[Italiano]: Il saggio ha inteso proporre un doppio tipo di lettura del contesto urbano di Napoli, affrontando nella prima parte una rassegna cronologica degli eventi che ne hanno accompagnato la crescita urbanistica, dalla sua fondazione al presente, puntando a sintetizzare i caratteri evolutivi del suo definirsi "Città" relazionati alle vicende politico amministrative che li hanno determinati ed alle ricadute sociali, economiche e culturali che ne sono derivate. Nella seconda parte si è cambiato punto di osservazione. Partendo dalla specificità del "vicolo" napoletano, inteso come "Paese", elemento matriciale della vita e della vitalità urbana, se ne sono specificati i caratteri socio comportamentali, insediativi, economici e culturali, assumendo come fonte di privilegiata informazione la testimonianza narrativa, la rappresentazione artistica e le manifestazioni culturali che ne hanno animato e ne animano la trasmissione delle memorie. Si parte dalla considerazione che nel "vicolo" napoletano, come in tutta la città, anche il forestiero viene, nel secondo dopoguerra, appellato "Paisano" (paesano) come nella Francia postrivoluzionaria ogni individuo si fregiava dell'appellativo "Cittadino"./ [English]: The essay aims to propose a double way of reading the urban context of Naples, addressing in the first part a chronological review of the events that accompanied its urban growth, from its foundation to the present, in order to synthesize the evolutionary characteristics that defined Naples as a "City ", in relationship with the political and administrative events that determined them and the social, economic and cultural repercussions that ensued. In the second part, the point of observation has been changed. Starting from the peculiarities of the Neapolitan "vicolo" (alley), considered as a "Paese" (Town), a fundamental element for urban life and vitality, the author studies its socio-behavioural, settlement, economic and cultural characteristics, considering the narrative testimony, the artistic representation and the cultural manifestations that have animated and still animate the transmission of memories. The research starts from the consideration that in the Neapolitan "vicolo", as in the whole city, even the foreigner is, after World War II, called "Paisano" (villager) as well as in post-revolutionary France every person was considered as a "Cittadino" (citizen).
Il saggio ha inteso proporre un doppio tipo di lettura del contesto urbano di Napoli, affrontando nella prima parte una rassegna cronologica degli eventi che ne hanno accompagnato la crescita urbanistica, dalla sua fondazione al presente, puntando a sintetizzare i caratteri evolutivi del suo definirsi "Città" relazionati alle vicende politico amministrative che li hanno determinati ed alle ricadute sociali, economiche e culturali che ne sono derivate. Nella seconda parte si è cambiato punto di osservazione. Partendo dalla specificità del "vicolo" napoletano, inteso come "Paese", elemento matriciale della vita e della vitalità urbana, se ne sono specificati i caratteri socio comportamentali, insediativi, economici e culturali, assumendo come fonte di privilegiata informazione la testimonianza narrativa, la rappresentazione artistica e le manifestazioni culturali che ne hanno animato e ne animano la trasmissione delle memorie. Si parte dalla considerazione che nel "vicolo" napoletano, come in tutta la città, anche il forestiero viene, nel secondo dopoguerra, appellato "Paisano" (paesano) come nella Francia postrivoluzionaria ogni individuo si fregiava dell'appellativo "Cittadino".
Gli ultimi sedici anni di inerzia amministrativa, con molti dibattiti culturali e politici aperti al pubblico, ma poche misure proposte e non approvate definitivamente, hanno generato numerose ipotesi pianificatorie e idee progettuali contrastanti, caratterizzate da utopie astratte e interessi individuali. Tale approccio ha creato le precondizioni per la mancanza di azione da parte di soggetti pubblici. Lo stallo deriva dalla preoccupazione di prendere decisioni sbagliate, vale a dire la paura di privilegiare o tollerare le speculazioni.In questo quadro, continua la lettura del contesto territoriale del vuoto urbano di Bagnoli, con un rinnovato dibattito culturale, politico e imprenditoriale. Rallentato e sfiduciato, il confronto non prefigura la riabilitazione dell'aria come la cura di tutta l'area metropolitana, e ridimensiona i suoi obiettivi neo-direzionali un tempo presentati sia dalla pubblica amministrazione che dagli imprenditori privati, avendo questi deposto l'abito predatorio della speculazione edilizia e indossato quello signorile, elegantemente utopico, di promotori di un "regno del possibile". ; The last sixteen years of administrative inertia, with many cultural and political debates open to the public, but few proposed - although not finally approved – measures, have generated several contrasting planning ideas and design solutions, characterised by utopian views and individual interests. Such approach has created the preconditions for lack of action by public stakeholders. The deadlock derives from the concern of taking wrong decisions, that is to say the fear of privileging or tolerating speculation. In this framework, the understanding of the territorial context of the Bagnoli's urban void continues, with a renewed cultural, political and entrepreneurial debate. Slowed down and dispirited, the discussion does not prefigure the rehabilitation of air as the cure-all of the metropolitan area, and it downsizes its neo-directional aims which were submitted both by public administration and private entrepreneurs – having the latter disposed the predatory practice of land speculation in favour of the posh and utopian promotion of a "realm of possible".
La legge quadro della Tutela in Italia nasce con tre anni di anticipo rispetto a quella dell'Urbanistica, in una particolare circostanza storica e politica, che marciava in direzione opposta a quella estetica e culturale. Il percorso evolutivo dei due sistemi legislativi è andato più volte incrociandosi , sovrapponendosi e comunque integrandosi. La legge di tutela del patrimonio culturale , storico e naturalistico, aprendosi al sociale, spostava il suo asse pianificatorio dal paesaggio all'ambiente, mentre la legge urbanistica, aprendosi al culturale, recuperava nella sua pianificazione le componenti storiche ed artistiche come imprescindibili "beni" da proteggere e valorizzare. Il percorso di entrambe le legislazioni è andato, nella loro terza generazione, convergendo sulla "tutela della salute" del paesaggio dell'ambiente e del territorio, tesa ad elevare la "qualità del vivere" a tutti gli esseri , animali, vegetali e minerari che lo strutturano, lo popolano e lo abitano , assoggettando a preventivo controllo gli eventi cataclismatici naturali ed i processi di trasformazione antropica che ne minacciano irreversibilmente gli equilibri tettonici, produttivi e sociali .Di qui l'apertura della nuova frontiera del guardare al passato ed al futuro con l'occhio bene aperto sul presente, chiamando in campo analitico e progettuale la "resilienza", ultima delle discipline che hanno guadagnato il territorio dell'urbanistica alle diverse scale di pianificazione, puntando a sortire più avanzati equilibri ecologico insediativi di quanto, versando in condizioni di inaccettabile degrado, è assoggettato ad interventi di rigenerazione urbana.In tale ottica è orientato lo studio di fattibilità mirato al recupero di uno dei più fatiscenti ambiti insediativi della periferia settentrionale di Napoli: Il Rione S. Gaetano. ; IL TERRITORIO DELL'URBANISTICA CONTEMPORANEA : RECUPERO - RIGENERAZIONE - RESILIENZA
Le "città d'acqua", convertitesi in "città d'arte", hanno preso a gareggiare tra loro per il rinnovo estetico del proprio volto, attuando quella politica dell'abbellimento architettonico ed urbanistico che favorirà il fiorire delle botteghe artigiane in una dialettica concorrenza con il parallelo proliferare di centri di studi umanistici e scientifici, che comporteranno il consolidarsi dei cenacoli culturali, progressivamente fuoriusciti dal chiuso delle strutture monastiche conventuali, nei quali prenderanno ad abitare riflessioni, ricerche, teorie, idee, progetti e scuole di pensiero che vedranno come protagonisti matematici e filosofi, letterati e poeti, storici ed archeologi, in uno con i maestri dell'operare nel variegato universo dell'arte. Il nostro attuale sguardo non è indirizzato ad evidenziare chi, da urbanista, da filosofo,da imprenditore e da politico, ha contribuito a realizzare il "bello" della "città di mare" ma chi, da artista , ha saputo coglierne le valenze estetiche e paesaggistiche, evidenziandone gli aspetti lirici e quelli drammatici, contribuendo a sottolinearne le cadenze negative e quelle positive, la vitalità o la solitudine, alla ricerca di un fascino sensoriale che prenda le distanze dalla mera proposizione di un racconto.La letteratura artistica indirizzata alla "città di acqua" ha radici antichissime. Nasce dal mito più che dalla storia; ne sublima le immagini liberandole da quei vincoli spazio - temporali che ne circoscrivono l'universalità, riducendone il campo alla pura visibilità. L'opera d'arte, anche quando indugia sul racconto, non ne coglie solo la componente formale, epidermica descrizione di circostanze paesaggistiche, ma ne approfondisce i caratteri connotativi, interpretandone i significati più reconditi e riproponendoli all'attenzione di chi voglia aggregarsi all'azione indagatrice, procedendo oltre la rappresentazione visualizzata, per penetrarne, insieme all'artista, quell'anima recondita che la connota.
The balanced relation between the city and the sea was at the centre of the Greek philosophy. During the flourishing of the Hellenic civilization, Plato began wondering about the appropriate characteristics of a site for an urban settlement near the sea. An ideal-type of urban settlement model resulted, based on accessibility, safety, hygienism, productivity, proximity to energy sources, prosperity.Renaissance artists appealed to the ancient knowledge in order to renew the treatises about architecture and town planning, in the perspective of building new models aiming at making perfect the structure and the soul of the city through a strictly geometric form.The harbour rose with open arms, towards the sea; a hug aiming at showing the pleasure of meeting, guaranteeing shelter, protection, safety and friendly welcome.On the contrary, the harbour turns its back to the city and sometimes it moves the city away, in order to keep a certain distance.Physical and institutional barriers intervene between the city and the sea, claiming autonomous political-administrative and planning roles, often hindering, instead of fostering, natural osmotic processes, debasing functions, roles and social, economic, political and cultural interests of reciprocal belonging.Almost everywhere the legislative evolution has followed, and not preceded, the territorial devastation of settlements along the coasts – especially the devastation spontaneously risen – and only later has tried to hold in check a phenomenon sadly fallen in the ways of doing and the emptiness of thinking, letting the "habit of doing" prevail the conservative legislation based on placing pickets to the "not to do" approach; that situation in the light of an economic power become the director of political power, conditioned at opening eyes on doing for half-closing eyes on business.The new city-sea relation has to be studied as a valorisation, not as mere protective measures prescribed by ordinary landscape/town planning tools, or as design interventions for the aesthetic renewal of waterfront building facade. We need to go further, allowing the city to demolish definitely the port barriers which still deprive it of the fruition of its sea, acting consistently with the intervention designed and implemented by Hippodamus of Miletus in Athens during the Age of Pericles, so that the city could join its port (Piraeus), thought with some mediation: a protective wall which would sanction a right of reciprocal belonging, physically and institutionally, between the city and the sea. ; L'equilibrato rapporto tra città e mare fu alla prioritaria attenzione del pensiero greco, in particolare di Platone, che nel pieno fiorire della civiltà ellenica si interrogò su quali caratteri dovesse avere il sito per accogliere confortevolmente un insediamento urbano in prossimità del mare.Ne derivò un idealtipo di modello insediativo urbano fondato su presupposti di "accessibilità", di "sicurezza", di "igienicità", di "produttività", di "prossimità" a fonti energetiche e di"prosperità".Gli artisti rinascimentali attingono alle fonti del sapere antico per dar vita ad un rinnovo della trattatistica architettonica ed urbanistica idealmente indirizzata alla costruzione di nuovi modelli tesi a perfezionare, attraverso la forma, rigorosamente geometrica, la struttura e l'anima della città.Ragioni di sicurezza e di salvaguardia della salute allontanavano la città dal mare, favorendone la ubicazione in siti più confortevoli, su altipiani o nelle compagini di sistemi collinari di misurata acclività, ben distanti dagli approdi costieri e dai porti naturali fasciati da territori impaludati esposti alle infestazioni malariche, la cui desertificazione era interrotta dagli episodici e primordiali insediamenti delle piccole comunità di pescatori. Il porto nasce con le braccia aperte, divaricate in direzione del mare; un abbraccio teso a manifestare il piacere dell'incontro, a garantire riparo, protezione, sicurezza ed amicale accoglienza. Volge viceversa le spalle alla città, talvolta allontanandola anche considerevolmente da sé, una misura tesa a "mantenere le distanze", quasi ad assumere un atteggiamento altezzoso, improntato a manifesta rivalità competitiva, impedendole di procedere oltre, di valicare il limite del dovuto, investendo spazi destinati ad altro, a scandire specificazioni e diversificazioni di ruoli, mansioni ed attività professabili.Barriere fisiche ed istituzionali si frappongono tra città e mare rivendicando autonomi ruoli politico amministrativi e pianificatori che spesso finiscono con l'ostacolare anziché favorire i naturali processi osmotici, svilendo di significato funzioni, ruoli ed interessi sociali, economici, politici e culturali di reciproca appartenenza.Il porto e la città hanno come comune denominatore il mercato, il luogo dell'incontro, dello scambio di prodotti, idee, credenze fideistiche, costumanze, consuetudini, tradizioni, conoscenze, culture e civiltà. Il primo si configura come l'anticamera della seconda; i suoi spazi sono di transizione contro quelli di sosta e permanenza anche definitiva dell'altra.L'evoluzione legislativa ha quasi ovunque seguito e non preceduto la devastazione territoriale degli insediamenti lungo i litorali, specie quella "spontaneamente" andatasi a determinare, e solo tardivamente ha preso a porre argini ad un fenomeno rientrato tristemente nelle costumanze dell' "operare" nei vuoti del "pensare", lasciando che la consuetudine al "fare" prevalesse sulla legislazione conservativa fondata sul porre picchetti al "non fare"; il tutto all'ombra o, peggio ancora, alla luce di un potentato economico erettosi a regista del potentato politico, condizionato ad aprire gli occhi sul "fare" per socchiuderli sull'"affare" .Il nuovo rapporto città-mare va studiato in termini "valorizzativi", non certo limitabili alle sole misure cautelative prescritte dagli strumenti di pianificazione ordinaria, paesistica ed urbanistica , o agli interventi progettuali interessanti il rinnovo estetico delle palazzate di fronte mare ; occorre procedere oltre, consentendo alla città di abbattere definitivamente le barriere portuali che ancora la privano della fruizione del suo mare, operando in coerenza con l'intervento che Ippodamo da Mileto progettò e realizzò nell' Atene dell'età di Pericle , facendo sì che la città si congiungesse al suo porto (il Pireo), sia pure con gli strumenti che le circostanze imponevano: un muro protettivo che fisicamente ed istituzionalmente sancisse il diritto di reciproca appartenenza: città - mare .
Every city arises from an event, an individual decision supported by a collective engagement, disciplined by rules defining technical and legal norms for implementing and managing, breeding customs, traditions, rituals and shared behaviours, as roots of culture and civilization. The origin of the foundation city, both in the ancient time and in the medieval and modern ages, represents the first major event for the city which resumes, in its physical and management setting-up, the matrix characteristics of urban planning complexity, putting into a dialectic comparison not only "where" (place and space), "when" (age and time) and "how" (form and behaviour), but also "why" and "for whom", turning out as the dominant subjects of the residential making-process since the beginning of civilisations. "Why" resumes the ambit of needs, material and spiritual instances, concrete and abstract instances, strictly connected with the ambit of will, wishes and ambitions, leading decisions and policies at the basis of plans, programmes and projects dominated by "must-can" binomial dialectics. "For whom" determines the transition from the material to the immaterial, from the concreteness of actions to relative aims, from the object to the subject, from the operator to the addressee of the operation, recalling the "ethical reason" which finds its deepest roots in the ideology of "idea" sublimation, fulfilled by new linguistic assumptions, symbolic messages aiming at exalting the membership extension from the family, brotherhood and tribe to the native land, to the territory and the city. In this perspective, the pyramid verticalisation of social relationships, disciplining the urban order, finds a convenient and comfortable acceptance for a faithful commonality (which guarantees trust relations) and a progressive process of "civic sense", which makes the general particular and the particular general, connecting rationality and emotional make-up within a unification of understandings. ; Ogni città nasce da un evento , da una decisione individuale sostenuta da un impegno collettivo disciplinato da regole che dettano norme tecniche e giuridiche al realizzare ed al governare, generatrici di costumanze, tradizioni, rituali e comportamenti condivisi, matrici di cultura e civiltà. L'origine della città di fondazione, sia in età antica che medioevale e moderna costituisce il suo primo grande evento che riassume, nel suo fisico ed organizzativo determinarsi, i caratteri matriciali della complessità urbanistica che pongono in dialettico confronto non solo il "dove"(luogo, spazio), il "quando" (età, tempo) ed il "come" (forma e costumanza) ma anche il "perché" ed il "per chi" che si caratterizzano come i soggetti dominanti della processualità insediativa sin dagli albori delle civiltà. Il "perché" riassume la sfera delle necessità, delle esigenze materiali e spirituali, concrete ed astratte, messe in intimo colloquio con la sfera delle volontà, dei desideri e delle aspirazioni presidianti le decisioni, le politiche che informano piani, programmi e progetti dominate dalla dialettica binomiale dovere – potere. Il "per chi" determina il passaggio dal materico all'immaterico, dalla concretezza delle azioni alle finalità che le sottendono, dall'oggetto al soggetto, dall'operatore al destinatario dell'operazione, facendo entrare in campo la "ragione etica" che trova le sue più profonde radici in quella "ideologia" significante la sublimazione della "idea", a coronamento della quale intervengono nuovi assunti linguistici, messaggi simbolici mirati ad esaltare la espansione dell'appartenenza dalla famiglia, frateria e tribù alla patria, al territorio ed alla città. In tale ottica la piramidale verticalizzazione delle "relazioni" sociali disciplinante l'ordine urbano trova conveniente e confortevole accettazione in ragione di una comunanza fideistica (che si rende garante di rapporti fiduciali) e di un progressivo avanzamento del "senso civico" che rende particolare il generale e generale il particolare coniugando razionalità ed emotività nella unificazione degli intendi.
Il tema proposto mira a ridefinire il concetto di paesaggio, presentandolo non solo come un semplice involucro del territorio urbano e rurale, insediativo e produttivo, antropico e naturale, bensì come un organismo vivo, magari non in ottima salute, che, nonostante l'età, ancora regge all'urto delle trasformazioni prodotte dai fenomeni disastrosi delle cosiddette sciagure naturali e soprattutto dalle tante ferite infertegli dall'azione umana che, interessandolo, ne hanno ridefinito l'attuale assetto. Come organo vivente il paesaggio soffre il malessere e code il benessere, indossando l'abito povero ma decoroso più gratificante di quello ricco ma insolente, testimone del buono e del cattivo governo, comunque erede di una storia che lo nobilita, che ha ispirato composizioni liriche, narrazioni letterarie, espressioni di arte, creatività progettuali, il tutto compendiabile nel termine "cultura" che merita di essere acquisita, approfondita e trasmessa alle generazioni che seguiranno, auspicabilmente arricchita da quanto la civiltà del presente riuscirà ad elaborare, anche attraverso il bene indirizzato percorso della pianificazione urbanistica. ; The theme proposed attempts to re-define the concept of landscape, presenting it not only as a container of urban and rural territory, inhabitated and productive, man-made and natural, but also as a living organism, perhaps not in the best of health but despite its age still capable of withstanding the jolt of transformation produced by the disastreous phenomena known as natural calamities and above all by the many wounds inflicted on it by man who involving himself in the problem has re-defined the present day setting. The landscape like a living organism suffers from the evil inflicted on it and benefits from the good bestowed on it, wearing the poor man's dignified clothes which is more gratifying than the clothes of the rich insolent man, witness to good and bad government, however heir to a noble history, which has inspired lyrical compositions, works of literature, expressions of art, and creative projects, all encapsulated in the term "culture" which merits being acquired, known, and transmitted to future generations, hopefully enriched by what the present day civilization will transmit even by the well directed way of urban planning. ; Das vorgeschlagene Thema hat das Ziel, dem Konzept der Landschaft eine neue Definition zu geben. Sie soll nicht nur als Umhuellung des staedtischen und laendlichen Territoriums gesehen werden, das besiedelt und produktiv ist, zivilisiet und natuerlich belassen, sondern wie ein lebender Koerper, wenn auch nicht bei bester Gesundheit, der trotz seines Altes noch den vielen Veraenderungen standhaelt. Veraenderungen durch Naturkatatrophen herforgerufen, und besonders durch die vielen Wunden die das Werk der Menschen ihm zugefuegt hat. Als lebendes Wesen leidet die Landschaft und freut sich in guten Zeiten, kleidert sich lieber arm, aber schicklich, als reich und anmassend: Zeuge guter und schlechter Haushaltsfuehrung, jedoch Erbe einer Geschichte die sie erhebt, die Geschichte, Literatur, Ausdruecke der Kunts, kreative Planung beseelt hat. All das ist zusammengefasst in dem Wort "Kultur", die es verdient hat, erworben zu werden, vertieft und den naeschsten Generationen weitergegeben, moeglicherweise noch bereichert von dem, das die heutige Kultur ausarbeiten kann, auch auf dem Weg der Stadtplanung. ; Le sujet en question vise à redéfinir la notion de paysage, notion qui ne se borne pas à une simple apparence extérieure du territoire: urbain et rural, anthropique et naturel, destiné à l'installation comme à la productivité. Le paysage est représenté tel un organisme vivant qui ne jouit peut-être pas d'une excellente santé mais qui résiste encore, malgré son âge, aux chocs dûs aux transformations causées par les événements désastreux des soi- disantes catastrophes naturelles et surtout par les nombreuses blessures infligées par l'homme, qui ont fini par tracer son aspect actuel. A l'instar des organismes vivants, le paysage souffre des malaises et jouit du bien-être; il revêt un habit pauvre mais honorable, tellement plus gratifiant qu'un vêtement riche mais insolent; il témoigne du bon et du mauvais gouvernement, héritier également d'une histoire qui l'ennoblit et qui inspira maintes compositions lyriques, récits littéraires, manifestations artistiques et créativités dans la manière de projeter. en un mot la "culture". Cette dernière mérite de se voir acquise, maîtrisée et transmise aux générations suivantes enrichie de ce que la civilisation présente réussira à élaborer, en bonne partie grâce au parcours bien orienté de la planification urbanistique. ; El tema propuesto pretende redefinir el concepto de paisaje, presentandolo no solamente como un simple involucro del territorio urbano y rural, de asentamiento y producción, antrópico y natural, sino también como un organismo vivo, aunque quizás no tenga una salud perfecta. A pesar de su edad, ese organismo todavía aguanta el impacto de las transformaciones producidas por los desastres naturales y sobretodo por las heridas infligidas por la acción humana, que han redefinido su aspecto actual. En cuanto organismo viviente, el paisaje sufre el malestar y se beneficia del bienestar, vistendo un traje pobre pero decoroso y más gratificador de aquello rico pero insolente, téstigo del buen y del mal gobierno, heredero de una historia que lo ennoblece y que ha inspirado composiciones liricas, narraciones literarias, exresiones artísticas, creatividad de projectos. Todo esto es justamente resumido en el término "cultura": una cultura que merece ser adquirida, profundizada, transmitida a las generaciones por venir, enriquecida por lo que la civilización presente logrará alcanzar, también a través de una planificación urbanistica bien dirigida
El tema propuesto pretende redefinir el concepto de paisaje, presentandolo no solamente como un simple involucro del territorio urbano y rural, de asentamiento y produccion, antropico y natural, sino tambien como un organismo vivo, aunque quizas no tenga una salud perfecta. A pesar de su edad, ese organismo todavia aguanta el impacto de las transformaciones producidas por los desastres naturales y sobretodo por las heridas infligidas por la accion humana, que han redefinido su aspecto actual. En cuanto organismo viviente, el paisaje sufre el malestar y se beneficia del bienestar, vistendo un traje pobre pero decoroso y mas gratificador de aquello rico pero insolente, testigo del buen y del mal gobierno, heredero de una historia que lo ennoblece y que ha inspirado composiciones liricas, narraciones literarias, exresiones artisticas, creatividad de projectos. Todo esto es justamente resumido en el termino "cultura": una cultura que merece ser adquirida, profundizada, transmitida a las generaciones por venir, enriquecida por lo que la civilizacion presente lograra alcanzar, tambien a traves de una planificacion urbanistica bien dirigida. ; The theme proposed attempts to re-define the concept of landscape, presenting it not only as a container of urban and rural territory, inhabitated and productive, man-made and natural, but also as a living organism, perhaps not in the best of health but despite its age still capable of withstanding the jolt of transformation produced by the disastreous phenomena known as natural calamities and above all by the many wounds inflicted on it by man who involving himself in the problem has re-defined the present day setting.The landscape like a living organism suffers from the evil inflicted on it and benefits from the good bestowed on it, wearing the poor man's dignified clothes which is more gratifying than the clothes of the rich insolent man, witness to good and bad government, however heir to a noble history, which has inspired lyrical compositions, works of literature, expressions of art, and creative projects, all encapsulated in the term "culture" which merits being acquired, known, and transmitted to future generations, hopefully enriched by what the present day civilization will transmit even by the well directed way of urban planning. ; Il tema proposto mira a ridefinire il concetto di paesaggio, presentandolo non solo come un semplice involucro del territorio urbano e rurale, insediativo e produttivo, antropico e naturale, bensì come un organismo vivo, magari non in ottima salute, che, nonostante l'età, ancora regge all'urto delle trasformazioni prodotte dai fenomeni disastrosi delle cosiddette sciagure naturali e soprattutto dalle tante ferite infertegli dall'azione umana che, interessandolo, ne hanno ridefinito l'attuale assetto.Come organo vivente il paesaggio soffre il malessere e code il benessere, indossando l'abito povero ma decoroso più gratificante di quello ricco ma insolente, testimone del buono e del cattivo governo, comunque erede di una storia che lo nobilita, che ha ispirato composizioni liriche, narrazioni letterarie, espressioni di arte, creatività progettuali, il tutto compendiabile nel termine "cultura" che merita di essere acquisita, approfondita e trasmessa alle generazioni che seguiranno, auspicabilmente arricchita da quanto la civiltà del presente riuscirà ad elaborare, anche attraverso il bene indirizzato percorso della pianificazione urbanistica. ; Das vorgeschlagene Thema hat das Ziel, dem Konzept der Landschaft eine neue Definition zu geben. Sie soll nicht nur als Umhuellung des staedtischen und laendlichen Territoriums gesehen werden, das besiedelt und produktiv ist, zivilisiet und natuerlich belassen, sondern wie ein lebender Koerper, wenn auch nicht bei bester Gesundheit, der trotz seines Altes noch den vielen Veraenderungen standhaelt. Veraenderungen durch Naturkatatrophen herforgerufen, und besonders durch die vielen Wunden die das Werk der Menschen ihm zugefuegt hat. Als lebendes Wesen leidet die Landschaft und freut sich in guten Zeiten, kleidert sich lieber arm, aber schicklich, als reich und anmassend: Zeuge guter und schlechter Haushaltsfuehrung, jedoch Erbe einer Geschichte die sie erhebt, die Geschichte, Literatur, Ausdruecke der Kunts, kreative Planung beseelt hat. All das ist zusammengefasst in dem Wort "Kultur", die es verdient hat, erworben zu werden, vertieft und den naeschsten Generationen weitergegeben, moeglicherweise noch bereichert von dem, das die heutige Kultur ausarbeiten kann, auch auf dem Weg der Stadtplanung. ; Le sujet en question vise à redéfinir la notion de paysage, notion qui ne se borne pas à une simple apparence extérieure du territoire: urbain et rural, anthropique et naturel, destiné à l'installation comme à la productivité. Le paysage est représenté tel un organisme vivant qui ne jouit peut-être pas d'une excellente santé mais qui résiste encore, malgré son âge, aux chocs dûs aux transformations causées par les événements désastreux des soi- disantes catastrophes naturelles et surtout par les nombreuses blessures infligées par l'homme, qui ont fini par tracer son aspect actuel. A l'instar des organismes vivants, le paysage souffre des malaises et jouit du bien-être; il revêt un habit pauvre mais honorable, tellement plus gratifiant qu'un vêtement riche mais insolent; il témoigne du bon et du mauvais gouvernement, héritier également d'une histoire qui l'ennoblit et qui inspira maintes compositions lyriques, récits littéraires, manifestations artistiques et créativités dans la manière de projeter. en un mot la "culture". Cette dernière mérite de se voir acquise, maîtrisée et transmise aux générations suivantes enrichie de ce que la civilisation présente réussira à élaborer, en bonne partie grâce au parcours bien orienté de la planification urbanistique.