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Una moschea per Roma? (Roma, 6-13-20 maggio 2017)
A ridosso di un periodo in cui la comunità musulmana di Roma ha affrontatola chiusura di cinque luoghi di preghiera per alcune irregolarità, si sono svolti presso la Galleria Nazionale tre incontri per discutere sulle politiche urbane volte a favorire il pluralismo religioso. Il laboratorio "Una moschea per Roma?", organizzato dal geografo Giuseppe Carta dell'Università di Bristol con la collaborazione di Bath SPA, dell'Università di Tor Vergata edel Gran Sasso Science Institute, nonché patrocinato dal Tavolo Interreligioso di Roma come parte integrante del progetto NEW2US, si è posto l'obiettivo di coinvolgere la cittadinanza nella discussione della presenza islamica nel contesto romano.
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La vita. (Torino, 20 dicembre 1833 - Savona, 31 dicembre 1914)
ITALIANO: Il testo ripercorre la vita di Vittorio Poggi, sulla base del suo archivio, in particolare del carteggio. Dopo un breve cenno alla famiglia si esaminano i suoi studi giovanili, l'inizio della professione forense e l'ambiente in cui maturano i suoi ideali; nel 1859, con la seconda Guerra di Indipendenza, l'entusiasmo patriottico lo spinge ad arruolarsi volontario e, successivamente, alla decisione di rimanere nell'esercito. La carriera militare lo porterà nei luoghi, soprattutto in Toscana, dove approfondisce lo studio dei reperti e della lingua etrusca; è in contatto con i maggiori studiosi tedeschi e italiani, fino a essere considerato un'indiscussa autorità in materia. Al termine della carriera, ritornato in Liguria, ricopre numerose cariche in ambito culturale a Genova e a Savona, intensificando l'attività di studio e di edizione di testi. / ENGLISH: The text reviews the life of Vittorio Poggi, based on his archives, in particular his correspondence. After brief reference to his family, it describes his early studies, the beginning of his legal profession and the setting within which his ideals take shape; in 1859, with the Second War of Independence, his patriotic zeal encourages him to sign up for military service as a volunteer and, subsequently, to remain in the army. His military career leads him in locations, especially in Tuscany, where he deepens further his study of Etruscan remains and language; he builds contacts with the foremost German and Italian scholars, so as to become an undisputed expert in the field. At career end, he returns to Liguria, where he holds numerous cultural appointments in Genoa and Savona, further concentrating on his studies and editing of texts.
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La Pace di Versailles; note e documenti (con 20 carte etnografiche e politiche)
In: http://hdl.handle.net/2027/wu.89095830642
At head of title: Umberto Zanotti-Bianco e Andrea Caffi. ; Mode of access: Internet.
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Direttiva Europea 2001/20/EC sulla sperimentazione clinica: implicazioni sulla ricerca clinica in Italia
[The European Directive 2001/20/EC on clinical trials in Italy]The European Directive 2001/20/EC legally ensured the implementation of the principles of good clinical practice in clinical trials on medicinal products in Europe. The Directive establishes, specific provisions regarding clinical trials conduction in all Member States, including multicenter trials on human subject involving medicinal products and harmonizes the practice of Independent Ethics Committees (IEC) and administrative provisions. In Italy, the European Directive was implemented by the Legislative Decree 211/2003 that considers three subsequent phases in the activation procedure of multicenter clinical trials: first, the clinical trial application submission to the IEC of both the coordinating and the participating centres as well as the administrative agreement submission to the Competent Authority of participating centres; second, the issuance of the "single" opinion by the IEC of the coordinating centre and, in case of positive opinion, the acceptance or refusal by the IEC of each participating centre; third, in case of acceptance, the trial contracts signature between the coordinating and each participating centre. Moreover, the European Directive defines the time required for issuing of opinion by the IEC. However, the high variability of documentation "centre-specific" required by independent ethics committee (IEC) plays a critical role in the time required for activation of participating centres of multicenter clinical trials. The harmonization of IECs practice in Italy and the reduction of the total number of IECs are the first step to facilitate multicenter clinical trials. Similar efforts should be made to standardize administrative procedures concerning the approval of clinical trials.
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Parole in conflitto: 20 anni di narrazione del conflitto israelo-palestinese sui quotidiani italiani
Il conflitto israelo-palestinese è sin dal suo scoppio uno dei temi più trattati dai media occidentali; con una cadenza costante, che diventa quotidiana durante le frequenti fasi di crisi, Palestina e Israele entrano nelle nostre vite attraverso le immagini trasmesse dalla televisione, le analisi radiofoniche, i lunghi articoli stampati sui giornali. Attraverso l'analisi degli articoli comparsi sui due maggiori quotidiani italiani, La Repubblica e Il Corriere della Sera, nel ventennio compreso tra il 1993, anno della conclusione degli Accordi di Oslo, e il 2014, anno della morte di Ariel Sharon, questo lavoro tenta di comprendere quali siano stati i termini utilizzati dalla stampa italiana per narrare il conflitto israelo-palestinese. Partendo dal presupposto che la lingua utilizzata dai media non sia mai neutrale e la narrazione abbia un'influenza sulla realtà, si analizzano in queste pagine parole e concetti che, con cadenza regolare, sono stati scelti per descrivere il conflitto nel ventennio, e che, per il loro utilizzo, possono essere ritenuti fuorvianti o partigiani dopo essere stati contestualizzati. Per effettuare l'analisi, sono stati consultati e catalogati circa quattordicimila articoli, settemila per testata. Nel primo capitolo, "Un ventennio in Israele e Palestina attraverso i quotidiani italiani", seguendo un percorso cronologico che si sviluppa dall'agosto '93 al gennaio 2014, vengono accennate le problematicità riscontrate nell'utilizzo di alcuni termini, poi approfondite nei successivi tre capitoli. Nel secondo capitolo, "Religione, Olocausto, conflitto: una narrazione complessa", l'attenzione si concentra sui riferimenti alla Shoah e al nazismo all'interno della stampa italiana, uso da considerarsi strumentale in quanto volto a supportare la tesi della ricerca di "sicurezza" da parte di Israele e a perorare il progetto sionista della creazione di uno "Stato Ebraico". Nel terzo capitolo, "Narrare il terrorismo nel conflitto israelo-palestinese", si accenna alla complessità nell'affrontare l'argomento del terrorismo quando ci si trova coinvolti all'interno di un conflitto asimmetrico. Mentre il termine "terrorista" è utilizzato frequentemente in riferimento ai palestinesi, esso viene sostituito o ignorato nel caso l'esecutore di atti di terrore sia lo Stato israeliano o un ebreo israeliano. Particolare attenzione è qui riservata agli atti di terrorismo perpetuati dai coloni israeliani. Nel quarto capitolo, "Il caso Shalit e la comunicazione deviata", si deduce come, durante il sequestro del caporale israeliano, tenuto prigioniero cinque anni all'interno della Striscia di Gaza, non esistesse proporzione tra l'interesse mediatico per una vita umana dai tratti occidentali e quello per migliaia di palestinesi morti durante attacchi militari nella Striscia, definiti spesso "rappresaglie" a causa del lancio di razzi qassam. Come se il valore della vita umana fosse differente, a seconda dell'etnia di appartenenza. Questa tesi, nata da una riflessione sulla parte che può avere nell'evoluzione di un conflitto la parzialità dell'informazione, in particolar modo rispetto alla percezione del pubblico sulle crisi estere, per loro stessa natura distanti dal contesto quotidiano dello stesso e per questo motivo più complesse da comprendere, vuole essere solo un primo passo verso l'utilizzo di un linguaggio corretto e specialistico all'interno dei media nella narrazione dei conflitti odierni.
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Verso il superamento dell'ergastolo ostativo? Atti del Convegno Cassino, Casa circondariale 20 gennaio 2020
[Italiano]: L'ergastolo ostativo è un tema particolarmente critico, dove il principio costituzionale della risocializzazione della pena deve confrontarsi con la dura e serrata lotta alla criminalità organizzata e alle mafie. Con la sentenza n. 253 del 2019 — che ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 4-bis ord. pen., nella parte in cui non prevede la possibilità di concedere permessi premio, ai condannati per i delitti ostativi ivi elencati, in mancanza della collaborazione con la giustizia — la Corte costituzionale ha aperto un varco verso il superamento di automatismi legislativi reputati irragionevoli. La pronuncia, che ha posto più questioni di quante ne abbia dette espressamente, ha offerto l'opportunità per un importante convegno, tenutosi presso la Casa circondariale di Cassino, lo scorso 20 gennaio 2020. I relatori d'eccezione presenti hanno dato vita, generosamente, ad un confronto onesto, che ha consentito di rendere al meglio le distinte, e spesso distanti, posizioni sull'argomento, che ha visto, anche nella recentissima questione di costituzionalità sollevata dalla prima sezione penale della Corte di Cassazione (con ordinanza n.18518/20 depositata il 18 giugno 2020), i suoi ulteriori, e prevedibili, sviluppi ./[English]: The life imprisonment impediment is a very sensitive issue because the constitutional principle of the rehabilitation of punishment must be confronted with the hard and intense war on organised crime and mafias. With sentence n. 253 of 2019 — which has declared in contrast with Constitution the article 4-bis ord. pen., in the part in which it does not provide for the possibility of granting permits, to those convicted of the preclusive crimes listed therein, in the absence of collaboration with justice — the Constitutional Court breached towards overcoming legislative automatisms deemed unreasonable. The ruling, that put more questions than it specifically said, offered the opportunity for an important conference that took place at prison of Cassino, on January 20th, 2020. The present exceptional speakers gave generously rise at honest debate; it made it possible to make the best of the distinct, and often distant, positions on the argument that had further, and predictable, developments with the recent question of constitutional legitimacy rise by the ruling (18518-20 of June 18th, 2020) of first criminal section of Supreme Court of Cassation.
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Georg Friedrich Händel in Rom: Beiträge der Internationalen Tagung am Deutschen Historischen Institut in Rom 17.-20. Oktober 2007
Vermutlich nur knapp zwei Jahre hielt sich Georg Friedrich Händel in Rom auf. Dieser kurzen, jedoch kompositorisch äußerst fruchtbaren Zeit widmen sich die Beiträge des Bandes. Er beleuchtet vor dem Hintergrund der politisch-gesellschaftlichen Umstände die Erfahrung eines Protestanten in seinem Kontakt mit dem Zentrum der römisch-katholischen Kirche und fragt nach unterschiedlichen Einflüssen auf Händels römische Musik, zu denen deutsche ebenso wie in Rom wirkende Komponisten beitrugen. Eine besondere Rolle spielen für Händel wichtige Adlige wie Francesco Maria Ruspoli, Benedetto Pamphilj und Pietro Ottoboni. Hervorgegangen sind die in diesem Buch versammelten Beiträge aus der Internationalen Konferenz "Georg Friedrich Händel in Rom", die 2007 am Deutschen Historischen Institut in Rom anlässlich der dreihundertsten Wiederkehr von Händels Rom-Aufenthalt stattfand. Die Publikation mit musikhistorischem Schwerpunkt ist interdisziplinär ausgerichtet und vereint musikwissenschaftliche, historische, kunsthistorische und theologische Beiträge.
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IL DIRITTO ALLO STUDIO NELLE LEGISLAZIONI REGIONALI.RIFLESSIONI A PARTIRE DALLA LEGGE REGIONALE SICILIANA. 10 DEL 20 GIUGNO 2019
Analisi dei diversi sistemi regionali di tutela del diritto allo studio, partendo dall'analisi della nuova legge regionale siciliana n. 10 del 2019. Essa appare innovativa per molteplici aspetti, sebbene dubbi possono sollevarsi per quanto concerne la concreta attuazione soprattutto dal punto di vista economico, nonchè a causa della forte centralizzazione presso la Giunta regionale delle relative funzioni amministrative. ; Analysis of the different regional systems of protection of the right to study, starting from the analysis of the new Sicilian regional law n. 10 of 2019. It appears to be innovative in many respects, although doubts may arise as far as verifying the concrete implementation above all from an economic point of view, as well as due to the strong centralization it the regional government of the administrative functions on the subject.
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Proposte di riforma delle leggi 4 marzo 1848 e 20 marzo 1854 sulla guardia nazionale e sulla leva militare
In: http://hdl.handle.net/2027/uc1.b3629682
Mode of access: Internet. ; MAIN; UA747.C67 1868: University of California, Berkeley, Library copy has p. [2] of cover inscribed by the author.
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Hemingway, Moravia e il fascismo. La "fortuna" dello scrittore americano in Italia tra gli anni '20 e gli anni '60
Among the Italian responses to Hemingway's death, Alberto Moravia's stands out for his condemnation of the US writer's cult of his publica persona. Comparing Hemingway to D'Annunzio, Moravia comes very close to calling Hemingway himself if not a Fascist, certainly someone whose values were close to Fascist ones. Moravia's essay sparked a lively debate, with many Italian critics and writers coming out in defense of Hemingway, even when they may have been critical of specific aspects of his work. The essay sketches that debate, and then goes on to analyze what were, historically, Hemingway's own pronouncements on Fascism, Mussolini, and D'Annunzio. The historical record shows that the American writer was unambiguously hostile to Fascism, and as proven both by the banning of Farewell to Armsand by his exclusion from a literary jury that should have chosen the best American books for the Italian public, Hemingway was anathema to Mussolini and his associates. It is interesting and at the same time puzzling that, during the debate that followed Moravia's article, hardly anyone referred to the historical archive in any depth. While this debate may be typical of Cold War intellectual frays and by now dated, it is worth remembering that criticism of Hemingway has been often marked by political overtones both in the past and in the present. Moreover, the importance of Hemingway's work for Italian writers and the intensity of the debate surrounding the merits of his artistic accomplishments would suggest that he may well deserve to be included in the canon of twentieth-century Italian literature. ; Tra le reazioni italiane alla morte di Hemingway, quella di Alberto Moravia si segnala per la condanna del culto del personaggio pubblico creato dallo scrittore. Nel paragonare Hemingway a D'Annunzio, Moravia si avvicina a definire il primo, se non un fascista, certamente una figura i cui valori erano vicini a quelli del fascismo. Il saggio di Moravia provocò vivaci reazioni e molti studiosi e scrittori italiani, pur critici di alcuni aspetti del suo lavoro, presero le difese di Hemingway. Il saggio ripercorre la polemica e analizza poi quali furono le opinioni storicamente espresse da Hemingway sul fascismo, su Mussolini e su D'Annunzio. I dati dimostrano che lo scrittore americano fu senza ambiguità ostile al fascismo e come dimostrato dalla censura di Addio alle armie dalla sua esclusione da una giuria letteraria che avrebbe dovuto indicare i migliori libri americani per il pubblico italiano, Hemingway era inviso sia a Mussolini sia ai suoi accoliti. È interessante e al tempo stesso sconcertante che, durante il dibattito che seguì all'articolo di Moravia, nessuno, o quasi, fece riferimento ai dati storici oggettivi. Se per un verso questa polemica appare oggi come datata e tipica dell'epoca della Guerra fredda, vale la pena ricordare che la critica hemingwayana è stata spesso segnata da toni politici, ieri come oggi. Inoltre, l'importanza dell'opera di Hemingway per gli scrittori italiani e il calore del dibattito circa i suoi meriti artistici, portano a pensare che lo scrittore dovrebbe essere incluso nel canone della letteraturaitalianadel Novecento.
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Hemingway, Moravia e il fascismo. La "fortuna" dello scrittore americano in Italia tra gli anni '20 e gli anni '60
Among the Italian responses to Hemingway's death, Alberto Moravia's stands out for his condemnation of the US writer's cult of his publica persona. Comparing Hemingway to D'Annunzio, Moravia comes very close to calling Hemingway himself if not a Fascist, certainly someone whose values were close to Fascist ones. Moravia's essay sparked a lively debate, with many Italian critics and writers coming out in defense of Hemingway, even when they may have been critical of specific aspects of his work. The essay sketches that debate, and then goes on to analyze what were, historically, Hemingway's own pronouncements on Fascism, Mussolini, and D'Annunzio. The historical record shows that the American writer was unambiguously hostile to Fascism, and as proven both by the banning of Farewell to Arms and by his exclusion from a literary jury that should have chosen the best American books for the Italian public, Hemingway was anathema to Mussolini and his associates. It is interesting and at the same time puzzling that, during the debate that followed Moravia's article, hardly anyone referred to the historical archive in any depth. While this debate may be typical of Cold War intellectual frays and by now dated, it is worth remembering that criticism of Hemingway has been often marked by political overtones both in the past and in the present. Moreover, the importance of Hemingway's work for Italian writers and the intensity of the debate surrounding the merits of his artistic accomplishments would suggest that he may well deserve to be included in the canon of twentieth-century Italian literature.
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