneri militari francesi (MedericoBlondel, Charles Francois de Mondion), possono aver giocato un ruolo tutt'altro che secondario nel conseguimento delle competenze mostrate dall'architetto nell'ambito della costruzione in pietra a vista. ; With this study I intend to analyze the match between the language of the Roman Baroque, of academic type and stereotomy, through the work accomplished by Romano Carapecchia in Malta in the early eighteenth century. Some projects show how the architect has tried to adapt to the local context, permeated by a strong tradition of building in stone, compositional themes (sinusoidal patterns, concave convex structures) belonging to the "international" baroque language of Carlo Fontana, Francesco Borromini and Andrea Pozzo. The new curvilinear façades, for example, translate into stone that which previously was realized in Rome through the use of materials alien to the Maltese building site and therefore to stereotomy, such as bricks and travertine coatings, within a research that unites other protagonists operating in the first half of the eighteenth century in various centers in Southern Europe, such as Sicily and Spain. Through some later works, particularly the oval archway of St. Barbara church in Valletta, the expertise acquired by Carapecchia in stone cutting is also evident through the elaboration of certain structures, complex and daring from a static and executive point of view. Drawings of geometric constructions for spiral staircases and processes to achieve vaults of stone blocks inserted in the well-known "Architectural Compendium" … published in Rome in the eighties and nineties of the seventeenth century, that is during the period of apprenticeship completed by the architect at the famous studio directed by Carlo Fontana, declare actually that certain solutions already belonged to the versatile repertoire of Carapecchia. Judging by the projects and works undertaken subsequently in Malta, such as towers, town gates and portals included in the defensive circuit of the main centers of the island, an initial interest seems to find ample opportunities of study and experimentation through updating acquired through contemporary treaties and in the long tradition of local building. Fruitful collaborations with Maltese carvers together with further suggestions arising from the stay on the island, during the modern era, of specialists in the field of stereotomy such as French military engineers (MedericoBlondel, Charles Francois de Mondion), may have played a more than secondary role in the pursuit of skills shown by the architect in the construction in stone.