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Prospettive di sviluppo del turismo nel territorio di Lecco
Obiettivo. La crescente competizione a livello internazionale, non solo fra imprese ma anche fra aree geografiche, conduce i territori a sviluppare nuove politiche di gestione volte a valorizzare le proprie risorse in un'ottica di sviluppo e di maggiore competitività. Ciò dipende essenzialmente dalla cooperazione e dall'interrelazione tra gli attori e le risorse del sistema. Il presente lavoro combina gli approcci di studio legati al capitale sociale territoriale (CST) e al marketing territoriale al fine di individuare le direttrici di sviluppo del turismo sul territorio lecchese. Metodologia. La metodologia utilizzata consiste, in primo luogo, nell'analisi dei flussi turistici e della conformazione dell'offerta sul territorio dal 2000 al 2011. Risultati. L'analisi dei dati di settore della destinazione identifica alcune principali problematiche legate alla stagionalità della domanda, alla ridotta permanenza media dei turisti e alla insufficienza di strutture ricettive adeguate, nonché vari punti di forza legati prevalentemente alla location e al patrimonio storico, artistico e culturale dell'area. Sulla base di questi risultati l'ultima parte del lavoro identifica le possibili vie per lo sviluppo del turismo sul territorio di Lecco. Limiti della ricerca. Lo studio si concentra su un'area territoriale limitata ma rappresenta un primo step di una ricerca più ampia che si estenderà anche alle altre aree che compongono la Regione Insubrica al fine di poter effettuare un'analisi comparata su un territorio più ampio valutando anche le possibili sinergie gestionali. Implicazioni pratiche. Fornire agli operatori del territorio, pubblici e privati, linee guida e soluzioni strategiche da seguire in un'ottica di sviluppo integrato della destinazione. Originalità. Sulla base dell'elaborazione dei dati turistici della provincia di Lecco, il presente lavoro coniuga l'approccio del CST e quello del marketing territoriale ai fini del rilancio economico dell'area.
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Policy evaluation e policy learning nella regione FVG: indicazioni dall' applicazione dell'approccio controfattuale alle politiche di sviluppo nel settore turistico della montagna marginale
2008/2009 ; Il tema centrale del progetto di ricerca riguarda la valutazione delle politiche pubbliche regionali di sviluppo mediante l'introduzione di un approccio di tipo quantitativo; la valutazione è intesa come un processo di policy learning in grado non solo di stimare se e quanto un set di interventi sia stato efficace, ma anche di restituire capacità cognitiva ai soggetti interessati in vista di applicazioni future. In particolare, si vuole valutare l'applicabilità di metodologie statistiche consolidate in ambito valutativo, quali quelle afferenti al cosiddetto "approccio controfattuale" su tematiche scelte in coerenza con il Piano Unitario di Valutazione (PUV) della Regione FVG. Tale approccio ha il pregio di fornire stime robuste senza dover esplicitare la forma funzionale utilizzata, come accade, invece, nel caso di metodologie che si basano su modelli di stima parametrica - ad esempio, i modelli di regressione. Il lavoro, attraverso una ricognizione della letteratura esistente in materia, espone, innanzitutto, le motivazioni che spingono le pubbliche amministrazioni a dotarsi di sistemi di valutazione e pone in evidenza come, a livello di Unione Europea, soggetto istituzionale che ha spinto le Regioni a dotarsi di un piano di valutazione unitario per la politica regionale di sviluppo, non ci sia una visione univoca del concetto di valutazione. La "confusione concettuale" che ne deriva comporta distorsioni nella portata e nella fruizione delle evidenze che emergono dai singoli rapporti di valutazione generalmente realizzati nel caso di programmi di politica regionale di sviluppo. Tra tutti gli interventi pubblici oggetto di ricognizione la ricerca prende in esame il Docup Ob2, asse 4, misura 3: la misura consiste in un set di interventi (contributi, compartecipazione al costo) per la valorizzazione turistica del territorio alpino della cosiddetta "montagna marginale". Essendo la partecipazione al programma su base volontaria, esiste un'elevata probabilità di autoselezione dei partecipanti. Di conseguenza, la metodologia scelta per la valutazione è il Difference in Difference design con assunto di parallelismo nei trend. L'analisi viene condotta sui 59 Comuni della montagna marginale del FVG, di cui 33 beneficiari di almeno uno degli interventi previsti dalla misura e 26 non partecipanti. La domanda valutativa a cui si cerca risposta è se e in che misura aver beneficiato dei contributi previsti abbia avuto un effetto sui flussi turistici nei comuni beneficiari, ovviamente in ottica controfattuale. Le variabili outcome oggetto di analisi sono la variazione annuale del flusso degli arrivi, delle presenze e la permanenza media. Dall'analisi emerge che l'aver partecipato al programma ha contribuito in modo significativo al contenimento del calo dei flussi turistici registrati dal 2000 al 2006. Infatti, sia per quanto riguarda gli arrivi turistici che le presenze turistiche e la permanenza media si osserva, nonostante il calo generalizzato che ha colpito il settore turistico regionale nel periodo in analisi, una riduzione significativa dei differenziali esistenti tra i Comuni che hanno beneficiato degli interventi e quelli che non hanno partecipato alla politica. Tuttavia, i risultati più importanti non riguardano soltanto le evidenze empiriche; l'analisi consente, infatti, di porre in evidenza quali siano i diversi limiti organizzativi e operativi che riducono l'efficacia della valutazione di policy in ambito regionale. I problemi attengono al coordinamento tra i diversi attori, alla frammentazione, incompletezza e instabilità dei sistemi di monitoraggio ed alla assenza di integrabilità tra fonti dirette e fonti indirette di dati. Nelle conclusioni si sottolinea come la valutazione d'impatto potrà essere significativamente applicata in futuro a condizione che: l'Amministrazione Regionale sia in grado di configurare la valutazione come una fase del processo di programmazione; a livello organizzativo, il committente e i gestori delle informazioni riescano a condividere l'obiettivo valutativo e ad impostare un percorso di armonizzazione delle banche dati esistenti e di predisposizione di sistemi di raccolta dati ad hoc, anche prendendo spunto dalla letteratura in materia. La Regione FVG, attraverso il Piano di Valutazione Unitario e il Piano di Monitoraggio Unitario, sembra dare una risposta che va in questa direzione. ; XXII Ciclo ; 1981
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Il territorio messo in scena. Turismo, consumi, luoghi
Attraverso prospettive che attingono alle varie anime delle scienze sociali, e prevalentemente dalla geografia umana, il volume analizza come i turisti e le loro pratiche di consumo di oggetti, cibi e servizi trasformino i luoghi e le strategie di sviluppo dei territori. Molti spazi geografici sono infatti prodotti e plasmati in profondità da questi fenomeni. Non a caso numerose strategie di promozione del territorio in Europa si basano oggi proprio sulla costruzione di marchi e immaginari che mescolano merci e paesaggi, idee di autenticità e geografie del consumo transnazionali. In questo scenario, si avanza la tesi che la promozione turistica dei luoghi possa essere intesa non solo come costruzione di politiche istituzionali sollecitate dall'alto, ma anche come un insieme di strategie complesse che consentono la "messa in scena" di performance da parte di un'ampia gamma di attori, inclusi i turisti.
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Tasporti e logistica-fattori integrati di una geostrategia innovativa di sviluppo
2006/2007 ; La competitività del territorio e la razionalizzazione dei sistemi produttivi e di trasporto dipendono dall'implementazione di una rete logistica che funga da volano per lo sviluppo economico e territoriale. Tuttavia, la realtà distrettuale delle PMI italiane mostra evidenti gap in termini di cooperazione e "messa a sistema" di fronte alla nuova competizione internazionale. A tal proposito sono riportate le problematiche infrastrutturali del Paese e le prospettive di modernizzazione mediante la messa a punto di piattaforme produttive territoriali, territori urbani di snodo e fasci infrastrutturali di connessione. In quest'ottica, è stato necessario analizzare i contenuti e gli obiettivi della programmazione nazionale per la logistica, che ha tentato di produrre negli ultimi anni diverse forme della logistica integrata, con focus specifico sulle piattaforme logistiche integrate, che si estendono sul territorio locale, passando dai corridoi transnazionali fino alle piattaforme territoriali finalizzate allo sviluppo delle imprese a rete. Si analizzano, quindi, le diverse scale della supply chain, in un mercato orientato al cliente e rispondente alle esigenze della puntualità, affidabilità e precisione. Un mercato in cui, anche le dinamiche distrettuali italiane si compongono di elementi tecnologici funzionali alla crescita dell'e-logistics, che coniuga la valenza logistica con l'ICT, al fine si definire un sistema reticolare, hub & spoke, funzionale alla crescita dei flussi materiali ed immateriali sul territorio locale e globale. Da qui, l'esigenza di connettere il sistema produttivo locale alle reti transnazionali mediante il fattore logistico, che rappresenta, oggi, la variabile imprescindibile per cogliere i vantaggi economici, diretti ed indiretti, derivanti dai flussi internazionali. In conclusione l'esperienza della Piattaforma Logistica di Latina Scalo, seppure in fase embrionale, manifesta la consapevolezza da parte degli attori pubblici e privati che lo sviluppo regionale è un insieme di processi relazionali, all'interno e all'esterno del territorio, in cui si integrano le prospettive di crescita locali, regionali, nazionali ed internazionali. ; XX Ciclo
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Mascolinità e femminilità nei monumenti alla bonifica del Veneto e dell'Emilia-Romagna
Un territorio idrosociale è una «configurazione di persone, istituzioni, flussi idrici, tecnologie idrauliche e ambiente biofisico che ruota intorno al controllo dell'acqua» (Boelens et al., 2016, p. 1): le aree di bonifica idraulica delle pianure italiane rientrano a pieno titolo in questa concezione, essendo state trasformate grazie a una sinergia tra intenti di singoli proprietari terrieri, strategie istituzionali e applicazioni di innovazioni tecnologiche in ambienti umidi. La grande accelerazione quali-quantitativa di questa tipologia di bonifica si colloca tra gli ultimi trent'anni del XIX e la prima metà del XX secolo ed è stata caratterizzata da una netta imposizione di logiche gestionali, sociali e politiche da parte di attori dominanti. Tra queste logiche, una delle meno indagate riguarda una netta connotazione di genere, che ha finito con il naturalizzare le trasformazioni idrosocioterritoriali legate alle bonifiche come interventi intrinsecamente «maschili». Gli artefici, in senso ideale e in senso tecnico, di questi interventi di riplasmo delle topografie e degli assetti idraulici di tanti spazi della penisola erano, ovviamente, uomini: una constatazione che trova spiegazione nei ruoli sociali e nelle specializzazioni professionali culturalmente assegnate ai generi nell'Italia rurale otto e novecentesca. Con siffatte premesse, non stupisce che le coeve iconografie della bonifica mostrino un'assoluta predominanza di figure maschili. Non solo: appare evidente che tali figure sono rappresentate con caratteri e connotati che una plurisecolare tradizione culturale ha codificato come «virili». Ciò vale tanto quando vengono omaggiati gli artefici blasonati della bonifica, come quando si ricordano gli anonimi braccianti, iconicamente trasfigurati in una figura archetipica munita di vanga o di carriola. Il presente contributo è dedicato a un'analisi iconografica e simbolica di alcune sculture e, soprattutto, dei monumenti «ai bonificatori» presenti in Veneto ed Emilia-Romagna, due tra le regioni italiane maggiormente interessate dalle bonifiche di pianura. Tali opere sono situate nei territori di comuni le cui vicende storico-sociali sono strettamente legate ad operazioni di bonifica idraulica e agraria compiute in epoca contemporanea. Per quanto concerne le targhe e i busti situati in interni (musei o stabilimenti idrovori), ci si è qui limitati a due casi esemplificativi. Diversamente, i monumenti situati in spazi pubblici (o, in un caso, in un giardino privato ma accessibile al pubblico) sono stati oggetto di una disamina esaustiva alla scala delle due regioni e sono stati in buona parte visitati personalmente dall'autrice in un arco temporale compreso tra il 2008 e il 2022 . L'analisi iconografica e simbolica qui condotta punta a indagare, da un lato quale immaginario maschile impronti la statuaria della bonifica, dall'altro, quale ruolo sia stato, e sia tuttora, attribuito alle donne nella sua monumentalizzazione, intesa come specchio celebrativo di un intervento idrosociale e territoriale che ha profondamente trasformato tante pianure umide italiane.
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Terre di Mezzo, percorsi di progetto lungo il torrente Cormor
Da alcuni anni, numerose amministrazioni comunali, insieme a un'associazione di cittadini, sono impegnate nella costruzione di un Contratto di Fiume per il torrente Cormor: un'asta fluviale, che dalle colline moreniche al mare, da Nord a Sud, solca diversi paesaggi naturali, urbani e periurbani del Friuli Venezia Giulia. È in tale quadro che si sono inserite le attività didattiche e di ricerca sviluppate tra il 2018 e il 2019 dal Laboratorio di progettazione urbanistica II del Corso di studio in Architettura dell'Università di Trieste, di cui si restituiscono qui i risultati. Al di là dell'occasione contingente, queste attività hanno sollecitato una riflessione ampia sulle prospettive di mutamento e di rigenerazione delle tante "terre di mezzo" che punteggiano il territorio regionale e nazionale. Si tratta di situazioni che, data l'apparente ordinarietà delle dinamiche e delle pratiche che le connotano, non rientrano nei contesti di riferimento delle città metropolitane né a quelli perimetrati come aree interne, oggetto delle politiche di coesione recentemente finanziate ai livelli nazionale ed europeo. È anche in previsione dell'avvio di una nuova stagione di programmi europei – e degli obiettivi sempre più integrati per lo sviluppo sostenibile che l'Agenda 2030 ci invita a considerare – che il racconto dell'esperienza di progetto nelle terre di mezzo del Cormor può contribuire a stimolare un dibattito su diversi fronti. Dalla necessità di riportare queste situazioni territoriali al centro dell'attenzione disciplinare e delle politiche, all'opportunità di riorientare modi e temi del progetto urbanistico verso nuove prospettive di prosperità e sostenibilità che siano profondamente radicate nei ritmi (talvolta più lenti) e nei patrimoni (spesso minimali) di spazi e manufatti che punteggiano simili contesti, all'urgenza di ripensare i modi di fare didattica nell'ottica di una sempre più convinta apertura delle attività formative al territorio e agli attori istituzionali e civili che lo animano.
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Turismo religioso: percorsi culturali-religiosi come leva di sviluppo territoriale
Il lavoro di tesi di dottorato, dal titolo "Turismo religioso: percorsi culturali-religiosi come leva di sviluppo territoriale", ha preso in esame in particolare il tema dei percorsi culturali/religiosi, considerati "strategici" in una prospettiva di ricomposizione territoriale e di sviluppo locale, e considerati importanti per la promozione di nuovi flussi turistici e valorizzazione delle risorse storiche, artistiche e culturali del Salento leccese. Il lavoro di tesi affronta il tema del turismo culturale legato all'offerta del bene religioso inteso come potenziale fattore di attrazione turistica ed importante risorsa per lo sviluppo sostenibile del territorio. L'attenzione a santuari e luoghi di culto costituisce, infatti, una valida occasione di interesse per le opere d'arte in essi presenti, e rappresenta anche una possibilità di conoscenza del territorio in cui essi insistono, diventando la destinazione di un turismo colto e di qualità. Il lavoro di tesi, si propone di dimostrare come l'attenzione al motivo religioso creando mobilità, flussi di popolazione, di turisti possa diventare occasione di promozione del prodotto locale, mettendo a sistema tutte le risorse economiche presenti nel territorio. Più in dettaglio, dopo un iniziale approccio teorico al concetto di turismo culturale, turismo religioso e marketing territoriale, esso analizza lo stato dell'arte nel territorio provinciale leccese, individuando possibili itinerari turistico-religiosi nel Salento leccese rapportati ai "Cammini d'Europa". Si propone l'itinerario turistico - e, in particolare, a quello Leucadense, noto come la "via della Perdonanza di Leuca", che segue la via dei pellegrinaggi medioevali che si suffragavano di luoghi di sosta in chiese e cappelle dedicate alla Vergine Maria - come strumento verso cui si orientano le recenti strategie di competitività territoriale, definibile come uno strumento d'offerta turistica che mira a valorizzare elementi-risorse del territorio. Si tratta di percorsi utili a promuovere un prodotto competitivo, che presuppone l'enucleazione dell'offerta turistica locale integrata e la costruzione intorno ad essi di un territorio dotato di infrastrutture, ricettività, politiche dell'accoglienza, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale materiale, immateriale ed ambientale. Non mancano nel lavoro preoccupazioni legate alla sostenibilità di un tipo di turismo, che, se di massa (come è il caso delle visite al santuario di San Pio a San Giovanni Rotondo), produce gravi pressioni sull'ambiente e perciò necessita un forte impegno in termini di pubblicità, pianificazione investimenti e presume un'opportuna programmazione da parte degli enti locali in termini di offerta ricettiva, ristorativa e dotazione di infrastrutture. La coerenza degli interventi che promuovono il prodotto religioso non può prescindere da un'integrazione orizzontale tra il sistema territoriale (ambiente, paesaggio, sistemi socio-produttivi) e gli attori locali coinvolti, ai fini di un processo di valorizzazione del patrimonio culturale che produce sviluppo locale.
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Progetto per un maggiore inserimento degli immigrati nel tessuto cittadino a Pisa
Uno degli scopi del presente elaborato è quello di mettere in evidenza le caratteristiche salienti dei principali gruppi di migranti rilevati nel territorio pisano, tentando di spiegare le maggiori differenze nei modelli di insediamento e di integrazione dei quattro principali gruppi osservati. La convinzione, infatti, è che il fenomeno dell'immigrazione rientri nelle politiche nuove ed importanti delle amministrazioni locali, chiamate a rispondere in maniera integrata ai bisogni e alle esigenze di nuovi attori sociali, quali, le donne, i mi¬nori, le famiglie migranti, che la "maturità" dei flussi migratori portano sempre di più ad abitare la nostra città, a vivere il suo territorio, ad usufruire dei suoi ser¬vizi e a frequentare le sue scuole. I flussi migratori rappresentano oggi, anche nel nostro paese, un'evidenza demografica. Probabilmente questa definizione è quella che meglio rappresenta e qualifica il vero significato dei consistenti movimenti di persone e gruppi umani che, in particolare negli ultimi anni, attraversano la penisola, in parte perché la hanno scelta come destinazione finale di percorsi lunghi e talvolta drammatici di sradicamento; in altri casi perché il suo territorio bene si presta sia dal punto di vista geografico che probabilmente anche sociale come tappa intermedia verso traguardi ben più lontani e difficili da raggiungere (Europa centro settentrionale, Stati Uniti, Canada, ecc. ). La ricerca ha messo in evidenza come a specificare lo stato e le traiettorie dei modelli di comportamento (e degli atteggiamenti) predominanti non siano tanto alcune singole variabili prese in sé (sesso, paese di origine, stato civile, condizione lavorativa, etc.) quanto piuttosto alcune specifiche loro combinazioni e strutturazioni d'insieme. La presenza straniera sul territorio ha ormai assunto caratteri di tale complessità e differenziazione da obbligarci a parlare di veri e propri "mondi paralleli": non tanto con riferimento alla distanza che li separa tutti dai modelli relazionali italiani (anche se alcuni li stanno esplicitamente metabolizzando), quanto piuttosto in relazione ai reciproci distanziamenti riferibili alle prospettive di integrazione ed ai progetti futuri, agli stili di vita ed ai modelli di socialità e comportamento. I dati ci segnalano la presenza nella galassia straniera di almeno quattro mondi, ciascuno dei quali esprime bisogni e prospettive diverse. I lavoratori-ospiti sono sostanzialmente soli e diffidenti, chiusi all'interno delle proprie enclaves e fortemente legati da vincoli di responsabilità con le comunità di origine (di cui rappresentano una importantissima componente extra territoriale). La loro configurazione sembra corrispondere a quella tipica delle prime fasi di radicamento delle catene migratorie, quando un singolo membro di un nucleo familiare assume la decisione di espatriare in funzione del miglioramento delle condizioni generali della comunità d'origine. I processi di integrazione con la popolazione del paese di destinazione sono in questa fase scarsi e difficili, tanto che la parola che meglio rappresenta l'atteggiamento degli italiani verso gli immigrati è intolleranza. I ricongiunti sono tendenzialmente più integrati. Il raggiungimento dei familiari espatriati e la stabilizzazione delle relazioni più significative induce nei membri di questo gruppo modelli di comportamento più aperti anche all'incontro con la comunità ospitante, rispetto alla quale si ambisce a stabilire relazioni permanenti ed integrate. Questa specifica modalità sembra corrispondere alla seconda fase del ciclo migratorio, quando cioè i pionieri della prima ora ricostruiscono all'estero le proprie famiglie e trasformano da temporaneo in definitivo il proprio progetto. E' significativa, sotto questo profilo, la segnalazione che la parola che meglio rappresenta l'atteggiamento degli italiani verso gli immigrati sia rispetto. I nuovi italiani sono molto ben integrati nel tessuto sociale del paese ospitante; i loro figli ormai sono perfettamente accettati e non risultano riscontrare problematiche di emarginazione razziale e sociale. Gli appartenenti a questa categoria ormai hanno trovato un lavoro gratificante ed adeguato alle loro caratteristiche; dopo aver superato le difficoltà derivate dalla solitudine dei primi anni di immigrazione e gli ostacoli per ¬poter ricongiungersi con i propri familiari nel nuovo paese stanno raccogliendo frutti dei loro sforzi, tanto che è esplicativo il loro desiderio di rimanere in Italia per sempre. I giramondo, invece, risultano distaccarsi fortemente dalle altre categorie di immigrati, proprio per il motivo che li ha spinti ad intraprendere il loro viaggio. Non sono state infatti le difficoltà economiche bensì la voglia di avventura ed il desiderio di acquisire conoscenze e capacità difficilmente conseguibili nei paesi di origine. Risultano quindi far parte di una immigrazione di "alto livello" che ha peculiari necessità e problematiche, ma risulta molto significativo il fatto che, per la crescita culturale che l'Italia sta loro fornendo, questa categoria di immigrati percepisca gli italiani come un popolo solidale. Questa differenziazione stimola profondamente il sistema delle politiche sociali e di accoglienza, dal momento che ne impone una radicale trasformazione a fronte della contemporanea presenza sullo stesso territorio di gruppi e tipologie di immigrati che sperimentano fasi diverse del percorso di integrazione.
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ll riuso delle caserme dismesse in piccole e medie città. Questioni di progetto a partire dal Friuli Venezia Giulia
Vaste superfici occupate da alloggi, magazzini e depositi, edifici e attrezzature di servizio, spazi aperti di diversa natura: è tale articolata composizione a distinguere le ex caserme dal vasto insieme di beni pubblici militari oggi dismessi. Soprattutto se inseriti in comuni e centri urbani di piccole e medie dimensioni, il riutilizzo di questi compendi necessita di nuovi approcci progettuali, attenti alle opportunità di modificazione di immobili fortemente connotati, alle loro peculiarità localizzative e dimensionali, e agli impatti che la loro re-immissione può avere sui cicli di vita dei contesti che li accolgono. Il libro affronta tali questioni concentrandosi su una regione – il Friuli Venezia Giulia – che per certi versi si offre come un caso paradigmatico ed estremo. Se persistente nel Novecento è la condizione di confine, durante la guerra fredda questi territori si trasformano in uno dei settori più militarizzati d'Europa. Oggi quello che resta è un patrimonio di luoghi in abbandono: compendi di svariati ettari, talvolta già trasferiti ai comuni, gravati da un destino incerto per l'assenza di chiare domande e prospettive di sviluppo, strumenti e politiche di governo territoriale. Alternando le voci delle autrici a quelle di istituzioni, progettisti e studiosi, il volume restituisce un quadro della consistenza delle ex caserme in Friuli Venezia Giulia, dei provvedimenti volti alla valorizzazione di questo ingente patrimonio, e del problematico stato di attuazione delle progettualità finalizzate al suo riutilizzo. Il campo di osservazione di amplia inoltre ad altri processi di riuso in atto nel nostro paese; dando spazio al racconto diretto dei protagonisti di alcune esperienze, l'obiettivo è di alimentare un ragionamento critico sia sulle questioni progettuali e sulle difficoltà attuative che spesso accompagnano il riutilizzo delle caserme, sia sulla necessità di un profondo rinnovamento delle forme e dei tempi della trasformazione, delle politiche urbane e territoriali, dei processi di interazione con attori e comunità locali. Le ultime parti del volume sintetizzano infine ciò che molte esplorazioni progettuali condotte presso l'Università di Trieste hanno permesso di comprendere e di rilanciare alla riflessione e alla pratica. Alle soglie di una nuova stagione di politiche territoriali europee e nazionali, l'invito è a cogliere l'occasione irripetibile che il riutilizzo di questi siti offre alla costruzione di visioni e strumenti di scala regionale e locale. La messa in valore di una rilevante dotazione pubblica di spazi, paesaggi e potenziali attrezzature sollecita a sperimentare nuovi e più sostenibili approcci al riuso: dal disegno di habitat connotati da diversi gradi di naturalità, al riciclo di spazi e materiali urbani, alla configurazione di soluzioni innovative per la residenza e i servizi.
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ll riuso delle caserme dismesse in piccole e medie città. Questioni di progetto a partire dal Friuli Venezia Giulia
Vaste superfici occupate da alloggi, magazzini e depositi, edifici e attrezzature di servizio, spazi aperti di diversa natura: è tale articolata composizione a distinguere le ex caserme dal vasto insieme di beni pubblici militari oggi dismessi. Soprattutto se inseriti in comuni e centri urbani di piccole e medie dimensioni, il riutilizzo di questi compendi necessita di nuovi approcci progettuali, attenti alle opportunità di modificazione di immobili fortemente connotati, alle loro peculiarità localizzative e dimensionali, e agli impatti che la loro re-immissione può avere sui cicli di vita dei contesti che li accolgono. Il libro affronta tali questioni concentrandosi su una regione – il Friuli Venezia Giulia – che per certi versi si offre come un caso paradigmatico ed estremo. Se persistente nel Novecento è la condizione di confine, durante la guerra fredda questi territori si trasformano in uno dei settori più militarizzati d'Europa. Oggi quello che resta è un patrimonio di luoghi in abbandono: compendi di svariati ettari, talvolta già trasferiti ai comuni, gravati da un destino incerto per l'assenza di chiare domande e prospettive di sviluppo, strumenti e politiche di governo territoriale. Alternando le voci delle autrici a quelle di istituzioni, progettisti e studiosi, il volume restituisce un quadro della consistenza delle ex caserme in Friuli Venezia Giulia, dei provvedimenti volti alla valorizzazione di questo ingente patrimonio, e del problematico stato di attuazione delle progettualità finalizzate al suo riutilizzo. Il campo di osservazione di amplia inoltre ad altri processi di riuso in atto nel nostro paese; dando spazio al racconto diretto dei protagonisti di alcune esperienze, l'obiettivo è di alimentare un ragionamento critico sia sulle questioni progettuali e sulle difficoltà attuative che spesso accompagnano il riutilizzo delle caserme, sia sulla necessità di un profondo rinnovamento delle forme e dei tempi della trasformazione, delle politiche urbane e territoriali, dei processi di interazione con attori e comunità locali. Le ultime parti del volume sintetizzano infine ciò che molte esplorazioni progettuali condotte presso l'Università di Trieste hanno permesso di comprendere e di rilanciare alla riflessione e alla pratica. Alle soglie di una nuova stagione di politiche territoriali europee e nazionali, l'invito è a cogliere l'occasione irripetibile che il riutilizzo di questi siti offre alla costruzione di visioni e strumenti di scala regionale e locale. La messa in valore di una rilevante dotazione pubblica di spazi, paesaggi e potenziali attrezzature sollecita a sperimentare nuovi e più sostenibili approcci al riuso: dal disegno di habitat connotati da diversi gradi di naturalità, al riciclo di spazi e materiali urbani, alla configurazione di soluzioni innovative per la residenza e i servizi.
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La pianificazione territoriale, la mobilità e "grupo de pressao" : il caso della triplice frontiera
1. GLI OBIETTIVI DELLO STUDIO La finalità dello studio risiede nel costituire la base conoscitiva essenziale ttraverso la quale capire il contributo del sistema insediativo-urbanistico e della funzionalità sistemica della mobilità nella determinazione dell'esigenza e della consistenza di pre-condizioni e di vincoli su cui fondare e confrontare le strategie della pianificazione territoriale nelle aree metropolitane. In altri termini il presente studio intende perseguire come obiettivo quello di individuare/definire i "segni" fisici effettivi delle trasformazioni che investono i territori metropolitani (in particolare dell'area Foz do Iguaçu/ Ciudad del Este, posta a confine dei tre stati Brasile/Paraguay/Argentina), di interpretarli e di ricondurli, il più possibile, entro criteri d'identificazione generalizzati. Il processo di conoscenza della conformazione dei luoghi (dei caratteri insediativi, della morfologia territoriale, della struttura funzionale) e dei fenomeni che tale conformazione ha prodotto, consentirebbe di cogliere e proporre indicazioni, in termini innovativi, per gli strumenti di pianificazione del territorio –oggi del tutto insufficienti in Brasile- e, attraverso un'operazione di contestualizzazione degli interventi, consentirebbe di individuare azioni strategiche, sia generali sia di settore. Le aree metropolitane sono "regioni urbane complesse" dove episodi variegati ed esperienze dissonanti raggiungono un'intensità assai rilevante; un'intensità che ci segnala in modo evidente che i criteri d'identificazione sono oggi fortemente in discussione. Se osserviamo una qualsiasi cartografia di un'area metropolitana abbiamo la conferma dello sgretolamento di molti dei "confini e delle partizioni che continuano a solcare le nostre mappe mentali"; regioni territoriali e città non sono più così distinguibili nella fisicità dello spazio. Continuiamo ad osservare ed a percepire solo i fenomeni di lunga durata, dai condizionamenti più stabili: l'orografia del terreno, la rete idrica, i tracciati di comunicazione. La grande forza di questi elementi morfogenetici ci spinge ad appoggiare l'interpretazione delle configurazioni urbane ai telai di supporto dei sistemi insediativi, cercando di comprendere, dalla loro evoluzione, gli aspetti della vita sociale che oggi si muove sul territorio. Le considerazioni fatte sin qui, oltre a quelle che possono essere condotte facilmente sulla peculiarità e specificità di un contesto territoriale metropolitano, ci spingono a verificare, con il presente studio, due ipotesi. La prima è che la funzionalità sistemica della rete stradale -della mobilità- in quanto strumento per creare nuove opportunità territoriali, diviene uno strumento privilegiato per contribuire all'identificazione dei modelli insediativi e di conseguenza assume un ruolo fondamentale prima nell'interpretazione e successivamente nella pianificazione territoriale; la seconda ipotesi è che la comprensione di quei fenomeni (anche sociali), legati alla costruzione del sistema insediativo-urbanistico, rappresenta una risorsa strategica per cogliere la logica che ha pilotato le scelte insediative spontaneistiche. In particolare si è convinti che l'individuazione sul territorio di funzioni superiori maggiormente dinamiche, unitamente all'identificazione della formazione di nuove famiglie di attività tipicamente metropolitane , ci consentono di comprendere meglio le trasformazioni in atto sia sul territorio che sulla domanda di urbanità. Le considerazioni esposte conducono a definire come ambiti concettuali strategici dello studio il sistema delle funzioni metropolitane, il sistema della mobilità nonché le relazioni che li legano. 2. LA METODOLOGIA, LE FASI ED I TEMPI La metodologia: Sulla scorta di quanto detto, consegue che occorre costituire e sistematizzare, in modo prioritario, attraverso la verifica delle interrelazioni esistenti tra sistema insediativourbanistico e funzionalità sistemica della rete stradale, l'eterogeneo patrimonio informativo inerente detti sistemi. Da questa finalità discendono due operazioni specifiche delle quali una riferita al sistema insediativo-urbanistico e l'altra a quello della rete stradale. La prima operazione è rappresentata dalla ricognizione delle componenti del sistema insediativo-urbanistico che contribuiscono a determinare la domanda di mobilità; difatti, in ragione del ruolo che la presente operazione svolge entro un più ampio processo di verifica delle trasformazioni esistenti su un territorio metropolitano, l'obiettivo perseguito è quello di creare le condizioni affinché, associando a tali componenti le esigenze di relazioni di cui sono portatrici, in una successiva fase di studio sia possibile arrivare ad un'articolazione teorica della domanda e, conseguentemente, alla definizione di un modello interpretativo del sistema della rete stradale. La seconda operazione è identificata nella valutazione della distribuzione territoriale delle possibilità offerte dall'attuale sistema della rete stradale e, di conseguenza, in un'operazione di chiaro/scuro, alla definizione di un modello interpretativo del sistema insediativo urbanistico. La costruzione dell'analisi: L'esistenza di due operazioni specifiche distinte induce a pensare di costruire una matrice articolata in due parti: una riguardante il sistema insediativo-urbanistico, l'altra relativa al sistema della rete stradale, ognuna delle quali organizzata secondo propri criteri di analisi ed indicatori. In tal modo risulta possibile seguire un duplice senso di lettura: un primo consente di ottenere una visione complessiva della consistenza del sistema insediativo-urbanistico e di quello del sistema della rete stradale all'interno del territorio metropolitano, mentre un secondo, territorializzando le informazioni, permette di tracciare il profilo del territorio o di "ambiti orfologicamente/funzionalmente omogenei". La lettura del sistema insediativo-urbanistico per la definizione degli attrattori di traffico: La scelta dei criteri di lettura e parimenti quella degli indicatori di questa matrice deve essere orientata in modo tale da porre in evidenza le relazioni dirette con il sistema della rete stradale; in altri termini, non si vuole fornire una rappresentazione esaustiva e completa della struttura e della consistenza del sistema insediativo-urbanistico, bensì tracciare una descrizione che, anche se parziale, sia tesa ad evidenziarne le implicazioni con il sistema della rete stradale. Si devono scegliere criteri ed indicatori atti ad evidenziare quelle componenti del sistema insediativo-urbanistico che costituiscono degli attrattori di traffico. Nello specifico una scelta come quella della "struttura funzionale" e della "presenza di famiglie di funzioni dinamiche", rispettivamente come criterio di analisi e come indicatore, consentirebbe di determinare il volume e le caratteristiche della domanda di mobilità sul territorio ed all'interno di ambiti territoriali omogenei, poiché costituiscono le tendenze territoriali più significative per la formazione di un'area metropolitana. La lettura del sistema della rete stradale: Il processo di costruzione di questa matrice si basa sull'intersezione di due percorsi: il primo "teorico metodologico", il secondo "logico processuale". Il primo ha come finalità quella di individuare le tematiche attraverso le quali é possibile raggiungere l'obiettivo di definire l'attuale sistema della rete stradale; il secondo quella di individuare operativamente le fasi di lavoro. Il "percorso teorico - metodologico": Come detto nel paragrafo precedente l'obiettivo ultimo di questo percorso è rappresentato dalla valutazione del sistema della rete stradale condotta attraverso il riconoscimento (l'individuazione) di un insieme di "tematiche-chiave" intese come elementi interpretativi del territorio o di parti di esso. In questa ottica le "tematiche-chiave" dovrebbero costituire i criteri di analisi delle prestazioni offerte dal sistema della rete stradale, ossia i principi elementari attraverso i quali distinguere e classificare i dati e le informazioni. Il "percorso logico processuale": Basandosi sul "percorso teorico metodologico", deve essere definito come il prodotto di successivi confronti tra le "tipologie d'ambito". Le tipologie sono intese come sintesi valutative relative alla morfologia peculiare di parti del territorio ed alle "tematichechiave d'interpretazione"; le "tipologie d'ambito" rappresentano quindi degli strumenti di espressione del giudizio di sintesi sulla dotazione e sulla qualità delle infrastrutture e del servizio che interessano l'ambito territoriale specifico, in relazione alla morfologia insediativa del territorio. Le fasi ed i tempi: Occorre precisare che il percorso di studio si svolge oltre che per "contenitori tematici" per fasi successive di lavoro . In particolare, da un lato sono individuati tre momenti successivi di articolazione dello studio rappresentati dalla fase di costruzione del quadro di riferimento, dalla fase del confronto e dalla fase propositiva; dall'altro i tre diversi "contenitori" individuati precedentemente2 costituiscono ambiti di analisi paralleli che, pur trovando una loro sintesi nella fase del confronto, connotano tutto l'iter di studio, nella convinzione della impossibilità di ridurre la pluralità degli aspetti costituenti le aree metropolitane -ed in particolar modo quella dell'area Foz do Iguacu/ Ciudad del Este - all'interno di una unica ed oggettiva proposta di studio. Riassumendo l'attività di studio, che ha avuto la durata di tre anni, è articolata in tre fasi consecutive: La prima fase è relativa alla costruzione del "quadro di riferimento", cioè alla acquisizione ed elaborazione delle conoscenze necessarie allo sviluppo dello studio. A sua volta questa si suddivide in due sezioni. La prima, quella della raccolta ha carattere compilativo e consta di un'attività di selezione delle informazioni; la seconda, quella della valutazione, è rappresentata dalla elaborazione, sintesi ed analisi critica dei dati precedentemente acquisiti. La costruzione del "quadro di riferimento" è intesa come comprensivo dello studio del contesto territoriale, del contesto normativo-gestionale e del contesto socioeconomico. Per quanto riguarda il "contesto territoriale", viene elaborata una griglia di lettura attraverso la quale individuare gli elementi strutturanti l'attuale modello di assetto dell'area metropolitana oggetto di studio anche al fine di pervenire all'identificazione di "ambiti territoriali omogenei". Quest' analisi è condotta, a scala territoriale, sia attraverso ricerche bibliografiche che per mezzo di contatti diretti con i funzionari e gli amministratori coinvolti o preposti. La definizione del "contesto normativo-gestionale" si svolge in due momenti; il primo si riferisce alla ricostruzione del quadro delle competenze attribuite dai soggetti politici che governano il territorio; il secondo individua le azioni indotte sul territorio da regolamenti e strumenti di pianificazione. All'interno di questo contesto è svolto un approfondimento conoscitivo relativamente al significato di area metropolitana espresso dai diversi attori ed alle possibili forme di partecipazione al processo decisionale attualmente offerte. Infine, relativamente al "contesto socio-economico", sono presi in esame i diversi cicli produttivi caratterizzanti l'area metropolitana oggetto di studio e consentono di cogliere i criteri che hanno guidato fino ad oggi le scelte. Nello stesso tempo si possono fornire i riferimenti principali per costruire un quadro di politiche territoriali e social nel futuro. I dati raccolti, essendo espressioni dei diversi modi di affrontare il tema (e di riflesso la disciplina urbanistica), danno la possibilità, nell'ultima parte, di effettuare delle riflessioni conclusive sulla necessità di integrare le scelte di pianificazione territoriale con quelle dela mobilità, in intesa con gli strumenti di gestione amministrativa . In generale nello studio ci si è proposti di seguire un procedimento interattivo che da una parte evidenzi contributi, settoriali e non, riferimenti teorici e strumenti utili a comprendere e controllare i fenomeni di trasformazione in atto, e che cerchi, dall'altra, lo stimolo innovativo in alcuni casi specifici di studio. La seconda fase, che si pone come momento di sintesi dei tre contesti di analisi utilizzati nelle fasi precedenti, opera un confronto tra le metodologie individuate durante l'analisi del "contesto culturale" e le specificità dell'aree metropolitane rappresentate sia dalla sintesi del "contesto territoriale", attuale e previsto, sia da quella del "contesto gestionale". In questa fase ha un peso predominante l'indagine sul flusso e sulle caratteristiche del traffico veicolare e delle persone che attraversano il "Ponte Internazionale dell'Amicizia" (anche con un particolare sguardo ala domanda turistica) e il "Ponte Internazionale della Fratellanza". La terza fase, propositiva, arriva all'individuazione non solo dei criteri di interpretazione, ma anche e soprattutto delle strategie da attuare per "provocare" trasformazioni sul territorio metropolitano secondo gli obiettivi predefiniti. Lo studio, difatti, intende giungere all'individuazione di un insieme di considerazioni che siano espressione dei diversi "contesti" analizzati, al fine di fornire non una soluzione ad un problema specifico ma una metodologia per la definizione/pianificazione delle aree metropolitane che offra flessibilità nel tempo e nello spazio e che sia garante della possibilità di espressione e rappresentazione di tutti i soggetti sociali. 3. IL CASO DI STUDIO/APPLICAZIONE: Foz do Iguaçu3 insieme alla paraguayana Ciudad Del Est4 e all'argentina Puerto Iguazu, appartiene a uno dei più grandi poli turistici e culturali dell'America del Sud. La zona della "Triple Frontera" (chiamata così proprio perché in quest'area in cui si incontrano i territori di Brasile, Argentina e Paraguay) un'area metropolitana a tutti gli effetti per caratteristiche morfologiche e relazioni funzionali. Il territorio brasiliano si collega a quello del Paraguay attraverso il "Ponte dell'Amicìzia" 5 che collega le città di Foz do Iguaçu e Ciudad del Este: è l'accesso principale all'intenso commercio turistico che si sviluppa tra i due paesi. Consente Il movimento di 2,6 milioni di persone all'anno: turisti, residenti e lavoratori delle città di confine Foz do Iguaçu e Ciudad del Este. In certe stagioni, il flusso di traffico oltrepassa il numero di collegamenti quotidiani che arrivano a dieci mila (10.000) automobili e ottocento (800) autocarri, causando una congestione di traffico e conseguentemente il disagio e il ritardo nella fornitura di flussi di produzioni. I problemi derivanti dal confine tra Brasile e Paraguay soprattutto in prossimità del ponte e lungo le rive del fiume Paraná, non sono un problema locale o regionale, si tratta di un problema di sicurezza nazionale con riflessi internazionali. I problemi di sicurezza pubblica sono evidenti nella città di Foz do Iguaçu, una città turistica, in una posizione inferiore nel panorama nazionale è la quinta città tra i comuni con i più alti tassi di omicidio (per 100 mila abitanti intorno 98,7 nel 2008). Dopo il lavoro integrato della Polizia Federale, quella militare e comunale questo numero è sceso oggi a 69,6 omicidi, ma rimane la settima città nello stato del Paraná più violento. La Polizia Federale è responsabile della supervisione dei confini brasiliani. Si occupa del monitoraggio di ingresso/uscita delle persone nel/dal Paese, del controllo dei mezzi di trasporti e si preoccupano di combattere i crimini nazionali e transnazionali che si stanno verificando nella regione di confine: il traffico di droga, armi, donne e bambini; crimini contro la fauna e la flora. In tutto il confine ci sono solo 23 posizioni ufficiali di controllo della polizia federale. Tra i tanti problemi innescati dalle carenze della sorveglianza delle frontiere sul Territorio Brasiliano sono i clandestini, la droga, le armi e l'evasione fiscale. La mancanza di un maggiore controllo del fiume consente ai pescherecci illegali di trafficare droga, armi e perfino gli animali selvatici. La polizia federale stima che circa 40.000 persone al giorno attraversano il ponte di amicizia che collega la città brasiliana di Foz do Iguaçu e quella del Paraguay, Ciudad del Este, dimostrando l'elevato flusso di domanda. Un'azione strategica integrata per frenare l'illecito è necessario: il controllo delle frontiere spinge verso l'obiettivo di riqualificare l'immagine della città di Foz Iguaçu in una combinazione di politiche di sviluppo turistico e tutela/recupero paesaggistico. In particolare il Turismo a Foz do Iguaçu ha dimostrato di essere un settore altamente importante. Chiaramente c'è la necessità di lavorare di più e meglio, puntando sull'integrazione e sulla cooperazione tra tutti gli attori coinvolti nel settore, al fine di aumentare la competitività e rispondere più efficacemente alle sfide che nascono dalle nuove tendenze anche con la realizzazione di eventi capaci di attrarre visitatori. Tale strategia apre prospettive per garantire un maggiore sviluppo per tutte le regioni del Paese, creando posti di lavoro, incremento di reddito e riduzione delle disparità regionali. Per quanto riguarda il settore turistico la città di Foz do Iguaçu si trova in una zona molto significativa: in uno importante nodo della rete territoriale sudamericano dove si congiungono gli elementi chiave della connettività e del movimento territoriale continentale. Il connubio di tre nazioni contribuisce alle politiche di integrazione territoriale del Mercosur, e quindi costituisce un importante corridoio per l'esportazione e l'importazione verso i paesi del Sud America. Meta turistica consolidata, secondo il Brasile nella scelta dei turisti stranieri quando nella loro viaggi di piacere, scelgono mete ricettive elette come "una delle sette meraviglie del mondo naturale". Foz do Iguaçu riceve annualmente circa 1.400.000 visitatori provenienti da oltre 180 paesi diversi. Con questo, il numero di posti di lavoro generati dalle attività turistiche è cresciuto vertiginosamente nella città di Foz do Iguaçu, nel periodo tra il 2006 e il 2010. I dati del Ministero del Lavoro mostrano che le attività turistiche erano all'origine della creazione di 17.000 nuovi posti di lavoro nel 2010, raggiungendo la cifra di 8.829 e quindi un incremento del 17% tra il 2006 e il 2010. La città di Foz do Iguaçu è nota a livello internazionale per il Parco Nazionale di Iguaçu, più precisamente per le cascate conosciute come Falls. Tuttavia, nonostante la città abbia una zona di conservazione di questa portata e di estensione territoriale, non ha altre iniziative in termini di tutela ambientale. Quello che possiamo vedere è la mancanza di conservazione permanente in gran parte del margine dei fiumi Paraná e Iguaçu. Le aree protette finiscono per essere invasa da occupazione illegale e utilizzate in gran parte come un percorso di contrabbando. Le aree ripariali sono invece di grande importanza ecologica, coperte o meno da vegetazione nativa, poiché hanno la funzione di preservare le risorse idriche, il paesaggio, la stabilità geologica, la biodiversità, la riproduzione/rigenerazione della fauna e della flora, la protezione del suolo e assicurare il benessere delle popolazioni umane. La Macroproposta: Molto è stato detto a proposito del fiume Paraná e del ruolo che riveste nella configurazione spaziale ed ambientale delle città che si affacciano su di esso ed in particolare per Foz do Iguaçu in Brasile e Ciudad del Est in Paraguay. La macroproposta mira a rideterminarne l'identità, senza limitarsi ad un progetto isolato. L'idea è di pensare ad un progetto "unico", non solo per la sua complessità, non per la sua posizione strategica, ma per quanto può "provocare" a livello regionale e a livello nazionale nelle trasformazioni territoriali. Il progetto non dovrebbe solo dare soluzioni immediate ai problemi funzionali dell'area metropolitana (di confine dei tre stati), né essere un progetto di abbellimento mero delle sue aree, ma essere una proposta per l'integrazione degli enti pubblici con la società locale e cercare soluzioni al problema della sicurezza pubblica in collaborazione con gli aspetti dello sviluppo ambientale, socioeconomico e turistico. In tale approccio la sovrapposizione tematica è necessaria per sviluppare linee guida finalizzate a migliorare il rapporto dei fiumi Paraná e Iguaçu con la città di Foz do Iguaçu. Linee guida che si riferiscano sia al paesaggio urbano della città, sia alle aree prioritarie di intervento lungo il fiume. Il disegno può e deve, quindi, fungere da collante di un movimento di consolidamento di meccanismi istituzionali, sia per la sicurezza pubblica e al processo di gestione ambientale e urbana Foz do Iguaçu. La macroproposta, non è venuta da un approccio semplificato che considera solo un intervento fisico o una specifica azione di miglioramento, ma vuole essere connessa alle politiche necessarie per ottenere benefici territoriali, significativi miglioramenti della sicurezza pubblica, sviluppo socio-economico e tutela ambientale. Il tutto volto all'incremento della qualità della vita e verso lo sviluppo sostenibile. Trattare la regione dei tre confini, più precisamente lungo il "bordo", vuol dire, anche, fare integrazione tra i diversi saperi che gesticono la conoscenza e la trasformazione nelle politiche urbane. Il salto di qualità nella città può avvenire con un progetto di rinnovamento urbano che abbia in considerazione le generose risorse naturali, gli interessi della popolazione anche tramite le loro associazioni e ciò è quanto è stato configurato come un principio guida per lo sviluppo della macroproposta.
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The land of bits: metropolitan area networks for information mobility ; Il territorio dei bit: reti metropolitane per la mobilità delle informazioni
The city is increasingly characterized as a place of relationships, as a exchange site, such as transactional space. There are now widely accepted scenarios that describe future urban concentrations of 75% of human beings on the planet within the urban areas which require a renewed attention to urban phenomena. In this condition the new information and communication technologies play a key-role in the processes of urban transformation and territorial development. The city produces, it processes and transfers information and this seems to be the new good for the urban economy. In order to transfer information (or in some other way to ensure access to it), many large urban concentrations are developing cabled infrastructure through the construction of fiber-optic networks capable of transferring large amounts of information with extremely high speeds. All this will change substantially the profiles of the city by the urban community that will be reached by broadband networks and solicited, by enormous pressures that the market is having on the TLC sector, towards an increased use of computerized flow to perform all activities inside the city. In general we can say, and this study attempts to demonstrate the meaning of that position, that the broadband networks should be one of the structural components of the new "governance" for the city of the XXI century. Furthermore we should not forget the risk of "broadband divide" and, in order to avoid it, we need to promote an inclusive processes of modernization of the city that provide access to the network. In the very next future the prerequisite for territorial development will be strictly connected with the presence of broadband network. Many countries have already understood the strategic role of this infrastructure and have activated specific policies to support their creation. Italy, which is the first places in the world for distribution of devices for mobile phones, seems to show some difficulties in developing the full accomplishment of such infrastructures, but some new political actions seem to start a new season for the digital transformation of the italian territory in a "land of bits". It is now widely accepted that broadbans networks represents a key component for the development of territory. The presence of such infrastructure provides the potential to take part in new and productive economic processes that generate and develop themselves exclusively in the new digital economy. As many researchers have pointed out, for over a decade, broadband networks are an inalienable structure for urban competitiveness and, more generally, a facility which must be installed in all the territorial ambits in which human activities are located. This article try to point out some main issues about the broadband "affaire" in different countries with a special focus on the italian situation. ; La città è sempre più caratterizzata come luogo di relazioni, come un sito di scambio, come spazio transazionale. Le nuove tecnologie dell'informazione consentono rappresentano il mezzo per supportare le nuove forme di comunicazione svolgendo un ruolo chiave nei processi di trasformazione urbana e di sviluppo territoriale. La città produce, elabora e trasferisce informazione e questo sembra essere il nuovo bene di riferimento per l'economia urbana. In un futuro molto prossimo il presupposto per lo sviluppo territoriale sarà strettamente riconducibile alla presenza di rete che consentano il transito di flussi informativi. In tale panorama tendenziale la disponibilità delle reti a banda larga rappresenta un elemento basilare nell'offerta insediativa che i territori, in particolare quelli metropolitani, dovranno predisporre. Sulla qualità di tale offerta si fonderà molta della competizione fra aree nella definizione di iniziative di marketing territoriale e attrazione di investimenti. L'innovazione propone oramai quasi giornalmente tecnologie per una nuova comunicazione che si diffondono rapidamente nella socialità urbana. Cambiano i sistemi di relazione, le etiche degli individui, i codici di comunicazione, ma anche le attività e gli spazi di incontro: cambia la città. La rete consente nuove attività transazionali nel ciberspazio (o nella città digitale) che modificano i precedenti codici di interazione fra gli attori urbani e che richiedono infrastrutture reali e siti fisici di insediamento diffuso per minimizzare la distanza fra unità d'offerta e consumer. Nell'articolo si tenta di sottolineare alcune questioni principali per la banda larga affaire in diversi paesi, con una particolare attenzione alla situazione italiana.
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Il territorio dei bit: reti metropolitane per la mobilità delle informazioni ; The land of bits: metropolitan area networks for information mobility
La città è sempre più caratterizzata come luogo di relazioni, come un sito di scambio, come spazio transazionale. Le nuove tecnologie dell'informazione consentono rappresentano il mezzo per supportare le nuove forme di comunicazione svolgendo un ruolo chiave nei processi di trasformazione urbana e di sviluppo territoriale. La città produce, elabora e trasferisce informazione e questo sembra essere il nuovo bene di riferimento per l'economia urbana. In un futuro molto prossimo il presupposto per lo sviluppo territoriale sarà strettamente riconducibile alla presenza di rete che consentano il transito di flussi informativi. In tale panorama tendenziale la disponibilità delle reti a banda larga rappresenta un elemento basilare nell'offerta insediativa che i territori, in particolare quelli metropolitani, dovranno predisporre. Sulla qualità di tale offerta si fonderà molta della competizione fra aree nella definizione di iniziative di marketing territoriale e attrazione di investimenti. L'innovazione propone oramai quasi giornalmente tecnologie per una nuova comunicazione che si diffondono rapidamente nella socialità urbana. Cambiano i sistemi di relazione, le etiche degli individui, i codici di comunicazione, ma anche le attività e gli spazi di incontro: cambia la città. La rete consente nuove attività transazionali nel ciberspazio (o nella città digitale) che modificano i precedenti codici di interazione fra gli attori urbani e che richiedono infrastrutture reali e siti fisici di insediamento diffuso per minimizzare la distanza fra unità d'offerta e consumer. Nell'articolo si tenta di sottolineare alcune questioni principali per la banda larga affaire in diversi paesi, con una particolare attenzione alla situazione italiana. ; The city is increasingly characterized as a place of relationships, as a exchange site, such as transactional space. There are now widely accepted scenarios that describe future urban concentrations of 75% of human beings on the planet within the urban areas which require a renewed attention to urban phenomena. In this condition the new information and communication technologies play a key-role in the processes of urban transformation and territorial development. The city produces, it processes and transfers information and this seems to be the new good for the urban economy. In order to transfer information (or in some other way to ensure access to it), many large urban concentrations are developing cabled infrastructure through the construction of fiber-optic networks capable of transferring large amounts of information with extremely high speeds. All this will change substantially the profiles of the city by the urban community that will be reached by broadband networks and solicited, by enormous pressures that the market is having on the TLC sector, towards an increased use of computerized flow to perform all activities inside the city. In general we can say, and this study attempts to demonstrate the meaning of that position, that the broadband networks should be one of the structural components of the new "governance" for the city of the XXI century. Furthermore we should not forget the risk of "broadband divide" and, in order to avoid it, we need to promote an inclusive processes of modernization of the city that provide access to the network. In the very next future the prerequisite for territorial development will be strictly connected with the presence of broadband network. Many countries have already understood the strategic role of this infrastructure and have activated specific policies to support their creation. Italy, which is the first places in the world for distribution of devices for mobile phones, seems to show some difficulties in developing the full accomplishment of such infrastructures, but some new political actions seem to start a new season for the digital transformation of the italian territory in a "land of bits". It is now widely accepted that broadbans networks represents a key component for the development of territory. The presence of such infrastructure provides the potential to take part in new and productive economic processes that generate and develop themselves exclusively in the new digital economy. As many researchers have pointed out, for over a decade, broadband networks are an inalienable structure for urban competitiveness and, more generally, a facility which must be installed in all the territorial ambits in which human activities are located. This article try to point out some main issues about the broadband "affaire" in different countries with a special focus on the italian situation.
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Implicazioni geopolitiche ed economiche nella difficile transizione dell'Iran a potenza regionale
2006/2007 ; L'Iran è un elemento chiave per comprendere i cambiamenti in atto nella geografia del potere del XXI° secolo. Le potenzialità del Paese, che è al contempo sia la seconda riserva mondiale di petrolio che di gas naturale, sono evidenti. Il fattore energetico ha fatto concentrare l'attenzione dell'Occidente e dell'Oriente nella regione da cui dipende la sostenibilità della loro ricchezza e della loro crescita, il Medio Oriente, e l'Iran in questo contesto è uno degli attori di riferimento. Le pressioni esterne hanno contribuito in modo determinante a far crescere le tensioni geopolitiche nell'area del Golfo Persico, che in alcuni casi sono sfociate in veri e propri conflitti, come ad esempio l'intervento statunitense in Iraq. L'operazione Iraqi Freedom si è dimostrata essere, come sostenuto da ampia letteratura, la più grossa opportunità per il consolidamento dell'Iran a potenza regionale di riferimento. Oltre alle pressioni esterne ed alla complessità dello scenario geopolitico regionale, Teheran si trova a dover affrontare alcune criticità strutturali, che non permettono alla popolazione di godere appieno delle enormi potenzialità di cui il Paese dispone. Lo scontento è palpabile e circola una sfiducia trasversale nel sistema politico, considerato inefficiente e corrotto. La Repubblica Islamica tenta di perseguire una via alternativa, non asservita e non convenzionale alle diverse strutture di potere che caratterizzano lo scenario globale. Sia dal punto di vista geopolitico che dal punto di vista economico, l'Iran propone soluzioni diverse, a volte non chiare e trasparenti, a causa della complessità dei meccanismi decisionali interni, ma che vanno costantemente a ribadire la sua necessità di indipendenza e che sottolineano la solidità della società iraniana. L'obiettivo della nostra ricerca è quello di comprendere il ruolo dell'Iran nel complesso scenario mediorientale e di analizzare le strategie mediante le quali la Repubblica Islamica persegue un consolidamento a potenza regionale di riferimento, tenendo in considerazione il contesto geopolitico ed economico nel quale queste strategie vengono perseguite. Gli elementi economici, energetici e geopolitici sono tra loro strettamente correlati e per sviluppare un'analisi, per quanto parziale, di un Paese che è manifestamente alla ricerca di un ruolo primario sulla scena regionale è necessario prenderli congiuntamente in considerazione. L'impianto metodologico della tesi si basa proprio sull'approccio congiunto a questi tre aspetti, che riteniamo basilari per la comprensione dei fenomeni, a diverso livello, di cui si sta percependo l'importanza in quest'inizio di XXI° secolo. Al fine di comprendere il ruolo dell'Iran, sia nella regione che a livello globale, riteniamo sia indispensabile iniziare con lo studio della sua struttura economica. La comprensione delle difficoltà e dei processi di riforma, che si stanno manifestando in questo Paese in transizione, è indispensabile per prendere coscienza delle condizioni interne della popolazione. La società civile, seppur gravata da pesanti problematiche quali la sperequazione e l'elevata disoccupazione, è un attore vivo e partecipe della vita politica dello Stato. La partecipazione della società alla vita politica ci impone di tenere in stretta considerazione le dinamiche politico-economiche nell'analisi delle scelte geopolitiche. Il condizionamento che la popolazione riesce ad esercitare nei confronti della politica estera, seppur limitato nel numero di opzioni concesse alla stessa dalla struttura politica, è consistente. Gli iraniani da quasi trent'anni riescono, anche se parzialmente, ad esprimere le proprie idee tramite lo strumento elettorale, ed i diversi governi che si sono succeduti a partire dalla caduta dello shah e dalla salita al potere della Guida islamica hanno rispecchiato i sentimenti popolari del momento. La spinta verso una piena democrazia ha una lunga storia, da prima della rivoluzione costituzionale del 1906 i cittadini iraniani hanno sempre lottato per un sistema rappresentativo della loro complessa società. Le possibilità di implementare una politica di potenza sono strettamente legate alla capacità del Paese di poter sostenere le spese che una tale politica implica. Il processo di riforma dell'economia in atto è stato analizzato prendendo in considerazione gli elementi che maggiormente si ritengono critici per un suo pieno successo. Il processo di privatizzazione, la presenza eccessiva di sussidi, la mancanza di capitali e tecnologie estere e le modificazioni dei percorsi del commercio internazionale sono state studiate per fornire un quadro delle problematiche che il governo iraniano si trova ad affrontare, e quali sono le soluzioni pianificate per uscirne. L'economia iraniana ha uno degli indici di dipendenza dal petrolio più bassi tra i Paesi petroliferi non occidentali. Questo significa che la differenziazione di attività permette prospettive di crescita più sicure rispetto a Paesi che focalizzano tutta la loro economia reale sulla filiera energetica. Nonostante ciò i flussi finanziari che mantengono in vita la macchina burocratica e la politica sociale provengono perlopiù dalla rendita petrolifera, che riesce ad essere pienamente sfruttata in quanto l'intera filiera è sotto il controllo statale. Per questo motivo abbiamo ritenuto necessario dedicare una parte del lavoro alla comprensione di quali sono le potenzialità strategiche delle risorse iraniane di idrocarburi, e di come queste vengono al momento utilizzate. Un aspetto che viene ulteriormente approfondito è l'incremento del prezzo del greggio, in quanto esso ha fornito un'ulteriore spinta al processo di consolidamento come potenza regionale. Questo fenomeno ha permesso all'Iran di mantenere il livello di spesa pubblica, se non di aumentarlo. Parte di queste entrate sono state dedicate alle operazioni d'influenza diretta o indiretta nei confronti di altri attori della regione. La comprensione di come le scelte in politica economica ed estera vengono prese necessitano di uno studio propedeutico delle strutture di potere interne e di come queste sono organizzate. La complessa struttura ed i diversi livelli di potere politico, che in Iran è sempre sovra ordinato al potere economico, sono stati studiati per poter delineare come i diversi elementi presenti nella società iraniana interagiscono producendo risultati concreti in politica estera, che è l'oggetto principe della nostra ricerca. Conoscendo le tensioni sociali, la struttura dell'economia, la stratificazione del potere all'interno dello Stato e la mappatura dei centri decisionali, diviene possibile la comprensione di quali sono gli atteggiamenti della Repubblica Islamica nella regione mediorientale. La tensione esistente tra politica interna e politica estera diviene un elemento fondante dell'analisi, che viene fatta emergere prima di passare in rassegna i diversi fattori positivi e negativi che l'Iran deve affrontare nel suo interfacciarsi nel contesto geopolitico regionale, profondamente modificato da una serie di interventi esterni. La tesi si conclude con l'analisi del rapporto con il Paese che consideriamo il focus della questione, l'Iraq. Dopo essere stato il nemico principale per quasi trent'anni, ora lo scomodo vicino si appresta a rilanciare un Iran che è intenzionato ad ottenere il ruolo che naturalmente gli spetta, sia a livello regionale che globale. L'analisi dei rapporti tra le due comunità sciite, e quindi del rapporto a livello informale, si aggiunge alle intense relazioni diplomatiche e commerciali che caratterizzano le interazioni a vario livello tra i due Stati. Come ultimo viene studiato il rapporto esistente a livello militare tra l'Iran, non inteso come entità monolitica ma come un insieme di centri d'influenza, e le milizie sciite irachene. Questi rapporti sono significativi per completare lo scenario di azioni che l'Iran sta attivando per poter sfruttare un'occasione che potrebbe risultare unica. ; XX Ciclo
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