Search results

When approaching Scene del potere – 'azione scenica' conceived and developed by Domenico Guaccero over the span of nearly a decade (1961–1968) and staged for the first and only time on 30 December 1968 at Palermo's Teatro Biondo – there is a high risk of being overwhelmed by the preparatory materials alone. The bulk of the textual and scenic-dramaturgical preliminary materials that leads from the first draft, tentatively titled Il potere, to the 1965 Scene del potere and its Palermo debut, is of a multifold entity. Its amount of sources, formative elements and programmatic intent is both fascinating and confusing in its labyrinthine combinations. Let it suffice to point out that the textual and scenic-dramaturgical preparatory materials consist of more than one hundred pages of handwritten and typed notes, summaries, sketches, drawings, newspaper and magazine clippings. The Fondo Domenico Guaccero also preserves letters regarding the inception and outcomes of the project, a 'skeleton' score of the preliminary draft Il potere and a handwritten copy of 1968's final score of Scene del potere. Among these sources we can also find a photocopy of the score with side-notes by Egisto Macchi. It is therefore no wonder that the essays written on Scene del potere have mainly focused on the groundwork and on the composer's programmatic intent. Given such considerations, the present article aims at offering an in-depth examination of Scene del potere, seen not as its initiatory process but observed in its completion: the final version of 1968. Through a detailed study of the score, it is possible to determine whether and how the composer's programmatic intent found its fulfilment in the ultimate outcome of his work.

Introduction to the thematic session of issue 10 (2017) of the journal "Analitica –Rivista online di studi musicali" entitled "Music, Politics, Society: The Role of Analysis".

Analitica dedica gran parte del suo decimo volume (2017) all'indagine della teoria e dell'analisi musicale in quanto prassi influenzata da scelte politiche e pragmatiche, e pienamente inserita in specifici contesti ideologici e sociali. Recentemente, infatti, il dibattito sulle motivazioni e gli scopi della musicologia, considerata come pratica sociale, ha portato a una nuova consapevolezza dei presupposti ideologici e politici dell'analisi musicale [Broman-Engebretsen 2007; Buch-Donin-Feneyrou 2013] e a una storicizzazione delle contrapposizioni introdotte dalla New Musicology nell'ultimo ventennio del Novecento [Agawu 2004; MacCutcheon 2014]. Allo stesso tempo, la progressiva convergenza delle metodologie impiegate nei diversi campi degli studi musicali – dalla musica d'arte alle musiche di tradizione orale, dalla popular music alla musica nel contesto della comunicazione audiovisiva, dall'uso del suono nei nuovi media alle culture non-musicali del suono – ha messo in piena evidenza la stretta relazione tra le pratiche dell'analisi musicale e i loro fondamenti epistemologici, che riflettono, in modo più o meno evidente, precise scelte di politica culturale [van den Toorn 1996; Scherzinger 2001; Schuijer 2008, Campos-Donin 2009; Guilbault 2014; Earle 2015].Analitica dedica gran parte del suo decimo volume (2017) all'indagine della teoria e dell'analisi musicale in quanto prassi influenzata da scelte politiche e pragmatiche, e pienamente inserita in specifici contesti ideologici e sociali. Recentemente, infatti, il dibattito sulle motivazioni e gli scopi della musicologia, considerata come pratica sociale, ha portato a una nuova consapevolezza dei presupposti ideologici e politici dell'analisi musicale [Broman-Engebretsen 2007; Buch-Donin-Feneyrou 2013] e a una storicizzazione delle contrapposizioni introdotte dalla New Musicology nell'ultimo ventennio del Novecento [Agawu 2004; MacCutcheon 2014]. Allo stesso tempo, la progressiva convergenza delle metodologie impiegate nei diversi campi degli studi musicali – dalla musica d'arte alle musiche di tradizione orale, dalla popular music alla musica nel contesto della comunicazione audiovisiva, dall'uso del suono nei nuovi media alle culture non-musicali del suono – ha messo in piena evidenza la stretta relazione tra le pratiche dell'analisi musicale e i loro fondamenti epistemologici, che riflettono, in modo più o meno evidente, precise scelte di politica culturale [van den Toorn 1996; Scherzinger 2001; Schuijer 2008, Campos-Donin 2009; Guilbault 2014; Earle 2015].