Luciano Della Mea: un inquieto intellettuale nell'Italia del secondo '900
In: Atti di convegno
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In: Atti di convegno
In: Storia e politica 8
L'articolo prende in esame l'influenza delle Avventure di Telemaco, scritte da Fénelon nel 1699 per l'educazione del Duca di Borgogna, sul dibattito economico italiano nei secoli XVIII e XIX. Il romanzo, infatti, è anche un trattato di politica e di economia politica, da cui emergono modelli sul buon governo del principe, sulla libertà commerciale e sulla riforma dell'agricoltura. In Italia, fra il 1702 e il 1861, l'opera di Fénelon ha avuto una notevole diffusione (oltre cento edizioni). Nel XVIII secolo i paradigmi economici elaborati dall'arcivescovo di Cambrai sono stati utilizzati da economisti (da Gian Rinaldo Carli a Giovanbattista Gherardo D'Arco, da Paolo Mattia Doria, a Lodovico Antonio Muratori) impegnati a sostenere progetti di riforma dello Stato e a ricercare le cause che ne ritardavano lo sviluppo economico. Nel secolo XIX, invece, il consenso riscosso dall'opera di Fénelon si ridimensiona, e le Avventure di Telemaco sono presentate da economisti come Gerolamo Boccardo o Francesco Ferrara come un ricettacolo di errori. Le cause sono ascrivibili all'ormai avanzato processo di istituzionalizzazione dell'economia politica classica e all'emergere della 'questione sociale' in Europa: entrambi i fattori citati non potevano che gettare discredito sull'opera di Fénelon, di cui si percepiva ora la pericolosità per i modelli di egualitarismo economico-sociale di cui era portatrice.
BASE
In: Collana "Il politico e la memoria
In: Ethnologie française: revue de la Société d'Ethnologie française, Band 38, Heft 3, S. 427-435
ISSN: 2101-0064
Résumé Proposant une réflexion historico-culturelle sur les relations entre la Corse et l'Italie à l'époque moderne, l'analyse porte surtout sur la première moitié du xix e siècle, durant laquelle les rapports entre les élites de la Corse et celles de la Toscane, sa voisine, se firent les plus intenses. Fortement conditionnées par l'expansion du processus de « francisation » de la société insulaire, ces relations peuvent, par bien des côtés, être interprétées comme une réaction aux moyens employés par les préfets de l'île pour mettre en œuvre le projet de civiliser la population corse. Les raisons qui, dans la seconde moitié du xix e siècle, ont déterminé l'éloignement progressif de la Corse du domaine culturel et linguistique italien sont ensuite examinées. Enfin, est décrit le contexte politico-culturel des années 1920-1940, pendant lesquelles le régime fasciste tenta de resservir artificiellement le concept de l'« italianité » de la Corse, qui a été à la base de l'hostilité et de la rancœur de la société corse à l'égard de l'Italie dans la seconde moitié du xx e siècle.
In: Saggi e studi
In: Studi dell'Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano 3