Una storia di confine: frontiere e lavoratori migranti tra Messico e Stati Uniti (1836-1964)
In: Studi storici Carocci 296
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In: Studi storici Carocci 296
This section aims to improve communications between initiatives, artists, activists, scholars, and research groups engaged in the study and politics of commodity frontiers. Here you will find the latest news recommended by people from the Commodity Frontiers Initiative. This is a first selection, and we would be happy to add further events on our website, in social media, and in future volumes of Commodity Frontiers. Please send your announcements to Claudia Bernardi (clod.zeta@gmail.com), or contact us through the website, Twitter, or Facebook.
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In: Iberoamericana: Nordic journal of Latin American and Caribbean studies ; revista nordica de estudios latinoamericanos y del Caribe, Band 49, Heft 1, S. 31-41
ISSN: 2002-4509
This paper investigates the conflicts between the conservative élite, workers' organizations, and Mexican migrants in Arizona in the 1960s and 1970s when major confrontations occurred around the so-called 'undocumented problem'. Through a labour history approach and the use of primary sources, this study returns the voice of seasonal workers, governors and Arizona's Republican electoral body, union organizers and citizens, workers and anti-union associations. This article investigates, a) the role played by conservative political groups and southwestern capitalists in spreading anti-union and anti-migrant sentiments; b) the relation between status and contract in agricultural work; c) the recruitment and working conditions imposed on migrant workers; d) the political confrontation and conflicts that emerged between unions and migrant workers' organizations in Arizona's agricultural labour regime. In conclusion, although transnational organizing efforts led to success in labour confrontations, the exclusionary political practices against undocumented workers–like the wet line – resulted in the fragmentation of the 'color line' that ultimately exacerbated the frictions between farmworker unions and migrant workers. ResumenEste articulo investiga los conflictos entre la élite conservadora, las organizaciones de trabajadores y los migrantes mexicanos en Arizona en las décadas de 1960 y 1970, cuando se produjeron importantes enfrentamientos en torno al llamado 'problema de indocumentados'. Mediante un enfoque de historia laboral y el uso de fuentes primarias, el artículo da voz a los trabajadores temporales, gobernadores y al cuerpo electoral republicano de Arizona, organizadores sindicales y ciudadanos, trabajadores y asociaciones antisindicales. El estudio investiga el papel desempeñado por los grupos políticos conservadores y los capitalistas del sudoeste en la difusión de los sentimientos anti-sindicales y migratorios; la relación entre estatus y contrato en el trabajo agrícola; las condiciones de reclutamiento y trabajo impuestas a los trabajadores migrantes; la confrontación política y los conflictos surgieron entre los sindicatos y las organizaciones de trabajadores migrantes en el régimen laboral agrícola de Arizona. En conclusión, si bien los esfuerzos de organización transnacionales condujeron al éxito en las confrontaciones laborales, las prácticas políticas excluyentes contra los trabajadores indocumentados–como la wet line–resultaron en la fragmentación de la 'línea de color' que finalmente exacerbó las fricciones entre los sindicatos de trabajadores agrícolas y los trabajadores migrantes. Palabras clave: México; Arizona; migración; trabajo; sindicato; conservador
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The Beast, The journey of Central American migrants on their way to the border of Mexico and the United States tells the story of undocumented migrants who travel in La Bestia, a freight train in which Central American migrants are assembled in Arriaga, Ixtepec or Ciudad Hidalgo in southern Mexico that will take you to nearby Mexicali, Nogales, Ciudad Juarez, Piedras Negras or Nuevo Laredo. Moored precariously from the roof of the train, this risky road of more than 3,000 km will determine that many of those who undertake the trip, never reach the border. ; La Bestia, La travesía de migrantes centroamericanos en su camino hacia la frontera de México y los Estados Unidos narra la historia de migrantes indocumentados que viajan en La Bestia, un tren de carga en el cual se montan los migrantes Centroamericanos en Arriaga, Ixtepec o Ciudad Hidalgo en el sur de México y que los llevará hasta cerca de Mexicali, Nogales, Ciudad Juárez, Piedras Negras o Nuevo Laredo. Amarrados precariamente del techo del tren, este camino arriesgado de más de 3.000 km determinará que muchos de quienes emprenden el viaje, nunca lleguen a la frontera
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In: Widerspruch: Beiträge zu sozialistischer Politik, Band 33, Heft 65, S. 7-15
ISSN: 1420-0945
La ricerca si propone di indagare la frontiera tra Stati Uniti e Messico, in particolare l'"espacio fronterizo" tra Arizona e Sonora nella seconda metà del Novecento. Le trasformazioni attuali hanno imposto all'attenzione degli studiosi la ridefinizione dello spazio globale, i suoi confini e i processi di formazione delle identità culturali. La frontiera tra Messico e Stati Uniti è un punto di vista privilegiato per comprendere come le forme di appropriazione dei territori si intreccino con i confini, materiali e immateriali, che agiscono sui corpi dei migranti. Gli storici nordamericanisti e sudamericanisti individuano diverse tipologie di frontiere che hanno formato il continente americano attraverso un movimento di occupazione delle terre, dispiegatosi in molteplici "cicli di produzione" del capitale, l'applicazione di strategie difensive e offensive per il controllo del territorio e l'integrazione dei soggetti "altriʺ che lo vivono. L'incontro tra due colonialismi differenti sulla frontiera mette al centro delle trasformazioni storiche la popolazione e i processi di razializzazione che definiscono la formazione dell'identità nazionale. Nel panorama tardo novecentesco degli studi sulla frontiera, le ricerche dei Border e Cultural Studies focalizzano la loro attenzione sulle proprietà simboliche del confine e i processi di separazione e gerarchizzazione dei migranti da entrambi i lati della linea. Tale apparato critico è la cornice teorica all'interno della quale è possibile leggere le trasformazioni storiche occorse dalla guerra tra Messico e U.S.A. (1848) fino alla firma del trattato del NAFTA/TLCAN (1994). Tale arco temporale è l'oggetto di studio della prima parte della ricerca, utile a dar conto dei più importanti processi storici che legano il Messico e gli Stati Uniti d'America: la colonizzazione e la rivoluzione messicana, le diverse politiche migratorie che si impongono sui migranti, fino alle deportazioni a seguito della Grande Depressione e i reimpatri a opera del governo messicano. La Seconda Guerra Mondiale è l'occasione in cui viene avviato un programma di importazione della forza‑ lavoro negli U.S.A., il Programa Bracero, che comporta numerosi attriti tra i migranti e i messico-americani, spesso contrapposti nei conflitti sul lavoro. L'imponente operazione di deportazione nel 1954 (Operation Wetback) segna la possibilità di una nuova coesione tra il movimento dei chicano per i diritti civili e le associazioni in sostegno dei migranti. L'installazione delle maquiladora lungo il confine dal 1964 segna irreversibilmente lo spazio della frontiera mutandone la geografia, mentre la firma del trattato NAFTA/TLCAN sancisce la libera circolazione delle merci e l'Operation Gatekeeper istituisce la completa militarizzazione del confine. La seconda parte della ricerca si concentra sullo studio della frontiera tra Arizona e Sonora, in particolare dei diversi cicli produttivi (miniere, terra e lavoro migrante nelle maquiladoras) con particolare attenzione agli effetti del capitalismo desertico nella border town di Nogales. Ad ognuna di queste "frontiere viveʺ si associa una particolare rappresentazione dei corpi migranti, cifra delle violente discriminazioni a cui sono sottoposti in uno spazio in cui i soggetti vivono continuamente in-between. Sin dagli anni Ottanta, l'imposizione di un confine militarizzato e di una guerra a bassa intensità stravolge le reti affettive dei migranti, le loro pratiche di vita quotidiana e segna irreversibilmente la frontiera. Le strategie di resistenza dei migranti e la loro capacità di alimentare un tessuto culturale permettono di mantenere vivo questo spazio nonostante le linee militarizzate, le tratte dello sfruttamento e i corridoi della produzione. Questo paesaggio migratorio compone una complessa regione transnazionale che non si esaurisce mai nella linea o in due nazionalità distinte, ma vive in un espacio fronterizo dove corpi differenti sono tradotti in una storia comune.
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In: Peace review: peace, security & global change, Band 22, Heft 3, S. 250-252
ISSN: 1469-9982
In: Peace review: the international quarterly of world peace, Band 22, Heft 3, S. 250-253
ISSN: 1040-2659
In: Frontiers: a journal of women studies, Band 18, Heft 1, S. 122
ISSN: 1536-0334
In: Labor history, Band 64, Heft 6, S. 659-675
ISSN: 1469-9702
In: Work in Global and Historical Perspective
This book brings together a variety of regions and periods to provide fresh perspectives on the study of labour. It deconstructs the polarisation between mobility and immobilisation in labour history and instead stresses their close entanglement with each other. Following interactive processes of control and resistance, this book makes a compelling case for the historically intertwined trajectories of labour im/mobility and labour coercion.
This inspired collection offers a new paradigm for moving the world beyond violence as the first, and often only, response to violence. Through essays and poetry, prayers and meditations, Transforming Terror powerfully demonstrates that terrorist violence—defined here as any attack on unarmed civilians—can never be stopped by a return to the thinking that created it. A diverse array of contributors—writers, healers, spiritual and political leaders, scientists, and activists, including Desmond Tutu, Huston Smith, Riane Eisler, Daniel Ellsberg, Amos Oz, Fatema Mernissi, Fritjof Capra, George Lakoff, Mahmoud Darwish, Terry Tempest Williams, and Jack Kornfield—considers how we might transform the conditions that produce terrorist acts and bring true healing to the victims of these acts. Broadly encompassing both the Islamic and Western worlds, the book explores the nature of consciousness and offers a blueprint for change that makes peace possible. From unforgettable firsthand accounts of terrorism, the book draws us into awareness of our ecological and economic interdependence, the need for connectedness, and the innate human capacity for compassion